3 minute read
TRIENNALE, SIAMO FORESTA
LA NECESSITÀ DI RIPENSARE IL RUOLO DELL’UOMO ALL’INTERNO DELL’UNIVERSO DEI VIVENTI È IL TEMA DELLA MOSTRA DI TRIENNALE MILANO E FONDATION CARTIER POUR L’ART CONTEMPORAIN. FINO AL 29 OTTOBRE
Secondo le società indigene americane, spiega l’antropologo Bruce Albert, co-direttore artistico della mostra ‘Siamo Foresta’, «le comunità umane e non umane – animali e piante – costituiscono un complesso multiverso di popoli che convivono, su un piano di uguaglianza e a costo di compromessi reciproci, all’interno di una stessa entità vasta e vivente, la ‘terraforesta-mondo’. È in nome di questa preoccupazione relativa all’uguaglianza tra i viventi e del riconoscimento della porosità dei confini che apparentemente li distinguono che gli artisti qui presentati si sono riuniti». Con un progetto espositivo continuo di Luiz Zerbini che le abbraccia, Siamo Foresta – in Triennale Milano fino al 29 ottobre – presenta le opere di 27 artisti provenienti da Paesi, culture e contesti diversi, per lo più latinoamericani e molti dei quali appartenenti a comunità indigene.
Più di due terzi delle opere in mostra, che includono creazioni pensate appositamente per Siamo Foresta, provengono dalla collezione di Fondation Cartier pour l’art contemporain e raccontano anche la storia del rapporto che la fondazione ha instaurato da tempo con artisti di alcune comunità indigene dell’America Meridionale.
Dagli incontri e scambi tra artisti promossi dalla fondazione sono scaturiti sodalizi senza precedenti, in particolare quello tra gli artisti Sheroanawe Hakihiiwe, yanomami del Venezuela, e il francese Fabrice Hyber; l’incontro tra l’artista di Rio de Janeiro Adriana Varejão e Joseca Mokahesi, yanomami brasiliano; e la collaborazione più recente tra la yanomami brasiliana Ehuana Yaira e Cai Guo-Qiang, artista cinese con base a New York.
Appassionati osservatori della diversità vegetale e animale della foresta in cui vivono o residenti in città ma affascinati dalla realtà della foresta, gli artisti in mostra dialogano su un tema comune: la necessità di ripensare il ruolo dell’uomo all’interno dell’universo dei viventi. Con la direzione artistica del direttore generale di Fondation Cartier Hervé Chandès e dell’antropologo Bruce Albert, la mostra è il sesto progetto espositivo realizzato nell’ambito del partenariato della durata di otto anni tra Triennale Milano e la fondazione francese ■
Dall’alto in senso orario, un’immagine della mostra (ph. ©Andrea Rossetti); xilografia ‘Untitled’ (2011) di Santidio Pereira (©l’artista e Joao Liberato); ‘Untitled’ (2013) di Sheroanawe Hakihiiwe & Fabrice Hyber (©gli artisti e Charles-Henri Paysan / Lumento).
In vista del futuro appuntamento con il Grande Maxxi, che tra i suoi obiettivi ha proprio la fruibilità dei depositi, fino al prossimo 25 febbraio con il nuovo allestimento Fuori Tutto il museo romano espone opere provenienti dai suoi depositi insieme ad altre inedite e mai esposte prima. La mostra, che si articola in diversi spazi del museo, coinvolge tutte le sezioni e i rispettivi curatori: arte, architettura, fotografia, videogallery e archive wall.
Introdotta al piano terra dalla scultura di luce di Marcello Maloberti Senza saperlo la notte immaginava il giorno e dal grande arazzo Ocean, Mother and Life di Abdoulaye Konaté, il percorso espositivo nell’arte contemporanea procede in un allestimento caratterizzato da alte rastrelliere in metallo, che richiamano quelle usate nei depositi del museo.
Fotografia e architettura sono collocate al piano superiore, nella Galleria 3, dove tra l’altro il progetto fotografico Atlante Sapienza22 sulla città universitaria della capitale, che ha coinvolto i fotografi Iwan Baan, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Marina Caneve, Carlo Valsecchi, si configura come una mostra nella mostra. Conclude la sezione una zona interamente dedicata alle nuove acquisizioni della Collezione di Architettura, con progetti di Demogo (Simone Gobbo, Alberto Mottola e
Davide De Marchi), Matilde Cassani e Francesca Torzo, quest’ultima vincitrice della prima edizione del Premio Italiano di Architettura indetto da Maxxi e Triennale Milano.
In occasione della mostra, la Sala Claudia Gian Ferrari ospita il primo appuntamento di In Restauro, una serie di iniziative – la prima dedicata al restauro della grande opera Sternenfall di Anselm Kiefer, a cura dei docenti e studenti della Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma – pensate per rendere accessibile una tra le più affascinanti attività museali, normalmente non visibile al pubblico ■
Tra le opere della mostra Fuori Tutto, dall’alto in senso orario: Carlo Valsecchi, Atlante Sapienza22; Abdoulaye Konaté, Ocean, Mother and Life, 2015 (ph. Alto Piano - Agostino Osio); Valentina Vannicola, bozzetto preparatorio per La Processione Mistica; Demogo, modello del Municipio di Gembloux.