ioArch
MATERIALI E SUPERFICI
LE CHIC BOHÈME COLLECTION
BAGNO - JARDIN EMERALD
ON TIME new version
MATERIALI E SUPERFICI
LE CHIC BOHÈME COLLECTION
BAGNO - JARDIN EMERALD
ON TIME new version
10 Bagni pubblici in città | PERFECT TOILETS
12 La fotografia come specchio e finestra | STEFANO GRAZIANI
14 Essenzialità senza tempo | ELISE ANSEL
16 La poetica razionalista | GIOVANNI PINTORI
20 Prestazioni, Sostenibilità, Estetica | AHEC
24 Picasso. L’immigrato geniale | MILANO E MANTOVA
26 Il tempo per progettare è solo il presente | ETTORE SOTTSASS
28 The Organ Pipes e Another Step | DAVID TREMLETT
30 Bruno Zevi | LE STORIE DI LPP
32 Leggere architetture #1 | MATTEO PERICOLI
48 San Servolo, un’oasi verde in laguna | ALFONSO FEMIA
52 Milano, la futura fitometropoli | PAOLO CAPUTO
186 You are here. Dagli Stan dell’Asia Centrale | FONDAZIONE ELPIS
90 | 170 | Libri
Seconde e terze generazioni di Aldo Norsa
Energia rinnovabile con Tegole fotovoltaiche | PREFA
IN PROGRESS
Milano | PIUARCH. NUOVA SEDE SNAM. HOLCIM 58 Milano | PARCNOUVEAU. GIARDINI DI VIA BARRELLA
Oderzo | PARISOTTO+FORMENTON. MASTERPLAN AREA MASOTTI
Torino | CRA. RIUSO EX-SEDE RAI
Torino | EUTROPIA. PININFARINA, WEBER. EX MANIFATTURA TABACCHI
Verona | POLITECNICA. RIQUALIFICAZIONE EX ARSENALE
Borgo Panigale | ARCHILINEA. SMART FACTORY DI SEW EURODRIVE
Bologna | NHOOD E ARUP. RIGENERAZIONE SCALO RAVONE-PRATI
Roma | ACPV, ARUP, ASSET, PARCNOUVEAU. EX FIERA
Roma | ADAT. MERCATO DI VIA COLA DI RIENZO
Dubai | COOP HIMMELBL(L)AU. TERMINAL AEROPORTO MAKTOUM
78 Suzhou | BIG. MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
LPP ARCHITETTI ITALIANI
I profili di Luigi Prestinenza Puglisi
80 Giuseppe Tortato
Arch 114
ARTE E ARCHITETTURA
di Carlo Ezechieli
91 Ineffabile bellezza
92 Michele Reginaldi. Morfemi e Costruzioni
96 Lamiere trascendenti. Grazzini Tonazzini Colombo
100 Spluga climbing trees. Enrico Scaramellini
ARCHIWORKS
102 Ferrari E-Building. Industria 5.0 | MARIO CUCINELLA
106 Cia Conad. L’Enterprise tocca terra | TISSELLI STUDIO
112 Bat. Progettazione sartoriale | CUSHMAN & WAKEFIELD
118 CC-Tapis. Luce e colore | PARISOTTO+FORMENTON
122 Nervesa 21. Riqualificare pensando al domani | LOMBARDINI22
126 Scalapay Headquarter | AGILITÉ, DWA
128 Ulteam. La valorizzazione rivela il passato | ARTE CHARPENTIER
Direttore editoriale
Antonio Morlacchi
Direttore responsabile
Sonia Politi
Comitato di redazione
Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli
Antonio Morlacchi, Sonia Politi
In copertina
Michele Reginaldi. Morfologie attorno al cerchio. Dalla serie Disegno e Costruzioni.
RETAIL
134 MILANO
10 Corso Como. Nuovo look | 2050+
136 VIENNA
Ikea. Il vicino verde e leggero | QUERKRAFT
138 MILANO Merlata Bloom. Un’evoluzione possibile | CALLISONRTKL
144 PARIGI Usm. Maison Alexandra Golovanoff
146 LONDRA Millerknoll. Il flagship europeo | BUCKLEY GRAY YEOMAN
MATERIALI E SUPERFICI
148 La Magia dei Materiali | MARCO PIVA
ELEMENTS
a cura di Elena Riolo 171 Contract
Contributi
Paolo Caputo, Luisa Castiglioni
Carlo Ezechieli, Roberto Malfatti
Aldo Norsa, Matteo Pericoli
Mario Pisani, Marco Piva
Luigi Prestinenza Puglisi, Elena Riolo
Grafica e impaginazione Alice Ceccherini
Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it
Editore
Font Srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it
Fotolito e stampa Errestampa
Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00
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Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004
Periodico iscritto al ROC Registro Operatori della Comunicazione n. 34540
Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003
(convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779
La locandina del convegno. Il programma aggiornato può essere consultato all’indirizzo https://www.perfectoilets.it/ il-convegno/.
Dopo il 4 dicembre, tutti i progetti saranno pubblicati su www.perfectoilets.it.
Da sinistra in senso orario i sette architetti di Perfect Toilets: Sergio Bianchi
Francesco Felice Buonfantino
Alberto Cecchetto
Andrea D’Antrassi
Alfonso Femia
Claudio Lucchesi
Fabrizio Rossi Prodi
La città è un organismo vivente che si trasforma ogni giorno al pari della popolazione che la abita e usa i suoi servizi. Ma come un organismo vivente richiede cura. Troppo spesso la qualità dello spazio pubblico si riduce perché la sua cura comporta costi e impegno. Quando si parla – troppo a nostro avviso – di sostenibilità d’altra parte, sembra che il solo riflesso sulle scelte urbane sia quello della ‘mobilità dolce’, risolto con più o meno probabili percorsi ciclopedonali, trascurando il secondo, non meno importante aspetto della sostenibilità che è quello sociale. Che è anche cura e rispetto verso le esigenze di una popolazione che invecchia come la nostra; di città e borghi afflitti dall’overtourism; della possibilità di disporre, quando si cammina, di servizi igienici. Infine ancora, la qualità dello spazio pubblico rischia di trasformarsi in elemento di gentrificazione che espelle dai centri urbani quote crescenti di persone. Mentre l’architettura sa essere generosa, aperta e accogliente verso tutti. Lo era in passato e costituisce l’autentica bellezza delle città grandi e piccole del nostro Paese: portici che proteggono dalle intemperie, logge, piazze coperte, scalinate, gallerie. È questa generosità, insieme all’esempio del quartiere Shibuya di Tokyo splendidamente illustrato da Wim Wenders nel recente film
Perfect Days, con i bagni pubblici disegnati da 16 famosi architetti – tra loro ben 5 premi Pritzker – che ha portato 7 architetti italiani a lavorare a un’idea di bagno pubblico per sei grandi città.
Ben più che semplici concept, i sette progetti di Perfect Toilets, che in seguito troveranno spazio sul sito www.perfectoilets.it e sulle pagine di IoArch, vengono presentati al Maxxi di Roma (Sala Scarpa) la mattina del 4 dicembre. Il convegno presenta inoltre casi di studio internazionali, nonché le possibili soluzioni per una corretta gestione e manutenzione dei bagni pubblici. Al termine, una tavola rotonda con pubblici amministratori e urbanisti e un dibattito dal quale possano emergere risposte in direzione di una fattiva e concreta realizzazione di bagni pubblici belli, inclusivi, accessibili e puliti per le città italiane.
Curata da Luigi Prestinenza Puglisi e da Maria Spina, Perfet Toilets è un’iniziativa promossa da IoArch e da Tork, società specializzata in igiene professionale away from home del gruppo Essity, con il patrocinio del Consiglio Nazionale degli Architetti Ppc, dell’Ordine degli Architetti di Roma e di Ala Assoarchitetti ■
Bagni pubblici belli, puliti e accessibili come quelli di Tokyo nel film Perfect Days di Wim Wenders. È l’invito lanciato da IoArch e da Tork e raccolto da sette architetti. I progetti presentati a Roma, in un incontro al museo Maxxi, il 4 dicembre
2 4 5 3 6 7
7 Progetti per 6 Città italiane
1
2 NAPOLI | Francesco Felice Buonfantino Gnosis coop Bagni pubblici nella città del futuro
3
Toilets
4 ROMA | Andrea D’Antrassi MAD / AND City Hub
5 MILANO | Alfonso Femia Atelier(s) Alfonso Femia AF517 Notonly
6 PALERMO | Claudio Lucchesi UFO-Urban Future Organization LiberToilettes
7 FIRENZE | Fabrizio Rossi Prodi Rossiprodi Associati Traluce
Picture Window Frame (curata da Cloe Piccoli, alla Fondazione Ica di Milano fino al 30 novembre) è la seconda tappa, dopo quella tenuta al Finstral Studio Friedberg, in Germania, di un progetto nato da un invito di Kathrin Oberrauch, curatrice della collezione Finstral – una delle maggiori imprese di serramenti in Europa – a realizzare un progetto sulla produzione e sulla collezione d’arte dell’azienda altoatesina.
A Milano, la ricerca fotografica di Stefano Graziani si estende dalla produzione indu-
Dall’alto in senso orario.
Window production, powder-coated aluminium profiles. Glass production line, spacer bracket special forms.
International Center of Art and Landscape île de Vassivière France. 1988, architects Aldo Rossi, Xavier Fabre (2021).
Foto © Stefano Graziani.
striale a una ricerca d’archivio, con immagini scattate negli archivi di Vincenzo Agnoletti, Cini Boeri, Gabriele Devecchi, Piero Manzoni. Insieme alla riproduzione di alcune opere d’arte della collezione Finstral il risultato è, nelle parole di Graziani, una collezione di “frammenti che, se volessimo essere sistematici o semplicemente ordinati e logici, non potrebbero stare nella stessa stanza”. A maggior conferma della frammentarietà del mondo in cui viviamo e del carattere soggettivo del ‘documento’ fotografico.
L’allestimento espositivo, curato dallo studio di architettura Office Karsten Geers David Van Severen, è fatto da telai di finestre in alluminio grezzo, giunzioni e un riempitivo in vetro nel telaio più grande per dare rigidità strutturale all’insieme, che lo studio di architettura belga ha riconfigurato per comprimerlo negli spazi della galleria milanese, molto più piccoli di quelli del Finstral Studio tedesco ■
LE OPERE DI ELISE ANSEL ALLA CADOGAN GALLERY DI MILANO
Suddivisi in due gruppi di sette, i dipinti di Elise Ansel esposti alla Cadogan Gallery di Milano fino al 6 dicembre – ‘Luminous Flux’ è la sua prima personale italiana – rileggono, ricercandone l’essenza, due Old Masters, la Donna che legge una lettera (1693, patrimonio della Gemäldegalerie di Dresda) di Johannes Vermeer e la Madonna col Bambino in trono con santi e donatore (1505)di Giovanni Bellini, oggi al museo di Birmingham. Se ogni opera riflette la cultura del proprio tempo, estraendo dal racconto le particelle elementari che lo compongono, la pittrice statunitense apre la strada a nuove interpretazioni di quei capolavori: un’astrazione storiografica
ottenuta con la materialità del colore e le vigorose pennellate con le quali Elise Ansel lo traspone sulla tela.
Anziché con le parole, il racconto delle opere del passato trasmuta in arte del presente, con una lettura non lineare dalla quale a emergere sono la luce e il colore.
Nata a New York nel 1961, Elise Ansel ha studiato alla Brown University di Providence (RI) prima di conseguire un master in Visual Art alla Southern Methodist University di Dallas in Texas ■
Alessandro Mendini
Copertina per depliant della Olivetti 82 Diaspron
Fino al 23 febbraio 2025, il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) espone la mostra Giovanni Pintori (1912-1999), pubblicità come arte, un racconto grafico che evidenzia la modernità progettuale e le scelte creative di Giovanni Pintori. Luce, colore e composizione artistica costituiscono gli ambiti di ricerca principali di questo importante graphic designer. L’esposizione ripercorre l’iter creativo e professionale del grafico, che nella sua carriera si è distinto nella creazione di manifesti, locandine, corporate identity, logotipi per imprese. Oltre 150, organizzati con un criterio tematico-cronologico, i pezzi in mostra, fra schizzi, bozzetti, disegni acquerellati, carte intestate, manifesti vintage, affascinanti costruzioni lignee di moto perpetuo, pubblicazioni varie e docu-
menti. La rassegna, co-curata da Chiara Gatti, direttrice del Man di Nuoro e da Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo di Chiasso, si svolge in collaborazione con il Man - Museo d’Arte di Nuoro e gode del patrocinio dell’Ambasciata d’Italia in Svizzera. Sono presenti importanti prestiti dei Musei Civici di Monza, della Fondazione Archivio storico Olivetti, della Fondazione Adriano Olivetti di Ivrea e di alcune importanti collezioni private.
Olivetti Lettera 22, 1954. Manifesto. Archivio privato Paolo Pintori, foto di Matteo Zarbo.
the modular icon by
Fritz Haller & Paul Schäre r, Switzerland
Giovanni Pintori nasce nel 1912 a Tresnuraghes (Oristano). Dopo aver frequentato l’Isia (Istituto Superiore Industrie Artistiche di Monza) assieme ai conterranei Salvatore Fancello e Costantino Nivola, nel 1936 inizia la collaborazione con l’Ufficio Tecnico Pubblicità Olivetti, del quale diventa responsabile nel 1940, legando il suo nome all’immagine dell’azienda di Ivrea in una lunga e fortunata serie di manifesti, pagine pubblicitarie, insegne esterne, stand.
Nel 1950 ottiene il primo di un lungo elenco di riconoscimenti, la Palma d’Oro della Federazione Italiana Pubblicità, e diventa Art Director dell’Olivetti, in rapporto diretto con Adriano Olivetti. Nel 1952 il MoMA di New York organizza la mostra Olivetti: Design in
Industry in cui sono esposti anche i lavori grafici di Pintori. Nel 1953 entra a far parte dell’AGI (Alliance Graphique Internationale) di cui diventerà presidente. Nel 1955, durante l’esposizione al Louvre di Parigi, gli viene dedicata un’intera sala delle grafiche per Olivetti. Seguono innumerevoli riconoscimenti legati a questo marchio; il suo design e la sua comunicazione fanno il giro del mondo.
Dopo il 1967 lascia l’Olivetti per dedicarsi alla libera professione, collaborando, fra gli altri, a progetti per Pirelli, Gabbianelli, Ambrosetti, Parchi Liguria, Merzario, per dedicarsi infine completamente alla pittura ■
Dall’alto in senso orario. Copertina pubblicitaria dell’Olivetti Tetractys per una rivista. Moto perpetuo, 1961. Acrilico su carta.
Olivetti Lettera 22, 1954. Manifesto. Archivio privato Paolo Pintori, foto di Matteo Zarbo.
Incontrare la bellezza. Scoprire il benessere. Scegliere la sostenibilità. Scopra il Contract Service di Finstral. Ci contatti all’indirizzo contract-service@finstral.com finstral.com
Vert, con il progetto di Diez Office, Ahec e OmcºC presentato alla Chelsea School of Art durante il London Design Festival (14-22 settembre 2024) affronta i problemi delle isole di calore urbane e dell’inquinamento atmosferico integrando il verde nella struttura in legno, con le sue vele piantumate. Il progetto fornisce ombra e raffreddamento per evaporazione.
IL POTENZIALE DEI LEGNI DI LATIFOGLIA AMERICANA SPIEGATO
DA DAVID VENABLES, DIRETTORE EUROPEO DI AHEC
American Hardwood Export Council (Ahec) è la principale associazione internazionale dei produttori di legni di latifoglia americani, che da oltre 30 anni ne cura la promozione internazionale. Abbiamo incontrato David Venables, direttore europeo dell’associazione, in occasione dell’inaugurazione di Vert, struttura sperimentale presentata alla Chelsea School of Art durante il London Design Festival, nata da una collaborazione fra lo studio di design industriale Diez Office di Stefan Diez, Ahec, gli specialisti del verde urbano OmcºC, gli ingegneri strutturali Bollinger+Grohmann e Neue Holzbau, azienda svizzera specializzata in ingegnerizzazione e produzione di strutture complesse in legno.
« Ahec rappresenta un settore altamente fram-
mentato, con oltre 9 milioni di proprietari di foreste negli Stati Uniti. La maggior parte sono realtà a conduzione familiare che costituiscono la spina dorsale della gestione forestale sostenibile, in quanto investono profondamente nella salute a lungo termine dei loro ecosistemi locali. Oltre a questi piccoli proprietari di foreste, l’associazione rappresenta gli esportatori di legno di latifoglia e di tranciati, che svolgono un ruolo cruciale nel collegare queste foreste gestite in modo sostenibile ai mercati globali, sostenendo l’uso responsabile di tutte le specie, comprese quelle meno utilizzate, come la quercia rossa. Questo approccio – ci spiega Venables – riduce la pressione sulle specie più popolari e promuove un ecosistema forestale più sano e diversificato. Attraverso questa strategia, si incoraggia
Le attività di promozione internazionale del legno di latifoglia condotte da Ahec includono anche collaborazioni con architetti e designer internazionali.
una cultura della sostenibilità, dalla foresta al mercato, fino alle nostre case e ai nostri edifici, assicurando che i legni di latifoglia statunitensi rimangano una risorsa rinnovabile per le generazioni future. L’uso di questi legni per la realizzazione di prodotti in legno ingegnerizzato, come le travi in rovere rosso lamellare di Vert , può offrire vantaggi significativi sia in termini di prestazioni sia di sostenibilità». Il rovere rosso infatti, con la sua alta densità e la sua resistenza naturale, può essere utilizzato per realizzare elementi in legno ingegnerizzato incredibilmente robusti, rendendoli adatti ad applicazioni strutturali impegnative. Ciò apre interessanti possibilità di utilizzo in edifici commerciali, infrastrutture pubbliche e progetti architettonici su larga scala.
Inoltre, le qualità estetiche del rovere rosso, come le sue venature e una tonalità calda, consentono ai progettisti di mettere in risalto la struttura stessa come elemento di design. Un punto fondamentale è la sostenibilità: «Il legno – aggiunge Venables – quando proviene da foreste gestite in modo responsabile è un
Vert
legno lamellare di quercia rossa americana materiale ingegnerizzato ottenuto mediante giunzione a pettine e laminazione di più strati di legno allineati tra loro per aumentare resistenza e stabilità.
materiale da costruzione intrinsecamente sostenibile. Un principio chiave è il sequestro del carbonio: gli alberi, crescendo, assorbono l’anidride carbonica e la immagazzinano per tutto il ciclo di vita del legno. L’uso del legno nelle costruzioni, in particolare nelle strutture di grandi dimensioni, contribuisce a bloccare questo carbonio, riducendo in modo significativo i gas serra nell’atmosfera. È una risorsa rinnovabile e le pratiche di silvicoltura sostenibile garantiscono la continua rigenerazione delle foreste. Negli ultimi 50 anni, infatti, le foreste di latifoglie
statunitensi hanno più che raddoppiato il loro volume di legname. Utilizzando l’intero mix di specie, contribuiamo a mantenere la vitalità a lungo termine della foresta. La quercia rossa, la specie più abbondante, costituisce quasi il 20% di tutto il legno di latifoglia in piedi in queste foreste. La sua disponibilità, le sue elevate prestazioni e la sua sostenibilità ne fanno un materiale prezioso che non può essere ignorato» ■
Per noi l’abito su misura è un’attitudine.
A CINQUANT’ANNI DALLA
MORTE E 71 ANNI DOPO
LA PRIMA ESPOSIZIONE DI GUERNICA NELLA SALA DELLE
CARIATIDI, PICASSO TORNA
A MILANO E A MANTOVA
CON DUE ESPOSIZIONI
COMPLEMENTARI, REALIZZATE IN COLLABORAZIONE
CON IL MUSÉE NATIONAL PICASSO-PARIS
Per la Germania nazista era un artista degenerato, per la Spagna franchista un sovversivo repubblicano, ma anche in Francia – e ben prima dell’avvento delle dittature del secolo breve – Picasso non era ben visto, tanto che il Louvre rifiutò le sue opere e solo nel 1948, quand’era ormai milionario, il Paese transalpino gli riconobbe lo status di ‘residente privilegiato’. Prende spunto dalla scoperta della mancata naturalizzazione di Picasso in terra francese fatta da Annie Cohen-Solal, autrice di Picasso. Una vita da straniero, la mostra in corso a Palazzo Reale di Milano (fino al prossimo
2 febbraio) Picasso lo straniero, che insieme a più di 90 opere – 40 delle quali esposte per la prima volta in Italia – del genio del Cubismo espone documenti, fotografie, lettere e video provenienti dal Musée National Picasso-Paris e dal Musée National de l’Histoire de l’Immigration.
Curatrice dell’esposizione, organizzata in ordine cronologico dal 1900 al 1973, è la stessa Annie Cohen-Solal, che le ha selezionate anche a testimonianza della condizione di straniero e poi esule dell’artista. Da qui i dipinti e la gouache il cui soggetto sono gli emarginati, o La
lettura della lettera (1921), dalla quale emerge l’importanza che l’artista – proprio a causa della fragilità della sua condizione di straniero – attribuisce ai legami e alle amicizie. In primo luogo con i poeti, anch’essi emarginati e forse, insieme alla poesia stessa, praticata dal 1935, strumenti di salvezza, come pare suggerire la concomitante mostra di Mantova Picasso a Palazzo Te Poesia e Salvezza (fino al 6 gennaio 2025).
Curata anch’essa da Annie Cohen-Solal, qui in collaborazione con Johan Popelard, questa seconda esposizione presenta altre 50 opere, tra dipinti, disegni e un Minotauro su arazzo in prestito dal Museo Picasso di Antibes, sul
Sopra, installazione di Poesia e salvezza a Palazzo Te di Mantova. Foto ©Gian Maria Pontiroli. A destra Adolescent. Parigi collezione privata. ©Succession Picasso by Siae 2024.
tema delle Metamorfosi di Ovidio, che si confrontano con gli affreschi di Giulio Romano e con uno straordinario e mai esposto vaso etrusco, in prestito dalla Fondazione Rovati di Milano.
È la metamorfosi, del resto, l’altro strumento di salvezza per un Picasso straniero: la sua abilità nel trasformarsi, tessere relazioni, farsi concavo e convesso per superare gli innumerevoli ostacoli della società francese. Società che l’artista scelse di ignorare, voltando le spalle a Parigi alla tradizione del bon goût per scegliere la Provenza e i suoi artigiani. L’ultima mossa sovversiva del genio.
La mostra di Milano è prodotta da Palazzo
Reale e Marsilio Arte in collaborazione con il Musée National Picasso-Paris e il Palais de la Porte Dorée. Quella di Mantova, sempre in collaborazione con il museo francese, da Palazzo Te con il contributo di Fondazione Banca Agricola Mantovana, il supporto di Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani e il supporto tecnico di Aermec ■
Fino al 13 aprile 2025 Triennale Milano presenta la mostra Ettore Sottsass Architetture Paesaggi Rovine, a cura di Marco Sammicheli, con Barbara Radice e Iskra Grisogono di Studio Sottsass, e con l’art direction di Christoph Radl. Questo quinto progetto del ciclo espositivo dedicato al grande architetto e designer esplora la dimensione dell’architettura attraverso il disegno, facendo emergere una riflessione sul tempo e sulla progettazione. Come le quattro esposizioni precedenti, anche questa è allestita all’interno di Sala Sottsass, dove da gennaio 2021 si trova l’installazione permanente di Casa Lana, l’interno di una residenza privata progettata da Sottsass intorno
Sottsass del 1987.
alla metà degli anni Sessanta a Milano ricostruito fedelmente in Triennale e accessibile al pubblico grazie alla donazione di Barbara Radice Sottsass.
«Casa Lana – dice Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano – funge da dispositivo del pensiero e agisce da strumento di indagine intorno al quale, nel corso degli anni, è stata sviluppata una serie di mostre dedicate a diversi aspetti del lavoro di Sottsass, dal rapporto tra struttura e colore al calcolo, dalla parola alle Design Metaphors. Con questa mostra e la pubblicazione Ettore Sottsass. Architetture Paesaggi Rovine siamo felici di portare avanti il lavoro di ricerca su questo grande eroe romantico».
La mostra riunisce disegni e schizzi di Sottsass legati ai temi dell’architettura, del paesaggio e delle rovine, che vanno a comporre un racconto visivo di grande formato sulle pareti perimetrali di Sala Sottsass. Per avvicinare i visitatori al pensiero di Sottsass sull’architettura si è scelto di privilegiare alcuni disegni del periodo successivo a Memphis e un testo del 1992 intitolato Rovine. Alcuni brani di questo testo accompagnano a parete gli ingrandimenti dei disegni, insieme ad altre riflessioni di Sottsass che fanno emergere la sua volontà di privilegiare nella progettazione “ la parte che si abita rispetto a quella che si vede”■
Sistema Pareti 30 - 60 - 90. Acustica. Flessibilità. Modularità. Estetica.
A Reggio Emilia, fino al 9 febbraio 2025 la Fondazione Palazzo Magnani presenta i progetti ideati dall’artista britannico David Tremlett, che comprendono The Organ Pipes, il monumentale intervento artistico permanente all’ex Caffarri, e la mostra Another Step, a cura di Marina Dacci, negli spazi espositivi dei Chiostri di San Pietro.
L’artista è stato invitato a visitare l’edificio situato nell’area nord della città e già oggetto di alcuni interventi di ricondizionamento. La sua scelta è stata quella di intervenire sui 13 grandi silos e sull’adiacente facciata dell’edificio per creare il segno visibile di un luogo dedicato alla formazione e all’aggregazione di comuni-
tà, soprattutto giovani, che attualmente ospita la Fondazione Reggio Children, il Centro Teatrale MaMiMò e la palestra Reggiana Boxe Olmedo.
Da oltre vent’anni Reggio Emilia ha investito nell’arte contemporanea, con importanti scelte istituzionali, per la riconfigurazione di aree problematiche o in corso di trasformazione e con l’obiettivo di creare un percorso di miglioramento sociale ed educativo.
In questa prospettiva si inserisce The Organ Pipes, uno dei più grandi interventi artistici permanenti mai realizzati da Tremlett: i silos della fabbrica di mangimi dismessa occupano 750 metri quadrati di superficie per una lun-
ghezza complessiva di 75 metri; ciascuno ha una facciata di 100 metri quadrati ed è alto 11,30 metri. La realizzazione dell’opera è stata effettuata nell’arco di circa un mese con la collaborazione di un team specializzato. Tremlett conferma così una vocazione artistica che da sempre accompagna il suo lavoro: operare nello spazio senza sovrapporsi ad esso ma conferendogli nuove potenzialità, una nuova vita.
The Organ Pipes 2024. Courtesy dell’artista, foto ©Lorenzo Palmieri.
La mostra Another Step, a cura di Marina Dacci, affianca l’importante intervento di arte pubblica creando un legame tra territori liminali della città e il centro storico. «L’idea di partitura sonora, elemento di ispirazione per l’opera permanente T he Organ Pipes – spiega la curatrice – si sviluppa anche nelle sale della mostra Another Step organizzata nel complesso monumentale dei Chiostri di San Pietro». L’esposizione è un omaggio a tutto tondo alla ricerca di Tremlett e propone una settantina di opere – disegni, collage, composizioni testuali – che vanno dal 1969 al 2023, di cui oltre la metà non sono mai state esposte e sono in gran parte focalizzate sul suo lavoro in studio ■
di Luigi Prestinenza Puglisi
Illustrazioni
di Roberto Malfatti
Per Bruno Zevi la cultura cattolica ha paura del divenire, della caducità della storia e per questo motivo disegna costruzioni statiche, simmetriche, monumentali che alludono a una perfezione che azzera il mutamento. La cultura ebraica, invece, evita di cadere in questa trappola mentale e privilegia la dimensione temporale, pensando configurazioni aperte e flessibili alle esigenze di chi tali spazi dovrà abitare.
Non è difficile intuire che una lettura così esistenziale, religiosa e filosofica della storia dell’architettura ha poco a che fare con l’inseguimento della novità a tutti i costi tipica delle avanguardie storiche del Novecento, ma è anzi il racconto di una storia, appunto della libertà, che va dalle origini dell’uomo, dalle sue prime forme di insediamento, sino ai giorni nostri, passando certo anche attraverso le stesse avanguardie che però sono solo una parte, e non sempre la più interes-
sante, di un cammino incessante. Dove occorre giornalmente confrontarsi contro l’avversario: l’idea che esista una verità statica, immobile, data una volta per tutte.
Non credo che ci sia mai stato nella storia della critica dell’architettura uno storico che abbia avuto la forza, la statura e il talento per costruire una narrazione così terribile e imponente: capace di legare con un filo rosso di matrice ebraica l’architettura dalla preistoria ai giorni nostri. Ma, come succede per tutte le grandi narrazioni, ampie parti del sistema tengono poco ad una analisi disincantata.
A partire dall’idea di una concezione ebraica dello spazio che si contrappone a quella cattolica. Che è contraddetta dal fatto che i grandi eroi dello spazio zeviano spesso sono ferventi cristiani, ossequiosi di Santa Madre Chiesa, anche se tormentati come tutti i grandi prota-
gonisti della storia del cattolicesimo.
A rendere ancora più affascinante il discorso è la sua ricaduta politica. Dire che la storia è storia della libertà implica agganciare l’architettura alla politica. Vedere ogni segno linguistico in relazione a un processo di emancipazione dell’uomo. Zevi è stato un personaggio sempre impegnato in prima linea; ha sofferto le persecuzioni razziali tanto da dover scappare prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti; è stato impegnato prima nel Partito d’Azione poi con i socialisti e i radicali; ha lottato per tutte le grandi battaglie di libertà avvenute nel nostro Paese. Per lui l’architettura al di fuori di queste vicende è un non senso, uno stupido gioco formalista. E i grandi architetti, secondo questa prospettiva, non possono essere che grandi uomini coinvolti, ovviamente in vario modo, nella incessante lotta per la libertà che caratterizza il divenire storico.
Se la modernità è per Zevi generata da continue crisi, non è che per questo il pensiero critico debba essere frammentario. Tutt’altro. Ci sono pochi scrittori così coerenti e sistematici. Anzi, è a mio avviso possibile leggere l’intera opera di Zevi come un tutto organico, ovviamente con differenze inevitabili tra opere scritte nell’arco di oltre mezzo secolo di incessante attività. Uno dei punti centrali di questo corpus organico è il tema del linguaggio. Se l’architettura è lo spazio, noi la capiamo perché la scriviamo e la leggiamo trattandola appunto come un linguaggio. Cosa resta di Zevi a distanza di centosei anni dalla nascita? Un lascito enorme. È lui l’Eraclito dell’architettura. Il continuatore dell’opera di Francesco De Sanctis e di Benedetto Croce. Oggi però non è più tempo di grandi narrazioni. Non ne siamo più capaci e non possiamo esimerci dal notare le forzature che ogni racconto onnicomprensivo,
che vuole essere coerente con sè stesso, genera a livello di contenuti e di metodo.
D’altra parte senza questo racconto e il suo cannocchiale deformato (come sono deformati tutti i cannocchiali critici) ci sfuggirebbero interi passaggi, per esempio sul nesso che esiste tra architettura e libertà. E anche chi si scontra con Zevi, alla fine, non può che riconoscerne la grandezza, come ebbe a fare Manfredo Tafuri che, in fin di vita, dopo averlo lungamente combattuto,
riconobbe quanto la sua interpretazione sia stata essenziale nella formazione della storiografia architettonica moderna.
Oggi il problema è ancora come riscrivere nuove storie della libertà, coscienti che per dichiararsi zeviani occorre prima di tutto non esserlo ■
di Matteo Pericoli
Come è fatta l’architettura di un romanzo? Come fanno a stare in piedi le storie? La lettura è un atto fortemente creativo, e siamo noi, con la nostra sensibilità e la nostra esperienza, a creare quelle strutture che ci permettono di esplorare e abitare liberamente le storie. Ogni struttura quindi non è che una tra le infinite possibili. Con questa rubrica Matteo Pericoli ci offre un viaggio tra una serie di storie trasformate in architetture (*) alcune sue, altre risultato dei suoi Laboratori di architettura letteraria
Matteo Pericoli
(*) in precedenza pubblicate in forma simile su Specchio de La Stampa e sul suo libro.
Architetto, autore, disegnatore e insegnante, Matteo vive a Torino dove nel 2010 ha fondato il Laboratorio di architettura letteraria, uno strumento in forma di workshop che utilizza il potenziale narrativo dell’architettura per esplorare la struttura delle storie. I risultati sono raccolti nel suo libro Il grande museo vivente dell’immaginazione (Il Saggiatore, 2022). www.lablitarch.com
L’edificio è subito chiaro. È chiaro nella sua forma, nella sua compattezza, nell’organizzazione dei pieni e dei vuoti e nell’omogeneità dei suoi elementi costruttivi. Non ci aspettiamo nulla di inconsueto. Tutta questa chiarezza, però, non fa altro che nascondere quello che è invece un profondo dualismo strutturale, un conflitto decisivo. Gli edifici, infatti, sono in realtà due, ciascuno una specie di serpente che crede di inseguire l’altro quando è a sua volta inseguito. I due serpenti dapprima si appoggiano a terra, poi si sollevano, si avvolgono, si affrontano e si oppongono senza mai toccarsi. È un gioco di luci e ombre, di superbia e sottomissione che si sviluppa, in modo speculare e simmetrico, apparentemente senza fine attorno al nodo interiore della corte centrale.
OS2 porte e finestre Secco - Simone Subissati Architects - Casa di Confine
Nella bellissima campagna marchigiana a Polverigi, appoggiata nella collina, la Casa di Confine crea il proprio ecosistema di tranquillità, fatto di elementi naturali e forme geometriche semplici. I profili OS2 in acciaio zincato verniciato, disegnano geometrie con linee dallo spessore costante, aprono porte verso l’esterno, sostenendo con leggerezza gli spazi vuoti, dando respiro allo sguardo dell’uomo, riempiendolo di significato.
Aldo Norsa
Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 70 Imprese dell’Edilizia Privata www.guamari.it
Questo mese il Report prende spunto dall’indagine annuale svolta dalla società di ricerca Guamari, della quale l’autore è il direttore scientifico, sulle prime duecento società di architettura in previsione di pubblicarle nel Report 2024 on the Italian Architecture and Construction Industry e illustrarle in un incontro-dibattito che sarà ospitato a Roma, nella sede dell’Ance, la mattina di mercoledì 11 dicembre.
A titolo di anticipazione bastano alcuni numeri di insieme, tutti positivi. Nel 2023 le maggiori società di architettura hanno totalizzato un valore della produzione di 929,5 milioni (più 21 per cento rispetto all’esercizio precedente), un utile netto di 104,1 milioni (più 20,5 per cento) e una posizione finanziaria netta attiva per 98,4 milioni (migliorata del 13,8 per cento).
È quindi un momento particolarmente favorevole, almeno per chi ha scelto la forma imprenditoriale dell’esercizio della professione, per un grande numero di architetti che si sono fatti valere sia in Italia che all’estero. Questo pone una domanda ovvia: quale futuro aspetta questi ‘campioni’ in termini di ricambio generazionale, dal momento che le risorse umane sono una componente essenziale del successo soprattutto in attività ad alto contenuto intellettuale come la progettazione? È di buon auspicio notare che nella professione dell’architetto, malgrado la trasformazione da studi in società di capitali delle realtà di maggiore importanza, non viene meno quella passione che da sempre, in alcuni casi felici, si trasmette dai genitori ai figli e permette una continuità nel tempo che, tra gli altri pregi, dà fiducia ai clienti perché apporta nuove idee e permette anche, in certi casi, di proseguire nel tempo progetti e interventi che i figli elaborano avvalendosi del continuo aggiornamento professionale e tecnico di cui sono portatori. Né mancano i casi in cui le nuove generazioni, pur avendo studiato materie non progettuali entrano nelle società di famiglia per apportare competenze diverse con le quali stimolano i fondatori anziani ad arricchire dal punto di vista pluridisciplinare l’attività.
In questo Report la scelta dei ‘figli d’arte’ da intervistare è caduta su casi sia di società di architettura dichiaratamente autoriali che di altre che si caratterizzano per la pluridisciplinarietà e per l’offerta di progetti integrati (e spesso complessi): sei in tutto. Limitandosi comunque a quelle che abbiano mantenuto un qualche carattere ‘familiare’ e non si siano aperte a numerosi soci (spesso
collaboratori di punta promossi a partner). Nel primo caso (autoriale) è sembrato interessante Abdr, Binini Partners, Schiattarella e Valle 3.0, nel secondo (in cui la progettazione, essendo integrata è per sua natura meno creativa) Gpa e Starching. L’interesse che esse rivestono nel panorama nazionale è anche riscontrabile nelle posizioni significative che queste società occupano nella classifica citata in apertura. Non si sono invece potute scegliere le cinque società ai vertici della classifica (Progetto Cmr International, Lombardini22, Acpv Architects, Ati Project e Renzo Piano Building Workshop) soprattutto perché non si è còlto un incipiente ricambio generazionale. Ecco che è qui esaminata Starching, salita in classifica da settima a sesta (con un fatturato incrementato del 15,4 per cento), che si distingue per l’ampia gamma di progetti integrati a cui lavora. Ancor più cresciuta nell’ultimo anno è Gpa (passata dalla 18esima alla decima posizione con un più 51,8 per cento), anch’essa specializzata in progettazione integrata. Le quattro società autoriali seguono distanziate: la maggiore, Studio Schiattarella e Associati, scende di due posizioni con incremento minimo dello 0,2 per cento, Binini Partners sale dalla 91esima all’84esima registrando un più 22,7 per cento del fatturato, mentre Abdr Architetti Associati e Valle 3.0 evidenziano fatturati record (rispettivamente più 143,5 per cento passando dalla posizione 154 alla 77 e più 102,3 per cento entrando in classifica in 154esima posizione).
In ordine alfabetico, abbiamo intervistato Marta e Matteo Binini (figli di Tiziano che ha fondato Binini Partners); Vera Capsoni (unica laureata in giurisprudenza e non in architettura) è intervistata per Starching, in quanto figlia di Maria Paola Pontarollo che ha fondato la società con Marcello Cerea; per Abdr Federico Desideri, figlio di Paolo, attuale socio di Michele Beccu e Filippo Raimondo; i due giovani Andrea e Paola Schiattarella, figli di Amedeo; per Gpa è intervistato Matteo Spinelli, figlio di Paolo, uno dei fondatori; per Valle 3.0 Emanuela Valle, sorella di Maria Camilla e Silvano, figli di Gilberto (già socio del fratello Tommaso nella società Studio Valle).
3 DOMANDE a 8 figli d’arte
Alle interviste hanno risposto Marta e Matteo Binini, Vera Capsoni, Federico Desideri, Andrea e Paola Schiattarella, Matteo Spinelli, Emanuela Valle.
1 Come è nata la scelta di lavorare nella società di famiglia?
2 Quale è il ruolo che svolge e come si rapporta con il team nel suo insieme?
3 Quali sono i progetti dei quali è più fiero?
Render di Cuore il polo per malattie cardiovascolari del Policlinico Gemelli di Roma.
Sotto, Matteo e Marta Binini. Foto ©Antinori.
Marta e Matteo Binini
Binini Partners
1 Matteo: Fin da piccoli, l’arte e il design hanno sempre fatto parte del nostro quotidiano. Crescere in una famiglia immersa nel mondo creativo ha influenzato le nostre scelte professionali. Personalmente, ho sempre avuto una grande passione per il design, la grafica e la comunicazione visiva, mentre Marta ha sviluppato un forte interesse per l’architettura e l’interior. La decisione di unirci all’azienda di famiglia è stata dettata dalla volontà di portare avanti una tradizione di creatività ma con un tocco personale e innovativo. Lavorare insieme ci permette di unire le nostre competenze in maniera sinergica.
Marta: Per me è stata una scelta naturale. Ho sempre sentito una forte connessione con l’architettura, la moda e il design. La possibilità di collaborare con Matteo ha arricchito il nostro approccio ai progetti permettendoci di offrire soluzioni più integrate e originali. La società di famiglia ci ha fornito una piattaforma ideale per esprimere le nostre capacità e personalmente sono oggi più interessata alla progettazione di interni e di spazi per l’abitare.
2 Matteo: Come Creative Director il mio compito è dar forma visiva ai progetti curando la comunicazione e la bellezza in ogni dettaglio. Collaboro strettamente con il team di architetti e ingegneri per assicurarmi che l’estetica e l’immagine siano coerenti con l’identità del progetto. Lavorare in squadra è essenziale, ogni voce conta e il confronto continuo permette di trovare le soluzioni più innovative.
Marta: In qualità di architetto il mio ruolo è supervisionare l’aspetto tecnico e creativo dei progetti. Mi assicuro che ogni dettaglio sia perfettamente integrato, lavorando a stretto contatto con Matteo e il resto del team per garantire un approccio olistico che unisca estetica, funzionalità e sostenibilità. La collaborazione è alla base del nostro successo e il dialogo tra discipline diverse rende il nostro lavoro dinamico e stimolante.
3 Matteo: Sono particolarmente fiero per il branding che ho sviluppato per Binini Partners, riconosciuto e apprezzato da competitors e clienti, nonché per il coordinamento delle gare vinte e in corso, tra le più importanti a livello nazionale e
internazionale. Questi lavori hanno richiesto una profonda comprensione del linguaggio visivo e del modo in cui si integra con l’architettura e l’ingegneria, in questi anni di profondi cambiamenti. Riuscire a tradurre concetti complessi in identità visive chiare e distintive è una sfida che amo affrontare. A volte poi, i rapporti personali e dialettici con figure di grande spessore culturale e creativo, come in particolare Román Viñoly (Rafael Viñoly Architects), arricchiscono il nostro lavoro e accrescono il nostro entusiasmo.
Marta: Tra i progetti che mi rendono più orgogliosa ci sono alcune ristrutturazioni di edifici di pregio soprattutto a Roma (dove mi sono trasferita da Reggio Emilia) passando dalla concezione alla realizzazione di interni di lusso. Qui ho anche la possibilità di seguire da vicino alcuni rilevanti progetti di Binini Partners, come il Gemelli - Cuore (l’innovativo polo per le malattie cardiovascolari), in fase di appalto. Nella capitale ho anche l’opportunità di coltivare relazioni con clienti internazionali ponendo le basi per avviare una sede all’estero della nostra società.
Il cantiere del Waterfront di Levante a Genova. A sinistra, Vera Capsoni.
1 _ La scelta di lavorare nella società di famiglia (sono figlia di uno dei fondatori), malgrado la mia laurea in giurisprudenza, nasce nel 2019 e ha seguito l’evoluzione di Starching, che da società di progettazione familiare aveva ormai raggiunto una dimensione imprenditoriale. Dopo un’esperienza in una società multinazionale francese molto strutturata, dove ricoprivo il ruolo di legal manager e manager delle risorse umane, sono entrata in campo per questa nuova sfida con la determinazione di contribuire al cambiamento in atto. Oggi, dopo cinque anni dal mio ingresso in società, possiamo registrare i primi risultati concreti: abbiamo rafforzato l’intera struttura, inserendo nuove figure professionali e rinnovando procedure e tecnologie, volte ad aumentare produttività e profittabilità.
3 DOMANDE a 8 figli d’arte
1 Come è nata la scelta di lavorare nella società di famiglia?
2 Quale è il ruolo che svolge e come si rapporta con il team nel suo insieme?
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2 _ Presso Starching ricopro il ruolo di direttore generale, interfacciandomi con tutte le funzioni di back office. In particolare, sono a stretto contatto con il Cfo, il settore commerciale, le risorse umane e i Pmo (project manager officers) per la gestione complessiva della società. Un’operatività che riguarda sia le offerte che i relativi contratti, nonché il controllo dei costi interni, esterni e i ricavi della società. Oltre a mantenere i contatti con i clienti, supporto i direttori delle varie linee di produzione nella gestione delle commesse per quanto riguarda la parte contrattuale, mettendo a disposizione le mie competenze e la mia esperienza di avvocato. Anche la gestione delle risorse è di fondamentale importanza: dai primi colloqui fino al rapporto quotidiano in azienda.
3 _ Indico i progetti che in questo momento sono più rilevanti per la nostra società. Iniziative che ci hanno dato grande visibilità, consentendo di seguire la commessa dalla fase iniziale di investimento, per passare dalla fattibilità alla progettazione fino ad arrivare alla direzione lavori e alla sicurezza. Nell’ampio progetto del Waterfront di Genova firmato da Renzo Piano Building Workshop, Starching si occupa della progettazione integrata del distretto commerciale e della direzione lavori dell’intero intervento. Ugualmente importante è anche il progetto per l’Università degli Studi di Milano nell’ex-area Expo (nel nuovo distretto Mind), che abbiamo seguito fin dalle fasi iniziali di gara. Cito poi due progetti romani: il nuovo headquarter di Enel nonché l’intervento di riqualificazione di via Boncompagni, che restituirà alla cittadinanza un angolo di città abbandonata. Interventi che negli ultimi anni hanno contribuito alla crescita della società, rendendo ancora più forte il ruolo di Starching nel mercato immobiliare.
Render della biblioteca prevista all’interno del Real Albergo dei Poveri a Napoli. A sinistra Federico Desideri.
Federico Desideri
Abdr Architetti Associati
1 _ Al di là di un’immaginabile familiarità verso una sensibilità, una conoscenza e relazioni nel campo dell’architettura costruita, scelsi questo percorso quando capii che la creatività non è un banale guizzo dell’intuizione ma un processo complesso. Il progetto nasce dall’esperienza e si costruisce attraverso un metodo che trova riscontro nei problemi e nelle sfide specifiche di ciascun contesto. Questo approccio definisce i progetti di Abdr, proiettandoli verso una dimensione artigianale che tradizionalmente si acquisisce attraverso l’apprendistato. Dopo un periodo di emancipazione professionale all’estero, prima a Londra e poi a Parigi, ho quindi scelto di affidare la mia crescita all’esperienza familiare.
soddisfazione è stata la vittoria al concorso internazionale per la nuova stazione dell’alta velocità ferroviaria di Algeri, ottenuta nel 2017. In quel caso, oltre al fabbricato viaggiatori, il progetto includeva anche una torre alberghiera, un centro commerciale, l’headquarter delle ferrovie algerine e un grande parco pubblico di collegamento tra la stazione e il nuovo stadio di calcio. Oggi il progetto più appassionante su cui lavoriamo è la rigenerazione del Real Albergo dei Poveri di Napoli, il terzo edificio più grande dell’Europa del xviii secolo su progetto di Ferdinando Fuga. Qui si intrecciano a un programma funzionale ricco e complesso anche due ampliamenti, una significativa attività di restauro e importanti spazi pubblici aperti.
3 DOMANDE a 8 figli d’arte
1 Come è nata la scelta di lavorare nella società di famiglia?
2 Quale è il ruolo che svolge e come si rapporta con il team nel suo insieme?
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2 _ Oggi svolgo un ruolo di coordinamento nello studio. Dopo le esperienze autonome il mio percorso in Abdr è cominciato nel 2014 come stagista. In dieci anni la mia capacità di contribuire attivamente è cambiata in sintonia con le condizioni interne dello studio, nel quale il capitale umano è essenziale per il processo di progettazione. Ciò si traduce nella multidisciplinarietà e nelle specificità delle esperienze di ciascuno, in un’attività di reciproca collaborazione. Nel mio caso, parallelamente alla pratica nell’architettura ho avuto l’opportunità di coltivare l’interesse per la progettazione del paesaggio che ha arricchito le competenze che posso mettere a frutto in Abdr.
3 _ Per molti anni mi sono occupato prevalentemente di concorsi. Certamente una grandissima
1 Andrea: Non saprei dirlo ma è stato abbastanza naturale: ho iniziato a frequentare lo studio di mio padre all’età di 4-5 anni. Ho iniziato a lavorarci a metà degli anni Novanta durante i miei studi universitari e il mio coinvolgimento è via via cresciuto con gli anni.
Paola: Penso sia stato il voler far parte di qualcosa che nostro padre stava costruendo per noi. Io inizialmente avevo intrapreso un altro percorso, poi ho deciso di entrare nella società.
2 Paola: Il nostro studio è molto cresciuto negli ultimi dieci-quindici anni, come dimensione e come capacità. Abbiamo oltre cinquanta architetti che lavorano con noi su progetti in diversi Paesi. La nostra organizzazione è diventata negli anni molto più complessa e articolata. Non per questo però abbiamo rinunciato a seguire passo passo ogni progetto. Sinora siamo riusciti a mantenere un giusto equilibro tra organizzazione aziendale e cura artigianale.
primo centro per le arti digitali del Medio Oriente che sta per essere inaugurato nelle prossime settimane. Ancora deve aprire ed è già considerato un progetto di riferimento nell’area del Golfo per come affronta il tema del rapporto tra contemporaneità e memoria, tra innovazione e tradizione. Frutto di un concorso di qualche anno fa, abbiamo seguito tutto il processo dal concept alla progettazione esecutiva fino alla direzione lavori: è stato un percorso intenso e coinvolgente per tutto lo studio.
Paola: Si, certamente DAF è il progetto che in questo momento ci sta più a cuore. Ma direi anche il nuovo studio. Dopo la pandemia abbiamo messo in discussione le nostre modalità di lavoro e in questi anni abbiamo trasformato un vecchio complesso di officine in uno spazio ibrido che è studio di architettura ma anche luogo aperto alla città, con una libreria, un bistrot e uno spazio espositivo.
3 DOMANDE a 8 figli d’arte
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2 Quale è il ruolo che svolge e come si rapporta con il team nel suo insieme?
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Andrea: Soprattutto un equilibrio tra professione e famiglia: non è stato facile all’inizio e non è facile mantenerlo, ma è certamente un nostro punto di forza. Così come lo è la dialettica tra di noi. Il rapporto con il team di progettazione è nel continuo confronto e scambio di opinioni, è nel rimettere le cose in discussione che nascono in nostri progetti: questo è un processo che ormai è parte della nostra ricerca.
3 Andrea: Direi l’ultimo realizzato: il Diriyah Art Futures a Riad, la capitale dell’Arabia Saudita, il
Il borgo di Castelnuovo in Avane sul quale Gpa sta lavorando con Archea. A sinistra Matteo Spinelli.
1 _ Fin da quando ero bambino la nostra attività era sempre presente nei discorsi familiari. Sono cresciuto ascoltando mio padre raccontare del suo lavoro, che lo impegnava dalla mattina alla sera, e per me quei racconti erano affascinanti. Non vedevo l’ora che tornasse a casa per sentirlo parlare di progetti e sfide. Lui è sempre stato il mio riferimento, non solo come genitore ma come esempio di passione e dedizione professionale. Così, una volta completata la mia formazione, la scelta di entrare nell’attività di famiglia è stata naturale. Nello studio fondato da mio padre e dai suoi soci Giovanni Cardinale e Nicola Failli, portando avanti un’eredità che sento parte di me, sempre con il desiderio di dare la mia visione personale.
testo paesaggistico di grande pregio, abbiamo cercato di valorizzare il territorio con un intervento delicato ma ambizioso. Ho avuto la fortuna di seguirlo dall’inizio e di dirigere i lavori. Il secondo è il progetto, ancora in corso, di rigenerazione del Borgo di Castelnuovo in Avane (in provincia di Arezzo). Un borgo storico, legato per secoli allo sviluppo industriale, che stiamo trasformando, insieme alla società di architettura Archea, con un approccio molto innovativo. Veder rinascere un luogo così ricco di storia sarà motivo di grande orgoglio.
3 DOMANDE a 8 figli d’arte
1 Come è nata la scelta di lavorare nella società di famiglia?
2 Quale è il ruolo che svolge e come si rapporta con il team nel suo insieme?
3 Quali sono i progetti dei quali è più fiero?
2 _ Oggi ricopro il ruolo di direttore di Gpa. Ho il privilegio di lavorare con un team di professionisti straordinari, dalle competenze e sensibilità diverse. Credo fortemente nel valore della collaborazione e dello scambio reciproco, e mi sento fortunato di far parte di un gruppo così affiatato. Il mio compito è coordinare e guidare, ma anche apprendere: ogni progetto è un’occasione per crescere insieme e il successo è il risultato del contributo di tutti. Questo scambio continuo ci arricchisce e rafforza la convinzione che il lavoro di squadra è fondamentale.
3 _ Ci sono due progetti a cui sono particolarmente legato. Il primo è l’hotel Castelfalfi (in provincia di Firenze), un progetto di grande respiro realizzato circa dieci anni fa. Inserito in un con-
Valle 3.0
1 _ Sin da bambina volevo essere architetto, quindi la scelta di lavorare nella società di famiglia è stata quasi naturale ma non così scontata come sembrerebbe. Prima di entrare in Valle 3.0 infatti ho passato un periodo all’estero e in altri studi professionali italiani, proprio perché volevo che la mia esperienza si rivelasse un valore aggiunto e innovativo non solo dal punto di vista generazionale. Per i miei due fratelli i percorsi sono stati simili sotto certi punti di vista e diversi sotto altri, ognuno ci è arrivato per la propria strada, non sempre semplice. Dovevamo fare i conti non solo con la generazione prima di noi, alla quale bisognava riconoscere una grande capacità imprenditoriale e una buona versatilità progettuale, ma anche con quella del nonno Cesare Valle.
mio ruolo all’interno della società è più legato alla progettazione, mia sorella Maria Camilla si occupa principalmente dell’organizzazione e degli aspetti contrattuali, mio fratello Silvano segue le direzioni lavori e l’amministrazione dell’azienda. I nostri ruoli si fermano dove iniziano quelli dell’altro senza essere però a compartimenti stagni. Papà viene tutti i giorni in studio e dà un suo speciale contributo.
3 DOMANDE a 8 figli d’arte
1 Come è nata la scelta di lavorare nella società di famiglia?
2 Quale è il ruolo che svolge e come si rapporta con il team nel suo insieme?
3 Quali sono i progetti dei quali è più fiero?
2 _ Con i fratelli e nostro padre, dopo aver lasciato la prima società, Studio Valle, ne abbiamo costituita un’altra, sempre di famiglia. I ruoli tra noi sono ben distribuiti, siamo riusciti ad assegnarci i compiti e le responsabilità per le quali avevamo più interesse e inclinazione naturale. Credo che il carattere e l’educazione abbiano un peso importante nella costruzione del team. Quindi oltre ad applicare regole manageriali valide per tutte le aziende proviamo ad aggiungere valori insoliti e non convenzionali. Inoltre, essendo architetti sappiamo come lo spazio possa modificare i comportamenti e possa migliorare la comunicazione: ci riconosciamo nel fatto che nel nostro studio i team possono mischiarsi facilmente e le idee circolano trasversalmente. Il
3 _ Se parliamo in termini generali posso dire che il progetto di cui andiamo più fieri è la creazione di Valle 3.0: non era assolutamente scontato che riuscissimo a costituire una nuova società familiare, riscegliendoci come soci e non come ‘parenti’. Se parliamo di progetti come incarichi, mi trovo in difficoltà a sceglierne uno perché tutti quelli che seguiamo sono affrontati con passione e hanno una storia per cui ha valso la pena perseguire l’obiettivo e portare avanti il lavoro. Alcuni sono più prestigiosi, altri nascondono battaglie difficili da vedere. Progettare opere pubbliche rende fieri perché si ha la responsabilità della collettività, progettare opere private dà soddisfazione perché si ha l’opportunità di realizzare sogni e visioni di altri attraverso le nostre competenze.
LUCE MODULARE SENZA CONFINI
Progettato per oltrepassare qualsiasi ostacolo architettonico, Node System consente di plasmare composizioni uniche ed esclusive. L’innesto rapido velocizza e semplifica l’installazione. Sono disponibili moduli mono o bi-emissivi in diverse lunghezze a luce diffusa o con UGR controllato, soluzioni lineari flessibili, sospensioni e proiettori direzionabili per una totale creatività progettuale.
Una ristrutturazione che è anche un restauro: il progetto dello studio AbrahamBonora per l’hotel Jarolim di Bressanone, simbolo cittadino di ospitalità e storia dal 1891, risponde insieme a esigenze funzionali, di adeguamento energetico e di conservazione.
Condotto secondo le direttive provinciali per la tutela del patrimonio artistico, l’intervento si è sviluppato in più fasi e ha riguardato sia gli interni, con il restauro del bar storico (a cura dell’architetto Claudia Unterhauser) con la terrazza ripensata e sopraelevata per garantire un accesso privo di barriere, sia gli esterni. In particolare, l’intervento si è concentrato sulle facciate, riportate all’antico splendore, e sul tetto, parzialmente modificato per ricavare due loft con terrazze panoramiche. E proprio il tetto è stato oggetto del principale intervento energetico, con l’installazione di un impianto fotovoltaico di 26 kWp di potenza nominale. Si tratta di un impianto quasi invisibile dall’esterno e che preserva il carattere storico della
costruzione realizzato con l’impiego di Tegole fotovoltaiche Prefa.
Di colore nero P.10 come le Tegole Prefa R.16 del manto di copertura sottostante, l’impianto risulta perfettamente integrato nell’architettura con un risultato finale impeccabile.
La scelta delle Tegole Prefa non è stata casuale: leggere, resistenti e altamente performanti, hanno permesso una perfetta integrazione dell’impianto fotovoltaico.
Un team tecnico Prefa ha prestato il proprio supporto in tutte le fasi dell’intervento, affiancando lo studio già in fase di progetto e gli installatori – la Lattoneria Bertignoll – nella posa, completata in due sole settimane.
www.prefa.it
Progetto AbrahamBonora Architekten
Installatore Spenglerei Bertignoll
Materiale fornito Per il manto di copertura: Tegole fotovoltaiche colore P.10 nero e Tegole R.16. Per il rivestimento degli abbaini: Prefalz.
Accessori: sistema fermaneve Prefa.
Tempo di realizzazione manto di copertura 2 settimane
Completamento 2024
Foto Prefa / Giacomo Podetti
San Servolo vista
dalla laguna e alcuni scorci dell’isola. Sotto, l’arrivo allo sbarco dalle imbarcazioni.
Foto courtesy San Servolo Srl.
L’IMPEGNO DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA, AFFIANCATA DA UN CLUB DI PRIVATI, VALORIZZA IL PATRIMONIO STORICO, ARCHITETTONICO E PAESAGGISTICO DI SAN SERVOLO TRASFORMANDO
L’INTERA ISOLA IN CENTRO CONGRESSUALE DI FORMAZIONE E DI SOGGIORNO VOTATO ALL’INNOVAZIONE
Dapprima monastero, poi ospedale militare della Serenissima e infine, dall’Ottocento fino alla chiusura, nel 1978, sede del manicomio di Veneto, Dalmazia e Tirolo. Un millennio di storia che ha lasciato sull’isola di San Servolo testimonianze architettoniche e paesaggistiche di straordinario valore che la Città Metropolitana di Venezia, attraverso una società in-house, da diversi anni ha deciso di valorizzare anche attraverso il contributo dei privati. Se il primo merito della società di gestione è
quello di non avere svenduto l’isola ai privati come invece è accaduto per altre isole minori della laguna, il secondo consiste nel programma portato avanti in questi anni per valorizzarne le risorse non solo – come spesso accade – attraverso il turismo ma trasformandola in centro congressuale e aprendola ad attività di alta formazione (attualmente San Servolo accoglie nei padiglioni riqualificati dell’ex-ospedale psichiatrico la Venice International University, i laboratori di arti immersive e digitali del Cen-
A sinistra, render del futuro anfiteatro Un fiore a san Servolo progettato da Mario Cucinella (visual by MCA). A destra, la mappa dell’isola.
tro Sperimentale di Cinematografia e la Neuroscience School of Advanced Studies). Attività condotte nel segno della ricerca e dell’innovazione che è ciò che caratterizza anche gli spazi aperti dell’isola, con una passerella e un prototipo di pavimento fotovoltaici e, in futuro, con il nuovo anfiteatro presentato recentemente da Mario Cucinella, in occasione dell‘Intermezzo’ della Venice Design Innovation, anticipazione della manifestazione dedicata alla progettazione sostenibile in programma
a maggio 2025, in coincidenza con l’apertura della 19. Biennale Internazionale di Architettura di Venezia.
Costruito per blocchi realizzati con tecniche avanzate di stampa 3D e facendo ricorso a materiali naturali e di riciclo – ancora da definire – l’anfiteatro di Mario Cucinella Architects occuperà la porzione aperta dell’isola che guarda verso l’isola degli Armeni e si svilupperà come una naturale estensione del suolo, integrandosi nel contesto come un organismo vegetale parte
integrante del parco di San Servolo, uno dei più grandi di Venezia e già famoso nel Settecento, quando i Padri ospedalieri di San Giovanni di Dio, esperti medici e farmacisti, avviarono la coltivazione di erbe medicinali.
Oltre alle collaborazioni con istituzioni culturali di rilievo internazionale, prima fra tutte la Biennale di Venezia, in questi anni San Servolo, per recuperare, ristrutturare e riconvertire l’importante patrimonio costruito dell’isola ha potuto contare sul sostegno di un ‘club’ di imprese private composto da Attico Interni, Bolzan (letti artigianali), D-segno (arredo ufficio), Global Power Service (energia rinnovabile), Infinityhub (pannelli fotovoltaici), Kubee (Ict service provider), Pianca (sistemi e arredi per la casa e il contract), Pieces of Venice (oggetti di design prodotti con materiali di recupero), Ricehouse (materiali per la bioedilizia dagli scarti della lavorazione del riso). «Senza il loro apporto – spiega Simone Cason, amministratore unico della società di gestione – il progetto pluriennale di rinnovamento sostenibile delle funzioni dell’isola di San Servolo, fortemente voluto da Città Metropolitana di Venezia, non avrebbe potuto nascere e svilupparsi».
Proprio nei giorni del Venice Design Innovation ‘Intermezzo’ ad esempio è stata presentata la palazzina ‘Scirocco-Pianca’: l’ammodernamento di uno dei padiglioni di San Servolo effettuato da Pianca SpA in collaborazione con Pieces of Venice, che mette a disposizione di ospiti e congressisti 35 nuove camere ■
Nel 2021 durante la pandemia, Alfonso Femia ha ridisegnato uno dei padiglioni di San Servolo per destinarlo all’ospitalità: un progetto realizzato con risorse limitate il cui filo conduttore era l’essenza cromatica del luogo, l’annullamento del confine tra esterno e interno con l’area verde del parco da una parte e l’acqua della laguna dall’altra. Azzurro e blu i toni dominanti di un intervento che, pur assecondando la peculiarità degli spazi, ha completamente trasformato la struttura ricettiva: 18 camere caratterizzate dagli arredi di Staygreen in cellulosa strutturata, con pavimenti vinilici Liuni ad alta prestazione e spessore minimo per ridurre i cambi di livello delle superfici. La segnaletica della palazzina (progetto di Studio Tapiro) riprende la geometria zoomorfa di creature ittiche, mentre l’eco della laguna e del Mediterraneo è stata trasferita sulle pareti delle stanze attraverso le interpretazioni fotografiche di Salvatore Greco, Mario Ferrara, Luc Boegly e Stefano Anzini stampate a pieno campo sulle pareti testa letto. General contractor dell’intervento Attico Interni. Foto ©Stefano Anzini, courtesy AF517.
Il modulo contenitore scorrevole a scomparsa. Firenze risponde alle nuove esigenze in termini di spazio attraverso un design unico nel suo genere.
Disponibile in numerose finiture e colorazioni, si integra perfettamente con il contesto nel quale è inserito ed è predisposto per essere rivestito in cartongesso o boiserie.
La collezione Bigfoot ® si declina in 14 moduli adatti alle diverse necessità del living moderno.
Con una visione d’insieme, l’architetto e urbanista
Paolo Caputo suggerisce una direzione per il futuro del capoluogo lombardo che ne eleva il rango da città a metropoli portando alla scala territoriale i principi dell’architettura biofi lica
La città di Milano è cresciuta nei secoli intorno a un unico centro attraverso una serie di anelli progressivamente più ampi, perimetrati dalla Cerchia dei Navigli – ossia il tracciato delle mura medievali – dalle Mura Spagnole e dalla Circonvallazione prevista nel Piano Beruto, servita dal trasporto filoviario. Il sistema delle tangenziali autostradali e dei rami ferroviari esterni hanno costituito ulteriori limiti e soglie nel passaggio tra città e territorio, tra interno ed esterno.
Questa struttura e l’omogeneità di tale multiplo rapporto tra le parti sono stati messi in crisi e ribaltati da due distinti e complementari documenti elaborati dal Comune di Milano negli anni Ottanta. Il Documento direttore del Progetto Passante e il Documento direttore sulle
Aree industriali dismesse ruppero infatti il sistema monocentrico a favore di un orientamento privilegiato e un asse primario di sviluppo della città teso tra gli aeroporti di Linate e Malpensa e sull’asse Sud-Nord tra l’Emilia e il Sempione. Ne conseguono le trasformazioni di Metanopoli, dell’area Montecity-Rogoredo (poi Santa Giulia), dell’area ex-Innocenti, dell’area di Porta Vittoria, di Porta Volta e della Bovisa, con le sole eccezioni della Bicocca a nord e della exFiera a sud, oggi denominata City Life Questo asse trova rafforzamento a seguito delle riqualificazioni operate a San Donato e sulla testata nord dalle trasformazioni di Cascina Merlata, la sostituzione della Raffineria Eni con il nuovo Quartiere della Fiera e la realizzazione dell’Area Expo, oggi Mind
Meno significativi e meno legati a questa direttrice di sviluppo sono i quartieri Adriano, Pompeo Leoni, Portello e Certosa, che si saldano localmente e beneficiano del rapporto con qualcuno dei Poli prima citati. Nella narrazione della città, la dimensione e il rango sono sempre stati quelli della Città e mai quelli della Metropoli. Milano infatti è stata sempre raccontata come una Città: Milano città capitale dell’economia del Paese, della Moda e del Design, eccetera, ma mai come Metropoli salvo quale partecipante e collaborante, al pari delle altre città capoluogo della regione, alla multicentrica, articolata e composita Metropoli Lombarda: una metafora urbanistica per significare che mettere in sinergica correlazione le qualità, i ruoli, le funzioni delle principali cit-
Camaleontico per il design complanare e la pulizia delle forme, il sistema maniglia si integra senza sporgenze con la porta. Minimale nella sua essenza eppure estremamente sofisticato, Wave supera il concetto classico di leva per abbracciare un’innovativa movimentazione ad onda che risulta completamente complanare all’anta sulla quale è montato. Disponibile sia nella versione per porte a battente che in quella per porte scorrevoli, Wave si dimostra una soluzione progettuale innovativa e universale.
SESTO S. GIOVANNI
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PIEVE EMANUELE
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PIOLTELLO
LAMBRATE
tà lombarde porterebbe a un’offerta territoriale pari a quella di una ‘metropoli’ tout court. Grazie anche alle significative e preziose qualità di ciascuna e alla relativamente modesta distanza tra tutti i poli della rete.
Allo stato delle cose ci sarebbe la possibilità di dare vita a un mutamento in senso metropolitano di Milano lavorando su alcuni settori e sistemi territoriali e su alcune strutture e componenti naturali del territorio lombardo. L’Area metropolitana si estenderebbe a nord fino al tracciato della Pedemontana, a sud fino al fiume Po, a est fino all’Adda e a ovest fino al Ticino.
Le città lacustri (Varese, Como, Lecco) non sarebbero incluse nel sistema metropolitano essendo considerate testate delle specifiche conurbazioni legate ad ogni singolo bacino. Il territorio a nord della città, densamente costruito, dovrebbe essere reso più poroso grazie all’istituzione di ‘vuoti di qualità’, a partire dai parchi esistenti, dai giardini monumentali delle numerose ville storiche distribuite in tutta la Brianza e dalle aree a parco più recenti. Ma anche con le piazze e le reti dello spazio pubblico legate al commercio, all’istruzione e allo svolgimento di attività sportive, attività delle quali il territorio milanese è ricco.
Il territorio a sud di Milano, soprattutto agricolo e tutelato come il Parco Sud o Il Parco del Ticino, dovrebbe costituire la Metropoli Giardino arricchendo comunque la sua funzione residenziale attraverso un rafforzamento delle tante cascine esistenti, elevate a piccoli borghi in grado di offrire servizi e attività commerciali di base. Pavia e Lodi, con Vigevano e Voghera, costituirebbero
le più cospicue aggregazioni urbane di tale versante metropolitano con servizi di fascia alta. I territori a Est e a Ovest possiedono infine le potenzialità per realizzare due sistemi urbani lineari volti a inglobare i piccoli centri esistenti affacciati sui fiumi Adda e Ticino: due sistemi a maglia larga potenzialmente permeabili rispetto alla fascia inedificabile aderente ai corsi d’acqua e destinate a residenze, strutture commerciali, per lo sport e il tempo libero ma anche per servizi alle persone, a spazi per la cultura e l’arte.
Tra i due sistemi lineari esterni e il perimetro consolidato della città di Milano occorre dare (o meglio lasciare) spazio alle attività agricole che caratterizzano storicamente i territori a monte e a valle della linea delle risorgive: in questo modo la futura metropoli di Milano avrebbe al proprio interno vasti comparti agricoli, configurandosi e qualificandosi di fatto come uno dei primi esempi di Fitometropoli (o meglio metropoli biofilica, evoluzione ad altra scala del concetto di architettura biofilica) del mondo, dove lo stretto connubio tra agglomerati edilizi e componenti arboree potrebbe concretizzare
a scala urbana e territoriale le recenti sperimentazioni inaugurate dallo scienziato Stefano Mancuso, volte a favorire il benessere fisico e mentale dei fruitori degli edifici e della città, la qualità dei suoi spazi e dell’aria, agendo questa volta in termini strutturali e non solamente sovrastrutturali.
Ulteriori occasioni per un mutamento in senso fitometropolitano di Milano sono il Progetto Scali, il progetto di valorizzazione dell’area dell’ex-Macello e delle aree Cadorna e Bovisa di Ferrovie Nord. In particolare il Progetto Scali, volto ad incidere sul potente insieme di nuclei morfogenetici nel corpo semicentrale della città consolidata con la trasformazione degli ex-scali ferroviari, sarà in grado di attivare con maggior pregnanza le potenzialità trasformative in relazione alle teorie di Stefano Mancuso. Potenzialità che dal territorio si tendono biunivocamente con il centro urbano, occasione unica e straordinaria per ridisegnare, coerentemente con quelle esterne, le linee di forza interne dell’intero sistema metropolitano milanese.
Paolo Caputo
Sarà completata entro il 2025 la nuova sede di Snam nel distretto milanese di Symbiosis, il progetto di rigenerazione urbana di ampio respiro promosso da Covivio che sta cambiando il volto dell’area a sud di Porta Romana. L’edificio, progettato da Piuarch con Sce Project per le strutture e con il paesaggista Antonio Perazzi, è caratterizzato dallo slittamento di due piani, interamente destinati a ospitare aree relax, ristorante, area break con bar e un grande spazio outdoor attrezzato aperto sul quarto lato, un giardino pensile calpestabile, in parte coperto dallo spazio dei livelli soprastanti, che si pone in continuità
I render di Piuarch evidenziano l’importanza attribuita agli spazi verdi, sia a terra sia in quota. A destra il cantiere.
concettuale e visiva con le ‘colonne verdi’ interne a tutt’altezza attrezzate con essenze vegetali. Elemento promotore della qualità dell’abitare e dell’aria, il verde caratterizzerà anche il paesaggio ai piedi dell’edificio, un nuovo parco di 8.500 metri quadrati dal disegno riconoscibile, innovativo, ecologico e allo stesso tempo rispettoso per l’ambiente.
«Nel progetto per Snam – affermano gli architetti – abbiamo considerato una nozione ampliata di architettura, che soddisfa le esigenze della società di oggi. Siamo andati oltre la scala degli ambienti artificiali convenzionali che troviamo negli spazi di lavoro, nei
paesaggi e nella progettazione urbana, cercando di stabilire un dialogo sincero tra ambiente naturale, spazi funzionali e di condivisione».
L’edificio – alto 14 piani per una superficie complessiva di circa 19mila metri quadrati – è improntato ai più alti standard di sostenibilità e progettato per ottenere le più importanti certificazioni nazionali e internazionali in termini di efficienza energetica e di comfort per gli occupanti, con un approccio innovativo per abbattere le emissioni di CO 2 , migliorare la qualità dell’aria e rendere le città più vivibili, secondo i criteri dell’iniziativa europea Sharing Cities ■
Progetto architettonico Piuarch
Progetto strutturale Sce Project
Progetto impianti Tekser
Progetto paesaggistico Studio Antonio Perazzi
Sostenibilità Habitech
Progetto facciate Studio di Ingegneria Rigone
Direzione lavori Artelia Italia
Computi e stime economiche Gad - Global Assistance Development
General contractor Cmb
Calcestruzzo Holcim Italia
Dopo aver fornito i prodotti per la realizzazione dell’edificio D di Symbiosis, progettato da Acpv Antonio Citterio Patricia Viel e ormai completato, la collaborazione di Holcim con Cmb prosegue nel cantiere della nuova sede di Snam (Building F), dove la group company italiana della multinazionale di origine svizzera ha fornito 32mila mc di calcestruzzi di diverse tipologie, tra cui DynaMax in C 70/85, il calcestruzzo ad alta resistenza scelto per le sue performance in termini di resistenza e durabilità, ideale per una costruzione che mira a ridefinire gli standard
dell’architettura sostenibile e moderna. Il suo impiego è stato fondamentale per assicurare le alte resistenze necessarie per le colonne portanti con sezioni a tronco di cono nei piani terra, ottavo e tredicesimo. Particolarmente impegnativi sono stati i getti dei piani settimo e ottavo, slittati e a sbalzo rispetto agli altri livelli.
Per le fondazioni è stato invece scelto EcoPact, il calcestruzzo a ridotte emissioni di CO2 con caratteristiche specifiche di impermeabilità e resistenza agli ambienti aggressivi. www.holcim.it
Parco Barrella, il progetto di oltre 6.000 metri quadrati di area verde, si inserisce in un processo di trasformazioni in atto nel quartiere di Milano Certosa. L’intervento, firmato dallo studio milanese di architettura del paesaggio Parcnouveau e voluto da RealStep, società di sviluppo immobiliare specializzata nella rigenerazione urbana di siti ex industriali, è nato da un processo di ascolto, partecipazione e condivisione. Alla cooperazione della comunità del quartiere, che ha contribuito alla genesi della progettazione e riqualificazione del parco, si è affiancata una serie di azioni di partecipazione promosse da Csv Milano, il Centro di Servizio per il Volontariato
di riferimento per la città metropolitana di Milano, e la cooperativa Progetto Integrazione.
I diversi attori hanno delineato insieme uno spazio capace di accogliere fruitori di età diverse con aree e funzionalità dedicate all’incontro e allo scambio tra generazioni.
Parcnouveau, che da sempre combina una profonda comprensione della natura con un interesse preciso per le esperienze delle comunità, ha quindi tradotto le esigenze collettive in uno spazio immerso in una matrice verde che delimita e scandisce gli spazi del parco: una piazza alberata dedicata al relax, playground polifunzionali, un’area attrezzata per
lo sport, spazi gioco per i bambini e un campo bocce. Nel cuore del parco si apre l’area dedicata agli orti condivisi, che ospiterà spazi di aggregazione e interazione, specificamente pensati per promuovere pratiche sostenibili rafforzando i legami comunitari e intergenerazionali. La consegna dell’area verde è prevista per il 2026 ■
La comunità è stata ascoltata come soggetto attivo e competente nel fare emergere bisogni.
Attraverso il tempo, efficace sempre.
Nasce dalla volontà di riqualificare un’area tra il centro storico e la nuova zona commerciale di Oderzo, in provincia di Treviso, il progetto di Parisotto + Formenton Architetti per il masterplan dell’area Masotti. L’intervento, che investe un lotto di 7700 metri quadrati, è costituito da un’area a parco che ospita tre torri firmate da Parisotto + Formenton Architetti, GaS Studio e Geza Architettura, articolate come organismi dinamici e indipendenti, ma in dialogo reciproco.
I tre edifici, collocati ai margini della zona verde, hanno un volume irregolare con andamento piramidale al vertice
e si caratterizzano per forme e altezze diverse. Ognuno crea un’area coperta e protetta in corrispondenza degli ingressi ai singoli edifici. Sono tutti in classe energetica A4 e rispettano i massimi standard attuali di efficienza energetica e sostenibilità. Le torri dispongono di un impianto geotermico a sonde orizzontali e gli appartamenti, di taglio e dimensioni diversi tra loro, sono provvisti di impianto di riscaldamento e raffrescamento autonomo attraverso pompa di calore. Tra le dotazioni impiantistiche è presente anche un impianto fotovoltaico condominiale a irraggiamento.
La struttura del parco si presenta come
territorio intermedio tra il tessuto urbano esistente e i nuovi volumi architettonici. L’impianto a croce degli accessi si concretizza in un sistema composito in cui i percorsi principali si affiancano a una morfologia del verde variabile, tra aree a prato fiorito spontaneo, zone alberate fitte e altre attrezzate per lo svago. Percorsi pedonali e ciclabili si snodano tra le piante, i prati e l’architettura e si alternano alle aree verdi e fiorite ■
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Posiziona la lastra, fissa con due viti le staffe alla struttura in legno in modo
Posiziona la lastra, fissa con due viti le staffe alla struttura in legno in modo che sia ben ancorata, installa la seconda lastra semplicemente premendo.
È all’esame dell’amministrazione comunale di Torino la proposta di Carlo Ratti Associati per la valorizzazione e il riuso dell’ex-sede Rai di Torino. Attualmente in disuso, l’edificio, noto come ‘Palazzo Micca’, è un significativo esempio di International Style e il primo grattacielo con struttura in acciaio costruito in Italia, oltre che un campione dell’ingegneria e della prefabbricazione italiana di quegli anni. Innalzato tra il 1962 e il 1968 su disegno di Aldo Morbelli e Domenico Morelli, presenta un basamento di 5/6 piani sul quale poggia una torre di 19 piani di altezza. La proposta di valorizzazione e riuso formulata da Ratti in collaborazione con il gruppo IPI prevede la totale ristrutturazione dei 27.000 metri quadrati
di superficie con la rimozione dell’amianto, la conservazione della facciata in acciaio, riprogettata per adeguarla agli standard prestazionali correnti e una nuova destinazione d’uso mista, commerciale e residenziale.
Tra le novità del progetto la creazione di una galleria passante al livello della strada e di una piazza pubblica a 26,5 metri di altezza, in copertura del volume basamentale. Un intervento che, nella parole del prossimo curatore della Biennale Architettura di Venezia, persegue tre obiettivi: recuperare l’esistente minimizzando le demolizioni e migliorandone la compatibilità ambientale; rivitalizzare un pezzo di città (Palazzo Micca sorge vicino alla stazione di Porta Susa) con funzioni diverse dal tipico
complesso per uffici, che la sera si spegne; conservare un’architettura che rappresenta un patrimonio del Moderno Italiano ■
Committente Gruppo IPI
Progetto architettonico CRA-Carlo Ratti Associati
Direzione artistica Italo Rota
Team di progettazione Carlo Ratti, Andrea Cassi (partner in charge), Chiara Leonzio, Jelena Krco, Emanuele Carlo Bussi, Zeynep Kalaycioglu, Luca Lidonnici, Francesco Rabuffetti, Niculina Guasco, Gary Di Silvio, Pasquale Millieri, Gianluca Zimbardi
Ingegneria strutturale Principia Ingegneria
Ingegneria delle facciate Inge Mbp
Impianti, costi e prevenzione al fuoco Artelia Italia
Ingegneria meccanica smart windows Projema
Pratiche autorizzative Marco Figazzolo
EUTROPIA, PININFARINA E WEBER ARCHITECTS
INSIEME PER L’EX MANIFATTURA TABACCHI
Gli studi Eutropia Architettura, Pininfarina Architecture e Weber Architects e un ampio gruppo interdisciplinare tra cui Paisà per il paesaggio si sono aggiudicati il concorso internazionale per la riqualificazione urbanistica, architettonica e funzionale del complesso dell’ex Manifattura Tabacchi di Torino, indetto da Agenzia del Demanio. Il progetto, che si inserisce nel piano di rigenerazione urbana dell’ex quartiere industriale Regio Parco, nell’area nord-est della città, prevede l’insediamento di più funzioni aperte ai cittadini.
Al centro dell’intervento il nuovo polo archivistico e culturale, con aule di consultazione di documenti e un centro studi, e la rigenerazione di preesistenze industriali che ospiteranno un polo universitario con residenze e servizi per gli studenti, oltre a giardini e vari spazi attrezzati per attività outdoor.
I binari recuperati del vecchio raccordo ferroviario disegnano le direttrici lungo le quali si snoda il nuovo paesaggio urbano e accompagnano alla piazza centrale dove sorgeranno i nuovi archivi. I due complessi degli archivi si distinguono per il forte richiamo al carattere industriale del luogo, evocando chiaramente gli edifici preesistenti della manifattura e le opere adiacenti di Pier Luigi Nervi. Le nervature dell’edificio, sviluppate lungo tutta la sua lunghezza, sono declinate in due varianti e ripetute con altezze diverse, a definire il ritmo compositivo interno ed esterno.
Le tradizionali coperture a doppia falda sono reinterpretate con aperture che richiamano gli shed industriali. Lo spazio coperto tra i due archivi è concepito come luogo di aggregazione ed eventi.
Gli elementi e le strutture saranno realizzati off-site e assemblati a secco, facilitando la costruzione e riducendo gli scarti ■
Località Torino
Capogruppo Eutropia Architettura
Masterplan e concept design Eutropia Architettura, Pininfarina Architecture, Weber Architects Architettura del paesaggio Paisà
Progetto strutturale Aei Progetti
Materiali, finiture e sensazioni tattili influenzano il carattere di ogni stanza. Per questo è sempre più importante che tutti i dettagli siano coordinati alla perfezione. I diversi sistemi di cerniere a scomparsa di SIMONSWERK consentono la massima libertà di progettazione unendo design, finiture e funzionalità ai massimi livelli adattandosi, in modo quasi naturale, alle esigenze dei diversi materiali.
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È in corso a Verona l’intervento di riqualificazione e restauro dell’ex-Arsenale Asburgico, che entro il 2026 diventerà un centro polifunzionale. Il Comune di Verona, proprietario del complesso, ha affidato il progetto a un team multidisciplinare composto da Politecnica (capogruppo), F&M Ingegneria, De Vita&Schulze Architetti, Coprat, Monica Endrizzi Restauro Artistico Conservativo e Sama Scavi Archeologici. Tre i macrotemi dell’intervento: la creazione di uno spazio prettamente pubblico di mercato nella corte ovest; un’area di servizi per la comunità, tra cui sale civiche, attività ristorative e di foresteria nella corte centrale; un’area dedicata a nuovi spazi per l’Accademia delle Belle Arti di Verona nella corte est. Il grande spazio centrale diventerà un parco attraversato da percorsi che collegano le tre corti e la
‘palazzina di comando’ situata all’ingresso del complesso, che ospiterà nuovi spazi per biblioteche specialistiche tra cui la Biblioteca d’Arte che comprende la Biblioteca del Museo di Castelvecchio, la Biblioteca della Galleria d’Arte Moderna Achille Becchi e spazi per il museo di Storia Naturale.
L’Arsenale Asburgico comprende 14 edifici distribuiti su una superficie totale di 27.400 metri quadrati, contraddistinti da uno stile architettonico imponente e di alto rigore stilistico declinato diversamente nei vari corpi di fabbrica in base alla funzione. Insieme alla messa in sicurezza, all’adeguamento energetico e alla rifunzionalizzazione degli spazi, obiettivo primario dell’intervento è un restauro tipologico in grado di restituire il senso, la materia e la storia dell’insediamento ■
Località Verona
Proprietà Comune di Verona
Coordinamento integrazione discipline specialistiche
Politecnica
Progettazione strutture Politecnica, F&M Ingegneria
Progettazione immobili vincolati Politecnica, De Vita & Schulze Architetti
Diagnosi energetica Coprat
Opere archeologiche e di restauro Monica Endrizzi
Restauro Artistico Conservativo, Sama Scavi
Archeologici
Dimensioni 27.400 mq
Importo lavori 17.510.385 euro (strutture, finiture, impianti, opere esterne)
Cronologia 2020 - 2026
Il nuovo edificio di Sew-Eurodrive, multinazionale tedesca specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti e sistemi per l’automazione industriale, logistica e di processo, fungerà da sede di rappresentanza per la formazione e l’innovazione. L’architettura di Archilinea persegue l’obiettivo di trasformare la concezione tradizionale degli spazi produttivi, abbandonando l’immagine di una struttura chiusa e compatta a favore di un design caratterizzato dalla massima apertura e permeabilità.
Affacciato sull’autostrada e facilmente visibile anche da distanza, il nuovo insediamento è caratterizzato dall’involucro realizzato in vetro. Lamelle verticali, fissate ai montanti della facciata, lo avvolgono, creando una cortina esterna che varia di intensità in base alla velocità e al movimento dell’occhio di chi percorre l’arteria autostradale.
L’edificio accoglierà circa 80 postazioni riservate ai partner, affiancandosi alle altrettante destinate ai dipendenti, suddivisi tra uffici e aree produttive.
La struttura è concepita per rispondere a esigenze diversificate: un livello è dedicato alle attività di manutenzione, assemblaggio e logistica. Un’altra parte è riservata ai reparti di ingegnerizzazione specializzata, progettati per supportare la clientela attraverso soluzioni tecniche e percorsi di formazione. Questa sezione si sviluppa su tre piani, culminando in una hall centrale a tripla altezza, concepita come spazio di accoglienza e come area espositiva per i macchinari prodotti dall’azienda ■
Località Borgo Panigale (Bologna)
Committente Sew-Eurodrive
Progetto architettonico Archilinea
Progetto strutture Studio Capellari Associati
Progetto impianti Stiem Engineering
Superficie edificio 8.000 mq
Unilever
Torre Unicredit
Milano Verticale UNA Esperienze
Sede Coima
Gioia 22
IBM Studios
Bosco Verticale
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Siamo sempre più vicini ai market leader del settore immobiliare con un’ampia gamma di servizi dedicati pre e post vendita. Ci impegniamo per garantire qualità, efficienza energetica e rispetto per l’ambiente.
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BOLOGNA
NHOOD CON ARUP PER LA RIGENERAZIONE
Con il progetto di riqualificazione urbana denominato Green Soul, Nhood ha vinto il bando internazionale C-40 Reinventing Cities promosso dal Comune di Bologna e Fs Sistemi Urbani per la rigenerazione dell’ex-scalo ferroviario Ravone-Prati. A Nhood Services Italy, capofila del progetto, si affiancano i partner Emil Banca, Gruppo Bcc Iccrea, soggetti finanziatori dell’operazione, Arup come coordinatore del progetto architettonico e urbanistico e il gruppo Relab del dipartimento di Energia del Politecnico di Milano in qualità di esperto ambientale. Il progetto ambisce a dare nuova linfa ai 93.000 metri quadrati dello scalo Ravone-Prati a nord-ovest di Bologna,
oggi dismesso. L’intervento si propone di ricucire l’area, attualmente tagliata in due dall’infrastruttura ferroviaria, attraverso la realizzazione di un nuovo quartiere ricco di servizi. Sono previsti immobili a uso misto con circa 31.000 mq a destinazione residenziale, incluse una parte di housing sociale, una parte di build-to-rent e una porzione destinata alla vendita a libero mercato. Verranno inoltre realizzati 2.500 mq di servizi come esercizi commerciali, soluzioni ricettive e uffici. Il paesaggio sarà costituito da 43.000 mq di superficie a verde pubblico (30mila dei quali di superficie permeabile), 600 alberi e 2.200 mq di giardino urbano.
L’intervento si distingue per l’integrazione dei principi di sostenibilità, resilienza e utilità sociale, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 e con le 10 sfide di C40 Reinventing Cities ■
Località Bologna
Committente Comune di Bologna, Fs Sistemi Urbani
Capofila del progetto Nhood Services Italy
Progetto architettonico Arup
Consulente ambientale gruppo Relab dipartimento di Energia – Politecnico di Milano
Specialisti costruzioni in legno Rubner, Cree Buildings Paesaggio Land
ACPV CON ARUP, ASSET E PARCNOUVEAU
PER LA RIQUALIFICAZIONE DELL’EX FIERA DI ROMA
Il team composto da Acpv Architects, Arup, dallo studio di architettura e urbanistica Asset e dallo studio di architettura del paesaggio Parcnouveau ha vinto il concorso internazionale per la riqualificazione dell’ex Fiera di Roma. L’area di circa 76.000 metri quadrati, abbandonata da anni, presenta una superficie utile lorda di oltre 44.000 mq che per l’80 per cento sarà destinata a uso abitativo.
Il masterplan denominato La città della gioia mira a liberare suolo, massimizzando la permeabilità e il verde, costruendo una sequenza di scenari urbani differenti attraverso un sistema continuo di spazi pubblici. La progettazione collega le varie parti del quartiere, rendendo fluido il passaggio tra gli spazi pubblici e privati.
Le residenze, le zone gioco, le aree attrezzate e le piazze diventano luoghi di incontro, fulcri di socialità e cultura per ospitare eventi pubblici e momenti di aggregazione. L’approccio adottato integra la natura nel disegno degli spazi arricchendoli con attività educative incentrate sulla biodiversità e potenziando la resilienza climatica dell’intera area anche grazie ai viali alberati e ai grandi spazi del parco. La progettazione infatti diversifica e incrementa la qualità dello spazio pubblico, destinando la metà delle aree a verde e servizi, e incoraggia uno stile di vita attivo.
Uno degli obiettivi chiave del progetto è la proposizione di un modello di rigenerazione urbana capace di coniugare la transizione ecologica e la generazione di valore per le comunità locali ■
Quello di Adat Studio per il nuovo Mercato dell’Unità a Roma si può definire un progetto di Total Design di grande valore sociale: un piccolo investimento – 4 milioni di euro – che trasformerà in senso polifunzionale lo storico mercato rionale coperto del quartiere Prati. L’intervento promosso da Roma Capitale e dal I Municipio e gestito da Giubileo 2025 Spa si propone infatti di creare un nuovo luogo di incontro trasformando una struttura monofunzionale in una galleria urbana. Il progetto dello studio di Antonio Atripaldi e Andrea Debilio prevede la riprogettazione dei vecchi banchi di vendita, sostituiti da nuove strutture, le ‘lanterne’, capaci di trasformarsi da box commerciali a dispositivi illuminanti durante le manifestazioni e gli eventi che animeranno gli spazi del mercato al di fuori degli orari tradizionali. Cellula base del mercato, la ‘lanterna’ è formata da un basamento fisso e da un involucro superiore traslucido e retroilluminato che per mezzo di due colonne telescopiche meccanizzate, negli orari del normale esercizio commerciale si solleva. Richiuse, nelle ore serali le cellule illuminano le piccole piazze e i percorsi interni dell’edificio, dove si potranno svolgere momenti di incontro, piccole esposizioni temporanee e eventi pubblici. Usi alternativi del mercato coperto di via Cola di Rienzo, struttura di stile neoclassico risalente al 1928 che sarà restaurata, erano del resto già praticati in
passato, quando la terrazza dell’edificio era diventata uno dei principali luoghi di attrazione del quartiere. Fino alla definitiva chiusura negli anni Settanta ospitava perfino una pista di pattinaggio ■
Committente Giubileo 2025 Spa
Affidatario della progettazione LaSIA Spa
Progetto architettonico Adat Studio con la collaborazione di Democratic Architects Lighting design Martin Firera Alessandri
Lo studio di Wolf D. Prix ha impiegato anche algoritmi di intelligenza artificiale e progettazione parametrica per l’architettura del futuro terminal passeggeri dell’aeroporto internazionale di Dubai Al Maktoum, che quando sarà completato sarà il più grande al mondo, con cinque piste di decollo e una capacità di 260 milioni di passeggeri/anno. La forma dinamica della copertura, che traduce in architettura le ambizioni dell’emirato del Golfo e dei suoi leader, poggia su grandi campate che danno vita a vasti spazi interni e a una sensazione di continuità e di apertura. Morfologicamente, lo studio dichiara di fare riferimento a elementi della tradizionale culturale di Dubai reinterpretati con materiali moderni e funzionalità avanzate per creare “un’armoniosa miscela di passato e futuro”. Fattori essenziali nel processo di progettazione sono l’analisi della luce e dei venti prevalenti, per massimizzare l’ingresso di luce naturale, ridurre al minimo l’abbagliamento e l’apporto di calore e favorire la ventilazione naturale, migliorando il comfort interno e riducendo i fabbisogni energetici.
Nello sviluppo miliardario Coop
Himmelb(l)au affianca Dar Al-Handasah (Shair & Partners) che ha la responsabilità generale del progetto e che per il nuovo terminal prevede l’introduzione di tecnologie evolute per migliorare l’esperienza di viaggio, da un wayfinding intuitivo a sistemi di check-in semplificati e misure di sicurezza all’avanguardia ■
Committente Daep. Dubai Aviation Engineering Projects Pianificazione generale Dar Al-Handasah (Shair & Partners)
Architettura Coop Himmelb(l)au Wolf D. Prix & Partner (Peter Rose project manager, Alexander Ott Design director)
Strutture Bollinger + Grohmann
Innovation Design N+P Innovation Design
LA SOLUZIONE IDEALE, PER IL RISPETTO AMBIENTALE
La direttiva EPBD prevede di raggiungere per gli edifici non residenziali e pubblici la classe di prestazione energetica E entro 2027 e la classe D entro il 2030. Il prodotto Kömmerling, si distingue garantendo il rispetto dei criteri CAM, diventando soluzione ideale nella sfera dei bandi pubblici. kommerling.it
SUZHOU
Ormai completate le strutture, aprirà nel 2025 il nuovo museo d’arte contemporanea di Suzhou, concepito da Bjarke Ingels Group come un villaggio formato da nove padiglioni, frantumando la superficie complessiva di 60mila metri quadrati in più volumi per creare percorsi – popolati di opere d’arte all’aperto – che celebrano l’arte cinese del giardino inteso come ‘una linea che traccia un percorso’.
Caratteristica del progetto l’inclinazione delle coperture che ricoprono come un nastro i diversi livelli dei padiglioni espositivi e, al piano terra, si trasformano in gronde che fungono da passerelle protette che attraversano il sito e raggiungono il lago Jinji e una grande ruota panoramica.
Oltre al lago, dall’alto della ruota si può cogliere la qualità complessiva dell’intervento, con il gioco delle coperture progettato come un’autentica ‘quinta facciata’. Collegati uno all’altro, i giardini evolvono da una condizione più minerale a una più verde, fino alle piante acquatiche che si incontrano in riva al lago. Quattro dei nove padiglioni accoglieranno le gallerie d’arte del museo, mentre i rimanenti saranno destinati ad auditorium, sale conferenze, teatro, ristorante e accoglienza generale, dalla quale i visitatori potranno muoversi sia in direzione degli altri padiglioni sia verso il giardino e la riva del lago, promuovendo passeggiate rilassanti e scelte casuali che dipenderanno solo dallo scopo della visita
o dalle condizioni climatiche. Il progetto di paesaggio agisce cioè come progetto di spazio pubblico, senza barriere o biglietti di accesso ■
Committente Suzhou Harmony Development Group
Progetto architettonico BIG
Partners-in-Charge Bjarke Ingels, Catherine Huang
Project Architects Tyrone Cobcroft, Kekoa Charlot, Tseng-Hsuan Wei
Design Lead Matteo Pavanello, Christian Vang Madsen, Athena Morella
Collaboratori Arts Group, Front, Shanghai Shuishi Landscape Design, Rdesign International Lighting Superficie coperta 60.000 mq
Completamento 2025
Lo studio Giuseppe Tortato
Architetti svolge un’attività di ricerca su tematiche legate all’esperienza sensoriale e alla sostenibilità, ponendo l’uomo e la natura come elementi cardine attorno ai quali sviluppare nuove architetture. L’approccio progettuale è di tipo olistico e prevede l’integrazione degli elementi naturali all’interno di spazi progettati con una funzione ‘catartica’.
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Nelle immagini, due viste e uno schizzo del complesso ‘La Forgiatura’, risultato del progetto di rigenerazione di un’area industriale dismessa di Milano. Foto ©Marco De Bigontina.
di Luigi Prestinenza Puglisi
Giuseppe Tortato, veneziano nato nel 1967, studia al Politecnico di Milano, ma l’episodio più importante nella sua formazione è l’esperienza negli Stati Uniti, dove si reca dopo la laurea. Avviene in uno studio di provincia, nella quasi sperduta cittadina di Amherst, nel Massachusetts, a circa due ore da Boston e quattro da New York. Lo studio è gestito da Tullio Inglese, un discepolo di Paolo Soleri, che alle soglie degli anni Duemila ancora disegna a matita residenze e piccoli edifici pubblici attenti alle leggi della bioclimatica, in stretto contatto con la natura, utilizzando prevalentemente materiali ecologici quali il legno. L’edificio – è la lezione di Tullio Inglese e, attraverso di lui, di Paolo Soleri – fa parte del paesaggio. È paesaggio. Per quanto negli anni successivi Tortato si orienti a sperimentare tecnologie più innovative e sofisticate, l’imperativo gli sarà sempre presente.
Tornato in Italia, a Milano, lavora per un paio di anni allo studio di Dante Benini, un architetto influenzato dalla poetica organica appresa attraverso il magistero di Bruno Zevi di cui è estimatore e discepolo, ma anche attento all’aspetto
professionale, all’innovazione tecnologica, ai rapporti con il Real Estate. Filone quest’ultimo che segue, una volta lasciato lo studio Benini, attraverso lo studio Milano Layout di cui presto diventa co-titolare e, poi, attraverso Polisfluxa e Giuseppe Tortato Architetti.
È in questi anni che approfondisce la conoscenza dell’opera di Richard Serra, artista che lo influenza profondamente attraverso le sue sculture. Gli raccontano di uno spazio in stretta relazione con il corpo che lo esperisce: fatto di aperture e chiusure, di attraversamenti con improvvise curve, allargamenti e strettoie, di rapporto con repentine luci e ombre, di percezioni materiche e di sensazioni. Se l’architettura, come insegna Paolo Soleri, è paesaggio, questo, come insegna Richard Serra, deve essere generatore di luce e di esperienze tattili.
I numerosi progetti realizzati da Giuseppe Tortato ci testimoniano di questo approccio nella diversità delle forme. Egli, infatti, come altri architetti della sua generazione non crede all’unità di linguaggio attraverso la ripetizione ossessiva
Studi per la maglia metallica della cupola dell’edificio di nuova costruzione che, nascosta da una collina artificiale, forma i primi due livelli dell’edificio di nuova costruzione nel complesso della ‘Forgiatura’.
PARAMETRIC STUDY
e manierista di segni ricorrenti, alla Richard Meier per intenderci. Gli edifici possono avere forme squadrate o organiche a seconda della loro funzione e del differente contesto nel quale si inseriscono. La coerenza non è nella geometria o nei singoli vocaboli ma nel metodo.
Sono, è una immagine a cui Tortato ricorre spesso, come gli abiti cuciti da un sarto, quindi strettamente legati al soggetto che li indossa e alle occasioni che li richiedono.
Ovviamente non vuol dire che non ci siano alcune caratteristiche stilistiche ricorrenti. Ne individuerei quattro.
La prima è l’esigenza di unità. Gli edifici non sono frammentari, non sono ripetizioni modulari, nascono sempre da un’idea forte di landscape.
La seconda è la poetica della luce, con grandi vetrate, anche a soffitto, che si contrappongono ad altrettanto grandi pareti opache. Sono edifici che di giorno captano il sole e la sera fungono da lanterne inserite nel paesaggio.
La terza è l’uso del verde inteso come materiale da costruzione naturale che aiuta a inserire l’edificio nel paesaggio circostante rendendolo parte di questo.
La quarta è la raffinata semplicità e il rifiuto di forme artatamente complesse.
La potremmo definire una strategia High Touch. L’idea che deve dare l’edificio è, infatti, di essere una soluzione chiara, esecutivamente ben congegnata, funzionalmente efficiente, tecnologicamente efficace, che eviti esagerazioni formali e compiacimenti stilistici. Da qui la scelta di evitare da un lato l’ultra-ecologismo fatto di verde che ricopre l’edificio, dall’altro la fascinazione per immagini tecnologiche di sapore High Tech. In questo senso la lezione di Richard Serra non poteva essere più efficace ■
PLANIMETRIA GENERALE
Sopra, planimetria generale del sito. Il progetto della Forgiatura riqualifica un’area industriale dismessa di Milano dove dalla fine dell’Ottocento venivano forgiati componenti in acciaio speciale esportati in tutto il mondo.
Località Milano
Committente RealStep Property Management
Progetto architettonico Giuseppe Tortato, Milano
Layout e Giuseppe Tortato Architetti
Team di progetto GTA Marco Bettalli (project manager), Giorgia Celli, Elena Fantoni, Antonio Urru, Barbara Storchi
Slp riqualificata 14.000 mq
Slp nuova costruzione 13.000 mq
Cronologia 2010-2023
Con forme angolari esaltate dai marcapiani e dai frangisole, la sede di Sandvik si inserisce come decimo edificio, riprendendone colori e finiture, nel complesso ‘Forgiatura’, l’importante riqualificazione di un’area industriale nel quartiere Certosa di Milano avviata da Giuseppe Tortato negli anni in cui lo studio si chiamava ancora Milano Layout. L’idea alla base dell’intervento – che ha dato vita a un ‘supercondominio’ che ospita diverse aziende – era quella di aprire alla città il recinto precluso di uno dei vasti isolati industriali del secolo scorso con la creazione di una piazza semipubblica e di spazi verdi tridimensionali che articolasse i flussi tra edifici rigenerati (per un totale
di 14.000 mq) e di nuovi building per 13.000 mq. Ingegnose le soluzioni strutturali adottate per l’edificio di nuova costruzione di maggiori dimensioni, che poggia su un unico volume autoportante di due livelli di altezza, una grande cupola a maglia diamantata composta da travi metalliche incernierate e celata da una collina artificiale attraversata da un tunnel che rappresenta l’ingresso. Gli altri sei livelli fuori terra sono appesi a una travatura reticolare che corre lungo gli ultimi due piani dell’edificio, così da realizzare superfici interne di 1.500 mq per piano prive di colonne e di separazioni interne. Come per i precedenti edifici, lo studio della luce è stato di cruciale importanza anche nel progetto
Accanto, la nuova sede di Sandvik si sviluppa sulla porzione nord-est del lotto della Forgiatura. In alto altri due edifici del complesso. Foto ©Stefano Topuntoli e ©Carola Merello.
della palazzina oggi sede di Sandvik, su un lotto in prevalenza esposto a nord-est. L’orientamento è stato ‘forzato’ con una pianta polimorfica a dieci angoli che varia piano per piano dando luogo a patii e terrazze vegetate. L’edificio, dotato di fondazioni rinforzate per far fronte all’esigenza di accogliere al proprio interno macchinari pesanti, poggia su pilotis che lasciano parzialmente libero il suolo.
Lo studio strutturale per mitigare l’impatto del rumore e delle vibrazioni prodotti dai macchinari è stato sviluppato con la collaborazione specialistica dell’ingegnere Giovanni Moschioni del Politecnico di Milano.
Località Cerro Maggiore (Milano)
Committente AB Medica Srl
Progetto architettonico Giuseppe Tortato Architetti
Direzione artistica Giuseppe Tortato, Giorgia Celli
Team di progetto GTA Giorgia Celli (project manager), Elena Fantoni, Matteo Noto (parametric design)
Esecutivo e strutture A&I Progetti
Space planning e interior design Degw e Giuseppe Tortato Architetti
Imprese Gdm Costruzioni, Intercantieri Vittadello
Slp 9.000 mq
Cronologia 2010-2015
Premio Dedalo Minosse 2017
SEZIONE LONGITUDINALE A
SEZIONE TRASVERSALE B
SEZIONE TRASVERSALE C
SEZIONE TRASVERSALE D
Nella pagina di sinistra il fronte est dell’edificio con l’aggetto della copertura che protegge la terrazza vegetata e una vista dell’interno. Qui sotto, il fronte rivolto verso l’autostrada dei Laghi. Foto ©Daniele Domenicali.
Ab Medica Headquarters. Cerro Maggiore (Milano)
Impossibile non notarla: con pareti opache inclinate come falde e bianche come le vele di un’imbarcazione da competizione, da dieci anni l’edificio di AB Medica è diventato un landmark e un punto interrogativo lungo la Milano-Laghi, poco fuori dalla città.
La forma dell’edificio, che esprime dinamicità e innovazione, ne dichiara però la funzione, dal momento che è la sede di un’azienda specializzata nello sviluppo e nella commercializzazione di sofisticati robot medicali e strumenti per l’analisi del Dna.
Il progetto di Giuseppe Tortato Architetti – uno dei
primi esempi costruiti di architettura bioclimatica – sfrutta con intelligenza gli elementi passivi per ottimizzare l’illuminazione naturale e il comfort interno, proteggendo al tempo stesso dal rumore dell’autostrada.
Scolpito alla base dai grandi setti inclinati delle facciate ventilate, il volume si libera al livello superiore in un elemento più aereo e luminoso, definito da una piastra solidale al prefabbricato sottostante ma svincolata strutturalmente.
Sui fronti e sul lato est, le facciate vetrate sono attentamente orientate verso gli spazi verdi esterni. La copertura fortemente aggettata di forma
triangolare che conferisce all’edificio un aspetto leggero risulta impercettibilmente ruotata rispetto al volume sottostante per mitigare il surriscaldamento e favorire al contempo un’illuminazione naturale diffusa.
All’interno, gli spazi flessibili si articolano lungo percorsi organici che invitano a una fruizione degli spazi libera e naturale. L’impiego del verde anche negli interni crea un ambiente biofilico che favorisce la concentrazione e riduce lo stress.
Un interno dell’Arcadia Center. Sotto, schemi concettuali e il rivestimento verticale nero di uno dei due volumi adiacenti che formano il complesso.
Località Milano
Committente InvestiRE Sgr
Progetto architettonico, direzione artistica e coordinamento generale Giuseppe Tortato Architetti
Team di progetto GTA Giorgia Celli (project manager)
Daniele Nicoletti, Federico Carabelli, Ilaria Albertin, Matteo Noto (parametric design)
Progetto strutture, sicurezza, direzione lavori
F&M Ingegneria
Facciate e involucro Eurodesign Crotti
Progetto Impianti, acustica e Leed Tekser
Slp 23.000 mq
Cronologia 2018-2021
Nella foto e nei prospetti, l’involucro curvilineo orizzontale dettato da finestre a nastro alternate a fascioni metallici che caratterizza l’aspetto dell’Arcadia Center.
Foto ©Carola Merello e Moreno Maggi.
Per la ristrutturazione integrale di un edificio terziario degli anni Settanta nel quartiere Gallaratese di Milano, oggi sede degli uffici finanziari di Volkswagen, la committenza aveva espressamente richiesto la progettazione in Bim.
Lo studio Giuseppe Tortato Architetti, al quale era affidata la direzione artistica, ha sviluppato il progetto architettonico in Revit e ha coordinato un team di progettazione comprendente Tekser e F&M Ingegneria.
In Revit è stato creato un ‘modello federato’ del progetto, contenente tutti i modelli multidimensionali di architettura, strutture e impianti, condiviso
sul cloud proprietario del team per poter essere costantemente aggiornato e disponibile anche, dopo la consegna dell’opera, per la gestione e manutenzione nel tempo.
Pur preservando la riconoscibilità dei due volumi distinti preesistenti – l’uno ad andamento orizzontale ora sottolineato da fascioni metallici bianchi e serramenti a nastro, l’altro con un involucro nero ad andamento verticale che ne segue i profili spigolosi – il progetto architettonico ha totalmente modificato l’aspetto originale del complesso di 23.000 metri quadrati di superficie. Completano l’edificio spazi verdi sui lati est e
ovest di ciascuno dei cinque piani fuori terra, accessibili dall’interno attraverso grandi vetrate circolari, e un giardino pensile in copertura.
Gli accorgimenti ambientali adottati in sede di progetto hanno permesso all’Arcadia Center di ottenere la certificazione Leed Gold.
La copertura vista da drone e la pianta dell’abitazione. Sotto, viste dall’esterno. Foto ©Carola Merello.
Località Rho (Milano)
Progetto architettonico Giuseppe Tortato Architetti
Team Marco Bettalli (project manager), Daniele Nicoletti, Federica Grott
Strutture Bruno Salesi (Biesse Consulting)
Progetto esecutivo in Bim Simplex - Emanuele Banfi (Bim manager)
Superficie 300 mq
Abitazione unifamiliare. Rho (Milano)
Sceglie di chiudersi all’intorno disordinato dell’hinterland milanese – solo fessure vetrate nelle murature perimetrali – per aprirsi invece su una corte interna a patio che porta luce agli ambienti fuori terra e del seminterrato la residenza unifamiliare di 300 metri quadrati progettata per un committente privato.
Attorno al patio centrale si affacciano la zona giorno, composta da soggiorno a doppia altezza, pranzo, cucina e camera con bagno per gli ospiti, e la zona notte, composta da tre camere da letto e due bagni con un corridoio di collegamento verso la zona giorno.
Un corridoio a ovest ha il compito di creare una zona cuscinetto per mantenere le camere dei figli sempre fresche durante l’estate. Disposti a sud,
bagni e cabine armadio proteggono allo stesso modo la camera matrimoniale.
Il decoro dei frangisole e della recinzione in Corten disegna e definisce ombre e trasparenze che caratterizzano gli ambienti interni e sono leggibili anche dalla strada, creando una sorta di filtro visivo che dallo spazio pubblico porta alla corte interna e infine agli spazi privati. Anche in questo progetto Giuseppe Tortato ha adottato un approccio bioclimatico che concilia performance energetiche e benessere abitativo, sia con lo studio degli orientamenti e della pianta sia con lo spessore delle murature perimetrali e la conseguente inerzia termica che contribuisce a mitigare l’impatto del calore estivo.
Ampie vetrate si aprono sulla corte giardino interna. Fasce di metallo Corten traforato regalano giochi di luci e ombre e caratterizzano l’involucro e la recinzione esterna. Foto ©Carola Merello. Sopra, concept di studio dell’orientamento.
A Gabriele Neri, docente di storia dell’architettura al Politecnico di Torino, e alla Hoepli, che già nel 1955 pubblicò Costruire, il merito di avere ricostruito la carriera e l’opera di Pier Luigi Nervi confrontandosi con le molteplici dimensioni –scientifica, artistica, mediatica, imprenditoriale – dell’ingegnere diventato architetto per acclamazione. Se la sua riscoperta, dalla fine degli anni Novanta, è avvenuta in parallelo con il diffondersi di figure strutturali e oggetti architettonici chiamati a destare meraviglia, come il padiglione portoghese all’Expo di Lisbona o la Orbit Tower di Cecil Balmond e Anish Kapoor per le Olimpiadi di Londra del 2012, in realtà l’idea di bellezza strutturale di Nervi esprimeva concetti di essenzialità, simmetria e minimo ingombro – ovvero quell’arte del costruire nella quale confluivano tecnica, ingegneria e architettura –figlia dell’ingegno con il quale, tra gli anni Trenta e i Sessanta del secolo scorso, realizzò capolavori in Italia e nel resto del mondo. Al culmine della sua carriera, mentre in Italia “Nervi appariva come uno di quei film apprezzati dal pubblico ma disdegnati dalla critica nazionale” [P. Avarello, tre ricordi di Pier Luigi Nervi, dagli atti del convegno di Ancona del 1981] la stampa americana, affascinata dall’ideale di virtù puritana che emanava dalle sue strutture, più pragmaticamente scriveva che “with economy, clients will accept daring and even beauty” [Life]. In grande formato e organizzato in cinque capitoli, Pier Luigi Nervi. L’arte del costruire ben documenta inoltre, con foto e disegni anche inediti, le centinaia di opere costruite e non del maestro dello strutturalismo italiano.
Il design scandinavo cominciò ad affermarsi a livello internazionale con il padiglione finlandese di Alvar Aalto e quello svedese di Sven Markelius all’Expo di New York del 1939. In Italia riscosse l’attenzione di una borghesia colta a partire dagli anni Cinquanta, anche con le medaglie con cui le Triennali di quegli anni premiarono designer come Helga Foght, Tapio Wirkkala, Dora Jung e Arne Jacobsen. Degli arredi e dell’architettura scandinava affascinava e tuttora affascina la semplicità e il funzionalismo che, prima di essere una scelta estetica, era il risultato di un mix tra il rigore calvinista e le politiche orientate al welfare e all’equità sociale dei governi socialdemocratici che, affermatisi negli anni Trenta, avrebbero guidato i Paesi nordici per i successivi quarant’anni. Dal Novecento molto è cambiato, a cominciare dagli studi di architettura che riscuotono grande visibilità mediatica ma che nel frattempo, sull’onda della globalizzazione, si sono appiattiti – pensiamo a Big o a Snøhetta – su una produzione internazionale omologata. The Nordic Home ci riconduce invece a una dimensione locale con progetti residenziali di autori poco conosciuti
che del design scandinavo conservano lo spirito, l’inventiva e la semplicità originarie. Un altro aspetto che emerge dalla lettura dei progetti è l’attenzione verso la natura. In terre dal clima rigido ogni spazio che è possibile ricavare per vivere all’aperto durante i pochi mesi di bel tempo è benedetto. Innumerevoli, nel libro, le soluzioni che integrano con semplicità il verde, la luce, l’aria e l’acqua negli spazi da abitare.
The Nordic Home. Scandinavian Living, Interiors and Design
A cura di Robert Klanten e Masha Erman
Gestalten, Berlino, 2024
256 pp, Ill, En, 50 euro - ISBN 978-3-96704-168-2
Südgeländre progettato dall’Atelier Loidl. In questi casi, come in altri segnalati nel volume, è possibile cogliere le potenzialità espresse dalla foresta civile che anticipano una visione per la città del futuro. Una città possibile includendo quegli spazi di risulta che, abbandonati, hanno visto il ritorno delle specie vegetali, non solo erbe e arbusti ma persino alberi. A beneficio di tutti.
Pier Luigi Nervi. L’arte del costruire
Editore Ulrico Hoepli, Milano, 2024
336 pp, 60 euro
ISBN 978-88-360-1406-4
Sulla forestazione urbana esistono già accurate riflessioni di Ian L. McHarg e di Dieter Kienast che considera l’architettura del verde espressione dello spirito del tempo. Esperienze portate avanti ad esempio da Michel Corajoud o da Gilles Clément, autore di Il Giardino in Movimento e di Terzo Paesaggio, che ha messo in pratica le sue teorie a Parigi. A Milano il progetto ForestaMi si propone l’ambizioso obiettivo di mettere a dimora entro il 2030 tre milioni di alberi nell’area metropolitana. Ma in cosa consiste una foresta civile? Secondo Maria Livia Olivetti, professoressa associata di architettura del paesaggio presso l’Università di Palermo, è un sistema antropico e vegetale complesso dove natura e spazi culturali si integrano nel verde costituendo la vegetazione urbana in grado di superare le dimensioni dello spazio costruito. Non il verde romantico all’inglese o quello delle città-giardino ma la capacità – spaziale, agronomica e urbanistica – di ‘mettere l’albero giusto nel posto giusto’, demineralizzare e arricchire il suolo, progettare la difficile convivenza urbana tra il piano stradale e i sottoservizi. Tra gli esempi più riusciti la città foresta di Freiburg im Breisgau e i parchi realizzati a Berlino, come il Gleisdreieck di Fugmann Jannotta o il Natur Park Schöneberger
La foresta civile. Breviario per i boschi urbani contemporanei
Maria Livia Olivetti
Lettera Ventidue, Siracusa, 2024
159 pp, 21 euro - ISBN 978-88-6724-282-3
a
L’inevitabile intreccio tra Arte e Architettura
UN BREVE DISCORSO SULLA BELLEZZA, SOSTANTIVO TANTO USATO NEL LINGUAGGIO COMUNE
MA DA TEMPO AI MARGINI DEL LESSICO DEGLI ARCHITETTI
Anni fa Frank Gehry, interrogato sul tema della bellezza, disse che era meglio lasciar perdere perché questo voleva dire parlare di Dio. Eppure ‘bello’ è un termine talmente utilizzato nel linguaggio di tutti i giorni che sorprende che proprio in architettura, una disciplina che dovrebbe aspirare al coinvolgimento emotivo delle persone attraverso la qualità formale ed estetica, sia stato praticamente bandito. Bellezza, un sostantivo fuori moda dal XX secolo, senza dubbio nelle arti, ma anche e soprattutto in architettura, quando la matrice razionalista e positivista del Movimento Moderno aveva finito per oggettivare ogni cosa. Il risultato è che oggi la parola identifica qualcosa di non finito e non misurabile e pertanto privo di riferimenti oggettivi. Secondo un pregiudizio culturale che dura da quasi cent’anni ‘bellezza’ è considerato termine troppo vago, tanto da essere spesso associato a superficialità e approssimazione. Riscoprirne la centralità in architettura potrebbe al contrario essere ciò che ci aiuta a comprendere quanto un’opera riesce a rappresentare, attraverso una sintesi progettuale, livelli di connessione multipli con il contesto che coincidono con la capacità di ampliare lo sguardo oltre la semplice materia e la mera localizzazione fisica. Questioni di trascendenza o forse più semplicemente si tratta di recuperare un contatto, più o meno intenso e più o meno profondo, con il mondo che ci circonda, favorendo un nuovo modo di percepire e comprendere il nostro contesto esistenziale.
Michele Reginaldi, laureato presso l’Università Iuav, si trasferisce a Milano nel 1982 quando inizia la sua collaborazione con lo studio Gregotti di cui diventa Associato nel 1990 e Partner nel 1998. Nel 1982 fonda lo studio Quattroassociati e nel 2012 la RDY Milano-Shanghai. La pratica di artista visivo e plastico che sviluppa sin dagli anni Ottanta in parallelo alla professione è documentata in tre libri editi da Bolis. Le opere di Reginaldi fanno parte di collezioni d’arte private in Italia e all’estero e sono state presentate in allestimenti, cataloghi e pubblicità per Unifor, Knoll, Cassina Molteni&C, Poliform, Flexform Rimadesio, Luceplan e Salvatori. www.michelereginaldi.it
di Carlo Ezechieli
Michele Reginaldi è soprattutto noto come architetto, ma è allo stesso tempo un maestro d’Arte. La sua serie di sculture chiamate Morfemi e Costruzioni, che trovo notevoli, oltre a un numero infinito di disegni e opere di ogni tipo, non sono altro che due risvolti di uno stesso percorso che ho avuto il piacere di approfondire in questa conversazione. Questo suo racconto, arricchito dalla partecipazione di Bruno Pedretti, scrittore e saggista, già docente presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio e curatore di numerosi scritti sull’opera artistica di Reginaldi, è una scoperta e allo stesso tempo un modo per ricordarsi quanto, attraverso i secoli, per gli architetti è stato fondamentale il lavoro concettuale, quell’andare all’origine delle cose, oggi così subordinato agli aspetti tecnici che riguardano il costruire.
Partiamo dal presupposto che tra arte e architettura la contaminazione sia continua, ma per te dov’è l’origine?
Il concetto di architetto-pittore era molto presente nel Rinascimento, quando la figura dell’architetto non era solo tale, ma era anche pittore e scultore. Per quanto mi riguarda, fin da giovane mi è piaciuto costruire delle cose e lavorare con le mani. Ho iniziato molto presto a lavorare in una falegnameria dove, oltre a costruire piccoli oggetti, mi occupavo del restauro dei mobili antichi con decorazioni, fiori, figure e motivi vegetali. Credo che la mia passione per il disegno e per la scultura sia nata proprio da lì. Si può dire che ho da sempre avuto stretto rapporto con l’artigianato. All’inizio non pensavo potesse diventare arte, al massimo mi preoccupavo di realizzare un oggetto ben fatto. Negli anni ‘70, subito dopo il turbolento periodo del 1968, ho iniziato a frequentare il liceo artistico, e per la mia carriera è stato fondamentale. I professori erano giovani architetti e artisti, tendenzialmente dissidenti e senz’altro interessanti. Era un periodo storico molto animato, c’era un forte
legame tra studenti e professori, al punto che facevamo sciopero tutti insieme. Si studiava ma non più riproducendo gli ordini classici, studiavamo qualcosa di nuovo. Sicuramente si disegnava molto e questo è stato utilissimo anche in seguito.
E dalla tua formazione di artista cosa ti ha portato verso l’architettura?
Al terzo anno di liceo decisi di prendere l’indirizzo di architettura e di conseguenza iniziai a sperimentare anche in questo campo. Soprattutto fu significativo il fatto che l’architettura era vista da un punto di vista artistico. Finito il liceo mi iscrissi all’Università Iuav di Venezia, forse nella migliore stagione di quella scuola, dato che lì insegnavano personaggi come Gregotti, Aldo Rossi, Tafuri, Dal Co. Soprattutto Gregotti, con il quale ho poi sviluppato una parte molto significativa del mio percorso. Questo nonostante un primo incontro non felicissimo, visto che durante la prima revi-
sione del laboratorio di progettazione, si arrabbiò molto perché sosteneva avessimo perso completamente il principio. Questo malgrado avessimo disegnato tutto, fin nei minimi dettagli. Fortunatamente il secondo incontro andò benissimo, al punto che ci fece sostene-
Sotto, scultura in ottone parte della ricerca Costruzioni per l’architettura 1990. Foto ©Marirosa Toscani Ballo.
re l’esame tre mesi prima della fine del corso e fece pubblicare il nostro progetto su Casabella. Andò a finire che da e con Gregotti lavorai per decenni.
Parlavi prima di questo approccio duale, oggi molto raro e forse in declino, tra architettura e arte, molto comune nel Rinascimento, ma anche nel Moderno.
Faccio una precisazione, si tratta di un aspetto che esiste se si guarda in un’ottica di investigazione delle forme da un punto di vista dell’essenza strutturale, altrimenti si tratta di pura decorazione. Il problema arriva in seguito, quando ad esempio ci si mette a lavorare sull’articolazione di una facciata e si rischia di perdere di vista l’essenza stessa da cui si è partiti per cadere in un design per l’appunto decorativo.
Ho sempre ammirato la precisione e l’eleganza delle tue sculture. Questo richiede ine-
vitabilmente molto tempo e molta dedizione. Come si sviluppa il tuo lavoro in particolare sulle serie di sculture che tu chiami ‘Costruzioni’ e ‘Morfemi’?
Per rispondere a questa domanda devo tornare di nuovo indietro nel tempo. Ho sempre avuto una buona manualità. Ho sperimentato moltissimo il modo in cui si plasmano i diversi materiali, quali forme possono avere e come. Sono passato dal legno alla carta e dalla carta al metallo che, sicuramente, è il più difficile da lavorare. Principalmente uso l’ottone, dello stesso tipo usato per l’orologeria, questo perché essendo molto secco, permette una grande precisione. Una volta definito il disegno di quello che voglio realizzare, resta solo di mettersi sul tavolo di lavoro con tutta la pazienza necessaria e con il seghetto a mano, il trapano e altri strumenti per piegare e incidere. Inizio a tagliare le diverse componenti della struttura che poi vanno saldate. La costruzione di queste opere che non supera mai un metro di altezza, richiede molta precisione, per questo impiwego spesso gli stessi strumenti che utilizzano gli orafi. È necessario metodo, come in un piccolo cantiere. Ci vuole molta pazienza.
Non ti capita mai di iniziare una scultura e poi non essere soddisfatto? Fai delle prove per vedere se effettivamente funziona?
Si, mi capita, ad esempio in ‘Morfologia attorno al cerchio’, prima ho costruito il modello in cartone, poi ho iniziato la scultura in ottone. Trattandosi di cerchi sono più difficili da gestire, non ci sono angoli quindi le saldature sono più complicate e bisogna utilizzare tecniche diverse per mettere insieme i vari elementi. Le ‘Strutture leggere’ invece le ho costruite man mano, è impossibile costruire prima un modello e poi riprodurlo per elementi così sottili. In ‘Costruzioni per l’architettura’ ho stabilito invece prima le proporzioni di base e altezza e poi ho continuato osservando come le varie parti e le varie superfici reagivano tra di loro. Ad esempio, questo tipo di ricerca è stato poi utilizzato anche per la torre in piazza Tirana.
Il lotto di progetto era piccolo, per cui doveva essere alto e stretto, la sua struttura deriva appunto dalla ricerca fatta con questa serie di sculture.
Quali sono gli artisti o gli architetti che ti piacciono o che ti hanno influenzato di più? Ce ne sono tantissimi, per un periodo abbiamo fatto molti progetti in Cina e di conseguenza c’è stato modo di entrare in dialogo con la cultura cinese, almeno per quanto riguarda la progettazione e questo ha messo in crisi alcuni aspetti della mia esperienza che credevo ormai consolidati. Banalmente a Venezia, l’altezza del ponte è una conseguenza del fatto che deve riuscire a passarci sotto una gondola, invece i ponti cinesi hanno un determinato raggio affinché questo venga riflesso nell’acqua sottostante formando un cerchio perfetto. Riconsiderando il mio punto di vista su alcune cose è nato quindi un sincretismo fra cultura italiana e cinese. Altra grande ispirazione per me sono stati Bruno Taut, Rafael Moneo e Álvaro Siza, con il quale ho avuto l’opportunità di lavorare. Mi ricordo che aveva sempre con sé un quadernetto bianco e una Bic. Disegnava ossessivamente qualsiasi cosa, dalle colombe all’architettura, Disegnava sempre, mentre ti parlava o mentre era impegnato in una conferenza.
E invece artisti?
Sicuramente tutti quelli della Land Art, conosciuti grazie al periodo passato nello studio di Gregotti. Mi viene in mente Walter De Maria per il modo in cui pensa, Constantin Brâncuși, celebre per le sue opere massive e materiche.
Hai delle opere favorite tra quelle che hai fatto?
Sicuramente alcune delle mie preferite sono quelle che hanno come tema il cerchio. Poi sono particolarmente legato a quelle che sono concepite proprio come degli edifici, in alcuni casi ho anche studiato un modo, se un giorno fosse stato necessario, di inserire al loro interno ipotetici elementi funzionali che potrebbe-
ro renderle abitabili. Per me queste sculture sono come delle suggestioni, poi ognuno può vederci quello che vuole in base alle proprie esperienze. Tutte queste hanno dei caratteri ricorrenti, sono alte 30 cm, c’è un elemento mediano, ricorre la possibilità di ribaltamento sopra-sotto, cielo-terra. È bello vedere come questi elementi costanti condizionano gli elementi che invece sono variabili come la pianta.
Cosa diresti a un ragazzo che sta iniziando la carriera di architetto?
Gli direi di essere curioso di tutte le manifestazioni della realtà. Curioso significa interrogarsi costantemente su quello che vede e su quello che apparentemente sembra normale, perché di normale non c’è niente. Bisogna riuscire a registrare più elementi possibile nella propria mente perché sono questi che aiutano il ragionamento. Secondariamente, non bisogna pensare al tempo da dedicare a questa attività perché non è mai abbastanza: è una scelta e un percorso. Fare architettura con un coinvolgimento totale può sicuramente dare delle grandi soddisfazioni, se invece è solo un esercizio di attività tecnica non si riesce nemmeno a essere sereni con sé stessi. E infine consiglio di girare il mondo, l’esperienza diretta di qualcosa è ciò che effettivamente ti fa imparare. Più cose si vedono, più scambi si hanno, più si ha l’opportunità di interiorizzare una cosa. E poi bisogna avere la pazienza di provare e riprovare, di disegnare tantissimo, cercando di visualizzare concretamente un’idea e avere esperienza diretta con la forma ■
In alto, alcune sculture in ottone riferite alle diverse fasi della ricerca morfologica. Foto ©Marirosa Toscani Ballo.
A destra, sculture in ottone, esempio della ricerca Costruzioni per l’architettura 1990. Foto ©Marirosa Toscani Ballo.
Oltre alla bellezza oggettiva, ognuna di queste opere è uno studio sulla morfologia e sulla natura dei materiali proprio perché ciascuna rappresenta una sequenza di ragionamento.
Grazzini Tonazzini Colombo
Grazzini Tonazzini Colombo è uno
studio di architettura di Roma, Premio Italiano di Architettura 2024 come miglior giovane progettista. Michele Grazzini ha studiato all’Università di Pisa, lavorato con Foster+Partners ed è stato tutor a La Sapienza e professore allo Ied. Andrea Tonazzini ha studiato a Pisa e a Porto. Ha lavorato con Mangado a Pamplona e con Pawson a Londra e insegnato a La Sapienza e allo Ied. Giorgia Colombo, studi all’Università Roma Tre, all’École Nationale Supérieure d’Architecture de Paris-La Villette e al Politecnico, ha collaborato con vari studi a Milano e a Londra, con master Museo Italia presso l’Università di Firenze dopo aver insegnato al Politecnico di Milano. www.grazzinitonazzini.com
di Carlo Ezechieli
“Cosa vuoi essere, mattone?”, chiede Louis Kahn, e il mattone rispose: “Voglio essere un arco”. Uno strano interrogativo che tuttavia dimostra come porsi le giuste domande porta spesso a scoprire la natura profonda, il principio e in breve l’anima delle cose. Nel caso del Padiglione Maxxi Nxt, chiamato dagli autori Quintessenza, opera del gruppo Grazzini Tonazzini Colombo, sembra invece che il ruolo del proverbiale mattone venga sostituito da un raffinato principio di nobilitazione dei materiali. Questo trio di architetti under 35 rivela con quest’opera l’aspirazione, e credo anche la capacità, di utilizzare la banale e rozza materia per ottenere qualcosa che va molto oltre la stessa: credo che precisamente questa sia la caratteristica che definisce un’opera di architettura qualificabile come tale. Grande lavoro ideativo, disegni concettuali di una qualità espressiva di cui si era persa traccia per una costruzione semplice, provvisoria, realizzata con soluzioni economiche che dialogano alla perfezione con un contesto comple-
QUINTESSENZA È IL
PADIGLIONE REALIZZATO AL MAXXI DAL GRUPPO GRAZZINI TONAZZINI COLOMBO VINCITORE DEL PREMIO UNDER 35 E DELL’EDIZIONE 2024 DI NXT
tamente caratterizzato, per non dire sovrastato, dall’opera di Zaha Hadid.
Le superfici lucide di metallo avvolgono e orientano l’esperienza degli spazi, riflettono l’acqua del cortile interno, perdono di consistenza quando si trasformano in schermi per proiezioni. I patii interni definiscono una prospettiva inedita verso le chiome dei pioppi esistenti.
Gli arredi infine, semplici sgabelli, sono ciò che coincide con il ruolo di questi spazi quali ambienti versatili, adatti a molteplici utilizzi che vanno dalla dinamicità del gioco e della scoperta alla staticità della contemplazione. Secondo gli autori il Padiglione Maxxi Nxt è “…un’installazione che coniuga l’architettura teatrale al concetto di origine aristotelica, secondo cui ai quattro elementi tradizionali se ne aggiungeva un quinto, etereo, puro e incorruttibile, che costituiva la sfera celeste” e forse sì, è proprio vero che anche una semplice lamiera può aver voglia di diventare qualcosa di più grande ed ineffabile ■
Dall’alto, modello materico di studio del progetto, schizzo concettuale della pianta del padiglione e foto dell’ingresso. Foto ©Grazzini, Tonazzini, Colombo.
Luogo Roma
Anno 2024
Cliente Maxxi
Tipologia Padiglione temporaneo
Area 380 mq
Quintessenza, del gruppo Grazzini Tonazzini Colombo è il progetto vincitore della nuova edizione di Nxt, il programma del Maxxi Architettura e Design contemporaneo diretto da Lorenza Baroncelli, dedicato alla promozione di una nuova generazione di architetti e alla valorizzazione dello spazio pubblico. A cura di Pippo Ciorra
Enrico Scaramellini
es-arch, lo studio di Enrico Scaramellini ha affinato la propria sensibilità per gli aspetti paesaggistici e gli ambiti fragili e delicati. La costruzione di atmosfere, la capacità di indurre stupore attraverso l’utilizzo di materiali consueti è il fine dei progetti. Scaramellini è professore presso il Politecnico di Milano. Nel 2012 è stato tra i finalisti del premio Medaglia d’Oro per l’Architettura Italiana della Triennale. Nel 2014 ha partecipato alla 14. Biennale di Architettura di Venezia nella sezione Un Paesaggio Contemporaneo del Padiglione Italia. www.es-arch.it
Progetto: prospetti planimetria e innesto del volume della palestra di arrampicata nell’angolo dell’edificio esistente.
L’edificio della parete di arrampicata visto da due diverse prospettive.
Luogo Campodolcino (SO) 1.071 m s.l.m
Progetto architettonico ES-arch. Enrico Scaramellini
Daniele Bonetti
Committente Comune di Campodolcino (cofinanziato da Comunità Montana Valchiavenna)
Progetto strutture Studio Tecnico Bianco Mastai
Importo lavori 400.000 euro
Data di completamento 2023
Fotografie Marcello Mariana
In alto prospetti della palestra in cui si vedono i giochi di luce che si creano in facciata durante le ore del giorno.
di Carlo Ezechieli
IL PROGETTO DI ES-ARCH, ENRICO SCARAMELLINI E DANIELE BONETTI
PER UNA NUOVA STRUTTURA PER L’ARRAMPICATA SPORTIVA A CAMPODOLCINO
Si tratta del progetto di una struttura per l’arrampicata sportiva nel Comune di Campodolcino, in provincia di Sondrio, una stazione turistica a circa 1000 metri di quota in una valle alpina. La rilevanza architettonica dell’intervento deriva dalla sua forte relazione con il contesto che lo circonda che, sia da un punto di vista planimetrico che volumetrico, richiama gli elementi naturali del luogo. Sono proprio gli alberi ad essere utilizzati come unità per misurare il volume che, a seconda della stagione e quindi alle loro condizioni naturali, lo fanno apparire o più imponente o più integrato nella natura.
La sua posizione all’interno dell’area di progetto e la sua vicinanza al bosco fanno in modo che venga scoperto dai visitatori mentre si avvicinano ad esso. Altro elemento che sottolinea la forte relazione figura-sfondo che
si instaura fra progetto e bosco circostante è che il volume, come lo descrive l’architetto stesso, appare come un imponente monolite che, celando la sua origine artificiale, sembra far parte del paesaggio circostante. Questo effetto è accentuato sia dalla forma poligonale della pianta, sia dal tetto inclinato. Per sottolineare inoltre l’importanza della matericità della palestra, l’edificio è interamente realizzato in calcestruzzo pigmentato e gettato in opera in cinque fasi di cui ognuna definisce i rispettivi marcapiani orizzontali che scandiscono il prospetto.
La parte inferiore dell’edificio è piana e liscia, mentre i quattro livelli superiori sono caratterizzati da piani che creano un gioco geometrico sfalsandosi e alternandosi con diverse profondità e larghezze. Il calcestruzzo essendo pigmentato e tratta-
to con diversi gradi di sabbiatura, fa in modo che il colore della facciata cambi a seconda delle condizioni ambientali e dell’ora della giornata.
All’interno del calcestruzzo vengono inseriti elementi metallici quadrati che riflettono e simulano la presenza di vene di quarzo all’interno delle rocce. L’unica apertura presente nel volume è la grande vetrata a Sud che funge sia da fonte di luce per la parete di arrampicata al di sotto di essa, sia, in senso metaforico, da grande orologio, permettendo di percepire lo scorrere del tempo e le variazioni climatiche a chi sta dentro l’edificio ■
Interamente in vetro, le facciate dell’e-Building Ferrari sono in parte opaline e in parte trasparenti.
LUCE, BENESSERE PREFABBRICAZIONE
EVOLUTA E USO EFFICIENTE DELLE
RISORSE: IL NUOVO
E-BUILDING FERRARI
PROGETTATO DA MARIO
CUCINELLA ARCHITECTS A MARANELLO È UN
ESEMPIO DI INNOVAZIONE E UN VETTORE DI RIQUALIFICAZIONE PER UN’AREA INDUSTRIALE
In alto, le aree produttive sono molto luminose, pulite e tecnologiche.
È un involucro continuo di vetro, in parte opalino e in parte trasparente, quello che avvolge il nuovo edificio produttivo progettato da Mario Cucinella Architects per il campus Ferrari a Maranello.
Inaugurato pochi mesi fa alla presenza del Presidente della Repubblica, l’edificio – che prende il posto di precedenti strutture industriali demolite – è destinato alla motorizzazione di tutte le vetture Ferrari, inclusi i futuri modelli elettrici.
Organizzato internamente su due livelli, all’esterno il volume, con un’impronta vagamente a L, poggia su un basamento scuro, composto da pannelli prefabbricati ritmati da due diverse finiture. Morfologicamente, questo basamento rende ancora più evidente la trasparenza dei livelli superiori, che di giorno riflettono il paesaggio dell’intorno e la sera trasformano l’e-building in una sorta di lanterna luminosa. Il Dfma, Design for Manufacturing and Assembly, è il principio che ha guidato l’intera
progettazione, consentendo di ridurre gli impatti ambientali legati ai materiali utilizzati e ai processi, favorendo anche l’efficientamento nelle fasi successive alla costruzione e all’assemblaggio.
La superficie utile dell’e-building, per un totale di 42.500 metri quadrati, si sviluppa su due livelli principali e due piani ammezzati che accolgono uffici direzionali.
Dalle scelte architettoniche – compreso l’uso che è stato fatto dei profili strutturali orizzontali, trattati come marcapiano che lo fanno apparire più un edificio per uffici che una struttura industriale – trae grande beneficio lo spazio interno, ampio, razionale e inondato di luce, a tutto vantaggio della qualità del lavoro che vi si svolge e del benessere di maestranze e impiegati. Numerose le aree relax, incluso un ampio giardino pensile sul quale si affacciano le attività produttive.
La qualità del progetto non si limita al nuovo edificio ma assume carattere urbano ponen-
dosi – nelle parole di Mario Cucinella – come «vettore di riqualificazione di una parte consistente dell’area produttiva della città», ovvero promuovendo un modo di concepire gli insediamenti industriali che, andando oltre i tipici capannoni industriali, sia in grado di integrarsi nel tessuto urbano, comprendendone le specificità e instaurando forme di dialogo e, oseremmo dire, di civile convivenza nonostante i diversi livelli di scala.
L’e-building si colloca infatti nella porzione nord di espansione dell’insediamento produttivo di Maranello e il progetto, che ha previsto la piantumazione, a ovest, di 200 nuove alberature per mitigare l’isola di calore estiva, ha ridisegnato anche la viabilità, circoscrivendo il traffico pesante per ridurre le interferenze con i percorsi pedonali.
Località Maranello
Dal suolo recuperato grazie alla demolizione di precedenti edifici è stato infine ricavato un nuovo parcheggio pubblico provvisto di stalli per la ricarica di veicoli elettrici.
Dal punto di vista ambientale, l’e-building è stato progettato per raggiungere un livello di prestazione Nzeb di classe A2, con materiali riciclabili e certificati in termini di ridotte emissioni di sostanze nell’ambiente e con sistemi di climatizzazione in pompa di calore, a cui si somma una significativa quantità di produ-
zione di energia da fonte rinnovabile, con 1,3 MW di fotovoltaico installato in copertura. La gestione delle acque avviene invece attraverso la raccolta in una vasca di accumulo così da poter essere riutilizzate all’interno dell’edificio. Infine, l’involucro edilizio è stato progettato con importanti prestazioni termiche, tipiche dei più moderni edifici direzionali ma inusuali per un edificio produttivo ■
Committente Ferrari
Progetto architettonico Mca - Mario Cucinella Architects
Project manager Michele Roveri
Project leader Alessandro Gazzoni
R&D unit manager Lori Zillante
Progetto strutture Planning Ingegneria
General contractor Techbau
Area di intervento 42.500 mq
Completamento 2024
Foto Duccio Malagamba
PROSPETTO EST
PROSPETTO NORD
PROSPETTO OVEST
PROSPETTO SUD
La presenza del verde è una componente fondamentale del progetto. In alto a sinistra, un quadro generale del campus di Maranello e il riordino della viabilità.
Mca. Mario Cucinella Architects
Con oltre 100 professionisti impiegati nelle sedi di Bologna e Milano, lo studio fondato nel 1992 a Parigi da Mario Cucinella è specializzato nella progettazione architettonica che integra strategie ambientali ed energetiche per il cui sviluppo si avvale di un dipartimento di R&D interno. Lo studio ha realizzato numerosi progetti in Italia e nel mondo – tra i più recenti la torre Unipol nel quartiere di Porta Nuova, il museo d’arte di Fondazione Luigi Rovati e nuovo polo chirurgico e delle urgenze dell’ospedale San Raffaele a Milano – e conta circa 50 progetti in corso di realizzazione. Nel 2015 Mario Cucinella ha fondato Sos - School of Sustainability Foundation, scuola per fornire a giovani progettisti e neolaureati gli strumenti utili per affrontare le questioni ambientali con un approccio aperto, olistico e guidato dalla ricerca. www.mcarchitects.it
Il concetto di involucro riguarda anche la copertura con le falde e le terrazze vegetate che a tutti gli effetti appaiono come una quinta facciata. Foto ©Marcin Dworzynski e ©Piero Savorelli.
Dalla relazione progettuale
TRASPARENTE, OPACO O SPECCHIANTE SECONDO IL PUNTO DI VISTA, SIDERA SI INSERISCE COME UN CORPO ESTRANEO IN UN CONTESTO DI BANALI CAPANNONI
INDUSTRIALI. UN SEGNO DI FIDUCIA NELLA POSSIBILITÀ DI INTERPRETARE CON L’ARCHITETTURA LE TRASFORMAZIONI
ACCELERATE DEI TEMPI CHE VIVIAMO
Il complesso sorge ai margini della città di Forlì, all’interno di un’area produttiva che la zonizzazione urbanistica ha individuato ai bordi dell’antica centuriazione romana, un punto privo di linguaggio architettonico: a dominare il paesaggio solo un monotono susseguirsi di capannoni prefabbricati.
Il progetto si inserisce dunque in un contesto che non offre spunti o vincoli se non quelli legati al rigido e tassativo programma funzionale del committente (la cooperativa di Commercianti Indipendenti Associati Conad), riassumibile in tre punti: massima flessibilità nella configurazione degli uffici, evitando la formula dell’open space e garantendo spazi
lavorativi esclusivi per una o due persone; un unico livello per ognuno dei sei dipartimenti in cui si articola l’organizzazione aziendale; la possibilità di disporre di una sala assemblee da 200 posti e di uno spazio refettorio che possa eventualmente essere convertito in spazio per ufficio.
La scelta è stata di non privilegiare la ricerca formale in sé ma lasciare che l’edificio si svelasse adattando le sue linee alle esigenze funzionali e logistiche imposte. La forma che oggi apprezziamo è il risultato di un processo creativo che paradossalmente assorbe la razionalità e il pragmatismo della cooperativa, facendo dell’headquarter stesso la prima rappresenta-
tissellistudioarchitetti
tissellistudioarchitetti viene fondato nel 1998 da Filippo Tisselli (a destra nella foto), cui si affianca nel 2001 Cinzia Mondello. Dal 2011 collabora con lo studio di Cesena Marcin Dworzynski. L’attività di progettazione spazia dall’edilizia residenziale al terziario dall’architettura d’interni al design. Lavorando nel e per il territorio, lo studio si propone come una realtà locale che conserva le dimensioni tipiche della struttura di provincia dove convergono le esperienze maturate e vissute, lo studio del linguaggio la ricerca di tecnologie e materiali, la cura del dettaglio esecutivo, nell’intento di aprire alla dimensione locale il panorama dell’architettura internazionale. https://tissellistudio.com
I prospetti dei lati corti ospitano le scale esterne di sicurezza interamente rivestite in alluminio.
Per realizzare le pinne verticali sono stati impiegati
6 chilometri di alluminio Ponzio. Il sistema di facciata è stato realizzato da Gec.al Serramenti.
zione del rigore scientifico dell’azienda. Il Sidera si sviluppa orizzontalmente per una lunghezza di 100 metri e un’altezza di 33 partendo da un basamento di terreno alto circa 3 metri. Solo tre sono i materiali che connotano la superficie esterna: alluminio (6 km di pinne verticali), cemento pigmentato nero e vetro (circa 5mila mq di superficie vetrata in facciata).
L’alluminio delle lamelle è protagonista e riflette la luce naturale assumendo connotazioni e colori differenti nelle varie ore del giorno e a seconda delle condizioni atmosferiche. Questo, unito al ritmo serrato delle pinne frangisole, crea il piacevole inganno – circumnavigandolo – di percepire l’edificio come un blocco opaco o trasparente a seconda del punto di vista da cui lo si guarda. Il concetto di involucro non riguarda solo le
superfici perimetrali ma include la copertura, da subito intesa come una sorta di quinto prospetto, consapevoli del fatto che gli strumenti di navigazione contemporanei come Google Earth ci hanno abituato a guardare e percepire lo spazio dall’alto. Questa consapevolezza si traduce nell’esigenza di dare una chiave di lettura architettonica anche da questa visuale. La scelta cade sul tema vernacolare del tetto a falde, di per sé inedita in un contesto industriale: sei falde inclinate si articolano sul territorio sfruttando i tre grandi lucernai come anelli di congiunzione, alla ricerca di un dialogo con lo skyline dei vicini Appennini. Anche lo studio degli interni è stato affrontato come un progetto integrato. La pelle di vetro del Sidera controlla il flusso di ingresso dell’illuminazione naturale che inonda ogni spazio lavorativo; i corpi luminosi seguono il ritmo
Nell’atrio (a destra) sono installate porte automatiche
scorrevoli Geze ECdrive T2 con funzione ‘Ridondante’ e angolari a 140° Geze Slimdrive Slv dai profili minimali.
Automazioni Geze Powerturn-F anche per le porte tagliafuoco a doppia anta.
Sotto, disegno e vista della scala centrale che si snoda a tutt’altezza al centro dell’edificio.
Foto ©Marcin Dworzynski e ©Piero Savorelli.
circadiano delle 24 ore; le tecnologie per il controllo della ventilazione e la totale assenza di finestre apribili rendono l’aria interna pulita e salubre nonostante ci si trovi in una delle aree più inquinate d’Europa; da ogni spazio interno e da qualunque livello è possibile affacciare la vista sul verde esterno.
Tutti questi fattori, uniti al controllo maniacale dell’isolamento acustico, garantiscono condizioni lavorative di estremo benessere psicofisico, che inevitabilmente si traduce in una maggiore qualità lavorativa dei dipendenti.
Tra scaglie e tagli diagonali le grandi scale interne si propongono come il vero tema di rottura dell’intero impianto, a partire dall’essere l’unico ambiente da cui l’edificio può essere vissuto in tutta la sua altezza.
Il nastro del parapetto striscia e si snoda come un organismo vivente le cui radici vengono at-
tratte dalla luce solare che penetra attraverso il grande lucernaio. Grandi ballatoi ospitano comode sedute, presenti qui come in tutti i percorsi distributivi, piccole piazze/punti di incontro che invitano le persone a fermarsi e a interagire tra loro, contribuendo a creare un senso di comunità all’interno dell’ufficio. Il Sidera è un organismo vivente e creativo che nega la logica rigida dell’ortogonalità, evita qualunque costrizione statica obblighi a simmetrie monumentali e banali. L’ingresso, gli spazi distributivi, la sala assemblee, l’ultimo piano si articolano in un gioco di compressione alternata tra pareti e soffitti, superfici inclinate e sfaccettate.
In un contesto privo di identità e valore architettonico l’edificio si propone come un contenuto nuovo, una sorta di regalo, di risarcimento a un territorio denso di scarsa qualità ma
che può evidentemente diventare un territorio migliore, a beneficio di chiunque ne arrivi a fruire (nello specifico si pensi ai dipendenti della cooperativa). Anche la scelta di circondare l’headquarter di 300 alberi e 22mila piante è la risposta al desiderio di disinnescare il contesto nel quale è costruito.
Nel progetto dell’headquarter non c’è formalismo, ne individualismo, ma c’è alla base un forte senso di realtà, l’intento di interpretare le molteplici esigenze – espresse e inespresse – del committente e degli utenti, di percepire e tradurre nell’edificio le trasformazioni che inevitabilmente l’uomo attraversa, senza mai perdere di vista la centralità delle relazioni e dell’essere uomo e individuo in un’attualità che ci tiene sempre più distanti dagli altri e dall’ambiente che ci circonda ■
Le piante dei diversi livelli. Sidera si sviluppa per una lunghezza di 100 metri e un’altezza di 33 al di sopra di un terrapieno rialzato di circa 3 metri sul piano di campagna.
Località Forlì
Committente Cia Conad
Progetto architettonico tissellistudioarchitetti
Progetto strutture aei progetti; Gabriele Casadio
Progetto impianti Idrotermica coop (meccanici); Sbe (elettrici); Casadei & Pellizzaro (building automation)
Acustica Andrea Farnetani
General contractor Cmb
Facciate Gec.al Serramenti con alluminio Ponzio
Porte automatiche Geze
Arredi su misura Estel
Sedute Herman Miller
Resine Kerakoll
Solid surface Himacs
Slp 10.000 mq
Completamento novembre 2023
Basato su scelte di design alquanto raffinate, su precisa richiesta del committente il progetto degli interni rinuncia all’open space a favore di uffici singoli. Ogni piano è dedicato a un’unica funzione organizzativa. Foto ©Marcin Dworzynski e ©Piero Savorelli.
Sotto, la grande sala del consiglio di amministrazione all’ultimo piano con il tavolo – suddiviso in 3 elementi – realizzato custom da Estel. Foto ©Marcin Dworzynski e ©Piero Savorelli.
Particolarmente rilevante nell’interior design di Sidera l’intervento di Estel Group, che ha realizzato arredi interamente su misura per la reception, il podium dell’auditorium, le scrivanie direzionali e il grande tavolo – 24 metri suddivisi in tre elementi – del consiglio di amministrazione, realizzato in Himacs solid surface nero. Sempre su misura le partizioni vetrate interne, realizzate a partire dal prodotto di serie Parete 60 personalizzato con vetro acustico e finitura di alluminio pallinato. Alluminio pallinato silver o nero anche per le boiserie, che includono sia pareti cieche sia armadiature e porte a specchio. Sempre Estel ha realizzato inoltre gli specchi dei bagni, con cornici in Corian. www.estel.com
Il design, la tecnologia e la componente green hanno un ruolo importante in tutto il progetto.
UN UFFICIO DOVE CONVIVONO LAVORO E BENESSERE. PROGETTATO DA CUSHMAN & WAKEFIELD PER BRITISH AMERICAN TOBACCO ITALIA
Per la propria sede italiana Bat (British American Tobacco) ha scelto un edificio, nel quartiere Eur di Roma, certificato Well Gold, l’attestazione che prende specificatamente in considerazione gli aspetti legati al benessere degli occupanti.
Si tratta degli stessi aspetti che hanno guidato il team di Project & Development Services di Cushman & Wakefield nella progettazione del layout e del fit-out della nuova sede della multinazionale.
Condotto in modalità Design&Build, l’intervento del team di progettazione di C&W si sviluppa su una superficie complessiva di 3.200 metri quadrati, ovvero gli interi settimo e ottavo piano dell’edificio, e disegna un ambiente
Cushman & Wakefield ha seguito il cliente in tutto l’iter progettuale e realizzativo, dalla selezione degli uffici alla loro realizzazione.
di lavoro che rispetta i requisiti di sostenibilità già presenti nell’immobile incrementandone l’efficacia e promuovendo in tutte le sue forme il benessere.
Il settimo piano è uno spazio vivace e accogliente, pensato come luogo di incontro con gli ospiti esterni e per pause rigeneranti dalle attività lavorative. Attorno a un hub centrale sono organizzati uno spazio caffè, ambienti di incontro informali e sale riunioni con ampie grafiche colorate. Attraversandolo si raggiunge un’area di servizi per i dipendenti: palestra, game area, un’ampia area ristoro e spazi aperti di collaborazione. All’ottavo piano si trovano invece gli spazi operativi e direzionali: qui gli uffici chiusi, decorati con
Cushman & Wakefield
Il Project & Development Services Team di Cushman & Wakefield, guidato da Lamberto Agostini, è composto da architetti, ingegneri e interior designer con un forte knowhow architettonico e tecnico. Il dipartimento, da oltre 20 anni impegnato nello sviluppo di spazi ufficio, retail e siti industriali, è composto da più di 40 professionisti esperti nella gestione dell’intero processo di sviluppo del progetto. Nella foto, da destra: Egle Giordano, Davide Santicchia, Alessandra Marcucci. www.cushmanwakefield.com
grafiche a tutta parete, sono intervallati da colorati spazi ancillari a supporto delle diverse esigenze lavorative, come alcove, phone booth, aree per incontri informali e coffee point.
Il progetto ha dedicato particolare attenzione alla selezione dei materiali, alla loro provenienza e al loro ciclo di vita. Si sono prediletti pavimenti realizzati con materiali riciclati e riciclabili , riducendo così gli scarti. I legni scelti per gli arredi provengono da riforestazione sostenibile, le vernici sono prive di emissioni nocive e i corpi illuminanti sono di ultima generazione.
L’inserimento del verde è risultato fin da subito una priorità, per garantire benessere, qualità dell’aria e un senso di relax ed è stato progettato e declinato nell’architettura degli arredi e delle differenti aree.
La progettazione è stata sartoriale, costruita sulle esigenze del committente, rispettando gli input in maniera minuziosa. La stretta collaborazione tra il team di progettazione e quello di Design&Build ha permesso di realizzare i lavori rispettando la timeline di soli 4 mesi grazie all’approccio Open Book e ottimizzando tempi e costi senza perdere di vista la qualità del progetto ■
Sono numerosi gli spazi ancillari come sale riunioni e phone boot per garantire privacy e un buon livello acustico.
EVOSPACE
Evospace ha contribuito alla realizzazione della nuova sede di Bat fornendo 200 sedute Herman Miller Mirra 2 e Cosm, che uniscono ergonomia, funzionalità, design e sostenibilità. Evospace è una realtà consolidata nel settore delle forniture B2B, specializzata nella realizzazione di ambienti Office, Educational e Hospitality. Con un’esperienza ventennale nel mondo del workplace, supporta l’architetto, offrendo soluzioni sia in materia di arredo standard e custom, sia di finiture d’interni. Grazie alla collaborazione con importanti partner internazionali come MillerKnoll e Framery, Evospace pone attenzione al benessere delle persone rispondendo alle moderne esigenze di comfort e sostenibilità ambientale.
www.evospace.it
Le grafiche, studiate appositamente per gli spazi contribuiscono a rafforzare l’identità del brand e creano un impatto visivo forte che consolida la visione aziendale.
Per il pavimento il team di Project & Development Services di Cushman & Wakefield, in accordo con le linee guida del cliente, ha selezionato le quadrotte autoposanti Bkb di Bolon Tatami introdotte nel mercato italiano da Liuni. Il tessuto vinilico a effetto stuoia per pavimenti a uso interno, con supporto in pvc e fibre di vetro, è stato scelto per le diverse opzioni di personalizzazione e per i valori di durabilità, pulibilità, sostenibilità.
È posato a correre, con le trame in continuità, nello stesso senso, nei corridoi e a scacchiera in alcune stanze per creare una sorta di tappeto centrale nelle zone più significative degli uffici. Sono stati scelti due toni di grigio. Le tonalità neutre, utili per ampliare lo spazio e per renderlo più luminoso, contribuiscono anche a far emergere i colori dei giochi grafici alle pareti. www.liuni.com
La game area, l’ampia sala ristoro e gli spazi di collaborazione sono alcuni degli ambienti sviluppati a corredo degli uffici e delle zone operative.
NEW IDROSERVICE
L’azienda romana, specializzata nel noleggio e nella manutenzione di piante in idrocoltura, da oltre trent’anni offre soluzioni personalizzate per uffici, hotel e spazi pubblici, creando ambienti verdi che migliorano l’estetica e la qualità dell’aria. Dopo un attento sopralluogo della sede di Bat, New Idroservice ha sviluppato il progetto del verde lavorando a stretto contatto con Cushman & Wakefield. Sono state quindi selezionate piante ornamentali che uniscono bellezza e funzionalità. Da un lato le fioriere di diverse altezze e colori si integrano con armonia all’arredo degli ambienti che compongono l’ufficio; dall’altro contribuiscono alla purificazione dell’aria per un luogo di lavoro sano e stimolante.
www.newidroservice.it
Località Roma
Committente Bat, British American Tobacco
Workplace strategy, design, Project management e Construction Cushman&Wakefield, Cushman&Wakefield
Design & Build
Project Supervisor Davide Santicchia
Design Lead Egle Giordano
Costruction lead Luca De Domenico
Costruction Manager Alessandra Marcucci
Workplace specialist Filippo Cerqua
Arredi di serie e di design Cardex
Sedute operative Evospace
Arredi custom Ferrari Arredamenti
Pavimentazioni Liuni
Progetto del verde New Idroservice
Luci Telmotor
Superficie 3.200 mq
Foto Pietro Agostini
Società che opera da più di vent’anni nel campo del contract di arredo per gli spazi del lavoro, è la sintesi della collaborazione tra due architetti milanesi, Pietro Carullo e Paolo Della Salda. È una realtà dinamica e originale nella quale la contaminazione di idee, esperienze e persone hanno generato un nuovo modo di progettare e vivere gli spazi, secondo i nuovi paradigmi degli ambienti del lavoro e i principi del comfort e della sostenibilità. Con un pull di aziende partner, leader nel campo dell’interior design e del contract, Cardex si affianca a studi di architettura e ingegneria, progettisti e aziende per fornire supporto in qualsiasi fase della progettazione e proponendo specifiche soluzioni d’arredo per ogni tipologia di uffici, spazi collettivi di accoglienza, informali e outdoor.
www.cardex.it
LA NUOVA SEDE MILANESE
DI CC-TAPIS FIRMATA DA PARISOTTO+FORMENTON
OCCUPA UN EDIFICIO
MANIFATTURIERO IN UN’AREA NON LONTANA
DALL’AEROPORTO DI LINATE
L’approccio progettuale muove dalla considerazione che gli Headquarter ospitano una comunità dinamica di persone che durante la giornata affronta diverse attività lavorative, ma anche conviviali e relazionali. I diversi spazi hanno caratteristiche differenti e coerenti con la vocazione funzionale e il mood delle varie aree.
La principale chiave interpretativa che è stata data al progetto è quella cromatica. Il colore è materia dominante del lavoro quotidiano, dell’ispirazione e della vision di cc-tapis; pertanto, fin da subito i progettisti hanno impostato il dialogo con la committenza sul tema delle cromie.
A partire dall’esterno, dove un monocromo azzurro cielo veste interamente il volume ar-
chitettonico, quasi a confondersi con il raro azzurro del cielo milanese. La zona è in fermento e sta vedendo molte trasformazioni. La scelta del monocromo azzurro per l’esterno è molto precisa e si accompagna a un’illuminazione non “prepotente” in notturna, dettata dalla volontà di non aggiungere inquinamento luminoso, ma tenere un tratto discreto. Internamente invece si è giocato con due colori principali, studiati a lungo per individuare le nuance più adatte. Il rosa accompagna in un monocromo totale i percorsi verticali lungo le scale e penetra verso le aree più interne portandovi luce. Al piano principale le due ali destra e sinistra sono dei total look rosa e azzurro dove il tono si va desaturando quasi impercettibilmente di ambiente in ambiente.
Il colore diventa materia di progetto già nella ristrutturazione esterna dell’edificio di cui il progetto conserva il carattere industriale sfruttando il grande lucernario in copertura per portare luce naturale negli ambienti. Sotto, il livello soppalcato che si affaccia sulla ‘piazza’ interna dell’area conviviale.
Appassionati di arte contemporanea tanto i progettisti quanto i committenti, il progetto è anche ispirato alla passione comune per l’arte minimalista americana a cui rende omaggio anche l’installazione del fascio di luce continua che attraversa verticalmente il vano scala per quattro piani, un segno importante dell’intero building che accoglie chi entra e lo conduce attraverso i diversi spazi. Gli interni sono improntati alla convivenza funzionale di aree di lavoro di concentrazione ed altre dedicate alla ricerca creativa, al brainstorming e alla condivisione. Grande importanza è stata data agli spazi condivisi: il più importante per estensione e centralità è la grande ‘piazza’ del terzo piano verso la quale si affacciano come su un cortile interno le balconate con gli uffici open space del livello superiore. Lo spazio aperto accoglie una grande cucina attrezzata con un’isola Wing Kitchen (design Parisotto+Formenton per True Design), un grande tavolo comune per il lunch condiviso e la silence room per le pause di relax. Altro tema progettuale importante è l’equilibrio tra luce naturale – che fluisce abbondante dal grande lucernario della copertura a volta – e luce artificiale, un equilibrio molto delicato quando si tratta di spazi di vita e di lavoro dove il comfort visivo è cruciale. È stata l’analisi del percorso del sole, che filtra zenitale e indiretto per gran parte della giornata attraverso il lucernario, a determinare l’introduzione di apparecchi dedicati al diverso genere di attività che si svolgono negli spazi. È apparso subito di grande importanza assicurare ottima luce e resa cromatica laddove si lavora direttamente con il colore: i tavoli dedicati al team creativo che lavora con i colori e la materia tessile sono stati particolarmente curati dal punto di vista illuminotecnico e vedono l’installazione di lampade con un ottimo indice di resa cromati-
Parisotto+Formenton Architetti
Fondato da Aldo Parisotto e Massimo Formenton, da 35 anni lo studio con sedi a Padova e Milano orienta la propria ricerca verso molteplici temi progettuali: in architettura con realizzazioni museali, commerciali, direzionali e residenziali, in Italia e all’estero; nel progetto d’interni specializzandosi principalmente nel settore retail, con solide collaborazioni con aziende della moda, del lusso e del food; nel product design con aziende dell’illuminazione, dell’arredo, e della nautica. Attualmente gli architetti seguono l’art direction di True Design e la creative direction di Qu. www.studioparisottoeformenton.it
ca per garantire che la percezione del colore sia fedele e la qualità della luce elevata. Nelle zone dove si svolgono lavori d’ufficio è stata prevista una illuminazione di focus adatta ad attività da svolgere al computer, mentre per gli spazi dedicati ai momenti conviviali sono stati sviluppati concept dedicati: per esempio c’è luce bassa e soft nella sala relax e meditazione e luce focalizzata sul grande tavolo dining condiviso nella zona cucina ■
CREDITI
Committente cc-tapis
Progetto Parisotto+Formenton Architetti
Progetto illuminotecnico P+F in collaborazione con Daniele Lora
Illuminazione Qu Arredi True Design
Dall’azzurro al rosa: sfumando da ambiente ad ambiente il colore definisce gli interni e avvolge anche la struttura industriale a vista.
QU
Nella sede milanese di cc-tapis la qualità della luce è cruciale, soprattutto per quanto riguarda la zona dedicata al team creativo. Qu ha proposto sistemi di illuminazione con un’altissima resa cromatica (>95) e una restituzione fedelissima del colore, soprattutto sui rossi. Approccio totalmente differente per gli spazi conviviali, con una luce molto bassa e soft nella sala relax e meditazione e sospensioni a luce diffusa della serie Dress Me (design 23bassi Studio di Architettura) per il grande tavolo dining condiviso. In coerenza semantica con i due colori dominanti ogni prodotto Qu, come binari, sospensioni, piantane e faretti, è stato personalizzato nel colore per meglio coordinarsi al monocromo dell’ambiente.
La neutralità, invece, definisce le aree operative dove il team cc-tapis lavora quotidianamente con un ampio spettro di colori.
www.qu-lighting.com
Nella zona in cui sorge Nervesa 21 è in atto un vasto processo di trasformazione urbana, anche in vista delle Olimpiadi 2026. Foto ©Andrea Martiradonna.
L’architettura è formata da due torri comunicanti di 8 e 14 piani. Le pareti vetrate sono alte 6 metri per l’edificio alto e 3 metri per quello di otto piani.
Lombardini22
Lombardini22 ha introdotto per primo un metodo multidisciplinare e multiautoriale, basato su un’attività di analisi e consulenza strategica pre-progetto. Oggi il Gruppo è specializzato nei settori Office, Retail, Urban, Living, Hospitality Education, Data Center, Fair. Nella foto da sinistra: Franco Guidi, Paolo Facchini, Marco Amosso, Elda Bianchi, Alessandro Adamo, Roberto Cereda, Adolfo Suarez. www.lombardini22.com
INNOVAZIONE E
SPERIMENTAZIONE SI FANNO
VEICOLO DI BENESSERE E COMFORT NELL’EDIFICIO PER UFFICI RINNOVATO
DA LOMBARDINI22 CON GRANDE ATTENZIONE ALLE
TEMATICHE ESG
NERVESA 21, MILANO
È stato completamente riqualificato un edificio per uffici della fine degli anni Settanta a due passi da Scalo di Porta Romana a Milano. Il complesso sviluppa una superficie comolesisva di 10mila metri quadrati ed è suddiviso in due torri comunicanti di 8 e 14 piani. L’intervento, firmato Lombardini22, ha puntato sulla modernizzazione dell’immobile, favorendo la sua integrazione col territorio circostante e prestando grande attenzione ai più moderni standard legati ai criteri Esg. Il progetto si basa infatti su scelte costruttive e tecniche all’avanguardia dal punto di vista della sostenibilità – fonti rinnovabili, accumulo dell’acqua piovana per impianto idrico e irrigazione, utilizzo di materiali riciclati – e
del benessere delle persone, come sensori per monitorare la qualità dell’aria, dell’acqua e dei livelli di acustica e di illuminazione artificiale, massimizzazione dell’apporto di luce naturale e controllo dell’umidità e della temperatura. Queste soluzioni, insieme all’attività di consulenza strategica per le certificazioni, hanno permesso di ottenere il livello Platinum della certificazione Leed e di puntare al livello Gold della certificazione Well, oltre ad avere la predisposizione per la certificazione WiredScore. Anche l’involucro impiega facciate vetrate con specifiche tecniche mirate a garantire elevate prestazioni energetiche e acustiche, in linea con i parametri nZeb (nearly Zero Energy Building).
La struttura architettonica risulta funzionale e all’avanguardia, caratteristiche che hanno guidato anche il progetto della facciata. L’alternarsi di vetrate e installazioni decorative metalliche contribuisce, infatti, a donare slancio e modernità all’edificio. L’assenza di aperture visibili in facciata ne rende l’aspetto esterno uniforme.
Altra peculiarità è data dai vetri curvi di dimensione fuori standard. Le soluzioni dell’involucro sono state studiate e ingegnerizzate da Thema, in collaborazione con Schüco e Agc Glass Europe. In particolare, il sistema di facciata a montanti e traversi di Schüco è stato customizzato da Thema attraverso un grande lavoro di squadra che ha coinvolto un insieme
di professionalità tecniche; AGC Glass Europe ha fornito circa 6.500 mq di vetri nella nuova versione Low Carbon, cioè con un’impronta di carbonio ridotta del 40 per cento rispetto agli standard precedenti; per la progettazione del sistema di facciata è stato utilizzato da Schüco un innovativo metodo di calcolo fluidodinamico, RWind Simulation, per determinare l’influenza del carico del vento.
La sinergia tra queste tecnologie è consolidata dalla collaborazione all’interno di Theatro fin dalla nascita del network di imprese nel 2017: un gruppo di 28 aziende coordinate da una regia comune, che promuove la buona architettura, la sostenibilità in edilizia e il benessere abitativo. In Theatro è stato portato avanti l’intero processo di pre-progetto e progetto ingegnerizzando il mockup di facciata: una soluzione custom che ha pwermesso di analizzare le problematiche tecniche, le finiture, l’estetica e la campionatura del vetro dell’intervento.
Nervesa21 è esempio di come la sinergia progettuale tra aziende permette al professionista di definire, sviluppare e realizzare i progetti in minor tempo, con costi ridotti e migliore qualità integrando e sperimentando soluzioni all’avanguardia anche per elementi tecnici come termica, acustica, fluidodinamica ed estetica. Un altro elemento che caratterizza Nervesa 21 sono le pinne trapezoidali sempre realizzate da Thema, che creano una sorta di pattern di facciata e un gioco di luci e ombre. Componenti estetiche e funzionali, servono per l’aerazione anti-incendio e per la ventilazione.
Un focus importante riguarda infine le aree esterne di 5.300 mq valorizzate e arricchite con numerosi servizi: parcheggi e posti bici con colonnine di ricarica elettrica, aree picnic e relax, zone meeting e uno spazio per eventi.
Località Milano, via Nervesa 21
Committente Cromwell Property Group
Progetto architettonico Lombardini22
General contractor Nessi & Majocchi
Facciate e serramenti Thema con sistemi Schüco Italia
Vetri Agc
Tende Omnitex
Cappotto Grigolin
Pavimento esterno Favaro1
Cartongessi, controsoffitto, pavimenti sopraelevati Knauf
Controtelai, porte interne Bertolotto, Mangini, Ninz
Pavimento interno Marazzi
Pitture Sanmarco
Boiserie Greenlam
Impianti idrici Culligan, Geberit, Globo, Grohe, Hansgrohe, Ideal Standard
Apparecchi illuminanti Arcluce, Esse-Ci, Fabbian, Goccia
Illuminazione, Luxiona, Performance in Lighting, Thorn
Ascensori e montacarichi Kone
Superficie 10.000 mq + aree esterne e interrati
Cronologia 2021-2023
Foto Andrea Martiradonna
Disegni costruttivi della facciata
realizzata custom da Thema in cui non vi sono aperture visibili dall’esterno e dove le lesene e le pinne trapezoidali creano una sorta di pattern e un gioco di luci e ombre.
In basso mockup di facciata e dettaglio della reception.
Le soluzioni legate all’involucro del progetto Nervesa 21 sono state studiate e ingegnerizzate da Thema, azienda specializzata nella progettazione e nella realizzazione di sistemi personalizzati per vetrate, serramenti, facciate e strutture in alluminio e in acciaio per ogni tipologia di edificio. L’azienda ha ingegnerizzato le soluzioni custom di facciata: dai vetri curvi di dimensione fuori standard ai serramenti senza aperture visibili dall’esterno fino alle pinne trapeizoidali. Queste ultime sono elementi estetici e funzionali: servono infatti per l’areazione anti-incendio e per la ventilazione. Grazie anche al lavoro congiunto con altre aziende del network Theatro, di cui Thema è founder, sono state soddisfatte tutte le richieste estetiche, prestazionali, di sicurezza e di sostenibilità dell’involucro.
www.th-italia.com
Agilité
La società, con Hq a Parigi e sedi nei principali Paesi europei, è specializzata nello sviluppo di progetti fit-out nei settori office, retail e hospitality. Agilité gestisce il progetto in ogni sua fase, fornendo competenza tecnica su qualsiasi aspetto specifico, grazie a una rete di professionisti di alto livello esperti nello space planning, nella progettazione e nei servizi di costruzione. È una delle 18 aziende del settore appalti e costruzioni certificata B Corp. Nel nostro Paese la società, approdata in Italia a fine 2019 (nella foto Maria Luisa Daglia, country manager Italia) è in costante crescita con nuovi incarichi. www.agilitesolutions.com
All’interno del nuovo complesso Nervesa 21 è stata realizzata la sede, tra gli altri, di Scalapay, azienda leader nel settore del Bnpl (Buy Now, Pay Later). La progettazione del layout interno ha previsto due fasi: la creazione del concept a cura di DWA Design Studio e la personalizzazione degli spazi secondo le esigenze del cliente compiuta da Agilité che ha eseguito in modalità Design&Build il lavoro di realizzazione degli uffici – di 1.500 metri quadrati distribuiti su due piani – offrendo servizi di project management dalla progettazione alla costruzione alla consegna finale delle chiavi.
Per la progettazione architettonica Agilité si è avvalsa della collaborazione di DWA, ideatore del concept e del layout distributivo con l’obiettivo di soddisfare le richieste del cliente: ambienti concepiti per il benessere delle persone e per adattarsi alla continua evoluzione dei contesti lavorativi, con un ridotto impatto ambientale.
Al piano primo, l’area è stata organizzata con una zona di ricevimento, spazi comuni e un’area polifunzionale disponibile per tutti. Questo livello include un ingresso principale con reception, sale riunioni, un ampio open space con adiacente cucina attrezzata e una zona break. Un elemento distintivo è l’arena, uno spazio modulabile ad anfiteatro realizzato su misura in legno, adatto a riunioni, eventi aziendali e alla socializzazione del personale. Il secondo piano, invece, è dedicato principalmente alle attività operative, con aree di lavoro open space che riflettono la disposizione del primo piano e sono affiancate da uffici sia aperti sia chiusi.
Specifici dipartimenti sono stati collocati in spazi più riservati per garantire la privacy dei lavoratori, mentre altre attività si distribuiscono in un vasto open space, con una concezione dello spazio di lavoro orientata alla flessibilità e alla collaborazione ■
Località Nervesa 21, Milano
Cliente Scalapay
Project management, general contractor Agilité
Progettazione interni DWA Design Studio
Property manager Cbre
Asset/Project Manager interno Cromwell Property Group per conto di Cromwell Investment Luxembourg
Project management per Cromwell Mcm
Assistenza specialistica direzione lavori Viva Consulting
Arredi Pedrali, Krono
Dimensione 1.500 mq
Cronologia 2024
Foto Matteo Bellomo
Il concept degli uffici di Scalapay è di DWA Design Studio. La personalizzazione degli spazi secondo le esigenze del cliente è di Agilité che ha eseguito il progetto in modalità Design & Build. Protagonisti del progetto colore e matericità, allo stesso tempo variegati e omogenei.
Un elemento distintivo degli interni è l’arena uno spazio modulabile ad anfiteatro realizzato su misura in legno.
DWA Design Studio
Lo studio di Frederik De Wachter e Alberto Artesani è una realtà multidisciplinare attenta al mondo che cambia. Dall’interior al retail, dagli allestimenti all’art direction, DWA collabora con prestigiose realtà nel campo del design, della moda e del lusso, progettando soluzioni creative identitarie attente ai loro bisogni. www.dw-a.it
Il concept e il layout distributivo degli uffici di Scalapay, firmato da DWA, ha combinato funzionalità, comfort, design e leggerezza. Lo studio ha selezionato molti arredi Pedrali: il tavolino Circuit, leggero e versatile, le poltrone Log per l’area reception, le sedute Buddy e l’alcova B uddyhub disegnate da Busetti Garuti Redaelli. Quest’ultima, una nicchia di privacy acustica e visiva, è caratterizzata da un pannello fonoassorbente perimetrale che abbraccia l’imbottito creando una sorta di rifugio dall’ambiente circostante. www.pedrali.com
CON UN COMPLESSO
INTERVENTO DI RESTAURO E RISTRUTTURAZIONE NEL CUORE DI PARIGI, ARTE CHARPENTIER RECUPERA LO SPIRITO DEL LUOGO, GIÀ HÔTEL PARTICULIER
COLLEGATO NEL TEMPO A UNA
PALAZZINA DELL’EPOCA DEL BARONE HAUSSMANN
La corte d’onore dell’ hôtel particulier – tipica villa urbana della nobiltà e della ricca borghesia francese – risalente al 1820 era già stata chiusa nel 1963 quando l’edificio, accorpato a un’adiacente palazzina Hausmanniana, era diventato sede del consolato cinese di Parigi. La bellezza architettonica degli spazi del complesso di Rue Washington 18-20, a due passi dai Champs-Élysées nell’ottavo arrondissment, era stata sopraffatta dagli ampliamenti e dalle sopraelevazioni anche incongrue che si erano succedute nel corso di due secoli. Al centro del progetto di Arte Charpentier l’antica corte d’onore, che protetta da una copertura vetrata ospita la caffetteria, e il retrostante giardino in stile francese, un ‘Espace
ULTEAM, PARIGI
Vert Protégé’ di 500 metri quadrati. Nascosto dalla strada, direttamente collegato alla facciata posteriore della villa, delimitato dalle due ali contemporanee del complesso e fiancheggiato sul lato sud da alberi di alto fusto, è un giardino ‘romantico’ in cui sono state inserite anche due leggere strutture artistiche di Stephanie Buttier come stanze a cielo aperto, ambiti ombreggiati dove sedere o lavorare nella bella stagione.
Ma la complessa operazione di ristrutturazione, che ha comportato demolizioni di parti e nuove elevazioni, si riconosce prima di tutto su strada, con la lobby trasparente a doppia altezza e il sistema di facciata decisamente contemporaneo, con montanti di alluminio
Sketch e immagini del giardino interno di Ulteam l’intervento di valorizzazione del complesso di Rue Washington 18-20 operato da Arte Charpentier che ha trasformato in uffici un hôtel particuler e una palazzina di fine Ottocento nel centro di Parigi.
Arte Charpentier
Fondato nel 1969 da Jean-Marie Charpentier (1939-2010), Arte Charpentier impiega 120 professionisti, 20 dei quali associati, nelle sedi di Parigi, Lione e Shanghai, impegnati nello sviluppo di progetti complessi dalla scala della pianificazione urbana a quella dell’interior design e del paesaggio. Tra gli oltre 500 progetti sviluppati ricordiamo la torre Elithis a Digione, nel 2009 uno dei primi esempi di edificio a energia positiva, l’intervento sui 50 ettari della baia di Algeri (2007), i centri di ricerca L’Oreal e Saint-Gobain a Shanghai (2005). Più recenti il campus di Dassault Systemes a Velizy e lo Shift a Issy-les-Moulinaeux, sede di Nestle France. www.arte-charpentier.com
La localizzazione del complesso piante e assonometrie dei diversi livelli.
color ottone che ne definiscono il ritmo fungendo altresì da elementi frangisole. Il sistema di facciata prosegue all’interno su tutti i prospetti e si fa più trasparente ed etereo nell’elevazione del quinto piano interno, la cosiddetta ‘nuvola’, un attico dalle forme sinuose, in dichiarato contrasto con le rigorose geometrie del resto del complesso, collegato a una terrazza panoramica e dal quale si possono cogliere viste imperdibili di Parigi. Un restauro meticoloso ha riportato all’antica gloria i saloni della villa storica: parquet a intarsio, stucchi, specchi, camini, ebanisteria e dorature. Da qui si diparte la ridisegnata scala storica, spina dorsale dell’intero progetto che, inondata di luce naturale, collega a metà livello gli uffici delle diverse ali salendo fino alla ‘nuvola’ del piano attico. I nuovi spazi destinati a ufficio – che possono ospitare fino a 700 persone – sono luminosi e contemporanei, con un layout facilmente
adattabile a esigenze future che alterna ambienti privati e openspace ed è attraversato da collegamenti chiari e fluidi.
Un volume interrato di 6 metri di altezza, illuminato nella parte alta da luce zenitale, ospita un auditorium da 156 posti. Naturalmente, Ulteam – questo il nome del complesso – risponde agli attuali standard ambientali, con certificazioni Hqe e Breeam di livello ‘excellent’, la certificazione francese OsmoZ relativa alla qualità di vita negli ambienti di lavoro e, per merito del giardino, la BiodiverCity dell’istituto GreenWich. Particolare attenzione infine, in fase di cantiere, è stata posta al reimpiego dei materiali risultanti dalle demolizioni ■
Località Parigi
Con un accurato restauro i saloni dell’hôtel particulier sono stati riportati all’antica gloria. A destra, l’auditorium attrezzato con poltrone dell’italiana Lamm, collocato in un ambiente ipogeo a doppia altezza che riceve luce dall’alto.
Committente Groupama Immobilier
Progetto architettonico Arte Charpentier (Jerome Le Gall, Raquel Milagres, Godefroy Saint Georges, Vincent Lempereur, Frederic Chalco, Luc Jouy)
Progetto degli interni Arte Charpentier (Edith Richard, Alain Morvan, Clemence Rabin Le Gall)
Progetto del paesaggio Arte Charpentier (Nathalie Leroy, Julien Blanquet, Pauline Rabin le Gall)
Progetto strutture Scyna 4
Progetto facciate Joseph Ingénierie
Progetto impianti Bethode Ingénierie
Consulenza ambientale e certificazioni Arp Astrance
Contractor Imperium
Contractor uffici e auditorium Dumez
Superficie 6.189 mq (5 piani f.t e 2 livelli interrati)
Auditorium 156 poltrone Lamm (Lamm local dealer
Atoma Mobilier Conference)
Giardino protetto 500 mq
Cronologia 2020-2022
Foto Luc Boegly & Sergio Grazia
Il progetto di valorizzazione è stato accuratamente pensato e sviluppato con tutti gli attori dell’intervento al fine di trovare il miglior compromesso tra il rispetto della storia dell’edificio e la sua continuità negli anni a venire
Vincent Lempereur, Arte Charpentier
Un’area di sbarco ascensori e una vista delle scale. L’innesto di elementi contemporanei ben si coniuga con il carattere storico degli edifici.
Il grande auditorium di Ulteam è attrezzato con 152 poltrone L213 di Lamm completamente imbottite e rivestite in tessuto Kvadrat - Field di colore grigio. La seduta, progettata dall’ufficio R&D interno all’azienda di San Secondo Parmense, si distingue per la cura dei dettagli e il design essenziale. L213 è qui utilizzata nella versione con fianco diritto di spessore maggiorato e dotato di tavoletta ribaltabile a scomparsa in Hpl, nonché di prese elettriche e Usb nella parte frontale inferiore. I piedi di ancoraggio a pavimento sono verniciati in nero semi-opaco (RAL 9005). L’installazione è avvenuta in file diritte su gradoni. La prima fila, con interasse di 58 cm, ha due poltrone amovibili a ciascuna delle due estremità. Per le restanti file l’interasse cresce a 60 cm. www.lamm.it
L’acciaio è protagonista nel progetto del nuovo store
Tutti gli arredi progettati per 10·Corso·Como sono incentrati sulla matericità. Foto ©Melania Dalle Grave-Dsl Studio.
Concepito dallo studio interdisciplinare 2050+ secondo la visione di Tiziana Fausti, il progetto di trasformazione e rinnovamento dello store milanese
Acquisito da Tiziana Fausti nel 2020, 10·Corso·Como svela il concept del nuovo negozio, concepito dallo studio interdisciplinare 2050+ nel contesto del graduale processo di trasformazione e rinnovamento dello store milanese. Definirlo come un qualsiasi negozio di moda sarebbe veramente riduttivo: questo spazio, concepito e realizzato negli anni Novanta da Carla Sozzani, ha anticipato a Milano una formula capace di contenere moda, design, arte e cultura, e ha inciso notevolmente sullo sviluppo dell’omonima via e dell’intera zona, allora ancora popolare e periferica (lo sviluppo di Porta Nuova doveva ancora nascere). Ideato come una macchina teatrale flessibile,
lo spazio commerciale al piano terra, nello specifico l’area donna, è coerente nelle intenzioni e nelle soluzioni architettoniche con gli spazi al primo piano. Come lo sfondo di una scenografia, la nuova scala interna, interamente rivestita in acciaio, collega i due livelli manifestando il ripensamento dei flussi sia orizzontalmente su ciascun piano, sia in verticale attraverso l’edificio.
Il progetto dello studio fondato nel 2020 da Ippolito Pestellini Laparelli offre inoltre un’esperienza unica, permettendo al cliente di esplorare un ecosistema innovativo di molteplici proposte legate alla moda, all’arte, al design e al food.
I lavori di rinnovamento hanno duplice natura,
La nuova scala interna interamente rivestita in acciaio, collega i due livelli dell’edificio. Foto ©Melania Dalle Grave-Dsl Studio.
architettonica e curatoriale: il concept è infatti arricchito da collaborazioni con designers internazionali invitati da 2050+ a contribuire con interventi specifici, pensati per l’esposizione. Sono tra gli altri (in ordine alfabetico): Jesper Eriksson, Laurids Gallée, Odd Matter, Sam Chermayeff Office, The Back Studio. Questo processo di interazione rispecchia la visione generale del nuovo 10·Corso·Como, immaginato come una piattaforma dinamica di scambio culturale e creativo ■
L’infrastruttura dell’edificio è a vista aumentando l’altezza percepita dello spazio. Foto ©Querkraft – Christina Häusler.
CREDITI
Committente Ikea Österreich
Progetto architettonico Querkraft
Building physics Ipj Ingenieurbüro
Progetto strutturale Thomas Lorenz Zt
Progetto del paesaggio Kräftner Landschaftsarchitektur, Green4Cities
Il progetto mixed-use di Querkraft è un organismo vivo e attivo per tutte le 24 ore della giornata
Ikea Vienna Westbahnhof è un nuovo edificio multifunzionale sviluppato su incarico del marchio svedese. Si tratta di un atipico negozio in città, senza parcheggi, con una terrazza sul tetto accessibile al pubblico e l’ostello Jo&Joe con 345 posti letto agli ultimi due piani. L’edificio è firmato dallo studio locale Querkraft, con sede a Vienna, che ha realizzato più di 100 progetti in Austria e all’estero. Già nella fase di briefing, il cliente – Ikea Österreich – aveva formulato l’obiettivo di voler essere “un buon vicino” per la cittadinanza. E così l’approccio di Querkraft si riflette in un edificio che rappresenta un valore aggiunto anche per i suoi dintorni: in primis per la terrazza sul tetto di libero accesso e per la grande quantità di verde. Nel piano strategico
di Vienna per mitigare l’isola di calore infatti la piantumazione è una delle misure più importanti. Le piante rampicanti e gli alberi della nuova architettura contribuiscono al raffrescamento dell’edificio. La temperatura è controllata anche dalla struttura dell’involucro esterno in carpenteria metallica dipinta di bianco, composta da scansioni profonde circa 4,5 metri: corre attorno al perimetro dell’edificio e contiene le terrazze, il verde e gli elementi di servizio come ascensori e scale di emergenza. Si tratta di profili aperti laminati a caldo che s’innestano direttamente sulla struttura principale, alternando porzioni vuote a parti con alberi o balconi: in questi tratti elementi in acciaio zincato formano la base su cui poggia un piano di calpestio
Querkraft
Lo studio con sede a Vienna ha realizzato più di 100 progetti, tra i quali il padiglione austriaco di Expo 2021 a Dubai e il museo d’arte Liaunig a Neuhaus, in Austria. www.querkraft.at
in grigliato metallico. In corrispondenza della terrazza le travi d’acciaio accolgono un impianto fotovoltaico. Le colonne prefabbricate in cemento armato poggiano su una griglia di circa 10x10 metri che consente flessibilità nell’uso, nella progettazione e nell’eventuale modifica degli spazi ■
Avanzate soluzioni architettoniche, tecniche e impiantistiche per un’architettura attenta alla sostenibilità
Il polo commerciale Merlata Bloom Milano mette in comunicazione due aree in grande sviluppo del quadrante nord ovest della città: il quartiere residenziale UpTown di Cascina Merlata a sud e l’area di Mind-Milano Innovation District a nord, dove sono già insediati lo Human Technopole, l’ospedale Galeazzi, numerose imprese attive soprattutto nel campo delle scienze della vita e della salute e dove verrà collocato il futuro campus dell’Università Statale. Com’era già previsto dal masterplan di Cascina Merlata disegnato nel 2008, su incarico di Euromilano, da Caputo Partnership International e da Citterio & Partners (oggi Antonio Citterio Patricia Viel Architects), Merlata Bloom si pone sul bordo nord dell’area separando anche visivamente il
grande parco e le residenze di Cascina Merlata dalle grandi vie di comunicazione, cui fa da filtro, ed è facilmente raggiungibile dall’area di Mind percorrendo il ponte pedonale realizzato a scavalco dell’autostrada già nel 2015, in occasione di Expo Milano. Nel progetto di CallisonRtkl, lo studio che fa parte del gruppo di architettura e urbanistica Arcadis, questa funzione di filtro diventa plastica con due prospetti del tutto differenti tra loro: chiuso quello verso l’autostrada e aperto, con aree di sosta e percorsi outdoor quello sul lato rivolto verso il parco di UpTown.
La struttura commerciale di 70mila metri quadrati, che ospita oltre 210 insegne e 43 unità di ristorazione con quasi un terzo della superficie destinato a leisure e intrattenimento,
L’architettura di CallisonRtkl, immersa in 30 ettari di parco dispone di 5.000 mq di aree verdi interne ed esterne.
è stata sviluppata dalla società Merlata Mall, co-finanziata da Ceetrus, ImmobiliarEuropea e Sal Service, e gestita e commercializzata da Nhood Services Italy sin dalla fase progettuale. Il progetto risponde efficacemente alle sfide ecologiche del nostro tempo con l’utilizzo di materiali eco-friendly e soluzioni bioclimatiche. Oltre a creare ambienti sorprendenti e confortevoli, la presenza di una cupola in vetro di 8.500 metri quadrati e l’impiego di circa 4.500 metri cubi di legno lamellare contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale dell’edificio.
Sono due i principali elementi che ne contraddistinguono la progettazione: la
reattività climatica e l’uso di legname di massa per compensare le emissioni.
Merlata Bloom Milano è stato concepito a livello progettuale con un alto grado di efficienza energetica, grazie ad alcune scelte progettuali. Tra le altre: l’asset consuma il 24 per cento in meno rispetto allo standard di riferimento europeo degli edifici ad energia quasi zero Nzeb (Nearly zero energy building), Il complesso è completamente gas-free, sono oltre 5mila mq i pannelli solari termici installati in copertura e pozzi geotermici per le pompe di calore raffrescano in estate l’edificio.
Merlata Bloom è inoltre dotata di un sistema di monitoraggio per la gestione ottimale dei
consumi energetici e il controllo delle emissioni di CO2 , che garantisce il rispetto dei parametri di emissione definiti dall’Unione Europea da qui al 2050.
La proprietà sta lavorando su obiettivi ancora più ambiziosi: è stata infatti individuata una roadmap che definisce i prossimi passi per garantire il raggiungimento dell’obiettivo Net Zero Carbon entro il 2050.
L’illuminazione è stata progettata dallo studio greco L+DG Lighting Architects che con Linea Light Group ha curato tutti gli aspetti illuminotecnici rispondendo alle esigenze di comfort visivo e sostenibilità insite nel complesso ■
L’illuminazione, componente essenziale per creare un’esperienza coinvolgente e stimolante per i visitatori, è stata curata dal lighting designer Thomas Gravanis dello studio greco L+DG Lighting Architects con Linea Light Group. La luce confortevole e di alta qualità che enfatizza l’architettura grazie anche alla temperatura colore neutra di 3.500K evita l’inquinamento luminoso e l’abbagliamento. Per le
diverse aree del mall l’azienda veneta ha sviluppato numerose soluzioni su misura per soddisfare esigenze specifiche: la capacità di produrre internamente e il controllo completo sull’intera produzione hanno garantito la qualità e la flessibilità necessarie per realizzare il progetto. www.linealight.com
La luce non risulta essere solo funzionale, ma è stata progettata per creare un’esperienza coinvolgente e stimolante per i visitatori.
Il winter garden di Merlata Bloom è una serra bioclimatica che consente una gestione climatica dinamica passiva e garantisce un comfort ottimale, minimizzando l’apporto energetico degli impianti di climatizzazione grazie a una copertura che massimizza l’apporto di luce naturale riducendone al contempo gli effetti negativi. I lavori sono opera di Gualini, società specializzata in facciate continue e coperture trasparenti bespoke che oltre al winter garden si è occupata di progettare, fornire e installare la copertura tridimensionale in alluminio, acciaio e vetro del complesso, andando così a coprire le due estese gallerie vetrate per un totale di 20mila mq di superficie. www.gualini.eu
Il soffitto è caratterizzato da una boiserie di baffles in legno. Il winter garden è ricco di essenze piantumate costituite sia da specie autoctone, sia da specie della macchia mediterranea per una resa sempre verde.
Merlata Bloom Milano
è allineato ai principi definiti dalla tassonomia
Dnsh (Do No Significant Harm, Non arrecare danno significativo all’ambiente), a oggi il principale riferimento europeo che definisce in maniera completa e rigorosa i principi da seguire per assicurare la sostenibilità degli investimenti.
Località Milano, via Daimler 61
Committente Merlata Mall
Progetto architettonico CallisonRtkl (Crtkl)
Project leader Jorge Beroiz
Lighting designer L+DG Lighting Architects
Gestione commerciale Nhood Services Italy
Winter Garden Gualini, Rubner Grandi strutture in legno
Rivestimento di facciata Franzen
Pannelli facciate Stacbond
Progetto illuminotecnico e luci Linea Light Group
Rivestimenti Marazzi, Moso
Ascensori e scale mobili Schindler
Circuito digitale Pta Group
Superficie 70.000 mq
Guidata dal suo gusto per un’eleganza sobria ma ricercata la fashion designer francese ha scelto i mobili di USM Modular Furniture per la sua casa e due suoi punti vendita parigini
Alexandra Golovanoff, una giovane fashion designer francese, ha utilizzato con successo il sistema USM Haller sia per il suo appartamento, sia per arredare i suoi due punti vendita parigini. «Per realizzare il mio ufficio in casa, volevo innanzitutto nascondere alcuni elementi, perché l’ufficio è anche una sala da pranzo. Quindi non volevo vedere carte, stampante, cartoleria, roba da ufficio... Volevo un arredamento funzionale, ma che fosse anche bello»
La scelta è caduta sul sistema USM Haller, un sistema che ha qualcosa di geniale dietro l’estetica sobria, è ben progettato, modulare quindi ampliabile o ridefinibile nel tempo,
e il suo design è estremamente moderno nonostante sia stato pensato quasi 60 anni fa. Poi, sempre guidata dal suo gusto per l’eleganza sobria ma ricercata, Alexandra ha scelto i mobili di USM per arredare anche due dei suoi punti vendita parigini. Innanzitutto per il nuovo corner presso i grandi magazzini Le Bon Marché. Le composizioni USM Haller, nella versione colore Bianco Puro, si fondono con l’atmosfera minimalista del corner, mettendo in risalto ogni pezzo della collezione. Poi nel negozio monomarca di Alexandra Golovanoff sulla Rive Gauche. Questo spazio è stato meticolosamente rinnovato con gli stessi mobili USM Haller,
creando la medesima armonia visiva tra la lussuosa maglieria in cashmere e le linee pulite degli arredi.
L’esperienza di Alexandra Golovanoff nel campo della moda e del design si è sposata perfettamente con la versatilità del sistema modulare USM Haller, creando spazi che riflettono l’estetica moderna e la personalità distintiva del suo marchio.
Il nuovo corner di Alexandra Golovanoff presso i grandi magazzini Le Bon Marché.
Uno spazio di 1.700 mq in St. John’s Gate nel distretto londinese del design
Il gruppo che riunisce i migliori brand del design Moderno ha scelto The Sans, una perla del modernismo inglese, per la sua prima grande destinazione al di fuori degli Stati Uniti. Costruito nel 1962 in St. John’s Square (Farringdon) su un vuoto lasciato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, The Sans esprimeva già i valori dell’ufficio moderno. Recentemente riqualificato dallo studio londinese Buckley Gray Yeoman, che ne ha elevato le prestazioni ambientali sostituendo le finestre, introducendo un nuovo tetto verde e rimodellando la corte interna con la creazione di pozzi di luce che illuminano il livello interrato e la sostituzione dell’asfalto della pavimentazione, da settembre accoglie il più grande showroom MillerKnoll al di fuori degli Stati Uniti.
L’edificio comprende 1.700 metri quadrati distribuiti su tre piani di showroom contract e punti vendita al dettaglio dei brand Knoll, Herman Miller e Maharam, il marchio di tessuti per l’interior design e l’arredo fondato a New York nel 1902.
Al programma espositivo la nuova sede londinese di MillerKnoll aggiunge l’attività operativa: al livello inferiore tecnici e progettisti applicano la filosofia del design totale che da sempre caratterizza Knoll e Herman Miller a progetti contract per ambienti di lavoro, spazi pubblici e culturali e ospitalità. «L’apertura di MillerKnoll London – ha affermato Ben Groom, presidente della divisione International Contract di MillerKnoll – è solo uno dei passi che stiamo compiendo per
Ben Groom, presidente della divisione International Contract di MillerKnoll.
offrire un’esperienza migliore ai nostri clienti nel Regno Unito e in Europa, perché riteniamo che esistano notevoli opportunità di crescita a livello internazionale»
The Sans si trova nel quartiere londinese del design di Clerkenwell, a pochi passi dagli showroom Muuto, NaughtOne e HAY ■
di
Marco Piva
Mi considero un artista e, in un certo senso, un ‘moderno stregone’ dei materiali. La mia passione per i colori, le forme e le tecniche di lavorazione è una sorta di incantesimo.
Studio Marco Piva
Marco Piva opera in Italia e all’estero per progetti di industrial design, architettura, interior, in particolare per interventi di hospitality. La ricerca materica e tecnologica, i valori della differenziazione della contaminazione e dell’innovazione sfociano in una intensa attività, divenuta una delle più rappresentative del panorama italiano. Lo studio è attualmente composto da un centinaio di collaboratori, distribuiti tra la sede principale di Milano e quella di Shanghai. www.studiomarcopiva.com
Se avessi la possibilità, creerei personalmente i materiali per dare vita alle architetture e ai prodotti che immagino. Sono Marco Piva, e ogni giorno mi avventuro in un viaggio di esplorazione e innovazione nei mondi del marmo, della pietra, del vetro, delle ceramiche o delle più moderne fibre di carbonio, dei nanomateriali e dei polimeri.
I Materiali. Veicoli di Esperienza
Nella progettazione architettonica i materiali superano la loro funzione tradizionale di semplici elementi costruttivi e di rivestimento e si trasformano in veri e propri veicoli di espressione, in grado di trasformare idee volumetriche e spaziali in esperienze sensoriali uniche.
Ma oggi, in più, bisogna affrontare un compito cruciale: scegliere i materiali non solo per la loro capacità prestazionale e bellezza estetica, ma anche considerando la loro sostenibilità, durabilità e capacità di rigenerazione.
La vera magia risiede nella capacità di creare ambienti che rispondano alle esigenze emotive e funzionali degli utenti, bilanciando l’uso delle risorse e il rispetto per l’ambiente.
La mia ricerca è una pratica maniacale; ogni giorno scopro nuove contaminazioni e possibilità.
Esploro non solo materiali naturali come marmi e pietre ma anche quelli artificiali come vetri, ceramiche e metalli, fino ad arrivare ai materiali compositi e di sintesi. È attraverso questa continua indagine che definisco quello che è struttura, superficie connettiva e di interazione che chiamo la ‘pelle del progetto’, ovvero la finitura esterna che riveste le opere architettoniche, di interior e di product design.
Dal Macro al Micro. Un approccio dettagliato
Focalizzarsi su una visione macro e poi giungere a dettagli più specifici è un passaggio indispensabile per la concezione di un progetto completo. Analizzo le tecniche di lavorazione, i tagli, le texturizzazioni e le relazioni con la luce, naturale e artificiale. Questi elementi definiscono il linguaggio compositivo, arricchendo il percorso percettivo e sensoriale dell’opera. La mia missione è andare oltre la realizzazione di un involucro; voglio stabilire legami profondi con l’ambiente circostante, garantendo sicurezza e protezione per le persone e il pianeta, e dando nuova vita ai materiali attraverso diverse espressioni.
Un mondo di materiali. Tradizione e innovazione
Nei miei progetti utilizzo una sofisticata combinazione di materiali, alternando tra la natura e l’artificialità. Ogni scelta è fatta con
attenzione, poiché ogni materiale possiede un’espressività unica. La mia predilezione va per i materiali storici come pietre e marmi, che portano con sé sensazioni di forza e permanenza e che mi piace combinare con materiali di sintesi, come vetro e ceramica, simboli di contemporaneità. Non posso trascurare i materiali di sintesi, frutto della chimica avanzata, che offrono prestazioni superiori e si integrano perfettamente con i materiali storici, creando contesti sinestetici che coinvolgono più sensi.
Questi materiali non solo soddisfano specifici requisiti funzionali, ma arricchiscono anche l’esperienza complessiva, permettendo una percezione più profonda degli spazi e degli oggetti.
Dedico particolare attenzione a questi innovativi materiali del futuro, che offrono prestazioni tecniche unite a valori intrinseci come risparmio energetico, sostenibilità e potenzialità per il riciclo e il riutilizzo.
Marco Piva ci parla
della sua passione per i materiali e di come nelle sue Architetture siano veri e propri veicoli espressivi, in grado di trasformare idee volumetriche e spaziali in esperienze sensoriali uniche
Ad esempio, nel mio artwork La città tra le nuvole, sviluppato per Saint-Gobain, esploro le potenzialità della lana di vetro Isover, un materiale che unisce leggerezza e resistenza, aprendo nuove porte sia estetiche che funzionali.
Un’Architettura Leggera e Poetica Dal micro al macro, la composizione di volumi genera l’immagine di una città ideale, sospesa su una nuvola di fibra di vetro. Questa opera fonde materiali come vetri, pietre e metalli, dando vita a una scenografia materica che invita a riflettere sulla relazione tra spazio urbano e natura.
Questo progetto solleva interrogativi fondamentali sul nostro futuro in contesti urbani complessi. La sintesi tra sicurezza e leggerezza suggerisce un’architettura futura caratterizzata da strutture più tese verso la sostenibilità, belle anche nella loro poesia.
In equilibrio tra tradizione e innovazione, Ceramica Sant’Agostino esplora temi di legame, continuità, rinascita e riscoperta
le potenzialità decorative del grès porcellanato
L’idea del mosaico Beside di Massimiliano Adami era nata dall’osservazione del retro della piastrella, quel lato B – da qui il nome B-side – solitamente nascosto e diventato qui invece protagonista. Così, a dieci anni dall’uscita di produzione della collezione, stimolata dalle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie produttive e spinta dall’interesse che Beside ha continuato a suscitare, l’azienda ha dato vita a Upside: nuova interpretazione del progetto applicando nuove tecnologie produttive, traducendo gli elementi più rappresentativi del design originario in una proposta ampliata, ultra-decorativa e di notevole impatto espressivo. La palette cromatica si compone di 8 tinte selezionate allo scopo di creare atmosfere vivaci, proporre contrasti raffinati e suggerire esperienze accoglienti. www.refin.it
CERAMICA SANT’AGOSTINO Glow, ispirato al terrazzo veneziano
Ceramica Sant’Agostino dal 1964 conserva intatti i principi di bellezza, design, creatività, qualità, rispetto per la tradizione, attenzione alla persona e sostenibilità, impegnandosi costantemente nella ricerca stilistica e tecnologica. Questo spirito si rifl ette nel lancio del nuovo logo, che unisce passato, presente e futuro in un unico concept grafi co, consolidando il forte legame tra tradizione e innovazione e re-interpretando in chiave contemporanea gli elementi architettonici rappresentativi di Ferrara, la città
Upside è l’aggiornamento creativo del mosaico di Massimiliano Adami che ne riprende la geometria, la rende potenzialmente infinita e la applica su formati di maggiori dimensioni.
d’origine dell’azienda.
La stessa filosofia è perseguita con le nuove collezioni, che si fondano sullo studio della bellezza senza tempo. Tra le novità nella linea ispirata a marmo e travertino si distingue Glow, che richiama il terrazzo veneziano, perseguendone una rivisitazione setosa, misurata e addolcita dai colori neutri – ivory, sand, light, grey – che articolano la serie. Per ambienti interni ed esterni, Glow è realizzato con la tecnologia Carve3D. www.ceramicasantagostino.it
Laureato in architettura all’Università di Buenos Aires, Daniel Germani guida l’omonimo studio di product design con sede a Phoenix in Arizona, dove vive. Collabora con numerose aziende internazionali e conosce in profondità il mercato europeo e quello americano. Insieme a forma e funzione, con i prodotti che disegna il progettista porta valore alle aziende con cui lavora. La filosofia dello studio, che ha vinto numerosi riconoscimenti, è semplice e corente: “Good design should always be honest and inspiring”. www.danielgermani.com
Dekton Pietra Edition ispirazione mediterranea
Dekton Pietra Edition è la nuova collezione di lastre ultracompatte e carbon neutral di Cosentino ispirata alle pietre del Mediterraneo: Travertino, Piasentina, Ceppo Di Gré, Campaspero e il marmo Crema Marfil. La collezione, proposta in sei differenti disegni, rappresenta la continuazione del grande successo del lancio di Pietra Kode nel 2023. Entrambe sono frutto della visione e della collaborazione con il designer e architetto Daniel Germani, che spiega: «Pietra Edition è il nuovo viaggio alle origini dell’architettura mediterranea e senza tempo già iniziato con Pietra Kode. In questo viaggio sorgono sempre nuove sfide: come anticipiamo le esigenze del mercato? Quali nuovi design possiamo creare mantenendo la bellezza e le imperfezioni che la natura ci regala? Qual è il prossimo capitolo di questa storia? La forza trainante dietro ciò che facciamo è questa
Una collezione che interpreta e ripropone l’idea di un’architettura senza tempo rendendo omaggio all’eleganza duratura delle pietre naturali mediterranee
elevandone il design le prestazioni e la percezione sensoriale
infinita curiosità che ci consente di continuare a progettare e migliorare le proposte con ogni collezione di colori. Sono molto orgoglioso di continuare la mia collaborazione con Cosentino per portare queste nuove proposte a designer, architetti e utenti finali di tutto il mondo». www.cosentino.com/it-it/dekton
L’ispirazione concettuale nasce dal filosofo greco
Aristotele per il quale l’essenza è “ciò per cui una cosa è quello che è, e non un’altra cosa”
La collezione Essentia, disegnata da Marco Piva per Giovanni De Maio, incarna la natura fondamentale della materia di cui è plasmata, rappresentando l’essenza stessa del materiale e la sua vera identità attraverso un design che ne valorizza la purezza e la sostanza. La ceramica e la terracotta si esprimono attraverso una collezione definita da forme semplici e linee pulite. Essentia si compone di tre motivi indipendenti –Doxa, Eidos e Aurea – apparentemente scollegati tra loro ma con un forte legame che ne ha rappresentato la genesi ideativa.
Ogni disegno nasce da un approccio contempo-
raneo, mirato a interpretare il modo in cui viviamo e interagiamo con gli ambienti che ci circondano, con grafiche versatili e ampie palette cromatiche. Nelle immagini, Aurea, i cui motivi ondulati e curvilinei, con linee fluide che si sviluppano in modo armonioso attraverso le piastrelle, creano una sensazione di movimento e continuità che permette infinite combinazioni.
Si compone di 10 moduli quadrati, nei formati 30x30 e 15x15 centimetri. www.giovannidemaio.com
È stata presentata in anteprima a Sicam 2024 Atmosphere: Breeze of Innovation, la nuova gamma di colori in pietra sinterizzata di Neolith che, grazie all’introduzione di una nuova tecnologia all’avanguardia, offre texture sofisticate e sorprendenti al tatto. Adatta per progetti di cucine, bagni, rivestimenti e molto altro, la linea si distingue per una selezione di colori contemporanei che interpretano le tendenze più attuali del design, creando uno stile sofisticato e versatile, ideale per molteplici applicazioni.
Qui accanto, il modello Neolith Artisan ispirato alla pietra calcarea che rivestiva le cattedrali gotiche europee, studiato per riportare alla solidità dell’architettura tradizionale e al calore degli ambienti rustici. La sua texture delicata e il colore naturale infondono una sensazione di calma e comfort.
www.neolith.com
L’attività dello studio di Elisa Ossino architetto e interior designer di origini siciliane, unisce l’attenzione per la naturalità dei materiali, l’artigianalità delle lavorazioni e un segno modernista che tende verso la semplicità formale e la leggerezza progettuale. I lavori di interni residenziali e retail, design di prodotto, art direction e set design combinano astrazione geometrica monocromie, riferimenti metafisici e surrealisti, dando vita a una relazione coerente tra spazio, luce e oggetti. www.elisaossino.it
Quella tra Atlas
Concorde ed Elisa
Ossino è una collaborazione basata su valori condivisi: la ricerca creativa, lo studio e la sperimentazione sulla materia l’attenzione formale
Elisa Ossino ha disegnato per Atlas Concorde Boost Expression, collezione in grès porcellanato che enfatizza le variazioni tonali e le qualità materiche delle superfici conferendo a ciascuna texture un aspetto che rimanda a suggestioni formali sempre differenti.
La nuova linea di rivestimenti e decori ha infatti un forte impatto tridimensionale che si distingue per motivi geometrici e dinamici, i quali generano contrasti e vibrazioni della luce. La superficie, estremamente materica, realistica e naturale e dalla resa tattile e moderna di grande naturalità, si declina in dieci nuance. La collezione si inserisce in Boost World di Atlas Concorde ampliandone la ricerca sul realismo materico, il colore e la gamma decorativa.
Nuova è la dimensione 80x80, disponibile per gli ambienti indoor e outdoor. www.atlasconcorde.com
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1. Atelier Mirage è il nuovo laboratorio creativo di Mirage in collaborazione con alcune delle figure più interessanti dell’architettura e dell’interior design. Ne è un esempio la collezione Plumage, progettata da Alfonso Femia, sintesi tra natura e tecnologia ispirata alla bellezza delle piume degli uccelli. La superficie delle lastre presenta micro irregolarità tattili e visive. www.mirage.it
2 . Il chiaroscuro accentuato dalla colorazione tono su tono è il risultato della naturale disposizione della smaltatura sulla superficie, che aggiunge profondità a ogni spazio rivestito con le piastrelle Calathea di AcquarioDue che ricordano le nervature in rilievo delle foglie, creando sfondi e ambienti intriganti per il tatto e la vista. www.acquariodue.com
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3 . Il colore Muschio della collezione Gemini di twO by Laminam, la nuova gamma di superfici con spessore di soli 2 millimetri, è una tonalità piena e intensa, che risponde al desiderio profondo di riconnessione con l’ambiente naturale. L’intera linea è adatta a soluzioni diverse, da quella abitativa a quella commerciale. www.laminam.com
4 . Le quattro tonalità della collezione Pearls del marchio Ricchetti, parte del Gruppo Cerdisa Ricchetti, prendono ispirazione dalle sfumature del cielo e dalla luce. La vellutata superficie lappata mat, denominata Honed, accoglie dolcemente le sinuosità grafiche e le sue trasparenze, evocando spazi eterei di magrittiana memoria. www.ricchetti-group.com
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5 . Frutto di un importante lavoro di sperimentazione, l’intera collezione di maxi lastre in grès porcellanato del nuovo brand LoveLight39 è sviluppata per progetti bespoke in contesti residenziali, contract e hospitality. Tra arte e design, ogni superfi cie si caratterizza per ricerca, innovazione e artigianalità come Lumina , nell’immagine. www.lovelight39.it
6. Noblesse è la nuova collezione di Lea Ceramiche, parte di Panariagroup Industrie Ceramiche, che aggiunge al grès le sfumature e le trame marmoree più rare e preziose. Si compone di dodici varianti cromatiche, tra cui Champagne Quartz –nell’immagine – che cattura l’eleganza e il calore di una Quarzite e delle sue fratture scintillanti. www.leaceramiche.it
Materiale versatile che combina bellezza e funzionalità estetica e durata. La ceramica sa sempre rinnovarsi grazie a continue innovazioni tecniche e sperimentazioni di colori, texture e finiture
7 . W ă , la nuova collezione di Decoratori Bassanesi fi rmata da Federica Biasi evoca le tegole irregolari, realizzate artigianalmente in terracotta, delle architetture dei villaggi rurali cinesi e il loro tradizionale sistema a incastro. Come in un mosaico, ogni singolo elemento, ripetuto su una porzione di 9,5x18,5 cm, crea il rivestimento in grès porcellanato tutta massa. www.decoratoribassanesi.it
8 . Arialuce , risultato della collaborazione di Ceramiche Marca Corona con fornace S. Anselmo, si compone di volumi estrusi in terracotta, modellati secondo tre forme: Curve, Pertuse e Asole (nella foto). Combinando pieni e vuoti crea strutture reticolari per interni ed esterni e genera volume nello spazio mentre lascia filtrare l’aria e la luce. www.marcacorona.it
Esclusiva Margraf proveniente da una cava a cielo aperto in provincia di Udine, il Fior di Pesco Carnico si distingue per le sue diverse venature e i suoi toni leggeri: bianco, grigio, rosa chiaro. La duttilità e l’elevata resistenza strutturale a escursioni termiche, assorbimento d’acqua e abrasione lo rendono ideale per tutte le soluzioni di interior design e per rivestimenti e facciate.
La naturale bellezza del marmo e delle pietre per il design e l’architettura
La storia di Margraf inizia nel 1906 a Chiampo, località della provincia di Vicenza, sulle Prealpi Venete. L’azienda, all’epoca denominata Industria Marmi Vicentini, inizia a estrarre i blocchi di marmo dalle cave locali e a lavorarli nella fabbrica vicina.
Oltre alle cave di proprietà in Italia e in Slovenia, Margraf – nome dell’azienda dagli anni Ottanta, acronimo di Marmi Graniti Affini – importa da oltre 40 Paesi offrendo un’ampia gamma di materiali e prodotti per l’edilizia e l’architettura. La gamma di oltre 400 diversi tipi di pietre naturali, tra cui marmi, quarziti e graniti, una volta lavorati, dà vita a rivestimenti interni, facciate
esterne, elementi d’arredo, bagni e cucine. A Chiampo i materiali vengono lavorati con macchinari all’avanguardia, alcuni brevettati da Margraf, come i 10 telai dotati di taglienti fili diamantati che lavorano per trasformare i blocchi di marmo in lastre pronte all’uso.
Tutte le circa 125mila lastre realizzate ogni anno vengono poi ulteriormente valorizzate attraverso accurate lavorazioni superficiali, in parte meccanizzate e in parte ancora manuali.
L’azienda si avvale di un laboratorio di ricerca e sviluppo denominato Innovation Lab: un polo creativo in cui designer, artisti e tecnici danno forma a nuovi modi di intendere il marmo.
Con Margraf il viaggio dalla cava primo passaggio della filiera produttiva, leggibile nella cura dedicata all’estrazione dei blocchi e nella qualità del materiale naturale, conduce a rivestimenti di facciate, elementi d’arredo, bagni e cucine
Grazie a un’intensa attività di ricerca e sviluppo, la materia viene plasmata in modo inedito per pezzi unici o piccole serie numerate di rivestimenti tridimensionali e complementi d’arredo. Altro tema caro a Margraf è la sostenibilità. L’azienda è da sempre impegnata in azioni che riducono l’impatto sull’ambiente, investendo in interventi per salvaguardare il pianeta: dalle attrezzature tecnologicamente avanzate ai progetti di recupero del paesaggio, fino a un forte investimento nel risparmio energetico e nell’impiego di risorse rinnovabili.
Rethink Marble è un progetto per l’ambiente che promuove una nuova idea di marmo sostenibile
e responsabile, inserito in un’economia circolare. Gli stabilimenti produttivi sono dotati di impianti fotovoltaici che forniscono il 35 per cento dell’energia utilizzata.
Inoltre, il riutilizzo delle risorse idriche permette di depurare e riciclare il 77 per cento dell’acqua impiegata. Inoltre Margraf produce marmette utilizzando blocchi informi, recuperando così 85mila tonnellate di sfridi di marmo.
La tutela dell’habitat naturale della cava di Fior di Pesco Carnico è dimostrata dalla piantumazione di oltre 2mila alberi. www.margraf.it
NOTRE DAME
Le vene scure del marmo dal fondo chiaro si intersecano lungo la superficie, andando a formare motivi a macchia che esaltano il materiale. Ideale per dare un tocco originale e rendere dinamico qualsiasi ambiente. Disponibile nelle finiture lucido, levigato, spazzolato.
Storica azienda italiana fondata a Verona nel 1956 da Luigi Antolini, guidata ancora oggi dalla famiglia, Antolini si è negli anni affermata a livello internazionale come punto di riferimento nel mondo delle pietre naturali. Con una produzione di 4.500 metri quadrati di lastre al giorno, l’azienda è presente in 182 Paesi nel mondo. Sono oltre 1.300 le pietre naturali a catalogo di cui 90 in esclusiva, provenienti dalle migliori cave del mondo.
La sede di Sega di Cavaion (Verona) si estende su una superficie di oltre 270mila metri quadri ed è organizzata in padiglioni che ospitano le numerose proposte di pietre naturali, nelle varie finiture, e la lavorazione che consente la trasformazione dei blocchi provenienti da tutto il mondo in elementi di interior.
Nella Wow Factory, completamente rinnovata, le lastre vengono processate e rifinite. Nella Stone
Gallery, un percorso complessivo di 4 chilometri, viene illustrato il variegato mondo di Antolini. Si affiancano inoltre numerosi padiglioni, dedicati a lavorazioni e collezioni specifiche, tra cui la Galleria del Bianco, dedicata alle pietre in cui il candore è elemento cromatico predominante, e il Luxury Village, che racchiude alcune delle collezioni più preziose.
Numerose le lavorazioni brevettate da Antolini come AzerocarePlus, processo studiato per proteggere le superfici lapidee da macchie e corrosioni causate dal contatto con sostanze organiche a base acida o oleosa; AzerobactPlus, trattamento che inibisce la formazione e la proliferazione dei batteri; Avacuumprocess, che consolida lo spessore della lastra con resine speciali consentendo una facile lavorazione anche dei materiali più rari.
www.antolini.com
Dalla lucentezza vitrea, la superficie evoca immersioni in mari turchesi o nello smeraldo delle foreste. Incantevoli toni del turchese si stagliano con intensità sullo sfondo verde smeraldo di questa quarzite, mentre le nuance neutre e calde, tra il taupe e il nero, smorzano gli accenti marini.
Sono oltre 1.300 le pietre naturali a catalogo di cui 90 in esclusiva
provenienti dalle migliori cave del mondo. Ogni pietra è celebrazione della natura e delle cromie che l’uomo ha da sempre tentato di imitare
Uno dei marmi di Antolini più eleganti e delicati, qui impreziosito dalla finitura Flut, parte della Textures+ Collection. Tra le sue peculiarità emergono la luminosità e le forme liquide che vanno a comporre trame sempre diverse e movimentate, senza risultare
pesanti. I colori grigio e bianco latte si scompongono e ricompongono, dando la sensazione di trovarsi di fronte a una superficie soffice e morbida.
Il culto per la tradizione e per il lavoro artigianale di Itlas e di Grandi Classici
LISTONE GIORDANO
Terre di Vigna, l’economia circolare applicata al legno
Terre di Vigna è la sofisticata pavimentazione in legno realizzata da Listone Giordano in sinergia con Passoni Design, dove l’arte della vinificazione e il design si fondono in un unico progetto. Passoni ha infatti sviluppato un procedimento speciale per colorare il legno sfruttando le proprietà intrinseche del vino e delle vinacce. Grazie alla loro acidità infatti, in abbinamento a ossidi di ferro, queste sostanze interagiscono con il legno, innescando una reazione autocolorante. Le loro proprietà alcoliche consentono a loro volta l’utilizzo di pigmenti completamente naturali, veicolando il colore e permettendo di ottenere tinte uniche di grande pregio. Il processo è completamente privo di emissioni nocive e assolutamente non inquinante e si inserisce nell’innovativo progetto Circular di Listone Giordano: le potenzialità dell’economia circolare applicata al legno. www.listonegiordano.com
Una residenza a Mantova con parquet in rovere. La spina ungherese chiusa ha la caratteristica del taglio del lato corto a 60° su cui i listelli vengono appoggiati uno contro l’altro, per dare l’effetto caratteristico della posa.
I Grandi Classici è un marchio che produce pavimenti in legno di gusto tradizionale, esclusivamente lavorati a mano. Dalla spina classica alle composizioni geometriche, dai rosoni agli intarsi, una linea di pavimenti in legno dal gusto nobile e raffinato che richiama i fasti di un passato illustre, rivisitandoli in chiave attuale e con gusto deciso. Spine, quadrotte, intarsi, rosoni sono tutti realizzati su disegno esclusivo del cliente.
I Grandi Classici offrono le migliori essenze dei parquet Itlas, derivanti da due collezioni: le Tavole del Piave, il più importante e prestigioso pavimento in legno di tutta la gamma Itlas, con speciale struttura brevettata che garantisce equilibrio e stabilità nel tempo; e Legni del Doge, listone prefinito in legno nobile, disponibile in varie essenze e finiture, pratico e veloce da posare, stabile e resistente.
www.igrandiclassici.it www.itlas.com
Da oltre 40 anni
Woodco riporta la materia viva del legno nelle abitazioni e quindi nella quotidianità delle persone, perché il comfort e l’armonia con l’ambiente siano componenti essenziali per una migliore qualità di vita
A fare la differenza è anche la forma in cui la materia prima viene plasmata. Come il nuovo formato Esagono di Woodco, che interrompe la linearità delle venature del legno per dare un nuovo ritmo agli interni.
Ogni esagono si integra con l’altro in un disegno armonioso e allo stesso tempo fluido, restituendo una trama a nido d’ape che proietta la luce in modi inaspettati ed enfatizza la tridimensionalità e la profondità degli ambienti.
Disponibile in oltre 30 colorazioni di rovere e diverse finiture superficiali, Esagono di Woodco è caratterizzato da dimensioni generose che permettono di valorizzare le caratteristiche intrinseche del legno scelto. Tutte le varianti proposte sono prive di emissioni di sostanze nocive grazie alle finiture naturali, atossiche e senza solventi.
Esagono fa parte di Signature, la collezione di
pavimenti in legno che coniuga maestria artigianale e design contemporaneo per offrire ai professionisti della progettazione l’opportunità di esprimere pienamente e senza vincoli la propria creatività.
Con una grande varietà di formati e colorazioni e soprattutto con la possibilità di avere forniture customizzate, Signature estende la libertà di architetti e designer oltre i limiti di una collezione di parquet standard, trasformando il pavimento in uno strumento che modella lo spazio, definendone il linguaggio e lo stile. www.woodco.it
Ogni esagono si integra con l’altro restituendo una trama a nido d’ape che enfatizza la tridimensionalità e la profondità degli ambienti.
1 . Con i rivestimenti parietali Plissé di Corà, la trama di elementi verticali cadenzati a ritmo variabile gioca con la luce e le ombre accentuando il contrasto cromatico. Due le tipologie: cambia la larghezza degli elementi verticali e la loro distanza. Il sistema di montaggio permette di integrare porte e complementi d’arredo nella boiserie. www.coraparquet.it
2. L’omaggio alla Laguna veneta di Rita Cadorin, direttrice creativa di Cadorin Group, è un’opera in ciliegio europeo, caratterizzato da calde tonalità, ottenuta con la tecnica dell’incisione al laser su legno. Cadorin, produttore di listoni a uso parquet e rivestimenti, ha privilegiato il legno Natur, ricavato da tronchi che non subiscono elevati scarti di de-selezione. www.cadoringroup.it
3 . C’è tutta la ricchezza del bosco nelle sfumature brillanti di Ricco di Fiemme Tremila, il rovere biocompatibile color caramello, percorso da venature tabacco e costellato da nodi nocciola. È realizzato con una struttura in Triplostrato di legno massello che assicura al pavimento stabilità, capacità di flessione, resistenza e durata www.fiemmetremila.it
4 . Le simmetrie modulari dei profili dei rivestimenti fonoassorbenti per interni Moove.Zen di Déco sono progettate per abbattere il riverbero degli ambienti e migliorare la qualità del suono, unendo prestazioni tecniche e resa estetica. Ogni listello è rivestito, su tutti i lati a vista, da fogli in legno proposti in diverse essenze come rovere, teak, cedro e noce. www.decodecking.it
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Utilizzato per pavimenti, pareti elementi artistici e decorativi, il legno trasforma ogni ambiente in uno spazio armonioso e naturale migliorando l’isolamento termico e acustico. La sua autenticità rende ogni superficie viva e preziosa e ogni stanza un luogo di benessere
5 . Azalea è un pavimento modulare geometrico, intarsiato a mano, disponibile con inserti in materiali preziosi, quali marmi, ceramiche e metalli. Il pattern ricorda le forme di un fi ore e l’utilizzo di inserti in alcuni moduli di altri materiali, come ottone e marmo, arricchisce la superfi cie. Il design è stato registrato da Foglie d’Oro by Latifoglia. www.fogliedoro.com
6 . Con Star Wood di Skema la superfi cie in tranciato di vero legno nobile si unisce al supporto in spc e al materassino pre-accoppiato in sughero. Questa combinazione permette di migliorare la resa meccanica e rende il pavimento sottile, silenzioso, isolante e adatto a ristrutturazioni con sovrapposizione su pavimenti esistenti. www.skema.eu
7 . Con i suoi listelli stretti e lunghi, sono infi nite le possibilità di design offerte dalla collezione Regoli di Xilofl oor , brand di Maccani specializzato in pavimenti laminati, in pvc rigido, in legno e per esterni. Sei le varianti di colore in rovere della linea, ideale per varie tipologie di pose: a spina, cassero irregolare, cassero regolare e parallela sfalsata. www.maccani.it
8 . Il modello Saint Moritz è uno dei tre disegni delle nuove geometrie di posa della linea Creator di Garbelotto che possono essere posate con diverse inclinazioni per ottenere differenti effetti estetici. Infi nite le combinazioni di colori e fi niture: è possibile richiedere un prodotto totalmente customizzato, sempre certifi cato e sempre 100% made in Italy. www.garbelotto1950.it
Una miscela di particelle di legno e cemento compresso e asciutto dà vita a un materiale innovativo e versatile, per ambienti in- e outdoor
Distribuito in Italia da Gruppo Bonomi Pattini, Viroc può essere utilizzato sia per interni sia per esterni.
Liuni ha trasformato il nome commerciale del pavimento intrecciato di vinile firmato Bolon in Tatami, per meglio identificarne le innovazioni: valore estetico, personalizzazione, giochi di colori e disegni, durabilità, pulibilità, aspetto ecologico. Gli effetti ottenibili da teli e piastre autoposanti sono unici e grazie alla vasta gamma e con i programmi di customizzazione si offrono soluzioni di design su misura. Ai professionisti vengono garantite inoltre prestazioni tecniche elevate e adatte a ogni tipo di progetto contract o in ambito hospitality.
Dal 2024 tutto il Pvc contenuto nei pavimenti e i tappeti Bolon è di origine biologica e riciclato, al
pari del gesso: nello specifico, tutti i prodotti contengono il 68 per cento di materiale riciclato, in conformità alla ISO 14021. Inoltre, per la produzione viene impiegata esclusivamente energia da fonti rinnovabili, con un impatto climatico zero. I prodotti sono privi di metalli pesanti e ftalati pericolosi e soddisfano i rigorosi requisiti in materia di emissioni di Voc. www.liuni.com
È ampia l’offerta di materiali innovativi ed ecosostenibili di Gruppo Bonomi Pattini destinati all’industria del mobile e dell’architettura. Tra i materiali esclusivi per l’Italia proposti dal gruppo, Viroc, un pannello in materiale composito costituito da una miscela di particelle di legno e cemento compresso e asciutto.
Ha un aspetto non omogeneo, con diverse tonalità sparse in modo casuale, che risultano dalle reazioni chimiche e dai colori naturali delle materie prime utilizzate. Ha elevate proprietà isolanti acustiche e termiche, oltre a essere resistente ai carichi, ignifugo, idrofugo e facile da installare. Può quindi essere utilizzato sia per interni sia per esterni, per pavimenti, pareti, decorazioni, coperture, soffitti, facciate, arredi. www.gruppobonomipattini.com
Il rispetto del contesto e della naturalità del luogo ha portato alla progettazione di una nuova villa a Torri del Benaco (Verona) come involucro quasi monolitico aperto verso il lago di Garda. L’abitazione è stata progettata dallo studio Finotti Albino per essere percepita solo dal lago, anziché dalla strada soprastante, e gioca con l’intersezione di due volumi principali disposti su piani sfalsati, per la loro differente esposizione e il diverso ruolo delle coperture: una per alloggiare i pannelli solari e fotovoltaici, l’altra per ridurre al minimo la quota di colmo.
L’equilibrio tra i due corpi di fabbrica è mediato da ampie superfici vetrate rivolte verso il lago e
Oltre che nelle scelte architettoniche, la valorizzazione dell’intervento si concretizza attraverso l’utilizzo della superficie cementizia Micro Compact di Isoplam per tutta l’area esterna. Foto ©Marco Toté.
La forza del cemento si unisce alla creatività. Isoplam realizza pavimentazioni e rivestimenti
continui, decorativi e personalizzabili, con una gamma infinita di colori, effetti e texture. Superfici eco-sostenibili, a basse emissioni e senza formaldeide
da un’estesa terrazza sempre orientata a ovest vista lago, circondata dal giardino in pendenza verso valle che racchiude lo spazio destinato alla piscina. Anche la selezione dei materiali è avvenuta in accordo con le caratteristiche del paesaggio e i principi di sostenibilità ed eco-compatibilità ambientale.
La soluzione a base cementizia Micro Compact di Isoplam è stata dunque il rivestimento continuo prescelto per i camminamenti outdoor e l’area piscina: grazie alla decorazione texturizzata della superficie di soli 2 mm, restituisce un particolare effetto soft-touch, piacevole sia al tatto sia alla vista.
Le proprietà antiscivolo e antisdrucciolo, unite alla resistenza all’acqua, lo rendono idoneo per rivestire i bordi piscina e i camminamenti attigui. Elevate, inoltre, le performance in termini di resistenza all’usura, agli agenti atmosferici, all’abrasione, alla fessurazione e al gelo. Infine, l’assenza di fughe rende la superficie decorativa facile da pulire e la composizione con inerti naturali, esente da formaldeide, non rilascia sostanze pericolose per la salute delle persone e dell’ambiente, nel rispetto delle più attuali normative in merito a sicurezza e benessere. www.isoplam.it
Il colore, lo strumento con il quale conosciamo lo spazio che ci circonda, viene raccontato
da La Calce del Brenta attraverso un sentito omaggio ai grandi progettisti del Novecento
La Calce del Brenta ha creato una serie di moodboard ispirate ai grandi maestri dell’architettura del secolo scorso, ciascuno rappresentativo di un decennio e di uno stile. Il viaggio nella storia del progetto, sotto l’art direction di Ottodesign e con lo styling di Veronica Leali, attraverso composizioni formali, architetture in miniatura o rappresentazioni di lavori iconici mostra le diverse finiture e palette dell’azienda.
La storia ha inizio negli anni Trenta con Alvar Aalto. Il decennio successivo porta la firma di Le
Corbusier, per il quale il colore è ‘un mezzo potente quanto la pianta e la sezione’. Ispirati all’universo dei colori di Charles e Ray Eames, gli anni Cinquanta, nelle immagini, si accendono di quattro tonalità vive: un tributo alla loro celebre abitazione di Los Angeles. La storia prosegue poi con la celebrazione di Gio Ponti, Carlo Scarpa, Aldo Rossi, Tadao Ando e David Chipperfield. www.lacalcedelbrenta.it
GYPSUM
Ancora una volta l’architettura è il punto di partenza della ricerca condotta da Marco Merendi e Diego Vencato con Gypsum: il riferimento linguistico della collezione Blocco sono le pareti a facciavista e, in particolare, l’uso dei mattoni in laterizio. Spiegano i progettisti: «Il nostro approccio è stato puro, senza pretese e incentrato su uno dei caratteri espressivi tipici dell’architettura, soprattutto in Italia. Questa collezione per superfici verticali è qualcosa di più della riproduzione di un semplice muro, è quasi una esposizione di mattoni impilati. La scelta di usare il mattone spaccato conferisce alla parete una presenza vibrante in continuo cambiamento nel dialogo tra materia, luce e ombra».
Resistente allo sporco, lavabile e adatto sia per interni sia per esterni, Blocco è in Cementobasic
o Cementoskin di Gypsum, cemento ad alte prestazioni colorato in massa con polveri di ossido e tale caratteristica, insieme alla raffinatezza della finitura superficiale, allontana la tradizionale percezione di un materiale grezzo.
La superficie di Blocco viene trattata con un prodotto impermeabilizzante e antimacchia che mantiene un aspetto naturale e morbido al tatto. Il processo produttivo, interamente artigianale, genera piccole variazioni di dimensione e colore: una caratteristica integrante e peculiare del prodotto. www.gypsum-arte.com
Promuovendo un approccio responsabile
all’edilizia e alla progettazione, le finiture materiche
decorative realizzate mediante l’utilizzo di scarti naturali sono ideali per chi cerca soluzioni sostenibili dal design ricercato
A destra, traspirante e igroscopico, l’Intonaco Materico Lolla di Riso è specifico per quegli interventi di bioedilizia nei quali si voglia garantire la salubrità degli ambienti.
In alto, l’Intonaco Materico Nautilus, finitura decorativa ricavata dalla sabbia di conchiglie.
CALCHÈRA SAN GIORGIO
Per il restauro di un’antica masseria in Salento lo studio di Cutrofiano (Lecce) Archetypo Officina di Architettura ha scelto le finiture materiche naturali Calchèra San Giorgio per conferire alle superfici murarie un aspetto estetico ricercato, abbinando bellezza e funzionalità grazie all’impiego di materiali sostenibili e tecniche tradizionali.
I 1.500 metri quadrati di superfici esterne sono stati rifiniti con l’Intonaco Materico Nautilus, finitura decorativa dalla texture naturale data dall’utilizzo della sabbia di conchiglie, che richiama l’effetto della pietra e della sabbia, arricchito da giochi di luce e ombre. Per alcune superfici inter-
ne è stato scelto l’Intonaco Materico Lolla di Riso, che utilizza il rivestimento esterno del chicco di riso, normalmente considerato uno scarto della filiera produttiva, come aggregato decorativo. La presenza della lolla conferisce un aspetto materico che richiama elementi naturali e crea un effetto visivo accattivante. Sabbia di conchiglie, lolla di riso, canapulo, cocciopesto sono alcune delle materie prime seconde utilizzate come aggregati decorativi nelle finiture materiche della collezione Ventiventi –Calchèra San Giorgio. Collezione nata dall’esperienza maturata in anni di lavoro nell’ambito della
formulazione e produzione ad hoc di intonaci e finiture naturali decorative, sostenibili, minerali e traspiranti.
L’utilizzo del legante idraulico pozzolanico Calce Pozzolanica Pantheon, come dimostrato dalle longeve strutture che possiamo ancor oggi ammirare, garantisce durabilità, traspirabilità, sostenibilità e resistenza chimica alle finiture che possono essere applicate in interno e in esterno, in base all’aggregato decorativo scelto. www.calcherasangiorgio.it
Un tributo alla terra e ai suoi elementi: il marmo, il calcare l’argilla, l’acqua, il fuoco. Tutto fa capo alla terra e tutto ritorna in essa
La calce è un biocida naturale: le proprietà di assorbimento delle molecole d’acqua consentono di moderare i livelli di umidità, contrastando la formazione di muffe, batteri e funghi, migliorando la qualità dell’aria.
Terrae-Calce è un rivestimento realizzato a base di calce. Il materiale, scoperto più di 8.000 anni fa, è molto comune e facile da reperire. Questo aspetto si rivela essere un valore aggiunto in un’epoca in cui è sempre più forte la scarsità delle materie e la loro obsolescenza. Oltre alla grande quantità di materia prima disponibile per la realizzazione di questo rivestimento in calce, anche lo stesso processo produttivo è rispettoso dell’ambiente. Per essere prodotta infatti, la calce viene infornata e cotta a una temperatura inferiore rispetto a molte altre soluzioni, con un conseguente ridotto impatto. Inoltre, riassorbe parte dell’anidride carbonica emessa nella combustione mentre polimerizza nella posa, riducendo così ulteriormente l’impatto ambientale. La calce idraulica naturale che compone TerraeCalce è ottenuta solo con calcarei marnosi lavorabili in zolle o in polvere, rocce italiane, polvere di marmo, aggregati naturali come riso e canapa. Grazie alle sue tre finiture – Matera, Venezie, Siena – la linea si adatta a stili differenti declinabili nelle otto colorazioni di base, rigorosamente frutto di pigmenti naturali. A seconda della quantità di pigmento aggiunto alla calce si possono ottenere ulteriori differenti tonalità.
www.idealwork.it
IPM Cult, il pavimento decorativo in resina
Il sistema decorativo spatolato in resina è pensato per esercizi commerciali, ristoranti, hotel e spazi wellness, musei, scuole, sale espositive e residenze. Perfetto per i pavimenti, IPM Cult può essere applicato anche in verticale su pareti, arredamento in muratura e scale. È grande la versatilità estetica garantita dal sistema: può essere utilizzato per un tono su tono oppure per un effetto sfumato tra due colori. Tra le molte possibilità, l’effetto a ventaglio dà movimento a qualunque superficie, così come la finitura a trame genera profondità e aspetto lucido, opaco, satinato per risultati di grande eleganza e impatto visivo. Come tutti i rivestimenti IPM Italia, anche IPM Cult è a base di materiali eco-friendly e garantisce massima resistenza all’usura, al calpestio e all’abrasione. www.ipmitalia.it IPM ITALIA
IPM Cult di IPM Italia utilizzato per la scuola materna di Terento (Bolzano).
Le fughe sono molto più che un semplice elemento di connessione nelle superfici discontinue: sono linee che disegnano lo spazio, dettaglio che valorizza scelte di stile e di arredo
Con cinque prodotti e una palette di 50 colori, Color Fill è il nuovo sistema completo per la finitura decorativa di pavimenti e rivestimenti in ceramiche, pietre naturali e mosaici.
La gamma di Kerakoll, società benefit certificata B Corp, comprende due stucchi, Fugabella Color e Fugalite Color, e tre sigillanti, Silicone Color, Neutro Color e Silmat Color. Consente così di creare molteplici abbinamenti con le forme e i materiali più vari e di ottenere coerenza estetica tra applicazioni diverse ed equilibrio cromatico tra superfici e finiture. Le fughe sono molto più che un semplice elemento di connessione nelle superfici discontinue: sono linee che disegnano lo spazio, dettaglio che valorizza scelte di stile e di arredo.
L’ampiezza della palette di Color Fill si traduce nella possibilità di dare vita a stili differenti, dai
più audaci ai più lineari. La scelta di stucchi di tonalità neutre crea continuità visiva con le lastre in ceramica o in pietra naturale, per accostamenti tono su tono. Le tonalità intense e distintive permettono di creare accostamenti a contrasto, che danno carattere e riconoscibilità agli ambienti. Idrorepellente e ad elevata resistenza, Fugabella Color è la soluzione ideale per garantire omogeneità e stabilità del colore a lungo termine e renderlo particolarmente adatto per stuccare anche i pavimenti e i rivestimenti delle cucine. Fugalite Color, grazie alla sua impermeabilità, è ideale per la stuccatura all’interno di ambienti ad alta concentrazione di umidità, come i bagni. www.kerakoll.com
Il carattere divulgativo del Big Book curato da Giovanni Leoni – ordinario di storia dell’architettura all’Università di Bologna – per le edizioni di 24 Ore Cultura non rende meno interessante ripercorrere più di un secolo di architettura moderna e contemporanea attraverso venti architetti e un centinaio delle loro opere. Scomparsi o ancora attivi, sono tutti nomi stranoti come le loro opere e avremo già avuto molteplici occasioni di studiarli ma qui li ritroviamo raccolti e sistematizzati, secondo un chiaro piano editoriale che, a un corpus iniziale di contributi critici di vari autori, tra i quali lo stesso Leoni, fa seguire precise descrizioni delle opere che vengono presentate – tra cui un celebre incompiuto, l’ospedale di Venezia di Le Corbusier – per concludersi poi con 50 pagine di saggi e interviste nelle quali sono gli architetti stessi a parlare. Interessanti anche, dal momento che l’architettura è sempre espressione della propria epoca, le ‘linee del tempo’ che aprono ciascuno dei quattro capitoli del libro, stabilendo una correlazione grafica immediata tra le opere e gli avvenimenti del periodo. Novanta in totale i capolavori di Le Corbusier, Frank Lloyd Wright, Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Alvar Aalto, Louis Kahn, Kenzō Tange, Fernando Tavora, Josep Antoni Coderch, Aldo Rossi, Norman Foster, Renzo Piano, Vittorio Gregotti, Tadao Andō, Rafael Moneo, Rem Koolhaas, Zaha Hadid, Eduardo Souto de Moura, Kengo Kuma e David Chipperfield. In grande formato, il volume si rivolge anche al largo pubblico di cultori dell’architettura e al contrario di un onnisciente ma poco informato smartphone funziona anche se la batteria è scarica.
«Ho conosciuto – scrive a un certo punto Russell Page – non pochi disegnatori brillanti che si sono dedicati con passione a progettare giardini, ma che non si sono mai addentrati a sufficienza nello studio delle piante. Essi infatti ricorrevano a un repertorio estremamente limitato o affidavano a qualcun altro l’arredo vegetale. Come d’altra parte ho incontrato coltivatori davvero degni di nota, uomini con una profonda conoscenza delle piante, delle cure di cui hanno bisogno, ma che raramente sarebbero stati in grado di creare una scenografia adatta al giardino». È questa una delle ragioni per cui L’educazione di un giardiniere è stato considerato, da generazioni di cultori di giardini, come la bibbia. Dimenticate il giardino all’inglese, anche perché Page iniziò la carriera in Francia e lavorò in tutto il mondo. Il libro – pubblicato per la prima volta nel 1962, tradotto in italiano nel 1994 e ormai introvabile –racconta di un amore per il creato e della sensibilità verso il luogo, sempre diverso, di ogni giardino che va ben al di là di un ambientalismo di maniera, peraltro all’epoca inesistente. Giardino e paesaggio
sono due cose ben diverse, Page lo sa molto bene, e il primo è una ‘costruzione culturale’ che deve dialogare con il secondo proprio come un’architettura. Nato nel Lincolnshire nel 1906, Page si trasferì in Francia dove conobbe il André de Vilmarin con cui iniziò a dedicarsi alla progettazione di giardini. Tra i suoi lavori in Italia i giardini di Villa Agnelli a Villar Perosa e il giardino del Carpeneto, villa settecentesca dei Rossi di Montelera nella campagna a sud di Torino.
Russell Page. L’educazione di un giardiniere
Traduzione di Cecilia Novero Allemandi, Torino, 2024
288 pp, ill, 49 euro - ISBN 978-88-422-2606-2
realizzazioni. Propone un metodo che si nutre delle relazioni tra l’uomo e le sue tracce, la cultura dei luoghi, le risorse nelle trasformazioni, la storia geologica, la memoria dell’acqua negli uadi, reti complesse nel deserto. E la trasformazione e decontaminazione dei suoli. Per attraversare il sapere che testimonia la storia delle civiltà e le trasformazioni del paesaggio, in una conversazione dove il rapporto tra scienza e arte ritrova le sue ragioni nel progetto.
Mario Pisani
Big Book of Architecture
Giovanni Leoni (a cura di)
24 Ore Cultura, Milano, 2024
376 pp, Ill, 70 euro
ISBN 978-88-6648-834-7
Tra le figure più interessanti nell’architettura del paesaggio, Catherine Mosbach si laurea a Versailles con Michel Corajoud e nel 1987 fonda a Parigi l’atelier che elabora un approccio responsabile al progetto tenendo insieme studi scientifici e valore estetico dei luoghi, perché «ci sono molte cose invisibili che orientano il visibile». Si caratterizza per il rigore, anche nei disegni. Tra i suoi interventi, il Giardino Botanico a Bordeaux (19992007), descritto come «nuove geologie che descrivono le trasformazioni delle superfici nelle ere terrestri come manifestazioni climatiche e atmosferiche ma anche meravigliose forme che riconosciamo in natura»; il parco archeologico di Solutré en Saoneet-Loire (1998-2006); il prototipo del giardino ‘L’Autre Rive’ a Sherbrooke, in Quebec (2007). L’espressività del progetto del Louvre-Lens, con Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, caratterizzata dall’originalità delle forme, le vale l’Equerre d’argent. Emblematico il Jade EcoPark Taichung a Taiwan, con Philippe Rahm, basato sulle condizioni meteorologiche di Taichung. Nel volume la Mosbach dialoga sul paesaggio e le soluzioni ai problemi dei luoghi. Ripensa il percorso: studi, progetti,
Imparare da e con il paesaggio. Intervista a Catherine Mosbach
Isotta Cortesi
Lettera Ventidue, Siracusa, 2024
132 pp, 6,90 euro - ISBN 978-38-03860-326-9
Un approccio sempre più custom caratterizza la produzione dedicata al progetto d’interni, dal fit out agli arredi.
La collaborazione tra i designer e l’industria, la rilettura critica della tradizione artigianale e la ricerca sui nuovi materiali danno vita a un’offerta ampia e interessante, capace di rispondere alle trasversali richieste del mondo Contract.
a cura di Elena Riolo
STEEVE LOU. I nuovi divani freestanding progettati da Jean-Marie Massaud si caratterizzano per la particolare gamba a T. L’imbottitura dei cuscini, la profondità di seduta e gli schienali alti garantiscono il massimo comfort. È disponibile a due o tre posti, con possibilità di abbinare un pouf coordinato, tavolini laterali e un cuscino per laptop.
www.arper.com
BERNARD. Una collezione realizzata per lo Swissôtel Kursaal di Berna: la collaborazione tra l’azienda italiana e la progettista austriaca Nina Mair è nata per arredare gli spazi rinnovati dell’albergo a partire da una poltroncina lounge con bracciolo singolo. Della linea fanno ora parte anche un divano doppio, uno triplo, una panca, una dormeuse, un pouf e tavolini di accompagnamento, che arredano tutte le aree della struttura. www.lacividina.com
NEXT ROUND. La collezione di porte battenti filomuro Next si arricchisce di una nuova versione con angoli arrotondati disegnata da Simone Micheli. La raggiatura degli angoli superiori è possibile grazie all’alloggio nella parete o nel cartongesso di un profilo in alluminio curvato, creato ad hoc, dove la cerniera superiore risulta più bassa rispetto allo standard. Ampia la gamma di finiture e materiali.
www.albed.it
TAPE. La maniglia di Bcf Design, parte della nuova linea Minima, si distingue per il nastro avvolto sul gambo tondo e prevede un nuovo componente tecnico di dimensioni ridotte: la nuova rosetta da 30 mm di diametro. Disponibile in cromato satinato, bronzo trend, nero opaco, bianco opaco, Tape è disponibile a richiesta, per quantità volumi particolari, anche alcune finiture ral: verde opale perlato, pearle gentian blue e pearl violet.
www.frascio.it
Sebastian Herkner, classe 1981, ha studiato Design del prodotto presso l’HfG Offenbach University of Art and Design. Durante gli studi ha iniziato a concentrarsi sulla progettazione di oggetti e arredi, affinando il suo acuto senso per materiali, colori e trame. I suoi prodotti si caratterizzano per un’eleganza semplice, senza tempo. www.sebastianherkner.com
Una visione olistica per ogni funzione materiale, dettaglio e arredo
Stiel è l’evoluzione di Blume, la prima famiglia che disegnai per Pedrali, ma con una struttura più semplice, meno decorativa e più pura. Non a caso il nome della collezione in tedesco significa “stelo” proprio per evidenziare la semplicità del suo profilo in acciaio. C’è una sensibilità e un’identità nel mio lavoro che enfatizza sempre la funzione, il materiale e il dettaglio. Trasporto e interpreto input e ispirazioni dalla società, dalla natura e dalla cultura e li imple-
WALL 1. Il primo sistema dell’azienda dedicato al rivestimento di pareti è un progetto custom di testiere, boiserie e pareti realizzate su misura con pannelli in legno o pannelli imbottiti e rivestiti in tessuto per un effetto soft touch. Ogni progetto è sviluppato con l’ufficio tecnico interno che supporta l’idea dell’architetto per realizzare la soluzione migliore a livello estetico e funzionale. www.bolzan.com
mento in nuovi prodotti. Questa attitudine infonde rispetto e personalità anche negli oggetti più quotidiani, come gli arredi che devono adattarsi facilmente a tutti i tipi di ambiente e di interni, che siano contract o residenziali. Scegliendo i tessuti e i colori giusti per i rivestimenti si può creare una grande varietà, ideale per ogni contesto.
Sebastian Herkner
STIEL. Le sedute – sedia, poltrona, anche nella versione lounge, e sgabello in due altezze progettate da Sebastian Herkner – si caratterizzano per le forme morbide e arrotondate definite dalle curve del telaio in tubo d’acciaio e dalla generosa imbottitura in schiumato poliuretanico. Nella poltrona, la curva dei braccioli è modellata per dare continuità al profilo. www.pedrali.com
TUGENDHAT. Torna sul mercato la poltrona realizzata da Knoll per l’ultima volta negli anni ‘60 e ‘70. Disegnata in origine nel 1929 da Ludwig Mies van der Rohe per la villa omonima a Brno, in Repubblica Ceca, la seduta si distingue per la base a sbalzo e lo schienale con cinghie in pelle. È disponibile in due finiture per la struttura e in una vasta gamma di rivestimenti. www.knolleurope.com
GE-TECHNIQUE. La collaborazione con StorageMilano ha dato vita a una nuova collezione di tappeti composta da 4 disegni declinati in più varianti: diverse possibilità di intreccio vengono presentate sullo stesso pattern evidenziando la ricchezza delle tecniche di tessitura. Nell’immagine, il tappeto Ray Studio 1 in lana Ghazni annodato a mano a Lahore, Pakistan. www.battilossi.com
LAPORTA. La nuova collezione di porte pantografate disegnate da Matteo Thun e Antonio Rodriguez nasce dalla volontà di reinterpretare in chiave contemporanea un classico, che, senza cornice, diventa un tutt’uno con la parete grazie all’installazione di un telaio rasomuro. LaPorta può essere però anche incorniciata con il classico telaio con coprifili. La palette colori, che prevede diciotto nuance, può essere personalizzata su richiesta. www.effebiquattro.it
MOUNTAIN VIEW. La silhouette di una montagna si mostra dal vetro soffiato trasparente disponibile in vari colori della cupola della lampada a sospensione disegnata da Dima Loginoff. La lampada, nella versione con il rilievo montuoso color ambra, è stata utilizzata per illuminare il ristorante del Motel One a Zurigo. www.axolight.it
GHIDINI 1961
MAMBO SOFA. Forma sinuosa e generose arricciature caratterizzano il divano componibile disegnato da Lorenza Bozzoli evocando le movenze e i costumi dei ballerini di mambo. È disponibile anche la versione poltrona. Numerose le finiture a catalogo. www.ghidini1961.com
All’attività di progettazione di prodotto, soprattutto nel settore dell’arredo, Raffaello Galiotto unisce l’interesse per la ricerca, i materiali, i processi produttivi e la tecnologia. www.galiottodesign.it
Ricerca creativa e sperimentazione materica tra arte e design
La collaborazione con Nardi risale agli anni Novanta: un lavoro lungo e incessante, mirato a obiettivi progressivamente sempre più alti. Si è consolidato così, attraverso sfide e successi, il rapporto di fiducia e intesa reciproca. Il mio approccio, che unisce formazione artistica e passione per il design industriale, mira a valorizzare le specificità del materiale, con progetti che ne esaltano le peculiarità oltre alle potenzialità dei processi produttivi.
DOMIA MINI. È la nuova maniglia digitale alimentata a batteria. Non richiede cablaggi e si installa anche su porte in opera con la possibilità di riutilizzare serratura e cilindro esistenti. Compatibile con gli altri smart devices della piattaforma Domia, supporta anche l’apertura da remoto, con link e con app. www.agb.it/hospitality
Per Nardi ho creato molti prodotti che rispettano specifiche funzionalità: l’impiego di materiali idonei agli ambienti esterni, la leggerezza, la flessibilità compositiva e il trasformismo necessario dettato da un ambiente non condizionato ma variabile. Coniugare la gradevolezza estetica, stimolata dal contesto naturale, alle esigenze di comfort, praticità e sicurezza, è l’obiettivo a cui tende ogni nostro progetto.
Raffaello Galiotto
NARDI
MAXIMO. Dai volumi ampi e con sedute profonde e confortevoli, il sistema con struttura in resina rigenerata e tessuti ad alta componente riciclata disegnato da Raffaello Galiotto permette una modularità infinita grazie al facile meccanismo di aggancio brevettato di schienale e bracciolo. Dimensioni generose e accoglienti anche per i cuscini autocentranti dalle texture ricercate. www.nardioutdoor.com
MENTHA. Presentato nel 2023 nella versione in tecnopolimero ideale per l’outdoor, il progetto di Archirivolto trova il suo completamento ora con la versione per interni. La collezione comprende una grande varietà di declinazioni: quattro gambe, a slitta, con gambe in legno, versione trespolo, con o senza braccioli, con tavoletta scrittoio e sgabelli alti. www.s-cab.it
GD DORIGO
LUCE. Porte in versione scorrevole e a battente, in alluminio e vetro, che diventano un vero e proprio oggetto di arredo in grado di caratterizzare lo spazio. Nell’immagine, la versione a battente filo parete. Quasi invisibile, grazie al leggero profilo in alluminio dell’anta, è disponibile con diverse finiture e vetri. www.gd-dorigo.com
BIGFOOT. Il sistema modulare scorrevole a scomparsa, brevettato e 100% made in Italy, crea ambienti flessibili e arredi che si trasformano per ampliare, moltiplicare, comporre e nascondere gli spazi. I moduli sono disponibili in molte finiture e variamente accessoriabili. Nell’immagine, Bigfoot Firenze, il modulo contenitore in alluminio o in laminato. www.protekdesign.it
EI30. Le porte di ingresso tagliafuoco Aip EI30 complanari alla boiserie, vengono realizzate custom nello stesso materiale delle ante (Hpl). Dotate di serratura elettronica IControl Agb con lettore di badge a muro, sono le soluzioni ideali per creare ambienti dalle linee pulite e minimali con un buon livello di insonorizzazione. www.aipporte.com
OMETT. L’appendiabiti in abs è disegnato da Basaglia+Rota Nodari con forme essenziali: un bottone nasconde i punti di affissione, un altro delle stesse dimensioni funge da appendiabiti secondario. Molteplici le composizioni possibili: a parete, verticale, orizzontali o in obliquo. Nella versione free-standing può accogliere fino a 24 supporti. Disponibile nei colori rosso, bianco, nero e grigio perla. www.rexite.it
STELO. La nuova collezione di maniglie in ottone disegnata da Davide Diliberto si distingue per la zigrinatura della presa. La scelta di ridurre al minimo la superficie di contatto fra collo e barra dona leggerezza garantendo al tempo stesso una tenuta perfetta. Il maniglione coordinato, proposto su misura e su lunghezze diverse, compone un sistema sviluppabile con varianti di finitura e colore. www.ento.it
RAQAM. Fa parte della linea Atelier, il sistema di illuminazione ideato da Marc Sadler che consente di creare innumerevoli forme personalizzando la combinazione di sette moduli differenti per sospensioni verticali, chandelier e decorazioni a parete. I moduli hanno l’anima in metallo, disponibile in tre colori galvanici, e sono rivestiti di vetro trasparente. www.masierogroup.com
OLEANDRO. Elegante e comoda, grazie alle cinghie elastiche che supportano il sedile, la nuova poltroncina si aggiunge alla famiglia della stessa linea che prevede sedie e sgabelli imbottiti con base in metallo o legno. Oleandro è firmato da Archirivolto Design, studio da sempre specializzato nella progettazione di sedute. www.calligaris.com
QU
DUOLÌ. La lampada da tavolo sviluppata custom per l’illuminazione dell’hotel Capitol di Nervi, progetto di Parisotto + Formenton Architetti, nasce su ispirazione della forma pura ed essenziale del copricapo asiatico a cono in paglia di riso. Paralume e base sono interamente in alluminio, uniti da un sottile stelo parzialmente ricurvo. www.qu-lighting.com
WELL-CONTACT PLUS. L’impianto domotico del polo ricettivo Life
Source di Bergamo è stato sviluppato da Antonino Casale con il sistema di gestione alberghiera
Well-contact Plus. Check-in e check-out, segnalazione di stato della presenza, allarmi tecnici o di emergenza, stato delle luci e della temperatura: tutto è programmabile e supervisionabile dalla reception. Il sistema è qui coordinato con le serie civili Eikon con comandi Tactil e Arké Classic. www.vimar.com
DND MARTINELLI
CLICK & CLOSE. Novità Sicam 2024, la chiave magnetica in ottone si connette alla bocchetta per attrazione magnetica e si incorpora perfettamente, generando un elemento unico, innovativo e minimale, caratterizzato dalla medesima finitura della maniglia. Ampio il catalogo tra toni lucidi, satinati, opachi e con tecnologia Pvd. www.dndhandles.it
AMULETTE ART. Con la lampada disegnata da Bernhardt & Vella sono stati studiati gli effetti che produce la luce quando attraversa lo spessore di una lastra molata di vetro, qui incastonata nel metallo. La collezione è costituita da una sospensione e una lampada da parete per interno. Il diffusore è in vetro cannettato con bordi satinati con la montatura in metallo lucido in galvanica dorata e nera.
www.fabbian.com
ZANINI – SAN.CO
ISOFIRE L.STAR. La porta tagliafuoco per interni in legno disponibile nelle versioni Rei 60 e Rei 120 con tenuta fumi certificata è estremamente versatile e personalizzabile: vetrata, è disponibile ad anta singola o doppia, con laterali e sopraluce fissi anche centinati. Consente inoltre di raggiungere dimensioni notevoli sia in larghezza sia in altezza. www.zaniniitalia.com
La luce per l’ospitalità: versatile, flessibile efficace per ogni ambiente
In qualsiasi progetto di lighting design il mio obiettivo è dare identità al luogo. Questo vale in modo particolare nell’ambito dell’ospitalità, dove l’illuminazione deve essere studiata per ogni ambiente. E in più deve essere versatile e flessibile: bisogna poter variare intensità e incidenza del flusso luminoso per ottenere anche in uno stesso spazio atmosfere diverse. La mia sperimentazione mi ha condotto a progettare Esagono, la cui idea è nata osservando la sezione esagonale di una barra di metallo.
Consulente illuminotecnico attivo da molti anni, Maurizio Quargnale ha sempre lavorato con la luce, sviluppando progetti per l’architettura pubblica e privata. Collabora inoltre con molti marchi prestigiosi del mondo dell’illuminazione. www.quargnale.it
Tenendola tra le mani, ho subito pensato che sarebbe stata una luce perfetta per l’outdoor. Bastava infatti cambiare semplicemente il lato di appoggio per modificare l’inclinazione della fonte luminosa e ottenere così effetti e atmosfere differenti. La sfida come sempre è stata combinare design e tecnologia, ma il team di Platek ancora una volta ha saputo coniugare entrambe le esigenze
Maurizio Quargnale
ESAGONO. Il progetto parte da una forma geometrica presente in natura, quella dell’esagono, e ne elabora i vantaggi in termini di versatilità di utilizzo. La lampada in alluminio verniciato può essere infatti posata alla base di pareti o siepi, utilizzata come paletto per giardino o fissata a parete. È anche orientabile, ottenendo così effetti di luce piena o asimmetrica. www.platek.eu
ANTRAX IT
T1V. La collezione Serie T disegnata da Matteo Thun & Antonio Rodriguez si amplia mantenendo l’essenzialità dei profili. Si configura come termoarredo a sola installazione verticale, con ganci nascosti per appendere salviette e accappatoi, personalizzabile in una delle oltre duecento varianti cromatiche disponibili, tra finiture goffrate, opache e lucide. www.antrax.it
GEMINI. La sorgente luminosa led è sempre nascosta alla vista; la luce, bianco calda, è morbida e accogliente. La gamma è ricca e variegata: a parete si può optare per l’applique biemissione lineare in due lunghezze o per l’applique rotonda dalla conformazione obliqua che consente di convogliare la luce verso l’alto. Tre le finiture: vetro bronzato specchiato, grès nero greco e, nell’immagine, grès nella finitura statuarietto. www.linealight.com
RACE. I miscelatori della collezione sono dotati di un particolare sistema water saving che permette di ridurre fino al 60% il consumo d’acqua: funziona attraverso l’installazione di un aeratore che limita il flusso dell’acqua aerando contemporaneamente il getto. Il risultato finale è un’effettiva diminuzione dei consumi senza rinunciare al comfort.
www.carimali.it
AYLA. Il design di Yabu Pushelberg evoca la forma di una trave a “I”, elemento strutturale essenziale per il supporto nella costruzione. La bocca di erogazione orizzontale lineare insolitamente sottile completa il corpo verticale più ampio del rubinetto. Nell’immagine, gruppo miscelatore termostatico a parete per doccia con 2 rubinetti d’arresto e doccetta in acciaio inox, finitura lucidata, e flessibile in gomma siliconica grigio seta. www.ceadesign.it
JJ. Combina piano di appoggio e fonte di riscaldamento di teli e salviette, la nuova mensola attrezzata con funzione di portasciugamani in alluminio riciclabile. Per il suo design minimalista Ludovica Serafini+Roberto Palomba si sono ispirati all’artista Donald Judd. Grazie al basso voltaggio (24 volt), può essere installata in zone umide o in prossimità dell’acqua.
www.tubesradiatori.com
STEP. Disegnata da Antonio Citterio, la linea di corpi scaldanti comprende differenti soluzioni, tra cui il modello Step_B (nell’immagine) dedicato all’ambiente bagno. Facilmente integrabile, discreto e funzionale, si caratterizza per le geometrie essenziali, gli ampi spazi per gli asciugamani e le quattordici finiture. www.irsap.com
ZEROBODY DRY FLOAT PRO. Il sistema brevettato sfrutta il sistema di galleggiamento in assenza di gravità. Adagiandosi su 400 litri d’acqua a temperatura basale senza necessità di spogliarsi e di bagnarsi, il corpo si rilassa accolto dal calore, dalle luci cromatiche e da un massaggio lombare. Il software include programmi di brain training che favoriscono il potenziamento cognitivo e l’equilibrio psico-fisico. www.starpool.com
Personalità di spicco nel campo del surface design, Diego Grandi indaga le molteplici potenzialità espressive delle superfici sperimentando costantemente nuovi linguaggi da riprodurre su ceramica, carta e tessuto. www.diegograndi.it
Non dimensioni generose o funzioni multiple: il benessere è sinonimo di comfort emotivo
Che sia per business o vacanza, il bagno di un albergo indistintamente dalla categoria di appartenenza deve rispondere a un quesito fondamentale: il benessere. Il bagno di un hotel, come la camera da letto, deve trasmettere una sensazione di comfort emotivo: è il luogo dove iniziare e finire piacevolmente la propria giornata. L’abbinamento corretto tra i materiali, i rapporti spaziali tra gli elementi, l’illuminazione e la ventilazione, così come gli accessori e le amenities determinano la buona riuscita
DIAMETRO35 CROSS La serie di rubinetteria, che da oltre vent’anni ha decretato il successo internazionale dell’azienda, è il fulcro di un ambizioso progetto di ampliamento. Le sue linee senza tempo si combinano ora con nuovi comandi a croce. Sedici le finiture della Ritmonio Finishes Selection. www.ritmonio.it
di un progetto di interni per un bagno confortevole. Mi ha sempre appassionato il concetto di limite che in un progetto anziché restringere amplifica possibilità di interpretazione di un prodotto. E quindi se dovessi pensare alla stanza da bagno disegnerei un elemento che si ispira alla natura, qualcosa che possa essere collocato sia in interno sia in esterno per cancellare quel senso di separazione spaziale tra i due ambienti.
Diego Grandi
CLEER. La collezione di arredo disegnata da Diego Grandi prende ispirazione da un termine che in dialetto milanese significa saracinesca. La serranda di doghe verticali in alluminio colorato, che scorrono in orizzontale, delinea il profilo del mobile freestanding dalle forme arrotondate. www.azzurraceramica.it
LA DOLCE VITA. La collezione curata da Roberto Palomba propone soluzioni per l’intero bagno, dai lavabi ai mobili lavabo, ai vasi, bidet e vasche da bagno, fino ai miscelatori, prodotti per la doccia e accessori. Inoltre, la nuova gamma è compatibile con l’ampio portfolio di prodotti dell’azienda, che fa parte di Villeroy & Boch dal febbraio 2024. www.idealstandard.it
SAUNA FINLANDESE. Il marchio di Ronal Bathrooms ha partecipato al nuovo progetto di restauro e riqualificazione del centro benessere di CastelBrando a Cison di Valmarino (Treviso) ricavato da antichi bagni romani. Tra i tanti prodotti installati anche una sauna finlandese con finitura hemlock interna ed esterna.
www.ronalbathrooms.com
TAPE. L’arredo monocromo disegnato da Enrico Cesana è parte di un progetto di rinnovamento intrapreso dal marchio che insieme ad Artesi e Agha costituisce il Gruppo Artesi. Il mobile si caratterizza per il nastro metallico continuo che collega il lavabo al vassoio inferiore sagomato a giorno. Sul lato è integrato un portasalviette in rovere naturale.
www.ardeco-it.com
Vitr
RECYCLED WASHBASIN
Vengono riutilizzati i materiali di scarto del proprio processo di produzione, compresa la ceramica, per realizzare il primo lavabo al mondo in ceramica riciclata quasi al 100%.
Sviluppato nel VitrA Production Campus di Bozüyük in Turchia, il lavabo è per ora disponibile in beige opaco in forme diverse. Sarà presto affiancato da altri prodotti e colori. italy.vitrabathrooms.com
SURF SHOWERS. La collezione, design Studio Batoni, si distingue per la doccetta sottile e stondata sui bordi e con un ampio raggio sulla sommità. Realizzata in fusione di ottone, è dotata di tre aeratori spray basculanti e di un’impugnatura in silicone di colore nero fumé uguale, insieme al flessibile in pvc nero, per tutte le finiture disponibili.
www.zazzeri.it
Manuel Di Giacobbe, designer e art director con una prospettiva orientata al marketing, dall’inizio del 2022 è impegnato nel rebranding di Alice Ceramica, con l’obiettivo di creare un’identità aziendale riconoscibile e attuale.
Una visione aziendale e un approccio alla progettazione pragmatici e ambiziosi
Negli ultimi anni Alice Ceramica ha puntato sull’innovazione, ampliando la gamma prodotti con soluzioni sostenibili e tecnologicamente avanzate. Abbiamo migliorato i processi produttivi riducendo l’impatto ambientale e garantendo la qualità artigianale che ci contraddistingue. Il nostro focus è creare collezioni versatili, adatte a progetti contract e hospitality, con una crescente presenza internazionale. In particolare in un hotel un bagno confortevole deve essere funzionale, facile da
AXOR ONE. Le principali caratteristiche del miscelatore progettato dallo studio inglese Barber Osgerby sono, oltre al design minimalista e essenziale, la bocca d’erogazione sottile e l’innovativa cartuccia posizionata sotto il lavabo, che scompare completamente alla vista. Nella versione con il tasto Select, la maniglia è integrata nel corpo del miscelatore.
www.axor-design.com
pulire e resistente. Il design è fondamentale per creare un’atmosfera rilassante. Oltre ai materiali di qualità e soluzioni ergonomiche, il nostro scarico a vortice silenzioso riduce i rumori, mentre il sistema di fissaggio a sgancio rapido dei sanitari facilita la manutenzione, migliorando ulteriormente il comfort e l’efficienza operativa.
Manuel Di Giacobbe
IDILLA. Con le sue forme monolitiche, la nuova collezione completa di lavabi, sanitari e specchio contenitore è disegnata da Manuel Di Giacobbe per essere fuori dal tempo. La linea include anche un’originale struttura interamente in ceramica formata da due grandi sostegni cilindrici che si sviluppano a tutta altezza dando spazio a due piani ovali in ceramica.
www.aliceceramica.com
A301 OPEN. Supera il concetto dei pergolati tradizionali la pergola biotermica con tetto piano, dal design elegante e contemporaneo, in versione apribile o fissa: verande e pergole si trasformano in nuovi spazi da vivere caratterizzati da isolamento termico e impermeabilità. Infinito il ventaglio di configurazioni, dimensioni e combinazioni. www.adarteoutdoor.com
E-TWIST. La Energy-pergola fotovoltaica completamente vetrata è stata scelta dal ristorante Vespero a Piombino (Livorno) sul porticciolo di Salivoli. Oltre a regolare il flusso d’aria e la luce diretta e a proteggere in caso di pioggia, le lame frangisole orientabili sulla copertura della pergola sono equipaggiate con moduli fotovoltaici. L’elettricità autoprodotta viene utilizzata per alimentare le macchine e l’illuminazione del bar. www.gibus.com
BT GROUP
PERGONEXT. La copertura della pergola bioclimatica retraibile e orientabile a doppio movimento è a lamelle in alluminio impacchettabili da 0° a 70°, complete di guarnizioni e gronde scarico acqua laterale. In base all’orientamento delle lamelle, la struttura, offre protezione totale o parziale dal sole, una perfetta climatizzazione e riparo dalla pioggia.
www.btgroup.it
CARRERA. La pergola bioclimatica con lame fisse e mobili, che si sollevano e si sovrappongono le une sulle altre, è personalizzabile con l’integrazione di sistemi domotici e sensori meteo. Il movimento fluido e silenzioso delle lame segue quello dei raggi solari, creando un comfort luminoso superiore e assicurando un piacevole ricircolo dell’aria.
www.pratic.it
TEMPOTEST HOME CAPSTONE
Grazie all’utilizzo dell’innovativa
fibra Tempotest Home LS, la nuova collezione si distingue per un livello di morbidezza mai raggiunto nei tessuti per outdoor e un aspetto molto simile ai prodotti in fibra naturale. Il tessuto è ideale anche per ambienti interni. 7 disegni e 46 varianti con infinite possibilità di personalizzazioni tailor made.
www.para.it
YCO
WATERPROOF. La pergola bioclimatica a lamelle orientabili ad angoli da 0° a 103° interamente realizzata in alluminio, dalle linee pulite attente al design, annovera tra i suoi punti di forza ampie possibilità di personalizzazione, durata, resistenza. L’illuminazione è affidata a un sistema led integrato nella struttura e o nelle lamelle. www.yco-outdoor.com
KE
SUNLIGHT. La serra solare bioclimatica e giardino d’inverno da oggi integra nella copertura in vetro stratificato un sistema di celle fotovoltaiche, tecnologia che apporta significativi vantaggi in termini di produzione elettrica sostenibile e rinnovabile, senza impattare sul design e l’estetica della struttura. www.keoutdoordesign.com
DAGLI ‘STAN’ DELL’ASIA CENTRALE
Fino al 13 aprile 2025, Fondazione Elpis a Milano presenta la mostra collettiva You Are Here. Central Asia, una panoramica sulla produzione artistica contemporanea di quattro paesi dell’Asia Centrale – Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan – a cura di Dilda Ramazan e Aida Sulova.
La mostra riflette sul significato di identità, appartenenza, autoidentificazione e autodeterminazione attraverso le opere di 27 artisti che spaziano tra pittura, scultura, video, fotografia, performance, opere tessili e installazioni site specific.
Gli artisti sono stati invitati a distaccarsi dall’idea letterale di mappa fisica e geografica per concentrarsi invece sull’identificazione della propria presenza in uno spazio che provenga prima di tutto dalla percezione di sé stessi attraverso le proprie sensazioni, esperienze vissute, visioni e memorie.
Le opere in mostra sono il risultato di questa
You are here. Central Asia Fondazione Elpis. Via Lamarmora 26 Milano 24 Ottobre 2024_13 Aprile 2025
riflessione: rappresentazioni di prospettive mentali, spirituali, geografiche, metafisiche e politiche relative alla propria autoidentificazione nello spazio.
Gli artisti ritrovano sé stessi intrecciati con la natura, incastrati tra mattoni da costruzione, oppure in viaggio lungo un orizzonte infinito. Altri si identificano in creature ultraterrene nascoste nelle crepe di un muro, oppure come vagabondi in un labirinto.
Mettendo in discussione le narrazioni dominanti e le rappresentazioni stereotipate della regione centroasiatica, You Are Here. Central Asia si configura come un luogo aperto e familiare dove ognuno è libero di presentarsi come si immagina, al di là delle dicotomie tra centro e periferia, conoscenza e ignoranza, Oriente e Occidente ■
Collezione Sedute Profilo. Innovazione. Ergonomia. Design. Sostenibiltà.
estel.com