IoArch 113 - Sep/Oct 2024

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ioArch

Essenza e innovazione

JÉRÔME DE MEURON

CANTINE

ELEMENTS

Vi presentiamo Pietra Kode: le pietre italiane di un tempo ricodificate da DEKTON per l’architettura di domani.

VICENZA KODE

TRAVERTINO KODE CEPPO KODE

NEBBIA
GRAFITE SABBIA MARMORIO CEPPO

ON TIME new version

Project: New SDA Bocconi campus Rome, Italy
Architect: Il Prisma
Photo
© Moreno Maggi

SOMMARIO

ioArch 113

DESIGNCAFÈ

10 L’ultimo dei surrealisti | ENRICO BAJ

14 Un omaggio a Mark di Suvero | TODI

16 L’arte cinetica di Jean Tinguely | HANGARBICOCCA MILANO

20 Change! Ieri, oggi, domani. Il Po | PALAZZO MADAMA TORINO

22 I viaggi di Luigi Ghirri | MASI LUGANO

28 Carlo Scarpa | LE STORIE DI LPP

170 Yves Klein e Arman a confronto | LAC LUGANO

26 | 82 | 160 | Libri

REPORT

30 Yacht design. La progettazione specializzata di Aldo Norsa

FOCUS

42 Alu-Skin in vivaci colori primari | ALUBEL

44 Isotec per Villa Nogarola | BRIANZA PLASTICA

46 Una villa in Dekton | COSENTINO

48 Il Lungomare degli Artisti | FORME D’ACQUA

50 Roxie, il vodeocitofono sicuro e intelligente | VIMAR

52 Listelli Arrow in Rovere | WOODCO

WORK IN PROGRESS

54 Milano | DEGLI ESPOSTI. LICEO ARTISTICO GASTEL

56 Lodi | LISSONI CASAL RIBEIRO. PIAZZA MATTEOTTI

58 Boffalora d’Adda | FASEMODUS. RESIDENZE E RSA

60 Roma | ONE WORKS. PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO

62 Rimini | QB ATELIER. LE RESIDENZE SOCIALI

64 Ascoli Piceno | LAND. RIGENERAZIONE AMBIENTALE

66 Bratislava | STEFANO BOERI. L’OASI URBANA

68 Stoccarda | CHRISTOPH INGENHOVEN. STAZIONE ALTA VELOCITÀ

LPP - ARCHITETTI ITALIANI

I profili di Luigi Prestinenza Puglisi

70 Guendalina Salimei | Tstudio

SOMMARIO ioArch 113

ESSENZA E INNOVAZIONE

di Carlo Ezechieli

83 Qualità intrinseche

84 Ricerca interferente. Jérôme de Meuron

92 Innovando eticamente. Tabocchini e Vittorini

ARCHIWORKS

96 Da Cantina a polo culturale | DAP

102 Trimble Innovation Center | CE-A

106 Abitare il centro storico | QB ATELIER

108 Un paesaggio per l’industria | COSIMO BALESTRI

112 Tra tecnologia e modularità | FINSTRAL

WINERY

118 Toscana Wine Architecture

120 BOLGHERI

Tenuta Guado al Tasso. Antinori | ASV3

126 MONTEVECCHIA

Cantina Ceresé | STUDIOPIZZI

132 ERBUSCO Ca’ del Bosco | FALCONI

138 VALDOBBIADENE

Mionetto | QUIET

142 AMBONNAY

Maison Krug | AW2

Direttore editoriale

Antonio Morlacchi

Direttore responsabile

Sonia Politi

Comitato di redazione

Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli

Antonio Morlacchi, Sonia Politi

In copertina

Yves Klein Fa (RE 31), 1960 Pigmento puro e resina sintetica, spugne naturali e ciottoli su pannello 92 x 73 x 11 cm. Collezione privata © Succession Yves Klein 2024. ProLitteris, Zürich.

Contributi

Nicoletta Bagossi, Luisa Castiglioni

Carlo Ezechieli Roberto Malfatti

Aldo Norsa, Luigi Prestinenza Puglisi

Irene Principi, Elena Riolo

Grafica e impaginazione

Alice Ceccherini

Marketing e Pubblicità

Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

ACUSTICA

148 Comfort Acustico | NICOLETTA BAGOSSI

150 Acustica & design: la nuova collezione Groove | CELENIT

151 I divisori acustici nei sistemi costruttivi Ytong | XELLA

152 Snowall, il miglioramento dell’acustica indoor | CAIMI

154 Fonoassorbenza nelle scuole, un progetto pilota | ECOPHON

156 Acustica e brand identity nella ristorazione | ISOLMANT

158 Silente, pannelli personalizzati | CARUSO ACOUSTIC 159 Silent-Wood, stile nordico | GRUPPO BONOMI PATTINI

ELEMENTS

a cura di Elena Riolo

161 Evergreen Design

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00

Editore Font Srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Fotolito e stampa Errestampa

Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it

Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004

Periodico iscritto al ROC Registro Operatori della Comunicazione n. 34540

Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779

NEL CENTENARIO DELLA

NASCITA DI ENRICO BAJ UNA

SERIE DI MOSTRE A MILANO

SAVONA E ALBISSOLA

MARINA, DALL’8 OTTOBRE AL 9 FEBBRAIO 2025, CELEBRA

IN CONTEMPORANEA LA FIGURA DEL MAESTRO DELLA

NEOAVANGUARDIA ITALIANA E INTERNAZIONALE

L’ULTIMO DEI

SURREALISTI

Autonomi ma complementari, raccolti sotto l’unico titolo di ‘Baj chez Baj’, i programmi culturali che dall’8 ottobre al 9 febbraio 2025 celebrano la figura e l’opera dell’artista che promosse tra gli altri il Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista. Nato a Milano il 31 ottobre 1924, Enrico Baj torna a Palazzo Reale nella Sala delle Cariatidi, dodici anni dopo l’esposizione de I Funerali dell’anarchico Pinelli, con la retrospettiva curata da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj che conta quasi cinquanta opere, distillate in un arco temporale che dai primi anni Cinquanta giunge all’alba del Duemila, attraversando

le fasi di ricerca e di adesione dell’artista a diversi movimenti nel tempo: dal recupero del Dadaismo e del Surrealismo ai modi dell’arte Informale, dalla vicinanza al gruppo nordico di Co.Br.A alla genesi del movimento dell’arte Nucleare, che fondò a Milano con Sergio Dangelo nel 1951. Partendo dall’astrazione gestuale degli esordi, passando per la nascita delle sue larvali figure antropomorfe e per l’eruzione delle montagne liquefatte nel corpo magmatico dei Generali, si toccherà la parodia delle invasioni extraterrestri per approdare all’esercito dei Meccano e al mondo animato delle cassettiere e dei trumeau: una giostra di

A sinistra, dall’alto in senso orario (immagini courtesy Archivio Baj): Ettore Fieramosca alla disfida di Barletta, 1979 transfer serigrafico su gres. Collezione privata. La Neva, 2002, collage su tavola.

Enrico Baj alla fabbrica Mazzotti Giuseppe Albisola ad Albissola Marina nel 1954. Foto Henny Riemens.

A destra, Berenice 1960 olio e collage su tela. Archivio Enrico Baj Vergiate.

Sotto, Generale, 1961 collage su tavola. Foto Gianni Ummarino. Fondazione Marconi Milano.

creature frutto dell’universo surrealista e insieme fantascientifico di un autore che ha fatto dell’ironia e del grottesco un grimaldello per scardinare il conformismo borghese e schierarsi contro ogni forma di potere costituito. A tenere insieme i temi giganteschi della poetica di Baj, in un’esposizione libera da rigide sequenze cronologiche o di genere, ninnoli, passamanerie, nappe e bottoni lucidi come mostrine sui petti tronfi dei suoi militari blasonati, in un allestimento che suggerisce al visitatore un tempo e uno spazio teatrali.

Nelle stesse date, il Museo della Ceramica di Savona e il MuDa - Museo Diffuso Albisola di Albissola Marina, nelle sedi del Centro Esposizioni e di Casa Museo Jorn (Asger Jorn che nel 1953 con Baj fondò il Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista), mettono al centro delle loro esposizioni l’opera ceramica di Enrico Baj in tutto il suo sviluppo storico e cronologico.

Le tre sedi funzioneranno come capsule del tempo, invertendo le rotte di un percorso storico che ha visto Baj lavorare con l’argilla e gli smalti da Albisola nel 1954 fino a Castellamonte nel 1994, passando per Laveno (1955), Imola e Faenza negli anni Ottanta e primi Novanta. Di grande fascino l’allestimento delle prime ceramiche nucleari nel contesto plastico e organico di Casa Museo Jorn, dove la metamorfosi delle immagini e dei materiali richiama in modo spontaneo la poetica di Baj. Del rapporto tra Enrico Baj, Asger Jorn e il resto della compagine internazionale postsurrealista si occuperà una specifica sezione al Museo della Ceramica di Savona, dedicata all’Incontro Internazionale della Ceramica del 1954. Al Centro Esposizioni MuDa di Albissola Marina saranno allestite le grandi e coloratissime ceramiche figurative e mitologiche della fase kitsch, realizzate alla Bottega Gatti di Faenza. Alcune di queste opere, così come le grottesche maschere tribali prodotte a Castellamonte, troveranno spazio nelle altre sedi museali, in un allestimento sincronico basato sui dialoghi tra le opere di epoche diverse ■

Arpig Tunig, 1994 terracotta dipinta. Collezione privata. Courtesy Archivio Baj. Sotto, Ubu, 1961 tecnica mista su stoffa. Fondazione Marconi, Milano.
Personaggio, 1954 terracotta dipinta con ingobbi e ossidi. Collezione privata. Foto Filippo Armellin. Courtesy Archivio Baj.

SPACETIME, A TODI UN OMAGGIO A MARK DI SUVERO

Dal 24 agosto al 27 ottobre 2024, Todi rende omaggio a Mark di Suvero, tra i più importanti scultori viventi legati alla generazione dell’espressionismo astratto e punto di riferimento per l’arte ambientale e pubblica a livello internazionale.

L’iniziativa, curata da Marco Tonelli, è promossa dalla la fondazione Progetti Beverly Pepper, in collaborazione con il comune di Todi, nell’ambito della quarta edizione del Festival delle Arti, con la direzione artistica di Eugenio Guarducci.

La prima personale in Italia dopo il 1995 dedicata all’artista statunitense di origini italiane si apre idealmente da piazza del Popolo che accoglie la grande scultura Neruda’s Gate: un enorme portale, alto circa 8 metri, verniciato di rosso, colore tipico di molte delle sculture in acciaio dell’artista americano.

La struttura, leggermente inclinata, è attraversata da una lunga trave di acciaio per creare un effetto dinamico che ne accentui la forza espressiva e drammatica. L’opera al termine della mostra rimarrà in città.

La mostra, dal titolo Spacetime, per sottolineare il suo interesse verso i concetti di materia e antimateria, relatività, gravità e fisica quantistica, prosegue all’interno della sala delle pietre di Palazzo del Popolo dove vengono presentati alcuni dipinti di grandi dimensioni, provenienti dalla sua collezione personale e dal suo studio a New York, realizzati in acrilico e pittura fosforescente, tra il 2014 e il 2022. I dipinti possono essere illuminati dai visitatori con delle piccole torce facendo apparire i colori. Accompagna la rassegna un catalogo a cura di Marco Tonelli ■

Dall’alto. Neruda’s Gate, 2005 la scultura in acciaio installata in piazza del Popolo a Todi. Untitled, 2014, acrilico su lino.

IL sistema maniglia rasoporta

Camaleontico per il design complanare e la pulizia delle forme, il sistema maniglia si integra senza sporgenze con la porta. Minimale nella sua essenza eppure estremamente sofisticato, Wave supera il concetto classico di leva per abbracciare un’innovativa movimentazione ad onda che risulta completamente complanare all’anta sulla quale è montato. Disponibile sia nella versione per porte a battente che in quella per porte scorrevoli, Wave si dimostra una soluzione progettuale innovativa e universale.

Jean Tinguely con Moulin à Prière

nella galleria Iolas Parigi, 1963. Foto ©Monique Jacot.

Pit-Stop, 1984 opera composta da pezzi di auto di Formula 1, rottami di ferro, proiettori cinematografici. Foto Christian Baur. Entrambe le immagini ©Museo Tinguely, Basilea. Jean Tinguely ©Siae, 2024.

L’ARTE CINETICA DI JEAN TINGUELY ALL’HANGARBICOCCA

“Sono un artista del movimento. Ho cominciato facendo pittura, ma mi sono arenato, ero in un vicolo cieco”. Si autodefinisce così l’artista svizzero, uno dei maggiori esponenti dell’arte cinetica, che ha incentrato tutta la sua sperimentazione sul superamento della bidimensionalità e sull’assidua ricerca sul movimento della materia e degli oggetti e sul cambiamento continuo, scardinando il concetto di composizione permanente e definitiva.

Al centro del suo lavoro vi è la ricerca attorno alla macchina con il suo funzionamento e mo-

vimento, i suoi rumori e suoni e la sua poesia intrinseca.

Tinguely è stato tra i primi artisti a utilizzare oggetti di scarto, ingranaggi e altri materiali che poi saldava, creando macchine rumorose e cacofoniche funzionanti dotate di veri e propri motori. Le sue sculture presentano inoltre un carattere performativo grazie al loro costante movimento e alla loro peculiarità di coinvolgere il pubblico. L’ingranaggio, e in particolare la ruota, sono spesso gli elementi fondanti delle sue opere, che libera la macchina dalla tirannia

dell’utilità, favorendo l’imprevisto e l’effimero all’interno dei suoi marchingegni assurdi e sorprendenti.

Parte del palinsesto di eventi culturali realizzati per celebrare i cento anni dalla nascita dell’artista (1925-2025), fino al 2 febbraio 2025 Pirelli HangarBicocca presenta Jean Tinguely, la più estesa retrospettiva realizzata in Italia dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1991 a Berna.

La mostra mette in luce la radicalità e la natura sperimentale di Jean Tinguely, tra gli ar-

tisti che hanno tracciato la storia dell’arte del Ventesimo secolo, rimarcando la sua attualità nel presente e la sua valenza contemporanea ancora oggi.

Il percorso espositivo prevede oltre trenta lavori realizzati dagli anni Cinquanta agli anni Novanta che occupano i 5.000 metri quadrati delle Navate di HangarBicocca dando vita a un’unica coreografia sonora e visiva formata dalle opere più rappresentative del suo percorso artistico: opere di vario formato, alcune monumentali, in cui emergono le componenti sonore, dinamiche e cromatiche dell’artista. La mostra è realizzata da Pirelli HangarBicocca in collaborazione con il museo Tinguely di Basilea. Il progetto espositivo è a cura di Camille Morineau, Lucia Pesapane e Vicente Todolí con Fiammetta Griccioli.

In occasione della mostra viene pubblicato un catalogo da Marsilio Arte con contributi di Béatrice Joyeux-Prunel, Camille Morineau, Lucia Pesapane, Renzo Piano, Annalisa Rimmaudo, Vicente Todolí, Melissa Warak ■

Sopra, particolare di Requiem pour une feuille morte 1967, veduta dell’installazione a Palazzo Grassi Venezia, 1987. Courtesy Magnum Photos. ©René Burri. Accanto, Philosoph Jacob Burckhardt 1988. Rottami e lamiere di ferro, ruota di legno, maschera di cartapesta, motore elettrico. Foto ©Christian Baur.

True to Nature

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Atlas Concorde Park Studio | Via del Canaletto, 141 - Fiorano Modenese
Atlas Concorde Studio Milano | Via San Marco, 12 - Milano

CHANGE!

IERI, OGGI, DOMANI. IL PO

FINO AL 13 GENNAIO UNA MOSTRA AL MUSEO CIVICO D’ARTE ANTICA DI TORINO ESPLORA IL GRANDE FIUME COME ESEMPIO PARADIGMATICO DELLA CRISI CLIMATICA

652 chilometri di lunghezza, 141 affluenti, quasi 87.000 chilometri quadrati di bacino idrografico, 19.850.000 di abitanti, il 37 per cento della produzione agricola italiana, il 55 per cento dell’industria zootecnica nazionale: il Po e il bacino padano, dove si produce il 40 per cento del Pil italiano, costituiscono una delle aree con la più alta concentrazione di popolazione, industrie e attività commerciali a livello europeo.

Fino al 13 gennaio 2025 Palazzo MadamaMuseo civico d’arte antica di Torino dedica al primo fiume d’Italia un’ampia mostra che intesse un racconto visivo sviluppato nell’interazione tra grande pittura e fotografia, illustrazione e infografica per narrare il paesaggio italiano nella sua complessità e articolazione, dalle Alpi al mare.

La mostra Change!, dal forte impatto scenografico ed emotivo grazie al progetto allestitivo di Emilio Alberti e Mauro Zocchetta, ha l’obiettivo di descrivere i cambiamenti climatici, offrendo occasioni di riflessione sulla crisi e sui possibili scenari di adattamento, ma anche di esortare all’azione e alla presa di coscienza. L’esposizione si inserisce in un più ampio progetto che Palazzo Madama dedica per tutto il 2024 ai temi dei diritti dei popoli e dell’auto -

determinazione, del clima e dell’Europa che include cicli di conferenze e convegni internazionali organizzati dall’autorità di bacino distrettuale del fiume Po, dall’assessorato alla cura della città, verde pubblico e sponde fluviali della città di Torino, insieme a un fitto programma di attività, workshop, laboratori che intendono coinvolgere l’intera cittadinanza, nella riscoperta e protezione della

grande arteria d’acqua.

La mostra, curata da Tiziana Caserta, Anna La Ferla e Giovanni C.F. Villa, è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, con contributi, fra gli altri, di studiosi dell’Università degli Studi di Torino, dell’Università degli Studi di Bergamo, del Politecnico di Torino, del Politecnico di Milano, dell’Enea, di Slow Food, di Adaptation.it e di Mondoserie.it ■

Sopra, Adattamento Barriera sommersa per contrastare l’ingresso dell’acqua salata ramo emilianoromagnolo del delta del Po. Foto di Marco Barretta/ Adaptation.it.

A lato, la foto di Bruna Biamino Imbarco mezzi Po 1998.

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In alto, Marina di Ravenna, 1986 ©Eredi di Luigi Ghirri.

Sotto, Modena 1973, collezione Massimo Orsini Mutina for Art.

I VIAGGI DI LUIGI GHIRRI

AL MASI LUGANO

IN MOSTRA I VIAGGI, REALI E IMMAGINARI

COMPIUTI DA GHIRRI DAGLI ANNI

SETTANTA FINO ALLA SUA PREMATURA SCOMPARSA

Fino al 26 gennaio 2025 il Masi Lugano ospita nella sede del Lac Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991. Il progetto espositivo, a cura di James Lingwood e coordinato da Ludovica Introini, racconta la fascinazione di Ghirri per il viaggio sia reale sia immaginario. La selezione di circa 140 fotografie a colori, per lo più stampe vintage degli anni Settanta e Ottanta, proviene principalmente dagli eredi di Luigi Ghirri e dalla collezione dello Csac di Parma.

Le sue opere suscitano una riflessione sul modo in cui la fotografia sia arrivata sempre più a inquadrare e condizionare l’esperienza di

un luogo e il modo in cui lo guardiamo. Fin dai suoi primi progetti, all’inizio degli anni Settanta, Ghirri si è ispirato al viaggio, sia come concetto sia come fonte di immagini, dalle gite domenicali nei dintorni della sua città, Modena, che egli definiva ‘avventure minime’, fino ai viaggi verso le destinazioni turistiche più frequentate.

Ghirri ha inoltre indagato l’idea di viaggio attraverso fotografie di mappe, atlanti, pubblicità per il turismo e cartoline. Una selezione di questi Paesaggi di cartone apre il percorso della mostra. Altre immagini più esplicitamente dedicate al viaggio raffigurano invece luoghi

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Lago Maggiore 1984

Csac, Università di Parma.

Sotto, Rifugio Grosté, 1983, ©Eredi di Luigi Ghirri.

di vacanza: il panorama a Hergiswil in Svizzera, uno scivolo e una giostra vuoti al Lido di Spina, due palme a Orbetello. Sono, queste, rappresentazioni di calma silenziosa, in cui raramente accade qualcosa. “Ciò che è decisivo per Ghirri non è un momento nel tempo, ma la sua distillazione” osserva il curatore James Lingwood.

La sezione intitolata Viaggi in casa comprende la serie Atlante (1973), con dettagli ravvicinati di mappe che Ghirri ha tratto dal suo atlante, che per lui descrive tutti i viaggi possibili.

A queste immagini si aggiungono quelle di Identikit, fotografie degli scaffali della sua libreria che mostrano dorsi di libri, dischi, mappe, souvenir a costituire una sorta di autoritratto.

Per tutti gli anni Ottanta, Ghirri viaggiò in quasi tutta Italia, realizzando diversi servizi per enti turistici e per il Touring Club Italiano. Destinati a un vasto pubblico, questi lavori su commissione combinano immagini divulgative con altre più insolite e particolari.

“Se le fotografie di viaggio di Ghirri sembrano

talvolta affini alle foto scattate dai turisti, sono tuttavia sempre diverse. Non mira a creare una raccolta di momenti memorabili, né a sottolineare la bellezza o l’importanza di un luogo, ma a costruire un quadro riflessivo di una cultura definita e modellata dalle immagini e dalla loro creazione” conclude James Lingwood. Il catalogo in due edizioni, italiano e inglese, con testi di Tobia Bezzola, James Lingwood e Maria Antonella Pelizzari, è pubblicato dalla casa editrice inglese Mack ■

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LA MONTAGNA INCANTATA

Dal giardino di Villa Strobele a Borgo Valsugana, dove è stata fondata nel 1986, la superficie espositiva di Arte Sella si è progressivamente estesa lungo il percorso pedonale del sentiero Montura e fino all’area di Malga Costa, visitabile anche in inverno. Sono ormai più di 300 gli artisti che con 61 opere, spesso di carattere eccezionale, hanno contribuito a dare vita ai percorsi di visita.

Alle prime opere di arte contemporanea, nel tempo si sono aggiunte installazioni di designer e di grandi architetti come Tobia Scarpa, Michele De Lucchi, Kengo Kuma, Eduardo Souto de Moura, Mario Cucinella, Stefano Boeri. Per tutti valgono le stesse semplici regole: l’artista accetta che sia la natura a completare il proprio lavoro; la natura va difesa in quanto scrigno della memoria; le opere sono collocate in un ‘hic et nunc’ e sono costruite privilegiando materiali naturali. Esse escono dal paesaggio, per poi fare ritorno alla natura.

Con i limiti della stampa, che inevitabilmente fissa sulla pagina una collezione che invece cresce continuamente, il libro illustra l’eccezionalità di un luogo dove si è instaurato un dialogo unico tra l’ingegno

FANTASIE ARCHITETTONICHE

Il merito di Living in a Dream consiste nel fatto che si tratta del primo tentativo di selezionare e sistematizzare quel flusso inarrestabile di immagini che, sotto la spinta degli strumenti generativi dell’intelligenza artificiale, sta inondando le reti social. Un flusso che, insieme ai fondamenti della disciplina, rende

e la creatività umane e il mondo naturale. Fondata da Enrico Ferrari, Emanuele Montibeller e Charlotte Strobele, oggi l’Associazione Arte Sella è guidata da un consiglio direttivo formato da Giacomo Bianchi (presidente), Giorgio Boneccher, Dario Cimorelli, Rinaldo Ferrai, Floriano Tomio, Rosa Zambelli e Barbara Zoccatelli.

112 pp, Ill. 28 euro

ISBN 978-88-36-65268-6

2023

PIETRE, PECORE E STELLE

Living in a Dream Gestalten, Berlino, 2024 258 pp, En, Ill. 40 euro ISBN 978-3-96704-159-0

inutilizzabile, per esprimere un giudizio fondato su illustrazioni tanto fantasiose quanto irrealizzabili, l’esperienza dello spazio. È anche vero che, a parte quel non so che di fondi di investimento immobiliari sotteso anche ai disegni più estremi (ma del resto ogni architettura, costruita o solo disegnata, è espressione del proprio tempo), poco forse le differenzia dalle incisioni di Piranesi e dalle fantasie architettoniche che hanno segnato l’immaginazione di generazioni. Ma se i brevi testi che le accompagnano corrispondono ai ‘prompt’ che i 41 studi qui pubblicati hanno fornito a MidJourney per generare cotante visioni oniriche, dove è finito il retroterra culturale multidisciplinare che dovrebbe essere alla base di ogni buon progetto di architettura? In ogni caso, dicono gli ottimisti, l’Ai generativa è un ottimo assistente per esprimere la propria creatività alla massima potenza e ogni immagine può essere uno spunto per lavorare sul concreto in mille altre circostanze. Sarà, dicono i pessimisti, o forse ogni ‘progetto’ generato è un ulteriore contributo che viene dato in pasto ai voraci algoritmi che ci seppelliranno e il diritto d’autore sarà tutto da riscrivere.

A mille metri di altezza, sui Monti Sicani tra Palermo e Agrigento, dove sotto i piedi della santuzza Rosalia fiorirono rose senza spine, Lorenzo Reina trascorse l’infanzia e la giovinezza pascolando pecore di giorno e scolpendo pietre la notte. Sua sola compagnia, un’antologia di letteratura che si portava appresso, pesante come una pietra. Da quei giorni non ha mai smesso di trasportare pietre, sempre più pesanti, sempre più da distante, per costruire il Teatro di Andromeda : un poetico, involontario gesto di land art al quale si sono aggiunte negli anni sculture e altre costruzioni a formare quella che oggi si chiama Fattoria dell’Arte Pensato nel 1990, il teatro all’aperto è uno spazio ellittico “parente - scrive Lauretta Colonnelli che in questo libro ripercorre la storia di un artista per vocazione, nato nel 1960 – delle antiche cavee greche i cui resti sono innumerevoli nei siti archeologici della Sicilia e compagno delle mànnire, i recinti di pietra dove fin dai tempi più antichi si ricoveravano le pecore”, con 102 cubi come sedute fatti ciascuno di due blocchi di pietra candida ruotati tra loro in modo da apparire, visti dall’alto, come una stella a otto punte, e disposti come le stelle della costellazione di Andromeda. Il lavoro proseguì negli anni, fino a circondare lo spazio con enormi mura megalitiche fatte di grandi pietre squadrate con tagli netti posate a secco, e a colorarle, nell’estate della pandemia, con quaranta quintali di curcuma sciolta in acqua. Lo stupore che coglie oggi il visitatore è lo stesso che il piccolo pastore Lorenzo Reina provava osservando, nelle notti insonni trascorse fuori dall’ovile, il cielo stellato.

Lauretta Colonnelli

Marsilio Editori, Venezia, 2023 172 pp, Ill. 30 euro - ISBN 979-1254-63117-1

Arte Sella. The Contemporary Mountain Giacomo Bianchi, Emanuele Montibeller (a cura di) Silvana Editoriale, Milano,
Teatro Andromeda. Storia di Lorenzo Reina artista pastore che mutò le pecore in stelle

le storie di lpp

Carlo Scarpa non fu mai architetto. La laurea gli fu assegnata honoris causa nel 1978 ma gli portò male e, prima ancora di riceverla, mentre si trovava in Giappone, scivolò per le scale e perse la vita. L’Ordine professionale, poco più di venti anni prima, cioè nel 1956, lo aveva portato in giudizio, accusandolo di esercitare la professione illegalmente.

Mi piace pensare che, da questa condizione di illegalità, Scarpa non sia mai voluto uscire e che tuttora, che è apprezzato, amato e venerato come un santo protettore dalla gran parte degli architetti, voglia restare borderline. Studiò presso l’Accademia di Belle Arti. La massima parte della sua attività la dedicò all’arte e all’artigianato.

Esercitò il suo talento come direttore creativo della vetreria Venini, attività che lo impegnò dal 1932 al 1946 (dal 1927 al 1930 aveva collaborato con un’altra vetreria) e come curatore dell’allestimento di mostre e di sistemazioni di musei. Pare che, con il suo occhio infallibile, Wright, in occasione

CARLO SCARPA che non fu mai architetto

Illustrazioni

del viaggio a Venezia avvenuto nel 1951, chiese di chi fossero dei vasi esposti e ovviamente erano disegnati da Scarpa stesso. Come curatore di allestimenti ebbe la capacità, ideando sistemazioni spaziali ad hoc, di conferire plusvalore estetico anche a opere mediocri, ricreandole. Autore di organismi indimenticabili, Scarpa non tollera modifiche, aggiustamenti, tradimenti, neanche minimi. Non solo delle murature, ma anche degli oggetti esposti. Lo spazio della creazione è uno e indivisibile. Cambiare una semplice sedia con un’altra vuol dire riorganizzare la magia, dar-

I vasi Venini Murrine Romane Multi-Color. A sinistra, i pannelli dai toni pastello verde salvia di Palazzo Abatellis a Palermo e il primo piano di Eleonora D’Aragona di Francesco Laurana.

gli un’altra forma. Si pensi a questo assunto applicato a un museo. Nulla si può toccare. Provate a modificare Castelvecchio o Palazzo Abatellis. Compromettereste irrimediabilmente l’incanto del luogo.

Inutile dire che oggi nessun direttore di un museo accetterebbe un diktat così terroristico. Tanto più che per uno Scarpa grande artista ci sono decine di mediocri esecutori i cui misfatti possono essere occultati proprio facendo girare opere e allestimenti.

Scarpa è, insomma, l’unica eccezione che ci

A destra, Carlo Scarpa. In basso, la raffinatezza e l’eleganza formale del negozio Olivetti di Venezia, una delle più rappresentativi esempi di integrazione tra intervento moderno e palazzo storico.

possiamo permettere. E in quanto eccezione è mitizzato, sognato, amato. È l’architetto che tutti vorremmo essere ma che purtroppo non potremo mai diventare. Una lontananza diventata, appunto, tanto più luminosa quanto più remota. Sarebbe tuttavia un errore storiografico ugualmente grave pensare che Scarpa rappresenti un modello di perfezione compiuta. È noto che non riteneva mai concluse le proprie opere. In fase di progetto e poi di cantiere apportava infinite modifiche. Chiamarlo voleva dire non sapere mai in quali tempi e con quali costi l’opera sarebbe stata licenziata. “Tutto nell’opera è importante – si potrebbe dire parafrasando una famosa frase della sorella di Ludwig Wittgenstein a proposito della casa disegnatale dal fratello filosofo – tranne il tempo e il costo”.

Anche in questo caso Scarpa rappresenta, al meglio, proprio il male che gli architetti a parole dicono di maledire. Oggi si direbbe: totale e completa mancanza di affidabilità professionale. Perché i valori si sono capovolti: i mezzi, cioè il tempo e il denaro, sono diventati il fine, e il fine, cioè la bellezza dell’opera, è venuto a mancare. Naturalmente tutti noi architetti sappiamo che Scarpa ha ragione. Siamo convinti che lo spazio, a partire da quello pubblico, è brutto perché realizzato sulla base di principi che poco hanno a che vedere con la legge dell’arte. Ma non possiamo dirlo, non possiamo permettercelo. Scarpa era un ossessivo. E come gli ossessivi sognava di ridisegnare il mondo. Ricordo ancora quanto fui colpito alla fondazione Querini Stampalia dal disegno degli infissi, dettagliato sino alla vite. Operazione che si sarebbe potuta lasciare in mano a un buon artigiano, senza che diventasse un ulteriore spunto per rifar partire il mondo ex nihilo. Guardare le sue opere arricchisce e, insieme, lascia sfiniti. Ci racconta di un corpo a corpo con la creazione che è la cifra dei grandi geni. Da qui l’inarrivabilità del personaggio. Essere scarpiani non è concesso: c’è posto solo per tragiche se non ridicole parodie. E non parlo solo di aspetti imitativi. Nella stessa Querini Stampalia c’è un intervento di Mario Botta, un architetto che si è dichiarato vicino, pur perseguendo una strada diversa. Cosa dire? Meglio tacere.

Più di tanti maestri, Scarpa è colui contro il quale dobbiamo lottare. Solo così, forse, la sua lezione, la sua immensa lezione, potrebbe giovarci ■

Yacht design progettazione specializzata per un settore di successo

Aldo Norsa

Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 70 Imprese dell’Edilizia Privata www.guamari.it

Negli anni la progettazione degli yacht è diventata un punto di forza di numerose società italiane (fondamentalmente di architettura) in parallelo allo straordinario sviluppo dell’industria del settore. Secondo una ricerca di Confindustria Nautica e della società di consulenza Deloitte presentata a Milano il 15 luglio, la produzione non solo cresce più della media mondiale ma presenta prospettive rosee pur nell’incertezza di un’economia segnata da conflitti e protezionismi. Nel 2023 l’industria italiana ha superato un fatturato di 8 miliardi, di cui l’88 per cento esportato, e si è confermata leader mondiale nella costruzione di mega yacht, quelli di lunghezza superiore a 24 metri, con una quota di mercato del 54 per cento. A questi exploit si aggiunge, fatto non comune nel nostro panorama imprenditoriale, una tendenza alla concentrazione tra i principali player (ben 30 operazioni m&a sono state censite nel triennio 2021-23), alla loro quotazione in Borsa nonché a una sempre maggior integrazione con gruppi mondiali diversificati che trovano in Italia una nicchia di produzione rivolta ai consumatori più affluenti dei Paesi ricchi. Ecco che in questo specifico settore tutta la raffinatezza del nostro design, unita a una tecnologia in continuo aggiornamento e affinamento, evoca nel mondo uno stile di cui fregiarsi in forme simili a quelle della moda di alta gamma, del lusso e della qualità di vita.

Non sorprende che molti architetti e designer abbiano sviluppato e promosso nel mondo specifiche competenze nella progettazione di yacht, in genere attivando collaborazioni continuative con le maggiori realtà della produzione, da cui attingere gli input produttivi e tecnologici che presentano un vantaggio competitivo anche nei casi in cui gli operatori sono relativamente più piccoli (e locali) rispetto ai concorrenti stranieri.

Il percorso specifico di questi progettisti specialisti, alfieri di un made in Italy che ha una storia recente e al contempo affascinante, è illustrato da sei personaggi tra i più conosciuti e premiati da

riconoscimenti non solo commerciali ma anche culturali ed estetici. A ognuno di loro abbiamo rivolto quattro domande alle quali hanno risposto con sfumature ovviamente diverse, ma tutte nella direzione di una specializzazione disciplinare che non sarebbe stata neppure immaginabile solo una ventina di anni fa. Tanto che sono sorti nelle università specifici corsi di laurea e financo master, mentre Confindustria Nautica annuncia per il futuro la creazione di una sua Academy. Più di architetti ‘solipsisti’ e ‘prime donne’, i nostri interlocutori hanno creato delle macchine da guerra progettuali senza le quali la nostra industria non raggiungerebbe l’eccellenza che le è riconosciuta nel mondo.

4 DOMANDE per 6 progettisti

Alle interviste hanno risposto Margherita Casprini, Martina e Bernardo Zuccon, Mauro Micheli e Sergio Beretta, Sergio Cutolo, Marijana Radovic, Luca Dini.

1 Qual è la storia della vostra specializzazione/diversificazione nella progettazione di yacht?

2 Quali sinergie vi sono tra la progettazione architettonica/ ingegneristica e quella degli yacht?

3 Come si differenzia la domanda tra clientela italiana ed estera?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta le vostre capacità?

Margherita Casprini

Francesco

Paszkowski Design

1 _ Dall’inizio degli anni ’90 e dal primo progetto per il cantiere Baglietto – una barca open di 29 metri – il successo delle linee esterne, sempre considerate dinamiche e accattivanti, ha trasformato in pochi anni il volto della società Francesco Paszkowski Design. La sensibilità nell’interpretare le richieste personalizzate di armatori e cantieri per progetti one-off di dimensioni sempre maggiori ha portato alla nascita di un team dedicato agli interni con diverse competenze: dalla concezione del layout a un’accurata ricerca di materiali innovativi per il décor. Lo scopo è offrire proposte stilistiche coerenti per l’intero progetto di esterni e interni, tagliate su misura del cliente, improntate alla cura estrema del dettaglio, spesso in grado di anticipare le nuove tendenze del mercato e, talvolta, crearne.

sfera bic) su un foglio bianco, lo strumento più immediato per trasferire un’idea Questa è una forma di comunicazione comprensibile a tutti, prima dell’utilizzo dei software di realtà virtuale per la presentazione al cliente.

3 _ In realtà le differenze tra i due tipi di progettazione non sono determinate dalla nazionalità ma dalla cultura e dallo stile di vita che caratterizzano il singolo utente. Ogni progetto è unico perché ogni armatore ha il proprio modo di concepire la vita a bordo e vivere gli spazi, sia esterni che interni: a noi spetta il compito di interpretare desideri e abitudini e realizzare l’ambiente corrispondente e più congeniale, nello stile che rispecchia la personalità dell’armatore.

In alto il Baglietto T52 interamente disegnato da Francesco Paszkowski Design. Foto ©Maurizio Paradisi. Sopra, l’architetto Margherita Casprini.

2 _ Ci occupiamo delle linee esterne, della compartimentazione interna e dell’arredo mentre la parte ingegneristica è in capo agli studi di architettura navale. Affrontando il progetto di una qualunque imbarcazione, la nostra società lo concepisce come un unico insieme architettonico. Quando Francesco Paszkowski lavora alle linee esterne, il punto di partenza del progetto legge da subito anche gli interni che sono poi realizzati in collaborazione con la sottoscritta e il team dedicato. Il risultato è in questo modo un insieme architettonico armonico, che prende forma dal primo tratto di penna (Francesco Paszkowski disegna da sempre con una penna a

4 _ Fra i progetti più recenti spicca il Baglietto T 52, del quale sono già stati venduti una decina di esemplari in pochissimo tempo. Interamente progettato da noi, questo yacht presenta diverse idee innovative, fra le quali la soluzione adottata che amplifica la superficie esterna fruibile per un totale di circa 135 mq e rivoluziona il modo di viverla. A differenza di quanto si può osservare sugli altri yacht, qui abbiamo sviluppato una forte circolarità fra tutti gli ambiti utilizzabili grazie a una passerella estraibile che collega a prua il ponte sole con quello superiore e permette di vivere anche questa zona, di solito non fruibile, grazie a un sistema di tendoni amovibili studiati per riparare dal sole e accogliere al centro la passerella stessa.

Martina e Bernardo Zuccon Zuccon International Project

1 _ Zuccon International Project è una società fondata nel 1972 a Roma da Gianni Zuccon e Paola Galeazzi che ha iniziato la sua attività lavorando su progetti poliedrici. Nel 1976 si è specializzata nella progettazione di yacht vincendo un concorso per Cantieri Posillipo. Da allora ha collaborato con numerosi cantieri prestigiosi, tra cui Baglietto, Gruppo Ferretti (e la sua controllata CRN), Sanlorenzo. Negli anni ha progettato una vasta gamma di imbarcazioni consolidando la sua reputazione nel settore della nautica da diporto. Dal 2004, con l’ingresso operativo mio e di mio fratello Bernardo, la società ha continuato a innovare sviluppando progetti sia in vetroresina che in metallo, collaborando con aziende come Perini Navi, Sanlorenzo Yacht e Bluegame.

che combinino comfort e stile. Inoltre, il mercato italiano è caratterizzato da un interesse per i dettagli artigianali e per la tradizione, con una particolare attenzione verso yacht che offrono un’esperienza di navigazione confortevole e di alta qualità. Quanto alla clientela estera, proveniente principalmente dal resto d’Europa, Stati Uniti, Medio Oriente, Russia e Asia, sembra essere tendenzialmente più diversificata nelle richieste: alcuni acquirenti tendono a privilegiare soluzioni innovative, altri decisamente più conservative. La diversificazione culturale si ritrova spesso nella distribuzione delle funzioni abitative e nell’arredo degli interni, guidato da un desiderio di esperienze uniche e personalizzate.

4 DOMANDE per 6 progettisti

1 Qual è la storia della vostra specializzazione/diversificazione nella progettazione di yacht?

2 Quali sinergie vi sono tra la progettazione architettonica/ ingegneristica e quella degli yacht?

3 Come si differenzia la domanda tra clientela italiana ed estera?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta le vostre capacità?

2 _ La multidisciplinarietà di Zuccon International Project è un punto di forza che consente di affrontare progetti in diversi settori, dalla nautica all’architettura civile e di interni, fino agli elementi di arredo e di product design. La competenza ingegneristica si integra con il design architettonico per creare prodotti esteticamente piacevoli, funzionali e innovativi. Questa sinergia è evidente nei progetti realizzati, dove l’attenzione ai dettagli e l’utilizzo di materiali e tecnologie avanzate sono fondamentali per soddisfare le esigenze specifiche dei vari settori.

3 _ La clientela italiana tende a preferire yacht dal design elegante e funzionale, spesso personalizzati per rispondere a esigenze specifiche. Gli acquirenti di casa nostra apprezzano il valore estetico e la praticità, cercando imbarcazioni

4 _ Un progetto recente che meglio rappresenta l’eccellenza di Zuccon International Project è l’SP 110 realizzato per Sanlorenzo, che ha vinto il prestigioso Compasso d’Oro 2024 e del quale abbiamo curato il concept e gli esterni. Quest’opera è il frutto di un complesso lavoro di ricerca per la creazione di nuovi stilemi fortemente identitari di questa nuova gamma pur mantenendo continuità con la tradizione estetica di Sanlorenzo. Rispettando formule che hanno storicamente caratterizzato questa tipologia di imbarcazioni, come le superfici aerodinamiche ed estremamente organiche, siamo arrivati alla definizione di uno yacht in cui fosse evidente il dialogo tra il dinamismo stilistico e quella vivibilità spaziale che normalmente non si percepisce in barche di questa tipologia.

Yacht SP 110 di Sanlorenzo, premio Compasso d’Oro 2024.

Il Rivamare dei cantieri Riva. A sinistra, Sergio Beretta e Mauro Micheli fotografati da Alberto Merisio.

Mauro Micheli e Sergio Beretta Officina Italiana Design

4 DOMANDE per 6 progettisti

1 Qual è la storia della vostra specializzazione/diversificazione nella progettazione di yacht?

2 Quali sinergie vi sono tra la progettazione architettonica/ ingegneristica e quella degli yacht?

3 Come si differenzia la domanda tra clientela italiana ed estera?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta le vostre capacità?

1 _ La società Officina Italiana Design, che ho fondato con Sergio Beretta, l’attuale amministratore [a sinistra nella foto], nasce nel 1994 a Bergamo e da sempre è legata in esclusiva al marchio dei celebri cantieri Riva, dal 1842 a Sarnico sul Lago d’Iseo e dal 2000 brand del gruppo Ferretti. Come designer per Riva inizio a lavorare nel 1984 quando vinco un concorso ed entro a far parte del team di progettazione interno al cantiere; dopo dieci anni scelgo di fare il grande salto e apro con Beretta uno studio indipendente. Officina Italiana Design, che proprio di recente ha rinnovato il contratto con Riva per estendere l’esclusiva di ulteriori cinque anni, si occupa dell’intera progettazione, sia delle linee esterne sia dell’interior, di tutta la gamma dei prodotti del marchio in provincia di Bergamo, dai motoscafi ai megayacht. Design pulito, cura dei dettagli, equilibrio dei volumi, accurata scelta di materiali e colori sono i punti di forza in cui crediamo fermamente e che condividiamo con il cantiere per realizzare imbarcazioni eleganti, innovative e senza tempo.

2 _ Quando progettiamo una barca, indifferentemente che sia un 11 metri o un 50 metri, pensiamo ad armonie formali che derivano dalla nostra esperienza come designer influenzati dall’arte. Infatti è l’arte, più che il design e l’architettura, la nostra musa ispiratrice: non a caso personalmente ho una formazione artistica, ho frequentato l’Accademia di Brera a Milano ma non sono poi diventato un architetto. Oggi gli utenti ten-

dono ad avere barche con gli stessi comfort di casa, a scegliere mobili dai cataloghi dei migliori brand di design italiani, a fruire di grandi vetrate esattamente come nelle loro residenze. Ma per noi una barca rimane una barca, non una casa, e in quanto tale deve rispettare determinate regole di fisica e idrodinamica oltre che avere sul piano estetico il suo equilibrio, la sua armonia, la sua bellezza.

3 _ Ogni area del mondo ha i suoi armatori con il loro modo di vivere le barche. In Italia, ma più in generale in Europa, gli armatori sono amanti del mare e desiderano usare le loro barche per vivere a contatto con la natura. Alcuni anche per mostrare uno status symbol. Negli Stati Uniti la barca è puro divertimento. Nel Middle East l’armatore sta invece scoprendo da poco come può usarla anche con scopi diversi. Ma un Riva va oltre ogni classificazione: un Riva può essere divertimento, ma anche lusso e stile. È l’espressione di un lifestyle, di uno status. È un po’ come la mitica Kelly, la borsa da donna di Hermès: trasversale.

4 _ Tra tutti i nostri progetti scelgo Rivamare, uno scafo del 2016. Perché ha un design ricercato e denso di contenuti, morbido e sinuoso nelle sue linee esterne ma con la giusta dose di grinta. È una barca di vera qualità: infatti crea l’aspettativa giusta, quell’attenzione al dettaglio che fa la differenza. Che sia al mare o al lago, è la barca perfetta per arrivare a un ristorante in grande stile!

l’explorer

Sergio Cutolo Hydro Tec

1 _ Hydro Tec, nata trent’anni fa come società di ingegneria navale, si è poi specializzata anche nel design di yacht combinando competenze tecniche ed estetiche per offrire progetti integrati con un’evoluzione sia qualitativa che quantitativa. La crescita è stata significativa: siamo passati da uno studio con cinque persone a una vera e propria società di progettazione con circa quaranta dipendenti, alla quale si aggiungono realtà satellite che si occupano di attività specifiche come l’ingegneria di dettaglio e il nesting. Il beneficio di questo approccio integrato è proporre un unico interlocutore in grado di gestire tutte le fasi del progetto, dall’ideazione alla consegna dell’imbarcazione, riducendo tempi, rischi e costi per il cantiere.

ed Europa, più di recente Asia e Sud America. Queste culture diverse si riflettono nel design degli yacht. La varietà dei clienti ha spinto Hydro Tec a sviluppare una vasta gamma di progetti che soddisfano diverse esigenze e stili dando sempre molta importanza alle prestazioni, alla sostenibilità e alla capacità di esplorazione. Un aspetto interessante è la possibilità di convertire aree chiuse in spazi aperti: le porte scorrevoli consentono di recuperare ambienti di bordo che in passato erano esclusi; inoltre le barche possono essere utilizzate in condizioni climatiche molto diverse e per periodi dell’anno più ampi.

4 DOMANDE per 6 progettisti

1 Qual è la storia della vostra specializzazione/diversificazione nella progettazione di yacht?

2 Quali sinergie vi sono tra la progettazione architettonica/ ingegneristica e quella degli yacht?

3 Come si differenzia la domanda tra clientela italiana ed estera?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta le vostre capacità?

2 _ La progettazione architettonica e quella degli yacht condividono diverse sinergie. Entrambe richiedono un equilibrio tra estetica, funzionalità e innovazione. I superyacht sono diventati simboli di prestigio e stile di vita; tuttavia, a differenza delle abitazioni essi si integrano in un ambiente in costante mutamento, a volte ostile. Il cambiamento degli stili di vita e il crescente desiderio di avventura comporta un’evoluzione significativa: non sono più semplici imbarcazioni per gite ma per trascorrere lunghi periodi a bordo e raggiungere mete remote. Questo fenomeno, in particolare quello degli explorer yacht, mette in primo piano un ritorno alle origini della scoperta: la progettazione non si limita a estetica e comfort ma favorisce l’interazione con l’ambiente permettendo di esplorare i luoghi più vari.

3 _ La nostra clientela è diversificata e proviene da varie parti del mondo: all’inizio Nord America

4 _ Tra le 160 barche da noi progettate segnalo un explorer yacht, tipologia di cui siamo stati pionieri sviluppando soluzioni che combinano robustezza, autonomia e comfort per lunghe traversate in condizioni climatiche diverse. Tra i più recenti, Maverick, varato lo scorso novembre, ci rappresenta in modo esemplare: è un modello della linea Flexplorer di Cantiere delle Marche che unisce innovazione tecnica con design avanzato. Ha caratteristiche all’avanguardia come la gru A-Frame a scomparsa che consente di varare il tender verso poppa e liberare l’area della coperta poppiera trasformandola in una spaziosa zona di intrattenimento. Il Maverick è una notevole sfida perché abbiamo integrato le funzionalità di un vero explorer con un design ispirato al film Top Gun come chiesto dai clienti. Il risultato è una barca che non solo offre prestazioni eccezionali per tenuta in mare e autonomia ma rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per gli explorer yachts.

Maverick,
yacht di Cantiere delle Marche.

Interno del motoryacht Conrad ACE c144. Foto ©Tom van Oossanen.

Marijana Radovic m2atelier

1 _ La storia di m2atelier nella progettazione di yacht ha origine dall’incontro tra la mia passione per il design nautico, affinata attraverso un master in yacht design presso il Politecnico di Milano, e l’esperienza del mio partner Marco Bonelli, già attivamente coinvolto in diversi settori architettonici. Dalla fusione di esperienze complementari, di prospettive cosmopolite e di categorie multidisciplinari, attraverso un dialogo e raffronto interattivo costante si potenziano i diversi approcci e si arricchiscono le possibilità creative, consolidando collaborazioni con cantieri navali di prestigio come Vitters, Feadship, Codecasa, Conrad Shipyard e gruppo Azimut Benetti, e coinvolgendo un team internazionale che è giunto a contare circa 40 professionisti.

Stati Uniti, l’Australia, la Norvegia e la Polonia. La differenza principale tra la domanda italiana e quella straniera risiede nelle specifiche esigenze culturali e abitudini quotidiane. Gli utenti italiani tendono a valorizzare maggiormente il design che riflette la loro tradizione e stile di vita, mentre la clientela estera che abbiamo citato può avere preferenze diverse in termini di estetica e funzionalità. Tuttavia il nostro studio dedica sempre tempo a conoscere a fondo le abitudini e le aspettative di ogni cliente, indipendentemente dalla sua provenienza, per creare progetti personalizzati e unici.

4 DOMANDE per 6 progettisti

1 Qual è la storia della vostra specializzazione/diversificazione nella progettazione di yacht?

2 Quali sinergie vi sono tra la progettazione architettonica/ ingegneristica e quella degli yacht?

3 Come si differenzia la domanda tra clientela italiana ed estera?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta le vostre capacità?

2 _ Nel nostro studio le sinergie tra la progettazione architettonica/ingegneristica e quella degli yacht si basano su un approccio multidisciplinare che arricchisce il processo creativo. m2atelier sviluppa una filosofia di ‘sostenibilità minimalista’ che si traduce in design essenziali ed efficienti eliminando il superfluo per creare spazi funzionali e armoniosi. L’esperienza di Marco nel settore residenziale e retail e la mia nel design nautico e residenziale si sono integrate, permettendoci di combinare eleganza informale e sostenibilità in tutti i nostri progetti. La capacità di lavorare su diverse scale e contesti contribuisce a creare spazi che promuovono il benessere e il rispetto per l’ambiente, sia a terra che sul mare.

3 _ La clientela di m2atelier è estremamente varia e globale con progetti in Paesi come gli

4 _ Alcune opere emblematiche del nostro approccio al progetto includono Alea, una barca a vela di 56 metri del cantiere Vitters, che adotta un approccio minimalista con materiali attentamente selezionati, esaltando le caratteristiche dello spazio e mantenendo la sensazione di calore di una barca a vela, e il progetto di una villa situata su un fiordo privato norvegese, concepita come un rifugio isolato, raggiungibile solo dal mare o a piedi. Questi progetti si distinguono per l’attenzione ai dettagli, la scelta accurata di pochi materiali attentamente selezionati e la capacità di creare spazi che rispecchiano le aspettative e le abitudini dei proprietari, combinando lusso e informalità, offrendo momenti di libertà totale in ambienti armoniosi. Essi incarnano la nostra filosofia orientata verso un design minimale e sostenibile con ambienti eleganti e funzionali che permettono ai proprietari di vivere esperienze uniche e personali.

motoryacht da

Luca Dini

Luca Dini Design & Architecture

4 DOMANDE per 6 progettisti

1 Qual è la storia della vostra specializzazione/diversificazione nella progettazione di yacht?

2 Quali sinergie vi sono tra la progettazione architettonica/ ingegneristica e quella degli yacht?

3 Come si differenzia la domanda tra clientela italiana ed estera?

4 Qual è il progetto recente che meglio rappresenta le vostre capacità?

1 _ La passione per la nautica nasce nel 1987 nello studio di Pierluigi Spadolini: appena iscritto ad architettura mi trovo a disegnare barche in un’epoca in cui la progettazione era interna ai cantieri navali. L’intenzione era imparare un mestiere in parallelo con gli studi ma un grave problema familiare cambia improvvisamente il mio destino. Appena ventenne mi trovo a lavorare per necessità interrompendo l’università. Da qui l’appellativo di ‘architetto non architetto’ che conquisto con una formazione sul campo e che condiziona le scelte successive. La nautica diventa passione pura essendo incentrata su un approccio custom made. Mi fa entrare in contatto con personaggi dell’imprenditoria, della moda, del cinema, dello sport. Dopo quasi dieci anni di gavetta, nel 1996 apro il mio studio senza alcuno sponsor in quella che un tempo era camera mia. Con un pizzico di fortuna un mecenate scommette su un outsider commissionandomi uno yacht di 50 metri.

2 _ Ogni spazio che progetto, sia esso una barca o le architetture sulla nuova isola Sindalah in Arabia Saudita, è pensato per accogliere l’ospite, farlo sentire a casa, dargli centralità e anche suscitare emozioni e con l’innovazione stupirlo e divertirlo: solo così si crea qualcosa di veramente speciale. Il nostro Dna ci ha spinto negli anni ad azzardare, a sperimentare contaminazioni di forme, colori, arte, cibo, viaggi. Alla scelta dei materiali, in contemporanea con le prime idee di progetto, abbiamo dedicato un vero e proprio dipartimento di ricerca. Troppo spesso vedo opere che poco tengono conto del luogo, delle

persone e del tempo a cui appartengono: questo è agli antipodi di ciò in cui credo, tanto che, come nella nautica realizziamo yacht calettati sul cliente, così facciamo nell’architettura.

3 _ Dopo aver lavorato sempre all’estero mi piacerebbe esplorare l’Italia perché viviamo circondati dalla bellezza e questo è il valore che nel mondo ci distingue ma che dovremmo imparare sempre più a cucirci addosso. Una cosa che ho trovato all’estero e che ancora forse manca da noi è fare impresa, unire le forze, fare gruppo: mi piacerebbe lavorare in Italia con questa stessa visione: ampie strategie per grandi risultati.

4 _ Cito il catamarano WiderCat 92 svelato al Salone Nautico di Venezia 2024 per il design innovativo, il comfort, la versatilità e la propulsione ibrida. Lungo 28 metri e largo 12, ospita, oltre a quella dell’armatore, due cabine ‘vip’ con accesso diretto al beach club e una terza per gli ospiti; è caratterizzato da ampie superfici vetrate che si estendono da prua a poppa con un ponte principale di oltre 100 metri quadrati. Inoltre, motivo di orgoglio è il M/Y Vero 24m Codecasa che incarna l’eleganza marittima e lo stile senza tempo, ispirato alle barche italiane degli anni Cinquanta e Sessanta e agli yacht da pendolare americani con linee classiche raffinate, sovrastruttura in mogano lucido e dettagli in acciaio cromato di vero lusso. Infine non voglio dimenticare i sette Heesen che rafforzano la collaborazione con un cantiere al quale sono molto legato per la ricerca della perfezione e l’attenzione a ogni dettaglio.

Il
24 metri Vero dei cantieri navali Codecasa.

I nuovi volumi dell’ampliamento sono costruiti in legno e rivestiti in doghe verticali di alluminio Alu-Skin da 20 cm. Lastre grecate Alubel 28 per il rivestimento della copertura.

Alu-Skin in vivaci colori primari per l’ampliamento della scuola di Landriano

Sono 380 gli alunni che frequentano le cinque classi della scuola primaria di Landriano, comune di poco più di 6.000 abitanti al confine meridionale della città metropolitana di Milano. Ormai concluso, l’ampliamento degli spazi didattici è stato realizzato con l’aggiunta di tre semplici volumi a un solo piano rivestiti completamente di lastre metalliche colorate e aperti con fronti vetrati a tutt’altezza verso il giardino e l’edificio esistente.

La scelta progettuale degli architetti Monica Castoldi e Paolo Scapoli, della società di progettazione Arch+ Engineering di Pavia, è stata

quella di valorizzare con il colore i nuovi volumi, che emergono con grande carattere nel contesto piuttosto uniforme dell’intorno. I nuovi edifici hanno strutture in Xlam e rivestimenti metallici: per le coperture sono state scelte le lastre grecate Alubel 28, mentre per le pareti le doghe verticali Alubel Alu-Skin da 20 cm. Sulle pareti in legno sono state fissate le sottostrutture in acciaio zincato di diversi spessori su cui sono state applicate con estrema facilità le doghe Alubel, nascondendo completamente tutti gli elementi emergenti (pilastri, pluviali). Tre diversi colori sono stati utilizzati per evi-

denziare i singoli volumi architettonici, Ral 1002 (simil giallo), Ral 5010 (simil blu), Ral 3000 (simil rosso): grazie all’ampia gamma di soluzioni offerte da Alubel l’impresa installatrice, la ditta Aeffe Lattoneria e Coperture Srl, ha potuto curare ogni dettaglio e ottenere la perfetta uniformità di colore e finitura di pareti, lattonerie e copertura.

La scelta dell’alluminio garantisce infine ottime prestazioni in termini di durabilità e protezione dagli agenti atmosferici.

www.alubel.it

Tommaso Brenna

Attraverso il tempo, efficace sempre.

Il cantiere ha riguardato l’ala nord della villa.

A destra, il sistema termoisolante ventilato

Isotec al quale sono stati agganciati bicoppi di canale abbinati a coppi di copertura anticati.

Il recupero della copertura di Villa Nogarola con il sistema Isotec

Continua la storia secolare di Villa Violini a Castel D’Azzano (Verona), un tempo appartenuta alla famiglia dei conti Nogarola. Dal 1997 il fabbricato è entrato nelle disponibilità del Comune che, dopo il restauro di una parte dell’edificio, vi ha trasferito uffici, polizia municipale e biblioteca.

Ancora inutilizzata, l’ala nord è stata recentemente oggetto di un intervento di recupero della copertura. Le tavelle forate di tipo industriale anni ‘70 sono state sostituite da tavelline in cotto tipo ‘fatte a mano’ in modo che il sottotetto potrà essere lasciato a vista per gli utilizzi futuri, non ancora definiti data la sovrabbondanza di spazi rispetto alle necessità del Comune proprietario. Sulla struttura portante della copertura così restaurata, previa stesura del telo traspirante Elytex-N, è stato posato il sistema termoiso-

lante ventilato Isotec di Brianza Plastica, al cui correntino sono stati agganciati bicoppi di canale. I bicoppi, abbinati a coppi di coperta anticati, sono stati scelti per la loro maggiore stabilità sia in fase di cantiere, sia per la successiva fase in opera, come fermo supporto per i coppi di coperta.

Posato completamente a secco, il sistema Isotec ha permesso di procedere speditamente nell’esecuzione del pacchetto di copertura poiché, con un unico passaggio di posa, consente di realizzare un impalcato portante, isolante e ventilato, che funge da seconda impermeabilizzazione in caso di rottura accidentale del manto, oltre ad assolvere la funzione di supporto per le tegole.

Il sistema ha consentito di gestire la non perfetta planarità delle strutture di coperto, nate per le

tavelline e non per un assito, e quindi non perfettamente piane, ottenendo un’opera eseguita a regola d’arte. La lavorazione è stata completata con la posa di coppi anticati.

https://isotec.brianzaplastica.it/it

CREDITI

Località Castel D’Azzano (Verona)

Committente Comune di Castel D’Azzano

Progetto architettonico e direzione lavori arch. Adolfo Butturini

Impresa di costruzioni Lavelli Costruzioni

Direttore tecnico dell’impresa arch. Bruno Maffezzoli

Isolamento copertura Isotec di Brianza Plastica

Rivestimento di copertura Bicoppo di canale con dentelli e coppi di coperta anticati

A better world needs better buildings

Soluzioni invisibili per un benessere che si sente

Monoblocchi con VMC integrata che semplificano la progettazione e la gestione del foro finestra. Le nostre soluzioni, conformi ai CAM (Criteri Ambientali Minimi), sono anche funzionali alle certificazioni LEED, BREEAM e WELL degli edifici.

Balaustre in vetro delimitano le ampie terrazze che si affacciano sul giardino e la piscina.

La villa di Corsico è pavimentata e rivestita in Dekton by Cosentino, impiegato anche per elementi fissi come le cucine e il rivestimento delle lampade da esterno.

Una villa in Dekton nell’hinterland milanese

Laureato nel 1998 all’Accademia di Belle Arti del Cairo, da venticinque anni Alaa Negm vive e lavora in Italia, dove per tutti è semplicemente ‘Aladino’. Il suo studio di progettazione, con circa venti collaboratori, è attivo nel campo degli interni e nella riconversione in residenze di fabbricati agricoli che caratterizzano l’area a sudovest di Milano. Alaa ha tre grandi interessi: il design, coltivato con un master al LuxuryLab dell’Accademia del Lusso di Milano, la cucina e la famiglia. Interessi sintetizzati nella villa inaugurata pochi mesi fa a Corsico, dove le cucine sono addirittura due, una delle quali all’aperto, mentre al primo piano sono distribuite le camere dei numerosi figli. All’ultimo livello, l’appartamento privato dei padroni di casa. Se lo stile della residenza, costruita in maniera tradizionale con un telaio travi/pilastri in calcestruzzo armato, è quello lineare e luminoso oggi in voga, con ampi spazi aperti dove interni

e esterno si integrano, ciò che la distingue è la cura maniacale dei dettagli e la scelta dei materiali: l’abitazione è rivestita interamente con superfici Dekton, il materiale ultracompatto di Cosentino, dai pavimenti interni e esterni ai rivestimenti dell’involucro e alle scale, fino agli elementi disegnati su misura, come le cucine o le lampade da esterno.

«La versatilità del Dekton – spiega Alaa Negm –mi ha permesso di creare grandi superfici senza giunture, garantendo una continuità visiva che amplifica la percezione dello spazio. Inoltre, le sue proprietà tecniche assicurano che la villa mantenga la sua bellezza estetica nel tempo, anche negli spazi esterni, dove materiali meno resistenti potrebbero deteriorarsi. Infine, la sostenibilità del prodotto e del processo produttivo riflette il nostro impegno verso un’architettura responsabile» Il perimetro della proprietà, delimitato da una recinzione in acciaio corten che la isola dall’in-

torno piuttosto anonimo, prosegue al livello del living, inferiore alla quota di campagna, con lastre di Pietra Kode Travertine colore Sabbia, sia all’interno sia all’esterno. Lo stesso colore chiaro – in questo caso la finitura Nacre della collezione Kraftizen – alternato al marrone scuro attraversato da venature dorate delle lastre Laurent, caratterizza i fronti della casa e dell’ampio porticato (che vetrate chiudibili e riscaldamento a pavimento rendono fruibile tutto l’anno) aperto sul giardino. Dekton anche per i rivestimenti interni e esterni della piscina e dell’area spa, sempre al livello del basement, e per i tre bagni, realizzati con superfici marmorizzate Onirika Neural, con lastre Pietra Kode Sabbia. All’ultimo piano, il bagno padronale con lavabo, rivestimento parete e pavimento in Marmorio.

www.cosentino.com

Forme d’Acqua a Albissola Marina per il Lungomare degli Artisti

Realizzato a mosaico nel 1963 con pannelli ceramici di artisti come Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi e Aligi Sassu, ai quali altri se ne sono aggiunti nel tempo, il ‘Lungomare degli Artisti’ celebra la fama di Albissola nella lavorazione della ceramica. Dell’opera, lunga quasi un chilometro, fa parte anche una fontana che nel 2023 Forme d’Acqua Venice Fountains, insieme a Simona Marta Favrin (Favrin Design) ha rinnovato integralmente, occupandosi della progettazione, degli impianti mep e della programmazione.

L’interno della fontana è stato rivestito con malta cementizia impermeabilizzante colore grigio luce, mentre il top è in nero assoluto. Modificate anche le pareti dell’esterno vasca. È proprio su questo bordo esterno che è stato impresso il carattere artistico della storica passeggiata, con 196 piastrelle in maiolica disegnate da Favrin

con i colori del mare e realizzate dagli artigiani locali di Ceramiche Pierluca e Fabbrica Ceramiche Giuseppe Mazzotti 1903.

La nuova fontana presenta una corona perimetrale di 48 ugelli dinamici, divisi in 4 settori, alimentati a coppie frontali da due pompe con inverter. Al centro è installato un ugello dinamico Geyser 60T di Oase, che può raggiungere i 6 metri di altezza, anch’esso gestito con il sistema pompa e inverter, così da poterne personalizzare l’altezza in base alla programmazione dei giochi d’acqua e al vento, data l’esposizione alla brezza marina.

Importante nella valorizzazione della fontana è anche l’illuminazione perché la luce ne esalta e amplifica la bellezza e contribuisce alla dinamicità degli scenari.

www.formedacqua.com

L’acqua utilizzata per la fontana è sempre la stessa, grazie all’impianto di filtrazione e ricircolo e al pannello con doppia pompa dosatrice per la clorazione e l’acidificazione

Roxie, il videocitofono sicuro e intelligente di Vimar

La nuova targa videocitofonica Roxie con tecnologia Due Fili Plus è stata sviluppata da Vimar per offrire un sistema di gestione delle chiamate e di controllo degli accessi sicuro e intelligente.

Con un’estetica moderna e elegante, la targa è in metallo zama di colore grigio metallizzato, materiale che conferisce robustezza e resistenza agli urti e agli agenti atmosferici (grado di protezione IP54). La targa del videocitofono è infatti progettata per durare nel tempo senza comprometterne le performance.

alla funzione di controllo accessi, Roxie può essere installato in piccole strutture ricettive, sportive o uffici, garantendo il controllo dei varchi.

Si può installare a parete con o senza cornice parapioggia e a incasso con scatola dedicata, adattandosi a diverse configurazioni; larga 10 centimetri, Roxie è ideale per spazi ristretti e pilastri sottili.

La targa è dotata di telecamera che offre immagini nitide a colori e di ampio campo di ripresa, consentendo una copertura completa per una sorveglianza efficace e dettagliata. Roxie permette una gestione evoluta anche da remoto: questa funzione è particolarmente adatta per piccole strutture ricettive come

bed&breakfast, palestre, complessi senza presidio o reception, dove il controllo degli accessi avviene attraverso l’utilizzo di tag Rfid, con carta a transponder oppure in modalità smart con la nuova app View Key, permettendo all’utente di aprire direttamente dal proprio smartphone i varchi di camere e aree comuni a lui riservate e al gestore della struttura di gestire online gli accessi degli ospiti o dei clienti tramite il portale cloud View

www.vimar.com

Grazie

UN LESSICO AUSTERO E RIGOROSO, UNO STUDIO ILLUMINOTECNICO

D’ISPIRAZIONE MUSEALE E UN PAVIMENTO IN LEGNO FIRMATO WOODCO DALLA REGOLARITÀ MAGNETICA. AD ALTAMURA, LO STUDIO D’ARCHITETTURA

GIORDANO&PARTNERS

RINNOVA UN APPARTAMENTO PUNTANDO SU UNA NARRAZIONE A CARATTERE NOIR

Woodco, listelli Arrow in rovere che catturano la luce da ogni direzione

Un’abitazione che fa del chiaroscuro un elemento progettuale, un progetto in cui volumi, materiali e texture danno forma a un perfetto equilibrio di contrasti. Ad Altamura, in provincia di Bari, lo studio di architettura Giordano&Partners ha recentemente ultimato un appartamento in equilibrio tra allestimento teatrale e residenza urbana.

In questo contesto si inserisce il pavimento in legno fi rmato Woodco – dai toni caramellati e in netta contrapposizione con le atmosfere noir che caratterizzano gli ambienti – realizzato nella colorazione Rovere Cognac eccezionalmente declinata nel formato Arrow Si tratta di un parquet formato di piccoli listelli di 45 x 450 x 14 mm liberamente combinabili tra loro. «Eravamo alla ricerca di un pavimento inusuale – commentano dallo studio

Giordano&Partners – e in grado di enfatizzare l’esposizione dell’appartamento, che gode di luce naturale su tutti e quattro i lati. Poiché l’irraggiamento solare arriva da ogni direzione, volevamo una superficie tridimensionale, che potesse prendere vita da ogni angolatura. Quando abbiamo scoperto che con Arrow di Woodco potevamo creare delle quadrotte, abbiamo capito di aver trovato la soluzione giusta: da un lato i listelli dinamizzano il colore declinandolo in infinite sfaccettature, dall’altro la posa sfalsata delle quadrotte permette di riflettere la luce in modo sempre diverso, dando vita a chiaroscuri scenografici che ben interpretano la personalità degli interni»

www.woodco.it

MILANO

LICEO ARTISTICO GASTEL

DEGLI ESPOSTI ARCHITETTI

È in corso nel quartiere Vialba II, uno dei più noti esempi di edilizia residenziale pubblica milanese del secondo dopoguerra, il cantiere per la costruzione del nuovo liceo artistico Giovanni Gastel. Il progetto prevede la demolizione degli attuali fabbricati risalenti agli anni Sessanta e la successiva ricostruzione. Il linguaggio architettonico del progetto guarda alla ricerca dell’architettura moderna lombarda come si è manifestata nel corso dell’ultimo secolo e si incentra, spiega il capogruppo del team di progettazione Lorenzo Degli Esposti, «su un disegno sintattico di elementi quali telai, setti, travi frangisole, tetti piani, sul nitore degli intonaci bianchi e dei serramenti in alluminio, nonché sul rapporto tra questa architettura rigorosa e al contempo candida e il progetto della natura e degli spazi aperti circostanti, con giardini e patii che si intrecciano con le maniche costruite dell’edificio, pur in una concezione unitaria dell’intero complesso» Una lunga loggia-ballatoio mette in relazione gli spazi scolastici con il nuovo parco a ovest dell’area di intervento,

perimetrando inoltre alcune aule-giardino a cielo aperto. I volumi della palestra, auditorium e teatro di posa, ubicati nella parte est dell’edificio, lo proteggono dal vicino tracciato ferroviario. L’intervento, del costo previsto di circa 21 milioni di euro, è finanziato dall’Unione Europea nel quadro del programma NextGenerationEu dell’Unione Europea (Linea di investimento Pnrr M2C3I1.1 Missione 2 Componente 3 Investimento 1.1). Progettazione e direzione lavori sono affidati a un raggruppamento formato da Degli Esposti Architetti (capogruppo), Elisa C. Cattaneo, Ceas, Rethink Energy, Corbo Rosso, Umberto Guerra, vincitori del concorso di progettazione Scuola Futura organizzato dal Ministero dell’istruzione e del merito ■

Committente Città Metropolitana di Milano

Rup Alda Scacciante

Architettura, disegno urbano, coordinamento Degli Esposti Architetti (Lorenzo Degli Esposti, Paolo Lazza)

Architettura del paesaggio Elisa Cristiana Cattaneo

Ingegneria strutturale, demolizioni, sicurezza

Ceas, Bruno Finzi

Impianti e energia Rethink Energy, Matteo Maldarizzi

Prevenzione incendi Corbo Rosso, Riccardo Coccia

Geologia Umberto Guerra

Appaltatore Ae.Co. Lavori

Consorziate esecutrici Seli Manutenzioni Generali, Crs

Impianti e Costruzioni

Area di intervento 14.500 mq ca.

Superficie coperta 4.300 mq ca.

Superficie lorda 9.200 mq ca.

Budget 20.900.450 euro

Cronologia 2022 (concorso) - 2023 (progetto definitivoesecutivo) - 2023 (inizio lavori) - in corso

Materiali, finiture e sensazioni tattili influenzano il carattere di ogni stanza. Per questo è sempre più importante che tutti i dettagli siano coordinati alla perfezione. I diversi sistemi di cerniere a scomparsa di SIMONSWERK consentono la massima libertà di progettazione unendo design, finiture e funzionalità ai massimi livelli adattandosi, in modo quasi naturale, alle esigenze dei diversi materiali.

www.simonswerk.it

LODI

PIAZZA MATTEOTTI

IL PROGETTO SARÀ DI LISSONI CASAL RIBEIRO

Per il rifacimento di Piazzale Matteotti e delle aree attigue la giunta di Lodi ha deciso di portare avanti il progetto di Lissoni Casal Ribeiro, che si era classificato al terzo posto nella graduatoria del concorso di idee lanciato dall’amministrazione cittadina nel settembre 2023, dietro il ‘filo rosso’ di Studio Tracce (Giacomo Rubin) e Soa e il progetto del gruppo guidato da Tomas Ghisellini, giudicati “troppo impattanti a livello paesaggistico per il centro città e il castello limitrofo”.

L’intervento di Lissoni Casal Ribeiro riqualifica l’area, inserita tra il castello visconteo e il Parco dell’Isola Carolina, aprendola alla città e trasformando la piazza in un luogo polifunzionale dove poter svolgere diverse attività. Grandi piattaforme in cemento modulano lo spazio realizzando nuove connessioni tra i livelli esistenti, così come la gradonata diventa un auditorium a cielo aperto che si affaccia sul parco.

Una lunga rampa rende accessibile il parco sottostante valorizzando le rovine, mentre l’area oggi abbandonata diventa un’estensione del giardino. Il progetto impiega principalmente due materiali: calcestruzzo drenante per la creazione delle piattaforme e delle gradonate e griglie di acciaio corten per la schermatura delle pareti del parcheggio di piazza Matteotti e del muro di contenimento esistente di Piazza Castello. Previsto inoltre il ripristino e la conservazione della pavimentazione in cubetti di porfido della piazza ■

Render del progetto di Lissoni Casal Ribeiro. Il progetto si sviluppa su diverse quote con gradonate realizzate in calcestruzzo drenante. Griglie di acciaio corten schermano il muro di contenimento del castello.

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BOFFALORA D’ADDA RESIDENZE E RSA DI FASEMODUS

Il progetto avviato dallo studio FaseModus a Boffalora d’Adda, in provincia di Lodi, prevede il recupero e la rifunzionalizzazione di Corte Grande, un tipico cascinale agricolo che sorge proprio davanti alla piazza della chiesa del piccolo comune lombardo, nel Parco dell’Adda Sud. Il complesso si articola in due ambiti distinti: la cascina, con fabbricati per abitazione e agricoli posti sul perimetro della corte centrale; volumi di servizio alla produzione agricola, di recente costruzione, sul fondo del lotto. Il programma, che prevede la realizzazione di abitazioni e la costruzione di una nuova residenza assistita per anziani, ruota intorno all’idea di spazio pubblico, a partire dalla corte centrale, l’antica aia agricola che, aperta alla collettività, assume nuove funzioni urbane

e si prolunga poi in una strada-cortile alberata, direttamente accessibile dalle vicine abitazioni, attraversa il lotto in direzione della nuova residenza sanitaria prevista in sostituzione dei volumi di servizio privi di valore storico o tipologico attualmente presenti. Varchi e passaggi renderanno permeabili i rustici conservati che si affacciano su strada e sul sagrato della chiesa.

Le nuove abitazioni saranno in parte il risultato della rifunzionalizzazione degli edifici esistenti e in parte nuove edificazioni riconfermando le volumetrie le tipologie e le altezze esistenti. La residenza sanitaria assistita sarà invece un complesso a due piani sviluppato attorno a un giardino centrale, riprendendo una tipologia adatta per creare continuità tra i servizi collettivi

Render del progetto di riconversione dell’ex-cascina agricola e planimetria dell’intervento che si sviluppa dal centro del paese verso i campi.

al piano terra e lo spazio aperto e conseguentemente offrire un luogo di comunità, uno spazio piantumato destinato in primo luogo agli assistiti ma che può essere aperto anche a un più ampio uso pubblico.

Il progetto, di natura privata, è attualmente in corso di convenzionamento con il comune di Boffalora d’Adda ■

ONE

WORKS PER LA RIQUALIFICAZIONE

Sono in corso di realizzazione i lavori in piazza San Giovanni in Laterano a Roma in funzione del prossimo Giubileo 2025. Il progetto di riqualificazione, firmato da One Works, è volto a ridisegnare la superficie di 18mila metri quadrati antistante la basilica. L’intervento è sviluppato seguendo il principio chiave di conservazione e valorizzazione del passato del luogo rafforzandone i caratteri distintivi e introducendo elementi di innovazione per quanto riguarda la sostenibilità dei materiali, l’efficienza energetica e la sicurezza.

Obiettivo del progetto è riconfigurare la piazza per migliorarne la capacità di accoglienza con aiuole verdi panche integrate in travertino e specchi d’acqua.

DI PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO

Il progetto di riqualificazione si ispira agli interni della basilica, in particolare alla sua pavimentazione in marmo in stile cosmatesco: i motivi circolari del mosaico sono ripresi nell’ampia piazza, creando un effetto di forte continuità visiva tra interno ed esterno.

La piazza viene pavimentata con pietre tradizionali romane come il sanpietrino, la basaltina e il travertino, intervallate da aree di vegetazione bassa e da fontane a raso – ispirate agli specchi d’acqua studiati da Michel Corajoud per la città di Bordeaux – per attenuare l’effetto

isola di calore e favorire la gestione delle acque meteoriche. Le fontane saranno completate da un’illuminazione a basso consumo energetico, progettata per valorizzare la facciata della basilica.

La realizzazione, che si concluderà entro dicembre 2024, prevede un investimento complessivo di 15 milioni di euro.

Quella di One Works è una delle oltre 180 opere previste per il Giubileo in tutta la capitale, tra interventi strutturali e di manutenzione straordinaria ■

ROMA

RIMINI

LE RESIDENZE SOCIALI DI QB ATELIER

Con l’avvio dei lavori di demolizione dell’edificio della ex questura di via Ugo Bassi, edificio mai entrato in servizio che negli anni è diventato causa di degrado dell’intero quartiere, ha preso il via a Rimini l’articolato piano di rigenerazione urbana dell’area prossima allo stadio Romeo Neri. Un piano che prevede edificazioni private di superfici commerciali e residenze libere ma che avrà inizio con l’attuazione del Programma Integrato di Edilizia Residenziale Sociale (Piers) consistente nella realizzazione di 36 alloggi di edilizia sociale, il cui progetto architettonico è affidato allo studio ferrarese QB Atelier. Nel progetto di Filippo Govoni e Federico Orsini, l’edificato e il verde sono collocati in modo contrapposto, a definire un ambiente protetto e al contempo costruire quinte paesaggistiche capaci di valorizzare le viste dall’interno degli alloggi. Si delinea così una corte aperta costituita su due lati dai volumi residenziali e lungo gli altri da un doppio filare di alberi, creando un margine permeabile e un ambiente qualificato in

un contesto in trasformazione. Una piazza verde ribassata, che funge da grande vasca di laminazione, si definisce come dispositivo capace di interagire con gli eventi atmosferici e le stagioni, modificando lo spazio fruibile e percepito al variare delle condizioni ambientali. I volumi semplici dei piani residenziali poggiano su un basamento di servizio che accoglie i posti auto e le cantine. I fronti degli edifici si aprono verso il nuovo paesaggio naturale e presentano ampie logge racchiuse da vetrate che costituiscono una camera aggiunta dalla funzione indefinita per ogni abitazione: uno spazio flessibile che diventa giardino d’inverno nei mesi freddi e protezione solare durante l’estate, contribuendo a nobilitare l’immagine dell’edificio stesso ■

Committente Acer Rimini

Progetto architettonico Qb Atelier (Filippo Govoni Federico Orsini)

Progetto strutture Enrico Pallara

Progetto impianti Gustavo Bernagozzi

Superficie lotto 8.439 mq

Superficie lorda edificata 6.237 mq

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ASCOLI PICENO

LAND, UN PIANO PER

LA RIGENERAZIONE

Chiuso nel 2007, l’ex sito produttivo della Sgl Carbon di Ascoli Piceno è un vasto brownfield che il masterplan strategico sviluppato da Land Italia per Restart Srl, recentemente presentato alla cittadinanza e alle autorità, prevede di trasformare in una “fabbrica della natura”.

La rigenerazione passa innanzitutto dal ripristino e dal miglioramento della qualità ambientale dell’area e degli habitat naturali lungo il fiume Tronto con la creazione di una rete ecologica estesa 24 ettari e la piantumazione di 2.500 nuove alberature in grado di ripristinare la biodiversità e promuovere la resilienza a lungo termine.

Il cardo e il decumano della città diventano il principio ispiratore del masterplan, chiamato a ripristinare i

AMBIENTALE DI 24 ETTARI DI TERRITORIO

collegamenti con il centro storico, i suoi servizi e le varie polarità del territorio, grazie all’inserimento nell’area di funzioni e potenziamenti infrastrutturali in grado di valorizzare gli aspetti socio-culturali di Ascoli Piceno e accrescere al contempo l’attrattività del luogo. Una gestione consapevole del sito ne favorirà lo sviluppo con insediamenti promossi da imprese attive nella ricerca e nell’innovazione. Il masterplan strategico di valorizzazione paesaggistica si colloca sulla scia dei lavori di messa in sicurezza della “vasca di prima pioggia” avviati lo scorso settembre sotto la supervisione del Commissario di Governo per la bonifica delle discariche, generale Giuseppe Vadalà, e del Responsabile Unico del procedimento, ing. Giovan Battista Pasquariello.

Render del Parco del Tronto, primo passo del nuovo sviluppo proposto da Land per il recupero e la trasformazione dell’area dell’ex-sito produttivo della Sgl Carbon.

A fare da volano del masterplan sarà il Parco del Tronto, un’area verde di circa 3 ettari lungo la sponda del fiume, con più di 370 alberi, che sorgerà presto lungo la sponda del fiume, presentato da Land Italia a conclusione di una fase collaborativa gestita dal Forum di progettazione partecipata promosso da Legambiente e Bottega del Terzo Settore. La presentazione avvenuta alla fine di maggio rappresenta il primo passo di un processo partecipativo attivo che coinvolgerà cittadini e associazioni che vivono quotidianamente la città ■

KÖMMERLING A PROVA DI CAM

LA SOLUZIONE IDEALE, PER IL RISPETTO AMBIENTALE

La direttiva EPBD prevede di raggiungere per gli edifici non residenziali e pubblici la classe di prestazione energetica E entro 2027 e la classe D entro il 2030. Il prodotto Kömmerling, si distingue garantendo il rispetto dei criteri CAM, diventando soluzione ideale nella sfera dei bandi pubblici. kommerling.it

BRATISLAVA

L’OASI URBANA DI STEFANO BOERI ARCHITETTI

Lo studio Stefano Boeri Architetti ha vinto il concorso a inviti indetto alla fine del 2023 da Penta Real Estate per lo sviluppo di Chalupkova, un’ex zona industriale di tre ettari a Bratislava. Si tratta di una delle più grandi aree dismesse – nonostante la sua vicinanza al centro storico e al Danubio – della capitale slovacca che ora si sta gradualmente trasformando attraverso numerosi esempi di architettura contemporanea.

Il masterplan Urban Oasis si configura come importante intervento di rigenerazione urbana a partire dalla creazione di un grande parco pubblico, ai cui lati sorgeranno una torre e quattro edifici di altezze diverse, studiate per massimizzare l’ingresso della luce diretta nel parco, che ospiteranno 1.300 appartamenti.

Le facciate sono state progettate con una elevata diversificazione che definisce geometrie caratterizzate da irregolarità e

ondulazioni funzionali a interrompere la propagazione delle onde sonore. Le facciate lungo le strade più trafficate si distinguono per la presenza delle logge che garantiscono una maggiore protezione dai suoni e dai venti intensi; nei lati esposti verso il parco le logge lasciano invece posto a balconi. La presenza della natura è uno degli elementi più importanti del progetto, in particolare la copertura vegetale sulle terrazze, i tetti calpestabili e l’anello verde distribuito lungo tutto il perimetro dell’intervento che funge da filtro tra le residenze e la strada: un elemento importante per l’assorbimento del suono oltre che di regolazione del microclima, dell’umidità e dell’effetto isola di calore. L’inizio della costruzione della prima fase residenziale è previsto nel 2026, a seconda dello stato di avanzamento dell’iter autorizzativo. Il progetto sarà suddiviso in quattro fasi nel corso di circa dieci anni ■

Località Bratislava

Committente Penta Real Estate

Progetto architettonico Stefano Boeri Architetti

Partner in charge Pietro Chiodi

Paesaggio Gross.Max Cronologia 2026-2036

Due foto di cantiere (©Hgesch) e sotto, concept e piano di sviluppo complessivo della nuova stazione ferroviaria dell’alta velocità di Stoccarda.

STOCCARDA

LA STAZIONE DELL’ALTA VELOCITÀ DI CHRISTOPH INGENHOVEN ARCHITECTS

La nuova Hauptbanhof di Stoccarda che entrerà in esercizio nel 2026, trent’anni dopo il concorso di progettazione vinto da christoph ingenhoven architects, prevede 8 binari sotterranei passanti in sostituzione dei sedici binari di testa della precedente configurazione, liberando due aree di 50 e 20 ettari che saranno destinate rispettivamente a nuove edificazioni e all’estensione del parco dello Schlossgarten della città. Conservato, l’edificio storico tutelato, costruito nel 1928 su progetto di Paul Bonatz e Friedrich Eugen Scholer, sarà l’ingresso principale della nuova stazione. Da lì, per mezzo di quattro gusci curvi in acciaio e vetro, si potrà accedere al vasto atrio sotterraneo la cui qualità spaziale e sensoriale è modellata da ventotto pilastri di calcestruzzo bianco a vista a

forma di calice. I pilastri, che si allargano al livello del terreno sul tetto verde, lungo 450 metri e largo 80, consentono l’ingresso della luce del giorno nell’atrio e garantiscono l’aerazione e la ventilazione naturale.

Dal punto di vista strutturale, i pilastri e la forma libera della copertura che si adegua ai carichi sono calcolati in maniera efficiente, con un significativo risparmio del materiale da costruzione.

Di per sé sufficientemente confortevoli dal punto di vista climatico, i nuovi ambienti sotterranei non richiedono interventi addizionali.

Il fabbisogno elettrico sarà in parte soddisfatto con l’installazione di pannelli fotovoltaici sull’edificio storico.

Oltre alla nuova stazione sotterranea e alla rifunzionalizzazione dell’edificio storico

di ingresso, il progetto dello studio di Düsseldorf comprende il nuovo paesaggio esterno a cui darà vita e la nuova fermata Staatsgalerie del servizio di trasporto pubblico ■

Architetto e Professore in Progettazione Architettonica alla Sapienza di Roma e direttore del Master in Progettazione degli Edifici, Guendalina Salimei fonda il T-Studio affiancando la pratica del progetto etico alla ricerca sperimentale. Seguendo gli insegnamenti di Zevi e gli orientamenti della scuola di architettura di Roma sperimenta quella cultura del progetto che ha fatto del rapporto con la storia, la città, l’urbanistica, la stratificazione dei tessuti edilizi, lo studio del contesto e delle relazioni spaziali, l’interpretazione dell’esistente e del nuovo, il fondamento del processo ideativo. Tra le molte opere realizzate si ricordano il Km Verde a Corviale; le riqualificazioni di Crypta Balbi a Roma, dell’ex Caserma Rossani a Bari, del Convento San Benedetto e del Mercato di Michelucci a Ferrara; i waterfront di Bari, Napoli, Taranto, Cagliari; i social housing di Ceccano e di Roma Primavalle; il Museo di Arte Contemporanea di Foligno e il Mercato di Cagliari. www.tstudio.net

In alto, interno degli spazi condivisi nel progetto Km Verde Corviale, Roma. Foto ©Luigi Filetici. A sinistra, Molo Beverello, parte della riqualificazione del Porto Monumentale di Napoli. Team di progetto composto da Ebsg T-Studio, studio 3c+t, Via Ingegneria R. Pavia, studio Ippozone, M. Di Venosa.

Foto ©Daria Addabbo

SOSPESA TRA RICERCA E PROGETTO, GUENDALINA SALIMEI LAVORA SUL ‘MARGINE DELLE COSE’: CONTESTO E POTENZIALITÀ, ETICA E PROGRESSO, SOSTENIBILITÀ ED ESTETICA. IL RISULTATO È UN’ARCHITETTURA INTEGRATA NEL PAESAGGIO E IMPEGNATA NELLA DEFINIZIONE DI UN ABITARE SOCIALE CHE CONIUGA INNOVAZIONE E TRADIZIONE CON SENSIBILE COSCIENZA DELL’HABITUS LOCALE

GUENDALINA SALIMEI

di Luigi Prestinenza Puglisi

Nel 2008 la rivista Edilizia e Territorio del Sole 24 Ore individuò come miglior architetto dell’anno Guendalina Salimei: “la punta di diamante di una nuova schiera di progettisti donna che stanno emergendo nel panorama dell’architettura italiana”. La sua personalità è talmente indiscutibile che, appena si nomina TStudio, si pensa a lei. Ha al suo attivo, oltre a numerose opere costruite, uno sterminato numero dei concorsi vinti. Un po’ dovunque: per esempio a Bratislava, a Salonicco e una nuova città per Dao Viet Eco City nella baia di Halong per diecimila abitanti. Vi sono, poi, i progetti realizzati o in corso di realizzazione per i waterfront italiani, di cui uno per il porto di Taranto e un altro a Napoli. Quest’ultimo affronta la riqualificazione del Porto Monumentale di Napoli che si estende dal Molo San Vincenzo al Molo dell’Immacolatella Vecchia e interviene sull’area di interfaccia tra porto e città antica. Un contesto nel quale si

colloca la trasformazione del molo Beverello dove, alla quota della banchina, sono allocate le attrezzature turistiche e di servizio, mentre alla quota superiore il sistema si trasforma in una grande passeggiata panoramica-belvedere che di notte diviene un segno luminoso, una nuova icona della Napoli contemporanea. La scelta di operare prevalentemente per una committenza pubblica l’ha portata ad affrontare lavori su temi particolarmente difficili e complessi, come la riconversione del piano destinato a servizi a Corviale, il mostro edilizio progettato da Mario Fiorentino nella periferia romana. E anche a progetti di riqualificazione di importanti aree urbane quali via Sparano e il Borgo Murattiano a Bari. Un intervento quest’ultimo prima osteggiato e poi fatto proprio dalla cittadinanza. E a incarichi importanti come la riqualificazione dell’atrio del Museo Egizio di Torino, un concorso vinto insieme allo studio internazionale OMA, che integra l’edificio

In questa pagina, dall’alto, nei render ©T-Studio.

Scuola Amendola

San Marzano a San Marzano sul Sarno (Salerno). Team di progetto TstudioGuendalina Salimei, Giuseppe Iorio e Anna Riciputo.

Parrocchia di Santa Teresa di Gesù Bambino a Cannavà di Rizziconi (Reggio Calabria). Team Tstudio Guendalina Salimei, Teresa Morano e Anna Riciputo.

Riqualificazione area archeologica della Crypta Balbi Roma. Team Tstudio Guendalina Salimei Bcd progetti, AI Group.

nel suo contesto urbano, per recuperare una coerenza e un’identità complessiva prima poco percepibile e offrire al pubblico una nuova immagine di accoglienza. Torniamo al progetto per Corviale. Il lavoro per questa difficile realtà è stato notato da un regista, Riccardo Milani, che ne ha tratto la trama di un film di cassetta, Scusate se esisto!, con Paola Cortellesi e Raul Bova. Come spesso succede nelle fiction, la trama è romanzata e poco aderente alla realtà, ma per il regista lo scambio delle informazioni con la progettista è stato talmente determinante per la costruzione del film che, nel finale, Guendalina Salimei è espressamente citata come ispiratrice della storia. E, così, è diventata il prototipo della donna architetto che non senza fatica emerge in un campo monopolizzato da personaggi maschili.

Dal punto di vista dell’atteggiamento progettuale, il suo lavoro rappresenta al meglio quell’approccio, definito un po’ impropriamente come scuola di Pescara, che produce forme vagamente decostruite. In realtà non si tratta di decostruzione radicale, per capirci alla maniera di Frank O. Gehry, di Coop Himmelb(l)au o di Daniel Libeskind, ma di utilizzo di configurazioni aperte disposte preferibilmente su direzioni non ortogonali tra loro e di trasparenze che permettono un continuo cambio dell’orizzonte e del punto di vista. Da qui la massima apertura al paesaggio e il continuo lavorare con i temi del verde, dell’ecologia e della sostenibilità. Ma, senza cadere nella trappola del disimpegno progettuale fatto di alberi piantati dovunque per occultare la costruzione.

In questo panorama la ricerca di TStudio - Guendalina Salimei trova la sua ragione: essere architettura e insieme servizio. Scusate, verrebbe voglia di dire parafrasando il film che l’ha resa celebre, se esiste ■

Ampliamento del Museo Egizio di Torino

Per il centenario della sua fondazione, il Museo Egizio di Torino aprirà le porte di un rinnovato Palazzo del Collegio dei Nobili che riacquista il proprio ruolo pubblico nel cuore del capoluogo piemontese, diventando un vivace luogo di interesse – anche oltre le attività strettamente museali – attraverso una reinterpretazione del complesso sistema di spazi pubblici della città storica concatenati fra loro: cortili, atri, sagrati e gallerie coperte percepiti e vissuti come connessioni urbane multifunzionali. Nel progetto di rinnovamento, quest’azione si traduce nella creazione di una ‘spina’ che connette una sequenza di sei ambienti visti come una enfilade urbana: via Accademia delle Scienze, l’Atrio, la Loggia, il Cortile, l’Ala Schiapparelli e via Duse. Al centro di questo nuovo sistema si pone

la ‘Piazza Egizia’, che grazie al collegamento con il piano inferiore (ottenuto tramite l’apertura di una doppia altezza) e all’inserimento di una copertura vetrata, un velo tra il museo e il cielo che la trasforma in un ambiente climatizzato accessibile tutto l’anno, diventa un nuovo spazio pubblico dalle molteplici identità che si apre alla città diventandone parte attiva. I pilastri della copertura rispondono anche a obiettivi di sostenibilità e di gestione, come la raccolta dell’acqua piovana, l’illuminazione e la ventilazione naturale.

Oltre a migliorare l’accoglienza del Museo, la corte amplia gli spazi espositivi e rende liberamente accessibili alcuni elementi importanti della collezione museale, tra cui il tempio di Ellesija e le nuove sale multimediali.

Località Torino

Committente Compagnia di San Paolo, Museo Egizio

Progetto architettonico Oma (David Giannotten e Andreas Karavanas), TStudio Guendalina Salimei, Andrea Tabocchini Architecture

Progetto strutture Manfroni Engineering WorkshopOdine Manfroni

Progetto Mep Sequas Ingegneria - Riccardo Ballesio

Consulenti Andrea Longhi, Studio Strati, Studio Decafib Render Oma, TStudio

La piazza egizia destinata alle funzioni di accoglienza biglietteria e bookshop, del rinnovato Museo Egizio (render courtesy OMA / TStudio – Guendalina Salimei).

Ispirato ai criteri del minimo intervento e della massima reversibilità il progetto prevede anche l’inserimento di una passerella aerea di collegamento tra diversi ambienti.

Viste del chiostro e di un nuovo collegamento verticale. Evidente dai render l’intento di favorire la lettura dell’architettura nel suo contesto storico reinterpretando l’antico nelle forme e nei materiali (render courtesy TStudio).

Restauro e riqualificazione di un ex convento

Località Ferrara

Committente Provveditorato interregionale per le Opere Pubbliche per la Lombardia e l’Emilia Romagna

Progetto architettonico Tstudio Guendalina Salimei

Progetto strutture Studio Croci e Associati

Progetto Mep IS Ingegneria e servizi

Progetto di restauro Romagnoli e Batocchioni associate

Restauro monumentale Giovanni Bullian

Cronologia in corso

Concepito da Biagio Rossetti nel 1497 all’interno dell’Addizione Erculea come parte integrante del tessuto urbanistico della città di Ferrara, l’ex convento di San Benedetto è un complesso di straordinario interesse storico-artistico e monumentale la cui conservazione è l’obiettivo primario del progetto architettonico, che oltre alle funzioni della nuova destinazione d’uso (uffici dell’Agenzia delle Entrate) intende riportare alla luce le tracce dell’antica spazialità, liberandola dalle addizioni improprie che nel tempo l’hanno alterata ma rispettando le aggiunte e le trasformazioni anche più recenti che hanno avuto valore di testimonianza storica. All’inserimento di nuovi collegamenti verticali il progetto unisce la proposta di una passerella aerea, in profili in ferro e strutture metalliche secondarie

in acciaio, che faciliterà la distribuzione dei flussi delle sale riunioni del secondo piano. Al piano terra, per rispondere all’esigenza di aumentare le superfici destinate ad archivio, l’area porticata a sud del chiostro della Cisterna Grande verrà chiusa attraverso un sistema composito costituito da una lastra interna in cemento rinforzato e una esterna in lamiera tagliata a laser, per mantenere la visione complessiva della geometria dei portici.

Il progetto si ispira ai criteri del minimo intervento e della reversibilità ed è orientato a favorire la lettura dell’architettura all’interno del proprio contesto, rifuggendo tuttavia dalla mimesi e dal falso storico, preferendo piuttosto reinterpretare l’antico nelle forme e nei materiali.

Il centro civico di Monte San Giovanni Campano

Un piccolo organismo urbano che trova la sua corrispondenza con il disegno planimetrico e lo skyline della risalita al centro storico del comune in provincia di Frosinone. Il disegno mira a una sistemazione complessiva dell’intero versante esposto a mezzogiorno.

Località Monte San Giovanni Campano (Frosinone)

Committente Comune di Monte S. Giovanni Campano

Progetto architettonico e DL Tstudio, Guendalina

Salimei con L. Pergolesi e M. Fiorentini

Progetto strutture Massimo Traversari

Contractor Artec System, Intesa Costruzioni

Completamento 2022

Fotografie ©Moreno Maggi

Pietra calcarea e basalti, di volta in volta, configurano una serie di scenari di vita collettiva: strade, piazze, slarghi, scalinate che sono l’autentica natura di questo luogo. Per immagine e materiali l’intervento per il Centro Civico condivide l’approccio della più ampia riqualificazione del centro storico e diventa parte di un sistema urbano integrato in grado di valorizzare e arricchire il carattere paesaggistico del luogo.

L’edificio ingloba, in uno spazio a tutt’altezza, un

sistema esistente ad archi, frammento di un muro di costruzione, creando un elemento luminoso che contiene il sistema di risalita e di accesso ai ballatoi. Gli elementi orizzontali della facciata-diaframma sono di cotto colorato in diverse tonalità –campionate dagli intonaci degli edifici esistenti – la cui finitura modifica la propria intensità cromatica al variare della luce naturale.

Il paesaggio della vallata è protagonista delle vedute interne, sia intravisto in filigrana tra i vuoti della maglia sia incorniciato dalle bucature quadrate poste in corrispondenza delle finestre della contro parete interna degli uffici. Al di sopra, in diretta connessione con la salita al paese, la copertura dell’edificio si trasforma in una terrazza belvedere affacciata sulla valle.

Nella pagina di sinistra, il centro civico visto all’interno del panorama complessivo di Monte San Giovanni Campano. In alto, il sistema di archi esistente che l’edificio ingloba a tutt’altezza.

elementi

dagli intonaci delle case del paese.

Gli
della facciata sono in cotto colorato in tonalità campionate

Roma social housing bioclimatico

All’interno di un programma di Contratti di Quartiere che riqualificano l’intera area di Primavalle, l’intervento di via Pietro Bembo è un fabbricato di social housing per diciotto alloggi costruito in luogo di un edificio preesistente, del quale riprende dimensioni e volumetria.

Il progetto si incentra sull’elaborazione di una interrelazione spaziale tra tipi edilizi e morfologia dello spazio, tra spazi pubblici e luoghi dell’abitare, per configurare una struttura tipologica che diviene referenza base per la definizione architettonica degli alloggi.

Il nuovo edificio è pensato con una forte attenzione alla sperimentazione fruitiva e percettiva e con un carattere energeticamente sostenibile. L’idea articola gli spazi abitativi in funzione delle rinnovate condizioni dell’abitare con un progetto che mette al centro la razionalizzazione e la flessibilità

degli spazi e l’uso sperimentale del colore. Delimitato da pareti attrezzate, il soggiorno diventa il centro dell’abitazione sul quale si affacciano gli altri ambienti dotati di aperture.

Il rapporto tra l’edificio e la città è mitigato sul fronte principale da una grande parete verde, un filtro urbano al tempo stesso artificiale e naturale composto da un sistema schermante a lamelle colorate, con arbusti e piante rampicanti, che diventa un landmark verde per il quartiere.

Località Roma Primavalle

Committente Ater del Comune di Roma

Progetto architettonico e DL Tstudio, Guendalina Salimei con L. Pergolesi e G. Collovà

Progetto strutture Eutecne

Progetto Mep B. Nutile, B. Saraceni

Contractor Sarep Srl

Foto ©Luigi Filetici

Crompletamento 2009 (ampliamento 2024)

L’edificio è il risultato di un processo di sostituzione edilizia nell’ambito della riqualificazione del quartiere di Primavalle.

Il fronte principale è caratterizzato da una parete schermante a lamelle colorate come filtro con il quartiere.

Riqualificazione urbana a Bari

Per centralità e importanza dei luoghi che attraversa, l’asse di via Sparano che collega la stazione ferroviaria di Bari con il Borgo Murattiano è quello che più efficacemente struttura l’orientamento e la percezione dello spazio urbano. Il progetto di pedonalizzazione riqualifica la via attraverso una serie di episodi architettonici che conferiscono al percorso un ritmo, progettando una sorta di partitura fatta di tessiture, pause, accelerazioni e aree tematiche che mettono in contatto i grandi interni commerciali con lo spazio pubblico della città e viceversa. Poiché via Sparano coniuga le diverse anime dell’attraversare e dello stare, del commercio e dell’arte, della tradizione e dell’innovazione, il progetto dà vita a diverse aree tematiche – le ‘piazze salotto’ – caratterizzate da un cambio di pavimentazione e dalla presenza di elementi eccezionali: arredi urbani, sculture, inserti di pavimentazione a carattere artistico diventano momenti di pausa e di riflessione.

Obiettivo ultimo dell’intervento è quello di far diventare il percorso un vero e proprio gioiello di famiglia da mettere in mostra, considerando la via all’interno di un sistema più ampio, una sorta di piattaforma urbana che sia in grado di costituire uno spessore consistente nella struttura della città.

Località Bari

Committente Comune di Bari

Progetto architettonico Tstudio - Guendalina Salimei, Marina De Marco

Urban planning Rosario Paviai

Progetto Mep Antonio Violante, Raffaele Digiesi

Progetto del paesaggio Giancarlo Fantilli

DL A. Toritto, Comune di Bari

Contractor De Marco Costruzioni

Foto ©Dario Amoroso D’Aragona e Luigi Filetici

Crompletamento 2019

Sopra, il ‘Salotto Liberty’. A destra la particolare pavimentazione del ‘Salotto Bari Vecchia’.
A sinistra, il ‘salotto letterario’ è il punto in cui via Sparano diventa una piazza dove sostare per leggere.

Costruire in Italia è complicato per gli architetti italiani, figuriamoci per gli stranieri. È una delle ragioni di interesse di questo volume, presentato ufficialmente pochi mesi fa con un incontro all’Adi Design Museum organizzato dal professor Aldo Norsa al quale partecipò anche Volkvin Marg, 88 anni molto ben portati, co-fondatore nel 1965 di Architekten von Gerkan, Marg und Partner. Le esperienze del titolo ebbero inizio con il progetto della nuova Fiera di Rimini: vinsero la gara conformandosi a una procedura a loro sconosciuta, ovvero quella di formulare un ribasso sull’importo dell’onorario prefissato. Un colpo fortunato (ancor oggi Gmp sta lavorando al secondo ampliamento della fiera, in consegna per il 2026) che favorì lo sviluppo di altri progetti nel nostro Paese, come la nuova fiera di Vicenza, la cui costruzione è stata avviata lo scorso anno. Molte e in diversi settori – oltre alle fiere i trasporti (l’aeroporto di Ancona-Falconara, 1999-2004), la sanità (con l’ospedale di Verona Borgo Trento), le infrastrutture per lo sport (lo stadio Druso di Bolzano), l’industria (il costruendo Tecnopolo di Bologna), le opere realizzate dopo quella prima esperienza, e ancor più i progetti che non si sono concretizzati, tra cui la partecipazione al concorso per le fiere di Milano e di Bologna, le stazioni ferroviarie di Firenze e Susa (Susa meriterebbe un capitolo a sé), fino ai finti concorsi, indetti per guadagnare visibilità politica e che non si realizzeranno mai, come quello della copertura dell’Arena di Verona (Gmp con schlaich bergermann partner aveva vinto il primo premio). Tutti affrontati senza aprire una sede in Italia ma con l’energia e l’entusiasmo del primo lavoro di Rimini.

Gmp. Costruire in Italia. Esperienze 1996-2023 Sebastian Redecke e Volkwin Marg (a cura di) Park Books, Milano, 2023 272 pp, Ill. 39 Chf ISBN 978-38-03860-326-9

IL MODERNO IN PUGLIA

Prendono avvio da Santa Maria di Leuca e risalgono la regione fino al Gargano gli itinerari nel Moderno pugliese, ciascuno introdotto da un disegno inedito dell’autore, che compongono queste ‘passeggiate’ frutto del lavoro di ricerca svolto negli anni dall’architetto e urbanista Mauro Sàito, presidente della sezione Puglia e Basilicata di Docomomo, il centro internazionale per la Documentazione e la Conservazione degli edifici del Movimento Moderno.

“Dopo l’esperienza della mostra itinerante 9x100=‘900 – scrive Sàito – ero convinto di conoscere il patrimonio dell’architettura moderna nelle due regioni. Ma quando sono tornato a visitare i luoghi descritti in questa guida sono rimasto meravigliato dalle sorprese e dai significati ulteriori di queste mete”

Se alcune opere in Puglia appartengono alla storia dell’architettura moderna, uno dei meriti di Sàito è quello di segnalare quelle meno note che arricchiscono i piccoli centri. Scopriamo così il cimitero comunale di Parabita, progettato alla fine degli anni Sessanta dal Gruppo Romano Architetti e Urbanisti, o il museo archeologico di Lecce, dove Franco Minissi nel 1969 inserisce

una geometria miesiana all’interno di un corpo umbertino, o ancora il ‘muro volante’ del Palazzo ex Sgpe di Bari di Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano, nel 1957 primo esempio nell’Italia meridionale di facciate a curtain wall. Al merito dell’ampia descrizione di ciascuna delle 30 opere (perché viaggiare senza sapere significa non vedere) si aggiunge, per ogni luogo, la segnalazione di altre opere nelle vicinanze.

Passeggiate architettoniche. 30 itinerari in Puglia alla scoperta delle architetture del ‘900 Mauro Sàito

Edipuglia, Bari, 2024 312 pp, 16 euro ISBN 979-12-5995-078-9

AUTOBIOGRAFIA IN RACCONTI BREVI

Ciascuno occupa una sola pagina e si possono leggere in ordine casuale i 70 racconti brevi che insieme formano un’originale autobiografia di uno dei protagonisti più geniali degli ultimi 40 anni dell’architettura e del design nel nostro Paese.

«Non volevo scrivere una bibbia dell’architettura ma semplicemente raccontare storie che definiscono me e il mio lavoro», spiega con il suo abituale understatement Matteo Thun parlando di questo libro delizioso, attraverso il quale veniamo a sapere della sua passione per l’argilla e del plastico del trenino Märklin, del castello di famiglia in Val di Non e del collegio che frequentò prima di proseguire gli studi all’Accademia di Salisburgo e poi alla facoltà di architettura dell’Università di Firenze, dove nel 1981 con Ettore Sottsass fondò il Gruppo Memphis. Certo, raggiunta l’età adulta Stories parla anche dell’attività professionale di Matteo Thun e del suo studio milanese, condotto in partnership con Antonio Rodriguez, ma ogni volta lo fa con humour leggero. Sembra quasi che siano i dettagli e gli aneddoti – il modo bizzarro con cui divenne amico del direttore creativo di Tiffany & Co, o quando gli capitò di

perdere una cliente per una bottiglia d’acqua minerale – a guidare i progetti. Con questa leggerezza, senza farlo pesare, Thun ci introduce ai concetti più originali del suo modo di fare architettura e design, come ad esempio l’hospitecture, fusione di ospitalità e cura della salute che, nata progettando ogni singola parte del Bürgenstock Resort di Lucerna, lo studio ha poi applicato in diverse altre occasioni.

Matteo Thun. Stories

Matteo Thun, Sherin Kneifl Callwey, Monaco di Baviera, 2024 182 pp, En, Ill, 29,95 euro ISBN 978-3-7667-2717-6

QUALITÀ INTRINSECHE

Wespi de Meuron Romeo. Casa a Brissago, Canton Ticino. Foto ©Giacomo Albo.
a cura di Carlo Ezechieli

Complessità culturale

È interessante notare come alcune delle opere più significative realizzate in questi anni partono non tanto dalla proposizione di forme, il più possibile spettacolarizzate e globalizzate, quanto piuttosto da una ricerca che ha origine dal luogo dalla sua storia e da una cultura architettonica che si è sviluppata dalla comprensione di un profondo senso di identità. Questo movimento virtuoso ha origine dai caratteri profondi di un luogo e contribuisce a rafforzarlo e definirlo. Attraverso una maggiore identità culturale connessa al territorio, aumenta anche quel livello che, richiamando il concetto di biodiversità – ovvero di varietà e diversità di organismi viventi presenti in un ecosistema che si evolvono e si arricchiscono insieme – potremmo definire con il termine di complessità culturale. La globalizzazione connette unifica, ma allo stesso tempo livella e omologa e, analogamente ad un processo di conservazione della biodiversità, conservare varietà e complessità culturale è di importanza cruciale per potersi evolvere ed arricchire. Questo livello di complessità dipende ampiamente dal legame con i luoghi, molto presente in tutte quelle situazioni minoritarie, polverizzate ed ormai sempre più marginalizzate ma che in realtà hanno contribuito in modo cruciale a definire la cultura e la storia di intere nazioni. L’architettura ha un ruolo fondamentale nel mantenimento di questa diversità e nell’aggiungere valore culturale ai territori, e questo talvolta emerge in molte opere recenti con risultati incredibili.

Jérome de Meuron nasce nel 1971 a Münsingen in Svizzera. Studia alla scuola di Burgdorf dal 1993 al 1996. Negli anni successivi inizia la sua collaborazione con Markus Wespi, con il quale nel 2002 fonda lo studio Markus Wespi Jérome de Meuron architetti.

Con l’ingresso di Luca Romeo nel 2012 ha inizio l’attività dello studio Wespi de Meuron Romeo Architetti. www.wdmra.ch

RICERCA INTERFERENTE

LA RICERCA DELLO STUDIO WESPI DE MEURON ROMEO E UN NUOVO, INEDITO APPROCCIO VERSO IL REGIONALISMO IN ARCHITETTURA, ATTRAVERSO UN’INTERVISTA A JÉRÔME DE MEURON E DUE OPERE DELLO STUDIO

Sebbene il regionalismo critico, come definito da Kenneth Frampton negli anni ‘70, fosse basato sulla presa di consapevolezza del luogo da parte dell’architettura Moderna, ciò a cui oggi stiamo assistendo è una fortissima spinta innovativa che, contrariamente alla globalizzazione imperante, si sviluppa a partire da un forte radicamento nella tradizione costruttiva locale. Si tratta di una nuova ondata che reagisce ad un’architettura sempre più massimalista, generica e tutto sommato sterile, ricercando l’essenziale, esplorando silenziosamente il significato dell’abitare. Il lavoro dello studio Wespi De Meuron Romeo si inserisce perfettamente in questo contesto e nel corso degli anni si è manifestato attraverso opere che, se da un lato sembrano riproporre la tradizione grazie all’uso dei materiali strutturali sempre lasciati a vista, dall’altro sono capaci di dare forma a concetti

architettonici inediti e incredibilmente attuali. Sono temi che emergono da questa conversazione con Jérôme De Meuron: parlando del lavoro dello studio, della loro ricerca e del loro approccio, interferente tra passato e contemporaneità, ai temi di un progetto.

Da cosa ha avuto origine e come si è consolidato ciò che ormai può essere identificato come il vostro stile architettonico?

In realtà non abbiamo iniziato con la volontà di definire un nostro stile architettonico riconoscibile, tutto deriva dalle caratteristiche del luogo. La prima ispirazione deriva proprio da questo, dallo studio del modo di costruire locale, come le persone vivono in quei luoghi, quali sono le loro tradizioni. Ci piace poi trasmettere quello che abbiamo imparato con un linguaggio moderno. L’architettura non deve essere una copia della

La corte di ingresso di Casa Romeo. San Nazzaro Canton Ticino. Wespi De Meuron Romeo Architetti 2021. Foto ©Giacomo Albo.

tradizione e della cultura, ma diventarne un’interpretazione. Studiando i luoghi, con il tempo ci siamo accorti che esistono molte somiglianze tra questi, ci sono elementi che si ripetono anche se ci troviamo in diverse parti del mondo. Sono proprio questi elementi che guidandoci fanno in modo che i nostri progetti siano riconoscibili.

Hai parlato di architettura del luogo. Intendi che, di fronte a un progetto in Canton Ticino o in Sicilia o in un’altra regione d’Europa, alla fine si trovano elementi ricorrenti?

Si esatto, ad esempio, parlando di pietra, stiamo seguendo un progetto in Croazia. In questo caso, a differenza di altri Paesi, la pietra locale ha una geometria rettangolare molto regolare, per cui resterà unica nel suo genere, l’elemento che accomunerà questo progetto agli altri sarà la tipologia di lavorazione che

si effettuerà sulla pietra, come ad esempio la connessione tra vecchio e nuovo.

Altra caratteristica fondamentale che distingue la vostra architettura è la matericità. Che equilibrio c’è tra l’idea progettuale e la qualità dei materiali?

Anche in questo caso tutto parte dalla ricerca del luogo e della cultura locale, da lì si capisce quali sono le tecniche costruttive tradizionali e come queste si possono applicare in un nuovo progetto. Si può anche scoprire che non sempre funziona riprendere la tradizione, in quel caso si cerca di trovare una via di mezzo. Non si fa mai una copia di qualcosa, ma si cerca di interpretare. Ci piacciono i materiali autentici, che si trasformano con il passare del tempo, come se l’architettura fossa viva. Che non si rovinano, anzi, che vivendo invecchiano e diventano più belli e ci raccontano

una storia. Questo è importante anche dal punto di vista dell’impatto ambientale di un edificio perché, se il materiale non si degrada perdendo la sua efficienza ma semplicemente si trasforma, la vita dell’edificio diventa più lunga e si evitano continue manutenzioni, o nel peggiore dei casi la demolizione e la ricostruzione.

Quali sono le maggiori influenze sulla vostra architettura?

Sicuramente è importante guardarsi intorno, oltre al luogo serve avere un confronto con gli architetti contemporanei, in modo da non rimanere esclusi dal panorama internazionale. Allo stesso tempo però, secondo noi, è fondamentale viaggiare il più possibile, vedendo di persona un’architettura in modo da poterla comprendere appieno.

Quali sono, secondo te, le caratteristiche

che contraddistinguono una grande architettura?

Questa è una domanda difficile, ma credo che una buona opera di architettura debba essere fatta con passione e con amore. Anche se poter definire un’architettura una grande opera è complicato perché dipende da moltissimi fattori. E sicuramente un buon progetto si rivela con il passare del tempo perché è importante come è vissuto dalle persone, come funziona nel luogo e come si relaziona con il contesto.

Ti propongo una specie di gioco, dato che la risposta potrebbe cambiare da un giorno all’altro. Quali sono le prime tre opere dell’architettura che ti vengono in mente e

che ritieni eccezionali?

È molto complicato rispondere a questa domanda, ce ne sono moltissime e dipende da moltissime cose. Ma stando al gioco, le prime tre che mi vengono in mente in questo momento, potrebbero essere Villa Neuendorf di Claudio Silvestrin, oppure molte notevoli opere di Eduardo Souto de Moura, come il recupero della Pousada de Santa Maria do Bouro, e infine non posso negare la mia ammirazione per l’armonia nei progetti di mio zio Pierre De Meuron.

Vi ritrovate spesso a lavorare in piccoli centri con pochi abitanti. Pensate che in un mondo sempre più polarizzato sulle grandi

città, l’architettura possa dare un contributo per la rivitalizzazione dei centri minori?

Sicuramente l’architettura può aiutare. Un piccolo intervento può avere un grande impatto. Ovviamente anche un piccolo gesto architettonico deve essere ben fatto perché è la qualità architettonica a determinare la qualità di uno spazio e di conseguenza il modo di viverlo. Ad esempio, un semplice ripostiglio in un giardino può cambiare completamente la percezione che si ha di quest’ultimo. Se ci fosse questa accortezza, questi piccoli gesti architettonici darebbero origine a un processo che nel tempo cambierebbe radicalmente il modo in cui sono vissuti.

Qual è l’obiettivo dei vostri progetti?

Innanzitutto, con la nostra architettura progettiamo spazi che andranno vissuti. Siamo consapevoli che ad ogni intervento di trasformazione sia implicita una componente di distruzione, e per questo uno degli obiettivi che ritengo primari è di tollerare la minima quantità possibile di distruzione ai fini di un miglioramento della situazione esistente che sia sempre il più esteso possibile. Cerchiamo sempre di aggiungere qualche miglioramento a un luogo.

Credo che ciò di cui parli, ovvero la consapevolezza che ad ogni intervento di architettura siano impliciti un po’ di distruzione e di danno, sia molto positivamente controtendenza. Specialmente in un mondo dove si proclama la sostenibilità, anche in situazioni evidentemente lesive nei confronti dell’ambiente. Come diceva Luigi Snozzi: “Distruggi, ma distruggi con senno”.

Non posso che essere d’accordo con quella frase di Snozzi.

Che consiglio daresti a un giovane architetto che inizia la sua carriera?

Gli consiglierei di andare a vedere le cose di persona, di non costruirsi la propria cultura architettonica solamente attraverso riviste e siti internet. Andare sul luogo a vedere le architetture aiuta a capire moltissimi aspetti diversi. Si può toccare la materia, si vede come funziona la luce, si comprende la vera dimensione di uno spazio. L’esperienza diretta di un luogo è ciò che ci prepara a progettare qualcosa in futuro ■

Vista sul patio delle camere di Casa Romeo. Foto ©Giacomo Albo.

Tradizionalmente moderno

Lo studio di architetti Wespi De Meuron Romeo è noto per interventi di ristrutturazione e riuso adattivo di edifici storici, la sua filosofia è quella di integrare elementi contemporanei senza snaturare l’essenza originale dell’edificio e del luogo in cui si trova. La Casa di Brissago, recentemente completata, né un chiaro esempio. L’approccio degli architetti riflette infatti la loro sensibilità verso il patrimonio architettonico e il paesaggio locale, creando un dialogo rispettoso tra antico e moderno. Dell’edificio storico preesistente vengono mantenute e valorizzate le strutture principali, come le murature in pietra e le travi in legno. Queste sono ben visibili nella facciata esterna dove si possono facilmente individuare tre pilastri e la trama della muratura originale. All’interno, invece, è più difficile distinguere il vecchio dal nuovo che vengono mescolati tra di loro con particolare attenzione ai dettagli, a eccezione della cantina che conserva ancora la vecchia muratura e la capriata in legno resa visibile grazie alla rimozione del soffitto. L’intervento consiste in una conversione mirata

a rivelare e rafforzare le qualità architettoniche dell’edificio esistente, cercando inoltre di connettere interno ed esterno in un unico sistema fluido.

Ad esempio, spostando il soggiorno, la sala da pranzo e la cucina nel seminterrato, si crea un rapporto immediato con il giardino e di conseguenza con l’esterno. Le intonacature recenti, non sedimentate storicamente, vengono rimosse completamente da tutte le facciate esterne e dalle pareti interne, svelando la pietra naturale che viene poi intonacata solo parzialmente, seguendo la tradizione locale. Tutti i piani intermedi, conservati, si distinguono perché le vecchie travi in legno sono state riportate alla luce e lasciate a vista. A Sud l’edificio si affaccia direttamente sul lago Maggiore, per questo il prospetto è caratterizzato da grandi vetrate e da aperture che permettono di godere appieno della vista sul paesaggio circostante. A Nord invece, dove si accede alla casa, il prospetto si chiude in modo da garantire la giusta privacy rispetto ad una delle vie del paese.

Vista del soggiorno a doppia altezza.
Casa a Brissago. Wespi De Meuron Romeo. Vista della facciata dal giardino.
di Irene Principi

SEZIONE D-D

Le due quote di ingresso all’abitazione dal vicolo a monte, e dal giardino vista lago a valle.

PROSPETTO NORD-OVEST

Il fronte con ingresso dal vicolo dal paese di Brissago.

PIANTA PIANO TERRENO

1. Spazio aperto con alberi

2. Scale di ingresso alla casa

3. Giardino

4. Spazio aperto con fontana

5. Ingresso dal giardino

6. Sala da pranzo

7. Zona giorno

8. Camino

9. Ascensore

10. Cantina dei vini

11. Bagno

12. Vano scale

13. Cucina

14. Ripostiglio

15. Ingresso dal paese

16. Vano tecnico

SEZIONE 1-1

Lo spazio a doppia altezza del soggiorno.

PROSPETTO SUD-EST

Il fronte verso il lago.

Casa a Brissago. Vista dall’androne di ingresso verso la sala pranzo.

PIANTA PIANO PRIMO

1. Ingresso principale dal paese

2. Guardaroba

3. Bagno

4. Ascensore

5. Spazio vuoto prima della zona giorno

6. Vano scale

7. Studio

8. Camera

PIANTA PIANO SECONDO

1. Vano scale

2. Bagno

3. Ascensore

4. Camera principale

5. Zona giorno

6. Terrazza

PIANTA PIANO PRIMO
PIANTA PIANO SECONDO
SEZIONE 3-3
Il vano ascensore a sinistra e l’interrato delle cantine a destra.
Vista del soggiorno Casa a Brissago, Canton Ticino. Wespi De Meuron Romeo Architetti. 2023.

Progetto Casa Brissago, 2023

Località Brissago, Svizzera

Stato dell’opera realizzata

Architetto Wespi de Meuron Romeo architetti

Ingegnere De Giorgi & Partners

Ingegnere strutturista Ifec Consulenze

Impresa di costruzione Walzer costruzioni

Finestre Morotti Sagl

Pavimentazione Liner

Fabbro Arte e Ferro di Novarina Stefan

Foto ©Giacomo Albo

La sala da pranzo, l’antibagno e, sotto, il tavolo esterno. Wespi De Meuron Romeo Architetti, 2023.

Andrea

ATA è uno studio di architettura con sede ad Ancona che lavora a progetti in Italia e all’estero. Dopo aver lavorato per anni in studi di fama internazionale quali OMA, Kengo Kuma e RCR Arquitectes, Andrea ha esposto i suoi lavori in vari eventi, tra cui la Biennale 2021 e la Triennale di Milano.

www.andreatabocchini.com

Francesca Vittorini

Francesca Vittorini si laurea all’Università Politecnica delle Marche e ancora studente vince un concorso internazionale che la ha portata a realizzare una scuola in Ghana. Ha lavorato in importanti studi internazionali quali Powerhouse Company, Design Erick van Egeraat, Raaaf e TAMassociati.

INNOVANDO ETICAMENTE

di Carlo Ezechieli

UN PROTOTIPO PER UNA SCUOLA IN TERRA CRUDA COSTRUITO IN GHANA PROGETTO DI ANDREA TABOCCHINI & FRANCESCA VITTORINI

Nonostante interventi di grande scala sempre più spettacolari e tecnologicamente spinti è interessante notare come attualmente un ambito di grandissima innovazione in architettura si trovi in edifici di piccole dimensioni, costruiti a basso costo e con tecniche low-tech e sulla base di programmi caratterizzati da un forte impianto etico. InsideOut, un prototipo di scuola costruito a Yeboahkrom, un villaggio rurale del Ghana dove il vento aveva distrutto l’unica scuola della zona, si inserisce perfettamente in questa casistica.

Questo progetto non-profit, ideato da Andrea Tabocchini & Francesca Vittorini, ha vinto un

concorso internazionale ed è stato costruito in 60 giorni con soli 12mila euro, insieme alla comunità locale e a un gruppo di volontari provenienti da 20 Paesi.

Non essendoci elettricità la scuola è stata costruita a mano, utilizzando le materie prime disponibili nel sito (terra, legno e vegetazione), spostando a mano 58 tonnellate di terreno e lavorando 3 km di legno con due piallatrici manuali.

La mancanza di risorse e le limitazioni del sito sono diventate l’opportunità per proporre un progetto sostenibile che unisce architettura e paesaggio: i muri delle classi, sfalsati tra loro,

sono costruiti compattando la terra locale; leggere strutture lignee sollevano i tetti a zig-zag, permettendo alla luce zenitale di entrare nell’edificio e generando una ventilazione naturale degli spazi, mentre la vegetazione del giardino si trasforma in prosecuzione dei portici, creando spazi d’ombra per studiare all’aperto. Il risultato è un lavoro che rompe i limiti tra interno ed esterno, offrendo un’alternativa allo standard e introverso layout delle classi: un design economico e facilmente replicabile che valorizza il sapere locale e stimola la comunità e gli 80 bambini che ora frequentano questa scuola a superare i propri limiti ■

Tabocchini
SEZIONE LONGITUDINALE
Prospetto laterale in cui si vedono gli ingressi alle aule.
©Andrea Tabocchini.
PIANTA PIANO TERRENO

Schemi concettuali in cui viene spiegato il processo progettuale.

Progetto architettonico Andrea Tabocchini & Francesca Vittorini

Leader del workshop Andrea Tabocchini, Francesca Vittorini & Lori Zillante (Italy)

Partecipanti al workshop Adrian Aranda (Cuba), Ali Abidi (Tunisia), Alessia Bernini (Italy), Anastasia Nechalioti (Greece), Aryan Vanaki (Iran), Austin Wyeth (USA), Beatriz Villapecellin (Spain), Caterina Rogani (Italy), Elliot Rawlinson (UK), Emma Barrett (Australia), Jaakko Torvinen (Finland), Katharina Kohlroser (Austria), Laura Conti (Italy), Luis Rubio (Colombia), Marco Pappalardo (Italy), Margherità Memè (Italy), Miia Suomela (Finland), Nadia Avezzano (Italy), Nikolaos Nikolis (Greece), Paulius Kliucininkas (Lithuania), Pin Chih Liao (Taiwan), Po-Min Kung (Taiwan), Riccardo Guerri (Italy), Richard Migisha (Uganda), Sara Signori (Italy), Shih-Kai Lin (Taiwan), Simone Argentesi (Italy), Sofia Toni (Italy), Tarindu Baggya Millawage (Italy | Sri Lanka), Timothy Kölle (Germany), Urszula Bajcer (Polland) Lavoratori locali Abass Moahmmed, Abubakar Moahmmed, Afirifah Kwame, Anor Kwaku, Anthony Gbadagao, Anthony Visa, Edward Ampomah, Edward Boadu Twum, Eric Agyeman, Johnson Yeboah, Nimo Collins (Ghana)

Anno 2017

Foto Austin Wyeth, Beatriz Villapecellin, Andrea Tabocchini, Francesca Vittorini, Shih-Kai Lin, Katharina Kohlroser

In queste pagine foto scattate durante la costruzione dell’edificio. ©Francesca Vittorini ©Beatriz Villapecellin ©Shih-Kai Lin.

L’ingresso principale del complesso si apre su una corte-giardino pavimentata in porfido. Foto ©Marco Introini.

Il colonnato che separa la corte dal giardino. Un elemento metallico color bronzo segna l’ingresso del foyer. Foto ©Marco Introini. A destra, sezione trasversale.

EX-EQUIPE 5, MEZZOLOMBARDO

DA CANTINA A POLO CULTURALE

QUI NEL LONTANO

1964 CINQUE ENOLOGI

INVENTARONO IL METODO CLASSICO DELLO SPUMANTE ITALIANO. SU INCARICO DEL COMUNE

DI MEZZOLOMBARDO, OGGI DAP STUDIO

HA TRASFORMATO IL COMPLESSO NEL POLO

CULTURALE DELLA CITTÀ TRENTINA

Caratterizzato dal delicato rapporto tra preesistenza e nuovi interventi, il progetto di riqualificazione e rifunzionalizzazione del complesso che in passato fu sede della cantina vinicola Equipe 5, condotto dallo studio di Elena Sacco e Paolo Danelli in accordo con la Soprintendenza, valorizza le qualità spaziali della costruzione storica, comprendente una corte e un giardino nel centro della cittadina e gli elementi architettonici che lo caratterizzano, dai portali di ingresso al colonnato del giardino.

Alla facciata dell’edificio principale, sulla quale sono state aperte nuove bucature che riprendo-

no la geometria delle finestre esistenti, il progetto sovrappone alcuni segni che muovono leggermente il disegno del fronte: volumi aggettanti realizzati in lamiera effetto bronzo brunito e legno.

La scelta del colore bronzo introduce una sorta di preziosità che segnala la nuova destinazione pubblica dell’edificio e l’importanza delle nuove funzioni. Che non sono semplicemente quelle di una biblioteca civica, programma che alla luce della diffusione istantanea di informazioni (vere e false), letterature e saperi risulterebbe fuori tempo massimo, ma di un polo culturale

SEZIONE TRASVERSALE

Fondato nel 1992 a Milano da Elena Sacco e Paolo Danelli, lo studio opera nel campo della progettazione architettonica a varie scale di intervento: edifici pubblici e centri multifunzionali, terziario, residenze, riqualificazione urbana e si distingue per l’attenzione al dettaglio, il dialogo con il contesto e la qualità di un linguaggio architettonico in grado di dar vita a processi di rigenerazione territoriale. Dap ha ricevuto diversi riconoscimenti. La loro biblioteca di Lonate è stata esposta alla 12. Biennale di Architettura di Venezia. www.dapstudio.com

con aule studio, archivio e sala conferenze. Una varietà di funzioni che si esprime grazie a un sistema strutturato di spazi e servizi ottenuto con la suddivisione strutturale dell’edificio in due macro aree a ingressi separati, in grado di funzionare autonomamente l’una dall’altra, tra le quali è stata realizzata una fascia di servizi baricentrica e condivisa.

In particolare, uno degli ingressi – contraddistinto da un patio a cielo aperto rivestito all’interno di lamiera ondulata bianca, risultato della demolizione della copertura di un antecedente corpo basso – introduce alle aule studio e alla sala polifunzionale da 120 posti del centro culturale, aperto alle associazioni cittadine anche quando la biblioteca è chiusa.

A sua volta, l’accesso alla parte destinata ai bambini avviene direttamente dall’esterno, in modo da non recare disturbo agli utenti della biblioteca, che si presenta come una grande aula a pianta libera rivestita su un lato da scaffalature a tutt’altezza e fortemente caratterizzata da ‘volumi sospesi’: elementi tessili che inquadrano e organizzano percettivamente lo spazio, segnalando dall’alto del soppalco alcuni specifici ambiti: la zona di ingresso dal foyer, la scala rettilinea che conduce al soppalco e una zona più appartata di consultazione.

Con un approccio più informale, la biblioteca prosegue poi al piano interrato, uno spazio utilizzabile anche per eventi e attività culturali –collegato al piano terra sia con una scala interna sia da una scala esterna aperta verso il giardino di ingresso – conservato nel suo carattere originario di soffitti voltati, pilastri lapidei e pareti in pietra consolidate con intonaco grezzo, lasciandone in vista la matericità.

Dap Studio
SCALA PIANO TERRA
PIANTA PIANO SOPPALCO

Sotto, l’ambiente della biblioteca visto dal soppalco. Si nota il ‘volume sospeso’ in tessuto che inquadra e organizza percettivamente lo spazio.

MACCANI PAVIMENTI

A sinistra, la scala che conduce al soppalco. L’ambiente al piano terra comprende l’area reference, la sala consultazione e l’emeroteca. Foto ©Marco Introini.

Il pavimento in rovere massiccio posato da Gruppo Maccani per la Biblioteca di Mezzolombardo è un perfetto connubio tra estetica e funzionalità. Ogni tavola in legno di rovere, da 14x90x600 mm, è un esempio di artigianato di alta qualità. La superficie naturale e calda del rovere arricchisce visivamente l’ambiente e offre una straordinaria resistenza all’usura, garantendo durabilità nel tempo. La posa a questa grande dimensione permette di ottenere un effetto visivo armonioso e senza

soluzione di continuità, valorizzando gli spazi e creando atmosfere accoglienti. Inoltre, il rovere massiccio possiede eccellenti proprietà termiche, contribuendo a un maggiore comfort ambientale, rendendolo la scelta ideale per un luogo di studio e condivisione. Questa soluzione non è solo un pavimento, ma un elemento di design che racconta storie di tradizione e modernità.

www.maccani.it

PIANTA PIANO TERRA

Sotto, la gradonata in legno e una libreria dell’ambiente ipogeo dove il sistema di illuminazione costituito da rettangoli luminosi sotto le volte inquadra specifici ambiti.

CREDITI

Località Mezzolombardo (Trento)

Committente Comune di Mezzolombardo

Progetto architettonico e di interni, coordinamento, direzione

lavori Dap Studio, Elena Sacco e Paolo Danelli

Progetto strutture SM Ingegneria

Collaboratori Michele Cortinovis, Paola Cortesi

Opere edili Mak Costruzioni

Rivestimento esterno lamiera Sandrini Metalli

Parquet in listoni di massello di rovere Maccani Pavimenti

Arredi su disegno e allestimento interni Promal

Arredi da cataogo Quinti, Magis

Illuminazione Targetti

Rete parapetti e scale Wolfsgruber

Volumi appesi in tessuto Medit

Cronologia 2018-2023

SCALA PRINCIPALE

Raggiunto da una scala interna e da una esterna, il piano interrato è stato conservato nei suoi caratteri originari, con le volte del soffitto rette da colonne quadrangolari in pietra. La pareti di pietra sono state consolidate con intonaco grezzo mantenendone la matericità. Foto ©Marco Introini.

PIANTA PIANO INTERRATO
Il Trimble Innovation Center è uno spazio unico, fatto di pochi elementi e adattabile a molteplici utilizzi collegato all’intorno attraverso grandi
finestre e al mondo con un maxischermo. Nella foto. Sedute Lounge Always. Tavoli Polygon. Tutto NaughtOne.

VIMERCATE

TRIMBLE INNOVATION CENTER

IL PRIMO INNOVATION CENTER DI UN’AZIENDA SEMPRE PIÙ IMPORTANTE NEL MONDO DELL’ARCHITETTURA.

PROGETTO DI CE-A STUDIO

Già da decenni Trimble è leader nel campo delle tecnologie geospatial applicate al settore delle costruzioni. Dopo l’acquisizione da Google del popolare software di disegno 3D Sketchup, e da Frank Gehry Partners della celebre società di sviluppo di software e hardware Gehry Technologies, oggi Trimble sta emergendo come azienda di riferimento anche nel campo dell’architettura.

L’idea di un Innovation Center – e quello italiano è il primo realizzato da Trimble a livello mondiale – nasce dall’esigenza di uno spazio versatile dove illustrare in modo efficace il

funzionamento di sistemi sempre più evoluti, complessi e caratterizzati da una fondamentale componente software. Partendo da queste premesse, il progetto di Ce-A studio per il Trimble Innovation Center intende esprimere sia la cultura di questa multinazionale, sia le caratteristiche di una contemporaneità dove alta tecnologia, flessibilità e rapida alternanza di utilizzo – alle quali contribuiscono in modo determinante sistemi e piattaforme informatiche – portano al concetto di ambiente architettonico spazialmente fluido, funzionalmente ibrido e tipologicamente neutrale.

Nella foto. Sedute Cosm. Tavoli Layout Studio. Tutto Herman Miller.

CE-A studio

Dopo la laurea in architettura al Politecnico di Milano Carlo Ezechieli vince una borsa di studio presso la Scuola di Architettura e Pianificazione del Mit, Cambridge, Massachusetts e frequenta i corsi della vicina Harvard Graduate School of Architecture che lo avvicinano definitivamente al tema dell’architettura del paesaggio. Con il suo studio ha vinto il concorso internazionale per il nuovo West Sports Park a Chengdu ed è stato premiato nel 2021 come finalista all’European Architectural Heritage Initiative. www.carloezechieli.it

CREDITI

Località Vimercate

Committente Trimble/Spektra

Progetto architettonico CE-A studio

Team Valerio Croci, Lara Puricelli

Progettazione impianti meccanici Antonio Somaini, S&C

Progettazione impianti elettrici Daniele Forné, Forgad

Impresa Vanoncini

Impianti elettrici Elettrotek

Arredi Herman Miller e NaughtOne

Dealer arredi Comfort Office

Illuminazione Regent lighting

Foto ©Marcello Mariana

Superficie 400 mq

Cronologia 2019-2020

In questa pagina, sezioni pianta e dettaglio della struttura di allestimento. Nella pagina a fianco, in alto disegno di dettaglio della rampa in legno.

DETTAGLIO STRUTTURA

1. Centina in Osb sp. mm 22 sagomata. Traversi in Osb sp. mm 22 h mm 89/52 Rivestimento in lastre di rovere rustico sp. mm 20 Mensola in acciaio mm 1200x300x5 con fazzoletto di sostegno verticale in acciaio sp. mm 10

2. Lastra di chiusura in OSB verniciato di nero verso interno sala. Montante di sostegno verticale in acciaio sp. mm 10 sagomato a L

3. Montante di sostegno verticale in acciaio sp. mm 10 sagomato a L. Traverso di controventatura in acciaio sp. mm 10, h mm 20

L’ispirazione deriva sia dalla qualità di contatto con l’esterno, caratterizzato dalla presenza dominante del cielo e della luce, sia dalle stesse tecnologie point cloud sviluppate dall’azienda: un reticolo digitale di milioni di punti che permette di realizzare modelli interattivi in 3D di oggetti e luoghi. Il risultato è uno spazio che tende allo stesso livello di immaterialità e adattabilità di una ‘nuvola di punti’, con un’architettura fatta di pochi elementi e adattabile a una vasta gamma di utilizzi e contenuti.

L’Innovation Center è un grande ambiente di lavoro, una sala per riunioni, un salone per ricevimenti, ma anche un magazzino e un centro di prova di sistemi e strumentazioni, il tutto secondo un principio di intrinseca e ampia molteplicità di utilizzo espressa e condensata nella grande sala centrale: aperta sul paesaggio attraverso le ampie finestre e sul mondo tramite un grande schermo video. Anziché frammentare la continuità dello spazio interno introducendo divisorie verticali, che vengono ridotte al minimo, i vani vengono

SEZIONI
PIANTA

Traverso in legno di prima orditura

cm 7,5x7,5

Traverso in legno di seconda orditura cm 7,5x7,5

PARTICOLARE RAMPA

ricavati in orizzontale, tramite gli ampi ripiani in legno di rovere, lo stesso materiale della pavimentazione. Questi ultimi, oltre a definire un principio di circolazione interna e di rapporto visuale con l’esterno, celano indispensabili vani ripostiglio.

Il progetto è inteso come una topografia introvertita e uno spazio il cui carattere è fondato sulla luce, sulla qualità dei materiali e sull’assenza virtuale di confini con lo spazio esterno ■

FERRARA

ABITARE IL CENTRO STORICO

CONCLUSA AL SUO INTERNO MA IN DIALOGO CON UNA

DELLE ZONE PIÙ ANTICHE DELLA CITTÀ, L’INTERVENTO DI QB ATELIER

RENDE CONTEMPORANEA UN’ABITAZIONE DAL LUNGO PASSATO

Sono la geometria delle aperture, la pulizia dell’intonaco e un grande bow-window all’altezza del primo piano i soli elementi di novità percepibili dall’esterno, il cui prospetto su strada rimane invariato, compresa la strombatura che in parte lo caratterizza da tempi immemori.

Chiusa la semplice porta di accesso del passato con una lamiera stirata che nasconde uno spazio tecnico, con un percorso che riprende l’acciottolato della strada il nuovo ingresso conduce direttamente al grande volume vetrato che amplia l’area living. Dall’interno la vista si allarga sul piccolo giardino delimitato da un alto muro in mattoni che ne fa sostanzialmente un’altra stanza della casa.

L’apertura – in punti strategici – della struttura portante ha permesso poi di realizzare canali

prospettici che inquadrano il contesto e il giardino attraversando visivamente la proprietà e mettono in collegamento i diversi ambienti. Con la stessa logica le bucature, conservando la privacy quasi assoluta della residenza, portano all’interno la luce e brani dell’intorno come la vista sul vicino convento che, incorniciata da infissi riflettenti di metallo scuro dalle forme scolpite ed essenziali, appare come un fotogramma della città storica.

Impeccabile l’esecuzione della distribuzione verticale tra i tre livelli, con la scala addossata a una parete di mattoni pieni illuminata anche da un lucernario, e la pavimentazione, in legno nella zona notte e in terrazzo alla veneziana nel living. Gli elementi di arredo si pongono in misurato dialogo con la collezione di opere d’arte contemporanea dei committenti ■

Il padiglione vetrato estende verso il giardino la zona living. A sinistra, una vista dell’interno giorno. La pavimentazione è in terrazzo alla veneziana.

SEZIONE B
SEZIONE C
SEZIONE A

QB Atelier

Lo studio di architettura di Ferrara nasce nel 2010 dalla collaborazione e dall’amicizia di Federico Orsini e Filippo Govoni. Basandosi su un continuo percorso di ricerca e di studio, QB Atelier si occupa di progettazione architettonica, dalla scala urbana e del paesaggio a quella edilizia e del design degli interni. www.qbatelier.it

PROSPETTO NORD

CREDITI

Località Ferrara

Committente Privato

Progetto architettonico QB Atelier

Impresa Pr Consolidamenti

Impianto elettrico Alessandro Bosi

Arredi su misura Arredo Uno

Illuminazione Novalux, Flos, Vibia

Pavimenti in terrazzo alla veneziana Bonini pavimento

PROSPETTO SUD

Infissi Eku Sistemi, installati da Metal Infissi

Marmo Marmi Pasini

Scala e opere in ferro Mauro Pedergnana

Impianto di climatizzazione Rbm More

Installatore sistemi meccanici Fratelli Sabellini

Superficie fondiaria 360 mq

Superfie lorda 450 mq su 3 livelli

PROSPETTO EST

PIANTA PIANO TERRA
PIANTA PIANO PRIMO
PIANTA PIANO SECONDO

Arredi discreti e minimali si accompagnano alla collezione di arte contemporanea dei committenti. Foto ©Valentina Sommariva.

EKU SISTEMI

Sono parte costitutiva del progetto dall’impronta prettamente contemporanea anche la storia del luogo e la tradizione costruttiva di Ferrara.

Perfektion Hps di Eku Sistemi, brand di Gruppo Profilati, per tutti i serramenti a battente e Perfektion Slide per gli scorrevoli dell’abitazione di Ferrara. La serie Perfektion riduce al minimo la superficie a vista del profilo per ottenere un’estetica contemporanea e una maggiore superficie vetrata mantenendo al contempo un elevato isolamento termico e acustico per un impareggiabile comfort abitativo. La qualità dei materiali isolanti si combina al perfetto funzionamento degli accessori. Cerniere a scomparsa con apertura a 180° certificata per il sistema a battente che permettono

di realizzare ante pesanti con la massima sicurezza all’effrazione. Gli scorrevoli Slide dal design essenziale e leggero (mostra centrale di soli 30 mm) sono dotati di accorgimenti tecnici innovativi, come i carrelli di movimentazione registrabili, a ruote parallele, che possono supportare carichi fino a 800 Kg per ciascuna anta e binari inferiori a incasso e a filo pavimento. Gli infissi di Eku combinano estetica, tecnologia e design anche grazie all’ampia scelta di colorazioni e finiture.

www.eku.it

ASSONOMETRIA FRONTE

ASSONOMETRIA TOTALE

PROSPETTO FRONTE

PERIMETRO BELLANDI, MONTEMURLO

UN PAESAGGIO

PER L’INDUSTRIA

LA TRASFORMAZIONE DEGLI SPAZI ESTERNI DI UN LOTTO PRODUTTIVO GENERA NUOVI AMBITI APERTI PER COLORO CHE VI LAVORANO E MIGLIORA LA RELAZIONE CON IL PIÙ AMPIO SISTEMA URBANO

Gli insediamenti produttivi diffusi nel Paese sono spesso indifferenti al territorio. Non fa eccezione la vasta area artigianale/industriale di Montemurlo, poco a nord di Prato, che occupa circa un terzo del territorio comunale. Qui sorge tra gli altri uno stabilimento tessile di Bellandi, azienda che ha avviato un percorso di sostenibilità che dal processo industriale si è esteso allo stabilimento, con l’incarico, affidato agli studi di architettura di Cosimo Balestri e di Angelo Renna, di ripensare le aree esterne e di sviluppare un progetto di paesaggio che potesse recuperare la relazione perduta con il territorio.

Considerando il lotto come un ‘frammento’ di un sistema più ampio e complesso, che riguarda i margini sfrangiati tra un tessuto urbano sempre più esteso e disordinato e una indefinita campagna, i progettisti hanno disegnato un ‘perimetro verde’ che contiene in sé diversi punti di forza: in primo luogo, anche grazie alla posa di pavimentazioni drenanti per i percorsi e le aree di parcheggio, un incremento dal 5 al 20 per cento della superficie permeabile; in secondo luogo, la creazione di piccoli ambiti esterni vegetati, attrezzati con arredi prefabbricati in cemento, per il pranzo all’aperto dei dipendenti e

dove trascorrere momenti di pausa; inoltre, una crescita della biodiversità del luogo con l’inserimento di tronchi e rocce recuperati.

L’intervento tiene conto del carattere di efficienza che caratterizza l’industria: la strategia privilegia infatti l’impiego di essenze e varietà con ridotte esigenze di irrigazione e manutenzione. La recinzione metallica nera che circonda il perimetro, consentendo allo sguardo di intravedere i rinnovati spazi esterni, conferma inoltre l’immagine di Bellandi quale azienda impegnata nella riduzione del proprio impatto ambientale ■

ASSONOMETRIA

Cosimo Balestri Studio Laureato in architettura presso l’Università di Firenze, nel 2021 Cosimo Balestri apre a Prato lo studio CBS, con il quale elabora strategie e soluzioni per l’identità di territori e brand. Dal 2018 è docente presso Ied Firenze. Nel 2015 fu tra i fondatori dei collettivi Ecòl e [chì-na], associazioni attive nello sviluppo di progetti di aggregazione sociale e promozione culturale. www.cosimobalestri.com

Il progetto ha previsto nuove aree verdi attrezzate per un pranzo all’aperto o una pausa dal lavoro. La superficie esterna permeabile del lotto è passata dal 5 al 20 per cento.

Intorno al perimetro verde, una recinzione metallica nera consente di intravedere i nuovi spazi esterni.

Località Montemurlo (Prato)

Committente Bellandi

Progettazione Cosimo Balestri Studio + Renna Studio

Progettazione impiantistica In.Tec

Lavori edili Guarducci costruzioni

Carpenteria metallica Tecnoduemila

Idraulica e Impianto anticendio Nuova Impianti

Giardiniere Il giardino incantato

Arredi prefabbricati in cemento Pellizzari Building

Illuminazione Ombre-1

Fotografie ©Carlotta Di Sandro

Cronologia 2023

CREDITI

Seconda generazione

Fondata nel 1969 a Auna di Sotto (Bolzano), dal 2020 Finstral è guidata, insieme al co-fondatore Luis, dalla seconda generazione della famiglia Oberrauch. Nella foto Florian Oberrauch.

Finstral tra tecnologia e modularità

Sono un elemento essenziale dell’architettura. Eppure perché, quando si parla di finestre, si tende a parlare di materiali più che delle loro qualità estetiche e compositive? Lo abbiamo chiesto a Florian Oberrauch Direzione Finstral

Dalle grandi vetrate alle finestre per abitazioni, la gamma Finstral copre tutte le scale del progetto di architettura.

Florian Oberrauch, 40 anni, ci riceve negli uffici di Oppeano (Verona), che con un investimento di 20 milioni di euro ha trasformato nel fiore all’occhiello dei 14 stabilimenti Finstral. Qui, oltre alla vetreria che lavora le lastre float e a un piccolo reparto che, in maniera artigianale, realizza ancora serramenti in legno (una nicchia da 500 unità alla settimana), vengono prodotti e consegnati gli ordini che, dopo i sopralluoghi, gli ‘Studio Finstral’ raccolgono in Italia e all’estero. Una gestione altamente digitalizzata consente di prelevare dal magazzino, ovunque si trovino, i componenti della singola finestra – con un metodo robotizzato ‘pick-and-place’ che permette di comporre e consegnare, senza alcun costo aggiuntivo, ordini di finestre differenziate per dimensioni, tipologia e finiture.

È corretto affermare che Finstral controlla l’intera filiera della finestra?

È esattamente ciò che caratterizza la nostra azienda. Produciamo – non qui a Oppeano ma nello stabilimento storico di Cortaccia – i profili in pvc a partire dal materiale di base; riceviamo le lastre di vetro float direttamente dalla fornace di Saint-Gobain; lavoriamo i diversi materiali – alluminio, legno – con i quali personalizziamo i profili; quando richiesto il vetro viene anche stampato in digitale o serigrafato; montiamo maniglie e ferramenta e infine installiamo attraverso i nostri partner specializzati o direttamente con il general contractor.

Finstral è conosciuta soprattutto per le finestre in pvc

In effetti è stata Finstral, nel lontano 1969, a introdurre il pvc in Italia. All’epoca non si parlava ancora di risparmio energetico ma nei Paesi di lingua tedesca questo materiale era già in uso. Nei decenni successivi la gran-

DAL SUD TIROLO ALL’EUROPA

Auna di Sotto, Bolzano: ancor oggi la sede centrale di Finstral si trova a mille metri di altezza, sull’altopiano del Renon. Fondata nel 1969 e oggi guidata dalla seconda generazione della famiglia Oberrauch, con 14 stabilimenti – il quindicesimo è in costruzione in Spagna – 1.600 dipendenti e oltre 900 rivenditori partner selezionati, Finstral è diventata uno dei primi produttori di serramenti in Europa. Una posizione raggiunta grazie alla modularità delle proposte, che consente di ottenere infinite possibili combinazioni di finestre, porte d’ingresso e pareti vetrate, e alla produzione in-house completa: dalla progettazione dei profili alla loro realizzazione, dalla vetreria alla posa in opera. Una gestione evoluta – digitalizzata e robotizzata – della produzione consente di diversificare agevolmente, personalizzandola, la fornitura all’interno della singola commessa.

Anche per effetto dei bonus fiscali, negli ultimi anni il fatturato è salito di oltre un terzo e la produzione ha raggiunto le 720.000 unità/anno. Circa 280 Studio Finstral e Studio Partner Finstral assistono progettisti e utenti finali nella progettazione completa e nell’installazione dei serramenti, che si tratti di una semplice sostituzione in un’abitazione privata o di un intervento contract per un grande complesso di nuova costruzione.

de efficacia in termini di tenuta ne ha fatto una soluzione di punta per raggiungere valori Uw sempre più performanti. Il fatto di utilizzare questo materiale da più di cinquant’anni ci ha aiutato a riconoscerne pregi e limiti, orientando la produzione verso soluzioni che, salvaguardando le performance di isolamento termico, migliorano la qualità estetica e strutturale della finestra.

Come i profili degli spessori?

Sì, ad esempio i profili sottili. Abbiamo imparato a riconoscere le qualità strutturali del vetro e di conseguenza abbiamo ridotto i profili degli spessori, oggi non diversi da quelli di un serramento in alluminio e con una migliore tenuta. Ma abbiamo aggiunto anche un’elevata qualità estetica, con rivestimenti in alluminio, legno o altri materiali e una serie di verniciature e finiture che dà luogo a una gamma pressoché infinita di soluzioni. È per questo che ritengo superfluo parlare di materiali, ogni materiale svolge un ruolo preciso. Non scelgo una finestra in pvc, scelgo una finestra Finstral.

Da prodotto artigianale di carpenteria le finestre oggi sono un prodotto industriale, eppure, che si tratti di nuova costruzione o di riqualificazione, ogni serramento deve

Lo stabilimento Finstral di Oppeano (Verona) che negli ultimi anni ha raddoppiato la superficie coperta.

A destra, Joachim Oberrauch, direzione Finstral.

Sotto, dettagli di Inlay di Finstral. Tra i materiali dei rivestimenti interni anche vetro smaltato, legno alluminio e ceramica.

adattarsi su misura al singolo progetto. Come orientate la scelta del progettista o del cliente finale?

Le nostre sono soluzioni, non prodotti, e sono estremamente modulari, perciò non abbiamo un catalogo o un prodotto di punta. Naturalmente abbiamo documenti di vendita che riepilogano queste soluzioni, ma prendiamo per esempio FIN-Project, con anima in pvc, che definisce la finestra con la massima modularità. È appunto un progetto modulare, entro il quale definire la soluzione – o le soluzioni – più adatte allo specifico progetto. Solo per fare un esempio, l’intero complesso residenziale Syre che sta sorgendo nel quartiere di San Siro a Milano su progetto di Studio Marco Piva impiega esclusivamente soluzioni Finstral. Ma sono diversificate, secondo la classe dell’alloggio, anche grazie al fatto che il nostro sistema di gestione digitale della produzione ci consente di gestire al meglio, fino alla singola finestra, la complessità degli ordini. Dal punto di vista ambientale, le performance energetiche e di isolamento termico sono ormai un dato acquisito e normato per legge, mentre oggi si guarda soprattutto all’impatto complessivo della produzione. Sono convinto che per essere sostenibile un

prodotto debba, prima di tutto, durare nel tempo. Le nostre finestre sono costruite per durare almeno cinquant’anni, quanto l’intero ciclo di vita di un edificio, e questo non lo dico io ma le certificazioni indipendenti a cui sottoponiamo i nostri prodotti. Si possono scaricare dal nostro sito internet e possiamo permetterci di farle secondo i nostri standard perché la filiera dei semilavorati è interamente al nostro interno. Secondo, il nostro Impact Environmental Board sta lavorando al primo bilancio di sostenibilità economica, ambientale e sociale. Dal punto di vista dell’ambiente il nostro obiettivo è diventare carbon neutral entro il 2030. Già oggi abbiamo installato 3,5 MW di panelli fotovoltaici e ne abbiamo ancora 0,75 in pianificazione; tutto il resto dell’energia proviene da fonti rinnovabili. Dal 2012 a oggi abbiamo ridotto del 78% le emissioni di CO2 ma senza calcolare l’impatto dei trasporti. Lo preciso sempre perché non amo il green washing e le dichiarazioni non basate sui fatti. Infine ricicliamo già il 50% dell’alluminio utilizzato in produzione (nel 2023 i profili in aluminio erano composti mediamente di 47% di alluminio riciclato) e tutto il pvc scarto di produzione. Non quello delle finestre sostituite, che peraltro è molto poco, perché vogliamo conservare la qualità dei nostri materiali ■

MODULARITÀ E PERSONALIZZAZIONE

300 pagine ma non è un catalogo: il planner Finstral per finestre e pareti vetrate permette di pianificare fino all’ultimo dettaglio le scelte che definiscono, esternamente e negli interni, il progetto di architettura. Con 120 tipologie di profili e forme, cinque materiali diversi – all’anima in pvc si possono sovrapporre, su entrambi i lati, alluminio, legno, ceramica, vetro smaltato – e infinite colorazioni l’azienda presenta l’assortimento più completo d’Europa. Con l’ultima versione Inlay le possibili combinazioni sono diventate più di 41 miliardi. È il vantaggio che deriva dal controllo completo della produzione, dai semilavorati all’installazione finale, caratteristica unica di Finstral. Il planner affronta tutti gli aspetti delle parti vetrate di un involucro, dalla forma dei profili (ante Classic-, Slim-, Step-, Ferro-, Nova-Line) alla profondità e estetica del telaio, dalla forma, con elementi obliqui e ad arco ai pannelli e listelli adatti per sostituzioni in edifici storici.

Sempre maggiore importanza viene poi attribuita all’estetica del lato interno, con il telaio Inlay che si aggiunge alla già ampia gamma di materiali proposti per integrarsi in ogni tipo di ambiente, per finire con le maniglie e le cerniere, disponibili anche a scomparsa.

Sul versante della funzionalità, profili e scelta del vetro presentano prestazioni di isolamento termico (fino a Uw 0,73 con triplo vetro) e acustico (fino a 48 dB di abbattimento con vetro fonoisolante) eccellenti.

Finstral produce sistemi di finestre a doppia e tripla anta, finestre a nastro, scorrevoli-alzanti, pareti vetrate, sistemi ombreggianti e frangisole anche interni all’anta.

Sotto, due recenti esempi di riqualificazione energetica mediante sostituzione dei serramenti eseguiti da Finstral: il collegio della Guastalla di Monza e, in basso, il Palazzo Generali di Torino.

Dal 1938 sede del Collegio della Guastalla, la villa di Monza è tutelata dalla Soprintendenza. La combinazione tra funzionalità e modularità ha consentito di sostituire le 349 finestre e le 24 porte-finestra preservando estetica e proporzioni dell’edificio storico. Il colore bianco dei profili è lo stesso dei vecchi serramenti in legno, ma il nucleo in pvc, le guarnizioni mediane coestruse e gli angoli saldati assicurano una tenuta particolarmente elevata. Un vetro a leggero controllo solare Mediterran 2 offre una schermatura ottimale, mentre la sicurezza è garantita dal vetro stratificato Multiprotect L’intervento è stato completato nel 2019, in quattro mesi di lavoro di sei posatori e tre muratori guidati dal responsabile di progetto Finstral per il contract Olexandr Pegasin.

Palazzo Generali di Torino

Profili esterni in alluminio marrone e interni in pvc bianco satinato per le nuove finestre di Palazzo Generali di Torino, recentemente sottoposto a riqualificazione per migliorarne le prestazioni energetiche. Anche in questo caso le possibilità di personalizzazione dei sistemi Finstral hanno permesso di preservare lo stile neobarocco dell’edificio di piazza Solferino, progettato nel 1909 dall’ingegnere Pietro Fenoglio e caratterizzato da circa 150 finestre con forme ad arco e ampie superfici sopraluce che raggiungono un’altezza di 4,5 metri. Le nuove finestre FIN-Window Classic-Line sono caratterizzate da profili sottili, una guarnizione mediana coestrusa e saldata ermeticamente agli angoli leggermente smussati e vetro isolante incollato all’anta, che conferisce stabilità.

Rifugio di Passo Santner

A 2.730 metri di quota, il rifugio progettato da Senoner Tammerle Architekten non dispone di riscaldamento. La costruzione in legno, che un rivestimento in lastre di lamiera d’acciaio zincato protegge dalle intemperie su tutti i lati, rappresenta una sfida sia in termini logistici – il trasporto dei materiali può avvenire solo via elicottero – sia per quanto riguarda l’isolamento termico. Fondamentale il contributo di Finstral con finestre e pareti vetrate in alluminio – in questo contesto ideale in termini di funzionalità grazie alla sua stabilità e resistenza a condizioni climatiche estreme – e tripli vetri, con una lastra stratificata all’esterno per evitare rotture in caso di pressione esercitata dagli accumuli di neve all’esterno. Le finestre sono state montate in dieci giorni da quattro persone.

Sopra, il rifugio di Passo Santner progetto di Senoner Tammerle Architekten con struttura interamente in legno rivestita di lastre di lamiera di acciaio zincato. Le finestre in alluminio Finstral assicurano un’eccellente protezione dalle avversità del clima.

TOSCANA WINE ARCHITECTURE UNA RETE DI CANTINE D’AUTORE

Toscana Wine Architecture è una rete di dodici cantine ‘d’autore’, primo esempio in Italia di valorizzazione del territorio e del vino attraverso l’architettura e l’arte.

Si tratta di importanti realtà, dalle più antiche e storiche alle più giovani e dinamiche, diverse per storia e dimensioni, ma unite dalla passione per la terra e per il vino, l’arte nella sua connotazione più ampia e il rispetto per l’uomo e l’ambiente.

In ogni tenuta del circuito l’uomo è al centro. Non si tratta di musei ma di realtà operative pensate e create per facilitare il lavoro in cantina, progettate per produrre al meglio, con il minor impatto ecologico perché l’energia più pulita è quella che non si consuma. Aziende che anche attraverso l’architettura

hanno scommesso sull’enoturismo e sull’accoglienza perché ritengono che far vivere un’esperienza sia essenziale per il futuro di questo comparto.

Un gruppo di grandi imprese vitivinicole che si unisce perché crede in un’impresa ancora più grande: promuovere una visione della Toscana contemporanea che sia all’altezza di quanto gli antenati hanno saputo lasciarci in dono. Nuovi custodi di un paesaggio che è un vero e proprio patrimonio dell’umanità.

La rete è stata costituita nel 2017 e riunisce cantine di design (Antinori nel Chianti Classico, Caiarossa, Castello di Fonterutoli, ColleMassari, Fattoria delle Ripalte, Il Borro, Le Mortelle, Petra, Podere di Pomaio, Rocca di Frassinello, Salcheto, Tenuta Ammiraglia -

Frescobaldi) che hanno fatto singolarmente investimenti significativi e hanno deciso di puntare su una strategia comune, per accogliere visitatori e appassionati da tutto il mondo. Tra gli architetti coinvolti nelle realizzazioni troviamo nomi come Tobia Scarpa, Mario Botta, Edoardo Milesi, Archea Associati w Renzo Piano Building Workshop.

Il circuito Toscana Wine Architecture è promosso da Regione Toscana in collaborazione con Vetrina Toscana, Federazione Strade del Vino, dell’Olio e dei sapori di Toscana e con Fondazione Sistema Toscana.

www.winearchitecture.it

A sinistra, Fattoria

Le Mortelle Antinori nella bassa Maremma, progetto di Studio Hydea, 2010.

A destra Antinori nel Chianti Classico, progetto di Marco Casamonti (Archea Associati), 2012.

1 Cantina Caiarossa

Isabella Monteforte, 2001

2 Cantina Antinori nel Chianti Classico

Marco Casamonti, Archea Associati, 2012

3 Cantina ColleMassari

Edoardo Milesi, 2003

4 Cantina Castello di Fonterutoli

Agnese Mazzei, 2008

5. Fattoria Le Mortelle

Studio Hydea, 2010

6. Cantina Salcheto

Michele Manelli, 2011

7. Fattoria delle Ripalte

Tobia Scarpa, 2010

8. Il Borro

Elio Lazzerini, 2004

9. Petra

Mario Botta, 2003

10. Podere di Pomaio

Marisa Lo Cigno, 2009

11. Rocca di Frassinello barricaia Renzo Piano, 2007

12. Tenuta Ammiraglia Frescobaldi

Architetti Piero Sartogo e Nathalie Grenon

La nuova cantina ipogea di Guado al Tasso, progettata dallo studio asv3 officina di architettura, si integra con il paesaggio. Foto ©Pietro Savorelli.

Tenuta Guado al Tasso squarci di luce e tagli prospettici

Una linea degradante, appena sollevata dal terreno. La cantina ipogea di Guado al Tasso, della famiglia Antinori, si inserisce in continuità materica e cromatica con il paesaggio. Progetto dello studio asv3 officina di architettura di Fiorenzo Valbonesi

Lo studio asv3 officina di architettura di Fiorenzo Valbonesi vanta la progettazione di oltre 40 cantine, di cui 10 realizzate e molte altre in corso d’opera. Nei numerosi progetti di cantine per storiche case di produzione si intuisce l’analisi approfondita dell’ambiente circostante, la volontà di rispettarlo e poi di esaltarlo, esattamente come avviene nel processo enologico.

E così è avvenuto per la ristrutturazione della cantina di Guado al Tasso della famiglia Antinori. Destinato ad accogliere la produzione di due vini d’eccellenza della tenuta, Guado al Tasso e Matarocchio, l’intervento ha coinvolto il riassetto degli accessi, delle zone per la vinificazione e l’affinamento in legno e vetro e

delle attrezzature agronomiche ed enologiche. È stata quindi mantenuta la barricaia ed è stata edificata una nuova area di produzione dei vini, quasi al centro della tenuta, in posizione baricentrica rispetto alle principali vie di accesso, e in adiacenza al podere Guado al Tasso, da sempre cuore delle attività di accoglienza della tenuta.

Il nuovo edificio è ipogeo con quota altimetrica corrispondente a quella della precedente barricaia interrata.

La ricerca di continuità con il contesto è anche cromatica, dal calcestruzzo colorato in pasta agli intonaci, fino ai setti che esternamente emergono come fratture del suolo, a identificare le aperture.

Il volume, palesato da setti che anticipano gli ingressi, costituisce l’ampliamento della zona di vinificazione e delle aree di accoglienza e degustazione. Foto ©Pietro Savorelli.

asv3 officina di architettura

Lo studio è stato fondato nel 1990 da Fiorenzo Valbonesi per rispondere a un’esigenza fortemente sentita di condivisione e per realizzare un sogno: quello di pensare all’architettura come elemento fondante della vita sociale, come connubio tra pensiero e materia, al cui interno vive l’uomo, cui si aggiunge la ricerca costante di qualità e bellezza. Principi che, insieme a un’etica del mestiere mai tradita rappresentano la linea di coerenza strutturale dello studio asv3. Negli anni i temi progettuali sono stati molteplici e diversificati, spaziando dalla progettazione del nuovo al restauro, dall’arredo al design. www.asv3.com

Pianta del livello di copertura. La cantina è dotata di tre accessi uno per l’uva, di grandi dimensioni, uno per i visitatori e uno per gli ospiti presenti presso il podere.

Oltre all’aspetto paesaggistico e quello legato alla qualità del vino, con l’edificio ipogeo si ha anche un notevole contenimento energetico per la produzione vinicola e il conseguente affinamento, tramite la naturale azione coibente del terreno e delle coperture inerbite. Cuore della cantina è lo spazio di accoglienza. La sala in noce canaletto e bronzo è posta a tre metri sopra al piano di lavoro; permette così una vista privilegiata sui vigneti e sugli ambienti sottostanti compreso lo spazio a

doppia altezza della riserva storica. La barricaia esistente, di forma rettangolare, è collegata ad alcuni vani accessori che costituiscono una cerniera con i nuovi volumi per la vinificazione, suddivisi in due ambienti contigui dedicati a specifici vini: uno circolare e uno di forma allungata e irregolare. Le pareti inclinate della vinificazione del Guado al Tasso Bolgheri doc superiore, assieme al flesso centrale del soffitto, rendono lo spazio dinamico e teso, mentre le pareti circolari della

vinificazione del Matarocchio Bolgheri doc superiore sono arricchite da intarsi ottenuti tramite subbiatura. La barricaia preesistente conserva le barrique a uno e a due livelli. Ancora una volta lo spazio riflette l’importanza del vino, così i grandi pannelli verticali disposti in cerchio come drappi ne custodiscono una tipologia prodotta in piccoli numeri: il Matarocchio.

L’inserimento silenzioso nel paesaggio è rafforzato dalla ricerca cromatica, riscontrabile a partire dal colore e dalla matericità dei setti di forma irregolare realizzati in calcestruzzo colorato in pasta con sfumature che richiamano il territorio. Foto ©Pietro Savorelli.

Sotto.

Sezione vinificazione, stato di progetto.

sezione vinificazioni stato di progetto

La scelta dell’ipogeo assicura anche il contenimento energetico per la produzione e il conseguente affinamento tramite la naturale azione coibente del terreno e delle coperture inerbite. Grande cura è riservata anche allo spazio della riserva storica con l’esposizione di tutti i vini prodotti dalla cantina. Foto ©Pietro Savorelli.

CREDITI

Località Castagneto Carducci (Livorno)

Committente Marchesi Antinori

Progetto architettonico e degli interni

asv3 officina di architettura Fiorenzo Valbonesi

Progetto strutture, direzione lavori, coordinamento sicurezza

Aei progetti

Progetto impianto elettrico Maurizio Angeli

Progetto impianto enologico, termico e idricosanitario Francesco Calignano

Acustica Sacha Slim Bouhaegeb

Light design Viabizzuno

Luci Viabizzuno, Tuttoluce

Schermature Resstende

Impermeabilizzazione e posa tetto verde Steel Pool Cantieri

Intonaci Matteo Brioni

Superficie 2160 mqi

Cronologia 2018-2023

sezione vinificazioni stato di progetto

sezione barricaia, sala degustazione e vinificazione Matarocchio stato di progetto

Sezione barricaia sala degustazione e vinificazione Matarocchio, stato di progetto.

sezione barricaia, sala degustazione e vinificazione Matarocchio stato di progetto

Sezione vinificazione Guado al Tasso, stato di progetto.

sezione vinificazione Guado al Tasso stato di progetto

L’area di accoglienza e degustazione raggiungibile tramite due ingressi pedonali è posta a una quota superiore rispetto ai

sezione vinificazione Guado al Tasso stato di progetto

livelli di lavorazione per avere una vista privilegiata su tutti gli ambienti, sia interni sia esterni. Foto ©Pietro Savorelli.

La grande scala elicoidale in corten di Ceolin che collega tutti i livelli dell’edificio.

Un tappeto volante in Brianza

Con la cantina Ceresé lo scorso giugno l’architetto Pietro Pizzi ha vinto la quinta edizione del Premio Italiano di Architettura di Triennale Milano e Maxxi. Calcestruzzo, acciaio corten e mattoni pieni i principali materiali impiegati

Adiacente alla corte storica della proprietà, risalente al xvi secolo, e collocata all’estremità nord-est dei circa 21 ettari che si estendono all’interno del parco di Montevecchia e della valle del Curone, della cantina Ceresé a distanza si coglie solo la sottile linea rosa della copertura.

In calcestruzzo armato pigmentato in pasta e realizzata a doppia curvatura con una complessa ingegnerizzazione del sistema di casseratura e di armatura, con centine lignee a maglia 135 x 135 cm controllate topograficamente su base di struttura skydeck e retto da snelle colonne composite in calcestruzzo armato e acciaio corten, questo tetto che sembra volare come un tappeto sulle

colline dell’Alta Brianza è attraversato da una scala elicoidale che raggiunge tutti i livelli della costruzione.

Un grande foro centrale dà vita a una piazza/corte e a un’area porticata sulla quale si aprono con ampie vetrate gli spazi commerciali e dell’accoglienza, che comprendono anche una cucina e un piccolo ufficio direzionale.

A chiusura dello spazio aperto centrale, sul lato nord è inserito un piccolo volume – dai fronti nord e sud vetrati – di altezza inferiore a quella della copertura, cui è collegato mediante uno scuretto perimetrale e dei lucernari.

L’impostazione planivolumetrica sfrutta la

Sopra, dettaglio della copertura vegetata. Foto ©Miotto.

Sotto, la piazza-patio definita dal grande foro della copertura e gli ambienti di accoglienza e commerciali del primo piano. Le vetrate sono state realizzate da Vetreria Busnelli con profili in acciaio di Secco Sistemi. Foto ©Francesca Iovene.

Studiopizzi

Lo studio di Milano sviluppa progetti alle diverse scale ed è diretto per la componente architettura dall’architetto Pietro Pizzi, con formazione presso il Politecnico di Milano e TU Delft mentre la progettazione architettonica degli interni è guidata dell’architetto Cecilia Bertelè. La qualità deriva da una costante ricerca progettuale con l’intento di generare luoghi coerenti e legati al territorio, ponendo al centro di ogni progetto una profonda riflessione sul legame spaziale tra uomo architettura e luogo. Dalla quarantennale attività di ricerca del fondatore originario sul tema del costruire lo studio eredita inoltre una spiccata attenzione anche allo sviluppo costruttivo dell’opera. www.studiopizzi.it

PLANIMETRIA PIANO PRIMO

PROSPETTO EST

PROSPETTO OVEST

morfologia del terreno, che da est a ovest presenta un dislivello di 4 metri, per interrare progressivamente il livello inferiore, destinato alle attività produttive e alla maturazione dei vini: solo la metà dei fronti, che a est si sviluppano per una lunghezza complessiva di 45 metri, emerge al di sopra del piano di campagna e dei vigneti circostanti. L’impatto paesistico dell’insieme è ulteriormente mitigato dal manto verde in copertura, che contribuisce altresì ad attenuare fastidiosi fenomeni di riflessione e di isola di calore e nel contempo a migliorare, con la capacità di trattenere e rilasciare lentamente le acque meteoriche, la permeabilità dell’edificato. Pur visibili solo in parte, i prospetti del piano a contatto con il terreno sono rivestiti con una facciata ventilata in laterizio, con mattoni pieni a posa tridimensionale, in modo da richiamare il disegno a croce pieni/vuoti tipico dell’architettura rurale lombarda.

Al piano semi-interrato una serie progressiva di navate, scandite trasversalmente da pilastri in cemento armato con interasse 270 cm e collegate trasversalmente da un percorso che accentra la distribuzione tra le diverse zone, organizza gli ambienti della produzione e di deposito.

La prima di queste navate, rivolta verso sud, con un’altezza di 420 cm e illuminata zenitalmente, si configura come un grande ambiente open space per accogliere la collezione di opere d’arte della proprietà o, in caso di aumento della produzione, diventare un secondo locale tini. Verso est questa navata termina con una grande apertura in parte tamponata con un’ampia specchiatura vetrata fissa e in parte da un portone scorrevole, mentre verso ovest un ampio patio, che garantisce un ulteriore apporto di luce naturale, è anche il punto di sbarco della scala elicoidale in acciaio corten proveniente dalla

piazza-porticato superiore. Procedendo verso ovest si incontra anche un piccolo laboratorio per la trasformazione di frutti e ortaggi, dotato di un’apertura finestrata mascherata dal paramento murario in mattoni facciavista con tessitura alternata.

A differenza degli altri ambienti semiipogei, una ulteriore navata, destinata alle vinificazioni secondarie e alle barricature, è caratterizzato da un disegno strutturale a setti voltati. Nella porzione più interrata del fabbricato, verso ovest, una parete in cemento armato curva disegna la chiusura dello spazio, creando un suggestivo ambiente con illuminazione zenitale.

Ovunque gli ambienti confinino con muri controterra, le pareti interne risultano opportunamente separate da intercapedini entro le quali corrono gli impianti tecnici, altrimenti previsti a controsoffitto.

Con un forte richiamo al luogo e al suo terreno argilloso, il colore dominante è il rosa, ottenuto con una pigmentazione in pasta del calcestruzzo e con il paramento esterno in mattoni faccia-a-vista posati secondo uno schema tridimensionale che si collega alle costruzioni rurali lombarde. Foto ©Gianluca Gasperoni.

La produzione della maestosa scala in corten realizzata dalla Gino Ceolin ha richiesto capacità progettuali e maestria artigianale. Specializzata nella progettazione e produzione di opere uniche in metallo destinate a ristoranti, hotel, boutique e residenze, l’azienda è in grado di offrire competenze che uniscono tradizione e i più alti standard ingegneristici in termini di qualità e sicurezza.

Dalle sue officine nascono strutture realizzate su misura, opere sartoriali che fondono forza e bellezza, tecnologia e manualità. Con oltre sessant’anni di esperienza, la Gino Ceolin è parte di Mestieri, un gruppo di eccellenze artigiane dedicato

alla realizzazione di progetti complessi di interior design ed elementi iconici di architettura. Grazie a un approccio innovativo, Mestieri ha conquistato un ruolo di rilievo nella creazione di ambienti di prestigio, offrendo soluzioni tailor-made per l’architettura d’interni, rese possibili dall’ampia esperienza delle aziende partner che compongono la sua rete. Questa sinergia consente di garantire la gestione coordinata ed efficiente di ogni progetto, coniugando affidabilità, flessibilità e creatività per rispondere anche alle esigenze più complesse di clienti e progettisti.

www.ceolin.it

GINO CEOLIN
PROSPETTO SUD

PLANIMETRIA PIANO PRIMO

Grandi campiture vetrate scandiscono i prospetti di questa cantina. Per realizzarle si è adottata la facciata continua a taglio termico autoportante a montanti e traversi 4F 1 di Secco Sistemi a sezione contenuta dall’elevato momento di inerzia. I montanti, disponibili in quattro

materiali, sono stati scelti da studiopizzi in acciaio Corten trattato così come gli alzanti scorrevoli Ebe 85 e 85AS.

Funzionalità e bellezza convivono nei serramenti che costituiscono elementi tecnici all’avanguardia e componenti estetici fondamentali della qualità del progetto.

Semi ipogei, gli ambienti della produzione sono attrezzati in maniera pulita e funzionale. Foto ©Francesca Iovene.

CREDITI

Località Montevecchia (Lc)

Committente Azienda Agricola Il Ceresé

Progetto architettonico studiopizzi

Team Pietro Pizzi, Martina Menconi, Alessandro Rossi

Emilio Pizzi

General Contractor Bettiol

Vetrate e finestre Vetreria Busnelli con Secco Sistemi

Lavorazioni in ferro Map

Scala elicoidale Gino Ceolin

Tetto verde Harpo

Soffitto acustico a doppia curvature Sto Silent

Luci iGuzzini, Luce & Light, Bega

Mattoni faccia-a-vista San Marco

Superficie fondiaria 2.308 mq

Slp 1.336 mq

Cronologia 2017-2023

La navata dedicata alle barrique è caratterizzata da setti in cemento armato voltati.
Gli ambienti interni ricevono luce da
aperture zenitali e in alcuni casi da finestre che si aprono sui fronti in laterizio con una tessitura a pieni e vuoti.

Il percorso di scoperta di Ca’ del Bosco

Il viaggio, iniziato nel 1968 quando venne impiantato il primo vigneto, si completa ora con il progetto di studio Falconi, fatto di accoglienza e spazi scenografici

Negli anni Settanta e Ottanta gli ettari in conduzione erano 13. Oggi invece Ca’ del Bosco dispone di un patrimonio viticolo di oltre 280 ettari distribuiti su 11 comuni dei 19 della Franciacorta. La cantina è quindi ora custode di una porzione importante di territorio, rigorosamente condotta seguendo il protocollo della viticoltura biologica certificata a tutela del suolo.

Sin dagli anni Novanta Ca’ del Bosco collabora con lo studio Falconi Architettura, artefice recentemente di nuove strutture architettoniche studiate per essere inserite armoniosamente nel territorio circostante. A nuovi spazi in cantina, ridefiniti per valorizzare al meglio la vinificazione e l’affinamento dei vini, si

affianca una serie di luoghi evocativi, che enfatizzano il legame tra vino e arte. Il percorso prende avvio dai nuovi ambienti per l’accoglienza, prosegue nel tunnel con i caveaux delle riserve di Franciacorta, nella cupola storica, nella galleria delle pupitre – le tradizionali tavole con fori dove vengono inserite le bottiglie – nel tunnel riservato all’affinamento dei millesimati vintage

Vista dall’alto e dettaglio della parete esterna della nuova reception di Ca’ del Bosco con finitura acciaio corten e intonaco frattazzato rustico in ‘rosso Barragan’. Foto ©Mattia Aquila

Falconi Architettura

Lo studio di progettazione è stato fondato nel 2015 da Roberto e Gabriele Falconi, padre e figlio. Lo studio si occupa di progettazione architettonica sul territorio: il suo habitat naturale è la Franciacorta, da cui è originaria la famiglia Falconi. Il rapporto e il contrasto tra tradizione e contemporaneità è il carattere forte e distintivo dell’operato dello studio, connesso al luogo e alla relazione uomo-paesaggio. www.falconiarchitettura.it

In alto, Sezioni della reception di Ca’ del Bosco che collega spazi comuni showroom e sale per la degustazione. Accanto, planimetria generale.

collection e per finire nella ‘cupola dei sensi’ che precede l’installazione scenografica posta a 23 metri sottoterra.

La struttura ricettiva, completata nel 2021, si caratterizza per una grande copertura circolare in legno, rivestita esternamente in acciaio corten, che collega spazi comuni, showroom e sale degustazione. Il perimetro esterno completamente chiuso, dove spicca il portale d’accesso in colore rosso Barragan, cela la corte interna al cui centro è posizionata una quercia, simbolo del bosco che circonda la sede aziendale.

Il visitatore è condotto attraverso gli spazi storici della cantina fino all’imbocco di un caveau in cui avviene il passaggio tra codice antico e moderno, enfatizzato da una illuminazione che ricrea un cielo stellato attraverso i fori delle pupitre. Un lungo tunnel, denominato vintage collection, è formato da pareti di bottiglie accatastate a tutta altezza. Al centro del percorso è posizionata la ‘cupola dei sensi’, spazio circolare con volta ribassata, che permette di scoprire e sperimentare in prima persona attraverso il tatto, l’olfatto, la vista e l’udito. La scenografia, curata

dall’artista Andre Guidot del collettivo {[(etica) estetica]anestetica}, nasce infatti con l’intento di stimolare il visitatore ad ascoltare i propri sensi, attraverso un’esperienza immersiva, emozionale e altrettanto personale quanto quella che poi vivrà con la degustazione dei vini a fine percorso. Nel centro della cupola dei sensi è collocata l’opera Ludoscopio di Paolo Scirpa: un pozzo di luce che si riflette in un fondo infinito, un’opera tridimensionale di luce e colore che propone la percezione di profondità fittizie, definita da Bruno Munari come ‘perforazione

La struttura della reception ha un ruolo fondamentale nel presentare l’azienda al visitatore: è il primo spazio di accoglienza di informazione e di trasmissione dei valori del territorio e della produzione vitivinicola. Foto ©Mattia Aquila.

Scorcio del nuovo spazio dedicato all’accoglienza e alle degustazioni con le sedute Fox di Patrick Norguet, Pedrali.

dello spazio ottico’.

Da qui si viene proiettati nel più scenografico degli spazi allestiti, a 23 metri sotto terra: una gigantesca bottiglia capovolta, realizzata con oltre 33.000 bottiglie di Cuvée Prestige, vuote e retroilluminate.

Il percorso prosegue infine attraverso un tunnel inclinato che conduce alle barricaie storiche percorrendo una scalinata impreziosita da un gioco di luci lineari ambrate. I diversi percorsi di visita sono accompagnati da una serie di suoni in sottofondo, a cura del sound designer Riccardo Caspani.

Sopra, tra le opere d’arte della tenuta anche ‘Il peso del tempo sospeso’ di Stefano Bombardieri.

A destra, tunnel dedicati alla maturazione dei Franciacorta di Ca’ del Bosco. Sul fondo è proiettata l’opera di videoarte Voluptas dell’artista Giuseppe La Spada.

In basso, la barricaia. Foto ©Fabio Cattabiani.

CREDITI

Località Erbusco (Brescia)

Committente Ca’ del Bosco Agricola (percorso visite)

Ca’ del Bosco Hospitality (reception)

Progetto architettonico Falconi Architettura

General contractor Lignoalp (reception)

Consulente illuminazione Simes (percorso visite)

Flos (reception)

Rivestimenti metallici Metalltech (percorso visite)

Ascensore panoramico Maspero Elevatori (percorso visite)

Passerella telescopica Besenzoni (percorso visite)

Arredi B&B Italia (reception), Pedrali (sala degustazioni)

Elementi lapidei Pibamarmi (reception)

Copertura Mazzonetto, Fratelli Calcagni (reception)

Superficie 650 mq (percorso visite), 890 mq (reception)

Cronologia 2022 (percorso visite), 2021(reception)

A sinistra, il piano -1 del percorso visite, frutto di un articolato lavoro di ampliamento della parte produttiva della cantina. Lo spazio rettilineo varia per giochi geometrici, volumetrici e prospettici, per cambi di livello e di direzione.

A destra, lo spazio a forma di tronco di cono rovesciato, rivestito da più di 30mila bottiglie di Ca’ del Bosco Prestige. Foto ©Mattia Aquila.

L’ambiente circolare denominato ‘cupola dei sensi’, con volta lenticolare ribassata e stanze minori: quattro tabernacoli per quattro installazioni. Foto ©Mattia Aquila.

VALDOBBIADENE

Organizzato in diverse aree per funzione, Borgo Mionetto è definito dallo spazio accoglienza e degustazione, dal sito produttivo e dalla cantina. Foto ©Marco Zanta.

La realizzazione dell’opera ha previsto la demolizione di un fabbricato esistente a uso uffici, la costruzione di nuovi fabbricati e la conseguente completa ridefinizione del layout produttivo.

Foto ©Marco Zanta.

Mionetto, architettura come paesaggio

Progettare un sito produttivo in un centro abitato e nel contesto delle colline del Prosecco impone un approccio delicato e strategie di mitigazione fuori dall’ordinario. È con questo spirito che Quiet Architecture ha sviluppato la nuova sede delle cantine Mionetto

L’ampliamento delle cantine Mionetto nasce dall’esigenza di rendere organico e funzionale un sito estremamente frammentato planimetricamente e altimetricamente. La situazione, apparentemente negativa, è diventata un punto di forza per sviluppare non un semplice edificio ma un sistema territoriale, in grado di integrare armoniosamente gli aspetti tecnico-funzionali della produzione con il contesto. Il progetto instaura infatti un intenso dialogo con la natura della collina e della campagna utilizzando il verde come vero e proprio materiale di costruzione, cercando di affrontare la progettazione dell’impianto produttivo come se si trattasse di un paesaggio.

L’insolita scelta, apparentemente controproducente, di collocare la sede produttiva all’interno del tessuto urbano di Valdobbiadene risponde alle istanze della proprietà di dare continuità alla storia aziendale – proprio qui infatti è nata la cantina Mionetto nel 1887 – di garantire una migliore gestione dei flussi e di far vivere la cantina come parte integrante della comunità locale. Il progetto è stato suddiviso in vari corpi funzionali che si sviluppano su più livelli, componendo gli snodi funzionali per il ciclo di produzione.

I corpi di fabbrica sono in parte il risultato di una rifunzionalizzazione dei fabbricati

Quiet Architecture

Il gruppo di progettazione con base a Treviso fondato nel 2010 dagli architetti Alberto Salvadori e Moris

Valeri già nel nome dichiara la volontà di rinunciare all’architettura urlata per porre l’attenzione su qualità dello spazio, ricerca della materia, simbiosi con la natura. Dall’industria al turismo, dalla residenza all’interior design, ogni progetto è occasione di ricerca e di crescita, consci del valore sociale e antropologico di ogni gesto architettonico. www.qastudio.it

Planimetria generale degli 8 corpi funzionali distinti ma fortemente interconnessi, e le sezioni di progetto.

esistenti, e in parte frutto di un ampliamento realizzato ex novo in adiacenza all’attuale stabilimento produttivo.

L’individuazione delle principali direttrici che governavano il sito ha generato le linee guida per lo sviluppo del progetto architettonico. La prima direttrice è costituita dall’andamento parallelo della disposizione degli edifici storici e dei più recenti ampliamenti della produzione. Una seconda, fondamentale, direttrice percorre longitudinalmente la valletta con direzione

nord-sud; lungo di essa il dislivello di 15 metri ha suggerito lo sviluppo dei locali ipogei, in una stratificazione di livelli funzionalmente interconnessi.

Un’ulteriore direttrice con andamento estovest rappresenta il limite dell’ambito urbano che si sviluppa sul versante nord, costituendo un confine fisico di separazione con i vigneti a sud.

Infine, sul lato ovest, l’andamento del bordo di separazione dagli edifici confinanti determina

un fronte che si spezza a cercare l’integrazione con il tessuto urbano esistente.

L’andamento del terreno ha favorito la possibilità di sviluppare un progetto fatto di terrazzamenti, sovrapposizioni, stratificazioni, con l’opportunità di nascondere i volumi più elevati della cantina al livello inferiore, collocando le attività più rumorose in locali ipogei con maggiore controllo dell’isolamento acustico e riducendo l’impatto ambientale dell’intera catena produttiva ■

Le coperture sono in larga parte costituite da tetti verdi, molto efficaci come naturali isolanti termici. Ampie porzioni di pareti verticali sono ricoperte con rampicanti vegetali che mitigano l’irraggiamento solare. Foto ©Marco Zanta.

CREDITI

Località Valdobbiadene (Treviso)

Committente Mionetto

Progetto architettonico Quiet Architecture

Interior design Carmen Laner

Progetto esecutivo architettonico e strutturale Sinergo, Planum, Andrea Rigato

Progetto impianti termoidraulici Studio ingegneria Fantuzzi

Progetto impianti elettrici e speciali Renato Pellizzari

Direzione lavori Edilart

Opere ambientali e paesaggistiche Edoardo Bit, Luca

Poletto, Pamela Nichele

Light design Autentico

Luci Linea Light Group

Rivestimenti ceramici Marazzi

Rivestimento metallici Mazzonetto

Superficie lotto d’intervento 13.400 mqi

Cronologia 2012-2023

La cantina si affaccia sul Clos d’Ambonnay, lo storico appezzamento di vigneto recintato di Krug. Foto ©Romain Berthiot.

Il progetto presenta due tetti curvi che riecheggiano la forme delle botti di rovere. Sopra, vista dall’alto. Foto ©Romain Berthiot. Sotto, due immagini dell’interno. Foto ©Léo Ginailhac.

AW2 per Maison Krug il contesto alimenta l’idea

Il progetto della nuova cantina per la vinificazione di casa Krug, nel cuore della regione dello Champagne, è firmato dallo studio francese AW2

Lo studio di architettura e interior design AW2, guidato da Reda Amalou e Stéphanie Ledoux, ha realizzato la nuova cantina di vinificazione dello champagne Maison Krug nel villaggio di Ambonnay, nel cuore della regione dello Champagne, nel nord-est della Francia. Quella appena conclusa è la seconda collaborazione tra lo studio francese e il marchio di champagne: nel 2017 AW2 aveva rinnovato gli interni della residenza ottocentesca Maison de Famille Krug a Reims. I due progetti sono stati sviluppati in continuità e coerenza: l’obiettivo di entrambi è rendere omaggio al passato del marchio e guidarlo verso il futuro. Ad Ambonnay

vengono valorizzati due aspetti di questo ricco patrimonio: il processo di produzione dello champagne e l’impegno di Krug a integrarsi armoniosamente nel piccolo villaggio di 900 abitanti. La nuova cantina Joseph, così chiamata in omaggio al fondatore Joseph Krug, è stata progettata per centralizzare le attività enologiche all’interno di un edificio moderno e funzionale, in cui sia piacevole lavorare. Finora Krug aveva prodotto la maggior parte del suo vino in una storica cantina nel centro di Reims. Ma non era un luogo facile in cui lavorare, in particolare per la mancanza di spazio e per il difficoltoso controllo della temperatura ambiente.

La cantina è formata da una coppia di edifici lunghi e coordinati, con tetti color rame. Tra i due si trova un giardino progettato come transizione tra i vigneti e l’edificio. Foto ©Léo Ginailhac.

AW2 architecture & interiors

Lo studio internazionale di architettura e interior design guidato dagli architetti Reda Amalou e Stéphanie Ledoux si occupa di tutti gli aspetti e le scale progettuali, da masterplan urbani a progetti di hospitality fino ad arredi e accessori su misura. Con progetti in 40 paesi diversi, AW2 ha sede a Parigi e uffici a Ginevra, Montpellier e un ufficio partner a Hô-Chi-MinhCity in Vietnam. www.aw2.com

Accanto, schizzi di progetto della prima fase di sviluppo del concept.

La nuova struttura architettonica presenta due grandi navate che ospitano le cantine, le cui forme e tonalità fondono l’architettura nell’ambiente in parte urbano e in parte vitivinicolo. I tetti delle due grandi navate sono realizzati in legno lamellare rivestito all’esterno in alluminio color rame texturizzato. L’intero piano terra è costituito da pareti prefabbricate con una finitura in cemento grezzo. Nel complesso, la tavolozza dei colori si abbina a quella dei dintorni: i toni del rame si fondono con il colore delle tegole, mentre la falegnameria marrone scuro è in sintonia con il paesaggio del luogo.

Il progetto ha ottenuto la certificazione High Environmental Quality con una

valutazione Eccellente in riconoscimento delle caratteristiche di sostenibilità ambientale dell’edificio. L’impianto di produzione dello champagne è alimentato da energia rinnovabile.

La scelta dei materiali, l’isolamento ad alte prestazioni e l’illuminazione naturale contribuiscono a ridurre al minimo il consumo di energia. Inoltre, sono stati introdotti nuovi metodi operativi per ridurre significativamente il consumo di acqua grazie alla gestione igrotermica delle cantine. Il centro di produzione dello champagne è infine dotato di rilevatori di movimento per tutte le valvole e l’illuminazione ■

Foto

A unire le due ali un ponte centrale, a un’altezza appena inferiore ai tetti delle cantine, che ospita uffici, sale di degustazione e tutte le aree comuni. Visto dall’alto, l’edificio forma una costruzione ordinata con una pianta a H. Foto ©Romain Berthiot.

CREDITI

Località Ambonnay, Francia

Committente Maison Krug

Progetto architettonico AW2

Superficie 9.500 mq

Cronologia 2019 (concorso), 2021 (inizio cantiere), 2024 (inaugurazione)

La geometria dei volumi ha consentito l’apertura di punti panoramici e la possibilità di godere
di luce naturale nella maggior parte degli spazi. Foto ©Léo Ginailhac.

A

Comfort ACUSTICO

Nicoletta Bagossi

Laureata in ingegneria edilearchitettura con un tesi dal titolo ‘Analisi del comfort globale delle aule universitarie mediante analisi soggettiva sperimentale e oggettiva strumentale’ e iscritta all’elenco nazionale dei tecnici acustici. Dopo esperienze pregresse di consulenza presso altre società, attualmente ricopre il ruolo di Acoustic Engineer presso ESA Engineering.

Oggi ‘comfort acustico’ è termine comune a tutti gli aspetti della vita quotidiana, soprattutto considerando che un individuo passa circa il 90% del tempo in ambienti chiusi e molto spesso il risultato è una sensazione sgradevole. Questa percezione si traduce in difficoltà a concentrarsi, conversare e apprendere, nelle varie attività che una persona svolge, con conseguenze su aspetti importanti quali salute, socialità ed economia.

Luoghi spesso esteticamente belli ma poco funzionali, spazi che tendono quindi per quanto possibile ad essere evitati. Così il discomfort acustico può essere causa, oltre che di disturbo, anche di un possibile decremento economico. L’impatto della progettazione acustica sulla vita delle persone è quindi molto significativo. Basti pensare che una persona che vive uno spazio che le consenta di concentrarsi adeguatamente produce meglio, commette una percentuale di errore decisamente inferiore, con un riscontro economico positivo per l’azienda ed emotivo per sé, risultando meno affaticata. Uno studente che si trovi in un luogo con elevata intelligibilità sviluppa un approccio più interessato alla materia trattata, con una risposta psicologica

positiva. Allo stesso modo l’insegnante vede un miglioramento sia dell’aspetto lavorativo che psicologico, con un significativo impatto sulla socialità degli individui.

Quindi il tema principale è quello di individuare sia le esigenze del singolo che della collettività, per le determinate destinazioni d’uso, al fine di identificare spazi e relative funzioni.

Come ottenere il comfort?

La nuova tendenza vede la possibilità di raggiungere l’obiettivo con un approccio olistico: alla tecnica si associa la psicologia.

La tecnica definisce i parametri che spiegano i fenomeni fisici, la psicologia analizza gli aspetti comportamentali e caratteriali delle persone.

Pertanto nella progettazione degli spazi è necessaria la sinergia tra due figure importanti: il progettista e lo psicologo ambientale. Il primo si suddivide nelle varie figure e discipline quali architetto, designer, acustico e impiantista meccanico, che dovranno collaborare attivamente tra loro. La seconda figura è in grado di definire le linee guida per le esigenze degli utenti.

Definite le figure, le tematiche da analizzare sono molteplici. Da un punto di vista

Nella progettazione acustica la psicologia è necessaria quanto la tecnica per calibrare il corretto equilibrio tra fonoisolamento e fonoassorbimento in funzione del tipo di ambiente. Ma risulterà efficace solo se correlata a un comportamento etico degli utenti

tecnico l’ottenimento del comfort acustico passa attraverso due temi fondamentali, il fonoisolamento e il fonoassorbimento.

Per sintetizzarne il significato, il fonoisolamento si traduce in quel grado di privacy che impedisce ad altri che non siano l’interlocutore di percepire, udire e/o comprendere ciò che viene detto.

Il raggiungimento di un diverso grado di privacy è possibile lavorando sulla cellula costituita da pareti, soffitti e controsoffitti e dal rumore degli impianti di ventilazione meccanica.

Il fonoassorbimento si traduce invece nella possibilità di rendere più intelligibile l’ambiente, garantendo quindi una migliore comprensione del parlato, e nella possibilità di ridurre i rumori di fondo considerati disturbanti (come il vociare delle persone e il rumore degli impianti di climatizzazione).

Da un punto di vista psicologico, i professionisti del settore concordano nell’affermare che in base alle diverse personalità, il rumore possa avere un impatto diverso sulle prestazioni e in base alla complessità dell’attività svolta (lavorativa, di istruzione o di svago), e che l’ambiente circostante debba essere stimolante oppure tranquillo e raccolto. Infatti,

un’eccessiva stimolazione può portare a stress e ridurre le prestazioni, al contrario un ambiente privo di stimoli può ridurre la concentrazione per alcuni individui, prolungando l’attività svolta. Nella complessità della valutazione rientra anche l’atteggiamento dell’utente verso il contesto in cui si trova. Se un rumore percepito è giustificato, ad esempio un telefono che squilla o un annuncio importante, si tende ad essere tolleranti verso questa fonte sonora, senza esserne veramente disturbati.

Percepisco comfort acustico nell’ambiente in cui vivo?

Dipanare il tema e trovare un’unica soluzione è pressoché impossibile. Persone diverse, nello stesso ambiente danno risposte opposte. Basti pensare al classico open space, dove le persone non vogliono essere totalmente comprese, introducendo un grado di privacy in un ambiente aperto che per sua natura non possiede privacy e allo stesso tempo, non essere disturbate da rumori di fondo (impianti, chiacchiericcio…).

Questa visione è in totale contraddizione tra i vari aspetti acustici, in quanto tali richieste sono assimilabili ad ambienti chiusi quali sale

meeting o uffici singoli. Il nodo della questione è quello di trovare il giusto compromesso nell’organizzazione degli spazi, fornendo tutte le possibili soluzioni, ovviamente legate alle varie destinazioni d’uso, per le necessità dell’individuo. Al contempo questo modus operandi permette di definire il grado di intervento da realizzare, che risulterà funzionale se correlato a un comportamento etico degli utenti. In un locale pubblico, per evitare che le persone siano costrette a parlare a voce alta per capirsi, la musica dovrebbe avere un volume limitato; in un open space le persone non dovranno fare riunioni importanti in postazione, ma spostarsi in phone booth o sale meeting.

Quindi si può facilmente comprendere che la strada per raggiungere il comfort acustico non è unica, non è standardizzata, deve tenere conto di molteplici aspetti e ascoltare le esigenze dell’utente finale, il quale deve essere mosso da un comportamento etico, che consenta di ottenere l’obiettivo di comfort a livello globale e non del singolo individuo. Questa rimane la sfida di ogni progettista.

Nicoletta Bagossi

Celenit propone sistemi fonoassorbenti ecocompatibili semplici e dal design customizzabile che rispondono alle esigenze prestazionali e di comfort per hotel ristoranti, uffici negozi e spazi pubblici

CELENIT

Acustica & design: la nuova collezione

Groove

Celenit è uno dei pochi brand che nel tempo sono diventati nomi comuni, come lo scotch, la Gillette o i post-it. Dal 1963 sinonimo di pannelli isolanti in lana di legno mineralizzata, per assecondare la crescente richiesta di conciliare funzionalità e estetica nel 2017 la divisione Acoustic | Design by Celenit introduceva la gamma di pannelli Groove e Shape, che dall’anno scorso si è arricchita di nuove soluzioni.

Partendo dal Groove Basic, fatto di sole linee parallele longitudinali, si passa oggi ai moduli geometrici di fresature smussate, ripetibili o combinabili tra loro, di Groove Smart e al Groove Design, pensato per l’installazione singola o in serie per creare ritmo dalle infinite combinazioni combinate in pattern unici e personalizzati, coerenti con la moodboard di progetto. Due le versioni: Groove Design/Type 1, con linee parallele dove ogni modulo ha un ritmo differente; e Groove Design/Type 2 con linee diagonali e ortogonali a intervalli casuali e angolazioni differenti.

A questo punto si può abbandonare la definizione puramente funzionale di ‘pannelli acustici’ per iniziare a parlare di ‘superfici fonoassorbenti’ con le quali il designer ha la possibilità di comporre i diversi moduli e disegnare il rivestimento in base alle esigenze dello specifico progetto. I pannelli fonoassorbenti vengono installati a controsoffi tto o a parete utilizzando le tradizionali strutture metalliche, oppure su supporti lignei e semplicemente avvitati con viti autofilet-

tanti, seguendo il layout definito in fase di progettazione esecutiva.

La finitura superficiale può essere scelta tra il colore avorio naturale o una delle trenta tonalità proposte nelle gamme Winter, Spring, Summer, Autumn, o ancora con colori custom scelti dalle tabelle Ral o Ncs.

I sistemi fonoassorbenti di Celenit assicurano al contempo comfort acustico, assenza di emissioni voc, sicurezza certificata, ecocompatibilità del materiale e possibilità di customizzazione. Rappresentano cioè il design nel senso letterale del termine, ossia la combinazione di requisiti tecnici, funzionali ed estetici.

Si tratta anche di una scelta ecologica: la documentazione tecnica specifica, le certificazioni delle materie prime e dei prodotti e un processo produttivo con ridotte emissioni in atmosfera garantiscono affidabilità e rispetto per l’ambiente, promuovendo un’architettura responsabile. Con il know-how e l’esperienza tecnica maturata, lo staff tecnico dell’azienda può supportare la progettazione fin dalle prime fasi, garantendo un’integrazione efficace anche dal punto di vista impiantistico, per creare ambienti acusticamente confortevoli con la massima libertà architettonica. www.celenit.com

Sistemi costruttivi Ytong per i divisori acustici

Fra le sue caratteristiche peculiari, Il sistema costruttivo Ytong in calcestruzzo aerato autoclavato presenta anche ottime prestazioni di isolamento acustico, soddisfacendo i requisiti richiesti dalla normativa di riferimento: grazie alla sua struttura cellulare omogenea e alle migliaia di microbolle d’aria presenti al suo interno, Ytong è dotato di capacità fonoisolanti superiori di 2-4 dB rispetto a quanto stabilito dalle leggi di massa tradizionali, assicurando un isolamento termo-acustico elevato e duraturo nel tempo.

Il blocco Y-ACU della gamma Ytong è studiato per realizzare divisori acustici ad alte prestazioni, rispondenti ai nuovi requisiti previsti dai ‘Criteri Ambientali Minimi’. Leggeri e facili da lavorare, i blocchi Ytong presentano infatti una struttura omogenea e senza camere d’aria, che evita la formazione di ponti acustici derivanti dalle assistenze murarie per gli impianti.

I blocchi Y-ACU sono disponibili in due spessori, da 10 o 12 cm e, abbinati ai blocchi Y-PRO, sono la soluzione ideale per realizzare doppie pareti con elevate prestazioni acustiche, particolarmente efficaci nel garantire il corretto isolamento acustico nei confronti dei rumori aerei. Il sistema a doppie pareti di Ytong, infatti, massimizza l’effetto “massa-molla-massa”, ovvero l’effetto fisico in base al quale le onde sonore vengono smorzate tramite l’interposizione di un materiale leggero tra due pareti di diverso peso. Il sistema acustico Ytong prevede il rispetto di alcuni dettagli costruttivi come la sigillatura dei giunti perimetrali con materiali elastici e il taglio degli intonaci, al fine di svincolare il divisorio acustico degli elementi costruttivi attigui e ottenere l’isolamento voluto.

L’abbinamento del blocco acustico Ytong YACU ad alta densità con Ytong Y-PRO di minore

I blocchi Y-ACU accoppiati a una parete in blocchi Y-PRO con interposto pannello Y-Acuboard incrementano la differenza di massa superficiale della doppia parete e consentono di migliorare le prestazioni di isolamento acustico degli alloggi

1. Blocco sottile Y-PRO

2. Malta collante

3. Ciclo di intonacatura interno

4. Blocco Y-ACU

5. Pannello in fibra minerale Y-Acuboard

spessore con interposizione del pannello in fibra minerale Y-Acuboard, ha permesso di arrivare in laboratorio a un valore di potere fonoisolante Rw di 65 dB, con uno spessore di circa 26 cm. Questo sistema offre l’ulteriore vantaggio di evitare l’intonaco interno tra le murature. www.xella-italia.it

XELLA

Franco Caimi sullo sfondo della camera semianecoica del Caimi OpenLab, un laboratorio di ricerca e di sperimentazione dove poter studiare materiali innovativi e implementare nuove tecnologie. Uno spazio all’avanguardia che vanta 7 laboratori avveniristici dedicati alla ricerca teorica e applicata in ambito tecnologico, acustico e fisico e un centro di ricerca volto a sperimentare il comportamento del suono, le capacità percettive dell’uomo e gli effetti che il suono ha sull’essere umano.

Fondata nel 1949, Caimi è una delle principali realtà produttive europee design oriented nel settore dell’arredamento, dei complementi d’arredo e delle soluzioni acustiche per l’ufficio, la casa e il contract. Da 75 anni Caimi continua a ricercare e sperimentare nuove soluzioni per migliorare concretamente la vita delle persone e gli ambienti in cui vivono.

Grazie a una sofisticata integrazione fra struttura produttiva e logistica, gestisce con successo una gamma di prodotti composta da oltre 3.500 articoli e 35.000 componenti, garantendo alla propria clientela tempi di consegna estremamente rapidi. www.caimi.com

In queste pagine alcune realizzazioni con Snowall e Snowall Maxi.

CAIMI

Snowall, il miglioramento dell’acustica indoor

I rivestimenti murali Snowall e Snowall Maxi permettono di rivestire intere pareti garantendo un miglioramento acustico attraverso il trattamento di superfici anche di grandi dimensioni, sfruttando quindi una piacevole continuità visiva. L’esperienza tattile che rimanda al tessuto garantisce un feeling gradevole per una soluzione immediata sia nell’installazione come nella fruizione.

Snowall è un rivestimento composto da fibre di poliestere al quale viene applicato un tessuto Snowsound Fiber mediante un particolare sistema di fissaggio a caldo. Il rivestimento in tessuto delle fibre e l’assenza di intercapedini tra i due materiali riducono notevolmente la possibilità di accumulare polveri o pollini. Snowall è dispo -

nibile con rivestimento in tessuto Snowsound Fiber 3 Melange e Fiber 8 Bouclé. Snowall può essere facilmente incollato alla parete come una normale tappezzeria tessile.

Snowall Maxi è una linea di pannelli fonoassorbenti flessibili applicabili a parete.

I pannelli sono composti da fibre di poliestere ricoperte mediante un particolare sistema di fissaggio a caldo con un tessuto Snowsound Fiber 3 Melange. I pannelli possono essere incollati a parete affiancati uno all’altro mantenendo la continuità del disegno e possono essere tagliati in cantiere per adattarsi alle diverse esigenze di posa.

La ricerca sulla propagazione acustica avviata più di dieci anni fa ha permesso a Caimi di sviluppare una tecnologia della fonoassorbenza applicata a molteplici prodotti: tende, pannelli lampade e arredi

il nuovo tessuto fonoassorbente Fiber 8 nasce dal filato Econyl, un nylon rigenerato grazie a un processo che trasforma i rifiuti in materia prima con le stesse caratteristiche del nylon standard, e rigenerabile all’infinito.

Sistemi acustici utilizzati

1 Le aule sono state trattate attraverso sistemi per controsoffitto da parete a parete del tipo Ecophon Advantage A Il sistema è dotato di griglia a vista e grazie alle sue proprietà acustiche consente di raggiungere buoni risultati in termini di comfort sonoro.

2. Lo spazio mensa è stato trattato con sistemi indipendenti fonoassorbenti di tipo Ecophon Solo Baffle e con sistema da controsoffitto del tipo Ecophon Gedina A , e a parete Ecophon Akusto Wall A Super G

3 L’Atrio è stato trattato con Ecophon Solo Circle , un’unità libera sospesa che offre numerose possibilità progettuali. Tre sistemi di sospensione differenti offrono l’opportunità di creare diversi livelli e angolazioni. Ideale per mantenere il volume dell’ambiente oppure quando non è possibile installare un controsoffitto integrale.

4. La palestra è stata trattata attraverso sistemi del tipo Ecophon Super G B che possiedono sia caratteristiche di resistenza agli impatti, grazie alla loro superficie strutturata, sia eccellenti qualità fonoassorbenti. I sistemi sono dotati di grande flessibilità in quanto possono essere installati direttamente al soffitto con colla, garantendo una grande adattabilità. Per assicurare il raggiungimento dei parametri sonori sono stati aggiunti anche sistemi fonoassorbenti a parete Ecophon Akusto Wall A Super G

La valutazione delle caratteristiche acustiche interne delle sale è stata eseguita per verificare i parametri acustici interni. Gli ambienti interni rispettano i descrittori acustici citati nella norma UNI 11532 e nella norma UNI 11367.

L’intervento ha riguardato tutti gli ambienti della scuola primaria, dalle aule alla grande hall centrale a doppia altezza. In basso, l’edificiio scolastico di Marcon (Venezia).

ECOPHON

A Marcon un progetto-pilota sulla fonoassorbenza nelle scuole

L’edificio della scuola primaria ‘Tina Anselmi’ di Marcon, situato presso la scuola dell’infanzia per formare un nuovo centro civico, è progettato per ospitare fino a 540 alunni. Comprende 20 aule e vari spazi per attività scolastiche e parascolastiche, quali biblioteca, refettorio, palestra. L’edificio è caratterizzato da una struttura compatta con coperture a falda di diverse dimensioni. Al centro si trova una sala polivalente a doppia altezza, fulcro funzionale del progetto, dotata di una tribuna-gradinata che conduce al primo piano, utilizzabile anche per lettura e teatro. Questo spazio centrale riflette il nuovo modello pedagogico promosso dal Ministero dell’Istruzione, favorendo l’interazione tra aule e spazi comuni per attività di apprendimento libero. Arredi e attrezzature mobili permettono una tra-

sformazione dinamica dell’ambiente, che può diventare teatro, galleria espositiva, cortile coperto o laboratorio creativo, favorendo confronto, integrazione e socializzazione tra gli alunni. Il complesso è costruito con tecnologie avanzate per l’efficienza energetica e il comfort acustico: si tratta di un progetto pilota per l’uso di specifici sistemi fonoassorbenti in diverse aree scolastiche, garantendo elevati livelli di comfort con la soppressione di rumori e riverberazioni. Per quanto riguarda la progettazione del trattamento acustico della scuola è stata considerata la norma UNI 11532-2 - Caratteristiche acustiche degli ambienti confinati - Settore scolastico, che è applicabile anche in caso di nuova costruzione o ristrutturazione. Questa norma include valori di riferimento e metodi di progettazione e verifica.

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La norma suddivide gli ambienti in base alle attività che vengono svolte al loro interno e in base a queste determina parametri acustici da considerare anche in relazione alla volumetria. Le verifiche sono state condotte considerando la situazione ante- e post-utilizzo dei materiali fonoassorbenti indicando per ciascuna i relativi

descrittori acustici a sale vuote. Sono state valutate le aule, la mensa, la palestra e lo spazio polivalente a doppia altezza della hall.

www.ecophon.it

Il rumore nelle scuole è dominato da tre fattori:

• Rumore

ambientale esterno • Rumore interno

generato dagli studenti nelle loro attività di apprendimento

• Sorgenti sonore meccaniche dall’interno dell’ambiente

Committente Comune di Marcon

Responsabile Unico del Procedimento

Rino Cenedese - Responsabile Lavori Pubblici del Comune di Marcon

Progettazione esecutiva Alessandro Pamio - Ufficio tecnico comunale - settore V - Servizio LL. PP.

Direzione Lavori Emanuela Barro - Mate Engineering, Bologna

Consulenza acustica Massimo Rovere, Treviso Impresa esecutrice Setten Genesio, Oderzo

Applicatore sistemi Saint-Gobain Italia Palladio Servizi, Villorba

ISOLMANT

Comfort acustico e brand identity nella ristorazione

È firmata Isolspace la dotazione per il comfort acustico della Locanda Ca’ Pelletti, inaugurata a Milano in zona Famagosta. Il locale è ospitato nel complesso direzionale San Vigilio Uno, riqualificato di recente, che comprende spazi ufficio, socialità e tempo libero. Il sesto ristorante della catena emiliano-romagnola di Surgital ha scelto Isolspace, marchio di Tecnasfalti che si distingue per la capacità di coniugare gli aspetti legati alla fonoassorbenza con quelli più spiccatamente di design.

Oggi la componente sonora è entrata a far parte dei fattori di benessere dello stare a tavola e viene considerata con sempre maggiore attenzione. L’ufficio tecnico Isolspace ha lavorato con i progettisti di Surgital per individuare una moda-

lità di inserimento dei pannelli fonoassorbenti in linea con l’identità visiva della catena. «L’acustica è un fattore fondamentale all’interno di ristoranti e bar, sia per i clienti sia per il personale – afferma Eugenio Canni Ferrari, Ad di Tecnasfalti – e oggi molti imprenditori della ristorazione se ne stanno rendendo conto. La collaborazione fra Isolspace e Ca’ Pelletti ha dato vita a una soluzione modulare innovativa, caratterizzata da un alto impatto estetico e funzionale per un comfort acustico straordinario»

Per il ristorante milanese, che ospita fino a 130 coperti, la committenza ha chiesto di integrare nella pannellatura riproduzioni grafiche che richiamano la cucina emiliano-romagnola. La collaborazione tra lo studio di progettazione e l’uf-

All’applicazione a parete si aggiungono 27 frame pendinati, stampati nello stesso colore Pantone del soffitto.

ficio tecnico Isolspace ha portato alla creazione di una parete interamente realizzata con pannelli Isolspace Style sui quali sono stampate le immagini che negli altri locali sono invece incorniciate nella maniera tradizionale.

« Grazie alla soluzione offerta dai pannelli fonoassorbenti Isolspace impiegati nel nostro nuovo punto vendita di Milano – afferma Angelo Lamacchia, brand manager Ca’ Pelletti – abbiamo raggiunto importanti risultati in termini di comfort acustico offerto alla clientela durante la sua esperienza di consumo».

Per Ca’ Pelletti si è optato anche per un’integrazione di 27 Frame nel formato 100x140 cm stampati con lo stesso colore pantone del soffitto, appesi in sospensione con pendinatura. Combinare pan-

Un progetto customizzato nell’ambito della ristorazione che integra le esigenze di stile della committenza con quelle funzionali per offrire un ambiente accogliente anche dal punto di vista acustico

nelli sulle superfici orizzontali e su quelle verticali, infatti, permette di ottimizzare l’efficacia fonoassorbente, garantendo un comfort acustico ideale. Realizzati con la speciale fibra Isolfibtec Stl, ottenuta da riciclo di materiale pre e post-consumo, i pannelli Isolspace Style sono sostenibili, atossici e anallergici. Style è testato Eurofins Indoor Air Comfort, che rappresenta la migliore garanzia a livello europeo relativamente al soddisfacimento dei requisiti di basse emissioni voc per garantire la qualità dell’aria negli ambienti indoor, ed è certificato per la reazione al fuoco in EuroClasse B-s1, d0, e pertanto può essere applicato conformemente alle disposizioni tecniche di prevenzione incendi in luoghi pubblici. www.isolmant.it

Le decorazioni dei pannelli fonoassorbenti riprendono illustrazioni d’epoca con putti scene di vendemmia e festeggiamenti tipici della tradizione toscana

CARUSO ACOUSTIC

pannelli fonoassorbenti con riproduzioni a stampa personalizzate

Dopo sei anni di lavoro, di recente è stato completato il recupero di Vignamaggio, una proprietà di oltre 400 ettari nel Chianti comprendente un grande palazzo eretto nel Cinquecento dalla famiglia da Verrazzano, vigneti, una cantina e altre strutture oggi destinate a ricettivo. Il progetto, guidato dallo studio Mdu Architetti insieme agli attuali proprietari, il paesaggista Patrice Taravella e Emmanuelle Sebillet, ha riguardato anche un fabbricato in precedenza agricolo trasformato in sala da ballo e ricevimenti.

L’ambiente presentava criticità legate all’eccessiva riverberazione sonora che ne compromettevano il comfort acustico complessivo per risolvere le quali si è optato per l’installazione dei pannelli fonoassorbenti Silente di Caruso Acoustic, realizzati con una stampa personalizzata e applicati su tre pareti perimetrali.

Le decorazioni dei pannelli riprendono illustrazioni d’epoca, con putti ritratti in scene di vendemmia e festeggiamenti tipici della tradizione vinicola toscana. Il tratto deciso, in nero su sfondo chiaro, conferisce un’eleganza senza tempo, richiamando l’anima rurale del borgo. La stampa su tessuto, realizzata con inchiostri atossici e resistenti, preserva la trama del rivestimento e le proprietà fonoassorbenti dei pannelli. In questo modo, le esigenze acustiche si fondono con la personalizzazione estetica, dando vita a un ambiente di forte impatto visivo e coerente con il contesto architettonico di Vignamaggio. Il sistema di fissaggio permette poi l’installazione – reversibile senza danni alla struttura – dei pannelli su qualunque tipologia di superficie, come in questo caso le mura in pietra della struttura. www.carusoacoustic.com

Località Greve in Chianti Anno 2023

Architettura Mdu Architetti, Patrice Taravella, Emmanuelle Sebillet

Prodotti Caruso Acoustic Silente con applicazione a parete + stampa personalizzata

Fotografie interni Luca Grasso

GRUPPO BONOMI PATTINI

Silent-Wood, stile nordico nei rivestimenti di interni

Grazie alle sue proprietà termoisolanti, di regolazione dell’umidità e di fonoassorbenza, l’impiego del legno in architettura e nel progetto di interni è sempre più diffuso.

Funzionali e decorativi, i pannelli Silent-Wood proposti dal Gruppo Bonomi Pattini sono realizzati a partire da un pannello massiccio di abete a tre strati, lavorato in vari profili, che differiscono per forma e proporzione ma non nelle dimensioni (3.000 x 625 mm, spessore 40 mm), con macchine a controllo numerico.

Alla fonoassorbenza del materiale legno, la lavorazione ‘cannettata’ aggiunge eccellenti prestazioni acustiche in ambienti di lavoro e scolastici di ampie dimensioni, come sale riunioni o conferenze.

Progettati per il rivestimento degli interni, sia in verticale sia a controsoffi tto, e per la realizza-

zione di arredi, i pannelli Silent-Wood sono disponibili in pronta consegna in diverse essenze: oltre all’abete (anche nella variante finger joint) verniciato o sbiancato, placcati in noce canaletto o in rovere.

Nei pannelli a tre strati Silent-Wood la lavorazione ‘cannettata’ con macchine a controllo numerico aggiunge eccellenti prestazioni acustiche alla naturale fonoassorbenza della materia legno

Lo stile ‘nordico’ di Silent-Wood conferisce alla tradizionale boiserie un aspetto elegante e contemporaneo. www.gruppobonomipattini.com

I DIRITTI DEI CITTADINI L’OLANDESE GENIALE

Izaskun Chinchilla, docente alla Bartlett School of Architecture, è una delle poche donne architetto in Spagna e guidare un proprio studio di architettura. Il suo deciso approccio critico e multidisciplinare, sia nella professione sia nell’insegnamento, è condensato in The Caring City, che prende in considerazione i molteplici aspetti della città europea contemporanea – dalle possibilità di gioco lasciate ai bambini alle questioni riguardanti gli homeless, dalla regolamentazione della mobilità privata all’inquinamento dell’aria e alla salute – e le potenzialità di trasformazione basate su una sorta di ‘dichiarazione dei diritti dei suoi abitanti’.

Lo fa a partire da un metodo empirico che ci rende meno antipatica l’abusata definizione di ‘progettazione partecipata’: workshop organizzati a Londra con bambini, adolescenti e genitori che, secondo Chinchilla, rispetto ai professionisti sperimentano in diversa maniera gli elementi della città e possono arricchire il bagaglio multidimensionale di conoscenze.

Per contrastare l’ostilità della città moderna verso qualsiasi attività che non sia produttiva o di consumo e dare forma a una città che si prende cura dei suoi abitanti, Chinchilla presenta, organizzati in capitoli, confronti tra quel che accade attualmente e quel che potrebbe essere.

Ben sapendo che ogni intervento provocherà a sua volta un nuovo disagio, come la limitazione del traffico privato che aumenta il pendolarismo e causa a sua volta nuovi effetti di congestione. O l’aumento dei valori immobiliari e dei canoni di affitto come effetto indesiderato di una migliore qualità della vita urbana.

The Caring City

Izaskun Chinchilla

Actar, Barcellona/New York, 2022

192 pp, En, 30 euro

ISBN 978-1638-40065-3

Cinico, provocatore, secondo Peter Cook ‘fascista annoiato’ che non si conformava alla ricerca ‘radicale’ dell’Architectural Association School: Rem Koolhaas è sempre stato accompagnato da un esagerato disprezzo, esercitato in nome di una presunta ‘morale’ dell’architettura e dell’ideologia. Che quest’ultima sia ormai morta è il solo punto di accordo tra Tafuri e l’architetto e teorico olandese. Solo che mentre per il primo la constatazione segna il punto di arrivo dell’architettura come la conosciamo, secondo Koolhaas si tratta invece del punto di inizio di un diverso modo di concepirla e soprattutto di riconsiderare l’urbanistica nell’epoca in cui domina il privato.

Estremamente documentata, la lettura critica che lo storico dell’architettura

Marco Biraghi fa del pensiero e dell’opera di Rem Koolhaas è un testo essenziale per interrogarsi, con la medesima onestà intellettuale di Koolhaas, sul destino dell’architettura, che appare ormai confinata ad opere minori, in un campo marginale rispetto ai maggiori mercati del mondo globalizzato (nei quali inevitabilmente opera anche OMA), che demandando al sistema degli starchitects la progettazione di gigantesche opere tanto simboliche quanto ignare del contesto urbano produce in realtà ‘nonarchitettura’.

Dal ‘manhattanismo’ alle ultime opere come la Fondazione Prada, il pensiero e la teoria di Koolhaas via via si lasciano alle spalle la presunta antinomia tra l’architetto come prestatore di servizi del sistema capitalistico e il rivoluzionario agente della trasformazione del sistema stesso. Per essere, accettando di fare i conti con la realtà, entrambe le cose.

Rem Koolhaas. L’architettura

al di là del bene e del male

Marco Biraghi

Einaudi, Torino, 2024

232 pp, 22 euro

ISBN 978-88-06-26428-4

La nostra esistenza nel mondo, il modo in cui stiamo e ci muoviamo – scrive Juhani Pallasmaa nell’introduzione di Tuning Architecture with Humans – è modellata dall’architettura e dal product design: pratiche che possono generare emozioni o reprimerle. E come decine di migliaia di anni fa le emozioni, anche se non ne siamo consapevoli o non ci piace ammetterlo, vengono prima della conoscenza. Perché il fatto è che anche se lo sviluppo tecnologico che regola la nostra vita è sempre più veloce, l’adattamento della mente al contesto mutante segue comunque i tempi lenti dell’evoluzione della specie (ecco perché, come spiega Yuval Noah Harari, l’immigrazione, che per migliaia di anni ha rappresentato una minaccia concreta per le tribù della preistoria, scatena più paura dell’effetto dei nostri comportamenti sul clima: quando accendevano un fuoco i nostri antenati non si preoccupavano certo delle emissioni di CO 2). L’applicazione all’architettura delle discipline scientifiche che studiano gli aspetti morfofunzionali del sistema nervoso, nate con l’identificazione del neurone quale unità cellulare autonoma, è oggetto di questo trattato di Davide Ruzzon, direttore del Master of Neuroscience Applied to the Architetural Design dell’Università Iuav. Da tempo l’architettura ha smarrito la sua missione culturale, umanistica e artistica per mettersi al servizio della politica, del business e della finanza internazionale. Avventurarsi in territori ancora inesplorati come le neuroscienze le potrebbe restituire quella funzione fondamentale di arricchimento umano dell’ambiente costruito.

Tuning Architecture with Humans

Davide Ruzzon

Mimesis Edizioni, Milano, 2022

264 pp, En, 18 euro

ISBN 978-88-6977-400-3

elements

Evergreen Design

La selezione di grandi classici senza tempo dell’arredamento e dell’illuminazione, che fanno ormai parte del nostro patrimonio culturale, racconta una storia in continua evoluzione grazie a nuovi materiali e soluzioni tecniche innovative.

a cura di Elena Riolo

La Ball Chair di Eero Arnio in una foto degli anni Sessanta scattata da Eero stesso nel suo studio di Helsinki. Courtesy Eero Aarnio Archives.

FIAM ITALIA

GHOST. Disegnata da Cini Boeri nel 1987, la designer definì la seduta in vetro curvato da 12 mm “una poltrona inesistente, per sedersi nel vuoto […], un’idea che sembrava irreale superata dal desiderio/sfida di vedere se fosse possibile concretizzarla”. Compasso d’oro alla Carriera 2022. www.fiamitalia.it

TACCHINI

ADDITIONAL SYSTEM. Il progetto di Joe Colombo del 1967 si compone di cuscini di sei diverse dimensioni, ispirati agli studi ergonomici degli anni Sessanta, uniti in combinazioni flessibili create variando il numero degli elementi e il modo in cui vengono posizionati. Disponibile nelle versioni poltrona, pouf e daybed. www.tacchini.it

CINI&NILS

CUBOLUCE. Disegnato da Franco Bettonica e Mario Melocchi nel 1972, è ideale per leggere a letto perché emette un fascio di luce concentrato orientabile per mezzo del coperchio/riflettore. Alzando il coperchio si accende, abbassandolo si spegne. È disponibile nelle versioni con lampadina led, wireless ricaricabile e con led integrato. www.cinienils.com

Foto ©Andrea Ferrari

CARL HANSEN & SØN

VLA26 VEGA CHAIR. Venne disegnata da Vilhelm Lauritzen nel 1956 per la Folkets Hus di Copenhagen, di cui progettò ogni minimo particolare; dal 2022 l’azienda danese l’ha messa in produzione in collaborazione con Vilhelm Lauritzen Architects. La sedia, leggera e impilabile, è definita da un design funzionalista che senza sforzo risulta semplice e senza tempo. www.carlhansen.com

NARDI

KOMODO. Progettato da Raffaello Galiotto, il sistema modulare di sedute imbottite per l’outdoor, con struttura in resina fiberglass si caratterizza per la flessibilità compositiva. L’innovativo meccanismo brevettato di aggancio tra schienale e seduta avviene per semplice rotazione e consente di estendere il disegno intrecciato e orizzontale del sedile alla verticalità dello schienale. www.nardioutdoor.com

PEDRALI

ESTER. La seduta imbottita, elegante e confortevole, venne creata nel 2013 per il ristorante Dorchester di Alain Ducasse a Londra da Patrick Jouin, all’epoca alla prima collaborazione con Pedrali. Da allora, la collezione si è ampliata con sedia, sgabello, pouf e, nel 2024, con la versione lounge. Negli anni è stata utilizzata in ristoranti stellati, boutique del lusso e appartamenti in tutto il mondo. www.pedrali.com

Foto ©Andrea Garuti

THONET

214. La sedia da caffè nacque grazie alla tecnica della curvatura del legno massello, sviluppata da Michael Thonet negli anni Cinquanta dell’Ottocento, che rese per la prima volta possibile la produzione in serie di mobili. Il successo fu amplificato dal modello di distribuzione grazie a cui 36 sedie smontate venivano imballate in una scatola da un metro cubo e poi assemblate in loco. www.thonet.de

USM MODULAR FURNITURE

USM HALLER. Sviluppato quasi 60 anni fa per gli uffici dell’azienda, il sistema modulare si ispira all’architettura con le sue sfere di giunzione con sei fori filettati e i tubi di collegamento, entrambi in acciaio cromato, e i pannelli verniciati a polvere in quattordici colori. Alcune parti del sistema furono brevettate nel 1965; la produzione in serie iniziò nel 1969.

www.usm.com

B&B ITALIA

DIESIS. Presentato nel 1979, il divano disegnato da Antonio Citterio e Paolo Nava si distingue per la struttura portante metallica cui si abbinano sedile, schienale e braccioli in forma di cuscini imbottiti rivestiti in tessuto o pelle microforata. Lo schienale a pettine in acciaio armonico, tradizionalmente rivestito in cuoio, è ora disponibile anche in pelle.

www.bebitalia.com

ANTRAX

TUBONE. A vent’anni dal suo debutto, il radiatore è ancora simbolo del catalogo dell’azienda. Il progetto di Andrea Crosetta è nato da un’idea semplice: quella del tubo con cui venivano tradizionalmente realizzati gli scaldasalviette, portato qui in macro scala. Complesso il processo di saldatura che raccorda la parte lineare a quella ricurva dei due estremi senza increspature, ancora oggi svolto manualmente. www.antrax.com

TACCIA. Con il suo distintivo riflettore a coppa e la base che ricorda la forma di un’antica colonna che serve come superficie di raffreddamento per disperdere il calore, la lampada da tavolo venne progettata da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1962 seguendo l’idea di capovolgere una lampada da soffitto. Nell’immagine, la versione Matte White del 2023. www.flos.com

S.CAB

LISA. Il progetto del 2018 segnò l’inizio della collaborazione di successo tra l’azienda e Marcello Ziliani. Da allora la collezione di sedute, dal sottile telaio tubolare che contorna e sostiene lo schienale avvolgente e leggermente imbottito, è stata ampliata con molteplici soluzioni, fino alla proposta del 2023 con la poltroncina per outdoor Lisa Filò Nest. www.s-cab.it

FLOS
Foto ©Consiglio Manni

B-LINE

SUPERCOMFORT. La poltrona disegnata da Joe Colombo nel 1964 nacque dall’idea di utilizzare un unico foglio di tranciato di legno ritagliato e senza giunzioni. Il processo produttivo è stato ottimizzato scomponendo la struttura in due fogli, uno per formare la curva schienale-sedutabraccioli e uno per le gambe. L’imbottitura è costituita da un cuscino anatomico cucito a settori con sezioni differenziate. www.b-line.it

ARTEK

FOREST COLLECTION. Arredi classici del design del Novecento firmati da Alvar Aalto sono reinventati in un’ottica di sostenibilità dallo studio Formafantasma utilizzando la betulla selvatica, compresi nodi, tracce di insetti e fluttuazioni cromatiche. Introdotta per la prima volta nel 2023 per lo Stool 60, la nuova selezione di legno viene ora applicata anche su tavoli, sedie e panche dell’azienda finlandese. www.artek.fi

SWAN. La poltrona, progettata da Arne Jacobsen nel 1958 per l’hotel Sas Royal di Copenaghen, negli anni è diventata uno dei simboli del design danese. Si distingue per la forma curvilinea e morbida che poggia su un piedistallo in acciaio satinato. Vasta la gamma di tessuti e pelli; nell’immagine, la versione rivestita con un nuovo tessuto in lana di Kvadrat, edizione limitata disponibile sino a fine anno. www.fritzhansen.com

Foto ©Carl Bergman

NEMO

iGUZZINI

LE PERROQUET. Caratterizzato dal sottile corpo in pressofusione di alluminio e materiale termoplastico, il proiettore Le Perroquet è stato disegnato da Renzo Piano per illuminare il nuovo Forum del Centre Pompidou di Parigi per la riapertura del 2000. Da allora fa parte del catalogo iGuzzini ed è stato aggiornato, in tutte le versioni, con tecnologia led. www.iguzzini.com

NUVOLA. Mario Bellini progettò la lampada a sospensione nel 1974 per il sistema completo di arredi denominato Pianeta Ufficio. Rivisitata nelle dimensioni, è ora prodotta su scala industriale da Nemo; è realizzata in stampaggio rotazionale per una diffusione della luce a 360°. Nell’immagine, la versione Minor. www.nemolighting.com

CAIMI

PEGASO. Il tavolo di Angelotti & Cardile

è definito dal piano leggero con struttura a sandwich costituito da un’anima in legno listellare, racchiuso tra differenti materiali in base alle versioni. Alla pulizia formale del piano si contrappone la struttura composta da quattro gambe in fusione monoblocco con piedini regolabili e da una traversa in alluminio lucido o verniciato con polveri epossidiche. Nella foto, la nuova finitura rovere nero. www.caimi.com

PLATEK

MESH. Marco Acerbis ha disegnato una rivisitazione contemporanea del modello classico di lampada da comodino, in cui il paralume è in alluminio tornito, verniciato e resistente alla corrosione. Crea un’atmosfera raccolta grazie alla luce che si diffonde attraverso piccoli fori praticati sulla superficie del paralume. Disponibile come applique, lampada da tavolo, a stelo e sospensione, per ambienti in e outdoor.

www.platek.eu

KNOLL

BAUHAUS CLASSIC. Il marchio americano rinnova quattro famose collezioni in acciaio tubolare di Marcel Breuer e Ludwig Mies van der Rohe: la poltrona Wassily, le sedie e gli sgabelli Cesca, i tavolini Laccio, la sedia e MR tavolini. Progettati durante gli anni al Bauhaus, tra il 1925 e il 1928, i mobili sono ora riproposti con una palette di colori ultra-opachi: bianco, onice e un rosso scuro d’archivio. In alto, Wassily, Laccio e la sedia MR; a lato, la Wassily.

www.knoll-int.com

STILNOVO

LUNA. La luce è proiettata su un disco riflettente orientabile, che la diffonde sul piano; un sistema di bilanciamento a snodo orienta l’inclinazione del disco e la proiezione della luce. Nel 1984 Shigeaki Asahara aveva disegnato una lampada da tavolo sviluppata attorno alla medesima intuizione progettuale ora proposta nelle versioni a sospensione e a piantana. www.stilnovo.com

ARPER

LEAF. Per esterni o interni, le sedute sono disponibili in versione sedia, anche impilabile, seduta lounge e sgabello realizzati in acciaio cromato lucido o in acciaio opaco verniciato a polveri. La serie, che comprende anche tavoli con piano in hpl idrorepellente, è un progetto di Lievore Altherr Molina sviluppato tra il 2005 e il 2011. www.arper.com

ARTEMIDE

ECLISSE. Disegnata da Vico Magistretti nel 1965, ha vinto il Compasso d’Oro nel 1967, la lampada da tavolo – ma montabile anche a parete – può fornire luce diretta o diffusa grazie alla regolazione dell’intensità della luce data dal paralume interno rotante che nasconde la sorgente luminosa, mentre l’involucro esterno rimane fisso. www.artemide.com

LAMM

BLADE SYSTEM. Il sistema di banchi studio disegnato da Dante Bonuccelli si caratterizza per lo spessore minimo degli elementi e per il rigore estremo delle geometrie, che concorrono a creare un’illusione di bidimensionalità delle forme. Il banco cattedra ha le stesse caratteristiche tecniche, costruttive ed estetiche del sistema, realizzato su progetto in base alle specifiche esigenze. www.lamm.it

YVES KLEIN E ARMAN A CONFRONTO

LE VIDE ET LE PLEIN IN MOSTRA A LUGANO DAL 22 SETTEMBRE AL 12 GENNAIO 2025

La stagione autunnale 2024 della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, a Lugano nello spazio espositivo adiacente al centro culturale Lac, viene inaugura con Yves Klein e Arman. Le Vide et Le Plein, un progetto espositivo che mette a confronto per la prima volta l’opera dei due artisti francesi esponenti di punta del movimento del Nouveau Réalisme.

Attraverso sessanta lavori, il percorso espositivo mette in luce per la prima volta due aspetti antitetici e complementari della poetica dei due maestri, ovvero il Vuoto e il Pieno. Yves Klein orienta la propria azione artistica attraverso il concetto di vide (vuoto), in quanto qualità spaziale che si identifica anche con la

dimensione poetica di immaterialità verso cui tende tutta la sua vicenda artistica, influenzata dalla filosofia Zen. Attraverso il concetto di plein (pieno) Arman esalta, invece, l’oggetto frutto della produzione industriale e ne duplica la presenza fisica fino alla saturazione. Per esempio, Klein nel 1958 per la sua mostra Le Vide alla galleria di Iris Clert a Parigi lasciò gli spazi espostivi completamente vuoti. Due anni più tardi Arman mise in atto, nella stessa galleria, un’operazione di segno opposto: l’artista riempì infatti lo spazio di detriti, oggetti e vecchi mobili, trasformandolo in una vetrina che il pubblico poteva osservare solo dall’esterno.

Yves Klein. Anthropométrie sans titre, (ANT 7) 1960 ca. Pigmento puro e resina sintetica su carta (102 × 73 cm). Collezione privata ©Succession Yves Klein 2024 ProLitteris, Zürich.

«Se Klein con Le Vide opera un’innovativa contaminazione tra la cultura orientale e quella occidentale, aprendo un nuovo capitolo della sensibilità verso la realtà, Arman, con l’accumulazione di oggetti e rifiuti della realtà urbana sembra voler enfatizzare l’importanza dell’oggetto e il processo della quantificazione produttiva, portandolo alle estreme conseguenze della saturazione, quasi profetizzando le società consumistiche e del surplus dell’intero Occidente, e non solo» spiega il curatore Bruno Corà.

L’allestimento della mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Yves Klein di Parigi, è disegnato e curato da Mario Botta ■

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