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di Sergio & Riccardo Masini pag
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l’assedio di roma nella guerra del 190...
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di Sergio e Riccardo Masini
La voce biografica Treccani sul geologo e cartografo velletrano Pompeo Moderni (1848-1926), ricordandolo anche come veterano garibaldino del 1866, colonnello di fanteria e «storiografo militare»1 menziona solo sommariamente la sua monografia dedicata alla storica difesa di Roma contro i francesi sbarcati a Civitavecchia per schiacciare la Repubblica mazziniana e restaurare il governo pontificio2 , e il romanzo anch’esso ispirato ad una guerra italo-francese, ma del tutto ipotetica: quella che l’Italia unita continuò a pianificare fin quasi alla vigilia della Grande Guerra e che motivò la costruzione (1877-1885) di ben 15 forti attorno alla capitale3, già all’inizio del Novecento totalmente obsoleti. Questo secondo lavoro di Moderni – l’assedio di roma nella guerra del 190...4 – apparve nel 1900, probabilmente prima del regicidio di Monza (29 luglio) e pochi mesi dopo la guerra del 190… (in terra ed in Mare), pubblicato nel 1899 alla Spezia dal capitano di vascello Gaetano Limo (1862-1913), allora segretario della Lega Navale e prolifico propagandista della Marina5. L’ipotesi geopolitica dei due testi è la stessa: un’Italia mili-
1 Alessio Argentieri, «Moderni, Pompeo», Dizionario Biografico degli Italiani, 75 (2011).
Moderni è ignorato dall’enciclopedia Militare edita dal Popolo d’Italia (1930). Figlio di un commerciante repubblicano, studente di mineralogia a Cagliari col prof. Gennari, lui pure fervente patriota, genero di un volontario bretone della Repubblica Romana, dal 1878 al 1895 Moderni collaborò alla redazione della Carta geologica del regno d’italia (1:100.000) dapprima come disegnatore, poi come aiutante straordinario in Sardegna (1881) e infine come «ajutante ingegnere» della sezione di Roma, partecipando ai rilevamenti dell’Italia Tirrenica tra Napoli e Grosseto. 2 P. Moderni, i romani del 1848-49, Tip. ed. nazionale, 1911. Cfr. l’ importanza per l’italia del momento storico attuale: conferenza tenuta il 20 dicembre 1914 dal colonnello Pompeo Moderni, Società reduci dalle patrie battaglie G. Garibaldi, Roma, Officina tip. Bodoni, 1915. 3 Michele Carcani, I Forti di Roma. Notizie storico-topografiche, Voghera Carlo tipografo di S. M., Roma, 1985. 4 Pompeo Moderni, l’assedio di roma nella guerra del 190…, “La Poligrafica” Società
Editrice, Milano 1900. 5 Argus (Gaetano Limo), la guerra del 190… (in terra ed in Mare), Tipografia della Lega
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tarmente impreparata, aggredita e sconfitta dalla potenza francese. Il testo di Limo è una classica brochure panique navalista, che invita a destinare maggiori risorse alla nostra flotta. Protagonista è la Regia Marina, il cui eroico sacrificio non può impedire alla preponderante flotta francese di bombardare Genova, sbarcare due armate in Toscana e Sicilia e portare il proprio paese verso la vittoria finale (sembra quasi di assistere alle prime mosse di una partita di Diplomacy).
Quello di Moderni è invece un vero e proprio romanzo storico distopico, dove l’autore denuncia i mali del presente (la disunione del paese, l’impreparazione militare, il clericalismo, il socialismo) mostrando al lettore quale potrà esserne la nemesi catastrofica. Il libro è riccamente illustrato, combinando l’arte di Quinto Cenni (1845-1917)6 e dei suoi figli con
Navale di F. Zappa, Spezia 1899, prefazione di D(omenico) B(onamico). V. «Limo, Gaetano», enciclopedia Militare, Roma, s. d., IV, p. 602. V. rivista d’italia, Società ed. Dante
Alighieri, 3, 1900, p. 512. Nuova antologia, 177, 1901, p. 357. 6 R. Galli, Un precursore della moderna illustrazione giornalistica, Q. Cenni, Imola 1931; Camillo Brialdi, «Cenni, Quinto», Dizionario Biografico degli Italiani, 23 (1979). S. Masini, «Quinto Cenni artista e studioso militare», la Fanteria italiana nel
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la perizia cartografica dell’autore. La narrazione delle operazioni è infatti corredata da carte, mappe e schizzi, specie delle aree alpine e appenniniche, che si alternano a ritratti e scene di combattimenti, di manifestazioni popolari e di vita quotidiana nella città assediata, simili quasi a sequenze cinematografiche, vere “fotografie disegnate” che passano dal bozzetto romantico e dalla caricatura giornalistica al quadro di dimensioni epiche.
Il libro può essere letto come un appello alla nazione perché rimedi alla sua impreparazione militare (flotta, fortificazioni, armamento, addestramento) e in almeno due passaggi si accenna esplicitamente alla scarsez-
decennio 1860-1870 - Opuscolo della mostra in Castel S. Angelo nel 1984, ed. Rivista Militare, Roma 1984. S. Masini e Stefano Ales, il soldato italiano dell’ottocento nell’opera di Quinto Cenni, prefazione di Giovanni Spadolini, ed. Rivista Militare, Roma 1986 (rist. Edizioni Albertelli, Parma 2010).
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za dei fondi disponibili per le fortificazioni sul bilancio straordinario del Ministero della Guerra (p. 34) e alle critiche sullo stato delle fortificazioni di Roma, esposte in due pubblicazioni dell’epoca dal generale Antonio Araldi, Deputato al Parlamento (p. 135).
Più in generale, tornano alla memoria le amare riflessioni del generale Eugenio De Rossi nella sua autobiografia La vita di un ufficiale italiano…7, ma le scene di distruzione e saccheggio in Roma assediata fanno intravedere una crisi politica e istituzionale ben più profonda, prima del rinnovamento portato dal governo Zanardelli e dall’era giolittiana.
L’immaginaria invasione francese, condotta con grande spiegamento di mezzi ed estrema determinazione, ricalca in parte lo schema delle brochures navaliste: sbarchi di ingenti forze in Toscana con testa di ponte a Viareggio, poi anche a Civitavecchia e Anzio, diversioni su Sicilia e
7 La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, Mondadori, Milano 1927.
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Sardegna, blocco navale dell’Adriatico. L’esercito viene inchiodato sulle Alpi da una serie di limitate incursioni, compresa una vera e propria “Guerra dei Forti”, e la campagna culmina nell’assedio della capitale. Nel romanzo non sembra esservi traccia della Triplice Alleanza. Austria e Germania non intervengono e il fato d’Italia si compie nella totale indifferenza della comunità internazionale. L’offerta britannica di mediazione, apparentemente disinteressata, è destinata al fallimento a causa delle esose e stravaganti richieste francesi (inclusa la restaurazione dello Stato pontificio). Come in tutti i romanzi, ai grandi eventi politico-militari si intrecciano le vicende personali di alcuni ufficiali, che si oppongono agli invasori prima con una ritirata in armi fatta di imboscate e scaramucce, e poi prendendo parte attiva con i loro soldati alla difesa di Roma, assediata dalle soverchianti forze francesi.
Nella capitale il Vaticano fomenta disordini, i Gesuiti tessono le loro trame, ma socialisti e azionisti radicali non sono meno dannosi. La prima grande rivolta contro la guerra si verifica a Milano, altre ne seguono in tutt’Italia, “neri” e “rossi” alleati contro la patria. Solo Roma, assediata e irrimediabilmente condannata, ritrova improvvisamente se stessa, come Parigi nel ’70, e corre alle armi per offrire un vano ma eroico sostegno all’esercito, ripetendo l’epopea della Repubblica Romana.
Tra descrizioni di battaglie disperate ed epiche, con ampio ricorso alla guerra di mine e a sanguinosi assalti frontali (non ci sono ancora le mitragliatrici, ma mine, artiglierie e fucili a retrocarica bastano a provocare carneficine), il libro si avvia alla catastrofe finale. L’esercito non arriva in tempo a salvare la capitale, le trattative diplomatiche falliscono e
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il comandante francese, irritato e preoccupato per le forti perdite causate dall’inaspettata resistenza italiana, decide di bombardare la capitale. Il libro termina con un finale “aperto”. Il bombardamento riduce in macerie la maggior parte dei monumenti antichi e moderni, la folla disperata e inferocita assalta i palazzi di via Nazionale, saccheggia la Banca d’Italia e infine assalta il Vaticano, additato dall’anticlericale Moderni come primo responsabile delle disgrazie della Patria. Il governatore militare di Roma, contemplando il rogo della città, esclama: Sì, meglio distrutta che schiava; la fine è degna della sua storia gloriosa! Qui la storia si interrompe lasciandoci fantasticare i successivi sviluppi di una lotta disperata e folle. Pochi anni dopo, nel luglio del 1902, un accordo segreto di reciproca neutralità fra Italia e Francia cominciò a incrinare lo spirito della Triplice; ma fino all’inizio del 1915 lo Stato Maggiore italiano continuò a pianificare un’ipotetica guerra col vicino transalpino, ad ulteriore dimostrazione del tragico distacco tra alte sfere militari e classe politica. La Grande Guerra, combattuta nella direzione opposta, divorò, tra tante giovani vite, anche quella del figlio di Pompeo Moderni.