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CAPITOLO SETTIMO L'OCCUPAZIONE ITALIANA
x. L'operazione O.M.T.
Lo studio di un'eventuale spedizione italiana in Albania era stato già da tempo avviato nclJe sue linee generali dalJo Stato M-aggiore dell'Esercito, non tanto :in base a precise Jirettivc quanto nel quadro degli studi com1essi con le alternative politiche nei confronti degli Stati viciniori. Si trattava, com'è naturale in simili circostanze, semplicemente della messa a fuoco dei problemi da risolvere e delle fasi dell'operazione. Schematizzando, gli aspetti fondamentali della questione erano i seguenti:
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- entità e tipo delle forze: il computo derivava dagli obiettivi che si intendeva ragghmgere in successione di tempo. Prima di tutto, costituzione di teste di sbarco nei principali porti e rapida occupazione di talunc località, nell'interno, di preminente importanza; da cui la necessità di un primo S<..'aglione leggero ma ben armato e veloce. Una seconda fase prevedeva l'occupazione di tutto il Paese e l'attestamento ai tratri pitl significativi delle frontiere con la Jugoslavia e la Grecia, perciò bisognava cakolare l ' invio di quattro-cinque divisioni organiche in più scaglioni;
- mobilitazione delle unità interessate: tenuto conto della struttura del nostro esercito, fondata su di un'intelaiatura di pace da colmare all'emergen:ta con richiami dal congedo, occorreva portare sul piede di guerra Comandi e reparti attingendo per gli ufHcial.i, i sortuffidali, i soldati, specializzati e non, a determinare classi fra quelle già collocate in congedo. Tratl!andosi, però, di una mobili t azione parziale e specifica era inevitabile i] ricorso al lento sistema della chiamata personale con la cartolina precetto individuale. C'era inoltre da completare le dotazioni di armi, materiali, munizioni, mezzi di trasporto, carburanti, notoriamente scarse per i vuoti causati dalle guerre di Etiopia e di Spagna e difficilmente reintegrabili con una certa sollecitudine.
Sia ben chiaro che mobilitare le unità richieste dalla spedizione in causa non costituiva affattO, di per sé, un grosso problema né gli impegni in corso in Spagna e nell'Impero erano tali da pesare eccessivamente. Le difficoltà sorsero quando e perché non fu concesso dal Governo il tempo sufficiente per un regolare svolgimento degli atti connessi con la messa a punto dello strumento operativo. Per questo motivo essenzialmente sarà preferito l'impiego di reparb di formazione, in modo da agevolare, nell'ambito di ogni reggimento, la costituzione del battaglione da inviaxe; ·il rovescio della medaglia sarà, purtroppo, la mancanza di amalgama fra Comandanti e reparti;
- trasporti marittimi : il reperimento del navigl-io competeva ·allo Stato Maggiore del1a Ma·rina e presentava anch'esso parecchie difficoltà si-a i.n fatto di numero di navi sia in fatto di possibilità di scarico nei porti albanesi. Non solo, ma lo stesso intendimento di caricare unità complete non appariva agevolmente conseguibile {l)
Il 13 marzo in una riunione presso Mussolini, ed alla presenza di Ciano e di Jacomoni, il gen. Pariani, sottosegretario alla Guerra e Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, illustrò i lineamenti della operazione che sare bbe stata affidata al gen. Guzzoni. Per inciso , questi era completamente all'oscuro di quanto si stava preparando e conobbe l'incarico solo la sera del 31 marzo dall'allora cap. s. S. M. Gualano, -incontrato alla staZ'ione di Padova, mentre stava recandosi a Roma ad audiendum verbum (2). Come si è visto in precedenza, nei primi giorni di aprile gli eventi marciarono rapidamente verso la conclusione che Mussolini aveva ormai deciso. Nel frattempo il corpo di spedizione si raccoglieva nei porti di Brindisi, Taranto e Bari. Le circostanze che hanno presieduto all'approntamento ed al raduno delle truppe sono fortemente indicative della leggerezza con .J.a guale .in sede politica si prendevano iniziative militari .
L'intera spedizione era stata organizzata direttamente sotto l'egida del Ministero e dei tre Stati Maggiori di Forza Armata e risentiva pesantemente delle oscillazioni di decisione del Capo del governo. La costituzione dei raggruppamenti destinati ai vari obiettivi subì molte v-icissitudini e varianti per ripensamenti operativi, con gravi conseguenze nel campo della mobilitazione delle unità. Taluni reparti, ad esempio, non poterono essere impiegati perché zs6 Le truppe italiane in Albania ( 1914-20 e I9J9) troppo carenti i.n fatto di dotazioni organlche perciò, mancando il tempo per il loro completamento, l'ordine di mobilitazione venne annullato per essi e trasferito ad aJrri. Ad esempio . il Comandante del 9° bersaglieri alle 17 del 2 aprile ricevette ordine, per telefono, dal capo ufficio ordinamento dello S.M.R.E. di mobilitare immediatamente il comando di reggimemo e la compagnia comando reggimentale e partire alle 24 (entro sette ore) con il battaglione già mobilitato .
( l) Infarti non fu conseguito E, peggio ancora, non lo fu nemmeno durante la guerra di Grecia, cos titue ndo una deUe maggiori fomi di guai.
(2) C. Baudino, Una guerra assurda, pag. 78.
Il 3 aprile, il gen. Pariani, a conferma di precedenti orientamenti verbali, precisava per iscrittQ {l) Ie direttive per l'occupazione dell'Albania:
- asse<Jnando il compito: raggiungere con la massima rapidità i centri vitali di Tirana, Scutari, Argirocastro, Valona, zona Devoli, Santi Quaranta, estendendo - non appena possibilel'occupazione ad Elbasan, Korça, Kruja, Kukes e Peskopja;
- comunicando la composizione del corpo di spedizione e la sua articolazione; .
- definendo la successione e le modalità esecutive degH imbarchi e degli sbarchi, via mare e via aerea;
- indicando le località di concentramento (porti di Bari, Brindisi e Taranto ed aeroporto di Grottaglie) per l'imbarco dei vari complessi di forze , dei quali era prevista l'affluenza in loco entro la sera del 5 aprile;
Il corpo di spedizione el"d articolato su tre scaglioni per complessivi 22.000 uomini, 64 pezzi di artiglieria, 125 carri armati leggeri, 860 automezzi, 1.200 motociclette, 5.500 bicidette e 2.500 quadrupedi, e precisamente: a. I scaglione (2):
- dodici battaglioni bersaglieri, di cui nove ciclisti, uno mot:ocidisti, uno misto ed uno autotrasportato; due battaglioni granatieri (aviotrasportati); un battaglione di fanteria; due battaglioni carri (su 31 carri); un gruppo squadroni carri veloci {63 carri); bauaglione S. Marco;
( l ) F . n. 80 O ..M.T. ( = Ol tremare Tìrana) data 3 aprile 1939, allegaro 58.
(2} Il I scaglione fu il solo che operò. Gli altri raggiunsero ad occupazione avvenuta due battaglioni camicie nere; unità del genio radiorelegrafisti; unità dei servizi. b. I I scaglione: un battaglione di fanreria ed una batteria d'accompagnamento; due gruppi squadroni carri veloci; un batt-aglione mitraglieri; tre gruppi di artiglieria (100 /lì, 105/28 e 149/13 ); una compagnia ptesìdiaria; una compagnia genio pontieri; una compagnia genio artieri; unità dei servizi. c III scaglione:
- divisione Murge (meno il 4 r fanteria ed un gruppo da 100/17 già sbarcati con i precedenti scaglioni);
- un battaglione camicie nere.
Il supporto logistico doveva essere assicurato da una Intendenza ad hoc costituita a Bari e che doveva operare da:Ile Puglie, mentre una Delegazione d'Intendenza sarebbe sbarcata ad immediato seguito del primo scaglione per organizzare a Durazzo un nudeo di servizi di C.A. in Albania {l).
I mezzi navali per le -operazioni e per il trasporto erano i seguenti:
- 2 corazzate tipo « Cavour »;
{l) Le unirà dei Servizi erano le seguenti: a . con il JO scaglione:
- una sezione sussistenza;
- una sezione sanità;
- un ospedale da campo;
- una aurosezione leggera;
- u na au:osezione mista;
- due autosezioni pesan ti ;
- quarrro autofficine; b. con i] 2° scaglione: sei pesanti; c. con il .30 scaglione:
-u n ospedale da campo;
- t re autosezioni leggere;
- quattro aurosezioni pesanti.
-
7 incrociatori. di cui -l pesanti e 3 leggl!ri;
16 cacciatorpediniere;
14 torpedinil!rc;
10 sommergibili; nave « » per il trasporto dei carri armati; nave « Quarnaro »;
5 motocisrernc; l nave posamine;
3 MAS;
4 squadriglie da ricognizione marittima;
22 piroscafi.
Quelli aerei da una squadriglia da osservazione e collegamento (Bari), due stormi da bombardamento su 40-50 apparecchi (Foggia e Brindisi), tre stormi per aviotrasporto su 80-90 apparecchi (Grottaglie).
Se il Comandante delle truppe aveva sapmo soltanto la sera del 31 marzo di essere interessato ad uno sbarco in Albania, quale principale attore, gli altri protagonisti ignoravano ancora quasi tuttO. Infatti, ricevuto dallo S.M.R.E. l'ordine di operazione n. 80 O.M.T. 11 3 aprile, il gen. Guzzoni emanò il 4 aprile il proprio ordine di operazione n. 1 (1) e lo illustrò nella mattinata dello stesso giorno a tutti ·i Comandami destinatari, orientandoli sul piano e sulle modalità esecutive, chiarendo i concetti informatori dell'azione per realizzare alla meglio, in quelle poche ore , il minimo della indispensabile unità di indirizzo e di intenti per il buon esito della spedizione. Inoltre, prese accordi con i Comandi della Marina e dell'Aeronautka per stabilire l'appoggio navale nella fase iniziale dello sbarco ed in quella immediatamente successiva cd il concorso dell'aviazione, dapprima contro le principali formazioni albanesi della cu!Ì dislocazione si era a conoscenza e successivamente contro le eventuali forze nemiche ost·acolanti l'avanzata .
In merito alla presumibile resiste nza albanese, le informazioni l'iccvute a tutto il 4 aprile segnalavano che, mentre nel Paese procedeva la mobilitazione (in verità piuttosto confusamente), i presidi costieri, specie Valona e Durazzo, erano stati rafforzati; che il contegno dei Mirditi e dei Dibrani era ancora ·incerto c questo bloccava, almeno per il momento , le bande del i\Iathi, fedeli a Zog; infine, che era da prevedersi che la reazione maggiore sarebbe stata svolta con forti azioni d1 guerriglia, specialmente in corrispondenza delle comunicazioni cbe da Tirana, per Korça e per Klisura, adducono alb frontiera greca.
Il I scaglione (l) era anicolato su quattro colonne destinare a sbarcare rispettivamente e contemporaneamente a S. Giovanni di Medua, Durazzo, Valona e Santi Quarant'<l. La loro composizione en: in funzione dei compiti e degli obiertivi a ciascuna di esse assegnati. In sintesi: a. Colonna di Durazzo. Agli ordini del geo. Giovanni Messe, costituiva il nucleo principale del corpo di spedizione ed aveva quale obiettivo Tirana. Era formata da: un r eggimento bersaglieri (col. Sozzani) su comando 2° bersaglieri e tre battaglioni: II/2 \ XVII/2° e XI V /3 °; un gruppo rarrico bersaglieri (col. Anderson) su due battaglioni: X/7" e XXVII/ 11 o; un reggimento carri leggeri (coL D'Antoni) su comando reggimento carristi e due battaglioni: VIII e X; una batter ia d'accompagnamento d a 65/17 del r granatieri; una batteria da 20 del 14o artiglieria Murge.
Facevano pane deJla colonna anche : un battaglione di fanteria ( I/4 r fanteria) destinato a rimanere a presidio di Durazzo; un reggimento granatieri (col. Mannerinì) su comando Y granarieri e due btg , destinato a congiungersi col gr osso a Tirana, ove sarebbe statO aviotrasportato appena il possesso della città e le condizioni del campo di aviazione lo avessero consentito.
La colonna, imbarcata a Brindisi e Bari, doveva sbarcare a Durazzo e procedere soJledtamente su Tirana, occupandone sub itO il campo di aviazione. Riserva di ordini per il proseguimento della aziOne;
(l) La forla dello scaglione era pari a :
- 560 uff. c 10.-IDO son uH. e truppa dell'esercito :
- 2-1 uff. e 6-10 sotruff. e ma r inai del btg. S. ;\larco; b. Colonna di S. Giovanni di Medua. Al comando del col. Arturo Scattini, era composta da:
- 50 uff. e 1.450 sottuff. e militi dei btg. cc. nn., per un totale di 634 e 12.490 sottufficinli c truppa.
- un reggimento bersaglieri su comando 9" bersaglieri e tre battaglioni (VI/6°, III/8 , e XXVIII/9°);
- due compagnie del battaglione « S. Marco ».
Imbarcata a Brindisi, doveva sbarcare a S. Giovanni di Medua e procedere poi all'occupazione di Scutari e di Alessio, lasciando in questa località -il btg. motomitraglieri pronto a muovere verso sud; c. Colonna di Valona. Al comando del col. Tullio Bernardi, era costi:h.1ita da:
- un reggimento bersaglieri su comando l 0 bers·aglieri e due battaglioni (I/1 o e XVI/10°) ;
- due battaglioni camicie nere (XL e LXXVI).
Imbarcata a Taranto, doveva sbarcare ed occupare Valona e successivamente proseguire verso la zona petrolifera di Devoli. Il gruppo btg. camicie nere doveva garantire, a tergo, 11 saldo possesso di Valona; d Colonna di Santi Quaranta. Al comando del col. Mario Carasi, era formata da:
- un reggimento bersaglieri, su comando 12° bersaglieri e due battaglioni ciclisti (XX/3° e JLXIII/12°) ; un gruppo squadroni carri veloci « S. Giorgio»;
- due compagnie del btg. « S Marco».
Imbarcata a Taranto, doveva sbarcare a Santi Quaranta e, }asciandovi un presidio, puntare direttamente su Delvino ed Argirocastro per occuparle.
Per quanto Comandi e reparti fossero giunti quasi tutti ai porti di Brindisi e Taranto nelle prime ore del giorno 6 e per guanto fosse stato iniziato il carico sulle navi dei materialì sin dal mattino, e per taluni piroscafi già effettuato per le 11 anche quello del personale, l'ordine esecutivo della parter.za non era ancora anivato da Roma. Alle 13 una comunicazione telefonica del capo di gabinetto del Ministero della Guerra preannunciò per le 18 il via alla spedizione.
Comunque nlle 11 erano già stati fatti partire i convogli destinati a Valona e Sanri Quaranta, in relazione alla \'elocità ridotta di alcuni piroscafi cd alla lunghezza del percorso: in caso di contrordine sarebbero stati arrestati in navigazione e dirottati su Gallipoli. Per i convogli, invece, di S. Giovanni di Mt.'<.lua e di Durazzo fu dato ordine alle 13 di completare il carico dci materiali e di procedere, senza attendere oltre, al carico del personale. Quando dunque giunse alle 17,30 l'ordine esecutivo, a Brindisi il caricamento era quasi completato per la maggior pnrte delle navi, alcune delle.: quati avevano già tolto gli ormeggi all'imboccatura del porto. I convogli lasciarono le acque di Brindisi alle 18,.30, mentre gli incrociarori partivano alle 5 del giorno dopo. Il gen. Guzzoni con pochi ufficiali era imbarcato sull'incrociatore « Fiume ».
Alle 2 del 7 aprile arrivava a bordo del « Fiume » il messaggio seguente:
«N. 87780 - l\Iinistro Affari Esteri per S.E. Guzzoni alt Se domani mat· tina un messaggero di Zog si presentasse al momento dello sbarco ascoltatelo e riferitemi telegraficamente alt Se invece nessuno chiederà di conferire voi eseguite lo sbarco frantumando qualsiasi resist!::n za alt Mussolini >>.
Le notizie sulla situazione albanese segnalare alla sera del 6 aprile fornivano il seguente quadro:
- l'esercito albanese si p.roponeva dì resistere sino all'arrivo dell'esercito jugoslavo - evidentemente più .ancora di una speranza si trattav a di uno stimolo psicologico per le truppe - e cioè almeno dieci giorni. Poi doveva ricacciare in mare gli invasori;
- la forza complessiva era stimata sui 45.000 uomini con 15 batterie, ai quali erano da aggiungere 4 .000 gendarmi con una batteria e 1.500 guardie confinarie;
- le difese locali ammontavano a 15 000 uomini: quattro presidi relativamente grossi (Tirana, 5.000 u. e 4 btr.; Valona, 2.200 u. e 2 btr.; Durazzo, 2.200 u. e .3 btr.; Kruja, 1.000 u. e Scutari 700 u. con l btr.) ed altri minori;
- la linea di azione era tale per modo dl dire, anche perché polarizzata sulla direttrice Durazzo- Tirana: occupare i punti particolarmente importanti tenendo una riserva alla mano. Era chiara l'intenzione di procrastinare finché possibile la caduta deHa capitale; a tale scopo erano sta t e previste quattro successive posizioni di resistenza, solo l'ultima delle quali appoggiata a posizioni naturalmente forti: catena del Dajti ed i rilievi a nord di Elbasan (schizzo 38).