La cartografia storica della città di Ferrara attraverso i secoli

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La cartografia storica della città di Ferrara attraverso i secoli

Università degli studi di Ferrara Prof. Daniele Pini Studenti: Umberto Vallini

Facoltà di Architettura A.A 2010/11 Prof. Claudia Orsini Sebastiano Benenati

Laboratorio di Urbanistica A Prof. Gastone Ave Renata Jelenic



La cartografia storica della città di Ferrara attraverso i secoli

Lo scopo della seguente ricerca o meglio dire del seguente approfondimento storico è stato quello di rappresentare l`importanza storica della città di Ferrara nel corso dei secoli. Ciò è visibile grazie alle carte antiche provenienti da diversi autori ed anche da paesi all`infuori dall`Italia: alcune di queste carte provengono dalla Germania e dall`Ollanda. Questo particolare ci porta alla conclusione che Ferrara come città, grazie alla sua ricchezza architettonica, culturale ed intelettuale, suscitava interesse anche negli altri paesi europei. Non solo, anche la ricca quantità di carte conservate di quel tempo ci dimostra quanto fosse stato importante seguire gli avvenimenti storici, come ad esempio l`evoluzione urbanistica della città con i suoi cambiamenti riguardanti sopprattutto l`allargamento del centro storico di Ferrara (es: dal castrum romano fino alle aggiunte rossettiane ), le guerre, le inondazioni, ecc. Nella nostra ricerca abbiamo scelto le carte più particolari, focalizzandoci sulle informazioni che queste ci offrono. La raccolta cartografica seguente comprende documenti molto diversi per scala e tecnica di rappresentazione, orientamento e cura di particolari. Differente è anche il contenuto delle carte e la scelta degli oggetti del disegno: idrografia, insediamenti, possessioni, ecc. Accanto ai disegni che documentano „situazioni di fatto“, ne troviamo altri che illustrano lavori in corso di esecuzione, proposte non realizzate, come ad esempio la prima proposta della fortezza della città, ecc.

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Fondo Crispi Serie Rossa Carta 1a Ferrara Autore: GABRIEL BODENHER Tecnica e dimensioni: Incisione 196 x 301 mm Luogo: Augsburg (Germania) Note: Nota autografa di G. Agnelli: Acquistata da M. Gottlieb`s Buchhandlung Wien nel Novembre del 1911; Didascalie in tedesco

Il particolare di questa carta è che il suo autore è un tedesco e che perciò fu scritta in lingua tedesca. Nel testo riportato sulla carta possiamo trovare informazioni molto ineressanti, riguardanti l`origine della Città, la relazione tra i nobili Estensi ed il duca di Braunschweig-Lüneburg, la forte presenza del Papa (dopo la scomparsa/il ritiro della famiglia Esense), gli edifici a quel tempo presenti, ecc. In basso sulla parte destra della carta vi si trova un elenco degli edifici e delle architetture più significaive tra le quali il Castello, il Duomo, il Palazzo, le chiese di S. Barbara, S. Caterina, ecc, il Baluardo di S. Rocco, Giardini Urbani, S. Anna ed infine i collegi die tedeschi e dei svizzeri (→ „Collegia der Teutschen“ e „Collegia der Schweizer) Nella parte seguente cercheremo di riportare una traduzione del testo originale: Ferrara ist die Hauptstadt des Herzogtums gleiches Namens in der Lombardia an dem Po gelegen, solle ihren Namen von dem Eisen, welches sie jährlich der Kirchen zu Ravenna (darunter sie gehört) gegeben, her haben.

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Die von ESTE (welche mit denen Herzog von Braunschweig und Lüneburg eines Stammes sein) haben alle hier bis auf Herzog ALPHONSUM den II, welcher A: 1598 gestorben , regiert, darauf der Papst die nahe Vetter unter allerlei Vorwand von der succesion ausgeschlossen, und Stadt und Land als ein Lehn der Römischen Kirchen, eingezogen, daher die Herzöge von Modena immer noch, hieran rechtmäßige Anforderungen machen. Der Papst hat solche mehr befestigen und mit einer starken Citadelle verwahren lassen. Gemeldete Herzöge haben diese Stadt mit Gebäuden vortrefflich, besonders mit dem Castel (welches viereckig und an jedem Eck einen Turm hat worum auch das Wasser rundherum geht) versehen, und solle man bis zur fünften Contignation den Schnecken hinaufreiten können, jetziger Zeit wohnt der päpstliche Legat darin, an den Wänden seien die Fürsten von Este mit deren Wappen gemalt. Viel Kirchen und Klöster gibt es hier auch eine Universität die aber jetzt fast bloß ein Jesuiten Kolleg reduziert vor der Domskirch seien etliche Statuen zu Pferd aus Metall darunter eines des Herzogen von Borso. So hat es viel treffliche Paläste. Allein diesem allen ungeachtet ist die Stadt Wüst und Öd, so dass man es für eine ausgemachte Sache halten will, FERRARA habe mehr Häuser als Einwohner. Vielerlei Inscriptiones Epitavia und weiteres findet man auch alle hier. P. Coronelli sagt: Die Gassen sein schön weit und gerade, die Kirchen darunter Majestätisch die Plätze vortrefflich, und die Paläste herrlich und weiteres, dennoch aber ist die Stadt Nährlos und ohne Einwohner. Ferrara è la capitale dell`omonimo ducato nella Lombardia, è posta sul fiume Po e deve il suo nome al ferro, il quale dava annualmente alle chiese di Ravenna, alle quali lei appartiene. Tutti gli Este (i quali hanno anno . . . . . con il duca di Braunscweig e Lüneburg), fino al duca Alphonsum II, il quale morì nel 1598, hanno regnato qui, dopo di che il Papa escluse tutti i cugini vicini e i pretesti dalla successione ed ha fatto si che la città e la terra diventino feudo delle Chiese Romane, così che i duci di Modena possano avere avere legittime pretese verso la città. Il Papa lasciò fortificare ulteriormente la città e custodirla tramite una forte Cittadella. I duci nominati prima hanno munito questa città con eccellenti/pregevoli edifici, sopprattutto con il Castello (il quale è quadrato e ad ogni angolo ha una torre, attorno ad esso scorre l`acqua) […], in questo periodo ci vive li il legato papale, sulle pareti si trovano i dipinti con gli Este ed il loro stemma. Qui ci sono molte chiese e molti conventi e pure una università, la quale però ora fu ridotta quasi ad un collegio die Gesuiti. Davanti al Duomo si trovano alquante statue a cavallo in metallo, una di queste rappresenta il duca Borso. CosÌ qui ci sono molti pregevoli palazzi. Nonostante tutto ciò la città e deserts e tediosa, così che possiamo concludere che Ferrara ha più case che abitanti. Qui si possono trovare molte inscritte lapidee e molto altro ancora. P. Coronelli dice: Le vie sono belle larghe e dirite, le chiese maestose, le piazze pregevoli/eccellenti ed i palazzi splendidi/superbi e pure la città è senza cibo/nutriozione e senza abitanti.

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Carta 5 Iconografia del recinto di Ferrara con sue strade e chiese Ferrare ville de l`Rtat de l`Eglise exactement dessinee sur le lieu Autori: A. Amsterdam, Pierre Montier Tecnica e dimensioni: Incisione acquarellata 533 x 637 mm Luogo: Amsterdam (Ollanda) ?

La seguente carta è caratterizzata prima di tutto dalla sua provenienza estera che è (da quanto sta scritto nella raccolta cartografica della Biblioteca di Ariostea - Ferrara) l`Ollanda. Quello che però ci fa dubitare su tale origine è che leggendo meglio quello che sta scritto nel rettangolo posto sopra sulla parte destra della carta è che tra i nomi dei probabili autori vi si trova A. Amsterdam, il che ci fa presumere che Amsterdam è solo il cognome di uno degli autori ma non il paese d`origine della carta. La presenza di un secondo titolo della carta scritto in Francese ci fa concludere che la carta molto probabilmente proviene dalla Francia. Nella rapprensatione grafica della carta possiamo notare subito l`assenza degli isolati. Vi sono invece rappresentate tutte le strade in modo molto dettagliato (i nomi delle strade e vie sono però assenti), le chiese,connventi, le piazze, il castello, i baluardi e le porte della città con i loro nomi,

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Serie XIV Carta XIV_7e Carta di Ferrara Autore: F. B. Werner inc. Tecnica e dimensioni: Stampa 194 x 280 Note: da un`opera tedesca

Pure la sequente carta è caratterizzata da un testo che descrive la cità di Ferrara. Il testo è suddiviso in due colonne: dalla parte sinistra il testo è scritto nel latino volgare, mentre nella parte destra il testo è scritto in lingua tedesca. Quello che la differenzia dalla carta descritta sopra è che qui si tratta di un prospetto della città, nel quale ogni edificio importante ha un numero, che serve a riportare i nomi degli stessi edifici. Questi sono collocati su due veli, uno a destra ed uno a sinistra, tenuti da due angeli. Gli edifici numerati sono i seguenti: 1. Cittadella 2. S. Gabriele 3. S. Francesco di Paula 4. P. P. Di S. Benedetto 5. S. Maria Nuova 6. S. Catharta di Siena 7 . S. Giovanni Battista 8. S. Nicolò 9. P. P. S. Dominici 10. P. P. S. Gesù 11. Castello 12. S. Stefano 13. Palazzo di Legato Papale 14. P. P. Theatini 15. Il Duomo 16. S. Paolo 17. Campi di S. Paolo 18. Porta di S. Paolo 19. Carthusiani 20. Canonici regolari 21. S. Gregorio 22. La Consolazione 23. S. Rocco 24. S. Bernardo 25. S. Giuseppe 26. Monache di S. Agostino 27. S. Francesco 28. S. Andrea 29. S. Antonio 30. Parte de Fiume Po

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Nella parte seguente cercheremo di riportare una traduzione del testo originale: Ist eine schöne und feste italienische Stadt in dem Kirchenstaat, welche einen bischöflichen Sitz hat und den Titel eines Herzogtums führt. Sie liegt an einem Arm des Flusses Po, so die Einwohner Po morto, oder den toten Po nennen. Die Straßen darinnen sind breit, und die alten Paläste und Kirchen prächtig erbaut. Der Palast der alten Herzöge, steht mitten in der Stadt. Außer diesem ist noch ein anderer Palast in Ferrara, welcher aus Marmor erbaut ist. Die Kirchen und Klöster der Benediktiner, Carthäußer, Carmeliter, Theatiner, Dominikaner und Franziskaner sind alle ansehnlich; ingleichem die Citadelle wohl zu betrachten. Diese Stadt ist nebst dem ganzen Herzogtum, nach Absterben Alphonsi des andern. Herzogs von Modena und Ferrara, als ein päpstliches Lehen von Clemente VIII, eingezogen und dem Kirchenstaat wieder einverleibt worden. È una bella e consolidata città nel Stato Pontificio, la quale ha una sede episcopale e porta il titolo di un ducato. Essa giace su un ramo del fiume Po o Po morto come lo chiamano gli abitanti. Le vie in essa sono larghe ed i vecchi palazzi e chiese sono festosamente costruiti. Il palazzo die vecchi duci si trova nel mezzo della città. Oltre a questo a Ferrara si trova un altro palazzo, il quale è stato costruito in marmo. Le chiese ed i conventi dell` ordine di S. Benedetto, delle certose, dell`Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo, die Chierici Regolari Teatini, e die Francescani sono tutti cospicui/vistosi; nello stesso modo anche la Cittadella. Nonostante il ducato, questa città dopo la morte di Alfonso, l`altro duca di Modena e Ferrara, fu concessa in feudo da Clemente VIII e annessa di nuovo al Stato Pontificio.

Serie XV Carta XV_19 Disegno dell`inondazione seguita all`intorno della città di Ferrara Rotta del Po del 1705

Ferrara, 1706 Tecnica e dimensioni: Incisione 595 x 340 mm Autore: BOLZONI (FRANCESCO ?) Se bene la Città e Stato di Ferrara ne secoli scorsi più di una volta fu soggetta alle inondazioni delle acque soprabondanti del Pò e d`altri Fiumi, con tutto ciò dopo molte bonificazioni fatte nel suo territorio non v`è memoria che ella restasse dalle medesime così soprafatta che le scoressero all`intorno all`alteza tale, che minacciando di sormontare le di lei mura le facessero anche temere l`ultima rovina, com`è seguito quest`anno1705 nel mese di Novembre, in cui rotto il Po di Lombardia su Mantovano, e rotto parimente il Panaro con precipitosa (?) scorrendo le acque su queste campagne in altezza di molti piedi, rovesciando un numero considerabile di Fabriche, rompendo strade, argini, Chiaviche, e Condotti, affogando Huomini, ed Animali, quasi tutta l`ampiezza di questo Stato si vide in poche hore sommersa, e spettacolo miserabile d`una estrema rovina: riserva del Polesine di S. Giorgio, dalla per sempre commendabile (?) vigilanza del Signor Marchese Scipione Sacrati, degnamente acclamato, e applaudito Padre della Patria, presentato da una temura inondazione, minacciata da i due Pò d`Argenta e di Volana il qual ultimo per esser anchestato poco prima coordine, e attenta premura del medesimo Sig. Marchese restino (?) alla antica sua navigazione, ha potuto sostenere e dar esito a tante acque, che incontrandosi mentre si . . . (?) interrato detto Fiume, si sarebbero senza dubbio rovesciate su quelle campagne che per buon governo sono pure illese in questo si vulnerabile infortunio. Lode però alla Divina Maestà, che piegandosi alle pubbliche preghiere, promosse dal ben noto Santissimo Zelo di questo Eminentissimo Vescovo Sig. Card. Del Verme non ha permessa l`inondazione della Città stessa, che dee parimente assalimo (?) alla gloriosa, e indetesta vigilanza dell`Eminentissimo Sig. Card. Fuluro Astalli Legato, ed alla memorabile condotta dell` . . . (?) Sig. Marchese Scipione Sacrati, il quale come Padre zelantissimo della Patria con l`assistenza di tutti i Nobili, e Cittadini celeramente accorse su le rive de Fiumi esponendo per tanti giorni e tante notti nel rigore di una intemperie di Venti, di Nevi, e di Pioggie impetuose ad evidente pericolo la propria salute, a fine di rimediare alle sudette disgrazie, ed oviare anche alle maggiori, a cui eravamo di nuovo

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sottoposti quando dal di Lui eroico coraggio con una in.fessa assistenza di più giorni, e più notti no si fosse di presente fatto argine alle spaventose minaccie d`una più terribile inondazione, e non si fossero con tanto risparmio del Publico sì inaspettatamente chiuse le aperte bocche delle prime rovine. Ond`è, che ne futuri Secoli restarà sempre viva la memoria del Suo glorioso reggimento, e del Suo veramente paterno afferro a Popoli commessi per somma nostra ventura alla Sua vigilantissima direzione.

Nella parte seguente vengono descritte le parti della città sommerse o distrutte o anche salvate dall`indondazione, vengono nominati ponti, edifici e chiese importanti. Ad ogni punto di essi viene data una lettera maiuscola o un numero, ritrovabili nel disegno di sopra. L Docilio di S. Rocco, ove furono fatte per ordine del Publico diverse provigioni per evitare l`introduzione dell`acqua nella Città. O Lavoro fatto al sotterraneo die Bastioni a Porta degli Angioli per evitare l`introduzione dell`acqua in Città per le Fosse Q Navigazione di gente, e Merci diverse che durante il co`mo dell`Acqua venivano à dirittura dal Ponte diLago Scuro a Porta degli Angioli, ove con Argano, e Scala scendevano e salivano sopra le Mura, e s`introducevano nella Piazza R Navigazione di gente, e robbe condotte in salvo dall`Acque dentro a Porta S. Giorgio lasciata aperta come sito più alto Y Ponte di Porta S. Giovanni Battista trasportato dall`acqua crescente nell Fosse fino al Baloardo di San Rocco. 21.Il Parco, che comincia dal Ponte di Lago scuro, e termina sotto le Mura della Città tutto sott`acqua fino a Comacchio verso il basso. 28.Barchette diversi, che per ordine Publico girano a torno per socorrere alli bisogni degl`inondata.

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Carta XIV_15b Ferrara Datazione: assente Tecniche e dimensioni: Disegno a penna e a colori Auture: assente

L`autore di questa carta si è concentrato principalmente sulla rappresentazione degli assi principali che collegano la città con l`esterno. Tra queste la Giovecca, Via di S. Benedetto, Via degli Angeli, Stradone Vecchhio, Stradone di Cavalecchio Infatti tutte le vie meno importanti sono assenti. Anche gli isolati non sono rappresentati ma solo ia fascia verde che segue l`andamento delle mura. L`indicazione delle porte della città non manca pure: Porta di S. Benedetto, Porta degli Angeli, Porta di S. Giovanni Battista, Porta di S. Giorgio Inoltre sono rappresentati i l`andamento del Fiume ( il quale si dirama in Po di Ferrara, Po di Volano, Po di Argenta ), canali (Canale di Baura, le fosse (Fossetta Val D`Albero), i cavi (Cavo del Barco), . . . . Dalla rappresentazione della fortezza possiamo dedurre che la carta proviene dal XVI sec in poi.

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Carta XV_55 Disegno dell`Isola chiamata Ferrata, per essere ferrata da diversi gran Fiumi da tre parti e dal Mare Adriatico verso Levante, secondo Marc`Antonio sue mem. [. . . ] detta di po FORO D` ALIENO Autore: GIO CONTRARI (?) Datazione della carta: assente Tecnica e dimensioni: Disegno a penna e a colori 424 x 565 mm Note: sulla carta vengono forniti riferimenti bibliografici sull`origine del popola ferrarese che si insediò in quest`isola.

Disegno dell`Isola chiamata Ferrata, per essere ferrata da diversi gran Fiumi da tre parti e dal Mare Adriatico verso Levante, secondo Marc`Antonio sue mem. [. . . ] detta di po FORO D` ALIENO come attesta Cornelio Tacito ed il Bocaccio nel suo com: de Fiumi confermato anche da Peregrino Prisciani sue col:iso:, Qual Isola, come riferisce Gervaglio Ricobaldi ne suoi Manuscritti dell`Antichità della sua Patria Ferrara fu abitata dalli Romani circa gli Anni 300 quando scacciati da Roma da Galli Cispalini, Boi, ed altri, si ritiraroni in quella isola, avendo fatto lor Capo Alario Arduini, da cui descendanza s`è resa assai illustra nella Città di Ferrara. Fù abbandonata poi l`Isola sud.a circa gli ani 310. per timore di sommersioni, passando il Popolo ad abitare in un`alora (?) nel mezzo Il Po vicino a Consandoli come il tutto si ricava dalla Genealogia dell`Ill.i Famiglie di Ferrara . . . (?) Di quest`isola fa il Dissegno Gio: Contrari Ferr.se nei suoi Annali f. 12, come pure Peregrino Prisciani domissimo (?) Istorico Ferrarese sue Xol: Ist: fol:7; [. . . ]

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Carta XV_56

“Il sopradelineato disegno è stato cavato dall`analisi di Gio Contrari, Istorico Ferrarese [. . .], qual mostra l`isola che si chiamò anticamente Vico Abenza, e di poi Ferrariola ove al presente, è Voghenza abitata da Romani, quando fuggiti da Roma si ritirorono nell`isola detta Ferrata, e di poi passarono di questa cinta dal Fiume Po circa gli anni 310, quale scorrea verso Consandoli, secondo la Storia del Sardi e del Giraldi.” A Riviera del Fiume Po, anticamente abitata da pescatori, e dove al ponte è fabbricata l`Illustre Città di Ferara B Santa Maria in Vado C Ponte fabbricato attraverso del Fiume Po sopra grossi Navigli la notte delli 15 agosto 698 quando il Popolo a causa delle persecuzioni de Bolognesi, Ravegnani ecc, si rissolse passare il Po col l`aiuto di Acarino d`Este e fabricò la ante città di Ferrara, e perchè allora il sito palludoso e con diversi vallumi e canali, il Capo del Popolo Bendedei fece condurre gran quantità d`arrena formando una strada chiamata poi Via de Sabbioni [...] D Sito dov`era Ferrarola o Ferrara transpadana e dove ante è fabbricato il monastero di S. Giorgio [...] Autore: GIO CONTRARI Tecnica e dimensioni: disegno a penna e a colori 773 x 531 mm Note: nella stesa carta ci sono due diesgni con riferimenti bibliografici sulle origini di Ferrara

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Carta XV_57 Disegno della Città di Ferrara come ritrovavasi l`anno 768; cavato dagli Annali di Gio: Contrari Istorico Ferrarese A Isola del Sole B Castel Tealto C. S.a Maria del Lago E Piazza F S. M.a in Vado G Castello de SS.ri Cortesi H Isola di S. Stefano I Isola della Piopa L Ferrariola vecchia

Disegno della Città di Ferrara come ritrovavasi l`anno 839; cavato dagli Annali di Gio: Contrari A Arsenale B Porto S. Giorgio C Porto S. Pietro D Porto S. Agnese E Porto S.Giacomo F Porto S. Polo G Porto S. Stefano H Porto Lago Maria I Castel Tedaldo L Isola del Sole, detta poi Belvedere M S. M.a del Lago N Palazzo Reggio O Val Grande, dove oggidì è il Duomo P Torre Guaramonti Q Torre della Vita R Castello Cortese S Isola S. Stefano T Isola della Piopa U Ferrara transpadana, ossia Ferrarola vecchia abbandonata Autore: GIO CONTRARI (?) Tecnica e dimensioni: disegno a penna e a colori 573 x 531 mm Note: Nella stessa carta ci sono due disegni con riferimenti bibliografici sulle origini di Ferrara

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Carta XV_58 Disegno della città di Ferrara come fu lasciata da Timoteo Bendedei l`anno 882 A Ponti del Canal Giovamento B Piazza per la Cavallerizza C Torri di diversi Nobili D Darsenale E Castel Cortese F Piazza di S. Paolo G Castel Tealto H Isola del Sole I Isola di S. Stefano L Ferrarola Vecchia Come si ricava da Giac.o da Marano Tom: p:f.240. Gervasio Ricobaldi f 135. nei suoi annali, come pure da Filippo Rodi. f.175

Disegno della città di Ferrara come fu lasciata da Timoteo Bendedei l`anno 926 A Locot dov`era la Valle Baniola B Canale che scollava d.a Valle C Piazza e Torre di S. Paolo D Pallazzi e Magazzini per li mercanti E Castel Tealto F Isola del Sole G Isola di S. Stefano, oggidì Polesine di S. Antonio in Ferrara H Icastel Cortese I Arsenale L Ferrarola vecchia, dove oggidì è il Monastero di S. Giorgio fuori di Città Come si ricava dalla storia di Giac.o da Marano Tom: p:f.249. Gio:Contrari fol 151-152. Gervaglio Ricobaldi ne` suoi annali f.97, e Filippo Rodi Fam. Nob. Tom f.175 Autore: GIO CONTRARI (?) Tecnica e dimensioni: disegno a penna e a colori 573 x 531 mm Note: Nella stessa carta ci sono due disegni con riferimenti bibliografici sulle origini di Ferrara

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Serie XVI Carta XVI_066 Pianta della CittĂ di Ferrara con le docie o canali sotterranei sotto essa che furono espurgati l`anno 2693 sotto la legazione dell`Emmintentissimo e Reverendissimo Signor. Card. Giuseppe Renato Imperiali [. . . ] Tecnica e dimensioni: Disegno a penna e a colori 980 x 690 mm Autore: assente

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Testo a destra: Queste docie servono per portare l`acqua della città mediante Docili segnati Z e V, uno detto di S. Rocco nella Fossetta di Valdalbero, d`indi nel Canal Biano poco sotto dal Ponte detto delle Chiesoline che è segnato V nel Canal di Baura poscia (?) nel canal Bianco sudetto di sopra dal ponte di 3 occhi, qual Canal Bianco sbocca nel Mar Adriatico. Oltre alle soprascritte Docie ci sono altri due Canali sotterranei all`horto (?) detto della Grotta (?) vicino alle mura in C, ove è una chiavica per regolare l`acqua, che viene dal Po di Ferrara mediante un fosso fuori dalla città, et un canale di legno, che attraversa la fossa della città, uno die quali (?) con diversi angli e cortucosità alla fossa del Castello, che è il segnaro (?) CHKLMNPO posando sotto alle Docie con Betti/Botti in LMP, l` latro quasi a linea netta ma per mantenimento d`acqua nel Vaso del Canale F (?) dal quale parte un altro Canalie FG per (?) nella fossa della città . Tra il fosso sopra descritto fuori della città et il Canale di legno sopra la fossa, sul lavoro della medems vi è un`[altro Chiavica segnata e mediante la quale viene distribuita l`acqua alla Fossa della Fortezza, e da quella alla Fossa della Città viene comunicata alla quale si unisce ancora l`.acqua del Castello, che cascando nel Canale Panfiglio per mantenimento della navigazione da Ferrara al Pontelagoscuro comunica con quella della fossa della Città, che poi tutte insieme sboccano per una chiavica detta la Scavona, fabricata vicino al Docile di S. Tommaso sul spalto della fossa della Città in S nel Canale di Baura detto Canale Naviglio, passa (?) nel Canale Bianco. Testo sotto: DOCIA DELLA GIOVECCA La Docia della Giovecca ha il suo principio al n° 2 termine di quella della Sapienza, tra la fossa del Castello, e la strada del Borgo nuovo che ustando (?) verso il cantone della Campana sotto la piazza avanti il Castello, si volta nuovamente e con diverse contussità (?) scorrendo sotto a case arriva alla Giovecca di rimpetto la Chiesa di S. Anna, ove con un`angolo seguita il suo viagio sempre sotto la Giovecca, quasi nel mezo (?) sino a Terragli della Città, sotto quali voltando a mano destra sbocca, mediante la Cisterna, e Docile di S. Tommaso TV nel Canale di Baura. La presente Docia si volta ancora a mano sinistra, e per un fosso, che è tra il Terrapieno et horti di particolari, paratello alle mura della Città al Docile di S.Rocco X. Un Ramo solo publico ha la presente Docia, che principia nella Strada di Borgo nuovo al n. 29. e con diverse tovanosità (?) scorrendo in parte sotto la strada delle Terrine (?), et in parte sotto a case termina alla Giovecca al n.30.

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Serie XVI_74 Scenografia prospettica della città e fortezza di Ferrara Autore: assente Datazione: secolo XVIII Luogo di provenienza: assente Tecnica e dimensioni: disegno a penna e a colori 325 x 700 mm

La seguente carta è di sicuro una delle più belle rappresentazioni della città di Ferrara, sopprattutto perchè mostra l`intera città con la sua cinta muraria vista dall`alto il che ci permette di vedere il paesaggio intoccato intorno alla città che la trasforma in un isola in mezzo alla natura. Inoltre paragonando questa carta con le altre viste fin`ora possiamo dedurre che questa è l`unica vista prospettica della città dall`alto in queste dimensioni. Infatti qui possiamo vedere in lontananza da ovest persino le colline.

Fondo Bolzoni 1747 Nuova carta ed alzato della città di Ferrara, con tutte le sue strade, chiese, palazzi ed altre fabbriche come si trovano nell`anno MDCCXXXXVIL Diesegnata ed intagliata da Andrea Bolzoni Ferrarese, dal ovale se ne dispensano le copie nella città medesima. All`illustrissimi ed eccelsa Pubblica Rappresentanza nelle persone degl`illustrissimi signori Sig. Co. Gio. Gaetano Modoni Giudice e Sig. Savj del Magistrato

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La Città di Ferrara per la magnificenza e nobilità della sua struttura per l`ampiezza, coltivazione e fertilità del Suo Ducato, e per essere in ogni tempo stata d`uomini nell`armi e nelle lettere celebri fecondissima Madre, a nissun altra della Lombardia di qua dal Po inferiore o seconda, oggi vien presentata alle SS. VV. Illustrissim (?) da nte colla maggiore possibile diligenza e con assidua fatura di più anni secondo la verità, disegnata ed incisa. Era ben dovereso, che a chi con tanta attenzione, e zelo alla di lei confermazione, e vantaggio durante il corso del vostro lodevolissimo reggimento, ha così felicemente vegliato foss ella offerta e dedicata. Accoglietela dunque, e come merita la di lei moderna e passata grandezza, e la vostra dignità presente mentre col più profondo ossequio mi protesto. Delle SS. VV. Illustrissime Ferrara 7. Maggio 1747 Umilissimo, Divotissimo, ed Obbligatissimo Servitore(?) Andrea Bolzoni Incisore Attorno al testo abbiamo un ghirlanda nella quale si trovano i seguenti nomi: Sig. Avuo Ercole Sgraziadei Savuo, Sig. Giudice de Savi, Sig. Dott. Giuseppe Bottoni Savio, Sig, Dott, Ignazio Saraceni Savio, Sig. Gaetano Bianchi Savio, Sig. Giacomo Cassani Savio, Sig. Filippo Coatti Savio Questi nomi appartengono al Maestrato die Savi – vero organo esecutivo del Centumvirale. Da parte, a destra, segue l`indice delle chiese, monasteri ed altri edifici ad uso pio Giù, sempre a destra un altro testo che parla della provenienza/della nascita della città di Ferrara, dall`antichità fino a quel tempo (1747). [...] Crebbe ella sotto al dominio di questi principi fino all`ampiezza di sette miglia Italiane di circuito, e fino ad essere popolata seguendo il computo del Riccioli, da 70 milla abitanti, e fu ornata d`edifici, superbi, cosi pubblici, come privati, con tal magnificenza, che potè tra le prime in Italia annoverarsi. Fu questa Città già una delle quattro Contee Militari del S.R.I., come osservano il lodato Pigna ed il Munstero, e fu nobilitata coll`erezzione d`una Università dall` Imp. Federico II, privilegiata da Papa Bonifacio IX, e da altri pontefici colle stesse prerogative, die quelle di Bologna e di Parigi, dalla quale sono usciti uomini in ogni genere di Scienze celebritissimi. […] Alcuni anni dopo dal Pontefice Paolo V fu indi ella resa più forte, colla fabbrica d`una ben intesa Fortezza Reale, e dal S. P. Clemente XII è stata in questi ultimi tempi colla dignità Arcivescovile della Città del Ducato il quale è assai vasto, comprendendo oltre alla città di Comacchio, ed i castelli di Cento, e della Pieve, venti grosse terre, e circa 150 villaggi, colla intera provincia della Romagna bassa, detta periò Ferrarese, e suoi Territori, ed i di quanto è necessario ad agiatamento e deliziosamente vivere fertilissimo. Dopo aver osservato precisamente questa carta di Bolzoni possiamo concludere che è la più dettagliata di tutte le carte di quel tempo, sopprattutto per quel che riguada la rappresentazione grafica della pianta della città con tutti gli edifici, le strade, le vie, i campi e le mura rappresentati in un modo estremamente dettagliato.

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Fondo Aleotti Le seguenti carte sono caretterizzate da disegni tecnici riguardanti le mura di Ferrara. Si tratta di inquadramenti che rappresentano arti significative della cinta muraria. Carta 17a del 042 Disegno et pianta della Porta di S. Benedetto con il suo Beloardo� Autore: Ferrante Franchi (?) Tecnica e dimensioni: 355 x 390 mm Note: Cfr. Franchi 1670-71 C, c. 15. (AD 7)

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Carta 17b del 042 Porta di S. Benedetto con un Beloardo della fortezza antico�

[1656].

Autore: Ferrante Franchi (?) Tecnica e dimensioni: 216 x 490 mm Note: Cfr. Franchi 1670-71 C, c. 15. (D 8)

Carta 046 del 043_088 Prospetto di manufatto idraulico con palificata

[seconda metĂ sec. XVII].

Autore: Ferrante Franchi (?) Tecnica e dimensioni: 245 x 470 mm

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Atlante Penna Carte generali e particolari di tutto lo stato di Ferrara

NA 49 Carta 08 recto Recinto di Ferrara disegnato in propria forma Didascalia: dal recinto di Ferrara Scala: 1000 -mm 80 1:10 000 Dimensioni 37 x 48 cm

Quello che differenzia questa carta dalle altre è l`assenza delle vie e delle case all`interno delle mura. Qui l`autore molto probabilmente ha voluto focalizzarsi solo sulle mura, la sua Fortezza ed i suoi balurdi. Oltre queste sono rappresentate le principali vie che collegano la città con le aree circostanti al di fuori delle mura. Possiamo notare che i quattro baluardi che si trovavano sull`altra sponda del fiume non sono piÚ presenti.

NA 49 Carta 13 verso Cartiglio: Bianco Didascalia: della Fortezza Scala: pertiche modenesi 40 - mm. 99 1:2 100 Dimensioni: 37 x 48 cm

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Cenni bibliografici degli autori più importanti ALEOTTI,GIOVAN BATTISTA ,detto l’Argenta ( Argenta, 1546 - Ferrara, 12 dicembre 1636 ) Nato ad Argenta (Ferrara) nel 1546. Architetto e ingegnere, fu dal 1571 in oltre il 1593 al servizio del duca Alfonso II d’Este. Lavorò soprattutto a Ferrara, ove costruì le chiese di S.Barbara e di S.Carlo (1612), l’oratorio di S.Margherita, le torri di S.Francesco e del Palazzo della Ragione, la chiesa di S.Maria della Rotonda (1597), la facciata e la torre del palazzo del Paradiso (1610), nonché la porta di San Paolo (1612). Progettò anche la fortezza di Ferrara,ed è noto,infatti,anche come ingegnere militare. Nelle costruzioni civili e religiose si dimostra,senza grande originalità,seguace del Palladio. Ebbe un ruolo importante nella bonifica Ferrarese intrapresa dagli Estensi: ne fu, infatti, uno dei principali esecutori e fu tra i compilatori del Libro dell’estimo,il primo catasto ferrarese di cui sia rimasta traccia. Per la sua rara competenza ebbe anche da Clemente VII l’incarico,insieme con V.Morello, di perito delle questioni delle acque di Romagna per la difesa dei diritti ferraresi. Scrisse varie opere tecniche e teoriche. Tra esse sono da ricordarsi: L’uso della squadra (Venezia 1598), una Pianta topografica del ducato di Ferrara del 1599,una Difesa per riparare alla sommersione del Polesine di S.Giorgio e alla rovina dello stato di Ferrara (Ferrara 1601, poi ibid.1687), una Geografia dello stato di Ferrara del 1617. Molte sono anche le opere che lasciò manoscritte, tra cui un discorso Dell’interramento del Po di Ferrara a divergenza delle sue acque nel ramo di Ficarolo (edito postumo a Ferrara nel 1847 da Luigi Napoleone Cittadella), una Raccolta di tavole disegnate o possedute dall’Argenta (conservato nella Bibl.Comunale Ariostea di Ferrara),un grosso trattato,forse la sua opera maggiore,sull’Idrologia o scienza di ben regolare le acque (conservato nella Bibl. Ducale di Modena),un Dell’architettura libri V,datato 1581 (British Museum,Add.22.759) nonché un Diario (conservato nell’Arch.Comunale di Ferrara) e delle lettere (depositate nell’Arch.Bentivoglio). Sua è pure la traduzione (Ferrara 1589 e poi Bologna 1647) di Gli artificiosi et curiosi moti spirituali di Herone Alessandrino,ai quali fece seguire quattro teoremi di notevole importanza scientifica ripubblicati nella raccolta Veterum mathematicorum…, Parisiis 169 tratto dalla cartografia della Biblioteca Ariostea, Ferrara

PENNA , ALBERTO ( Ferrara, 1621 - Ferrra, 5 febbraio 1691 ) Figlio di Giovanni Penna e di Silvia Arienti, Alberto nasce a Ferrara nel 1621. Le origini del ramo ferrarese della famiglia risalgono al 1424, quando un Antonio Penna si trasferì a Ferrara da Perugia. Il padre Giovanni, alla morte, lasciò al figlio la propria eredità che, fino al compimento della maggiore età, sarà amministrata dal curatore Benedetto Perondoli. La prima notizia relativa alla sua attività in campo politico risale al 1640, quando fu presentato come candidato al secondo ordine del Consiglio Centumvirale, da Arturo de Vecchi. Nel 1643 Penna ottenne il seggio consigliare al seocondo ordine. Nel 1645, a dimostrazione della sua continua scalata ai vertici della magistratura cittadina, e senza dubbio grazie al marcato appoggio di importanti personaggi politici (62 preferenze contro 21 voti contrari), Alberto ottiene l’elezione, quale rappresentante del secondo ordine al Maestrato dei Savi, vero organo esecutivo del Centumvirale, a soli due anni dal suo ingresso al Consiglio. L’ascesa politica del Penna, all’interno della massima magistratura cittadina, culminerà con la sua elezione a Giudice dei Savi il 28 giugno del 1689, con un ristretto margine di preferenze (60 si e 46 no). Alberto eserciterà il suo anno di giudicatura proprio durante il delicato periodo del conclave, a causa della morte del pontefice Innocenzo XI. Dalle Deliberazioni consiliaririsultano altre iniziative intraprese da Alberto Penna, una delle quali fu quella di far ristampare gli Statuti della città in 500 copie, vista l’assoluta mancanza degli stessi sia nell’archivio pubblico, sia nel Maestrato.

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Nel giugno 1690 termina naturalmente il proprio mandato e, ormai settantenne, concluderà la propria esistenza nel febbraio successivo (5 febbraio 1691). Il suo seggio resterà vacante fino al 28 aprile del 1692, quando il nuovo pontefice Innocenzo XII designerà come suo successore il conte Giuseppe Scroffa. Il suo interesse per le lettere rientra nel clima ‘accademico’ del secolo XVII, che anche nella realtà ferrarese trova un fertile terreno di espressione. Il Penna fonderà nel 1660, nella propria abitazione, l’Accademia letteraria degli Illuminati sotto la protezione del vicelegato Roberto Accoramboni, con l’impresa di “un libro aperto vicino ad un pesce detto Lucerneto, che dalla lingua dà molto splendore, col motto Quale non quantum”. Di rilevante importanza la puntuale raccolta operata da Alberto, inerente una congerie di materiali di autori vari, per lo più autografi, (relazioni, diari, lettere, editti, progetti, visite d’acque, ecc.) concernenti lo stato delle acque nel Ferrarese tra i primi decenni del ’500 e gli ultimi decenni del’600. Si tratta delle Scritture d’acqua ferraresi, in almeno dieci volumi, corredate di preziosi indici per la consultazione e imprescindibili per ogni storiografia delle acque padane. Tra gli altri suoi lavori occorre ricordare la trascrizione del manoscritto dell’Hidrologia di Giovan Battista Aleotti, eseguita tra il 1665 e il 1666, e delle Ferrariensium historiarum et antiquitatum liber primus ... di Pellegrino Prisciani. Sintomatica la redazione dell’Atlantein un momento particolarmente delicato per la sua carriera politica e pubblica. Il 1658, anno della redazione dell’Atlante, coincide con l’ingresso di Alberto al I Ordine del Consiglio Centumvirale, e dimostra l’impiego della raccolta cartografica per sostenere il punto di vista ferrarese nelle questioni territoriali più controverse, ma, non ultimo, la sua stessa candidatura al prestigioso e sospirato seggio del Consiglio. tratto dalla cartografia della Biblioteca Ariostea, Ferrara

BOLZONI (Bolsoni), Andrea. ( Ferrara, marzo 1689 – Ferrara, 19 ottobre 1760 ) Nacque a Ferrara nel marzo 1689. Rimasto privo del padre in giovane età, si iniziò al lavoro di incisore sotto la guida dello zio Francesco. Seguì i corsi di disegno dell’accademia, e gli insegnamenti del pittore Giacomo Parolini. Morto lo zio (1728), viaggiò, per approfondire la conoscenza della sua arte, nelle Marche, in Toscana, Umbria e fu anche a Roma (1737). La sua vasta opera di incisore ha carattere più riproduttivo e divulgativo che di invenzione; tuttavia sono tecnicamente pregevoli alcune incisioni a maniera nera, e altre a bulino con taglio parallelo senza intersecazioni. Una copiosa raccolta di fogli (circa 300) è conservata riunita in volume nella Biblioteca Civica di Ferrara. L’incisione più nota è la grande pianta in alzato della Città diFerrara, in 6 rami, del 1747 (ill. in Encicl. Ital., XV, p. 47). Numerose sono le incisioni di ritratti, fra le quali degne di nota quelle in-folio: T. Ruffò,cardinale di Ferrara (1712); G. Lanzoni,medico (1716); Scipio Giraldi Sacrati,giurista (1719); A. BeatriceManfredi,cappuccina (1729); Ferrante Borsetti,letterato (1751, da G. A. Ghedini); Giacomo Sanvitali,gesuita (1754). Raro è il ritratto a punta secca di Carlo III Re di Spagna, una delle sue ultime opere. Il Bolzoni incise anche importanti opere cartografiche, come la carta degli Stati del serenissimo signor duca diModena in Italia... di Domenico Vandelli (1746). Molte incisioni sono datate e consentono di seguire esattamente il progressivo svolgersi dell’attività incisoria del B.; alcune, riproducenti dipinti ferraresi, recano anche la data di esecuzione dei quadri riprodotti, offrendo così preziosa documentazione sulla pittura ferrarese contemporanea anche per opere distrutte o disperse (per es. la Erodiade di Carlo Bononi, già nella chiesa di S. Benedetto distrutta nel 1944). Il B. eseguì anche conî per la zecca di Ferrara; nel 1728 si recò a Modena per studiare la tecnica ivi in uso; nel 1737 fu, per breve tempo, alla zecca di Mantova. La zecca di Ferrara, in quei tempi, lavorava solo saltuariamente, con speciali permessi concessi di volta in volta, battendo esemplari correnti delle monete pontificie. L’opera del B. in questo campo si svolse così limitatamente al semplice intaglio di stampi di uso comune. Morì a Ferrara il 19 ott. 1760. testo di: G. Bargellesi tratto da: http://www.treccani.it/enciclopedia/andrea-bolzoni_(Dizionario-Biografico)/

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La demolizione del bastione di S. Rocco

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Di solito nell’analisi storico-critica di un monumento o di un complesso monumentale viene posta maggiore attenzione alle fasi di fondazione, mentre vengono per lo piu’ trascurati o mal esaminati gli episodi di demolizione e le fasi di distruzione. È questo, senza dubbio, un atteggiamento poco consono ad una corretta impostazione storica del problema, poichè ogni edificio o complesso di edifici è un organismo la cui vita e le varie fasi di modificazione vanno riconosciuti e vagliati con pari dignità. La fondazione e la distruzione di un monumento sono in egual misura frutto di un’operazione pratica o di una scelta critica. Un caso esemplare in questo senso mi sembra la distruzione del bastione di S.Rocco, nelle mura di Ferrara, che fu portata a termine nel 1872. Il bastione, il più grande e uno dei più importanti della cinta murata della città, fu fatto erigere da Alfonso I d’Este negli anni fra il 1512 e il 1518, in funzione antiveneziana. Era situato nel sottomura di levante, nel tratto fra la porta San Giovanni e l’attuale Prospettiva della Giovecca, adiacente ai terreni dell’ex-convento delle monache domenicane di S.Rocco, da cui prese il nome. Attualmente se ne riconosce l’area nell’ampio slargo nel sottomura dove la strada di circonvallazione esterna fa una grande curva che riproduce l’andamento del bastione distrutto. La pianta e l’alzato del bastione si possono desumere dalla cartografia storica ferrarese, dove questo appare sostanzialmente immutato per tutto il corso del XVII e XVIII secolo. A tipica struttura cinquecentesca, era posto al vertice di una cortina tenagliata ed aveva un elevato angolo di gola, lunghe facce oblique, fianchi spigolati e arrottati per accogliere le batterie da fuoco. Il muro esterno, munito di alta scarpa era sottolineato dal cordolo in rilievo, che correva lungo tutto il perimetro delle mura cittadine. Databile entro i primi vent’anni del Cinquecento, e’ opera perfettamente aggiornata con le ricerche e le sperimentazioni che architetti e trattatisti militari conducevano in quel periodo cosi’ ricco di spunti e di invenzioni. Tornando alla documentazione cartografica, troviamo il bastione di S.Rocco perfettamente rilevato nel catasto pontificio del 1843, compare anche nelle carte ottocentesche, in quella del Pampani del 1836 e in quella della Direzione del Censo Pontificio del 1850; e’ sparito invece assieme a gran parte della Fortezza, del bastione di S.Benedetto e del bastione di Porta San Giovanni nella carta del Vallardi di fine Ottocento. Gli avvenimenti storici di quel periodo spiegano esaurientemente quanto e’ successo: con le guerre e le lotte di unita’ nazionale e la formazione del regno d’Italia, la situazione di Ferrara cambia radicalmente e da citta’-presidio ai confini dello stato della Chiesa essa diviene citta’ liberata da questo doppio regime. Quando il 21 giugno 1859, “dopo che le truppe del presidio ebbero sgombrati precipitosament ei posti di guardia e la fortezza riparando oltre il Po, il popolo diede sfogo alla sua gioia”, corse

Pianta di Ferrara nell`anno 1597 Bologna 1895 Particolare con il Baluardo di S. Rocco Autori: F. Borgatti dis, A. Brioni inc Biblioteca Comunale Ariostea Ferrara

Pianta ed alzato della cinta di Ferrara, 1747 Partic. con il Baluardo di S. Rocco Autore: A. Bolzoni Biblioteca Comunale Ariostea Ferrara

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Pianta della città di Ferrara, fine sec XIX Autore: Vallardi, tipografo-editore Biblioteca Comunale Ariostea Ferrara


alla fortezza e ai maggiori bastioni della citta’, occupandoli e distruggendoli. Dopo questa fiammata di furore popolare, inizia per le mura di Ferrara una fase di distruzioni, di trasformazioni radicali e anche di speculazioni; perduta da tempo la loro funzione difensiva-offensiva per l’evoluzione della tecnica militare, le mura vengono sentite come un peso inutile. È nei decenni immediatamente successivi all’unità nazionale che viene promossa ed attuata, per i motivi più vari, la demolizione di importanti apparati difensivi della cinta fortificata di Ferrara. Illuminante in proposito è la cronaca delle varie fasi dei lavori di demolizione del baluardo di San Rocco. Già nel luglio del 1861 si cavava terra dal bastione per trasportarla entro le fosse della citta’. Nell’anno successivo, il Comune decide che “per bonificare il fondo della fossa circondaria della citta’ dalla Prospettiva della Giovecca a Porta San Giovanni si è determinato di distruggere il baluardo detto di S.Rocco, e che per tutelare l’interesse dlle Finanza, non che a difesa si costruira’ un muro detto di cortina all’attuale ingresso di d. Baluardo”. La motivazione addotta per l’abbattimento del bastione di S.Rocco è piuttosto inconsistente, le motivazioni piu’ vere e profonde vanno cercate in un ambito diverso di problemi. Nel corso del 1862 e del 1863 si lavora per la costruzione del nuovo muro di cortina, iniziando ovviamente a demolire le mura di gola del bastione e procedendo poi allo sterro della zona di unione del bastione alla cinta, vengono infine costruite le arcate della nuova cortina. Così presentava il progetto in un rapporto al Sindaco del 26 febbraio 1863, l’allora ingegnere capo del Comune, A.Borsari, “Il muro viene eretto ad arcata, sistema che oltre di offrire molta stabilita’ contro la spinta della terra a preferenza dei muri di rivestimento che hanno i controforti interni, e’ anche adottabile per l’economia della palafitta; si ottengono infine dei vani rientranti di grande utilita’ per riporvi dei prodotti agricoli delle fosse allorche’ saranno esse coltivate”. Dopo questa intensa fase di lavoro, la demolizione si ferma per circa 4 anni e riprende stancamente nell’inverno del 1867, condotta in economia dall’amministrazione comunale. La demolizione del bastione di S.Rocco e’ divenuta dunque un pretesto per provvedimenti di assistenza, al fine di impiegare mano d’opera disoccupata in lavori pubblici di ordinaria amministrazione, ne’ urgenti ne’ importanti. Solo nel 1872 per motivi analoghi si arriva allo spianamento definitivo del bstione, per dare lavoro agli operai alluvionati, evacuati dalle zone allagate del Polesine. All’inizio e alla fine dei lavori furono redatti dei rilievi schematici con le piante e le sezioni dei “relitti del bastione di S.Rocco”, ora ridotto ad un modesto e informe rialzo di terreno poi pressoche’ completamente spianato. Gli interventi successivi nella zona hanno interessato il sottomura e la strada di circonvallazione: nel 1927 l’instalazione di una idrovora al doccile di S.Rocco, dove fu piantato un pioppeto che vi fu mantenuto per un cinquantennio. Gli alberi sono stati tagliati nel 1978 per procedere alla sistemazione e al livellamento del

terreno.

Relitti bastione di S. Rocco, 1871 Archivio Storico Comunale Ferrara

Le fondazioni del bastione di S. Rocco apparse nel corso della campagna archeologica condotta nel settembre 1979. Rilievo con esiti (Direzione dei Musei Civici d`Arte Antica, Ferrara)

immagine tratta dal: Bollettino annuale 8/1978 dei Musei Ferraresi, p. 97

immagine tratta dal libro: Le mura di Ferrara: Immagini e storia, a cura di Paolo Ravenna, p. 104

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Nell’ambito del programma dei lavori di sistemazione condotti dall’amministrazione comunale, per verificare direttamente i dati ricavati dalla cartografia e dai documenti d’archivio, e’ stata fatta una ricerca sul terreno per individuare esattamente l’area e il perimetro occupati dal bastione distrutto e per controllare inoltre l’effettiva consistenza dlle fondazioni sepolte. L’indagine si e’ svolta nell’agosto del 1979, al termine dei lavori di spianamento e livellamento della zona. Prendendo come base la carta del progetto redatta dalla IV sezione dei lavori Pubblici del Comune (scala 1:1000) (vedi seguente immagine Baluardo di S. Rocco, Sondaggi scavo - 1979) in cui è indicato il perimetro dell`ex baluardo di S. Rocco secondo i rilievi del catasto pontificio del 1843 (ipotesi 1) e secondo la pianta dell`Archivio Storico Comunale del 1871 (ipotesi 2), si è proceduto fissando sul terreno le estremità del presunto ingombro del baluardo. È stata costruita poi sul terreno una maglia di riferimento, con quadrati di 30m di lato. Al termine di queste operazioni preliminari si è tentato di individuare le strutture di fondazione del baluardo, con sondaggi praticati mediante aste metalliche (lunghe 3 e 4 metri), tenendo conto di entrambe le ipotesi proposte dalla carta di progetto. Si e’ potuto constatare che i resti sepolti del bastione corrispondono con buona approssimazione ai muri perimetrali rilevati nel catasto pontificio (ipotesi 1), mentre quanto e’ segnato nella carta del 1871 (ipotesi 2) è da interpretarsi sostanzialmente come un relitto di terrapieno in via di sterro, poi completamente spianato. (vedi seguente immagine nella pagina precedente :” Le fondazioni del bastione di S. Rocco apparse nel corso della campagna archeologica condotta nel settembre 1979. Rilievo con esiti”) Individuato il perimetro e la struttura sepolta del bastione, si e’ aperto un saggio di scavo in corrispondenza dell’angolo di spalla fra il fianco e la faccia settentrionali, dove i sondaggi praticati facevano supporre di poter scoprire agevolmente le fondazioni. E’ comparso infatti a circa 1 metro di profondita’ dall’attuale piano di campagna il muro del fianco settentrionale, sventrato in corrispondenza dell’angolo di spalla dai recenti lavori per la posa in opera delle nuove fognature della citta’ ma perfettamente conservato nella parte rimanente. (vedi immagine sotto a sinistra) La cortina muraria è larga metri 2 alla sommità e presenta un andamento “a scarpa” nel fianco esterno,conservato per npn più di sette ricorsi di mattoni, sotto i quali inizia la fondazione a gradini. (vedi immagine sotto a destra)

Le fondazioni del bastione di San Rocco apparse nel corso della campagna archeologica condotta nel settembre 1979. Rilievo con esiti. (Direzione dei musei civici d`Arte Antica, Ferrara).

Sottomura di levante, Fondazioni del bastione di S. Rocco

dal libro: Le mura di Ferrara: Immagini e storia, a cura di Paolo Ravenna, p. 104

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La fondazione e’ stata scoperta con lo scavo fino al livello della falda (a ca. 1.60 - 1.70m). Il fianco interno della cortina è invece diritto. (vedi immagine sotto a sinistra) E’ opportuno segnalare che i mattoni impiegati nella costruzione del muro “a scarpa” sono appositamente sagomati, presentando uno dei lati di fascia obliquo, mentre tutti gli altri mattoni utilizzati nella struttura sono di tipo normale ( cm. 24 x 13 x 6 ). Perpendicolarmente alla cortina muraria, si staccavano dal lato interno diritto dei muri di rinforzo paralleli fra loro, posti alla distanza di 4 metri l’uno dall’altro, che dovevano ripetersi costantemente lungo tutto il perimetro del bastione per una funzione statico-strutturale. Con lo scavo ne sono stati scoperti due, sono larghi 1 metro, lunghi 6,20 metri circa. La cortina muraria e’ larga metri 2 alla sommità e presenta un andamento “a scarpa” nel fianco esterno,conservato per npn più di sette ricorsi di mattoni, sotto i quali inizia la fondazione a gradini. La fondazione e’ stata scoperta con lo scavo fino al livello della falda. Il fianco interno della cortina e’ invece diritto. E’ opportuno segnalare che i mattoni impiegati nella costruzione del muro “a scarpa” sono appositamente sagomati, presentando uno dei lati di fascia obliquo, mentre tutti gli altri mattoni utilizzati nella struttura sono di tipo normale. Perpendicolarmente alla cortina muraria, si staccavano dal lato interno diritto dei muri di rinforzo paralleli fra loro, posti alla distanza di 4 metri l’uno dall’altro, che dovevano ripetersi costantemente lungo tutto il perimetro del bastione per una funzione statico-strutturale nel sostenere il peso del terrapieno interno. (vedi immagine sotto a destra) Con lo scavo ne sono stati scoperti due, sono larghi 1 metro, lunghi 6,20 metri circa. (vedi immagini sotto: prime due da sinistra) La stratigrafia del terreno e’ la seguente: un primo strato di 0,40 / 0,50 metri, di riporto attuale, un secondo strato, scavato per metri 2,50 circa, di argilla compatta di colore grigio-azzurro, nel quale si trovano alla sommita’ le radici dei pioppi e piu’ sotto i resti del bastione. A 3 metri circa di profondita’ abbiamo trovato della sabbia di riporto, quasi in corrispondenza della falda acquifera.

Fondazioni del bastione di S. Rocco - Sezione trasversale e sezione longitudinale immagine tratta dal: Bollettino annuale 8/1978 dei Musei Ferraresi, p. 100

Fondazioni del bastione di S. Rocco Assonometria immagine tratta dal: Bollettino annuale 8/1978 dei Musei Ferraresi, p. 100

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Sottomura di levante, Fondazioni del bastione di S. Rocco Uno dei muri di rinforzo normale alla cortina esterna immagine tratta dal: Bollettino annuale 8/1978 dei Musei Ferraresi, p. 100


Il testo precedente è stato ripreso dal Bollettino annuale 8/1978 dei Musei Ferraresi il cui articolo è stato scritto da Anna Maria Visser Travagli con il seguente titolo : Un episodio di distruzione delle mura di Ferrara: la demolizione del bastione di S. Rocco - 1872

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