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lA ZONA DI INFlUENZA GRECA NEll 'ALBANIA MERIDIONAlE

lEGENOA : limit e dt ll i ZDAi d• Greu in Al hni i concor dih :r3 1 Go r e-r ni ililiano e t rec• ul 19 15

Schizzo n . 11 .

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Scala appros . 1 : 2. 000 .000 tmppe 1taliane in Albama (1914 · 20 e H)39) dal conregno dei nos tri Alleati ; è di ieri la informazione che i Francesi stanno per occupare Korirza {. .. ) >>(l) .

In effetti, gli Alleati avevano messo il blocco a tutte le coste della penisola ellenica, ordinando la smobilitazione dell'esercito, ingiunzione che provocò tumulti ad Atene ed attacchi con tro le legazioni francese ed inglese. L'Intesa allora rincarò la dose: decise di compiere una dimostrazione navale al P ireo e di sbarcarvi un contingente dì truppe provenienti da Salonicco. Ma quando i repani erano già imbarcati (20 giugno) venne il contrordine provocato dalle dimissioni del ministro Skouloudis e dalla accettazione da parte del Re della nota presentata dagli Alleati che chiedevano il ritiro all'interno di tutte le forze greche dislocate nel teatro di guerra, comprese quelle dell.' Albania meridionale e reiteravano l'ingiunzione di smobilitare. In base a questo ultimatum l'Italia fu invitata a far evacuare dall'Albania tutte le forze greche, regolari o irregolari che fossero, mentre i Francesi si sarebbero occupati del Korçano. Tuttavia, per quanto in apparenza il nuovo Gabinetto ·sembrasse disposto a soddisfare le richieste, all'atto pratico esso si limitò a guadagnare tempo.

L'idea di un'offensiva in Macedonia pe.r fissare il grosso dell'esercito bulgaro e consentire alla Romania di unirsi all' I ntesa prendeva lentamente piede. Il 25 giugno il gen. Sarrail, comandante in capo dell' Armée d'Orient, veniva invitato dal Comando Supremo francese -a studiare una azione contro i Bulgari, con l'obiettivo minimo di impedir loro di agire su altri fronti. L'offensiva doveva, ove ritenuta possibile, essere condotta con le sole unità francesi e serbe, in guanto il Governo britannico aveva detto chiaro e tondo che la messa a punto delle divjsioni inglesi non sarebbe ultimata che a fine settembre e che ·il completamento delle artiglierie pesanti addirittura non era previsto prima di novembre, perciò dette divisioni potevano essere impiegate solo per la difesa di Salonicco. Sarrail rispose che, dato lo scopo da consegui re, si rendeva necessario attaccare sulla più ampia fronte possibile, vale a dire da Monastir a Todorovo, esercitando lo sforzo principale sulla destra del Vardar, mentre i Serbi avrebbero premuto in direzione di Monastir (schizzo 12). Al disegno di Sarrail, Joffre replicò «facendo immediatamente una serie di osservazioni tipo Scuola di Guerra» (2), ma la questione

(2) F . 2098 G . data 7 maggio 1916 - al legato 2i venne sempre più acquistando consisrenz<I. sì da prevedere l'intervento, pur se limitato, anche delle truppe inglesi ed un concorso da parte delle forze italiane di Valona. Questa idea, caldeggiata dal Comando Supremo serbo che si era rivolto al nostro Ministero degli Esteri, era stata acccltata senza obiezioni sostanzia li dal gen. Cadoma, che il 14 agosto si rivolgeva al gen. Bandini dicendogli che nell'imminenza dell'offensiva alleata da Salonicco occorreva concretare l'apporto che poteva essere fornito dalJ'Albania. Evidentemente il progetto originario del gen. Piacentini, che orientava la nosrra azione verso Fieri per impegnare gli Austriaci, aveva perduto validità a causa della mutata situazione politico-militare:

(l ) Geo Sarrail, Mo11 com mandeme nt en Orient, pag } 16.

« ( ... ) Ritengo invece dirt:zione operativa verso sud est assai più redditizia, sia perché essa consente una più intima e Jiretta cooperazione coll'estrema sinistra truppe Generale:: Sarrail sia perché est possibile per questa v ia tendere all'lnrercenazione comunicazioni fra Grcci;l e 1m peri Centrali attraverso l'Alto Epiro Stop Al quale proposito informo S.V. dl aver interessato Ministro Esteri perché con concordata azione diplomatica Alleati si ottenga sgombero dei Greci da Alto Epiro il che molto faciliterebbe nostre opera.::ioni ma qualunque possa essere risultato di tali trattative dc::sidero cono:>cere da V.S che est in grado di \'alutare completamente situazione, quale raggio potrebbe avere nostra azione verso sud esr nonché le concrete modalità secondo le quali azione stessa dovrebbe essere condott:l Stop Ricordo in ogni modo che occorre opera n: » (l).

Il gen. Bandi n i indkò la sua preferenza per un'azione intesa ad occupare Tepeleni c Klisura, in modo da interrompere le principali comunicazioni fra Grecia ed Austriaci (schizzo 13 ). Da Klisura, poi, era possibile controHare con pattuglie o distaccamenti di cavalleria la viabilità minore nella valle dell'Osum. Nelle condizioni del momento non conveniva allargare maggiormente il raggio per non incidere troppo sull'efficienza del campo trincerato, tenuro conto anche della prevista azione su Porto Palermo e per garantire i rifornimenti alle truppe impegnate nell'operaz ione. Al riguardo, chiese un urgente rinforzo di automezzi leggeri e di salmerie, dichiarandosi pronto, in caso affermativo, ad iniziare il movimento per il 26 agosto.

Il 20 agosto, tre giorni dopo l'accordo firmato fra Intesa e Romania, il gen. Sarrail, nell'illustrare ai generali alleati il disegno operativo fondato sul concetto dell'offensiva sulla sinistra del fronte macedone e della difensiva sulla destra, precisava fr a l'altro che: all ' estrema sinistra dello schieramento alleato il corpo italiano di Valona (a quanto risu lra va da un dispaccio pervenuto dal Comando Supremo francese) doveva iniziare un'azione verso est, che presumibilmente avrebbe avuto, come primo effetto, di alleggerire lo sforzo esercitato dai Bulgari contro i Serbi;

- Essad pascià sarebbe sbarcaro a Salonicco con un migliaio di Albanesi, che sarebbero stati interposti fra gli Italiani di Valona e la sinistra dei Serbi. Nel frattempo un distaccamento serbo di volontari di poco più di 2.000 armati avrebbe operato sul fianco serbo.

Ora, a prescindere dal fatto che da parte italiana si era assai decisi a non utilizzare l'opera di Essad pascià in Albania, dove aveva lasciato profondi ed insanabili rancor i - non solo, ma si era convinti che « per la buona riuscita della nostra azione in Albania est necessario che Essad non vi metta piede né ora né mai anche dopo la pace» (l) -, evidentemente i Francesi sopravvalutavano l'entità delle forze di Valona. Comunque il 23 agosto Himara e Porto Palenno erano occupati ed il 30 lo era Tepeleni , senza molta resistenza dal lato dei presidi greci che si ritirarono in buon ordine.

A fine agosto la situazione in Grecia cominciò a precipitare. I ministri di Francia e di Inghilterra ad Atene suggerivano di intervenire per la formazione di un governo amico, ma soprattutto per eliminare una volta per sempre la piaga dello spionaggio a favore degli Imperi Centrali, che era attivissimo e che si giovava dell'aperto consenso degli ambienti di Corte e dello Stato Maggiore. Il 2 settembre, dopo mo'lte esitazioni (era stata dibattuta anche l'opportunità dl sbarcare truppe alleare ad Atene), gli Alleati mandarono una squadra anglo-f rancese a Salamina ed esigettero il controllo delle poste e del telegrafo, l'espulsione di agenti dello spionaggio nemico e la pnnizione di numerosi sudditi greci riconosciuti colpevoli di attività spionistica. Il Governo di A(en.e accettò tutto ma ovviamente il ministero cadde.

Già da qualche tempo Venizelos era tentato di forzare la mano al Governo, ma ]a prospettiva di una possibile guerra civile lo tratteneva. I suoi seguacj, invece, ruppero gli indugi ed il 30 agosto assunsero il controllo di Salonicco - sotto il benevolo sguardo del gen. Sarrail - come Lega della Difesa Nazionale . Si trattava, è bene specificarlo, di un movimento di ampie simpatie venizeliste ma di natura principalmente militare, la cui origine risiedeva nell'indignazione suscitata dall'occupazione bulgara della riva sinistra della

Coccupazioru: ttaliana dell'Albania maùlton ttlt•

Struma con la complicità o, per lo meno, l'indifferenza della Corte e del Governo. La Lega iniziò subito a reclutare volontari ma, con tutto il favore degli Alleati, la sua vita era piuttosto stentata. Acquistò carattere meno precario quando Venizelos , che era riuscito a costituire alla Canea un governo della Difesa Nazionale (.30 settembre 1916 ). si trasferì a Salonicco ( 9 ottobre) dando veste politica al moto rivoluzionario. Naturalmente il governo provvisorio, pur essendo incoraggiato apertamente e praticamente riconosciuto di fatto, non lo poté essere ufficialmente. Da notare che accordare un riconoscimento formale non entusiasmava molto i Governi dell'Intesa, gli uni per ragioni dinastiche, gh altri perché ostili al disegno della Grande Grecia, che dallo Skumbi in Albania andava sino a Smirne in Turchia, ed al suo ardcnrc sostenitore. A buon conto, Venizelos, la cui autorità per quanto non proprio solida si estendeva sulla Macedonia greca, su Creta c su numerose isole dell'arcipelago, dichiarò guerra alla Bulgaria per aver attaccato la Serbia, alleata della Grecia, ed invaso il territorio ellenico ed alla Germania per aver istigato ed aiutato la Bulgaria e per la guerra sottomarina contro il commercio mar ittimo greco.

Come si è detto, sul piano pratico gli Alleati furono pronti all'aiuto e perfino inviarono agenti diplomatici e consiglieri militari. L'unica che si astenne fu l'Italia, il che provocò qualche attrito con Francesi e Inglesi, ma principalmente inacerbì i ven izelisti contro di noi. Il primo problema per Venizelos fu quello di portare in linea combattenti greci: il 22 settembre era pronto il primo battaglione, il 14 novembre il primo reggimento e ne'l giro di un anno sia pure con molte fatiche -- fu costituito il cosiddetto co rpo d'armata della Difesa nazionale. Intanto re Costantino aveva fatto qualche approccio presso l'Intesa, dichiarandosi disponibile per un colloquio sulla eventuale collaborazione greca. A parte i numerosi « distinguo», chiedeva l'Albania meridionale sino allo Skumbi (meno Valana, che riconosceva all'ltaha), il Dodecanneso e la Tracia bulgara. Si trattava, però, di manovre politiche che mal mascheravano un atteggiamenro ostile, reso dalla concentrazione di forze elleniche in Tessaglia. Allora l'Intesa orJinò al gen. So'\n-ail di costituire dal confine albanese (grosso modo all'altezza di Leskovik) all'Egeo (a sud di Ekaterini) una zona neutra profonda sette od otto chilometri, occupata dalle truppe allea te e sotto amministrazione militare, con il concorso di esponenti locali di fiducia. In tal modo, con la separazione materiale della Macedonia dalla Tessaglia e dall'Epiro, erano assicurate sia la tranquillità delìe Ietrovie dell'Armée d'Orient sia la divisione fra venizelisti e realisti. La lunga crisi greca, che doveva vedere gravi incidenti ed acuti momenti di tensione fra Atene ed i Governi di Parigi e di Londra, era destinata a concludersi solo nell'agosto d ell'anno seguente, con l'abdicazione di re Costantino e la formazione del governo Venizelos (28 agosto 1917 ).

Gli eventi greci, ovviamente, avevano aperto nuove prospettive in Albania, o meglio avevano fatta maturare una situazione già delineatasi favorevole. Infatti Sonnino si premurò di specificare al gen. Cadorna rhe:

« ( ) per quanto riguarda l1freriori noscre occupazioni nell'Epiro settentrionale che le varie Conti giudic:mo fa\'Orevolrneme anche in relazione alle mosse di Essad, nulla osra per pane R. Governo che per l'eventuale attua· zione se ne rimetre al Comando Supremo. Gradirò che V .E. mi faccia conoscere la sua in proposito» (l).

Ma il gen. Cadorna, prima di prendere le decisioni richieste, rite nne opportuno riv o lgere una lunga lette r a al ministro Sonnino:

- chiedendo anzirutto di «conoscere con precisione quali debbono essere, secondo gli intendimenti del Governo, gli scopi, il carattere ed i limiti delle occupazioni in parola »;

- riconoscendo che il momento non poteva essere più invitante, « ma io debbo preoccuparmi delle conseguenze immediate e lontane che l'occupazione può avere nei riguardi dell'assorbimento delle forze di cui disponiamo, perché evidentemente le forze presenti a Valona sono insufficienti ai p,·ogetti ed occorrerà quindi trarne dall'Italia».

- proponendo che la brigata a malincuore concessa per rinfo r zare la .3 5• divisione in Macedonia, ed i l cui invio poi non era stato autorizzato dal Governo, fosse mandata a Valona «per le nuove occupazioni che siano ritenute necessarie ai fini politici »;

- avvertendo che non solo la b rigata in questione era il massimo che si poteva distogliere dal teatro di guerra italiano « ma anche che le progettate occupazioni in Epiro debbono avere carat· !ere transitorio escludendo cioè l'impegno di assicurarne e mantenerne il possesso in circostanze diverse da quelle presenti>>;

- precisando che ove la situazione albanese divenisse, per ipotesi, grave a causa della minaccia austriaca o bulgara o di insurre· zioni locali « non sarebbe dubbia la necessità di abbandonare senz'altro le occupazioni fatte, restringendo la difesa alla piazza di Vatona, sulle linee apprestate »;

- concludendo che non appena avesse conosciuto il pensiero del Governo « interpellero il Comandante del corpo di occupazione di Valona per sentire se, con le forze di cui dispone, rinforzato dalla brigata da inviare d alt' l t alia, vi sia la possibilità militare di attuare, in via temporanea, le occupazioni che il Governo indicherà» (1).

La risposta di Sonnino non si fece attendere. Con essa il ministro replicò punto per punto, premettendo di non essere in condizioni fin da quel momento di: ed indicando gli scopi da conseguire con l'estensione dell'occupazione: impedire o ridurre il contrabbando, conservare i nostri diritti sulla regione, prevenire mosse di Essad pascià, facilitare l'opera delle autori tà locaH favorevoli all'influenza italiana, organizzare bande albanesi ai nostri ordini, avere pegni in caso di pace (2).

« ( ì determinare con precisione quali possono essere gti intendimenti definitivi nostri al dell'Epiro settentrionale, cioè di quella frazione deli'Epiro che forma\'a parte dell'Albania nel 1913, onde allo stato attuale delle cose il carattere da dare ad una occupazione non può essere oggi che provvisorio, salvo poi a regolarsi secondo le circostanze ».

Il gen . Cadorna allora telegrafò al gen. Bandini, chiarendogli i motivi per i quali il Governo non sarebbe stato contrario al possesso transitorio di località dell 'Albania meridionale e domandando se e quali località avrebbe potuto occu pare con le truppe disponibili, fermo restando che in caso di minaccia su Valona tutti i distaccamenti avrebbero ripiegato nel campo trincerato. Il gen. Bandini si mostrò disponibile per l'operazione, indicando i centri abitati di Santi Quaranta, D eJvino ed Argirocastro, oltre a Kl isura, già decisa, e reputando sufficiente l'impiego di un reggimento di fanteria con due batterie someggiate l n linea di massima si dichiarava pronto per la pri ma decade di ottobre, ma chiedeva un reggimento territoriale e sollecitava il richiestO da tempo e non ancora giunto rinforzo di autocarri leggeri e di salmetie. Poneva, inoltre, in risalto che molte difficoltà logistiche del momento sarebbero state superate con l'acquisì:àione di Santi Quaranta e dalla strada Santi Quaranta-Del(l) F. 2ìì5 d.ara 22 senembr<! 1916 - allegato 28. ( 2 ) Tele Gab. 14}8/81 data 2.J settembre 1916.

100 Le truppe italiane in Albania (HJI4-20 e I'JJ9) vino-Argirocastro. L'unica eccezione fatta riguardava l'eventuale ripiegamento nel campo trincerato: « ritengo doveroso notare che in caso ritiro nostre truppe abbandonare popolazione specialmente musulmana alle vendette greche apporterebbe colpo irrimediabile loro fiducia e nostto prestigio >> (l).

Il gen. C1dorna non trascurò tale obiezione di natura politica e ritenne doveroso prospettada al 1V1inìstro degli Esteri. Nel leggere il dispaccio trasmesso a Sonnino non si può fare a meno dal rilevare con quanta rude precisione Cadorna poneva i termini del quesito, affinché in futuro nessuna contestazione fondata su errate interpretazioni od omissioni potesse essere sollevata:

« ( ) Ho in<erpellatO generale Bandini il quale dichiara essere in grado effetware occupazione Argirocastro er Santi Quaranta facendo assegnamento sopra sole sue forze et su limitato aumento mezz i logisrici che sono in grado accordare stop Generale Bandini fa però norare che qualora avvenimenti aves· sero a rendere necessario ritiro nostre truppe da località occupate abbandono popolazioni specialmente mussulmane alle vendette greche porterebbe colpo irrimediabile loro fiducia in noi et nostro prestigio stop Quanto sopra recomi a dovere di riferire all'E.V. prima di dare ordini definitivi al generale Bandini poiché non potrei autorizzare progettate occupazioni senza avere preventiva certezza che nessuna considerazione ordine politico po t rà intervenire mutarne carattere assoluta provvisorietà et menomare libertà Consiglio Supremo riti· rare corrispondenti presidi qualora situazione mili tare lo consigliasse stop V.E ha già mcco largamente consentito in questo concerto col suo telegramma 1430/81 del 24 corrente stop Pregherei però volermi telegrafare se V.E. conferma senza restrizioni tale consenso anche dopo considerazioni esposte da generale Bandini e ciò per averne norma nello autorizzare o meno prederto gene· rale a procedere occupazioni onde tra ttasi » ( 2).

La conferma di Sonnino Iasciò in sospeso - per ragioni di politica generale - solo la questione della destinazione della nuova brigata da mandare nei Balcani: se in Macedonia o in Albania . Il 2 ottobre reparti del 204° fanteria occupavano Argirocastro, mentre il giorno seguente un battaglione dello stesso reggimento sbarcava a Santi Quaranta e, costituita una testa di sbarco, proseguiva stl Delv.ino.

L'atteggiamento greco di fronte alla mossa ita'liana fu prudente. Nell'Albania meridionale i reparti ellenici si ritirarono senza offrire resistenza , ma a sud del confine di Londra l'indirizzo cambiava : la 9• divisione, dislocata nella zona di Janina, si stava raccogliendo ed al suo comandante veniva attribuita una fortissima ostilità nei nostri

L'occupu :;i onc italiana d eirAlhania merid 1onale 101 confronti. Non c 'erano stati incidenti, a parte qualche colpo di fucile oltre frontiera , tuttavia il pericolo di uno scontro

In questa situazione il gen. Cadorna, dopo aver sollecitato un energico intervento da parte del Ministero degli Esteri presso le Potenze dell'Intesa per ottenere dal Governo di Atene il ritiro dei reparti concentrati presso il confine epirota, ritenne conveniente dare ordini precisi sull'atteggiamento da osservare per degnamente salvaguardare in ogni eventualità il prestigio delle nostre armi:

- tenere nelle località occupate prossime al confine e a sudest dell'allineamento Santi Quaranta- Delvino- Arg irocastro - Premeti solo distaccamenti di cavalleria, idonei, proprio per le loro caratteristiche di mobilità , a non conferire all'occupazione un carattere definitivo e ne l contempo a segnalare tempestivamente la presenza di minacciosi raggruppamenti di .forze regolari o di bande;

- Hmitare le occupazioni stabili con fanteria alle località di Santi Quaranta, Delvino, Argirocastro e Preme ti;

- tenere a fondamento della linea di condotta il principio che piuttosto di esporsi ad uno scacco era meglio ripiegare dinanzi a forze superiori, proclamando ovunque - natu ra lmente solo nell'imminenza del ritiro delle truppe - la temporaneità della nostra presenza .

Alla fine di ottobre la dislocazione delle unità italiane era la seguente: il 203° fanteria occupava Tepeleni, Klisura c Premeti ed aveva spinto mezza compagnia sino a Leskovik; il 204° fanteria occupava Argirocastro, Giorgucat, Delvino e Santi Quaranta. Mentre si lavorava per raggiungere Tepeleni con una rotabile partente da Valona, si prendevano le misure di sicurezza per garantire il transito sulla strada Santi Quaranta - Argirocastro ed agevolare in tal modo i movimenti in tutta la regione da noi conrrollata.

L'Alto Epiro era stato delimitato a sud-ovest dal mare, dal Rio di Borsi ( SE di Porto Palermo) alla baia di Ftelia, sul confine greco; a nord-ovest, grosso modo, dalla li nea Borsi- Paleocasrro- f. Drinos sino alla confluenza con la Vojussa; a nord est e ad est dal corso della Vojussa sino al ponte di Melissoperra. Come si vede il campo trinceratO di Valona, pur rimanendo entro le posizioni che lo difendevano, aveva acquistato una fascia di respiro a sud e ad est con l'Himara, il Kurvelesh e Tepeleni. L'organizzazione provvisoria dei nuovi territOri era già entrata in funzione con ottimi risultati. La provincia venne suddivisa in tre circondari : di Argirocastro, di Premeti e di Delvino . A capo di questi due ultimi era stato posto un sottopre- fetto, mentre ad Argirocastro eta stata costituita un prefettura, cui faceva capo tutta l'amministrazione civile, sotto l'alta direzione del Segretaria w per gli affari civili di V alo na. Nelle sedi circondariali, furono istituiti una pretura, un ospedale civile ed un ufficio postale e telegrafico. Le scuole vennero affidate alla direzione di insegnanti italiani. Ogni disposizione in materia di -amministrazioni comunali e di tasse doveva rispettare, per guanto possibile, le consuetudini locali.

L'Il dicembre 1916 il Comando Supremo inviava in Albania il gen. Ferrero ad assumere il comando delle truppe di occupazione, con precise istruzioni di considerare il possesso di Valona come scopo primo della nostra presenza colà e la linea della Sushica come posizione di resistenza Il gen. Bandini doveva rientrare in Italia, ma proprio all'uscita della baia di Valona periva miseramente, con il suo Capo di stato maggiore, col. Coda Zabetta, nel naufragio della nave « Regina Margherita », che nella notte tempestosa aveva urtato contro una mina.

Nel 1917 un avvenimento scosse le popolazioni albanesi, soprattutto quelle del centro e del meridione: il proclama di Argirocastro. Evento che rappresentò un punto di riferimento di innegabile importanza e che ebbe ripercuss ioni politiche di notevole valore, per le interpretazioni opposte che ad esso furono dare fra gli Alleati e nella stessa Italia In pratica, si può dire che forse gli unìci che lo presero come una disinteressa t a proclamazione dell' indipendenza albanese furono gli Albanesi.

Le origini della vicenda risalgono agli ultimi mesi del 1916. Durante l'espansione italiana sino al confine greco, dal mare alla Vojussa, nella provincia orientale di Korça Si ver:ificavano importanti avvenimenti. Korça presentava un interesse particolare sia sotto il proHlo militare sia sotto quello politico. A parte le lotte continue fra Albanesi e Greci per la supremazia locale, l'avvicinarsi della guerra aveva provocato il nascere di un cenrro di spionaggio e di contrabbando di guerra molto attivo, essendo la città alla congiungenza delle strade che uniscono Albania, Serbia e Grecia e, più particolarmente, essendo il più comodo canale per la corrispondenza fra la Corte di Atene e gli Imperi Centrali. Già il 22 giugno 1916 era stata rag- giunta da rre squadroni di cavalleria francese (l), ma dopo una settimana il gen. Sarrail aveva dovuto richiamarli per la difficoltà di rifornimento. Poi vi si erano spinti elementi serbi, ma senza influire sulla vita locale. Infine Venizelos, che non nascondeva affatto le sue mire annessionistiche, vi spedì un suo rappresentante come prefetto. Ci voile poco perché i Francesi si accorgessero di guanto l'amministrazione della città tenuta dal prefetto venizelista fosse apertamente sgradita dalla popolazione. Perciò decisero di passare ad un regime locale controllato dall'autorità militare di occupazione. Il gen. infatti, nutriva serle preoccupazioni per il fianco dell'estrema ala sinistra dello schieramento alleato, ove si trovava un piccolo contingente di truppe di fronte al quale Austriaci e Bulgari potevano con facilità, ove lo avessero voluto, realizzare una sufficiente superiorità di forze. L'iniziale appoggiarsi all'elemento greco che da oltre due anni governava la regione era stato naturale, tanto più che nella zona la lingua greca era parlata comunemente e che oltre metà degli abitanti era di religione ortodossa Però la mossa si rivelò un errore giacché né ragioni d i lingua né motivi di religione potevano indurre i Korçani ad accettare il dominio ellenico e, men che meno, l'annessione alla Grecia. Tutto ciò provocava una irrequietezza latente ed uno scontento visibile che contrastavano con la calma esistente nei terdtori sotto giurisdizione austriaca. Aggiungasi la presenza delle bande armate Nel Korçano agivano quattro bande di notevole consistenza : due per parte. Quelle che operavano agli ordini degJ,i Austriaci erano albanesi e, approfittando della regione montuosa e delle redini lunghe lasciate loro dal Comando del XIX corpo d'armata a u., conducevano la guerra secondo interessi particolari. Quelle filoalleate erano sostanzialmente greche ed oltre che agire contro le altre si battevano anche, e più volentier-i, fra di loro, essendo composte una da venizeli&ti e l'altra da realisti. E' evidente che da tale quadro discendeva un grosso problema, quello di conferire un minimo di tranquillità al settore.

A metà novembre, il gen. Sarrail decise dunque di cambiare sistema, cominciando con l'esonerare dall ' incarico tutti i funzionari greci (realisti o venizelisti che fossero) e con lo sciogliere le bande greche, e con queste direttive inviò sul posto il col. Descoins - che,

( 1) Per la verità il Ministero degli Est:::ri aveva scgn:1laro al Comando Supremo J'insisrenza con la quale la Legazione di Francia ad Arene cercava di indurci a prolungare le nostre occupazioni fino a Leskovik e Kotça. Cadorna rispose « escluden · do senz'altro Koritza , la cui occupaziMu: sconsigliano situazione presente e disponibilità nostr!' forze» (dr. tele 909 C.M.. data 14 ottobre 1916 del gen. Cadorna a ge:1. Ferrero ) avendo comandato prima della guerra la brigata di cavalleria greca, ben conosceva l'ambiente - con un distaccamento compostO da due compagnie di fanteria francesi, un battaglione indocinese, due squadroni di cavalleria ed una sezione da 65 (schizzo 14). Il col. Descoins appena giunto tradusse subito in pratica gli ordini, ottenendo un primo risultato inatteso: la banda albanese più forte, comandata da Temistocle Germenj, si offrì spontaneamente di collaborare con i Francesi e di ottenere la benevola neutralità dell'altra, di Salih Butka, qualora la Franda avesse proclamatO e sostenuto l'indipendenza del Kazà di Korça (l). Anche su questo punto l'intesa con gli esponenti locali fu molto rapida, per la convergenza degli :interessi della popolazione e della Francia. Quest'ultima, infatti, conseguiva due obiettivi: creava di Korça, città già di spicc:o in Albania per il suo livello culturale e di vita, il centro del nazionalismo albanese, il che poteva farle guadagnare forti simpatie , e sj trovava in mano una carta importante da giocare in un avvenire più o meno prossimo per convincere la Grecia a scendere in campo con l'Intesa.

Il lO dicembre 1916 il col. Descoins fiimò con quattordici rappresentanti del Kazà jJ seguente protocollo:

<< l. In conformirà del desiderio del popolo albanese espresso dai suoi. delegati, il Kazà di Koritza, con le sue dipendenze di Bilishti, Kolonja, Opari e Gora, è costituito i.n provincia autonom a amministrata da funzionari albanesi. sottO la protezione dell'autorità militare fra ncese».

2. L'amministrazione del Kazà è affidata ad un Consiglio di 14 membri, per metà cristiani e per metà mussulmani. Questo Consiglio è incaricato: 1<> di prendere tutte le misure per la buona amministrazione del Kazà di Koritza e delle sue dipendenze; 2° di controllare il funzionamento di tutti i servizi pubblici .

3. Il Consiglio proporrà all'approvazione dell"auto rità militare francese i nomi di coloro che saranno incaricati della direzione dei servizi pubblici. La nomina di questi funzionari sarà fatta dall'autorità militare francese.

4. Sarà costituito. sotto .l'autorità di un Prefetto di polizia, un corpo di gendarmeria po.lizia incaricato di manrenere l'ordine pubblico.

5. Sarà altresì crearo un corpo di «gendarmeria mobile albanese» incaricato di garantire l'indipendenza del territorio e la libertà dei suoi abitanti.

6. A questo stesso fine potranno essere del pari costituiti corpi regolari di volontari il cui effettivo dipenderà dalle circostanze e dalle disponibilità fj nanziaric

(l) In effetti le bande conti nuarono ad operare sotto !e varie bandiere e quella di Salih Butka si batté fino all'ultimo con gli Austriaci. Ad esse fra poco si aggiun· geranno le unità regolari organizzate dagli Italiani, spesso impropriamente chiamate bande. Le milizie aibanesi furono previste nel dicembre 1916 sul mcdello dci comitagi bulgari. All'inizio dell"estate 1917 era pronta la ,p coorte (battaglione), su tre vessilli ( compagnie) ed una squadra mitraglieri.

7. Qualora siano chiamate ad intervenire , le forze di polizia, la gendarmeria mobile e le truppe volontarie saranno poste sotto l'alto comando dell'Uf. ficii1le francese comandante il settore di Koritza.

8. La lingua ufficiale sarà l'albanese .

9. La bandiera del Kazà di Koritza sarà la bandiera tradizionale di Skan · derbeg con cravatta rricolore dai colori francesi »

Così nacque la << Repubblica di Korça ». Nelle scuole gli insegnanti greci furono tutti sostituiti da albanesi; i funzionari reclutati fra cittadini albanesi; j magistrati di preferenza fra coloro che avevano frequentato l'università negli Stati europei pilt evoluti. II sistema monetario adottato fu quello francese con emissione di nuova carta - moneta.

La mossa francese non poteva essere più abile e forse lo stesso Sarrail non immaginava di provocare tanta eco nel resto dell'Albania . L'autonomia amministrativa, sia pure sotto controllo militare, addirittura offerta più che concessa a Korça era ·cosa formalmente diversa da guanto realizzato da Austriaci e da Italiani, ed inevitabilmente i confronti non tardarono a generare tensioni nei territor-i d el cenrro- nord ed anche nella provincia di Valona . Tensioni, si badi bene , limitate alla esigua minoranza politicamente più avanzata, ma tale minoranza poteva suscitare movimenti nelle masse. Il Governo di Vienna si rese subito conto delle conseguenze della politica francese e corse ai ripari facendo divulgare un proclama dal Comandante del XIX corpo d'armata, col quale si affermava che l'Austria si era sempre battuta per l'integrità dell'Albania e che solo necessità belliche avevano condotto le truppe austriache in terra albanese per inseguire il comune nemico (i Serbi). Poi si assicurava essere desiderìo della Duplice Monarchia dare al Paese un'amministr8zione ordì · nata, nel pieno rispetto delle tradizioni, della lingua, del diritto e delle consuetudini del popolo, intesa a garantire la sicurezza, l'onore e la proprietà delle persone ed a promuovere il futuro prospero sviluppo della nazione. Tale amministrazione avrebbe educato il popolo albanese in modo da consentirgli, appena possibile, di godere del diritto di autogoverno. Il proclama era sostanzialmente fondato su promesse, ma una di queste, quella conclusiva, era molto espl ici ta:

<< Quando saranno state create le condizioni preliminari per l'autonomia del Paese, l'Austria - Ungheria procederà senza indugio alla creazione albanese ed anche in futuro non priverà il Paese della sua attuale protezione 1>. In altri termini: Vienna pro- metteva l'indipendenza a tutta l 'Albania sotto la protezione austriaca (l). Questo avrebbe potuto far segnare un punto a favore dell' Austria, giacché i Francesi a Korça non erano stati in grado di poter promettere tantO, ma non sembra che il proclama abbia suscitato molti entusiasmi fra gli Albanesi. Comunque, allo stato dei fatti, nei territOri sotto dominazione austro - ungarica non si riscontrarono motiv i dì particolare preoccupazione . Giova ricordare, al riguardo, le cure di buona ed efficiente amministrazione avute dal Governo austriaco . Tutta l'Albania occupata era stata suddivisa in sette Kazà, con il centro amministrativo a Scutari. Si trattava di una specie di Sangi accato sotto controllo diretto dell'autOrità militare. Ma ciò che meri ta ril ievo è il no tevole nume ro di funzionari al banesi origi n ari del s u d posti a capo d i pre fetture e sottoprefetture e di importanti servizi; ne derivava, perciò, che inevitabi lmente essi avendo parenti, am ici e conoscenti nell'Albania occupata dagli Italiani, esercitavano una spiccata influenza sulle popolazioni mussulmane delle provincie di VaJona e di Argirocastro, inducendole ad una attenta cautela nei nos tr i 11lguardi in vis ta di un possi b ile camb iamento d i regime. U n rappo rt o del commissario civile , Faz i, in A rgirocastro riporta una consid e razio ne t ipica : «Se i saggi, dicono i mussulmani di qui, sono quasi tutti dall'altra parte, manteniamoci in prudente riserbo nell'esplicazione spontanea dell'opera nostra» (2)

A di re il vero, nel 191 7, anche a Valona non esistevano molti problemi con la po p olazione, che vede va d i buon occhio le nostre truppe, s pecialmente dopo la liberazione dell'Albania meridionale

(l) Nella Convenzione di Kreuznach (17- 18 maggio 19'17) sugli scopi di guerra della Quadruplice, verrà chiar ito:

« 1. Da parte dell'Austria -Ungheria si reclama l'assoluta integrità della Mona rchia. Si chiedo no inoltre il Lovéen, ret(ifiche di frontiera di carattere milita re in Serbia ( ...), la creazione di una piccola Nuova Serbia senza porti, il riprisi.ino del Monte· negro e dell'Albania del nord con Pristina e Prizren se possibile; questi tre Srari dipendenti militarmente, politicamente ed economicamente dall'Austria- Ungheria.

Si rappresenta come grosso sacrificio dell'Austria- Ungheria la eve n tuale creazione di una Nuova Serbia dipendente dall'Austria, con un accesso all'Adriatico. L ' Austria, se le circostanze lo consentiranno, terrà conro dei desideri della Bulgaria in Serbia, specialmente sulla Morava sur>eriore ( }.

Si attribuisce una ce rt a importanza al fatto che la situ:lzione che si creerà in B:::lcania prometta di essere duratura; per tl!le mor i\'o conviene che i piccoii Stati spariscano e che l'Austria - Ungheria e la Bulgaria siano soddisfatte.

La Germania auspica la creazio ne di una grande Nuova Serbia (Serbia occidentale, Momenegro) e un'Albania settentrionale strett:llnenr.c legate all'Austria- Ungheria c sono la sua dipendenza nùlitare, politka ed economica.

L'Italia deve essere allontanata da Va!ona. E' il caso di cercare di unire l'Albania meridionale alla Grecia ( ) ».

(2) Cfr. Colonna di Cesarò, L'ItaZ:a nell' Albm1ia meridior;e/e. Note e documenti (1817-1918), pag. 199 .

/"e truppe italiane in Albania (15)14-20 e 193 9 ) dall'oppressione greca (schizzo 15). l problemi erano sorti a Roma, dove il passo francese era stato raccolto in tutto il suo significato. tanto più che a Corfù, sede del Governo serbo, l'atteggiamento della Francia, possibile antagonista dell'Italia in Albania, era reso evidente da attriti e prese di posizione. Migliorando l'organizzazione già avviata, il1 " marzo 1917 fu istituito a Valona un organo centrale amministrativo sotro ·il controllo del Comando delle truppe d'occupazione, ed organi periferici autonomi furono creati nei centri abitati di un certo livello. Inoltre fu issata la bandiera albanese a fianco di quella ital:iana, ma senza dar molto risalto al provvedimento. Questo fu tutto per il momento (l). D'altronde l'i ntenzione italiana era di muoversi senza strafare, ritenendo di aver già manifestato .il proprio pensiero con l'affermazione fatta da Sonnino alla Camera il l o dicembre 1915: «( ... )l'Albania{ .. . ) rappresenta ora, come in passato , un interesse di primo ordine per noi} in quanto la sua sorte è intimamente legata all'assetto dell'Adriatico. Ha importanza gt·andissima per fitalia il mantenimento deWindipendenza albanese, la cui spiccata e antica nazionalità fu invano} per scopi interessati} discussa e negata ». Chi si agirava era il gen. Ferrere, il quale, essendo sul posto, maggiormente avvertiva l'opportunità di dire una parola esplicita agli Albanesi e, parlandone col gen . Cadorna, proponeva e caldeggiava un'aperta proclamazione del favore con cui l'Italia vedeva l'indipendenza albanese (2). La questione fu sottoposta alle decis ioni di Sonnino. Questi si rese sicuramente conto che la proposta era sostenuta da motivi militari, che inducevano a non espotTe il nostro scarno presidio alle difficoltà derivanti da agitazioni locali; da motivi politici generali che spingevano a trovare un contraltare ad Austria e Francia; da motivi politici locali che consiglìavano di acquitJtare un forte seguito nelle popolazioni meridionali per arginare la espansione dell'influenza francese verso Santi Quaranta. Takhé egli superò nettamente la linea di condotta che due mesi prima aveva indicato al gen. Perrero, tramite il ministro Morrone ed il Comando Supremo, linea di condotta che si riassumeva in guesti punti:

- le sorti dell'Albania intera dovranno essere decise dalle

Potenze alleate, meno per Valona col suo retroterra che ci spetta di diritto, e che, fra l'altro, è questione adriatica e non albanese;

- l'Alto Epiro, occupato dai Greci, in ragione di un accordo con il Governo di Ven.izelos nel 1915, e da noi per ragioni di (.1 ) Cfr. lettera del min. Scialoja al min. Morrone data 30 apr ile 1917 . allegare carattere militare, segua·a ovviamente le sorti dell'Albania; tuttavia, allo scopo di pareggiare con la Francia e l'Inghilterra 11 conto dei fatti compiuti e dei pegni, connessi con l'Armata d'Oriente, potremmo estendere ancora verso est l'hinterland d.i Valona;

- «mi sembra opportuna l'azione politica proseguita dal gen. Ferrera in Albania col favorire le affermazioni nazionali albanesi. Naturalmente nello svolgimento di questa direttiva dovrà tenersi conto dell'opportunità di non sollevare questioni aspre e difficili col Governo ellenico » ( 1 ).

Prendendo ora decisamente posizione, rispose al ministro Morrone: lasciando al gen. Ferrera di stabilire il momento più .indicato per l'atto formale . Così, il 3 giugno davanti alle rovine del castello veneziano di Argirocastro, e di fronte a un'assemblea di notabili e di popolo, il gen. Ferrera lesse il seguente proclama, salutato da ventun colpi di cannone:

<< ( ••• ) Ritengo opporruna una proclamazione ufficiale ripetuta ed espli· cita dell'indipendenza dello Stato albanese sotto la protezione e l'amicizia dell'Italia» (2).

« A tutte le popolazioni albanesi.

« Oggi, 3 giugno 1917, fausta ricorrenza delle libertà statutarìe italiane, noi, Ten. Gen. Giacimo Ferrero, Comandante jl corpo italiano di occupazione dell'Albania. per ordine del Governo del Re d'Italia, Vittorio Emanuele III, proclamiamo solennemente l'unità e l'indipendenza di tutta l'Albania sotto l'egida e protezione del Regno d'Italia.

« Per questo atto, Albanesi, avrete libere istituzioni, milizie, tribunali, scuole, rette da cittadini albanesi, potrete amministrare le vostre proprietà, il frutto del vostro lavoro a beneficio vostro e per il beneficio sempre maggiore del Paese .

« Albanesi! Ovunque siate, o già liberi nelle vostre terre o esuli nel mondo, o ancora soggetti a dominazioni straniere, larghe di promesse, ma di fatto violente e predatrici; voi, che di antichissima e nobile stirpe avete memorie e tradizioni secolari che si ricongiungono alle civiltà romana e veneziana; voi, che sapete la comunanza degli interessi italo-albanesi sul mare che ci separa e ad un tempo ci congiunge, unitevi tutti quanti siete uomini di buona volontà e di fede nei destini della vostra patria diletta; tutti accorrete all'ombra dei vessilli italiani e albanesi per giurare fede perenne a quanto viene oggi proclamato in nome del Governo italiano per un'Albania indipendente con l'amicizia e la protezione dell'Italia ».

Certamente il proclama italiano andava oltre quello aus triaco , che parlava solo di autonomia e lasciava prevedere una soluzione tipo quella della Bosnia- Erzegovina, e di quello francese, che non si sbilanciava né su1la durata della protezione militare né sul futuro del Paese. In Italia esso sus<'itò polemiche nell'ambito del Governo, anche perché non era stato sottoposto preventiva del Consiglio dei Ministri. All'estero le reazioni vennero da parecchie parti: dalla Serbia, dalla Grecia e dalle altre firmatarie del Patto di Londra, Francia e Gran Bretagna, che pensarono subito -alla aspirazione italiana ad un protettorato. La Serbia, il cui Presidente del Consiglio, Pasic, già aveva toccato l'argomento qualche mese prima con il ministro Sforza a Corfù, facendo comprendere senza molte perifrasi che avrebbe gradiro un accordo diretto con noi per sostenerci redprocamente ai fini della di un'Albania riconosciuta non vitale al momento opportuno, si irrigidì palesemente. Saputo questo, Sonnino si affrettò a dare a Sforza gli elementi per una spiegazione esauriente:

« La situazione militare dell'Intesa in Macedonia, secondo le ultime decisioni che hanno dovuto tener conto della scarsità dd tonnellaggio per rifornire l'Armata d'Oriente. tènde ad indebolirsi . Gli Inglesi hanno ritirato o stanno per ritirare talune loro unità, ed è stata prospettata l'eventualità di ridursi al campo trincerato di Salonicco. In queste condizioni. il nostro Comando ha dovuto preoccuparsi della situazione militare che sarebbe derivata al nostro corpo di occupnione in Albania. costretto a contare sulle proprie sole forze, nel caso molto probabile di un'avanzata del nemico. In questo senso si è proceduto a talunc occupazioni che migliorano la nostra linea strategica, mentre corrispondono ai vivi desideri delle popolazioni a noi chiaramente espressi

«Per mettere poi in pieno valore le nostre forze intorno a Valona, era necessario accaparrarci la simpatia delle popolazioni locali, per non averle ostili in caso di un'offensiva nemica contro di noi, mentre potrebbe esserci molto utile io tale eventualità la loro simpatia ed un loro concorso forse anche militare

« Al proclama ed alla sua forma ci autorizzava la situazione speciale riconosciuta all 'Italia in Albania dai patti intervenuti con gli Alleati; e ad un ateo del genere noi dovevamo politicamente affrerrarci per non sembrare di restar tagliati fuori, si:1 per gli atti compiuti dai Francesi a Koritza, sia per ribattere il proclama lanciato dagli Austriaci, nel quale non si parlava di indipendenza né di integrità ma di amministrazione austriaca capace di portare rimedi ai passati mali c di preparare una futura amministrazione albanese quale istradamento all'autonomia sotto la protezione austriaca.

« Nel nostro proclama ci siamo astenuti dal determinare i confini della futura Albania, lasciando questo compito al trattato generale con cui terminerà la presente guerra >> l 1).

Poi. però , fece dire a Pasic che la prolcsta formale che sembrava intenzionato a fare era « assolutamente fuori luogo, perché non risulta che esso abbia protestato per il proclama austriaco del gennaio scorso » (l). Alla Gre<.:ia Sonnino rispose in sintesi con le stesse spiegazioni, ponendo cura di chiarire che il principale punto in discussione, quello dei confini albanesi, sarebbe stato risolto sul piano diplomatico a fine guerra. Con la Gran Bretagna e la Francia il discorso era più complesso perché esse non potevano non rilevare la scarsa compatibilità del proclama del gen. Ferrera con gli art. 5, 6 e 7 del Patto di Londra . Per il momento la prima si limitò a definire il gesro una grave scortesia per la mancata preliminare consultazione con gli Alleati, e la seconda tacque. Comunque Sonnino sentì tutta la necessità di fornire una spiegazione atta a calmare le acque ed il 20 giugno alla Camera fece la seguente dichiarazione:

« Il recente proclama del Comando delle nostre truppe in Albania ha pubblicamente confermatO lo speciale interessamento del Governo italiano alle soni di quella valorosa regione, che sono intimamente connesse, non meno del diretto c sicuro nostro possesso di Valona e dd suo territorio, con l'assetto generale dell'Adriatico, questione vitale per l'Ttlllia. Propugnacno l'indipen· denza dell'A lbania, in conformità dei principi generali che informano le nostre allean2e ( ... ).

«L'Italia non ha nei riguardi dell'Albania alrre mire che la difesa contro ogni prevedibilc: ingerenza o insidia di terze Potenze, garantendole essa la piena disposizione di se stessa all'interno e patrocinandone le legittime ra· gioni c gli interessi nel consesso delle Nazioni. Spetterà poi alle Potenze riunite pel trattato della pace generale il compito di det erminare i precisi confini dello Stato albanese di fronte a quelli vicini. Durante la guerra, pc:r necessità di cose, ogni Go\•erno locale dovrà dipendere dal Comando militare, pur ispi randosi questo al maggior rispetto delle usanze e degli interessi esistenti; conclusa la pace, gli albanesi stessi statuiranno liberamente i propri ordina· menti interni, così politici come amministrativi, economici e civili» ( 2).

Sta di fatto che il passo compiuto doveva esserci rinfacciato piì1 tardi e dagli Alleati e dagli Albanesi.

L'espansione dell'occupazione italiana e francese e la conseguente ricerca di una materiale presa di contattO indussero ambo le parti a rivolgere l'attenzione al problema stradale. Fino dal novembre 1916 era stata considerata la convenienza di realizzare il collegamento Santi Quaranta · Korça - Florina - Salonicco a titolo di seconda via di alimentazione per le armate alleate d'oriente, naturalmente con un congruo potenziamento del porro di Santi Quaranta. Una conferen- za tenuta a Roma il 5-7 gennaio 1917 esaminò a fondo l'argomento e stabilll'apertura di tale linea dì comunicazione con un onere ripartito fra Italia e Francia: l'Italia avrebbe pt:ovveduto sino a Melissopetra, o megl:io sino a Perati, e la Francia avrebbe pensato al tratto Perati- Korça (schizzo 16). Circa il personale ed i mezzi, noi avremmo forniti alcuni ingegneri civili e 2000 lavoratori, mentre i Francesi avrebbero dato due compagnie del genio ed altri specialisti, oltre ad un centinaio di autocarri e materiale ternico . A capo della missione tecnico- militare francese fu designato l'addetto militare francese a Roma, col. François, il quale avrebbe agli:o sotto l'alta direzione del gen. Ferrera sinché si fosse trovato ad operare in territorio controllato dagli Ita'lianì . I dettagli per la parte di lavoro comuneinizialmente, finché non fosse stata conseguita una sufficiente sicurezza sul tratto Prati - Korça , la missione François avrebbe lavorato sul tratto Perati - Kl isura - dovevano essere co ncordati fra il gen. Ferrera ed il coL François, nonché col gen. Sarrail .

La prima decisione riguardò il tronco rotabile da utilizzare fra Giorgucat e Mdissopetra. Era infatti possibile seguire l'itinerario Giorgucat - Arinista- Delvinaki - Hani Kalibaki - Melissopetra sconfinante in territorio greco oppure la variante Giorgucat - Tepeleni - Klisura - Preme ti - Melissopetra pÌLl lunga ma tutta in territorio occupato da truppe italiane. Rit enendo probabili contrasti di carattere politico a proposito dell'utilizzazione del primo percorso, il col. François propose di riattare il secondo, cosa che fu subito accettata da noi, anche perché in tal guisa si sarebbero migliorate le comunicazioni nell'ambito della zona italiana. Tuttavia fu sentito il Minis-tero degli Esteri per sondare le possibili reazioni greche e la risposta di Sonnino fu ampiamente tranquillizzante perché l'autorizzazione, sia pure genericamente, era già stata accordata in precedenza ed inoltre - anzi soprattutto - perché entro il 4 febbraio le truppe greche di copertura in quel settore dovevano sgomberare per effetto dell'ennesimo ultimatum rivolto dalle Potenze aHa Grecia il 9 gennaio . Addirittura, specificava Sonnino, dopo il 4 febbraio si sarebbe potuto occupare quel triangolo epirota Arinista - Kaiibaki - .Melissopetra, giacché in sede di ultimatum Atene era stata preavvisata sulla probabilità di nuove occupazioni d el suo territorio Fu allora sc-elta questa alternativa, in quanto apparve ben p resto chiaro che le condizioni complessive del tratto Argirocastro - Tepeleni - Perati non avrebbero consentito la costwzione di una strada camionabile, se non con una complessa e laboriosa sistemazione di argini e canali, richiedente truppe e mezzi veramente ingenti. E ciò, beninteso, dopo aver rico- struito ponti di tale solidità da sfidare l'impeto vorticoso delia Vojussa e del Drinos nel periodo invernale. Ma Ja sicurezza del collegamento fra Santi Quaranta e Kotça esigeva anche una vera e propria operazione di polizia lungo tutto il percorso, con incontro ad Erseke.

Fra il 15 ed il 18 febbraio tutt'a la fascia a ridosso del m. Grammos fu occupata. I Francesi impiegarono un raggruppamento di forze fornito dalla 76' divisione, noi una colonna costituita da due batraglioni del 203° fanteria, quattro squadroni ed una baneria. Il limite di giurisdizione fu stabilito a nord di Erseke. A fine giugno ]a strada era aper ta al transito delle autocolonne militari, sotto la sorveglianza di presidi fissi e di pattugliamento a cavallo e su automezzo.

La stasi operativa rendeva intanto possibile l'alacre prosecuzione dei lavori nel campo trincerato; lavori che avevano subito vari ritardi per la partenza delle divisioni 43• e 44', per il ritardato invio di unità di Milizia Territoriale e per il ma:ltempo persistente. Qui si rende opportuna una breve parentesi. Soprattutto dal momento in cui la nostra occupazione fu affidata al XVI C.A ., cioè da quando essa si ampliò, in parallelo alle atti vità militari vere e proprie ebbero inizio numerose iniziative di natura amministrativa ed economica a favore delle popolazioni. Un'impresa veramente ragguardevole, sia sotto .il profilo organizzativo (la regione era stata suddivisa nelle prefetture di Valona e di Argirocastro e nel circondario di Himara), sia sotto quello dei lavori pubblici. Senza scendere troppo in particolari, basti citare i tre acquedotti di Valona, di Argirocastro e di Tepeleni; i lavori portuali di V:alona; la rete rotabile da Valona a Fieri, a Santi Quaranta, a Kakavja; la strada da Santi Quaranta ad Erseke e da Tepeleni a KJisura e Premeti; l'edilizia pubblica e privata; l'assistenza medico- ospedaliera, ecc.

Ma ora due problemi vennero alla ribalta: la malaria e la difesa di Valona. La malaria era apparsa nell'·estate 1916 sia nella forma recidiva a carico di vecchi malarici esistenti nei reparti e non in precedenza sottoposti mai ad una cura sia in quella primitiva. I primi casi si verificarono all'inizio di giugno fra le unità stanziate nella piana della bassa Vojussa, poi l'epidemia si estese raggiungendo la massima -intensità in luglio. La media mensile dei rimpatriati fu di 1500, con un massimo di 2400 in settembre. Il secondo problema era ancora quello di Valona . Il gen. Ferrera, tornato in Albania con precise direttive di Cadorna, come si è visto, in seguito ai nuovi impegni prospettò i suoi dubbi sulla possibilità di rapido recupero delle forze e, ad ogni modo, sulle concrete possibilità di difendere Valona se, dopo la vittoria in Romania, gli Imperi Centrali avessero voluto riprendere un'offensiva, e decisa. in Albania- Macedonia. Il gen. Cadorna, riconsiderata la questione, reiterò i concetti sempre espressi ma, comprendendo bene come nell'ipotesi accennaw le cose sarebbero volte al peggio, si indirizzò ripetutamenre al Presidente del Consiglio, Boselli, per mettcrlo al corrente della situazione. L'8 aprile scrisse ancora:

«Come è noto ali'E.V. è mttora insolma la yuestionc della difesa di Va!ona intorno alla quale ho diffusamente riferiro a V.E. colle mie due lerrere n. 1924 G ..\1. e 1950 G .M. in data 12 e 20 marzo u.s. (1). E poiché un problema di tanta imporranza non può ulteriormente essere lasciato iJ1 sospcso, ritengo doveroso tornare sulr;lrgomemo e all'E.\'. i termini estremi della que5rione acciò il Governo ne tragga norma per ogni eventualità futura: l 0 - per teneri:! ad ogni costo Valona, come il Govc:rno mi ha ordi· nato, contro un attacco nemico in fo1.te occorre rinforzare la difesa con truppe e artiglicrie che 11011 possono essere sottratte fin d'ora dal teatro principale italiano senza grave danno per le prossime operazioni;

2° - se, a causa di intensificata azione di sommergibili la nnvigazionc del basso Adriatico così precaria, come il Capo di Stato Maggiore della :\larina prevede. da ostacolare il tempestivo arri\'O dei rinforzi. la Jella Piazza di Valona, affidata alle sole forze attualmente ivi esistenti, diverrebbe assai problematica.

<< E perranto, se queste ultime condizioni dovessero verificarsi, io di· chiaro di non poter assumere l'impegno di tenere ad ogni costo Valona; e quella piazza, dopo essersi strenuamente difesa e Jopo aver esauriw la propria capacità di resistenza, dovrebbe cedere Ji fronrc al nemico come tutte le piazze forti assediate da forze superiori e non soccorribili ,, (2).

Boselli, posto di fronte a siffatta pumualizzazione, chiese ragguagli c pareri al ministro Morrone ed al Capo di Stato Maggiore della Marina, Thaon di Rcvel, e volle avere un calcolo approssimativo del fabbisogno di uomini e di armi « indispensabili per assicurare una solida difesa della piazza anzidetta e, per conseguenza. quali spedizioni di uomini e di materiali dovrebbero essere effettuate fin d'ora» (3).

La risposta di Cadorna fu sconsolante: t2) F 21+3 data 8 aprile 1917.

« ( ) per assicur:1re una salda difesa della piaz:t.a di Valona. nell'ipotesi che il nemico J'artacchi a fondo occor rerebbe rinfo;tare l'attuale corpo d'occupazione d'Albania con almeno due divisioni completi:! più un centinaio di boe· che da fuoco pesanti. 11 trasporto di questi clementi complessi\'amente , secondo un calcolo sommario. una ottantina di piroscafi della media portata di 1500·2000 tonnellate.

( l) Rispetti\·amen te alleg. 31 e 32.

(3) F 900 RR. data 10 aprile 191ì.

«Debbo inoltre conlermare a V. E. che nessun parziale invio dci suddetti dementi potrebbe t:sscr fatto sin d'ora: e mi richiamo con ciò alle conclusioni del mio precedente fogìio 21-13 c.lell'8 corrente» ( l ).

Il Ministro della Guerra trasse le conclusioni:

- quanto prospettato dal Comando Supremo purtroppo nspandeva alla realtà dei fatti;

- la linea della Vojussa era da considerarsi indifendibilc per la mancanza delle forze necessarie;

- la linea della Sushica era, quindi, la sola sulla quale occorreva irrigidire la difesa, però anch'essa esigeva un rinforzo (almeno una divisione organica e ventiquattro pezzi di medio calibro), perché le forze in posto erano appena sufficienti a dare una battuta d'arresto al nemico;

- anche il rinforzo minimo di una divisione non poteva essere inviato, tenuto como che si trattava di fronteggiare un artacco « cbe potrebbe ancbe 11011 verificarsi » {schizzo 17 ).

« { ) Ne consegue che - terminava i l gen. Morrone - se non si vuolè abbandonare V afona alla sua sorte. occorre che la Marina studi i possibili modi t: mezzi per garantire il più possibile il trasporto di truppe e nella quantità necessaria nl momento opportuno, e cioè in quatunque momento il Comando Supremo lo ritenga necessario>> ( 2).

In definitiva, a parre i provvedimenti che la Marina pose allo s tudi o, fu deciso di inviare quel poco che era possibile al momento: tre battaglioni della Guardia di Finanza, due squadroni di cavalleria montata ed una compagnia mitraglieri Il fortissimo numero di unità di supporto esistenti in Albania ind usse nel contempo a riordinare le forze. A partire dal 16 maggio si ricostituì, dunque, il XVI corpo d'armata, il cui comando fu affidato inrerinalmente, al gen. Ferrera, su:

- 38• divisione: brigara Savona (magg. gen . De Bono) e XX brigata M.T. (magg. gen. Bruschi ); brigata Tanaro (magg. geo. Brussi);

XIX brigata M.T. (magg. gen. Roversi); l 0" be rsaglieri; cavalleggeri di Catania ( 22 "); cavalleggeri di Lodi (15(');

- cavalleggeri di Pal ermo ( 30'') ; squadrone sardo; quartro raggruppamenti misti di artiglieria; un raggruppamento artigl:ieria d'assedio: VIII gruppo squadriglie aviazione; unità del genio; unità dei servizi. Nel frattempo, dal Ministero degli Esteri era giunta una nuova apertura sull'espansione verso sud. Si trattava della Ciamuria, in cui già da un paio di mesi agenti venizelisti facevano un'attiva propaganda per il governo provvisorio di Salonicco. Il 26 maggio elementi frances:i e venizelisti avevano occupato l'isola di Santa Maura. Il giorno dopo a Prevesa, in un comizio popolare, era stato chiesto il regime di Venizelos. In questi frangenti il ministro Sforza da Corfù rappresentò a Sonnino:

(l) F. 2169 Jata 14 aprile 191ì.

(2) F. 4253 G. data 18 aprile 1917- allegato 33.

« ( ) E ' forse quest'ultimo momento utile per noi per decidere senza il menomo pericolo opposizione sia greca sia francese occupazione della costa della Ciamuria fino a Pargo o almeno fino al Murto estremo limite terraferma del canale di Cor-fù ( ... ) >> (l).

E sottolineò il vantaggio di tale mossa cautelativa nei confronti di mire altrui Sonnino, che prima si era sempte opposto a suggerimenti di questo genere, di fronte al fatto compiuto dello sbarco francese a Santa Maura, con intenzioni molto probabili di proseguire per la valle del Viros su Janina, di fronte all'avvertimento del Ministro d'Italia ad Atene, al quale nel corso di un col:loq uio il Presidente del Consiglio ellenico aveva « apertamente espresso il desiderio che l'Italia occupi Janina prima dei franco- venizelisti » (2), lasciò cadere ogni obiezione e dichiarò al Comando Supremo di essere favorevole dal punto di vista politico ad estendere la nostra occupazione a sud del Kalamas e nelle regioni cutzo-valacche di Zagori e del Pindo (3) . Il gen. Cadoma ritenne l'operazione priva di difficoltà sia per la manifesta benevola disposizione delle popolazioni nei nostri riguardi, sia per la nessuna o quasi opposizione incontrata nell'espansion e precedente e ch iese il parere del gen . Ferrero, :il qu-ale assentì aggiornando una programmata azione di alleggerimento verso Berat, alla guale stava preparandosi .

(l) Sforza a Sonnino. tele Gab. 59 data 28 maggio 1917.

(2) Cfr. tele J079 S .I. data 4 maggio 1.917 dell'addetto militare ad Atene, gen. Mombelli , al Comando Supremo

(3) Tele 766/53 data 26 maggio 1917.

L'iniziativa si concretò rapidamente e. su decisione degli Al leati, i primi di giugno le nostre truppe procedettero all'occupazione della Ciamuria, del versante occidentale del Pindo e di Zagoria. La operazione avvenne pacificamente, ma, per quanto la provvisorietà dd provvedimento fosse scont-ata, i funzionari governativi furono allontanati e sostituiti da organi locali. Un commissario generale per gli affari civili fu preposto a tutto il territorio a sud del confine stabilito dal Patto di Londra, con a Janina. L 'occupaz ione italo francese durò appena quattro mesi circa: la abdicazione di re Costantino e la cosuituzione del nuovo governo di Venizelos avvenutn a fine agosto indussero gli Alleati a disporre per il ritorno alla normalità. Il 23 settembre Janina era sgomberata, mentre i Francesi lasciavano Ana e l'Acarnania, e così di pari passo tutta la regione fu restituita all'autorità ellenica, eccezion fatta per il triangolo Arinista - Kalibaki - Melissopetra entro il quale passava la nota rotabile Santi Quaranta - Ko rça. Per essa era intervenuto un accordo in virtù del quale noi avremmo mantenuto l'occupazione militare, ma l'an1min istrazione civile sarebbe sta ta affidata ad un commissario greco nominato da Venizelos d'intesa con noi.

Il gcn. Perrero già in maggio aveva p roposto di effettuare uno sforzo per conquistare Berat, allo scopo di migliorare radicalmente le condizioni di sicurezza dell'Albania meridionale - ed in tale ciTcostanza, da Berat, egli avrebbe voluto lanciare il proclama, che poi lesse ad Argirocastro - ma le condizioni del momento e specialmente la questione della Ciamuria fecero accantonare il disegno. In luglio e poi in agosto ripropose al Comando Supremo l'azione: mentre l'attacco principale, partendo da Dorza- Tepeleni, avrebbe puntato direttamente su Berat con undici battaglioni c cinquantadue pezzi, fiancheggiato sulla destra da bande albanesi combattenti ai nostri ordini, a sinisrra un 'azione sussidiaria di tre battaglioni avrebbe cercato di guadagnare Fieri con sei squadroni di cavalleria, che avrebbero agito passando lungo il cordone litoraneo della laguna di Soli, ed un battaglione che sarebbe sbarcato un poco a sud della foce del Semeni . Il gen. Cadorna non era né entusiasta né persuaso di questa operazione, ma di fronte alle insistenze del comandante del corpo d'·armata si limitò a dire che, non essendo in possesso degli elementi necessari per poter decidere serenamente, lasciava a lui la decisione

<(avvertendo unicamente che l'impresa non dovrà essere tentata se non si abbia forte probabilità di buon successo stop al riguardo osservo che circa diciassette battaglion i di cui V.E. dispone non con- feriscono decisa superiorità sui dodici dei nemico» ( l ). L 'azione fu ancora rinviat<l e sostituita da semplici atti tattici loca:li che ci portarono a Cerovoda.

Bisogna pur dire che non si t rattava solo di idee velleitarie del geo . Ferr<::ro. Il geo. Sarrail aveva molri morivi di preoccupazione per la propria estrema sinistra. In effetti, fra le testate del D evoliSkumbi e quella dell'Osum ( a nord di Erseke ) solo pochi el emen ti nostri di sicurezza ed un'esigua linea di sorveglianza francese ad ovest di Korça proteggevano la rotabile troppo da vicino ed in modo assai relativo (schizzo 18 ). I solchi della Tomorica e del Devoli presentavano buone condizioni p er due dire zioni di attacco partenti rispettivamente da Berat e da El basan, località raggiunte dal nord da rotabili e da decauvil!es. Il terreno decisame nte aspro e le comunicazioni malagevoli per l'assenza di rotabili ; la forza del XIX corpo d'armata a .u che presumibi lmcnte poteva consentire una disponibilità di solo tre - quattro battag lioni e, successivamente, un massimo di altri sette - otto cedmi eventualmente dalla vicina 11 · armata tedesca; la incipiente stagione autunnale: tutto rendeva improbabile un'azione in grande stile contro l'ala sinistra di Sarrail. Rimanev a possibile l'ipotesi di un oolpo di mano sul tratto di strada ovc la nostra pt'Otezione era più debole, però il nemico né avrebbe potuto ripromettersi grandi risultati né sperare di rimanere a lungo sul posto. In sostanza , a conti fatti, non sembrava il caso di impegnarsi in avventure di dubbio esito e no n necessarie. T1 30 settembre il geo. Ferrero ebbe un colloquio con il gen. Sarrail e Premetl, nel corso del quale escluse nettamente la ventilata soluzione di impiegare in Albania truppe greche e forze di Essad pascià, chiedendo invece che la 3Y divisione italiana venisse spostata dalla Macedonia a Korça. Essad pascià, giunto a Salonicco nell'agosto 1916, si era dato fin dall' inizio parecchio da fa re per ottenere una parte di protagonista. Non aveva molto seguito: circa cinque o seicento uomini, però il Governo francese gli avev a messo al fianco un min1stro plenipotenziario, M. de Fonrenay , disponendo che il gen. Sarrail lo trattasse con gli onori dovuti ad un comandante d'armata. Ovviamente questi riguardi non potevano non allarmare il Governo i taliano, il quale

{l) Tele 42ì2 G.M data 6 settembre 1917. Il XIX corpo a.u. del gen. Trollmann era articolato in:

- 47• divisione Cgen Weiss- Tihany): H• brigata da montagna e 211• brigata ungherese;

- gruppo gen. von Gerhauser: 20• brigata mont. rinforzata e gruppo volontari albanesi;

- settore cos tiero: gen. von Eckardr;

- piazzn di Scutari : gen. vo n Ro lberitz .

L'occupazione italiana dell'A /bania meridionale nell'agosto 1917, in seguito a nodzie riferite dal nostro ministro ad Atene, aveva ritenuto opportuno mettere le mani avanti telegrafando all'ambasciata a Parigi di accertare gli ·intendimenti francesi su Korça:

« ( ... ) se noi siamo disposti a non sollevare per ora la questione della Repubblica di Koritza e della occupazione f rancese di essa, non potremmo restare indifferenti a che i Francesi vi inscdiassero i Greci. Korltza fa parte dell'Albania q uale è stata delimitata a Firenze e quale è stata im plicitamente di nuovo riconosci uta nello spiritO delle decisioni della recente Conferenza di Parigi ( ) l'invio a Koritza di Essad non potrebbe, dato i[ contegno assunto da questi, non apparire che come un atto diretto contro di no i » (l l.

Il piccolo contingente albanese era stato messo in linea nella zona di Pogradec a metà settembre 1917 , per essere impiegato nella valle dello Skumbi.

La questione dello spostamento della 35' divisione italiana all'ala sinistra del dispositivo alleato in Macedonia stava molto a cuore al nostro Comando Supremo. Si sarebbero così rjun.ite tutte le forz e italiane in Balcania sotto unico comando italiano in un ben defini to scacchiere del teatro delle operazioni balcanico e si sarebbe notevolmente semplificato il rifornimento della predetta divisione , utilizzando la strada Santi Quaranta-Korça, anche se questa p resentava talune remore di perco r ribilità - specie di ·inverno - non facilmente eliminabili. Il Governo francese, a dire il vero, il 19 settembre invitò il gen. Sarrail a studiare tale possibil>ità, col vincolo che la dislocazione della 35' divisione non superasse, ad occidente, il.Jago di Prespa. Ma il geo . Sarrail fu di parere contrario e lo disse al gen . Ferrero: ll fatto era che motiv:i militari e politici inducevano i Francesi ad opporsi al provvedimento . Portare la 35' divisione ad ovest del lago di Prespa significava togliere buone truppe da un tratto di fronte delicato senza adeguata sostituzione e , per contro, schierare queste truppe in un settore tenuto da unità di cui una pane era di valore infer·iore. Inoltre, consentire alle sole unità italiane l 'occupazione della regione di Korça equivaleva a dare all'Italia piena ed intera libertà d'azione in Albania , col rischio di provocare la suscetribilirà del Governo serbo, di quello greco e di Essad. Il problema si trascinerà ancora a lungo, un po' trascurato a causa dei gravi. avvenimenti sul fronte italiano cd in Russia.

« ( ... ) j'ai nertement conclu en lui disant que Italiens ne pauva.iem aller à ma gauche quand je pouvais maintenir cette gauche avec cles élements d'étapes, quaod les Italiens m'éra.ient nécessaires sur mon front, quand certe gauche était le seui point où éventuellement je pouvais manoeuvrer et faire quelque chose, manoeuvre que je puis seui poursulvre avec !es Français qui écourant mes ordres sont roujours préts à faire face à tomes les nécessités, et ne sont pas hypnotisés par des buts politigues d'après guerre. Il a, je crois, compris » ( 2 ).

(l) Cfr. tele 1106 data 19 agosro l 9lì di Sonnino a Cadorna.

(2) Sarrail. op. citata, pag. 276: tele 6927 dara 2 ottobre 1917 al Minisrero de lh Guerra.

Le dolorose vicende dell'autunno 1917 ebbero poca ripercussione in Albania. Vi furono ripetuti tentativi locali SU'Ila bassa Vojussa, in corrispondenza deJ ponte di Ciflik Idrisit (Feras), ad opera di uni tà d ella 14• brigata da montagna a.u. , e nella valle dell 'Osum da parre di bande , ma senza conseguenze. Anche un'iniziativa del Governo greco di richiamare dal congedo albanesi del sud cadde subito di fronte alle nostre energiche in sede diplomatica.

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