QUEL CHE CARLOTTA DISSE Ol… Tre racconti Ho conosciuto Lady Carlotta esattamente due settimane fa. Me ne stavo accasciato sul mio divano con una tazza di caffè fumante, e una parte del mio cervello si stava arrovellando sul tema: cosa scrivo per quest’edizione di Giornalisti nell’Erba? Un’altra parte del mio cervello stava ascoltando, provandone un immenso godimento, la musica che veniva dallo stereo poggiato sul caminetto. Si trattava – sia detto per inciso – di Freak out!, il primo folle album di Frank Zappa. Per essere ancor più precisi stava scorrendo l’ultima traccia, i dodici minuti di The return of son of monster magnet; una marea di percussioni battute a casaccio accompagnate da grugniti, orgasmi, ululati e grida che suonavano come AHAHHAH! o wywywywywywy… Una goduria; e a un tratto – il silenzio; la voce di Zappa si stagliò nel vuoto: “AMERICA IS WONDERFUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUL!!!” In quel momento suonò il campanello. Scattai in preda al panico schizzando caffè dappertutto. Campanello! Chi era che faceva irruzione nel mio placido quotidiano far-niente? “Chi è?” “Signor Toscani?” “Uhm…” “Toscani Francesco intendo…” “Sono io ma…” “Cosa sono i rumori? Ho interrotto un assassinio?” “È Frank Zappa…” “Pardon?” “Nulla, è un assassinio. Ehm, con chi avrei piacere di parlare?” “L’agenzia che rappresento ha bisogno dei suoi servigi.” “Sta scherzando?” “In realtà no. Ma mi servirebbe entrare.” “Non si offenda, ma di solito non faccio salire gli sconosciuti.” “Mi chiamo Lady Carlotta.” “Non smette di essere una sconosciuta perché mi dice il suo nome.” Dallo stereo una voce urlò “SUZY CREEMCHEASE!!!” in falsetto. “Sembra durar tanto, questo assassinio.” “Dodici minuti.” “Non quello che si dice un lavoro discreto.” “Senta, non può dirmi che cosa vuole al citofono?” “Dovrei offrirle un lavoro.” “Oh cielo, no.” “Sia chiaro: non offenderei mai la sua reputazione di bohemièn offrendomi di pagarla.” “Ho una reputazione di bohemièn?”