Newsletter 2013 isuu

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Lettera del Presidente Cari amici e simpatizzanti di Reef Check Italia onlus, seguendo le iniziative che hanno portato negli anni la nostra associazione a diventare il punto di riferimento per tutti coloro che desiderano offrire il loro contributo alla conservazione dell’ambiente marino, nel 2013 abbiamo arricchito la nostra offerta con numerosi altri progetti. In primo luogo ricordiamo i protocolli “Reti nella rete”, “PAST Monitoring” e “Il mio metro quadro”, che abbiamo presentato in anteprima all’Eudi Show 2013. Per tutti stiamo cercando di elaborare sistemi di comunicazione dei dati in modo da mantenervi sempre aggiornati sui risultati mano a mano raggiunti. Si tratta di un processo laborioso e complesso che per dare i risultati attesi richiede la collaborazione di tutti. Continuate ad inviare, nel frattempo, le vostre segnalazioni che costituiscono un forte stimolo all’impegno di noi tutti che, parimenti al vostro, è di puro volontariato. Troverete nelle prossime pagine la loro descrizione nella speranza di stimolarvi nella partecipazione. Altri eventi hanno caratterizzato l’anno 2013: la ripetizione della manifestazione “Biodiversità del Nord Adriatico”, la Pulau Bangka Expedition e Il giorno del Nudibranco. Il nostro impegno principale di raccogliere dati utili alla gestione o alla creazione di aree marine protette ha raggiunto il risultato migliore nell’evento sulla biodiversità marina del nord Adriatico che dal 2014 sarà ripetuto non solo nella sua originaria cornice del Parco Naturale del San Bartolo (Pesaro) ma sarà esteso agli altri parchi costieri della Regione Marche: Conero e Sentina. Si tratta certamente di un risultato straordinario che riconosce pienamente il grande valore delle nostre iniziative. Abbiamo ripetuto a due anni di distanza la spedizione in Indonesia, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e il centro Coral Eye di Bangka. Anche in quest’occasione abbiamo messo a disposizione borse di studio per permettere a tutti di partecipare. I risultati hanno soddisfatto le nostre attese e quelle di tutti i partecipanti. Abbiamo contribuito al database di Reef Check Foundation con dati originali sull’area di Bangka, in precedenza sprovvista di tali informazioni. Durante la spedizione abbiamo avviato una collaborazione con Reef Check Indonesia (che potrebbe portare in futuro alla realizzazione di nuove iniziative nell’area). In quest’occasione abbiamo inoltre realizzato il primo workshop di identificazione dei coralli costruttori dei reef corallini. L’anno si è concluso con un altro importante evento avviato in collaborazione con l’AMP di Portofino: Il giorno del nudibranco.

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La partecipazione di circa un centinaio di subacquei e l’intervento di numerosi biologi volontari come Riccardo Cattaneo, Giorgio Bavestrello, Massimo Boyer, altri ricercatori e dottorandi, che ringraziamo vivamente, ha consentito una eccellente riuscita della manifestazione. Le attività di censimento sono state condotte parallelamente anche ad Alassio con Monica Previati e a Portovenere. Qui la Prof.ssa Erika Mioni ed alcuni suoi alunni si sono cimentati con una “snorkelata” invernale alla ricerca di nudibranchi lungo il mesolitorale di Portovenere. Numerose richieste, di persone interessate, sono già pervenute da altre aree italiane per ripetere l’evento anche nelle loro zone. Chiunque fosse interessato a partecipare può comunicarcelo in modo tale da istituire altre giornate dedicate a questa manifestazione, da ora però su scala nazionale. Per quanto riguarda il protocollo MAC oltre alla realizzazione di diversi corsi Ecodiver abbiamo istituito un bando per la partecipazione gratuita a un corso di formazione di trainer EcoDiver MAC per il quale sono stati selezionati otto candidati. Non abbiamo potuto soddisfare tutte le richieste pervenute, speriamo di offrire questa opportunità in futuro al maggior numero possibile di persone. Lo sviluppo del protocollo MAC è una delle priorità di Reef Check Italia onlus; il database di RCI, grazie alle numerose segnalazione inviate da tutti voi, continuerà ad arricchirsi restando sempre di più il principale riferimento in tutto il bacino del Mediterraneo. Per il terzo anno consecutivo siamo stati presenti all'evento Dive Days di Ravenna. Durante le giornate Reef Check Italia ha promosso attivamente il monitoraggio dell'area del relitto Paguro utilizzando il protocollo MAC e presentato il nuovo protocollo Grande Barriera Adriatica. Nel mese di maggio ad Albenga è stato inaugurato il Centro multimediale Riserva Isola Gallinara all’interno del quale Reef Check Italia Onlus ha uno spazio dedicato quale laboratorio subacqueo per la ricerca. Da quest’anno Scubazone, la principale rivista italiana di subacquea online, pubblica in ogni numero un nostro articolo. In conclusione consentitemi di ricordarvi che l’iscrizione a RCI scade a fine anno, essere iscritti non offre particolari vantaggi ma il costo contenuto di dieci euro vi consente di dare un importante contributo alla realizzazione di tutte le nostre iniziative. Grazie infinitamente a tutti per il supporto che vorrete darci, un arrivederci al nuovo anno e continuate a seguirci.

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Tra il 12 ed il 14 luglio 2013 Marina di Ravenna è stata teatro per il terzo anno consecutivo dell'evento Dive Days, il cui scopo è la raccolta di fondi per l'ospedale S. Francis in Tanzania.

La manifestazione è stata promossa dalla onlus Divers for Africa e patrocinata da Provincia di Ravenna, Comune di Ravenna, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Autorità Portuale di Ravenna, Coni Ravenna e Pro Loco di Marina di Ravenna; ed anche quest'anno Reef Check Italia onlus, insieme agli studenti del corso di Laurea Magistrale in Biologia Marina, non è mancata all'appuntamento! Fin dal 2001 subacquei volontari partecipano al monitoraggio, attraverso l'Adriatic Underwater Watching Project prima e Protocollo MAC poi, del Nord Adriatico fornendo dati preziosi che permettono di evidenziare i cambiamenti nel tempo.

Durante le giornate dei Dive Days, Reef Check Italia ha promosso attivamente il monitoraggio dell'area del relitto Paguro con la consegna di apposite schede per il censimento visivo ai subacquei prima dell'imbarco e dando informazioni sul protocollo MAC (Monitoraggio Ambientale Costiero) e sui nuovi protocolli (Grande Barriera Adriatica) e progetti (Il mio metro quadro, Foto storiche, Reti nella rete).

Eva Eva Turicchia Turicchia -- Coordinatrice Coordinatrice Subacquei Subacquei Volontari Volontari Mar Mar Adriatico Adriatico ord ord Reef Check Italia onlus Reef Check Italia onlus

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Presentati in anteprima, all’Eudi Show 2013, tre nuovi progetti di Reef Check Italia Onlus in collaborazione con Esa Worldwide e l’Università Politecnica delle Marche.

Uno spazio dedicato all'Isola Gallinara quale laboratorio subacqueo per la ricerca . Lunedì 13 maggio 2013, nella piazza Europa ad Albenga, è stato inaugurato il nuovo Centro multimediale "Riserva Isola Gallinara", un fortino cinquecentesco completamento restaurato dove, grazie alle moderne dotazioni tecnologiche e interattive, è possibile fare una visita virtuale ad uno straordinario patrimonio ambientale, quello dell'Isola Gallinara. Tra le numerose postazioni che permettono al visitatore di effettuare una vera e propria immersione virtuale nei fondali dell'isola o di percorrere un itinerario tematico accompagnato da immagini rappresentative della flora e della fauna dell'isola, vi è anche uno spazio dedicato a Reef Check e al corso di metodologie subacquee che l'Università Politecnica delle Marche svolge annualmente presso l'Isola Gallinara.


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Il protocollo Reef Check nacque in seguito alla constatazione che non esistevano dati sufficienti per stabilire una “baseline” dello stato di salute dei reef corallini del pianeta. Il vantaggio del protocollo consisteva, soprattutto, nella possibilità di coinvolgere volontari subacquei che, condotti da biologi marini, potessero dare un contributo fondamentale alla raccolta di dati diversamente non ottenibili. La prima applicazione del protocollo su scala mondiale avvenne nel ’97. In seguito il protocollo ha ricevuto importanti conferme sia in fatto di numero di dati raccolti sia in qualità degli stessi, diversi studiosi hanno pubblicato lavori citando il database di Reef Check. Il protocollo si è rivelato molto efficace non solo nel coinvolgimento di appassionati volontari, desiderosi di dare il loro contributo alla conservazione dei loro reef preferiti.

Giovani studenti e laureati in biologia marina hanno potuto usufruire di un metodo idoneo a perfezionare le loro abilità di specialisti dell'ambiente marino. Molto spesso i corsi di laurea terminano senza che uno studente abbia acquisito una conoscenza diretta delle scogliere coralline, pur avendo essi solide basi per la comprensione del funzionamento di questi ecosistemi unici. Le spedizioni realizzate da Reef Check Italia, presso il Centro Coral Eye nell'isola di Bangka (Indonesia), hanno confermato il valore di questa esperienza nella formazione dei giovani biologi marini italiani. Attraverso tre differenti tipi di transetti i partecipanti hanno potuto apprendere nozioni utili a definire il livello di ricoprimento del substrato da parte dei coralli costruttori del reef e altri importanti organismi come spugne, ascidie o alghe.


A riconoscere vari tipi di pesci o invertebrati, utili indicatori di impatti antropici come l’eccesso di pesca o di fenomeni naturali come ad esempio episodi di bleaching legati a semplice predazione o come indice di avvenimenti a più vasta scala come il riscaldamento globale. Nel corso delle due spedizioni sono stati raccolti dati che hanno fornito per la prima volta una baseline dello stato di salute dei reef corallini dell'area di Bangka. Il coinvolgimento di Reef Check Indonesia, presente con il Program Manager Derta Prabuning, ha inoltre consentito di gettare le basi per la nascita di una partnership fra le due associazioni che potrebbe portare in futuro al coinvolgimento della popolazione locale in programmi di educazione volti alla formazione di giovani indonesiani che abbiano consapevolezza del valore dei loro reef.

Ciò potrebbe avvenire con il coinvolgimento di ragazzi delle scuole primarie e secondarie dell'isola, assieme ai loro insegnanti, utilizzando i dati raccolti e proponendoli attraverso programmi a tutti comprensibili. Grazie alla formazione di nuove generazioni più consapevoli sarà possibile intervenire per ostacolare tutte quelle pratiche di distruzione dei reef ancora oggi largamente usate in tutta l'area.

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- Individuazione di tutti i possibili archivi fotografici storici al fine di tracciare una baseline di riferimento per l’analisi a lungo termine della composizione delle comunità bentoniche associate al coralligeno ed ai relitti sommersi. Insieme ai cataloghi o riviste pubblicati si lancerà una richiesta di collaborazione al mondo della subacquea per il reperimento del maggior numero possibile di immagini. Censimento e catalogazione di tutte le immagini, per quali siano note località, data e profondità di scatto. Saranno prese in considerazione le foto paesaggistiche contenenti specie riconoscibili. - Dalle immagini si ricaveranno una stima per ranghi (i.e., assente, rada, abbondante, molto abbondante) dell’abbondanza di alcune specie caratterizzanti ed una stima del loro grado di dominanza nel confronto del set totale di specie caratterizzanti (i.e., assente, rara, dominante, esclusiva), nonché la presenza e composizione di associazioni riconoscibili;- I dati ottenuti saranno analizzati con metodiche statistiche avanzate per l’individuazione di variazioni di lungo termine nell’abbondanza e composizione delle comunità bentoniche associate al coralligeno ed ai relitti sommersi;-

Le eventuali variazioni osservate saranno messe in relazione con i potenziali fattori di disturbo di natura climatica generale, episodica o locale. Risultati attesi Descrizione delle comunità bentoniche del passato - Confronto con le comunità bentoniche di oggi - Individuazione delle specie soggette a regressione e ad espansione Localizza zione delle aree maggiormente soggette a cambiamenti Caratterizza zione dei principali fattori responsabili del cambiamento Sviluppo di possibili scenari futuri - Segnalazioni delle aree a maggior rischio di perdita di biodiversità - Confronto tra le dinamiche su fondi naturali (coralligeno) e artificiali (relitti).

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Da sempre i subacquei sono particolarmente sensibili al problema delle reti abbandonate. La possibilità di vedere dal vivo i devastanti effetti di una rete abbandonata sul fondo suscita in genere un grande disagio e stimola un forte desiderio di denuncia e di intervento. In questi anni, proprio questo desiderio ha fatto sì che numerose iniziative affrontassero questi problemi in modo più o meno diretto, arrivando spesso al recupero della rete da parte di subacquei adeguatamente preparati. Oggi vogliamo chiedere a tutti i subacquei interessati di unire gli sforzi in questo senso, permettendo così di dettagliare le zone lungo le nostre coste maggiormente soggette a questo tipo di impatto, evidenziando la tipologia di attrezzi persi con maggior frequenza, e valutando da un punto scientifico quali specie sono maggiormente coinvolte e danneggiate. Tutto questo per aumentare la consapevolezza di tutti verso un problema affrontato finora ancora in modo non sufficientemente risoluto e fornire ai gestori adeguati strumenti di intervento e di mitigazione.

Attività pre viste Georeferenziazione dei siti che presentano reti abbandonate, indicando profondità ed estensione dell’area danneggiata. - Rilievi foto e video dell’ attrezzo da pesca abbandonato al fine di valutare la tipologia dello strumento, l’età dal momento dell’abbandono, la tipologia di fondale impattato e le specie bentoniche maggiormente coinvolte. - Dalle immagini si ricaveranno una stima per ranghi (i.e., assente, rada, abbondante, molto abbondante) dell’abbondanza delle specie maggiormente coinvolte. Risultati attes Localizza zione delle aree maggiormente danneggiate e a maggior rischio di perdita di biodiversità Confronto tra le dinamiche su fondi naturali (coralligeno) e artificiali (relitti).

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Si propone a fotografi subacquei distribuiti sul territorio nazionale e con una propensione alla "documentazione scientifica" di "adottare" un metro quadro “simbolico” di fondale della zona dove si immergono con costanza e regolarità (ognuno ha la sua immersione preferita). In realtà si tratta di individuare il tratto di fondale preferito lungo poche decine di metri, ed una volta decisa la profondità esatta e l’orientazione e l’inclinazione delle rocce, tornare a fotografarlo periodicamente (possibilmente 4 volte all'anno nelle diverse stagioni) in modo da farlo divenire una stazione di rilevamento a lungo termine. L’area scelta, indicata da coordinate geografiche GPS, profondità, orientazione geografica rispetto al Nord e inclinazione del substrato, sarà comunicata dal fotografo (o gruppo di fotografi) la prima volta e rispettata in tutte le immersioni successive.

All’interno dell’area scelta dovrà essere individuato un quadrato di 50 x 50 cm da fotografare ad ogni successiva immersione. Per ritrovarlo è utile fissare 4 chiodi di acciaio inox nei vertici su cui riposizionare ogni volta un telaio mobile (realizzato ad esempio in tubi di platica per cavi elettrici). Su uno dei vertici deve essere attaccato un cartellino di plastica in modo da facilitare il ritrovamento del quadrato e permettere di identificare in modo univoco la foto e la sua orientazione. Per ciascun’immersione dovranno inoltre essere scattate almeno 10 fotografie distribuite in modo assolutamente casuale nell’area scelta, entro qualche decina di metri, rispettando la scelta iniziale di profondità, orientazione geografica rispetto al Nord e inclinazione del substrato.Tutte le immagini dovranno inquadrare in modo più perpendicolare possibile l’area di 50 x 50 cm, delimitata dal telaio mobile, che dovrà essere ben illuminata da luce artificiale (fari o flash).

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Le immagini man mano che saranno inviate saranno raccolte in un data base suddiviso per area, fotografo e data e saranno analizzate per valutare l’abbondanza delle specie caratterizzanti e importanti dal punto di vista ecologico. Le foto ripetute sul punto fisso permetteranno di analizzare la sequenza temporale puntuale, mentre le foto casuali circostanti consentiranno di studiare la variabilità spaziale e temporale del popolamento.

I dati ottenuti saranno analizzati per individuare variazioni di lungo termine dei popolamenti bentonici. Le eventuali variazioni osservate saranno messe in relazione con i potenziali fattori di disturbo locali, come azioni dell’uomo, o globali, come i cambiamenti climatici in atto.

Risultati attesi - Descrizione di comunità bentoniche attuali - Individuazione delle specie soggette a regressione o ad espansione - Descrizione delle variazioni stagionali nella composizione della comunità - Localizzazione delle aree maggiormente soggette a cambiamenti - Caratterizza zione dei principali fattori responsabili del cambiamento - Sviluppo di possibili scenari futuri - Segnalazioni delle aree a maggior rischio di perdita di biodiversità

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Foto di Adriano Gamberini

Il Nord Adriatico o Alto Adriatico è il mare più a nord del Mediterraneo. Lungo la parte occidentale italiana alcune centinaia di km di coste, in prevalenza sabbiose, si susseguono dal golfo di Trieste, a nord, fino alla città di Ancona, a sud. Ovunque il mare degrada dolcemente verso un fondale, prevalentemente a base di sedimenti fini, con una profondità media molto bassa, attorno ai 35 metri. L’ecosistema del mare Nord Adriatico è uno dei più produttivi di tutto il Mediterraneo, in grado di ospitare una straordinaria varietà di organismi.Ad eccezione di Miramare (Trieste) nessun’altra area marina protetta è presente lungo questo tratto di coste. A giugno 2012 l’Europa proteggeva il 4.5% della sua superficie marina, meno della metà rispetto all’impegno preso nel 1992, durante la United Nations Convention on Biological Diversity, che richiedeva la protezione di almeno il 10%.

Numerose, lungo tutto il litorale, sono le scogliere frangiflutti, sistemate allo scopo di proteggere le spiagge dal fenomeno dell’erosione. Queste nel corso degli anni hanno consentito a molteplici forme di vita di trovare l’habitat ideale per la loro sopravvi venza. Le scogliere forniscono substrati duri in un habitat altrimenti caratterizzato dalla costante presenza di sabbia. Per questo motivo in tale fascia convivono specie tipiche di fondali sabbiosi con altre proprie di aree rocciose. Questo mix consente di osservare rappresentanti di tutti i principali phyla animali in un habitat così facilmente accessibile quanto misconosciuto.Lungo un tratto costiero interamente pianeggiante uniche eccezioni sono il promontorio del Conero, nell’estremità più a sud, e il colle del San Bartolo a Pesaro, ad oggi entrambi parchi naturali terrestri.

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Da tali premesse originano i diversi temi sviluppati durante la seconda edizione dell’evento “Biodiversità del Nord Adriatico”, svoltosi nel bellissimo scenario del Parco Naturale del San Bartolo (Pesaro). Il parco è caratterizzato dalla presenza di una falesia che disegna spazi ideali da mettere al riparo dal sempre maggior impatto antropico, e nei quali i cittadini possano ritrovare quei paesaggi naturali che li rendono più sensibili ai temi della protezione e conserva zione. Nell’arco di diverse giornate si sono susseguite le seguenti attività.

Allestimento di una mostra itinerante con una serie di poster dedicati alla biodiversità del nord Adriatico, realizzati da Reef Check Italia con il contributo di immagini scattate dai subacquei della società Subtridente di Pesaro. Le manifestazioni si sono svolte nelle località di Fiorenzuola di Focara, cuore del Parco San Bartolo; nella sede della società Subtridente, all’estremità più a sud del Parco, e nella parte più a nord nel comune di Gabicce.

Presso la sede del museo paleontologico del Parco si è tenuto un convegno durante il quale il prof. Walter Landini, ordinario di Paleontologia all’Università di Pisa, ha descritto la storia delle vicissitudini geologiche e climatiche che per milioni di anni hanno interessato il Mediterraneo; quindi la prof.ssa Nicoletta Bedosti (Università di Urbino) ha illustrato i reperti fossili, provenienti dai giacimenti del San Bartolo, conservati nel locale museo. Ha fatto seguito la relazione del prof. Carlo Cerrano, presidente di Reef Check Italia onlus e docente di Zoologia all’Università di Ancona, che ha evidenziato la necessità di approfondire le conoscenze della biodiversità marina di questo tratto di mare Adriatico per porre le basi utili alla progettazione di un’area protetta in questa zona. L’intervento conclusivo di Eva Turicchia, coordinatrice dei volontari subacquei del Nord Adriatico, ha evidenziato l’importanza del volontariato subacqueo e descritto il nuovo protocollo di monitoraggio delle scogliere frangiflutti del Nord Adriatico elaborato da Reef Check Italia Onlus.

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Nella parte dedicata al monitoraggio dell’ambiente costiero emerso (protocollo MACe.) gli studenti di sei classi del Liceo Scientifico G. Marconi e Istituto Agrario A. Cecchi di Pesaro hanno collaborato con i biologi di RCI alla raccolta di dati di monitoraggio di una spiaggia del Parco San Bartolo. Le lezioni teoriche in aula e l’attività pratica in spiaggia hanno contribuito certamente a formare negli studenti una nuova coscienza del valore di una spiaggia naturale.

Infine la giornata dedicata al monitoraggio dell’ambiente marino sommerso alla quale hanno partecipato numerosi subacquei della società Subtridente Pesaro. Al termine della giornata i dati raccolti dai volontari sono stati inseriti nei database online e sono ora a disposizione per una libera consultazione a chiunque ne faccia richiesta. In conclusione, com’era già avvenuto fin dalla prima edizione del 2012, ancor di più quest’anno l’evento è stato caratterizzato da un importante coinvolgimento di Pubbliche Istituzioni, Scuole, Amministrazioni Locali, Associazioni Non Governative, Università, Club Subacquei e tanti comuni cittadini, realtà molto diverse fra loro ma tutte unite da un unico obiettivo: la valorizza zione e protezione del loro ambiente marino. Arri vederci alla terza edizione, nel 2014, alla quale hanno già aderito nuove importanti realtà regionali.

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Utilizzare il protocollo per promuovere la conoscenza della biodiversità marina attraverso una descrizione degli habitat e delle specie tipiche del Nord Adriatico. Il protocollo è rivolto indistintamente ai subacquei e alla popolazione in generale.Il protocollo si basa sul monitoraggio nel tempo di alcuni tratti di scogliere (stazioni) predeterminati e distribuiti lungo tutta l’area d’interesse. La scelta delle singole stazioni viene definita attraverso accordi presi fra il coordinatore Nord Adriatico di Reef Check Italia Onlus e le persone interessate a partecipare.

Gran parte del litorale adriatico è caratterizzata dalla presenza di scogliere frangiflutti. Tali scogliere sono state sistemate allo scopo di proteggere le spiagge dal fenomeno dell’erosione. Su di esse, nel corso degli anni, numerose forme di vita hanno trovato l’habitat ideale per la loro sopravvi venza. Le scogliere forniscono substrati duri in un habitat altrimenti caratterizzato dalla costante presenza di sabbia. Per questo motivo in tale fascia convivono specie tipiche di fondali sabbiosi con altre proprie di aree rocciose. Questo mix consente di osservare rappresentanti di tutti i principali phyla animali in un habitat così facilmente accessibile quanto misconosciuto. Obiettivi Monitorare nel tempo alcune specie tipiche dei popolamenti bentonici associati alle scogliere frangiflutti, distribuite lungo l’area costiera di tutto il Nord Adriatico, in modo da rilevare i cambiamenti in corso.

Sono state selezionati 10 tipi di organismi, facilmente individuabili nell’area, ognuno con caratteristiche biologiche ed ecologiche peculiari e di particolare interesse per monitorare i possibili cambiamenti in corso. L’obiettivo è di conoscere alcune dinamiche, legate alla loro presenza o assenza, nel corso del tempo. Tali informazioni contribuiranno a conoscere maggiormente il ruolo ecologico svolto da ognuna di esse nell’ambiente marino costiero del Nord Adriatico. Per ciascun organismo sono state descritte le modalità utili per il riconoscimento e il perché è utile segnalarne la presenza o assenza. Il monitoraggio è svolto utilizzando una scheda plastificata e un quadrato 50x50 cm, suddiviso in subquadrati di 10 cm di lato, per un totale di 25 subquadrati. Ciascun subacqueo dovrà completare da un minimo di dieci quadrati a un massimo di venti. Metà dei quadrati dovrà riportare dati ricavati nel lato della scogliera esposto a mare mentre l’altra metà andrà eseguita nel lato interno, annotandosi per ciascun quadrato il lato di appartenenza.

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La disposizione corretta dei quadrati costituisce una fase di fondamentale importanza perché garantisce l’uniformità dei dati raccolti dai vari operatori. L’ambiente della scogliera frangiflutti è caratterizzato da una bassa profondità, di norma 2- 3 metri , in così pochi metri troviamo habitat notevolmente diversi fra loro. La parte più in superficie è soggetta alle escursioni di marea (fascia intertidale), le cui variazioni, particolarmente ampie in Adriatico settentrionale rispetto al resto del Mediterraneo, determinano per gli organismi che vivono in questa zona l’alternanza di periodi di completa emersione con fasi di totale immersione. Per tali motivi si è deciso di disporre i quadrati ad una profondità ben precisa, situato in una fascia costantemente sommersa, determinabile nel modo seguente. Per stabilire il punto in cui collocare il quadrato è necessario conoscere il livello di marea dell’area d’interesse e all’ora di esecuzione dei rilievi. Il livello di marea si misura rispetto ad un livello di riferimento di bassa marea chiamato Mean Lower Low Water (MLLW) che rappresenta la media delle più basse maree osservabili su un lungo periodo. In partica questo assicura che molto difficilmente si possa verificare un livello più basso di questo. Per conoscere il livello di marea Reef Check Italia onlus mette a disposizione sul proprio sito web il collegamento alle previsioni astronomiche per le principali località dell’Adriatico sethttp:// tentrionale (fornite da: www.pagineazzurre.com).In pratica, si è deciso di monitorare l’area situata a un metro di profondità al disotto del valore minimo di marea, verificando che vi sia almeno un metro di profondità dal fondale sabbioso circostante. Per far questo è sufficiente sommare 1 m al livello di marea fornito dal calendario e posizionarsi immediatamente sotto a questo valore.

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Dovremo fare comunque attenzione che il quadrato non si trovi a meno di un metro dal fondo per evitare gli inconvenienti descritti in precedenza legati a questa profondità. Per questo conviene posizionare un secondo piccolo piombo lungo la cima appesa alla boa esattamente a 1,5 m dal primo. Ogni operatore, raggiunta la zona prestabilita, dovrà appoggiare il quadrato in un punto a caso, in posizione verticale, collocandolo in maniera casuale, senza farsi influenzare dagli organismi che vede, ma rispettando la profondità predeterminata. Per ogni organismo previsto dal protocollo, il subacqueo dovrà registrare nel lato posteriore della scheda il numero di sottoquadrati all’interno dei quali esso è presente. Il numero di sottoquadrati andrà da un minimo di 0 (assente) a un massimo di 25 (presente in tutti i sottoquadrati). In tal modo sarà possibile ottenere dati sull’abbondanza, all’interno di ogni quadrato, degli organismi selezionati. Dopo aver inserito i dati con le informazioni su ciascuno degli organismi elencati nella scheda, l’operatore sposterà il quadrato in ul altro punto casuale, ma alla medesima profondità, e ricomincerà le osservazioni con le stesse modalità, continuando fino al completamento del numero stabilito di quadrati. Per garantire la casualità dei punti si possono estrarre a sorte prima dell'immersione il numero di pinneggiate e la direzione che separa ciascun quadrato. È indispensabile che ciascun subacqueo compia le proprie osservazioni individualmente, in modo indipendente dagli altri partecipanti, pur rimanendo in contatto, per motivi di sicurezza, con il proprio compagno di immersione, eventualmente aiutandosi a vicenda per sostenere il quadrato.


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Osservare nel loro ambiente piccoli molluschi, per scoprire grandi cose. Il mare offre elementi di grande attrazione per l’immaginario collettivo: balene, squali, cavallucci marini, tartarughe. Gli invertebrati invece raramente rappresentano un vero e proprio interesse per il turista, se non come generica suggestione paesaggistica, come nel caso di estese popolazioni di gorgonie. I molluschi nudibranchi rappresentano un’importante eccezione da questo punto di vista. Da quando la fotografia subacquea ha permesso l’impiego della macrofotografia, essi sono il principale soggetto d’interesse, grazie a forme singolarmente eleganti e a colorazioni insolitamente vistose. Da sempre i subacquei sono capaci di individuare e riconoscere questi piccoli molluschi, che presentano dimensioni variabili dai pochi mm fino a superare i 10 cm di lunghezza. Oltre alla straordinaria e complessa bellezza delle loro forme, i nudibranchi sono anche originali dal punto di vista alimentare, mostrando una spiccata dieta speciespecifica, generalmente orientata su spugne e cnidari.Perché il “Giorno del nudibranco”? Perché i cambiamenti climatici in corso stanno rapidamente modificando le comunità sommerse, causando talvolta estinzioni locali di alcune specie o evidenti alterazioni nei normali cicli vitali e molto spesso la scomparsa di una specie passa del tutto inosservata. Ma se scompare una specie di cui un nudibranco si nutre anche il nudibranco è destinato a scomparire.Per questo motivo si richiede l’aiuto dei subacquei. Cercare e censire i nudibranchi significa raccogliere informazioni importanti anche riguardo la presenza delle loro prede.Il “Giorno del nudibranco” a Portofino è il primo evento di una serie di monitoraggi che Reef Check Italia onlus intende promuovere a livello nazionale, con particolare riferimento alle Aree Marine Protette. L’obiettivo è quello di aumentare l’attenzione verso questo delicato gruppo di organismi e raccogliere su larga scala dati sulla dinamiche delle loro prede, poriferi e cnidari in particolare, tra i gruppi più sensibili al riscaldamento climatico.

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Oltre 90 partecipanti e i successivi commenti dei diving coinvolti nell'organizzazione dell'evento ci hanno permesso di definire un protocollo da utilizzare nell'osserva zione dei nudibranchi. Tale protocollo sarà applicato nelle prossime iniziative previste su scala nazionale fin dalla prossima primavera. Un particolare ringraziamento alla delegazione di giovani ed esperti studenti/ subacquei guidati della Prof.ssa Erika Mioni, Biologa e Docente responsabile del Progetto di Didattica della Biologia Marina “PERCORSI NEL BLU”, presso la Scuola Pilota dell’ISA 2 - “2 giugno” di la Spezia. Gli studenti, perlustrando i fondali dalla superficie sotto la guida della loro insegnante, hanno ancora una volta messo alla prova le competenze acquisite nel campo della biologia marina proprio grazie al progetto che li ha resi protagonisti ed ormai esperti nella conoscenza della biodiversità nella fascia costiera . Il progetto, al quale stanno aderendo realtà scolastiche a livello provinciale, regionale e nazionale, ha finora coinvolto più di 800 partecipanti tra bambini, genitori e insegnanti. L’attività di ricerca, riccamente documentata ha permesso ai ragazzi di calarsi nelle vesti di Biologi ricercatori e di comprendere quanto sia importante poter applicare sul campo, anche in un contesto applicativo più specifico e professionale, ciò che si apprende durante le attività sperimentali svolte a scuola e sul campo.


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