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IL PUNGOLO— ANNO X — NUMERO 2 FEBBRAIO 2011

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PERIODICO DI ATTUALITÀE CULTURA Edizione speciale sull’ambiente Sc. sec. I° grado “L. Petri”

IL PUNGOLO

Dirigente Scolastico: ROSA CRUPI Direttore Responsabile: ILIANA RIFATTO Hanno collaborato: Principato Damiana Lombardo Sergio Spadaro Alessandra Zanghì Giuseppe Orlando Cristina EDIZIONE FEBBRAIO 2011 Redazione c/o Istituto Comprensivo S. Teresa di Riva e-mail : meic88900b@istruzione.it web: www.icsantateresadiriva.it

L’Italia si sta sbriciolando: è la conseguenza del dissesto idrogeologico del suolo in seguito ad un’azione fortemente erosiva che agisce su di esso provocandone la degradazione e, indirettamente, su persone e manufatti, provocando perdite di vite umane, danni a proprietà e distruzione di attività economiche. Ogni anno sono tantissimi i cataclismi naturali che colpiscono il Pianeta tra cui maremoti, terremoti, alluvioni, eruzioni spettacolari, ma devastanti , cicloni, tornado. Basti pensare alla Sicilia che spesso è stata colpita da eventi naturali catastrofici come il terremoto del 1908 con conseguente maremoto che distrusse la città di Messina; o in tempi più recenti l’alluvione che ha colpito Giampilieri, Scaletta Zanclea e alcuni centri collinari della provincia provocando diverse decine di morti; di alcuni non ancora non è stato ritrovato il corpo. La pioggia cadendo in modo torrenziale ha determinato l’evento franoso in questa particolare zona di Messina che si affaccia su uno stretto corridoio d’acqua, lo stretto di Messina, compreso tra la Sicilia e la Calabria. Sulle due coste corrono i monti Peloritani che formano una sorta di muro che si alza ripidamente a pochi chilometri dalla costa determinando il microclima della zona caratterizzato da un’elevata piovosità a carattere temporalesco che si concentra nel semestre autunno-inverno; e dall’altra parte c’è la catena dell’Aspromonte. Il suolo è caratterizzato dalla presenza di roccia costituita da granuli di sabbia fortemente soggetta all’azione erosiva dell’acqua; anche i terreni argillosi costituiscono un elemento di rischio naturale. Il terreno, infatti, imbevendosi d’acqua, diventa così pesante da franare perdendo la forma conica. L’”onda peloritana” si verifica quando sui monti Peloritani contemporaneamente convergono fronti di aria provenienti da sud- est e da sud-ovest; i venti di scirocco si riscaldano ulteriormente e si arricchiscono di umidità formando dei cumulonembi in grado di scaricare enormi quantità di pioggia in tempi brevi. Nel caso di Messina si parla di 300 mm di pioggia in meno di tre ore. L’acqua, oltre a permeare nel terreno, si riversa nelle fiumane di cui quest’area è particolarmente ricca. Il rischio di dissesto idrogeologico è dunque determinato anche dalla particolare orografia e idrografia del territorio. In queste e molte altre occasioni la natura ha dimostrato tutta la sua potenza distruttiva, agevolata anche dalla complicità dell’uomo che non adotta le opportune misure cautelative per prevenire e ridurre i danni causati da questi eventi naturali. Se le catastrofi naturali si verificassero più frequentemente la stessa sopravvivenza dell’uomo sarebbe a rischio. Un’azione contemporanea di tutti i cataclismi distruggerebbe il pianeta. L’uomo, stoltamente, si crede “superiore” alla natura, pensa di poterla dominare e la sottovaluta, per poi scoprirsi impotente davanti ad essa. Sergio Lombardo III C Sc. Sec. I°grado “L. Petri”


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S.O.S MALTEMPO: LA FRANA CHE HA RECENTEMENTE SCONVOLTO LA ZONA DI MESSINA Nella notte tra l’1 e il 2 ottobre 2009 un forte nubifragio ha devastato la Sicilia orientale. Le prime piogge intense dopo l’estate hanno scatenato l’improvvisa ribellione della natura in un territorio formato da valli e colline, solcate da grandi e piccoli canali che rendono instabile la zona; la pioggia, caduta in modo torrenziale ha provocato l’evento franoso Questo territorio è stato messo a dura prova dalla mancanza di cura per la vegetazione e da una speculazione edilizia senza regole in zone a rischio ambientale. Tutto questo è colpa dell'uomo: in estate, infatti, ci sono stati parecchi incendi che naturalmente hanno bruciato la maggior parte degli alberi. Niente più tratteneva il terreno arido che è stato dilavato via dalla pioggia, causando le frane. Le cause del disastro sono molte: la mancanza di alberi che trattengono la terra con le radici; case costruite sopra i fiumi o a ridosso di sistemi rocciosi, lungo pendici a rischio di smottamenti, incendi, mancata reintegrazione della vegetazione, una secolare assenza di fondi per la protezione dell’ambiente, ma anche la manutenzione ordinaria come la pulizia dei canali, dei letti dei fiumi fanno dire oggi che questa è “una tragedia annunciata, anzi che si preannunciava” ogni anno, alla prima pioggia d’autunno, come una bomba pronta ad esplodere. Negli ultimi anni il territorio è stato letteralmente violentato da un'urbanizzazione disordinata che ha stravolto gli equilibri idrogeologici. Sono mancate adeguate azioni di tutela del reticolo idrologico e della copertura boschiva devastata dagli incendi, che occupava una buona parte del co m p r en s orio. Conseguentemente alle prime piogge autunnali il territorio messinese ha mostrato tutta la sua fragilità con risvolti molto tragici. Il temporale è iniziato alle 18 circa provocando frane, smottamenti e

L’esondazione di un fiume

Un incantevole paesaggio naturale che ci mostra gli aspetti più belli della natura: rispettiamola!


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I centri più colpiti sono stati Giampilieri Superiore, Briga e Scaletta Zanclea, paese di circa 2.500 abitanti tra il mare, la ferrovia e la montagna, dove è franata una intera zona. Il territorio era stato colpito già nel 2007 da un evento analogo che fortunatamente allora non causò vittime. I primi interventi di soccorso sono stati eseguiti inizialmente via mare data l'impossibilità di percorrere le strade intasate da fango e detriti. Diverse le case crollate a cause delle frane e degli smottamenti nelle zone più colpite. Come se non bastasse il maltempo, una fu-

Se piove molto, e per molto tempo, l’acqua dei fiumi cresce fino a quando essa supera gli argini e straripa allagando i terreni circostanti e distruggendo le coltivazioni. È capitato recentemente anche nel Veneto. Cristina Orlando III A Sc. Sec. I°grado “L. Petri”

ga di gas, dovuta ai forti nubifragi, ha provocato una forte esplosione in un’abitazione dove è morta un’intera famiglia.


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GUARDIAMOCI ATTORNO: EMERGENZA DA ...

Numerose sono le vittime di questa tragedia tra bambini, adulti e anziani. Sono circa cinquecento gli sfollati e i feriti, difficili le operazioni di recupero di alcune persone. Questo l’ultimo bilancio fatto dal responsabile di turno dell’unità di crisi della protezione civile. Il bilancio è gravissimo; ogni anno si ripropongono e si discutono gli stessi problemi, tutti conoscono la realtà. ma nessuno interviene. Quelli che fino a ieri erano dei tipici borghi, bellissimi, tra il mare e la montagna, con le abitazioni strette l ’ u n a al l ’ al t ra, con le vie strette e ripide, oggi sono sfregiati dal fango che si è ri vers at o con violenze nelle strade, è entrato nelle case fino al secondo piano, ha falciato persone e cose, ha distrutto affetti e sacrifici di una vita. Quando il magma, compresso da tutto il peso degli strati rocciosi che lo sovrastano riesce a trovare una fenditura nella crosta terrestre,esce all’esterno: si sente un rumore, una specie di esplosione e numerosissimi lapilli vengono lanciati in alto mentre la lava corre veloce, poi si raffredda e si ferma solidificandosi. Sulla montagna nata dalla lava non ci sarà vegetazione almeno per un secolo!


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LE CATASTROFI NON SONO TUTTE UGUALI Le eruzioni vulcaniche Il cono vulcanico è un monte un po’ particolare: in cima vi è una grande buca, il cratere principale. L’attività vulcanica si svolge soprattutto ai margini delle zolle, là dove il magma risale dal mantello attraverso un condotto chiamato camino, fino alla superficie, ma esistono vulcani anche all’interno delle zolle stesse. Insieme al magma che forma la lava, una specie di fiume incandescente, vengono in superficie ceneri, vapori e gas. L’Etna, vulcano della Sicilia nella parte orientale dell’isola,presso la costa ionica, è il vulcano attivo più grande d’Europa. Tra le maggiori eruzioni, oltre quelle citate dagli autori antichi, quella del 1669 che formò i monti Rossi, sprofondò il cratere centrale e raggiunse il mare … coprendo ogni cosa. Da dicembre 1991 a maggio 1992 una serie di eruzioni ha prodotto una colata lavica che è giunta alle porte del comune di Zafferana Etnea,seminando il panico.

L’Etna “vista” dai ragazzi del gruppo

Un fiume di acqua e detriti ha invaso le strade, spacca i muri delle abitazioni, entra in nelle case travolgendo e trascinando con sé uomini e cose.


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Altre drammatiche immagini dell’alluvione che mostrano la violenta potenza distruttiva delle forze della natura.

Altre drammatiche immagini dell’alluvione di Messina

In alcune zone della terra si verificano perturbazioni di notevole violenza: cicloni, uragani, i tornado e le trombe d’aria che riescono a provocare danni ingenti: case distrutte, treni deragliati, alberi sradicati … L’aumento delle manifestazioni climatiche in genere è da collegare alla variazione totale del clima in atto sulla terra e gli effetti devastanti di tali fenomeni potrebbero essere amplificati dal contemporaneo aumento del livello del mare.


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TERREMOTO AD HAITI Solidarietà e giustizia

La natura ha le sue leggi, ma spesso l’uomo le trasgredisce o perché non le conosce o perché sottovaluta le conseguenze dei suoi comportamenti, o perché privilegia un vantaggio immediato a rischio di gravi danni futuri. Le calamità naturali sono spesso la conseguenza di interventi sbagliati da parte dell’uomo, di un uso scorretto delle risorse ambientali, incuria e superficialità nella gestione del territorio. Le vibrazioni rapide e improvvise della costa terrestre, per effetto delle zolle che sprofondano o entrano in collisione, causano i terremoti. Si ha un maremoto, violento movimento delle acque marine con la formazione di onde gigantesche se l’epicentro è situato sotto il fondo del mare, più o meno vicino alla costa. Il maremoto più catastrofico è recente: lo tsunami, che in lingua giapponese significa “onda del porto”, del 26 dicembre 2004. Fu provocato da un terremoto fortissimo, con epicentro nell’Oceano indiano, fra le isole di Sumatra e lo Sri Lanka. La forza fu tale da spostare di ben trenta metri l’isola di Sumatra. L’onda anomala, alla velocità di 700 km l’ora si espanse in tutte le direzioni; le vittime furono più di 150.000 mila e incalcolabili furono i danni economici e ambientali. Il gruppo dei “Giornalisti nell’erba”

Il 12 gennaio 2010 ad Haiti il male si è aggiunto al male. Un terremoto di proporzioni apocalittiche ha devastato un Paese già in ginocchio a causa delle ingiustizie sociali, della fame e della miseria, dell’indigenza assoluta, dove un bambino su tre muore prima di avere compiuto cinque anni e la speranza di vita non arriva ai quarantasei anni. Ora il terremoto: ci voleva forse una catastrofe per far capire all’Occidente che l’80% della popolazione haitiana vive in condizioni di estrema povertà e di vita inaccettabili; adolescenti e bambini rischiano ogni giorno di finire nella rete malavitosa solo per procurarsi, magari nella spazzatura, qualcosa con cui sfamarsi. Sono tanti qui i bambini abbandonati a se stessi; dopo il terremoto sono anche gli orfani che girano per le strade di fango e asfalto della capitale, senza meta. Qui manca tutto: acqua, cibo, medicinali, strutture. I sopravvissuti vivono nelle bidonville di fango e lamiera, in precarie condizioni igieniche e dove il rischio di epidemie è elevatissimo. Certo il mondo occidentale non è stato a guardare e ha fatto scattare la macchina della solidarietà; le organizzazioni sanitarie continuano a chiedere sostegno attraverso le adozioni a distanza. Haiti è, infatti, il paese dei bambini e dei ragazzi, dato che l’età media è di sedici anni. Tantissimi ora sono soli e c’è anche il pericolo che possano cadere nel giro del racket. È’ necessario quindi salvaguardare la loro vita e la loro dignità, il loro diritto alla salute e all’istruzione. Questa immane tragedia non richiede soltanto solidarietà, ma soluzioni concrete che garantiscano giustizia sociale. Non si può pensare a una convivenza pacifica tra ricchi e poveri in questo luogo simbolo di degrado e miseria a due passi dalla ricchezza.

La marea nera UN DISASTRO AMBIENTALE Incalcolabili danni ambientali ed economici La recentissima tragedia avvenuta sulla piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum, la Bp, ha causato la morte di undici lavoratori. La fuoruscita del greggio, minaccia già tutto il Golfo del Messico e può essere ancora più disastrosa di catastrofi precedenti sono stati fatti degli interventi per contenere la chiazza di svariate migliaia di petrolio, si stanno usando ora le migliori tecnologie per fermare il flusso del petrolio dal fondo dell’Oceano e per frenare la marea inquinante nella sua corsa verso le spiagge del Golfo del Messico. Le conseguenze più gravi di questo disastro sono gli effetti sulla salute dei lavoratori, anche cittadini comuni, che si stanno adoperando per ripulire il mare e le coste; inoltre sull’economia delle zone costiere basata sulla pesca, e per ultimo ma non meno importante, sull’intero ecosistema marino. I danni per la salute dell’uomo sono di diverso tipo: da lievi problemi allergici a problemi respiratori e situazioni molto gravi come i tumori. Per quanto riguarda la fauna sono stati ritrovati dei delfini morti e numerosi uccelli per il peso delle piume coperti da catrame. È solo l’inizio di quello che si preannuncia come il più grave disastro ecologico verificatosi negli Stati Uniti. La nazione segue tramite i mezzi di comunicazione e non vuole rassegnarsi e tutti si adoperano a fare qualcosa. Uomini, donne e bambini donano i loro capelli per imbottire calze di nailon per fabbricare i “booms”, gli atolli a forma di salsicce inanellate l’una all’altra per “catturare” la chiazza. È una specie di parete fluttuante che assorbe, come una spugna, il greggio dall’acqua grazie alle proprietà fisiche dei capelli. L’operazione ha bisogno di tutti: politici, scienziati, imprenditori e l’entusiasmo della gente comune.


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DOV’È LA FORESTA? Mi chiamo Angela. La storia che sto per raccontare è vera: l’ho vissuta in prima persona in Amazzonia, una terra leggendaria e meravigliosa che ospita il “polmone della Terra, la foresta più estesa al mondo. Da bambina andai in Brasile con i miei genitori; visitammo le città più importanti: Rio de Janiero, San Paolo, Brasilia, ma Manaus e la foresta amazzonica mi hanno colpito più di ogni altra cosa. È stato indescrivibile conoscere nuove specie animali e vegetali: alberi alti , e maestosi, frutti esotici, scimmie ed altri animali simpatici; era come avere la natura tutta davanti a me, nel suo guazzabuglio di forme e colori cangianti. Ho imparato che dalla corteccia di alcuni alberi è possibile ricavare un lattice prezioso, destinato ai più svariati usi; inoltre le tribù utilizzavano come mezzi di trasporto piccole imbarcazioni che si muovevano lungo numerosissimi canali. La pesca è la principale fonte di sostentamento: anche i bambini vi si dedicano, lungo le rive dei fiumi, assorti in un silenzio magico e ricco dei piccoli e affascinanti suoni della natura. Quella prima esperienza in Brasile aveva lasciato in me un ricordo struggente e bellissimo; sempre ho avuto nel cuore il desiderio di ritornarvi. Ma alcuni anni dopo i luoghi che tanto avevo amato non erano più gli stessi: c’era la città al posto del verde rigoglioso e della ricca fauna. Mi sono dispiaciuta per questo: non era più possibile immergersi nella natura, ascoltarla, capirne i segreti.

L’AMBIENTE E L’UOMO Ecosistemi di vitale importanza per la vita sulla Terra Oggigiorno gli scienziati di tutto il mondo guardano con sempre maggiore preoccupazione al polo nord: esso è infatti una delle prime regioni maggiormente colpite dalle conseguenze del surriscaldamento globale. Infatti l’emissione nell’atmosfera in quantità massicce di gas, come l’anidride carbonica, e di altre sostanze, dannose non solo per il pianeta ma anche per l’uomo, hanno causato un assottigliamento dello strato di ozono, il gas che avvolge completamente la no -stra atmosfera e la protegge filtrando i raggi ultravioletti del sole. I raggi solari raggiungono la Terra riscaldandola eccessivamente: ciò porta all’evaporazione delle acque e allo scioglimento dei ghiacciai. Il livello del mare si alza dunque notevolmente, le acque diventano instabili e si moltiplicano le possibilità che avvengano disastri naturali anche irreparabili: terremoti, maremoti, uragani e tsunami, le gigantesche inondazioni che hanno già mietuto moltissime vittime nelle isole del sud-est asiatico. Inoltre, lo scioglimento dei ghiacciai comporta la diminuzione della quantità totale di acqua dolce destinata all’uso umano. Studi scientifici dimostrano che ciò porterebbe alla desertificazione e alla glaciazione delle aree atlantiche. Molti animali sono a rischio di estinzione, primo fra tutti l’orso polare, che non è in grado di vivere in cattività. Nel 1997 i rappresentanti di molti Stati del mondo si sono riuniti e hanno sottoscritto il “Protocollo di Kyoto”, un documento attraverso il quale le Nazioni aderenti si impegnano a ridurre sensibilmente l’emissione di gas nocivi nell’atmosfera. Gli USA però, tra i maggiori inquinatori al mondo, non hanno preso parte al progetto: così i risultati a tutt’oggi sono davvero minimi. Tutti noi, nel nostro piccolo, dovremmo fare qualcosa per il nostro pianeta, al fine di trovarlo, in futuro, in condizioni migliori di adesso. Sono le politiche degli Stati in grado di fare la differenza, applicando delle leggi che riducano l’emissione di gas serra e i danni al pianeta. La pace e la vivibilità sulla terra dipende dalla nostra capacità di rendere sicuro l’ambiente in cui viviamo.


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L’ambiente reso invivibile a causa delle varie forme di inquinamento L’uomo, spesso sconsiderato nello sfruttamento delle risorse, non ha riguardo neppure per ciò che è fondamentale alla sua stessa salute.


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Mentre distrugge la natura si priva del suo pezzetto di cielo, di eternità, senza saperlo. Ho voluto parlare della mia esperienza per far capire che utilizzare

ciò che la natura ci mette a disposizione in modo misurato è fondamentale, ragionevole. Se esasperiamo, infatti, forzando la natura, essa si ribella portando con sé morte, anziché vita.


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