Hurricane Ringrazio i miei amici, averli vicini dei momenti più duri mi ha permesso (indirettamente e direttamente) di andare avanti nello scrivere questa storia. 1 Si era appena svegliata, il cuscino le sembrava di marmo ed il lenzuolo era per terra. Lentamente si alzò ed andò alla finestra, spalancò le ante e fu subito accarezzata da una fresca brezza marina, che in parte la rincuorò: sarebbe stata una giornata dura in ogni caso, ma almeno il caldo non era soffocante come nei giorni precedenti. Si vestì velocemente e scese le scale, dirigendosi nella grande cucina per la colazione. La casa era già affollata, si era quasi dimenticata che i dipendenti si svegliavano sempre molto presto, ormai erano mesi che non era più tenuta a farlo dato che ora era lei la dirigente della fattoria, quindi poteva benissimo svegliarsi più tardi, anche se ciò la faceva sentire un po’ in imbarazzo. In più la possibilità di dormire di più era sicuramente una magra consolazione considerando tutte le responsabilità che erano ricadute sulle sue spalle da quando il padre era morto. Si era semplicemente addormentato, e i dottori avevano detto che non aveva sofferto. Sicuramente se lo era meritato: un ritiro pacifico, nella sua vecchia baracca di legno vicino alla scogliera; dopo i sacrifici che aveva fatto per rimettere in sesto la fattoria era il minimo che l’universo potesse concedergli. In quel momento però lo avrebbe voluto al suo fianco come non mai, si sentiva inadatta nei panni di dirigente, aveva sempre saputo che sarebbe stato il suo compito, e ovviamente era anche il suo sogno, dirigere la fattoria, ma con la perdita del padre, la crisi, e il calore che soffocava le piante non sapeva cosa fare. Anche quando sua madre era morta, e tutte le responsabilità erano ricadute sul padre, lui era stato una roccia: non solo aveva continuato a dirigere da solo la fattoria, ma era anche rimasto un ottimo padre, che aveva saputo sostenere la figlia in quel momento così difficile. Ora era il suo turno di farsi carica di quel ruolo e non poteva assolutamente tirarsi indietro, lo doveva ai suoi genitori, ai suoi dipendenti e a quella terra. Se avesse venduto che cosa sarebbe stato di quel golfo meraviglioso, con l’acqua azzurra, la sabbia fine e bianca e i campi di coltivazione biologica per cui il padre e la madre avevano lottato tanto? Probabilmente qualche ricco imprenditore avrebbe fatto costruire un hotel di super lusso di cemento bianco, la spiaggia sarebbe stata riempita di ombrelloni e avrebbe perso tutta la sua naturale bellezza, finché alla fine il golfo avrebbe perso la sua selvaggia bellezza, senza contare che dei sacrifici dei suoi genitori, del lavoro dei suoi dipendenti, e della sua stessa casa non sarebbe rimasto nulla. Iniziò a sorseggiare il caffè, era caldo e amaro, senza neanche un cucchiaino di zucchero. Era così che si prendeva secondo lei; era stato suo padre ad insegnarglielo e bevendo quel caffè poteva sentirlo più vicino a lei … Era sulla terrazza sul retro della casa che dava direttamente sulla spiaggia. In pochi passi si poteva arrivare direttamente in acqua e li c’era una piacevole aria di mare che le scompigliava i boccoli castani e le lasciava sulla pelle ambrata dei piccoli granelli di sale. L’ingresso invece, la parte che dava sui campi, era un’ampia aia circondata da un portico, che brulicava di persone al lavoro e di contadini venuti a rinfrescarsi un pochino prima di riprendere a lavorare. Al centro del porticato c’era una fontanella e i figli dei dipendenti si divertivano a Marco Zuaro. Concorrente 1456779165489