CLASSE futuro numero speciale classe IV BL - Liceo “Da Vinci” di Alba
In questo numero:
2 ➜ pag alba e langhe 3 ➜ pag vino e ambiente 5 ➜ pag stili di vita 8 ➜ pag acqua, aria, energia
11 ➜ pag confronti
Acqua, cibo e buone gambe sono lʼequipaggio di un buon viaggiatore. La nostra valigia conteneva invece una biro, i nostri occhi e un poʼ di parole, e volevamo raccontare delle storie: quelle di parenti, amici e . . . sconosciuti, che “fanno” insieme il nostro territorio. Ci siamo inventati, insomma, giornalisti. Perché la scuola è anche questo: invenzione, immaginazione, possibilità; conoscenza messa in pratica. Abbiamo osservato la città e le colline chiedendoci cosa delle realtà di oggi andrà bene anche domani. Tra vino, ambiente e banchi di scuola è nato questo giornalino, in cui ci siamo messi in gioco. Per completare il lavoro manca solo un contributo: il giudizio del lettore. Volta pagina e buona lettura!
2 Alba e Langhe: unʼoasi... per chi? Pregi e difetti del turismo in collina
turismo alba e langhe
I pregi di Monica Tibaldi e Debora Dallorto Alba e turismo... Che rapporto ci può essere tra queste due parole? Forse sottovalutiamo l’importanza turistica di questa cittadina delle Langhe; perché altrimenti come si spiegano tanti turisti a spasso per il centro storico? Che cosa li attira in questa città? Trentamila abitanti, appoggiata sulla sponda del Tanaro e conosciuta anche come “la città delle cento torri”, Alba conserva antiche chiese e alcune tra le torri medievali (una decina) lungo il perimetro del centro storico. E proprio il centro storico, con questi suoi frammenti vivi di storia, rappresenta una delle attrazioni più importanti della città. Con inizio da Via Cavour, si prosegue fino in Piazza del Duomo, dove si erge la Cattedrale di San Lorenzo e accanto il Palazzo Comunale; per proseguire poi, tra antiche chiese ed edifici, lungo Via Maestra, la via principale del centro, fino a Piazza Savona, in cui gli edifici più antichi iniziano a fondersi con l’Alba più
moderna ed i nuovi palazzi. Alba è anche la capitale storica delle Langhe, circondata da colline coperte di vigneti, ed è ben conosciuta per i prodotti tipici della sua enogastronomia: vino, soprattutto, e tartufi, a cui è dedicata la famosa fiera nel mese di ottobre, motivo di attrazione per i turisti. Alba è rinomata inoltre per la produzione di nocciole, che sono un prodotto tipico delle Langhe e, non dimentichiamolo, ingrediente base per la maggior industria dolciaria italiana: la Ferrero. Nata proprio ad Alba, l’azienda produce ed esporta in tutto il mondo i suoi celebri prodotti. Ecco dunque cosa attira tanti turisti ad Alba: la gola! E non solo...
I difetti di Giulia Bazzano Ma il turismo può essere considerato un equipaggio per il futuro? È fonte di guadagno,di scambi culturali ed è un settore in continua crescita. Ma riguarda il futuro di tutti? Guardando le nostre zone, non possiamo affermare di si, perché è rivolto a una determinata categoria di turisti. La percentuale di persone che hanno deciso di investire nel turismo in campagna, attratti dalla vita all’aria aperta e da un ritorno al passato, certo, è altissima. E nelle Langhe, invece dell’hotel extralusso, è stato l’agriturismo ad avere la sua rivincita (il rapporto in Piemonte è 1:110); una sistemazione che, insieme
ai bed & breakfast, accoglie una fetta di mercato piuttosto precisa: quella degli adulti e delle famiglie. Esiste poi un fenomeno in parte diverso, fatto di coppie in cerca di tranquillità che si installano per tutta l’estate - o per periodi ancora più prolungati in case sperdute di campagna. La villeggiatura che si è sviluppata nelle zone collinari è per lo più riservata a ricchi tedeschi o inglesi ansiosi di fuggire dall’ambiente metropolitano e trovare la propria oasi di pace. Se chi vive quotidianamente, dalla nascita, in una situazione di isolamento e lontananza da tutto, può sentirsi stufo e trovare questa scelta angosciante; per chi ha vissuto quarant’anni in una metropoli come Londra o Berlino, tutto ciò sembra invece meraviglioso. Inizia così il restauro di vecchie case diroccate e sommerse dalla natura, con conseguente scavo di una piscina e via dicendo... Questo turismo, però, non coinvolge i giovani desiderosi di avventura. Si vedono raramente comitive di ventenni che prenotano le vacanze nell’agriturismo in cui si può passeggiare nei vigneti o svegliarsi al canto del gallo. Tutto ciò lo troveranno affascinante tra vent’anni, forse. Il turismo in Langa ha gioco la carta del ‘cambiar vita’: abbandonare il grigio della città, la monotonia dei palazzi, il caos soffocante. Una mossa vincente, in una società sempre in cerca di una svolta. Una mossa non così altrettanto vincente, però, è stata quella di escludere una fascia di età, di non creare qualcosa di coinvolgente anche per loro. O forse è meglio cosi. D’altronde è improbabile che una famiglia ultrasessantenne in cerca di silenzio possa apprezzare il rumore e la frenesia che porterebbero dei ‘vicini di vacanza’ diciottenni. La loro oasi è riservata a pochi.
Tre grappoli dʼuva
Alla scoperta della viticoltura tra impresa, ricerca e impatto ambientale VINO E AMBIENTE di Elena Finocchio È estate, in città l’afa è opprimente e il caldo fa percepire lo smog più che mai; neanche nei parchi la sensazione di soffocamento diminuisce: come fare allora? Una scappata nelle Langhe sarebbe l’ideale, magari per riposare in un bell’agriturismo immerso nella natura dove respirare aria pulita... o quasi. In questa stagione, infatti, i vigneti sono invasi dai trattori, ognuno con la propria nube di sostanze diserbanti e pesticide che servono per proteggere la pianta di vite da funghi e malattie che compromettono la crescita dell’uva. Ma viene da chiedersi: come è possibile che una volta, quando trattori
e sostanze chimiche non esistevano, le viti fossero ugualmente coltivate? Un viticoltore piemontese ha risposto a questa domanda, spiegando che le malattie erano combattute con uso di rame e zolfo, i concimi non erano chimici ma animali, e invece di usare diserbanti l’erba veniva tolta a mano, anche se non c’era una così grande estensione di vigneti. La scienza ha poi fatto nuove scoperte che hanno facilitato i lavori e allo stesso tempo hanno rovinato l’equilibrio naturale, uccidendo anche gli insetti utili e facendo emergere nuove malattie. È per questo che si sta iniziando adesso a proporre l’agricoltura biologica: la soluzione perfetta per la salute dell’ambiente e per
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quelladell’uomo. Naturalmente un cambiamento implica degli ostacoli, ad esempio per portare l’uva a maturazione bisognerebbe proteggerla con prodotti biologici, che sono molto più cari e meno efficaci di quelli tradizionali. Per una buona riuscita inoltre, quest’ agricoltura alternativa andrebbe effettuata su larga scala e per ogni tipo di coltura, così che i prezzi dei prodotti scendano e gli insetti utili tornino a ripopolare. Purtroppo, la potenza delle case farmaceutiche che producono pesticidi ostacola questo progetto, ma - pensano alcuni agricoltori più coraggiosi - bisogna avere buona volontà e iniziare perché questo è l’unico modo per dare un futuro al nostro pianeta.
Intervista 1: lavoro e passione “I tramonti dalla collina Ausario sono i colori della passione, dell’acqua, del vento e del sole.... I vigneti traggono da questi elementi la forza per produrre un frutto di leggiadra melodia che il nostro lavoro e la nostra dedizione trasformano in orgoglioso bino, anello ultimo dell’incantevole inebriante Natura.” Questa è la frase iniziare dell’home page dell’Aziena Agricola Molino, da cui emerge un forte senso di appartenenza alla propria terra e alle proprie origini. Le piccole-medie aziende si fondano su questo senso del lavoro, tramandato da generazione in generazione. Ma in un’epoca in cui i grandi nomi hanno sempre più mercato, cosa possono offrire queste piccole realtà familiari? Franco Molino,titolare dell’azienda, risponde così alle nostre domande.
poter andare avanti è necessario comunicare con il cliente.” Come avviene questa comunicazione?”Innanzitu tto bisogna trasmettere la passione per il lavoro che sta alla base del prodotto. Poi è importantissimo mantenere un rapporto diretto col cliente, invitandolo nella propria sede o andando di persona da lui. E’ determinante anche la partecipazione a fiere ed eventi in modo da farsi conoscere.”
E’ possibile, in futuro, ambire ad un mercato più ampio?” Per espandere il proprio commercio è necessario rinnovarsi, senza abbandonare le proprie radici. Questo rinnovamento deve essere visibile attraverso il prodotto, con un rinnovamento di immagine ad esempio: una bottiglia con un’etichetta più raffinata e moderna attrae un cliente più di un’etichetta comune. Così nell’ultimo anno la nostra azienda ha rinnovato sito web, logo, e anche le etichette di tutte le bottiglie, vinChe tipo di prodotto può offrire un’azienda cendo il terzo posto ad un importante concorso di come la vostra? “La nostra attività si rivolge Barcellona. L’investimento ha fruttato un’enorme ad un certo settore di mercato: una clientela pubblicità all’azienda”. che ambisce ad un prodotto esclusivo, non distribuito dalla multinazionale, e vuole un pro- In futuro, per poter rimanere competitivi nel merdotto di ottima qualità, a volte senza guardare cato dominato dalle grandi aziende, le realtà più il prezzo. Il nostro intento rimane però quello piccole non devono escludere infine un certo lidi garantire un giusto prezzo per una determi- vello di cooperazione con le altre entità del terrinata qualità. E’ un mercato selettivo in cui per torio; collaborazione che in parte avviene già.
vino e ambiente
di Francesca Molino
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Intervista 2: ricerca e futuro
vino e ambiente
di Sabrina Stroppiana
sceremo queste zone così facilmente. Langhe, Roero e Monferrato sono le terre dove siamo nati, dove sono vissuti i nostri avi e noi dobbiamo continuare il loro lavoro. Questi luoghi hanno bisogno di giovani intraprendenti e appassionati.”
“In un bicchiere di vino ci sono poesia, musica, cultura e tradizione”: così è cominciata l’intervista a due ragazzi della scuola enologica “Umberto I” di Alba. Una frase che può riassumere l’amore per questo territorio, per i suoi frutti e per un lavoro che richiede fati- La situazione economica odierna, però, è caratca e costanza. terizzata da un profonda crisi economica. Pensate che dei giovani appassionati possano bastare Cosa vi ha spinto a scegliere questo indirizzo per dare un futuro alla viticoltura? “Dobbiamo scolastico? “Sicuramente la passione. Non ci ammettere che la strada è già in parte spianata. si può iscrivere a questa scuola se non si ha Molte aziende hanno una lunga tradizione e sono il desiderio, tornando a casa, di andare tra i ben avviate, il nostro vino è conosciuto non solo filari a lavorare o scendere in cantina ad an- in Italia ma anche all’estero. Il problema da rinusare il buon profumo del vino.” solvere, secondo noi, è quello della promozione dei prodotti: si deve trovare un modo nuovo per Da questo ragionamento, si capisce che non pubblicizzarne la qualità e non essere surclastutti possono frequentare l’Istituto Umberto sati da tutte le merci che giungono dall’estero, I! “Non è così in realtà: anche chi non pos- per non parlare di tutte le copie contraffatte che siede un’azienda vitivinicola può trovare un girano sul mercato.” modo per dedicarsi a ciò che più ama facendo stage e applicandosi nelle attività pratiche Il vostro compito sarà solo quello di trovare un nuovo sistema per promuovere i prodotti? Cerche la scuola offre. Crediamo sia una grande fortuna avere questo tamente, non solo questo. Futuro è sinonimo di Istituto vicino a noi: ci permette di abbinare la innovazione. Il nostro dovere è quello di proseteoria, e quindi la giusta tecnica per creare un guire la tradizione e le usanze del passato, ma vino di qualità, con l’applicazione manuale. pensando al nostro avvenire e alla società che Inoltre chi vuole continuare nella viticoltura, cambia. Le nostre idee potranno creare prodotti può frequentare il primo anno della facoltà di moderni in grado di spingere anche le giovani enologia a Grugliasco, mentre gli altri anni generazioni, che preferiscono birre tedesche o bevande americane a consumare più frequentesono ad Alba: una gran comodità.” . mente i nostri prodotti. Pensate quindi di restare in queste zone? La terra ha un grande valore che non deve es“Questa penso sia l’idea di tutti i viticoltori sere perso, dobbiamo impegnarci a non lasciar di oggi. L’Italia è un territorio magnifico per naufragare coltivare e ha una tradizione secolare nella tutto lo sforzo dei nostri predecessori nel creare produzione del vino. E per quanto ci riguar- un territorio così bello e ricco, oltre che, natuda, siamo affezionati al Piemonte e non la- ralmente, un vino così buono.”
Unʼalternativa efficace al supermercato
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di Thomas Morello 4°BL - Liceo “Da Vinci”, Alba Enormi centri commerciali hanno ormai invaso ogni angolo del Paese e del mondo, migliaia di prodotti riuniti sotto un unico enorme tetto, mentre offerte 3x2 riempiono le nostre cassette postali: ma sappiamo davvero quello che compriamo? Qualunque cliente, tanto più con i tempi che corrono, è alla ricerca dell’offerta giusta per il suo portafoglio, trascurando però talvolta la qualità di ciò che sceglie. Alcune associazioni si impegnano per combattere intermediazioni speculative e ribassi qualitativi, fornendo informazioni concrete direttamente al cliente. Questo tipo di commercio nasce dalla fusione di due parole chiave: Equo e Solidale. Per chi non ne fosse al corrente,
questo tipo di atttività si fonda sul rapporto diretto con i produttori del Sud del mondo e vuole offrire prodotti biologici e biodinamici, al giusto prezzo. Un approccio diverso dal commercio convenzionale insomma. Le cooperative Quetzal sono le più diffuse in Italia, con ben 130 associazioni di cui 3 anche all’estero, e sono nate
nel 1992 senza alcun fine di lucro ma cercando solamente di diffondere uno stile di vita sostenibile e sano. Anche la città di Alba vanta una bottega “Quetzal” che segue questa etica, vendendo prodotti che rifiutano i maltrattamenti sugli animali, gli organismi geneticamente modificati, i fertilizzanti e i concimi chimici che spesso a nostra insaputa abbondano sulle nostre tavole. La cooperativa, inoltre, collabora con altre associazioni di volontariato del nostro territorio e con i giovani, per promuovere servizi d’informazione e giochi anche ai più piccoli. A fronte di tutto questo, sorge naturale pensare che i prezzi possano salire alle stelle come spesso accade in molti negozi biologici. Ma devo contraddirvi: le cooperative Quetzal mantengono i prezzi invariati rispetto a quelli di un qualsiasi supermercato, talvolta anche con qualche centesimo in meno. Vi si trova oltre a frutta, verdura, bevande ed alimenti secchi, anche utensili per la casa e idee regalo, per esempio delle bomboniere. In conclusione, anche se ogni giorno si vedono scomparire i piccoli negozi all’angolo per far spazio alla grande distribuzione, non bisogna dimenticare l’importanza di questi granelli di sabbia in un mare di consumismo di massa, che provano con piccole e grandi iniziative a mantenere viva l’alta qualità dei loro prodotti. Seguite il mio consiglio e aiutate chi ne ha più bisogno: inizia proprio da voi stessi, soddisfatti o rimborsati.
stili di vita
Equo e Solidale sono le parole chiave di un commercio nuovo e dʼalta qualità
6 La Mia Casa a Impatto Zero
stili di vita
di Ilaria Marchetti Ambiente: la nostra casa; tutto ciò che ci circonda e ci accoglie fin dalla notte dei tempi. Dovrebbe essere il nostro principale impegno. E invece il nostro pianeta sta sempre peggio a causa della nostra ignoranza e della nostra mancanza di rispetto. Solo negli ultimi anni l’uomo ha focalizzato l’attenzione su questo problema, quando, forse, era già troppo tardi. Ma comunque tutti possono dare il loro contributo, sia pur piccolo, per la salvaguardia dell’ambiente, a partire dalla nostra vita quotidiana e dalla nostra casa. Anche se non ci facciamo caso, infatti, è grande la quantità di acqua e di energia che sprechiamo ogni giorno. Eppure basterebbe davvero poco per salvaguardare il pianeta e il nostro portafogli. Le case di recente costruzione, ad esempio, sono dotate di pannelli solari (termici o fotovoltaici), che possono convertire l’energia del sole in energia elettrica. Questi apparecchi sono ancora molto
costosi e convertono in energia elettrica solo il 6-15% della luce solare che colpisce il pannello; tuttavia, con l’avanzamento della tecnologia, si può sperare che questi pannelli potranno essere accessibili a tutti e diventare d’uso comune.Se si vuole rispettare l’ambiente attraverso la propria abitazione, poi, è possibile acquistare case prefabbricate in legno, che limitano la dispersione del calore e permettono di utilizzare meno materiali tossici e meno energia per il riscaldamento, così da emettere la minima quantità possibile di anidride carbonica. O ancora, ci si può dotare di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, che permettono di risparmiare l’acqua, il nostro bene più importante. E’ veramente ottuso da parte dell’uomo pensare di poterla utilizzare in modo sfrenato, come se fosse infinita; perché non lo è, ma anzi, sta terminando e dovremmo fare di tutto per non sprecarla. Un altro mezzo per non danneggiare il mondo intorno a noi è l’uso
delle stufe a biomasse o a legna. Insomma, si può creare una vera e propria casa a impatto zero. Magari con case di questo tipo si deve rinunciare a qualche eccesso che la società ci offre, ma se la posta in gioco è la sopravvivenza stessa del pianeta, non ne vale la pena? Per proteggere l’ambiente è stato inoltre firmato nel 1997 il Protocollo di Kyoto: un trattato sul riscaldamento globale entrato in vigore nel 2005. Esso impone una serie di condizioni volte a diminuire l’emissione di gas che alterano il clima, e vi hanno aderito i paesi dell’Unione Europea; quindi, anche l’Italia. In materia di ambiente e di lotta all’inquinamento sono stati fatti molti passi avanti in questi anni, ma molti se ne dovranno ancora fare, se vogliamo un pianeta in salute su cui vivere. L’uomo non deve essere il carnefice della sua casa, bensì colui che la protegge, perché uomo e ambiente possano vivere insieme per molti secoli ancora.
Un passo avanti per aiutare gli altri
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di Michela Gozzellino Nella cittadina di Alba, sono presenti molte occasioni che ognuno di noi può cogliere per dare un proprio contributo nella società. Abbiamo chiesto a un giovane volontario della Croce Rossa di parlarci della sua esperienza. Che cos’è per te il volontariato? “Fare volontariato è un lavoro vero e proprio a livello, ma ... senza gratis. Per me è stata una grande esperienza: mi è servita soprattutto per capire gli altri. Al giorno d’oggi ci sono moltissime possibilità per essere dei volontari, sia in ambito sociale, che sanitario o tecnico ... Ma manca spesso la voglia di provare.”. Che età hanno i volontari della croce rossa italiana di Alba? “La Croce Rossa Italiana ammette volontari a partire dai 14 anni, dando la possibilità ai giovani di avvicinarsi alle responsabilità e al rigore del servizio. Ad alba i giovani della CRI sono 83, con un età compresa tra i 14 e i 26 anni.” Che esperienze ti permette di fare il volontariato? “Essendo un lavoro gruppo, questo progetto permette uno scambio di esperienze sia a livello di servizio, sia a livello personale. Siamo tutti giovani, così si applica la peer education (educazione alla pari) che fa maturare i più piccoli e crea un buon clima di servizio.” Com’è organizzato il servizio della croce rossa di Alba?” I giovani tra i 14 e i 17 anni non possono prendere parte all’attività di soccorso del 118, e gli vengono affidate attività come il centralino (rispondere ai telefoni della guardia medica, o per informazioni), oppure il servizio “Caritas”, che consiste nel recarsi alla mensa della cartitas e
distribuire pasti caldi alle persone della struttura o aiutare il personale. Oppure i giovani volontari fanno dei progetti con le scuole su questo argomento. Dal compimento dei 18 anni, invece, alle attività appena elencate, si aggiungono i trasporti e il soccorso del 118. Qual è la motivazione che ti ha spinto a diventare volontario? “Avevo già sentito parlare di questa possibilità, ma non mi toccava molto; poi ho provato a informarmi: persone s p e c ia lizzate mi hanno descritto il lavoro e mi sono voluto mettere in gioco. Ora posso dire che dà soddisfazioni immense, perché anche se non ricevi soldi, ricevi un grazie da chi davvero lo sente dentro, perché hai dato una mano”. Secondo te è utile andare a parlare nelle scuole, per fare avvicinare i giovani a questo progetto?” Certo, perché si ha spesso un’idea molto limitata del volontariato e solo da un coetaneo un giovane può capire determinati aspetti dell’attività. In più è molto utile perché andando direttamente nelle classi, possiamo trasmettere maggiore interesse in quanto ci mettiamo alla pari con gli studenti, per fare capire che non ci sono differenze tra i volontari e gli alunni, ma che semplicemente si fa qualcosa insieme.” Per concludere, che messaggio vuoi trasmettere ai giovani sul volontariato? “Siamo giovani! E come tali possiamo fare tutto, mettetevi in gioco! Provateci! Il volontariato non è una rottura dal nostro mondo, ma un’esperienza per maturare e conoscere gente nuova, giovane come noi, che condivide gli stessi ideali. Perciò io da giovane ribadisco: “METTETEVI SEMPRE IN GIOCO!”, proprio come sono riuscito a fare io! Fidatevi, che ne vale la pena!”.
stili di vita
Intervista ad un giovane volontario della C.R.I. di Alba
acqua, aria, energia
8 Torino drogata dʼinquinamento
di Michela Voglino Torino è l’ottava città più inquinata del mondo, la prima in Europa. Ha infatti il maggior tasso d’inquinamento nell’aria, più precisamente 47 microgrammi per metro cubo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha presentato uno studio in cui viene presentata una mappatura della città: ne risulta che Torino detenga il record italiano di melanomi, nonché di sostanze cancerogene nell’aria. Tra gli inquinanti troviamo soprattutto le polveri sottili, respirate ogni giorno dai cittadini. Tuttavia nel capoluogo piemontese, l’aria non è contaminata esclusivamente dallo smog e dalle polveri sottili. Uno studio ha rilevato presenza di mole-
cole di cocaina, cannabiboidi, caffeina e nicotina nell’aria. È necessario, però, precisare che secondo i dati del Cnr, queste sostanze costituiscono comunque una quantità talmente bassa da non aver alcun effetto sulla salute della persona! Per tenere sotto controllo la situazione, diverse stazioni di
misura sono state poste in varie aree della città dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Piemonte (ARPA). Esse si occupano di esaminare giornalmente la qualità dell’aria e le sue componenti, in particolare la concentrazione di Biossido di Azoto, Monossido di Carbonio, Ozono, Biossido di Zolfo e Benzene: i livelli sono in media abbastanza elevati, ma non del tutto critici. In conclusione, la soluzione è fondamentalmente una: occorre ridurre gli di sforamenti nei valori delle sostanze inquinanti, limitando il traffico veicolare nelle principali aree urbane (molto meglio il vecchio filobus!), così da diminuire il gas di scarico, che provoca talvolta una leggera foschia nel cielo di Torino, offuscando il suggestivo panorama.
Acqua: lʼoro del futuro
sostanze e il loro continuo mutare. Effettivamente tutti gli esseri viventi hanno bisogno di acqua per generarsi o anche solo per poter continuare a vivere. Quanto può resistere un uomo senza bere? Poco più di due giorni.Tante volte nella storia le popolazioni sono state sterminate dalle carestie, dovute alla mancanza d’acqua per irrigare i campi e per dissetare gli animali. Dando uno sguardo ai nostri giorni, oggi diamo per scontato che l’acqua sia una risorsa inesauribile, ma se si studiano attentamente le porzioni di acqua sulla superficie terrestre si constata che il 97% di acqua sulla terra si trova negli oceani e di
conseguenza è salata; solo lo 0,2% della rimanenza è in superficie mentre il resto è nelle falde sotterranee e nei ghiacciai. L’acqua quindi è una risorsa limitata e, in alcune zone, comincia a scarseggiare. In futuro, è ormai evidente, l'acqua diventerà sempre più un bene prezioso e raro. Perciò è di primaria importanza limitarne il consumo e azzerare gli sprechi, anche nei confronti di quei Paesi in cui l’acqua manca quasi del tutto o è contaminata e portatrice di batteri e malattie. Per rimediare alla disparità tra i Paesi ricchi, dove l’acqua abbonda e si spreca, e i Paesi poveri afflitti dalla siccità, si sta cercando addirittura di creare le precipitazioni in modo artificiale con nuove tecnologie che riproducono il processo di formazione della pioggia. Grazie alla tecnologia, ma soprattutto grazie a minori e inutili sprechi d’acqua, si spera che quest’ultima diventi un bene di cui poter usufruire in modo più equo e duraturo.
acqua, aria, energia
Chi non apprezza l’oro giallo e quello bianco, costosi e pregiati? Ci siamo poi abituati a sentir parlare di oro nero in riferimento al petrolio e negli ultimi tempi anche di oro rosso: il rame. Tutte risorse esauribili ... E se in futuro dovessimo aggiungere un nuovo colore alla lista? E se questo colore dovesse essere il blu? Blu come ... il cielo, ma prima ancora come l’acqua e il mare. H2O è l'unica formula chimica che tutti conoscono. Ed è giusto che sia così: l'acqua non è solo la sostanza più diffusa sulla terra, ma è la condizione necessaria e la matrice della vita. Se si pensa alla Genesi nella Bibbia, Dio ha creato l’acqua subito dopo l’alternarsi tra il giorno e la notte. E secondo i biologi è proprio dall’acqua che sono nati i primi esseri viventi come i batteri e le alghe. Già il filosofo Talete identificava l’arché, ovvero l’origine di tutto, nell’acqua: secondo lui questo elemento era una forza sempre identica a se stessa che generava la molteplicità delle
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10 Quattro lettere da scoprire: Lʼazienda di Alba e il suo impegno per lʼambiente
acqua, aria, energia
Valentina Scolamacchia Per tutti quelli che si sono sempre chiesti: ma che cos’è l’EGEA? Innanzitutto, EGEA è una società di erogazione gas, nel sud del Piemonte. Era nata come sistema privilegiato di forniture industriali, ma col tempo l’azienda è cresciuta fino ad arrivare nelle nostre case. Grazie a “E-gas” si è garantita una posizione d’eccellenza nel settore dell’approvvigionamento e del rifornimento; mentre per quanto riguarda l’energia elettrica l’Egea si impegna a utilizzare sempre più le fonti rinnovabili e a incrementare gli impianti di questo tipo. Dagli anni ‘70 l’azienda si è inoltre specializzata nel teleriscaldamento: è stata la prima realtà ad essersene occupata nelle città urbane di medie e piccole dimensioni. Il primo vero progetto fu realizzato solo negli anni ‘80 a Brescia, e grazie al sostegno delle Amministrazioni locali, ha raggiunto un buon livello di espansione rendendo il Piemonte il principale diffusore di teleriscaldamento. Grazie a questo sistema si possono ridurre notevolmente la produzione di monossido di carbonio (CO) e di ossidi di azoto (NOx) causati dal riscaldamento urbano. Nelle
centrali infatti si utilizzano combustibili come i gas naturali o le biomasse a filiera corta (materiali di origine forestale). Anche l’acqua vuole la sua parte e l’Egea gestisce inoltre il Ciclo Idrico Integrato (attraverso tre società: Tecnoedil, Alpi Acque, Alta Langa Servizi) che copre 98 comuni nell’area della pro-
vincia di Cuneo. Le sue principali competenze sono: fognature, Acquedotti, depurazioni e altri servizi ambientali. L’azienda partecipa infine a diverse iniziative a favore dell’ambiente: lo acorso 14 febbraio la sostenuto la 10^ edizione di “M’illumino di meno”, una giornata di risparmio energetico resa famosa grazie alla trasmissione radiofonica Caterpillar su Rai Radio 2. La città di Alba ha aderito all’iniziativa realizzando un cd per conoscere il piano d’azione per l’energia sostenibile (Paes), mirato a ridurre la produzione di CO2 del 20% entro il 2020. Come abbiamo visto questa società si impegna per migliorare le condizioni del pianeta, e di conseguenza le nostre, attraverso le risorse che la tecnologia mette a disposizione.
Campagna o città? “Questo è il dilemma” Perché vivere in campagna piuttosto che in città? Queste due realtà vengono spesso messe a confronto e si creano immancabilmente i sostenitori dell’uno o dell’altro stile di vita; perché alla fine si tratta di questo: di stili di vita. C’è chi preferisce vivere nella natura, affacciarsi alla finestra la mattina appena sveglio e osservare il sole sorgere da dietro una collina; e chi invece predilige un appartamento al quinto piano di un palazzo condominiale e svegliarsi con il sottofondo tranquillizzante del traffico stradale. I giovani, in particolare, sono più propensi alla vita caotica della città. Molti frequentano l’università e coloro che arrivano dai paesini di campagna si trasferiscono per comodità, almeno fino al termine della laurea. Poi, una volta ritornati alla vita quotidiana di casa, si ritrovano a pensare appunto: campagna o città? Dipende innanzitutto dal lavoro, anche se una buona parte della scelta è condizionata dalle esperienze vissute e solitamente un ragazzo vede la città come un luogo colmo di possibilità: là c’è tutto. Ci sono persone, lavori, negozi, ospedali, parchi, ristoranti, discoteche, novità... Tutto è a portata di mano; qualsiasi cosa è proprio lì, dietro l’angolo. Mentre la campagna è una realtà lontana, immaginata come un posto di pace e tranquillità che col tempo si trasforma in solitudine e monotonia. Ma forse non è così. Io sono cresciuta in un paesino disperso tra le colline e quindi posso provarlo. Nei paesi c’è molto di più, oltre che un’aria meno inquinata e un paesaggio primaverile verdissimo. C’è la natura sicuramente, un ambiente sano, ma anche socialità tra paesani e amicizie di un vita. Probabilmente è difficile per un cittadino capirlo, ma il fatto di crescere a contatto con la natura crea nella mente una certa filoso-
fia di vita basata sulla tranquillità, sulla serenità, sulle piccole cose. Un modo di vedere il mondo diverso da quello di un milanese, la cui vita è scandita dal lavoro continuo, dai tempi contati o persi nel traffico delle sei del pomeriggio. Lo stesso Rousseau, intellettuale della seconda metà del 1700, scriveva nel suo trattato sulla pedagogia che l’educazione di Emile, protagonista di un suo libro, doveva avvenire in campagna, a contatto con la natura; proprio come Robinson Crusoe, lo sventurato dell’autore inglese Daniel Defoe che riuscì a sopravvivere da solo su un’isola. Ma una volta cresciuti, perché si dovrebbe rimanere in campagna? Soprattutto nel ventunesimo secolo scandito dalla tecnologia e dalle innovazioni continue, che trovano la realizzazione nella città? Natura, ecologia, socialità: sono le tre parole chiave di una possibile risposta. Il mondo è in continua trasformazione e con esso la società e la tecnologia. Eppure tra pochi anni il petrolio finirà. Eppure in pochi decenni abbiamo inquinato la Terra in una maniera impensabile. Compaiono troppi “eppure” ad affiancare quest’evoluzione così veloce e radicale della società. Le città ormai sono diventate delle metropoli: Londra coi suoi 7 milioni e mezzo di abitanti, New York nel 2000 sfiorava gli 8, per non parlare di Shangai, una megalopoli di 11 milioni di persone (e non è neanche la città più popolosa del mondo). Le città hanno da sempre attirato gente, ma si può anche dire che l’hanno ingannata, perché fin dalle prime rivoluzioni dell’800 la povertà era la stessa sia tra i palazzi che tra le colline. Ancora oggi, in un mondo sommerso dalla crisi economica, vale questa costante. A tutto ciò si aggiunge la questione ambientale che sta divenendo sempre più seria. In campagna si respira aria buona,
si può godere di paesaggi che solo la natura è in grado di regalare (a differenza delle architetture cittadine), si conduce uno stile di vita più salutare, si cammina di più o si usa la bici, scelta ragionevole sia per il fisico che per il problema dello smog. Le case sono esposte al sole la maggior parte del tempo, quindi si potrebbe usare di più i pannelli foto-voltaici, ad esempio. In certi luoghi sono sfruttabili anche le energie eolica e idroelettrica. Inoltre, in un paesino, vengono a crearsi negli anni dei rapporti affettivi duraturi e educativi: il barbiere anziano racconta al bambino le storie di una volta, ed ecco che si tramanda la cultura di un luogo, di racconto in racconto. Ci si aiuta tra tutti, si crea un senso di appartenenza, il concetto di “casa” assume un significato ampio e profondo. Il lavoro, infine, non manca di certo. La terra ha bisogno di essere lavorata; ma non esiste solo il lavoro del contadino: così come serve il commesso in un supermercato di Torino, serve un commesso per la bottega del paese. La principale differenza tra il paesino e la città, apparentemente, è la dimensione. In città qualsiasi cosa è più grande, c’è più gente, c’è di tutto, di più. Quindi la città è più disordinata: si vive nel caos, incrociando lo sguardo di chissà quanti individui sconosciuti ogni giorno. E tra gli uomini, c’è chi preferisce camminare velocemente in una via affollata, e chi invece preferisce passeggiare tranquillamente sapendo già chi incontrerà e saluterà con un sorriso. Ma la vita di campagna bisogna provarla. I due stili di vita sono completamente diversi e sicuramente la scelta è soggettiva, ma tutti - anche gli amanti più fanatici della città - ogni tanto desiderano ardentemente una giornata di relax nella natura, proprio lì, in campagna, nella semplice bellezza della vita.
confronti
di Michela Voglino
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confronti
12 Aba - Boeblingen Il 16 Maggio del 2013 il liceo Leonardo da Vinci di Alba ha organizzato uno scambio con la scuola tedesca di Boeblingen. I ragazzi italiani sono partiti con l’intenzione di fare nuove amicizie, conoscere maggiormente la lingua del paese gemellato, visitare la città e frequentare la scuola estera. Finito il soggiorno in Germania, gli italiani si sono dichiarati soddisfatti soprattutto per l’organizzazione e la modernità del liceo tedesco. In particolare hanno apprezzato le aule molto spaziose e luminose, dotate di più lavagne. All’inizio del primo anno di scuola superiore, inoltre, i ragazzi di Boblingen possono scegliere liberamente i corsi di studio che ritengono più adeguati alle loro capacità; le ore sono più corte rispetto a quelle del liceo italiano, ma pari per livello d’apprendimento. Tra i corsi offerti, inoltre, vi sono anche arte e musica. E i giovani albesi hanno evidenziato che durante l’ora di musica si suona, si canta e si balla! Ci sono più professori, tutti pronti a dare una spiegazione precisa della propria materia. Gli studenti di Boblingen hanno dimostrato che il loro livello d’apprendimento è nella media molto alto, forse perché le ore non sono faticose e imparando a piccoli passi la mente non si affatica. Il lavoro prescritto a casa è abbondante ma semplice, proprio per far assorbire meglio le nozioni che si sono imparate in classe. Si può ancora constatare che la scuola gemellata offre un’ampia scelta di school-link e viaggi di studio. Nulla da ridire poi sulle condizioni dell’edificio: luminoso, accogliente, pulito, moderno, con un piacevole cortile interno e munito di mensa. Cosa dire del liceo dei nostri amici tedeschi? Sembra proprio la scuola perfetta! Una scuola molto differente dalla nostra.
Solo guardando la struttura, balza agli occhi che il liceo da Vinci è un po’ datato. A differenza della scuola tedesca, quella albese è poco luminosa, con aule piccole e una sola lavagna. Le ore di lezioni sono abbastanza lunghe e molto intense, con un unico intervallo a metà mattinata (mentre i tedeschi ne hanno uno ogni due ore). In Italia, soprattutto, non esiste la possibilità di scegliere i propri corsi di studio, e sono presenti materie in cui una persona può non eccellere o non provare interesse. Nonostante ciò, il liceo Leonardo da Vinci, possiede anche una quantità di risorse che non tutte le scuole hanno: per esempio la sala audio linguistica, accessoriata con cuffie ed un maxischermo. Gli allievi, però, si lamentano del
fatto che alcune di queste aule non sono sfruttate abbastanza. Esse offrirebbero la possibilità di apprendere le lingue attraverso dialoghi e film; si potrebbero organizzare lezioni specifiche sulla pronuncia e sull’ampliamento del lessico, ma non sempre viene fatto. Il contributo che ogni studente paga alla scuola, magari, si dovrebbe impiegare per offrire una maggiore scelta tra i viaggi studio, o per migliorare la struttura scolastica. In conclusione, si può dire che la scuola albese è abbastanza efficiente, ma non come quella di Boblingen; le strutture e le risorse potrebbero essere sfruttate meglio ed i contributi versati dagli studenti dare risultati ... più visibili .
hanno collaborato a questo numero: Redazione Bazzano Giulia Tibaldi Monica Voglino Michela Adriano Larissa Belsito Elena Appendino Gaia Tibaldi Emanuele Stroppiana Sabrina Marchetti Ilaria Bravo Arianna Scolamacchia Valentina Carosso Marta Scarlat Juliana Sampaoli Irene Gozzellino Michela Maltese Giorgia Cretu Andrea Dallorto Debora
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