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Estetica neutrale

Malgrado all’inizio del Novecento fossero già servite da elettricità, acqua corrente, reti fognarie e riscaldamento, le nuove abitazioni continuavano ad avere locali enormi, le cui altezze spesso superavano i 4 metri, come se ancora fossero illuminati da candele che annerivano soffitti e riscaldati da camini che bruciavano aria. Un’inerzia quasi trentennale, spezzata dal Movimento Moderno, quando finalmente si cominciarono a realizzare abitazioni dove la luce elettrica permetteva vani alti solo 2,40 e il riscaldamento a radiatori suggeriva la possibilità di volumi ridotti. Oggi è innegabile che internet, inventato ormai più di cinquant’anni fa, sia parte integrante delle nostre vite. È l’infrastruttura che contribuisce a rendere ancora più mobile una società già estremamente dinamica e a rendere possibile un’economia peer-to-peer per la condivisione di attrezzature e servizi, tradizionalmente prodotti accumulati nel corso di più generazioni. Le possibilità offerte dalle piattaforme web, come il car-sharing, si trasferiscono oggi anche all’abitare. Le abitazioni tendono ad avere dimensioni più contenute, al comfort è possibile provvedere con spazi e servizi in condivisione, che vanno dalla camera dell’ospite alla cucina, al deposito degli attrezzi. A questi non solo corrisponde un fondamentale principio di multifunzionalità ma anche un’ibridazione tipologica e l’affermazione di nuovi paradigmi formali e funzionali. Emergono opere rappresentative di una cultura dell’abitare caratterizzata da ambienti spazialmente fluidi, funzionalmente ibridi ed esteticamente neutrali, dai materiali capaci di trasmettere massa e solidità, che si distinguono per un’intrinseca molteplicità di utilizzo. Se un tempo la qualità di vita individuale coincideva con la capacità di accumulare cose, oggi – in un’era in cui le case si trasformano con facilità in albergo e il soggiorno in ufficio – ha molto più valore la possibilità di disporre liberamente del proprio tempo e quella di estendere la propria esperienza abitativa ovunque, in base alle necessità contingenti e indipendentemente da ambiti spazialmente connotati. Una tendenza che favorisce spazi polivalenti che, in quanto infinitamente adattabili, tendono a non dichiarare né livelli di appropriazione, né una funzionalità specifica. Finiremo per rimpiangere gli schemi tradizionali? Forse sì, ma intanto questo è lo spirito del tempo.

Robin Chase

Pioniere e guru della sharing economy, di cui illustra il potenziale in Peers Inc, ha fondato Zipcar, il primo sistema di car sharing al mondo. IoArch 64/2016 - bit.ly/3xCsKpI

Carlo Ratti

Architetto e ingegnere, dirige il Senseable City Lab dell’Mit. Secondo la rivista Fast Company è uno dei 50 most influential designer d’America. IoArch 64/2016 - bit.ly/3xCsKpI Le possibilità date dalle piattaforme web, come il car-sharing, si trasferiscono oggi anche all’abitare, promuovendo in architettura l’affermazione di nuovi paradigmi funzionali e formali.

Ensamble Studio

Ensamble è stato fondato nel 2000 da Antón García-Abril e Débora Mesa. Nei loro progetti trova spazio la sperimentazione, con l’obiettivo di innovare tipologie, metodologie e tecnologie costruttive. Nel 2020 GarcíaAbril e Mesa hanno lanciato la startup WoHo Lab con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’economicità dell’architettura mediante tecnologie offsite sviluppate nella Ensamble Fabrica di Madrid. Entrambi insegnano al Mit, dove nel 2012 avevano fondato il PopLab; Débora Mesa è anche titolare della Ventulett Chair in Architectural Design alla Georgia Tech. IoArch 66/2016 - bit.ly/3HaDMFL

Quale opera di architettura pensi che rappresenti meglio lo spirito del tempo?

“Credo che una delle opere più significative di questi anni sia l’Apartment Building di Christian Kerez in Forsterstrasse a Zurigo”

Antón García-Abril

Ci sono situazioni in cui le relazioni di progetto, scritte dallo stesso autore, parlano molto meglio di qualsiasi interpretazione critica. L’edificio per appartamenti di Christian Kerez in Forsterstrasse a Zurigo, fortemente riferita ai temi della forma dell’abitare contemporaneo, è uno di questi casi: “Le porzioni di pareti portanti danno luogo e forma ad una struttura aperta senza suddividerla. La luce e le viste che attraversano la casa cambiano continuamente grazie alla configurazione aperta della planimetria. Non esiste alcuna gerarchia o distinzione tra le differenti modalità di utilizzo degli spazi all’interno degli appartamenti. Sono tutti identici in termini di costruzione e materiali. Il verde delle piante e la luce del giorno sono riflesse dalla levigata impronta di pareti continue che si sviluppano dovunque, fino agli angoli più interni degli appartamenti. Le austere porzioni in muratura fondono le diverse impressioni in una entità architettonica unitaria. Il rigore e la severità del trattamento architettonico degli spazi non è l’obiettivo del progetto ma un mezzo che conferisce unità a una moltitudine differenziata di impressioni spaziali. Le parti in muratura sono poste una sopra l’altra, sospese una sopra l’altra o a sbalzo. Formano la struttura portante. Lo spostamento di una parete ad un piano avrebbe ripercussioni sugli altri piani. Il loro esatto posizionamento e l’essenzialità della loro organizzazione strutturale rimane nascosta sotto l’apparenza di un disegno libero e senza limiti precisi. La combinazione strutturalmente inflessibile di muro, pavimento e soffitto rimane visibile negli appartamenti come nell’involucro e conferisce allo spazio un aspetto chiaramente monolitico. Le stesse porzioni in muratura che racchiudono le zone più interne agli appartamenti generano inoltre aree a giorno completamente vetrate, estrovertite e prive di qualsiasi elemento di supporto visibile. Proprietà antitetiche – tana e padiglione, aperto e chiuso, pesante e leggero – si fondono in un insieme coerente. Sono reciprocamente dipendenti quali manifestazioni differenti di un unico concetto spaziale. L’architettura dell’edificio cerca di precludere una lettura netta, associativa ed inevitabilmente passeggera”.

Christian Kerez, edificio per appartamenti in Forsterstrasse, Zurigo, 1999-2003 (Ph. © Walter Mair).

ESTETICA NEUTRALE

Edifi cio per appartamenti, Forsterstrasse, Zurigo Christian Kerez (2003)

Christian Kerez, edifi cio per appartamenti in Forsterstrasse, Zurigo, 1999-2003 (Ph. © Walter Mair).

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