Rivista Maria Ausiliatrice 5/14

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#P ERIFERIE

CUORE DELLA MISSIONE

4 I L SILENZIO

GR ANDE MEZZO DI COMUNICAZIONE TUTTO DA RISCOPRIRE

20 M AURIZIO NICHETTI IL PUBBLICO DELLE FAMIGLIE È QUELLO CHE MI STA A CUORE

30 S HLOMO

STORIE E TESTIMONIANZE DI UN POPOLO (QUASI) DIMENTICATO

ISSN 2283-320X

SETTEMBRE-OTTOBRE 2014

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ENZO ROMEO

SR. BERNARDINA DO NASCIMENTO

1 DA DUECENTO ANNI UN AMORE PIÙ GRANDE FRANCO LOTTO

A TUTTO CAMPO 4 COMUNICARE CON IL SILENZIO

ENZO ROMEO

MARIA 7 I PRIMI CANTI DI MARIA LORENZO BORTOLIN 8 M ARIA ED IL NATALE SR. BERNARDINA DO NASCIMENTO 10 AHMAD, IL FIGLIO PAKISTANO FRANCESCA ZANETTI 12 LA BELLEZZA È PER TUTTI ROMANO BORRELLI 14 FERMO MADONNA. INTERVISTA ALL’INTERESSATA

DIEGO GOSO

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GIOVANNI VILLATA

CHIESA E DINTORNI 22 FRANCESCO PASTORE E PADRE DOMENICO AGASSO JR 24 UNA CHIESA IN USCITA GIOVANNI VILLATA 26 NICOLA DI GIOIA E DI PENITENZA MARIO SCUDU 28 DAR VITA AI SOGNI MIGLIORA LA VITA EZIO RISATTI 30 IL CUORE RITORNA MATTEO SPICUGLIA 33 LA STANZA DEL SILENZIO MATTEO PICCIRILLO 34 INTERVISTA MONS. TOSO LORENZO BORTOLIN 37 CATECHESI ANNA MARIA MUSSO FRENI

LA PAROLA 16 L’UNICA VERA RIVOLUZIONE È QUELLA DI CRISTO

MARCO BONATTII

18 DA GERUSALEMME A ROMA

MARCO ROSSETTI

FAMIGLIA 20 IL PUBBLICO DELLE FAMIGLIE

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MI STA A CUORE

ANDREA CAGLIERIS

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Direzione: Livio Demarie (Coordinamento) Mario Scudu (Archivio e Sito internet) Luca Desserafino (Diffusione e Amministrazione) Direttore responsabile: Sergio Giordani Registrazione: Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-80

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EZIO RISATTI

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ERMETE TESSORE

GIOVANI 38 DISABILI: RICCHEZZA DELLE COMUNITÀ

AELREDO COMOLLO

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54 IL CAMMINO DI DON BOSCO MARINA LOMUNNO 56 VERSO IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI MARIA AUSILIATRICE 2015

FEDERICA BELLO

40 LE RELAZIONI SOCIALI VISSUTE DAI NOSTRI NETWORKED TEENS

40

P.L.CAMERONI

58 L A DEVOZIONE A MARIA AUSILIATRICE IN BAVIERA

ERMETE TESSORE

42 CONFESSARSI? SÌ, MA... GIULIANO PALIZZI 44 DIO CI HA DONATO LA MUSICA AELREDO COMOLLO

JOSEF WEBBER

60 ANCORA FIORI DI ZUCCA

MARIA ANNA MUSO FRENI

DON BOSCO OGGI 46 TORINO TRA STORIA LOCALE E DEVOZIONE

ROMANO BORRELLI

48 AL FERRANTE APORTI, L’EX “GENERALA”

LUIGI INIZIA UNA VITA NUOVA M.LOMUNNO 50 UN “COETANEO” DI DON BOSCO: IL CONGRESSO DI VIENNA PIER GIUSEPPE ACCORNERO 52 BUONI COME IL PANE MAURIZIO VERSACI

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POSTER IO SONO UNA MISSIONE SU QUESTA TERRA MARIO SCUDU

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MARIA

Maria ed il Natale BERNARDINA DO NASCIMENTO redazione.rivista@ausiliatrice.net

Gestazione e nascita di Gesù.  I Vangeli non ci danno nessuna informazione diretta sul come sia stata portata avanti la gravidanza da parte di Maria. Luca si limita ad informarci che all’inizio della gestazione la Vergine si reca dalla cugina Elisabetta per tre mesi. Dopo scende il black out totale sulle informazioni. Anche sul parto di Maria il riserbo è quasi totale. Infatti Marco e Giovanni tacciono completamente. Matteo e Luca qualche accenno lo fanno in modo scarno e, a volte, contradditorio. Ma queste lacunose informazioni da chi le hanno avute? Quando scrivono i loro vangeli, tutti i possibili testimoni oculari (Giuseppe, Zac8

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caria, Elisabetta, Giovanni Battista, Anna, Erode, i Magi, i pastori di Betlemme) sono morti. Rimane solo la madre di Gesù. Ma se è da Lei che attingono le notizie perché lo fanno in modo così frammentario e lacunoso? Dare alla luce un figlio rimane per ogni donna un avvenimento indimenticabile, che segna profondamente l’esistenza. Come mai Matteo si limita a narrarci che: «Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode» (2,1)?. Come mai Luca sottolinea di più il contesto storico (censimento, Quirinio governatore della Siria) che quello della famiglia di Gesù? Come si può ridurre la de-


scrizione della nascita divina ad un racconto notarile «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’alloggio» (2,7)?. Non c’è empatia, né minimo coinvolgimento umano. Non c’è nessuna illuminazione celeste ad illuminare la scena. I cori angelici latitano: Maria partorisce come tutte le donne che mettono al mondo il loro figlio in un contesto di mentalità orientale dove alle donne viene negato qualsiasi accenno di solidarietà e di tenerezza. PARTORÌ IN UNA GROTTA?   Anzi il parto non solo non abilita a nessun accenno di tenerezza, ma è un qualcosa di sporco e che rende impura la puerpera. Per questo non c’è posto per Maria e Giuseppe nell’alloggio. Le normali abitazioni palestinesi del tempo sono composte normalmente di una sola stanza, dove di giorno si cucina e si mangia, e la notte, stese delle stuoie per terra, tutta la famiglia, dai nonni ai nipoti si corica (Lc 11,7). Il parto rende impura la donna per sette giorni (Lv 12,1). La partoriente non solo è contaminata, ma infetta tutto quel che tocca e chiunque avvicina. Per dare alla luce la Madonna deve rifugiarsi in un locale annesso all’alloggio, di solito scavato nel tufo, che serve da magazzino, da dispensa e da stalla. È qui che il bambino, avvolto in fasce, viene adagiato per comodità in una mangiatoia. Non c’è nes-

suna grotta e nessun bue, che è un animale non presente nella zona di Betlemme. Per ben quaranta giorni Maria rimane segregata, nascosta a tutti, fino al giorno della sua purificazione rituale dopo cui viene di nuovo riammessa nella quotidianità della vita. Nel frattempo, ad otto giorni dalla nascita, Gesù viene circonciso in assenza della madre. LA PURIFICAZIONE DI MARIA   La cerimonia della purificazione avviene nel Tempio. L’impurità legata al parto non conosce eccezioni. Scaduto il tempo prescritto dalla Legge Maria sale a Gerusalemme. Presso la porta di Nicanore si incontra con un sacerdote a cui dovrebbe offrire «un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora in sacrificio per il peccato» (Lv 12,6).

Ma i genitori di Gesù non possono permetterselo. Dio deve accontentarsi di due piccioni a motivo della loro povertà (Lv 12,8). Siccome ogni primogenito appartiene a Dio (Es 13,2) Giuseppe e Maria dovrebbero riscattare il loro figlio pagando al Tempio una cifra esorbitante per la loro borsa: cinque sicli d’argento (Nm 18,16) equivalenti ad una ventina di giornate lavorative. Non sembra che la Sacra Famiglia abbia mai ottemperato a tale obbligo. Il motivo è abbastanza evidente. Gesù non viene riscattato, in barba alla inflessibile Legge, perché da sempre appartiene al Padre (Lc 2,49). Nel Tempio Maria incontra uno strano personaggio: Simeone. Egli le annuncia che la sua intera vita verrà attraversata dalla parola del figlio che, come se fosse una spada, la porterà ad avere esperienze dolorose, ma inevitabili.

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FAMIGLIA

Il pubblico delle famiglie mi sta a cuore ANDREA CAGLIERIS GIORNALISTA RAI E SEGRETARIO DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI DEL PIEMONTE redazione.rivista@ausiliatrice.net

Il cinema di Nichetti è sempre ricco di sentimenti  Mimo, attore, regista televisivo e cinematografico, direttore di opere liriche e di festival, cartoonist e creatore di spot pubblicitari. Maurizio Nichetti attraversa i territori dell’immaginario collettivo con passo leggero e sguardo innocente: «Ho conosciuto don Bosco vivendo a due passi dal “quartiere salesiano” di Milano: via Melchiorre Gioia, l’Istituto Sant’Ambrogio, la parrocchia di Sant’Agostino... lì ho seguito il corso prematrimoniale e lì uno dei miei due figli ha frequentato l’oratorio». Personaggio alquanto singolare del panorama artistico italiano, un po’ sognatore, un po’ “sognato”, ha sempre amato rimanere ai margini del grande show e interpretare l’arte cinematografica a modo suo: più che gridare il proprio pensiero artistico e andare a confondersi tra centinaia di altre voci, propone delle finzioni visionarie, che mescolano realtà e fantasia. «Il mio cinema ha sempre a che fare con i sentimenti – spiega nel nostro incontro torinese, poco prima di ricevere il diploma honoris causa da parte del Centro sperimentale di cinematografia –. Non sono un cattolico praticante, ma realizzo film che non mi vergogno di mostrare ai miei figli. Affronto spesso temi seri e drammatici, mai con aggressività e sempre rispettoso dell’audience infantile. Il pubblico delle famiglie è quello che mi sta a cuore. Io non ho mai smesso di cercare questo spazio, ma è sempre più difficile». 20

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IL MISSIONARIO ESPLORATORE   Una figura su tutte ha colpito negli anni Nichetti. E lo ha fatto, manco a dirlo, attraverso il grande schermo: quella del missionario salesiano padre Alberto De Agostini. Dici “De Agostini” e pensi subito all’Istituto geografico di Novara e a Giovanni, l’editore e cartografo che lo fondò nel 1901. Meno nota ma non meno affascinante è la figura del fratello Alberto Maria, più giovane di vent’anni, religioso e insieme esploratore, scalatore e a sua


FAMIGLIA

volta geografo. Visse a lungo in Patagonia, viaggiando senza sosta, visitando in lungo e in largo quella terra remota e ancora in gran parte sconosciuta, descrivendola, fotografandola e dando nomi italiani a molte zone inesplorate. Nichetti, quando era direttore del Festival internazionale Film di montagna di Trento, lo conobbe attraverso Per questi stretti morire, il documentario firmato da Isabella Sandri e Giuseppe Gaudino dedica-

to alla sua figura. «Al di là della religione professata, ognuno deve vivere con una fede – riflette –: l’importante è essere religiosi dentro e cercare di metterlo in pratica con corrette scelte di vita. Conosco anche molte persone che come ha fatto padre De Agostini cercano la propria anima nel rapporto con la natura e la montagna: se uno è sano dentro, la spiritualità la trova». UN CARTONE PER FRANCESCO   Nel futuro di Maurizio c’è il racconto della vita di san Francesco in un cartoon dal linguaggio semplice, pensato soprattutto per i bambini. «La sceneggiatura è già pronta – racconta –. Si illustrerà l’esistenza del Poverello a partire dall’infanzia. Questa idea nasce da Papa Bergoglio che ha scelto di chiamarsi come il santo di Assisi». Il progetto, è certo, sarà venduto in ogni paese del mondo. Il cartoon si propone di raccontare la “parabola” di Francesco da figlio di una famiglia ricca a prototipo e difensore dei poveri. «E per questo ci siamo avvalsi della consulenza di teologi francescani che ne hanno valutato l’attendibilità storica e teologica». Colori, pennelli, tanta voglia di fare bene e di lasciare qualche segno nel cuore del pubblico. Senza spingere sull’acceleratore, con semplicità. «Il messaggio evangelico è una proposta – conclude Maurizio –, e deve rimanere tale».

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GIOVANI

Disabili: ricchezza delle comunità

FEDERICA BELLO redazione.rivista@ausiliatrice.net

Serve una pastorale attenta, che guardi a chi è più in difficoltà come una risorsa da includere, senza assistenzialismi e senza superficialità.  Disabilità è fatica, sofferenza, ma anche ricchezza. Lo sanno le comunità, le associazioni, le famiglie che vivono a contatto con giovani e adulti con disabilità, ma purtroppo la sensibilità, l’attenzione necessarie a favorire lo scambio di talenti, a non creare isolamento, non sempre ci sono. Per questo a livello nazionale la CEI sta avviando percorsi di riflessione e formazione per le diocesi, per i formatori per individuare nuove modalità di coinvolgimento di chi vive la disabilità. A fine giugno un percorso di quattro giorni a Monopoli (BA) ha 38

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coinvolto un centinaio tra catechisti e operatori pastorali provenienti da tutta Italia organizzato dall’Ufficio Catechistico Nazionale, Nella gioia del Vangelo. INCLUSIONE: È NECESSARIO CONOSCERE   Una “quattro giorni” per ribadire il significato dell’inclusione delle persone disabili nelle comunità, ma soprattutto per offrire suggerimenti pratici e strumenti di riflessione e formazione. Così sono state inquadrate da “esperti” alcune tipologie di disabilità come la ma-


GIOVANI

nifestazione di A.D.H.D. (sindrome da deficit di attenzione e iperattività), è stato analizzato il problema dei bambini con disturbi oppositivi e le difficoltà che vengono affrontate da chi vive disturbi dell’apprendimento come la dislessia. Problemi che non devono essere considerati ostacoli alla partecipazione alla vita della comunità ma che devono interpellare catechisti, formatori, animatori. Ad esempio può essere utile per un catechista sapere che consegna a dei bambini delle schede: l’uso di un carattere come l’Arial, o un’interlinea ampia possono favorire la lettura di un bambino dislessico, rispetto all’uso di un altro carattere tipografico. O ad esempio può essere importante, se nel gruppo di catechesi ci sono bambini anche solo con lieve autismo, non fare bruschi cambiamenti tra un’attività e un’altra, non cambiare troppo repentinamente ambiente quando si intende passare dal gioco o alla preghiera. Anche le nuove tecnologie – dai tablet agli smartphone – possono essere “strumenti” inclusivi che favoriscono l’acquisizione di contenuti con video, suoni e programmi che normalmente appassionano tutti i bambini. INCLUSIONE: NON SI PUÒ IMPROVVISARE   Tempo d’estate e tante parrocchie sono impegnate nell’Estate Ragazzi e nei Campi scuola. Esperienze formative importanti, ma anche in questi casi non ci si può improvvisare

nell’accoglienza di chi vive la disabilità, nel rispetto e nella tutela stessa delle persone. Ha fatto scalpore nel torinese la notizia di un oratorio che non avrebbe accettato l’iscrizione di un bambino con problemi psichici se non veniva garantita la presenza di un accompagnatore, ma a guardare la situazione con attenzione è emerso non un caso di esclusione, come i media hanno subito etichettato, ma al contrario un richiamo alla necessità di fare rete, di garantire a chi ne ha la necessità un accompagnamento qualificato che i ragazzi che normalmente sono disponibili al servizio di animazione non possono avere. ACCOGLIENZA È CULTURA   Non si tratta di creare gruppi ad hoc, ma di favorire l’inclusione, l’accoglienza. Altro tema affrontato e dibattuto è la difficoltà con cui spesso le famiglie rivelano, soprattutto nel caso di disabilità psichiche, il problema ad educatori e catechisti. C’è timore del giudizio e così spesso alle iscrizioni a catechismo o alle varie attivi-

tà non viene rivelato il problema, che poi emerge quando ci si incontra e non si ha magari il tempo di fare scelte diverse, di prepararsi meglio di fare sì che l’inizio del catechismo non diventi un’esperienza traumatica. Su questo, importante diventa creare una vera e propria cultura dell’accoglienza che coinvolge tutta la comunità, affinché tutti si sentano partecipi e valorizzati, indipendentemente dalle abilità.

PUÒ ESSERE IMPORTANTE, SE NEL GRUPPO DI CATECHESI CI SONO BAMBINI ANCHE SOLO CON LIEVE AUTISMO, NON FARE BRUSCHI CAMBIAMENTI TRA UN’ATTIVITÀ E UN’ALTRA.

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GIOVANI

Dio ci ha donato la musica

Colloquio con i Reale, band di Christian Music italiana. I vostri nomi sono molto comuni, ma la vostra missione è straordinaria. Diteci di voi e quale cammino vi ha portati ad essere così attraenti nel panorama della Christian Music. È vero, è tutto semplice, a cominciare dai nomi. Alessandro e Francesca, marito e moglie, papà e mamma di Samuele e Gioia, contenti e orgogliosi di essere una famiglia cristiana. Siamo cresciuti a pane e musica. Pur essendo semplici, abbiamo attraversato grandi difficoltà. Dopo anni di buio nella droga, con strade e tempi diversi, ci siamo incontrati e innamorati nella Comunità Cenacolo di suor Elvira dove, grazie all’amore vero, totale, fermo ed esigente di questa suora abbiamo conosciuto Gesù vivo che ha sconvolto le nostre esistenze. Una volta usciti dalla comunità ci siamo sposati, credendo di vivere una semplice, tranquilla vita di famiglia, ma Dio la pensava diversamente... D’accordo, vi è sempre piaciuta la musica. Diverso è però “farla” e ancora più impegnativo è “portarla”, cantarla ai fratelli di questo mondo scarso di valori. Avete addirittura scelto di cantare Gesù ed il suo amo-

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re e lo fate con ritmi e suoni totalmente diversi da quelli ai quali siamo abituati. Nelle nostre chiese si cantano normalmente canzoni di trenta anni fa, a volte chiamandole “nuove”, così – è sotto i nostri occhi – i ragazzi si annoiano e abbandonano gli oratori. Si usa dire che quello che si fa per Dio deve essere: gratis, nei ritagli di tempo, senza pretese e... così diventa un servizio, il più delle volte, mediocre. È inevitabile che ci chiamino “sfigati”! Abbiamo voluto dimostrare che Dio non toglie nulla, anzi! Così si può fare un bel concerto rock e pregare, divertendosi fino alle lacrime ed evangelizzando allo stesso tempo. Ci piacerebbe, comunque, trovare all’interno della Chiesa un’apertura ancora maggiore verso progetti di vera (e non “intrufolata”) Christian Music. Invece di pagare migliaia di euro per cantanti che cantano canzoni che la gente sente tutti i giorni, perché non investire per far diventare sempre più famoso il messaggio di Gesù Cristo? Vorremmo essere nei vostri panni mentre componete. Dev’essere un’esperienza che ha il sapore di ispira-


Il vostro affetto per don Bosco e per i suoi luoghi, particolarmente quelli natii, è un segnale che voi “lanciate” con il vostro volto ogni volta che incontrate i giovani. C’è uno sprint dentro di voi tipicamente “donboschiano”. Noi abitiamo vicino al Colle Don Bosco dal 2006, non siamo “salesiani” e fino a un po’ di tempo fa non abbiamo mai avuto legami particolari con il mondo di don Bosco. Ma oggi se ci guardiamo indietro, non possiamo non pensare che in questi anni, a nostra insaputa, don Bosco abbia insinuato, nelle nostre ispirazioni, un progetto per i giovani che sappia anche di lui. Per anni abbiamo pregato nel suo santuario [del

Colle, ndr], chiedendo una risposta, ci siamo rifugiati a casa sua pregando per un segno. Richieste esaudite. Un salesiano sacerdote ci ha detto: «Questo progetto unico per i giovani non poteva che nascere in casa di don Bosco». Siamo sicuri che sia così. Don Bosco era animato dalla bontà e tenerezza di Maria tanto da affermare «È lei che ha fatto tutto». Molto del vostro progetto è maturato sui luoghi di don Bosco. Sicuramente la vostra musica ha uno stile mariano. Maria è stata ed è fondamentale. È la nostra àncora di pace nelle difficoltà, nel nostro “non capire”. Noi viaggiamo molto e solitamente prima di partire ci succede di tutto. Saliti in macchina, Francesca dice: «Preghiamo i misteri della Gioia!!!». Sul momento: dissenso generale! Ma alla fine il viaggio “ha un’altra musica”. Con un’Ave Maria abbiamo cominciato ad uscire dalla droga, con un’Ave Maria abbiamo intravisto Gesù, da un’Ave Maria è scaturita la scelta della nostra missione musicale. Come si fa a non fidarsi di una Donna così?

GIOVANI

zione. Anche questa è un’opera che scaturisce dal vostro amore per il Creatore e le sue creature. È davvero un bel mistero come nascono le canzoni, ma madre Elvira dice che sono belle perché si sente che non sono nostre. È così, siamo strumenti nelle mani di Dio, o almeno chiediamo tutti i giorni di esserlo. Tutti i giorni. Quando viviamo qualcosa di forte o difficile e ci mettiamo in ginocchio davanti a Gesù, quel “qualcosa” diventa canzone ed essendo noi normalissimi, tanti, poi, ascoltandoci, si ritrovano in quella canzone. Parla al loro cuore e a tutta la loro esistenza. È un attimo di grazia. Amiamo pensare che Dio, in quei momenti, ci dona le Sue orecchie, così sentiamo la musica che gli altri non sentono. Un dono e una responsabilità.

Da qui puoi ascoltare un singolo tratto dall’album Kairos.

VI CHIEDIAMO UNA CORTESIA: NON SCARICATE ILLEGALMENTE LE CANZONI DI KAIRÒS. SE AVETE A CUORE IL MESSAGGIO CHE RAPPRESENTA LA NOSTRA MISSIONE AIUTATE A MANTENERLA VIVA. IL CD COSTA € 15,00 , È UNA CIFRA IRRISORIA PER QUELLO CHE RAPPRESENTA, PERDIPIÙ CI SONO MOLTI MODI LEGALI E ECONOMICI PER AVERE LE CANZONI, NEI DIGITAL STORE UNA CANZONE COSTA € 0,99.

A CURA DI AELREDO COMOLLO redazione.rivista@ausiliatrice.net

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DON BOSCO OGGI

Torino tra storia locale e devozione Uno sguardo nei cortili accanto a Valdocco per scoprire le bellezze della devozione.  Un dipinto, di Maria Ausiliatrice, realizzato da una mano ingenua, ma non priva di creatività. Una casa di ringhiera. Ballatoio. In un grande corso di Torino. La Basilica dall’altra parte del corso. La Consolata a cinque minuti e poco distante, il Cottolengo. Da queste parti, tutto, dalla farmacia alla trattoria, alla gastronomia e persino le paline dei bus, ricordano l’Ausiliatrice, e don Bosco. L’ITALIA E L’AUSILIATRICE   Notare, nel dipinto, la “sfera” del mondo, con la sola Italia. Sull’Italia e sul mondo, una Croce. Raggi colorati, anzi, multicolori, e l’incorniciatura, con colonne “attorcigliate” da una pianta rampicante. Osservo le buche delle lettere e così: mmagino il pittore, residente in questa casa, circa trenta anni fa, mentre disegnava questa bellezza. Disegna su una costruzione che, vedendo le buche delle lettere, è abitata da persone dai molti dialetti. Una casa che profuma di meridionali, lavoro, fabbrica e terra lasciata per venire a Torino. Chissà, forse pensava al calore del suo paese, quello umano, e quello del Sole, “costretto” qui, nelle nebbie, a tracciare qualche raggio. Il signore che ha dato corpo a questa bellezza, era originario della Puglia, delle Murge e più esattamente di Minervino Murge. Un tal Savino, dicono. Impossibile, ormai, sapere di più. Superato gli ottanta, è ritornato al suo paese. Nessun’altra traccia. Solo questo dipinto. Prima di ritornare al suo paese ci ha lasciato questa ricchezza. Ho provato ad immergermi in questa realtà, a chiudere gli occhi e respirare un po’ di quel periodo. Valige di cartone, legate, con lo spago, dopo l’arrivo a Porta Nuova, immersa dal vapore e dal fumo. Le scale, la ringhiera, 46 46

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le buche delle lettere, che in molti casi, contengono solo cartacce datate. Lettere di suppliche, raccomandazioni e solitudine, talvolta non comprese. Lettere di un amore. Dal profumo di mare spedite nei pressi di qualche stazioncina, perché, si sa, dalle stazioni arrivavano prima. Lettere che sapevano di attesa e di ricongiungimento. Lettere scritte a penna, o, per chi poteva, con una macchina da scrivere, una “L 28”. A metà della prima rampa di scale, ancora un’ immagine di Maria, questa più recente. Ho ancora provato a sentire qualcuno, qui, nel condominio di questa casa, a proposito del pittore Savi-


DON BOSCO OGGI

no. Niente di nuovo. Solo alcune voci dicono che presto saranno effettuati lavori di manutenzione nello stabile. Penso che rispetteranno questo dipinto, insieme alla persona che ne ha lasciato il segno. LA PRESENZA DI MARIA TRA LE CASE, NEI CORTILI   Sono molti i lettori che hanno chiesto di documentare qualche momento di devozione nei cortili della zona, dalle parti di Valdocco. I cortili, dove talvolta non si poteva giocare, dove talvolta fiorivano lavori e vita di lavoratori. Decine di persone pregano il rosario. Con acqua e candele,

con il rimando al battesimo e alla Luce. La notte lascia il posto all’alba, il miracolo dei colori. Alzarsi e vedere le sfumature dei colori, e pensare e osservare. Un po’ come quel dipinto, in una casa di ringhiere. Ripensavo ad alcune bellissime pagine di Gilead – diario-romanzo di Marilynne Robinson cittadina in cui John, anziano della cittadina di Gilead appunto, scrive per lasciare testimonianza al figlio di soli sette anni – e al grande regalo che molte persone ci fanno. Dono e perdono. Non conosco le regole condominiali, ma penso che questo sia patrimonio di tutti. Penso che il sig. Savino, (se la memoria di una persona anziana che mi ha riferito in merito al pittore, non è stata tradita) lo ha voluto omaggiare a tutti i torinesi. Un ricordo, un regalo e tanta riconoscenza. Affetto affidato allo sguardo di una mamma meravigliosa: Maria. ROMANO BORRELLI, BLOGGER redazione.rivista@ausiliatrice.net

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Il cammino di don Bosco  Un corso per diventare guide ai luoghi del santo dei giovani per condurre sulle sue orme le migliaia di pellegrini che giungeranno a Torino per il Bicentenario e l’Ostensione della Sindone.   C’è il cammino di Compostella e il cammino di don Bosco. Sì, perché don Bosco non significa solo Valdocco: sono tanti i luoghi “calpestati” dal santo dei giovani che saranno mèta delle centinaia di migliaia di pellegrini che il prossimo anno verranno a Torino per il Bicentenario ma anche per l’Ostensione della Sindone e per la visita di papa Francesco. Per questo la famiglia salesiana sta mettendo a punto una rete d’ospitalità nei luoghi di don Bosco per rendere confortevole e piacevole la permanenza di chi raggiungerà queste terre. Tra le iniziative da segnalare promosse dal Comitato per il Bicentenario 54

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del Piemonte e della Valle d’Aosta in collaborazione con la pastorale giovanile della diocesi di Torino, il Corso di formazione per accompagnatori sui luoghi di don Bosco. «Una collaborazione tra diocesi e Famiglia Salesiana – come sottolinea don Enrico Lupano, responsabile del Comitato – che è iniziata con il pellegrinaggio dell’Urna con la reliquia di don Bosco che ha fatto tappa lo scorso 30 gennaio in Cattedrale e nella Basilica di Maria Ausiliatrice e a cui hanno partecipato migliaia di giovani». Ed ecco allora il titolo dell’iniziativa che prenderà il via a fine settembre e terminerà nel marzo 2015 Da 200 anni un amore più grande che ti guida, l’amore di don Bosco per i suoi giovani che da 2 secoli continua a formare generazioni di ragazzi e ragazze come precisano gli organizzatori.


SI PARTE DA VALDOCCO   Ecco allora il cammino sulle orme di don Bosco proposto ai pellegrini: «In tutto il mondo si parla del nostro Piemonte e dei santi sociali: la nostra terra – si pensi al Papa che si ricorda ancora delle frasi in dialetto piemontese – è stata portata nel mondo dai figli di don Bosco – prosegue don Lupano – per questo è importante che le migliaia di pellegrini che verranno a cercare le radici del carisma di don Bosco siano accolti da persone “preparate». Ovviamente il corso per le aspiranti guide – che si articola in due incontri al mese, uno teorico, il giovedì e l’altro di visite, il sabato – partirà da Valdocco dove è nato il carisma salesiano e da dove il primo drappello di salesiani ha esportato «l’amore ai giovani in stile “preventivo”». Non mancheranno lezioni sui santi socia-

DON BOSCO OGGI

PASSEGGIATE AUTUNNALI   Il corso si articola in due livelli ed è rivolto a chi desidera conoscere ed approfondire la figura di don Bosco e a chi vuole rendersi disponibile per accompagnare i pellegrini nei luoghi salesiani. Per questo a tutti i partecipanti si offrirà l’opportunità di studiare e conoscere la vita del santo e i luoghi in cui è vissuto con lezioni teoriche e visite ai luoghi salesiani a partire da Valdocco: dai Becchi a Chieri, dal Colle a Valsalice. E poi, accanto ai “classici” Cappella Pinardi e Maria Ausiliatrice c’è tutto il territorio monferrino dove il santo portava i suoi ragazzi nelle famose passeggiate autunnali. Del resto – come ricorda don Lupano – prima dell’oratorio stabile a Valdocco camminare era la modalità di azione di don Bosco: «andava a piedi nei santuari del torinese con i suoi ragazzi perché non aveva un luogo dove ospitarli. Poi quando nacque l’oratorio, momento di aggregazione importante con i suoi ragazzi erano le passeggiate autunnali sui colli del Monferrato».

INFO: DON ENRICO LUPANO, GUIDE2015@31GENNAIO.NET CELL. 340.5061592. LE ISCRIZIONI ENTRO IL 20 SETTEMBRE 2014 NON È RICHIESTA UNA QUOTA DI PARTECIPAZIONE MA UN’OFFERTA LIBERA PER SOSTENERE LE SPESE VIVE DELL’INIZIATIVA.

li che hanno collaborato con don Bosco come san Leonardo Murialdo, santa Maria Mazzarello e quelli che lo hanno ispirato dal Cafasso a san Francesco di Sales. Insomma un’occasione unica per condurre, chi raggiungerà Torino nel 2015, nel cuore pulsante della nostra città. MARINA LOMUNNO redazione.rivista@ausiliatrice.net

SETTEMBRE-OTTOBRE 2014

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NEGOZIO

RICORDI RELIGIOSI

Orari Lun-Ven: 8,30-12,30 / 14,30-18,30 Sab: 8,30-12,30 / 17,00-19,00 Dom: 9,30-12,30 / 17,00-19,00

Via Maria Ausiliatrice 32 , 10152 TORINO Tel. 011.5224244 - Fax 011.5224225 negozioausiliatricetorino - Email: negozio@ausiliatrice.net

In caso di MANCATO RECAPITO inviare a: TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente: C.M.S. Via Maria Ausiliatrice 32 – 10152 Torino, il quale si impegna a pagare la relativa tassa.


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