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DISlOCAZIONE TRUPPE IN AlBANIA
suppo rti vari e servizi di corpo d'armata. Il XVI corpo era dislocato nella cosidetta « .zona avanzata », a nord dello Skumbi. Unica sua unità fuori zona era la 38• divisione;
( 2) Zona di Valona ( magg. gen. Cecchi) a D rashovica: XIX brigata M.T.;
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(3) Zona Argirocastro- Berat (magg . gen. Rossi) ad Argirocastro: I brigata M.T.;
( 4) Zona Himara ( col. Arista): tre battaglioni M.T. Le tre Zone erano suddivisioni della cosidetta (< zona arretrata » ed avevano carattere essenzialmente territoriale;
(5) Truppe alle dirette dipendenze del CQmando Superiore:
9• brigar-a cavalleria;
-- 23• brigata di marcia; l 0 ° bersaglieri;
101 ° reggimento di marcia;
16° reparto mitraglieri;
8° gru ppo a:eroplani; supporti di artiglieria oe gemo; servizi d'Intendenza; c. Tr upp e di Macedonia (1) : 35" divisione (magg. gen. Mombelli) su: brigata Sicilia (magg gen. Gattuccio): 61° e 62° fanteda; brigata Cagliari (magg. geo .Freri): 6.3° e 64" fanteria; brigara Ivrea (magg. geo. Beltramo): 161° e 162° fanteria; supporti vari; unità dei servizi; d. Truppe di Corfù (magg . gen. Marro): una brigata M.T. ed unità varie.
Con tale ordinamemQ si giungeva all'armistizio del 4 novembre .
(l) Alle dipendenze d'impiego del Comandante A.A.O.
4· Dopo l'armistizio.
All'atto dell'armistizio, tutto sommato, l'opinione pubbiica albanese ·era in gran parte favorevole all'Italia: da un lato grazie al proclama di Argirocastro che aveva promesso l'unità e l'indipen· denza del Paese, dall'altro perché l'Italia era ritenuta SLJHicientemente forre per consentire il raggiungimemo di tale obiettivo e per proteggerlo, in seguito , dalle mire dei vicini. Del pari favorevoli erano le colonie albanesi all'estero, fra cui quella americana che dopo un momento di spiccata antipatia -e se ne sono viste trae· ce evidenti nelle missioni sanitarie inviate in Albania - aveva mutato atteggiamento, probabilmente per le notizie divulgate negli Stati Uniti da Albanesi del sud, testimoni della nostra opera a vantaggio di quelle popolazioni. Il momento pareva propizio anche per la rea'lizzazione delle speranze albanesi, ed uno dei principali esponenti dell'Albania meridionale, Mufid bey Libohovo, scrisse il 22 ottobre una memoria al gen. Ferrero, nella quale lo pregava di sottoporre all'apprezzamento del Governo l'opportunità di consentire, con tutt a la discrezione voluta dalla situazione internazionale, la costituzione di un governo albanese provvisorio. Tale governo avrebbe consentito agli Albanesi eli presentarsi all'Europa ed all'Ame· rica come una Nazione in grado di essere indipendente; avrebbe lottato contro le mire dei Greci e dei Serbi; avrebbe coordinato e fuso gli sforzi, non tutti compatibi'li con gli interessi nazionali, delle personalità e delle comunità albanesi all'estero. La memoria fu inoltrata alla Consuha e Sonnino, che era ancora in dubbio se dovesse permettere la formazione di un governo del genere, invitò a Roma Mufid bey, il dott. Turtulis (che stava in Svizzera), Turkhan pascià e Mehmet bey Konica, membri del primo governo albanese indi pendente del 1913. In particolare il p rimo, interpellato in meritO a Valona, scrisse:
« ( ) L'essenziale nella questione di Valonn è la sa lvaguardia del prin· cipio dell'integrità rcrriroriale dell'Albania. Un'occupazione militare per tutto il tempo che l'Italia giudicherà necessario di taluni punti strategici nel distre tto di Valona e la creazione di una base navale nel golfo omonimo dovrebbero essere accettate e considerate come la più efficace cd immutabile garanzia per l'esistenza e la sicurezza di un'Albania indipendente. Bisogna soltanto pro:edere in modo da evitare che gli Stati limitrofi chiedano sotto l'una o l'altra forma analoghe garanzie; garanzie che, a causa dell a contiguità territoriale, finirebbero per rn:sformarsi in pure annessioni ed in minaccia comro l'esistenza dell 'Albania ( )>> (1).
( I ) Da un memoriale r.:datto da Mufid bev Libohovo, aUcgato al notiziario 678 datato 25 marzo 1921 dell'Ufficio Informazioni dello S.M R.E.
Dei convenuti a Roma, Turkhan pascià per il momento rimase in Italia, Turtulis tornò in Svizzera, Mufid bey e Mehmet Konica rientrarono in Albania con il consenso di Sonnino a crearvi un governo provvisorio. Il programma dì Sonnino si delineava adesso con chiarezza: occupare tutta l'Albania del 1913 il più rapidamente possibile per evitare di essere preceduti dai Serbi; costituire subito un governo provvisorio con sede a Scmari, in modo da evidenziare il <'aratrere albanese della città, dopo una prima riunione -ad Argirocastro, allo scopo di indicare la correlazione col proclama del gen . Ferrera; far notificare dal governo albanese H suo insediamento a tutte le Potenze; inviargii immediatamente un rappresentante pleniporenziario italiano. La soluzione degli aspetti militari veniva ravvis-ata nella sol-a vigilanza da parte italiana dei confini t·erritoria.J.i, naturalmente in attesa della costituzione di milizie nazionali e, soprattutto, delle decisioni ultime della Conferenza della Pace . Per Valona il discorso era diverso e piuttosto sfumato: Sonnino pensava non più alla « piena sovranità » del Patto di Londra, né al « diretto e sicuro possesso » del commento ufficiale alla Camera in merito al proclama di Argirocascro, bensì ad una « preminenza militare » non meglio definita, ma che evidentemente non doveva, a suo avviso, intaccare la sovranità albanese (l) . Se il programma era sempl ice nella formulazione , sul piano pratico er-a assai più arduo d a compiere Il ostacolo fu Scutari.
Secondo accordi intercorsi fra i Governi interessati, il possesso ddla città doveva essere garantito da un presidio misto anglofranco - italiano e l'elemento serbo, sia pure come componente del contingente francese, escluso. Forte di tali direttive, comunicategli dal gen. Diaz ( 2 ), il gen. P.iacentini orientò opportunamente il gen. Perrero, cosicché quando Serbi ed Italiani si trovarono di fronte ·non vi furono incertezze . Il .31 ottobre il col. Saibanti, comandante del 68° fanteria, penetrava in Scutari vecchia con un battaglione ed una batteria, dopo aver sloggiato da'l Tarabosb la retroguardia austriaca . Il giorno innanzi un reggimento jugoslavo proveniente da Ipek era entrato nella città nuova, a nord del fiume Drinassa, ed il suo comandante, ten. col. Ristic, che si proclamò solo comandante in loco per diritto di conquista, affermò al gen . Ferrera - sopraggiunto di lì a poco - di aver ricevuto ordini tassativi di occupare Scutari in nome della Serbia, insediandovi un governo politico e mmtare. Ferrera replicò di non riconoscere l'au- italiane in Albania ( '9'-1 - 20 1939) torità serba non solo in Scutari ma nemmeno nei territOri che Je Potenze alleate avevano riconosciuto come albanesi. Prontamente informato, Sonnino telegrafò a Parigi affinché si provocasse l'intervento del geo. Franche t d'Espl:rey, in relazione agli accordi presi. Infatti il 4 novembre, su ordine del proprio Comando Supremo. il reggimento jugoslavo lasciò Scutari. Il presidio aHeato, 11gli ordini del col. francese D e Fourtou, fu composto dal XXXV battagHone bersaglieri, uno squadrone cavalleggeri di Catania ed una compagnia genio per l'Itaua; dal 58" battaglione chassettrs, uno squadrone chasseurs d' A.friqtte ed una compagnia genio, per la Francia; un solo battaglione per la Gran Bretagna . La decisione era stata assunta dal Consiglio Supremo di Parigi, ma non intendeva affatro anticipare l'eventuale distacco di Scutari dall'Albania o l'intenzione di darle un'amministrazione differente da quella delle altre città albanesi. Si trattava piuttosto di una misura temporanea, dovuta a ragioni militari e di ordine pubblico, che si rlaHaccìava al provvedimento preso nel 1913 e poi superato dagli eventi bellici. A dire il vero, Sonnino intendeva invece dare « alla attuale situazione fisimtomia indipendente dal regime internazionale del 1913, togliendo carattere di ripristino dell ' antico » (l), cioè il regime militare doveva lasciare ogni attribuzione politica ed amministrativa ad esponenti ed organi locali. Ad ogni modo il nostro Ministro degli Esteri stava muovendosi con molta cautela perché un sondaggio compiuto attraverso l'ambasciatore britannico a Roma, Rodd , gli aveva fatto capire che la Gran Bretagna non avrebbe tollerato iniziative ufficiali per l 'Albania finché la Conferenza della Pace non avesse preso le decisioni del caso. Perciò il 14 novembre aveva scritto al gen. Diaz escludendo la nomina di autorità col titolo di prefetto o sottoprefctto nei t erritori albanesi non costituenti retro terra di V alona:
« { ) Si dovranno invt:ce prepone alle amministrazioni funzionari militari o anche civili, ma con solo titolo di commissari o equivalente senza dare impressione amministrazione esplicitamente italiana, perché ciò sarebbe contrario Co nven zione Londra ( ) » ( 2 ).
Ed il 20 precisava ancora che riteneva opportuno differenziare il regime di Valona da quello del rimanente territOrio , al cui proposito - eccezion fatta per Scutari - considerava « preferibile lasciare immutate locali amministrazioni ora esistenti co11 sem p!ice commissario italiano » (l). Rinunciando alla costituzione del governo provvisorio, Sonnino ripiegò sulla possibilità di istituire un Consiglio Nazionale Albanese, assemblea consultiva incclricata di esprimere i desiderata alla Conferenza della Pace tramite suoi rappresentanti ed a buon conto i primi di dkembre inviò il ten. col. Lodi con il compito di << risiedere presso i'l Consiglio Nazionale Albanese per serv ire di riservato e non ufficiale nei rapporti di tale organo con le autorità italiane in Albania e nel regno e per mantenere la sua attività entro i limiti convenienti» ( 2 ). Fu dunque con sorpresa ed allarme che giunse la notizia da Scutari del gesto di autorità, compiuto il 24 novembre unilateralmente dal col. De Fourtou, col quale il governo della città era stato affidato a nuovi personaggi filofrancesi. Le conseguenze furono impreviste: il cambiamento di amministrazione provocò infatti estremo malcontento nella popolazione, i cui notabili, fra i quali l'arcivescovo Sereggi ed il principe Bid Doba, si riunirono e palesarono al comandante del presidio italiano di aver intenzione di gettare le basi di un governo provvisorio dell'Albania con Scutari capitale e, passando dall'idea al concreto, dopo brevi cons ultazioni, indissero per il 9 dicembre ad Alessio un'assemblea dei delegati dell'Albania settentrionale e centrale, allo scopo di nominare un governo provvisorio residente a Scutari. Naturalmente, dati i precedenti, il col. De Fourtou nel dar notizia al gen. Piacen{ini mise in evidenza che correva voce che la iniziativa fosse stata promossa dal Governo italiano.
(l) Sonnino a Piaccnrini, 1cle 65 data 31 gennaio 1919.
{2) Tele 13 data 14 novem bre 1918.
Ora, la creazione di un Co11siglio nazionale o di un'Assemblea nazionale, quale Sonnino era disposto ad agevolare, era un conto, la costituzione di un governo era cosa ben diversa. Sonnino prese, dunque, posizione ed a complemento ddla netta smentita fatta dal gen. Piacentini, scrisse agli ambasciatori a Londra , Parigi e W-ashington di informare i Governi presso i quali erano accreditati: anzitutto che al gen. Piacentini erano state dare istruzioni per impedire la riunione ed in secondo luogo di far conoscere i retroscena, accusando il col. De Fou·rtou di essere venuto meno al principio di non ingerirsi negli affari interni albanesi fino alle decisioni della Conferenza, principio al quale, per converso, le auto rità militari italiane si stavano scrupolosamente attenendo. Ne derivava che le conseguenze eventuali, per gravi che potessero essere, dovevano essere addebirate al provvedimento adottatO arbitrariamente dal De
(l) Tde 1437 dam 20 novembre 1918.
(2) .Ministero Affari Esteri. op. et/ala, V l vo l. I, n. 269.
Fourtou (l). Se in un primo momento si era tcmmo che l 'iniziativa fosse spontanea e fomentata da nostri avversari, nel qual caso la riunione doveva essere impedita anche ricorrendo alla forza (2), ad un successivo esame apparve chiaro trattarsi di un moto provocato dall'episodio predetto, perciò le direttive per Piaccntini intesero evitare che il movimento -iniziato tumu·ltuosamente per ragioni locali assumesse un aspetto particolarista o separ:ltista pregiudizievole per la causa albanese nonché sfuggisse al nosuo controllo:
« ( ) V .S. vorrà informare colonnello Lodi perché agendo con la mas· sima e prudenza suggerisca a notabili albanesi che sono con lui di adoprarsi d'urgenza per mutare il carattere di questa spontanea manifestazione attraendola e confondendola nella iniziativa di Durazzo. Per tale modo, creazione Consiglio Nazionale Albanese apparirà come opera mo derazione menrre per colpa colonnello De Fourtou movimento minacciava risolversi in senso contrario alle direttive tracciate dalle Grandi Potenze( )» (3).
La riunione di Alessio, alla quale parteciparono un centinaio di delegati sotto la presidenza di Bid Doba, ebbe ovviamente luogo in un'atmosfera piuttosto eccitata. In seguito ai consigli di moderazione del ten. col. Lodi - ed all'avviso che non sarebbe stato possibile tollerare alcuna forma di manifestazione contro nostri alleati - le conclusioni riguardarono l'affermazione che Scutari, prima città dell'Albania settentrionale e baluardo di frontiera, faceva parte integrante dell'Albania e che il regime speciale alleato riguardava la sola città e non il Circondario, motivo per cui in Scurari dovevano funzionare in piena libertà tutti gli uffici della prefettura per il territorio di giurisdizione. Mufid bey e Mehmet Konica, appoggiatissimi dal movimento indipendentista, avevano mostrato di accettare la matcia 1ndietro di Sonnino e di accontentarsi di formare un Consiglio nnionale; ma in ·realtà erano determinati a proseguire nei loro sforzi costituendo un vero governo provvisorio, anche a dispetto della presenza italiana - pur comprendendo bene che l'unico appoggio politico poceva venire solo dall 'Italia - nella speranza che nel giro di cinque o sei mesi la Conferenza della Pace avrebbe risolto la questione albanese. Pertanto l'Assemblea Nazionale di Durazzo, riunitasi il 25 dicembre con i delegati di tutte le provincie, meno Valona c guelle sotto controllo serbo e francese, non esit() a procedere alla costituzione di un governo provvisorio, presit:!duto da Turkhan pascià c del quale
{1) l\finis1ero Affari Esteri. op. citata, VI serie, \·ol. T. n. 492.
(2) Sonnino a Piaccnrini, [ele 1599 da[a 7 dicembre 1918.
(J) Sonnino a Piacentini. tele 1607 data 8 dicembre 1918 una parte dei membri doveva formare la delegazione da inviare a Parigi. L'avvenimento, segnalato subito dal gen. Piacentini a Sonnino con richiesta d1 istruzioni, provocò necessariamente una puntualizzazione da parte del nostro Ministro degli Esteri:
<< In attesa di conoscere come si sia svolta la di scussione dell'Assemblea dci notabili ;llbanesi, c come sia gi1.mta alla costituzione di un Governo prO\'· ,·isorio, contrariamente alle nostre pre,·isioni, La prego di voler notificare sen· za ritardo all'Assemblea stessa che il R. GO\·erno la previene che il definitivo assetto politico dell 'Albania formerà oggetto delle deliberazioni del congresso della pace e che ho fiducia che l'Assemblea nulla vorrà fare che possa pregiudicare le deliberazioJlÌ stesse.
« Ciò premesso, e rise rvandomi di prendere in esame i rapporti di fatto e di diritto fra le aurorirà militari occupanti ed il nuovo o rgano costituilO { ) Ella vorrà pure far conoscere all'Assemblea che il R. Governo le riconosce fin d'ora il diritto di rendersi l'inrerprt:tc delle aspirazioni nazionali.
« La comunicazione di cui sopra dovrà essere fatta in forma tale da non urtare la dei notabili riuniti a Durazzo. Accortamente si dO\·rà far loro comprendere che la costiruzione del Governo provvisorio, che giunge senza prep11rozione alcuna e con l'a ppnrenza di un colpo di tesm , non manche· rà di suscitare sospetti e fors'anche opposizione da parte delle Potenze» ( 1).
Dopo di che, Sonnino provvide ad impartire istruzioni agli ambasciatori italìani a Londr a ed a Parigi, affinché informassero gli Alleati. Dal canto loro i membri del Governo provvisorio, vemiti a conoscenza della sorpresa e del malumore del nostro Ministro degli Esteri , decisero d i inviare due loro rappresentanti a Roma per fornire le spiegazioni del caso. Dissero di non poter cambiare, evi· dentemente, le decisioni dell'Assemblea , però tennero a dichiarare di essere decisi a non creare in alcun modo imbarazzi al Governo italiano ed al Comando di Valona. E che il Governo provvisorio fosse 'a noi favorevole appare chiaramente dal programma redatto il 24 gennaio 1919. Esso infatti, pur senza fare concessioni terri· toriali di alcun genere a chicchessia, si proponeva di chiedere l'intervento italiano per riordinare o meglio per organizzare tutto l'apparato amministrativo, finanziario, giudiziario, la gendarmeria e la milizia.
Nel suo pensiero per i confini del 1913, il Ministro degli Esteri era riuscito a puntare i piedi, oltre che per Scutari, anche per il mezzogiorno dell'Albania. Qui i punti deboli erano due: il distretto di Korça ed il triangolo epirora. Il primo era tuttora occupato dai Francesi, assai poco propensi a ritirarsi per lasciare il campo agli italiani e, per contro, dispostissimj a cedere il posto ai Greci. Il trian· gola epirota. Arinista - Kalibaki- MelissopeLra, era stato occupato nel 1917 e non più lasciato. Sin dalla firma dell'armistizio lo Stato !VIaggiare greco aveva fatto passi sul piano diplomatico affinché il Governo italiano consentisse lo sgombero della zona, essendo cessata la necessità militare che ne aveva consigliato l'occupazione. Su esplicito quesito postogli da Sonnino, il gen. Piacentini aveva espresso l'opportunità che ]'occupazione nostra persistesse «quale garanzia indispensabile sviluppo comunicazioni fra Santi Quaranta. Florina e Salonicco. T aie libertà e simrezza verrebbero evidentemente menomate qualora triangolo suddetto passasse sotto controllo politico et militare ellenico » (l). Sonnino accertò volentieri il parere negativo e rispose al ministro italiano ad Atene, Avezzana, in modo da allargare il quadro:
<< Occupazione ttilmgolo epirota deve essere mantenuta per considera;doni militari c cioè per conservare sicurezza collegamenti , sicurezza rifornimenti tanto militari che civili rra truppe italiane e popolazioni albanesi situate regioni che non hanno altra comunicazione stradale che quella che passa per triangolo albanese e la via Santi Quaranta· Korça, la quale per quanto nella maggior parte del tragitto si trovi a nord del co nfine di firenze è in pnrrc situata nel territorio attribuito alla Grecia>> (2).
Ed anzi confermò le direttive date dal gen. Badoglio al gen. Piacent·ini di prevedere l'occupazione di Korça, nell'ipotesi attendibile della partenza delle tr uppe francesi, ed il rinforzo dell'occupazione del triangolo cpirota (3). Poco dopo l'ambasciatore di Francia a Roma rappresentò che la 9 3 divisione greca doveva rientrare da Florina a Janina, sua sede normale e chiese che l 'unità potesse fruire della rotabile Korça · Leskovik, altrimenti avrebbe dovuto imbarcarsi a Salonicco per Preveza. Il Sottosegretar io agli Esteri, Borsarelli, replicò subito che il transito della divisione avrebbe ri· chiesto molto tempo c che, mentre a Parigi la Grecia avrebbe rimesso in discussione la questione dell'Albania meridiona:le , le sue truppe si sarebbero trovate su buona parte dei territori contesra ti, compresa Korça che i Francesi potevano sgomberare rapidamente e che quindi sarebbe automaticamente passata in mani greche. Comunque volle sentire anche il parere del comandante d elle Truppe d'Albania (4) . Il gen. Piacentini condivise l'obiezione e sottolineò che, in ogni caso, consentendo il transito delle trupp e elleniche per il territorio in oggetto, il fatto sarebbe Stato sicuramente t 2) Mini5tcro Affari J:srcri, op. citato, VI serie. vol. I, n. 236. sfruttato dalla stampa greca per far credere che la Grecia era ormai rientrata in possesso del triangolo. Di conseguenza espresse parere decisamente sfavorevole (l) e la cosa cadde. La questione doveva essere risolta dall'accordo Tirtoni- Venizclos nell'ottobre seguente.
{l) Tele 134 op. data 12 novembre 1918.
(3 ) Ibidem, n. 666.
(4) Ibidem, n. 851.
Un altro spinoso problema era rappresentato da Essad pascià, il quale i primi di novembre 1918 era giunto a Salonicco, proveniente dalla FTancia con sosra a Corfù, con la presumibile intenzione di tornare in Albania per recarsi nella regione di Tirana e sollevare il popolo a proprio favore. Sonnino si limitò ad avvisare il Governo di Londra che aveva dato ordine di « impedire con tut!t
; mezzi a Essad pascià penetrare territorio Albania occupato da R.. truppe» (2). Ordine che era stato pienamente compreso dal d estinatario e che ai comandanti di presidio era giunto in termini inequivocabili : « ( ... ) ordino che, ove egli si presenti, sia immediatamente arrestato stop aucorizzo, in caso di sua resistenza, di farlo passare per le armi stop gen. Ferrera ». Essad, in realtà, pur disponendo di qualche carta buona non aveva molre possibilità. Giocava a suo favore lo stato di disorganizzazione e di incertezza in cui si trovava il governo dci territori sgomberati dagli Austriaci, disordine che si riduceva lentamente ma per il momento permaneva sensibile, in quanto -alla fona pubblica austriaca non erano subentrati che pochi uomini improvvisati e mal guidati. La ritirata delle truppe di -Pfla n zer-Baltin in mezzo ad incendi e distruzioni non aveva avuto un contraccolpo solo nelle popolazioni che, dopo qualche giorno di disorientamento c di panico, si dettero al furto ed alle rapine approfittando anche di armi e munizioni abbandonate, bensì pure fila le autorità civili, talune delle quali erano semplicemente fuggite lasciando i loro uffici nell'abbandono. L'arrivo dei Serbi a Tirana e l'approssimarsi dei Francesi ad Elbassan avevano suscitato le più disparate ipotesi ed anche dopo l'istallazione dei nostri presidi le voci, interessate o meno, non erano cessate, chiedendosi gli Albanesi quali altri avvenimenti dovevano verificarsi giacché esistevano .incertezze sulla stabilità dell'appoggio ·ital iano. La stessa persistente presenza di Serbi su tutto l 'arco nord orientale bagnato dal Drin e del Drin nero, e dei Francesi a Korça al1mentava un senso di dubbio che tornava a vantaggio della propaganda essadista. La nostra occupazione a nord della Vojussa si sviluppava essenzialmente lungo una fascia costiera che solo nella parte meridionale (l) Tele
Le truppe italiane in Albania ( r 914- 20 e 1950) aveva un'ampiezza di una sessantina di chilometri, raggiungendo Berat ed Elbasan. In sostanza, quasi una metà dell 'Albania della convenzione di Londra restava esclusa dalla nostra occupazione. I cen tri di Obrida , Dibra, Prizren , Di akova costituivano per l Serbi orrime basi per le regioni albanesi limitrofe che da essi d1pcndevano. La presenza serba in territorio albanese non era argomento sul quale si poteva sorvolare. P er inciso, in una lette ra dell '8 agosto 1919, Ti troni scriveva a Nitti toccando i vari aspetti della qLJestione, e si espri mev a al riguardo in questi termini:
<<L' occupazione serba di territori compresi nei confini del 1913 è inconveniente grave d e rivato d;llla len tezz a ddlc nostre truppe al momento della ritirata austriaca. Il Comando d i Valona, sebbe ne sollecitato , non seppe valersi della facoltà ottenuta in otrobre a Versaillcs di riservare alle sole truppe italiane l'occupazione dell'intera Albania meno Scmari. Creatosi il fatto compiuto, si è cercato di rimediar vi con pratiche diplomatiche il Governo francese ma, finora , senza ril>ultato. Recentemente sono riuscito ad interessare il Governo inglese it quale ha fatto passi presso la Delegazione serba in Parigi nel senso da noi desid erato ( ... l » (l).
Ora, tale modo eli prospettare il fatto appare quanto meno discut·ibile. Affermare che il Comando Superiore di Valona, sebbene sollecitato, non avesse saputo sfru ttare la si tuazione equivale a sostenere che avrehbe potuto, vale a dire che alla marcata insufficienza di me-LZi di trasporto si può efficacemente supplire con la buona volontà . Il che , in logistica , è tutto da dimostrare. Essad, dunque, trovava il suo punto di appogg io naturale, Dibrano-alto Mathi , libero ed a sua completa disposizione (come nel 1914, quando proprio di là giunse a Durazzo con cinquemila armati) . Perciò l'attiva presenza in vasti territori di armati di Essad , rientrati a g ruppi dalle linee francesi, lasciava campo ai fautori del pascià di conquistare aderen t i senza alcun contrasto di idee e con la minaccia di rappresaglia nei confronti degl·i avversari. Però Essad aveva -contro di sé i na zionalisti e tutta quella parte d'Albania che ben conosceva le sue ambizioni ed i suoi compromessi con la Serbia. Oltre a ciò v'erano i suoi nemici personali per interesse o p er motivi di vendetta (2l. Per giu nta , anche presso i Francesi, che pure avevano manifestato per lui qualche consideraz ione, era piut·tosto esau torato dopo la diserzione del suo battaglione di volontari. In definitiva il personaggio poteva nvere un suo ruolo, almeno nell'Albania centrale, specialmente se appoggiato da Potenze estere. Come si è accennato, per ic mutate esigenze di occupazione le nostre truppe si stavano sparpagliando in un territorio p.iù vasro delle loro possibilità di controllo. Alcune unità erano andate in Dalmazia e perciò erano passate sotto altre dipendenze, il Comando della 38" divisione era partito il 4 gennaio 1919 per la Tripolitania, l a brigata Barletta aveva acquisito carattere autonomo data la sua dislocazione a Cattaro. Perciò il Comando Superiore Forze Italiane nei Balcani provvide ad un riordinamento del XVI corpo d'armata, in base al concetto di avere una divisione organica, convenientemente modificata, sia al nord sia al sud dello Skurnbi , ed ovviamente annuJlando la distinzione fra zona avanzata e zona arretrata. Si ebbe dunque dal marzo 1919:
(l) Riport:ltO da P. Pastore Ili , o p. cita la, par,. l 4ì.
(2\ Uno dei più potenti e pericolosi sn·ersari di Essad , in quanto nazionalista e nemi co personale e proprio perché anche lui del .\!athi , t:ra Ahn1cd bey Ma rhi o Zogolli, che su l finire del 19 18 .:ra a Vicnna.
36• divisione (magg. gen. Ga rruccio) a sud, con: brigata Puglie; brigata Verona; due raggruppamenti misti artiglieria; unità varie di supporto e dei servizi;
13• divisione (magg. gcn. Raimondo ) a no rd , con: brigata Tanaro; brigata Palermo; un raggruppamento ar tiglieria da campagna ed uno misto; unità varie di supporto e servizi.
Poco dopo la 35' divisione in Macedonia rornava ad essere del tutto indipendente da Valona, per cui d al l o aprile il Comando Superiore assunse la denominazione di Comando Truppe Albania. Il riassetto dei reparti era senza dubbio opportuno, ma non fu sufficienre a fronteggiare una situazione di crescente disagio che durante il 1919 venne a svilupparsi per un insieme di cause, qual i congedamenti, rimpatri, ricoveri in ospedale, sparpagliamento delle unità per ragioni di vita e di presidio. La riduzione della forza prc· sente neUe unità non era compensata dall'arrivo di nuove truppe, quali il VI raggruppamento alpini ( magg. gen. Freri ), su due gruppi a livello reggimentale - il II con i btg. Saluzzo, Dronero ed Intra ed il XIV con i btg. Borgo S. Dalmazzo, Fenestrelle e Feltresbarcato in agosto ed assegnato alla 13a divisione e la brigata Udine (magg. gen . .Maggi), giunta in novembre ed anch 'essa assegnata alla 13a divisione, in sostituzione delle brigate Palermo e Tanaro che rimpatriavano. A fine maggio era arrivata anche la brigata Trapani
(magg . gen. Buelli), entrata a far parte della 36·' divisione ma per pochi mesi, in quanto era tornata in l tali a i primi di settembre. A monte della situazione stava l'incertezza sulla sistemazione definitiva riservata all'Albania e sul preciso inJirizzo cui doveva ispirata l'azione dell'autotità militare ivi residente. Anche i l congedamento della classe 1895 era in discussione, nel settembre, sapendo quali ripercussioni avrebbe avuto su livello di forza dei reparti.
« ( ) debbo far presente aii'E.V. - scrive,·a il gcn. t\lbricci, Minisrro della Guerra , al Presidente del Consiglio - come non sia probabile un risultato così so!leciw, quale occorrerebbe per effettuare, emro brevissimo tempo, quelle notevoli riduzioni delle truppe metropolitane che è indispensabile per affrettare il congedamento della classe 1895 e che, perciò, confermo, non può t!Ssere subordinato alle direttive che conseguiranno dalla nostra situazione poJicico-m ilitare, come ho più innanzi accennato. Senza il che i[ ritiro delle truppe d'Albania, al quale accenna V.E. nella sua 10ì93 del 3 c.m. non sarebbe cffetw;tbile » (l}.