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Little to Last, The Wellsian Wars, di Andrea Molinari “
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Little to Last, The Wellsian Wars
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di Andrea Molinari
«Certainly it seems now that nothing could have been more obvious to the people of the early Twentieth century than the rapidity with which war was becoming impossible»1
Astro letterario della splendida e postmorale età edoardiana, profeta, romanziere, sociologo, membro della Fabian Society, quattro volte nominato per il Premio Nobel per la letteratura (che non vinse mai), soldatinaro e primo teorico del wargame2, H(erbert) G(eorge) Wells (1866-1946) è «senza dubbio il vero fondatore della moderna fantascienza e ancora il più importante autore nel campo»3 .
1 Il passo, tratto da the World Set Free del 1914, prosegue spiegando perché la guerra è divenuta impossibile: «And as certainly they did not see it. They did not see it until the atomic bombs burst in their fumbling hands». Cfr. W. Warren Wagar, H.G. Wells: traversing time.
Middletown, Connecticut Wesleyan University Press, Middletown 2004, pp. 146-147. 2 V. little Wars. A game for boys from twelve years of age to one hundred and fifty and for that more intelligent sort of girl who likes boys’ games and books With an Appendix on
Kriegspiel (Frank Palmer, London, 1913), un regolamento per wargame tridimensionale, scritto con l’amico Jerome K. Jerome (1859-1927) e illustrato da J. R. Sinclair come il precedente Floor Games (Frank Palmer; in U.S., Small, Maynard and Company, 1912).
Wells regalò i soldatini che avevano ispirato little Wars e Floor Games. ad Anthony West (1914-1987), suo figlio naturale e futuro biografo (H. G. Wells: aspects of a life, 1984).
West era attivo nel movimento pacifista e durante la seconda guerra mondiale subì una perquisizione e il sequestro dei soldatini (Michael Sherborne, H.G. Wells: another Kind of life, Peter Owen, 2010, p. 343). Le polemiche pacifiste contro i soldatini suscitarono il sarcasmo di Saki (Hector H. Munro, 1870-1916), the toys of Peace and other Papers, John Lane, London – New York, 1919, pp. 3-12. 3 Everett F. Bleiler, Science-Fiction. the early Years, The Kent State University Press, 1990, pp. 795-810. Michael Draper and Michael Sherborne, H. G. Wells, MacMillan, London 1987. M. Sherborne, H. G. Wells: another Kind of life, Peter Owen, 2010.
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Di umili origini, grazie a una borsa di studio Wells poté frequentare la Normal School of Science di South Kensington, dove fu allievo del biologo darwiniano Thomas Henry Huxley (1825-1895). Laureato nel 1890 in biologia, insegnante, divenne presto collaboratore di giornali e riviste che gli diedero le prime soddisfazioni. Ben presto passò ai romanzi di fantascienza: the time Machine (1895), the island of Doctor Moreau (1896), the invisible Man (1897), the War of the Worlds (1898) e When the Sleeper Wakes (1899) furono grandi successi. Il suo libro del 1898 sull’invasione dei marziani (the War of the World)4 fu utilizzato quarant’anni dopo dal giovane Orson Welles (1915-1985) per la famosa trasmissione che gettò nel panico milioni di radioascoltatori5 . Nel 1901, stimolato dal libro di Bloch, dedicò alla guerra futura il VI capitolo delle sue anticipations. Nel 1903, vent’anni dopo Robida, lo troviamo profeta delle «corazzate terrestri»; e nel 1908 della guerra aerea (ma ancora in aerostato). Dagli studi di Frederick Soddy (1877-1956) sul radio (1908) immaginò nel 1913 addirittura l’arma atomica, ma pensava – come Bloch e Norman Angell – che la guerra era ormai divenuta talmente distruttiva da essere irrealistica: e nel 1914, quando scoppiò, sostenne che era appunto the last War immaginata l’anno prima e che il conflitto in corso bisognava combatterlo perché avrebbe estinto la guerra (the War that Will end War) e creato un mondo unito post-nazionale e post-religioso. Tesi ribadite nelle «profezie» scritte durante il conflitto6 .
4 Keith Williams, «Alien Gaze: Postcolonial Vision in the War of the Worlds», in Steven
McLean (Ed.), H. G. Wells: interdisciplinary essays, Cambridge Scholars Publishing, 2008, pp. 49-74. 5 John Gosling, Waging the War of the Worlds: a History of the 1938 radio Broadcast and resulting Panic, including the original Script, McFarland & Company, 2009. 6 an englishman looks the World (1914), the War and Socialism (1915), the Peace of the
World (1915), What is Coming? a european Forecast (1916), the elements of recon-
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Enrique Alvin Correa (1876-1910), A Martian fighting-machine battling with the warship thunder Child. Drawing for the novel the War of the Worlds (1906)
Impietosamente stroncato nel 1921 come storico dilettante del mondo antico7, la sua interpretazione della storia universale (the outline of History) basata sull’Enciclopedia Britannica fu apprezzata da Toynbee e da Nehru. Entusiasta e poi deluso dalla Società delle Nazioni, nel 1933 scrisse the Shape of things to Come, una previsione del futuro secolo e mezzo, che iniziava come storia alternativa. Il punto di divergenza dalla realtà era il diverso esito del fallito attentato a Roosevelt commesso il 15 febbraio 1933 dall’anarchico calabrese Giuseppe Zangara (1900-1933). Falliti perciò il New Deal e la ripresa economica nel gennaio 1940 la que-
struction (1916), War and the Future. italy, France and Britain at War (1917), the Fourth
Year (1918). 7 A. W. Gomme, Mr. Wells as Historian. an inquiry into those parts of Mr. H. G. Wells’ outline of History which deal with Greece and rome, MacLehose, Jackson, and Co., Glasgow, 1921.
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stione di Danzica avrebbe innescato la guerra tedesco-polacca: pur restando bilaterale, con coinvolgimenti solo indiretti delle altre potenze, sarebbe durata fino al 1950 e, insieme a una guerra parallela nippo-americana e ad una epidemia del 1956, avrebbe decimato l’umanità e distrutto tutte le istituzioni nazionali e internazionali ad eccezione della multinazionale del trasporto aereo. Questa avrebbe assunto tutti i poteri, esercitando una benigna dittatura e, grazie all’onnipotente Air police, avrebbe abolito l’islamismo (decreto di Bassora, 1978), espugnato l’Irlanda cattolica confinando il papa (nero) a Pernambuco e assimilato gli ebrei.
Dal 1960 un’associazione di cultori di Wells8 pubblica la rivista the Wellsian e ne ha curato la bibliografia. Tra i suoi vicepresidenti figura lo storico e futurologo americano Walter Warren Wagar (1932-2004)9, che nel 1989 prediceva ancora 200 anni di vita all’Unione Sovietica10 .
“anticipazioni” sulla guerra del Ventesimo secolo
Autore eccezionalmente prolifico e versatile, Wells rimase però fedele ad alcuni punti cardine che si ritrovano in tutta la sua produzione: lo sguardo scientifico, la fede positivista, la visione utopica di una futura società universalista. E poi la guerra, una realtà che non poteva essere ignorata da chiunque, scrivendo all’inizio del Novecento, volesse riflette-
8 John Hammond, the H.G. Wells Society: a Short History (2000 9 W. W. Wagar, H. G. Wells and the World State (1961), H. G. Wells: Journalism and Prophecy (1963), H.G. Wells: traversing time, Wesleyan University Press, Middleton, CT, 2004. 10 W. W. Wagar, a Short History of Future, University of Chicago Press, 1989.
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re sul presente e sul futuro del mondo11. È proprio la dimensione bellica quella che vogliamo descrivere rivolgendoci ad alcuni dei lavori più significativi di Wells di quegli anni. anticipations of the reaction of Mechanical and Scientific Progress upon Human life and thought12., comparso nel novembre 1901, riscosse un grande successo e fece del suo autore un imprescindibile punto di riferimento culturale. Il volume divenne una lettura obbligata per le élite del tempo13 e Wells stesso lo ricorda come «la chiave di volta dell’arcata principale del mio lavoro»14 .
11 Studi, riflessioni e suggestioni sulla “next war” erano oltremodo diffusi nella tarda età vittoriana e nei primi anni del Novecento. Un’ampia panoramica delle visioni di guerra futura in Ignatius Frederick Clarke, Voices Prophesying War: Future Wars, 1763-3749, Oxford
University Press, Oxford 1992. 12 Citazioni e numeri di pagina fanno riferimento alla seconda edizione di anticipations,
Chapman & Hall, London 1902. 13 Cfr. David C. Smith, H.G. Wells: Desperately Mortal. a Biography, Yale University Press,
New Haven and London 1986, p. 95. 14 Cfr. Norman and Jeanne Mackenzie, H.G. Wells: a Biography, Simon and Schuster, New
York 1973, p. 161.
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I nove capitoli di anticipations trattano i diversi aspetti della futura società del Ventesimo secolo: diffusione del trasporto di massa (motorizzazione), urbanizzazione (rapporto tra centri urbani e sobborghi di periferia), nascita di nuove classi sociali e predominio del pensiero scientifico, crisi della democrazia rappresentativa e delle lingue ‘minori’ (tra cui – sintomaticamente – Wells cita lo spagnolo), progressiva affermazione di un unico stato mondiale («a New Republic»), introduzione di principi di eugenetica (che, tra l’altro, escludevano ogni credenza religiosa e scrupoli morali nelle relazioni sessuali15).
Naturalmente non manca un capitolo «War» (VI), esplicitamente ispirato a Bloch. Da quest’ultimo infatti Wells mutua l’idea che le nuove armi, in primis i fucili e i cannoni campali (più precisi e di maggiore portata), insieme ai tiratori scelti (dotati di biciclette) e alle mitragliatrici, producano una discontinuità tra «old» e «new war». La meccanizzazione cancella la distinzione tra fanteria e cavalleria, accorcia i tempi della preparazione, rende più rapide le operazioni militari e impedisce la battaglia risolutiva, favorendo la difesa e provocando lo stallo. Il cambiamento è poi pure organico, con la graduale omologazione dei gregari («led») ai quadri («leaders»)16 .
Wells sviluppa ulteriormente il suo pensiero, spostandosi dalla mera descrizione di nuovi strumenti di guerra al modo in cui viene esercitato il comando e il controllo del campo di battaglia: le sue parole sull’eclissi della figura del condottiero, sull’importanza dei centri di comunicazione nelle retrovie, sulla necessità di impiegare le macchine da scavo per realizzare linee multiple di trincee e sull’apporto decisivo dell’artiglieria a lunga gittata e del tiro di controbatteria (diretto da palloni osservatorio) suonano particolarmente profetiche17 .
La nuova natura assunta dalla guerra rende patetica e risibile la figura del «little general» che incita le sue truppe all’assalto: non è più tempo di
15 Le teorie eugenetiche espresse nel capitolo finale di anticipations furono ben presto abbandonate dallo stesso Wells, ma rimasero una macchia nella storia del suo pensiero. Cfr.
Wagar, traversing time, cit., pp. 90-91. 16 «The old war was a matter of long dreary marches, great hardships of campaigning, but also of heroic conclusive moments». Cfr. anticipations, cit, p. 258. 17 anticipations, cit., p. 259 e segg.
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cariche valorose e gesti di coraggio. Niente più ordini da eseguire alla lettera, ma in ogni compagnia un «council of war» diretto dal capitano comandante in cui si decide di volta in volta come opporsi al reparto avversario: uomini capaci, preparati, selezionati che sapranno adattarsi alle circostanze e scegliere quale sia il modo più efficace per impiegare gli strumenti di cui dispongono18. Parole che suonano come una (clamorosa) anticipazione della tedesca “Auftragstaktik” applicata ai livelli più bassi di comando.
Gli eserciti, non più composti da centinaia di migliaia di «more or less drunken» giovani privi di addestramento ma da alcune migliaia di «sober men» convenientemente educati («braced up to their highest possibilities»), sarebbero stati sostenuti dalle forze della società civile, mobilitata tenendo conto delle inclinazioni e delle abilità di ciascuno. Organizzazione, efficienza, preparazione: queste le chiavi per sfruttare al meglio i nuovi strumenti donati dalla scienza. Il prezzo da pagare – ossia l’inevitabile limitazione delle regole democratiche – appariva davvero minimo (ed anzi auspicabile) al confronto del complessivo progresso della società tutta:
18 anticipations, cit., p. 264-265.
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«the State will be organized as a whole to fight as a whole», nessuno spazio per la distinzione tra combattenti e non combattenti, nessuno spazio per diritti individuali garantiti al di fuori del dovere universale di servire lo Stato e contribuire, da parte di ogni cittadino senza eccezioni, allo sforzo bellico19 .
Nelle pagine successive, Wells torna agli strumenti di questa nuova guerra e sottolinea l’importanza di quel che definisce «aerial factor» (riferendosi essenzialmente ai palloni frenati) e dell’impiego offensivo di grandi mezzi corazzati semoventi dei quali i treni blindati del suo tempo sarebbero i progenitori20 .
Circa il potere aereo, Wells afferma che il limite tecnologico che al momento in cui scrive (siamo nel 1901) impediva un volo controllato sarebbe stato superato già prima del 1950. L’aeroplano21 sarebbe quindi divenuto da subito uno strumento di guerra e avrebbe esteso il combattimento anche ai cieli, con lo scopo primario di ottenerne il controllo per inibire al nemico la possibilità di utilizzare i suoi palloni frenati da osservazione, rendendolo così cieco.
Circa la guerra navale, Wells riecheggia la Jeune école: il futuro sono le navi veloci con elevata autonomia e armamenti di precisione22 . Curiosamente, il sommergibile viene liquidato come insicuro, inefficace e capace tutt’al più di soffocare il suo stesso equipaggio, mentre per le navi di superficie – veloci, bene armate e destinate a diventare protagoniste della guerra navale – Wells reclama equipaggi ben addestrati e ufficiali motivati con una solida preparazione tecnica, selezionati senza tenere in alcun conto la loro classe sociale di origine. La flotta immaginata da Wells è integrata con il potere aereo e dispone di capacità anfibie: la sua missione non si limita alla distruzione della flotta nemica ma si estende all’of-
19 Questa e le citazioni precedenti in anticipations, cit, p. 266-271. 20 anticipations, cit., p. 272-273. Nella nota 40 del cap. VI, Wells scrive per la prima volta di
«a sort of land ironclad» come un possibile risultato della motorizzazione applicata all’artiglieria di piccolo calibro. 21 Wells usa il termine «aeroplane» (anticipations, cit., p. 275) ma in realtà descrive dirigibili, ossia mezzi più leggeri dell’aria. 22 «I seem to see a light type of ironclad, armoured thickly only over its engines and magazines, murderously equipped, and with a ram—as alert and deadly as a striking snake». Cfr. anticipations, cit., p. 285.
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fensiva contro le coste avversarie e agli sbarchi di truppe23 .
In sintesi, la chiave della vittoria non risiede tanto nel singolo strumento di guerra, quanto nella preparazione al conflitto: «War is being drawn into the field of the exact sciences. Every additional weapon, every new complication of the art of war, intensifies the need of deliberate preparation»24. E questa preparazione implica un profondo rinnovamento della società, che passa anzitutto attraverso l’educazione scientifica e la creazione di una nuova classe di tecnocrati: «A people must develop and consolidate its educated efficient classes or be beaten in war». La nazione che vincerà la sfida dell’educazione e della preparazione, sarà certamente «the most powerful in warfare as in peace […] the ascendant or dominant nation before the year 2000»25 .
Una nazione che in anticipations resta innominata, ma il cui identikit coincide con quello degli Stati Uniti tracciato nel 1906 in occasione del suo primo viaggio americano26. Mentre l’identikit del ‘loser’ corrisponde a quello della Vecchia Europa, onusta di gloria e tradizione: «I seem to see [...] the grey old general – the general who learnt his art of war away in the vanished Nineteenth century, the altogether too elderly general with his epaulettes and decorations, […] his spurs and his sword – riding along on his obsolete horse, by the side of his doomed column». Una colonna di soldati-ragazzini che non sarebbero mai diventati adulti, del tutto ignari di ciò che li aspettava, mandati mal armati, mal equipaggiati, mal comandati, a morire per la patria27 .
Carri armati e bombardamenti strategici anticipations non è un romanzo, ma, come recita il sottotitolo della versione serializzata, un «Experiment in Prophecy»28. Il grande (e probabilmente inaspettato, almeno nelle sue proporzioni) successo di
23 anticipations, cit,. p. 289-292. 24 anticipations, cit., p. 293. 25 anticipations, cit., pp. 300-301. 26 Wells, the Future in america: a Search after realities (1906). 27 anticipations, cit., pp. 293-296. 28 La «North American Review» la pubblicò a puntate tra giugno e novembre 1901, con il titolo anticipations: an experiment in Prophecy.
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anticipations indusse Wells ad approfondire il tema della futurologia: il 24 gennaio 1902 tenne presso la Royal Institution un’applaudita lezione, dal titolo the Discovery of the Future, presto pubblicata su diverse riviste e come libro indipendente. In questa occasione Wells abbandonò la definizione originaria e troppo letteraria di «prophecy» e sottolineò la possibilità offerta dalla metodologia scientifica di indagine per disegnare validi scenari di futuro.
Ma non è questa la sede per approfondire la concezione teoretica della futurologia di Wells29; piuttosto, soffermiamoci su alcuni esempi di ‘futuro’ (con concrete applicazioni) che ritroviamo in tre opere precedenti la Grande Guerra: the land ironclads (1903), the War in the air (1908) e il secondo capitolo (the last War) di the World Set Free (1914).
The land ironclads, un racconto breve comparso nel dicembre 1903 sul popolarissimo mensile the Strand Magazine, riprende lo scenario delineato nel sesto capitolo di anticipations: due nazioni si confrontano in una guerra totale. Una, essenzialmente rurale, è caratterizzata da acceso patriottismo e militarismo vecchio stile; l’altra, urbanizzata, è priva di tradizioni militari ed è costretta a dipendere dal proprio patrimonio tecnologico. La seconda attacca la prima e lancia contro la capitale nemica un’offensiva che si infrange contro le linee trincerate dei difensori. Al momento della battaglia decisiva gli attaccanti fanno avanzare i mezzi che hanno segretamente costruito: giganteschi blindati semoventi, le «Land Ironclads». Wells le descrive come lunghe una trentina di metri, strette, protette da blindatura, equipaggiate con armi automatiche e dotate di otto paia di grandi ruote munite di pattini articolati e in grado di superare ostacoli e dislivelli.
Le colossali macchine superano agevolmente le linee di difesa e infrangono la resistenza degli avversari, costretti alla capitolazione. Il racconto si chiude con gli equipaggi delle «Land Ironclads», composti da tecnici specializzati, che, conseguita la vittoria, si gustano un meritato caffè con biscotti.
Il confronto tra una nazione tecnologicamente evoluta e una ancorata
29 V. W. Warren Wagar, H.G. Wells and the Genesis of Future Studies, 30 Jan 1983, online su wnrf.org.
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alle tradizioni è – come abbiamo visto – ampiamente tratteggiato in anticipations, dove si trova anche un accenno alle «Land Ironclads»30 . Quando, nel 1916, comparvero i carri armati, l’abilità “profetica” di Wells trovò una clamorosa conferma. Giova qui ricordare, infatti, che il programma britannico che gestì lo sviluppo dei carri armati fu dovuto a Winston Churchill il quale nel 1915, nella veste di Primo Lord dell’Ammiragliato, promosse un “Admirality Landship Committee”. Churchill stesso riconobbe dopo la guerra che non solo aveva letto il racconto comparso su the Strand Magazine ma, convinto della fattibilità tecnica delle «Land Ironclads», ne aveva tratto ispirazione per la sua idea del “tank” la cui primogenitura, in termini di concetto, andava quindi attribuita a Wells31 .
Tra i nuovi strumenti della guerra del Ventesimo secolo, in anticipations viene citato come particolarmente importante il fattore aereo che però, come ricordato in precedenza, è essenzialmente limitato ai palloni da osservazione e ai mezzi destinati ad abbatterli. In realtà, nello stesso 1901, in un breve racconto, a Dream of armageddon, pubblicato nel maggiogiugno dal settimanale Black and White: a Weekly illustrated record and review, Wells descrive il potere aereo con toni molto più drammatici: in una futura guerra mondiale (siamo intorno al 2200) una flotta di grandi macchine volanti32 seminava ovunque terrore, morte e distruzione.
Tuttavia, è nel romanzo the War in the air del 190833 che il potere aereo assume un ruolo di protagonista assoluto. Ambientato a metà degli anni Venti del Novecento, il romanzo si apre con un giovane inglese, Bert Smallways, che, per errore, finisce in una base aerea tedesca dove un’immensa flotta di aeronavi, al comando del fanatico principe Karl Albert, sta per decollare per attaccare di sorpresa gli Stati Uniti. Imbarcato sull’aero-
30 Cfr. nota 20. 31 Dichiarazione giurata di Winston Churchill rilasciata nel 1925. Cfr. Wagar, traversing time, cit., p. 138. In tanks in Great War 1914-1918 (E. P. Dutton, New York, 1920) J. F. C.
Fuller cita di sfuggita le anticipazioni di Wells (nel capitolo «science ad warfare», p. 303) per stigmatizzare l’ottusità degli stati maggiori di fronte all’innovazione tecnico-scientifica. 32 Il protagonista del racconto le descrive così: «They were great driving things shaped like spearheads without a shaft, with a propeller in the place of the shaft». 33 H: G: Wells, the War in the air, and particularly how Mr. Bert Smallways fared while it lasted, George Bell and Sons, London, 1908 with ill. by A. C. Michael.
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«He was drifting helplessly towards the great Imperial secret, the immense Aeronautic Park» (the war in the air, 1908, p. 92).
nave ammiraglia Vaterland, Bert assiste come testimone alle battaglie condotte dalla flotta aerea tedesca. I dirigibili del principe Karl Albert sorvolano la flotta americana, attaccando e affondando le navi da battaglia grazie anche all’azione di piccoli velivoli monoposto, i «Drachenflieger», trainati dalle aeronavi e sganciati al momento opportuno. I dirigibili tedeschi si portano su New York e la bombardano, distruggendola. La flotta di Karl Albert viene attaccata dalla forza aerea statunitense, subendo gravi danni ma riuscendo a prevalere sull’avversario. I tedeschi stabiliscono una base presso la cascate del Niagara ma vengono sconfitti dalla flotta aerea asiatica che, a loro insaputa, aveva attaccato gli Stati Uniti dal Pacifico.
I piccoli velivoli asiatici (degli ornitotteri) seminano la distruzione tra le fila tedesche: dopo aver ucciso il principe Karl Albert, Bert raggiunge New York dove apprende che le forze asiatiche stanno avendo la meglio su quelle americane. Grazie al progetto di un nuovo velivolo portato con sé da Bert, gli americani riescono a reagire e ad evitare il peggio, Nel frattempo, apprendiamo che l’intera Europa è devastata dalla guerra aerea scatenata contro la Germania dalle potenzi minori che poi, a loro volta, devono soccombere agli attacchi asiatici. La guerra, divenuta globale,
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causa il crollo del sistema economico mondiale; carestie ed epidemie fanno il resto. La civiltà collassa ma, all’epoca in cui il narratore scrive (tutti gli eventi sono descritti come se accaduti da tempo), il mondo, organizzato in un unico Stato regolato su basi scientifiche, vive in pace e sicurezza.
Come per altri lavori di Wells, la fortuna di the War in the air fu enorme e, quando pochi anni dopo scoppiò la Grande Guerra, il pericolo degli Zeppelin richiamò nei contemporanei la memoria delle aeronavi del principe Karl Albert. In ogni modo la guerra aerea nel 1914-18 non assomigliò neppure lontanamente a quella immaginata da Wells e dagli altri coevi profeti del potere aereo. Il bombardamento terroristico contro le città34 , ripreso dopo la guerra da Douhet e Liddell Hart, e l’affondamento aereo di navi da battaglia (col famoso esperimento americano del 21 luglio 1921) divennero realmente possibili solo durante la seconda guerra mondiale, mentre l’idea della flotta di dirigibili portaerei, di cui negli anni Trenta fu instancabile propugnatore l’americano William Moffett35, fu superata dai progressi dell’aviazione.
34 Commentando la distruzione di New York, Wells scrive: «The catastrophe was the logical outcome of the situation, created by the application of science to warfare. It was unavoidable that great cities should be destroyed» ( Wagar, traversing time, cit., p. 140). 35 Sostenitore convinto del “più leggero dell’aria”, l’ammiraglio William A. Moffett, dal 1921 a capo del Bureau of Aeronautics della US Navy, promosse la realizzazione di due grandi dirigibili portaerei, l’USS akron (1929) e l’USS Macon (1933), in grado di portare cinque caccia biplani. L’akron andò perduto per incidente nel 1933 (tra le vittime vi fu lo stesso Moffett) e il Macon lo seguì nel 1935.
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la granata atomica e l’ultima guerra
Nel dicembre del 1913, cinque anni dopo the War in the air, su the english review compare la prima puntata di un nuovo romanzo, presto pubblicato anche come libro: the World Set Free.
Wells lavorò alacremente a questo nuovo romanzo, preparandosi con scrupolo. L’ispirazione iniziale era stata la lettura di the interpretation of radium di Frederick Soddy, pubblicato nel 1909, in cui si descriveva la radioattività come conseguenza del decadimento dell’atomo. Wells intuì le formidabili implicazioni di questa nuova forma di generazione di energia e si documentò consultando gli studi più recenti. In realtà, nel 1913, molto poco ancora si sapeva sull’energia atomica e questo rende the World Set Free36 ancora più straordinario. Qui Wells immagina, infatti, che nel 1933 un fisico di nome Holsten riesca a perfezionare il metodo per avviare il processo di generazione della radioattività. La scoperta viene utilizzata per costruire motori e centrali energetiche37 ma ben presto il principio è applicato alla produzione di piccole bombe basate sull’uranio, che Wells battezza «bombe atomiche»38, lanciate da aeroplani, la cui deflagrazione, pur non particolarmente potente, innesca una serie di esplosioni che perdurano nel tempo e rilasciano radioattività, in una sorta di reazione a catena. L’impiego indiscriminato delle bombe atomiche nel corso dell’immancabile conflitto europeo (che nel romanzo scoppia nel 1958) conduce ben presto alla distruzione delle grandi città e alla fine del mondo. I leader delle nazioni decidono di riunirsi a Brissago, sulle sponde svizzere del Lago Maggiore. Qui Egbert, re della Gran Bretagna, abdica in favore di un unico Stato mondiale. Il suo esempio viene seguito dai maggiori leader: la sovranità viene trasferita a un consiglio in cui siedono membri democraticamente eletti. Le funzioni del consiglio, tuttavia, assumono una
36 the World set Free. a story of Mankind, Macmillan, London; E. P. Dutton, New York, 1914. In precedenza uscita nel Century illustrated Monthly Magazine dal gennaio al marzo 1914 col titolo «A Prophetic Trilogy» (I A Trap to Catch the Sun; II The Last war in the
World; III The World set Free). 37 Per dare un’idea delle capacità profetiche di Wells, che scriveva nel 1913, la prima fissione artificiale dell’atomo fu eseguita nel 1932 e la prima centrale energetica a energia atomica entrò in funzione nel 1954. 38 the World set free, p. 112: «It was a black sphere two feet in diameter. Between its handles was a little celluloid stud».
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natura sempre più formale, mentre il potere effettivo è esercitato da comitati specializzati di esperti (non eletti). Nella conclusione si argomenta come la conoscenza e il potere siano l’essenziale vocazione dell’umanità.
Il romanzo, accolto dal pubblico col consueto favore, fu apprezzato dallo stesso Soddy. Più complesso fu il rapporto con Churchill39, il quale, malgrado l’ammirazione giovanile e le consonanze ideologiche con Wells40 e il riconoscimento di aver tratto da lui lo spunto per lo sviluppo dei tanks e dell’aviazione durante la grande guerra, nel 1923 polemizzò duramente contro le sue idee universaliste che negavano un futuro all’Impero britannico41 e in un articolo del settembre 192442 gettò l’allarme sui rischi della granata atomica:
«Might not a bomb no bigger than an orange be found to possess secret power to destroy a whole block of buildings nay, to blast a township at a stroke? ... As for Poison Gas and Chemical Warfare in all its forms, only the first chapter has been written of a terrible book.»
Unico tra i grandi leaders della sua generazione ad aver intuito le implicazioni epocali dell’arma atomica, negli anni Trenta Churchill scrisse vari articoli sulle enormi implicazioni delle ricerche di fisica nucleare condotte al Cavendish Laboratory di Cambridge dall’équipe di Lord Rutherford (1871-1937), specialmente della scoperta del neutrone realizzata nel 1932 da James Chadwick (1891-1974) e degli esperimenti di scissione controllata del nucleo realizzati dai suoi allievi John Douglas Cockcroft (1897-
39 David Clayton Smith, «Winston Churchill and H.G. Wells: Edwardians in the Twentieth
Century», Cahiers Victoriens et edouardiens, 30 (1989), pp. 93-106. Richard Toye, «H.
G. Wells and Winston Churchill: A Reassessment», in McLean, op. cit., pp, 147-160. V. pure Patrick Parrinder and Christopher Rolfe (Eds.), H.G. Wells Under revision: Proceedings of the international H.G. Wells Symposium, London, July 1986, Associated University Press, 1990, pp, 147-148. 40 Toye, «H. G. Wells and the New Liberalism», twentieth Century Brit. Hist., 19 (2008),
No. 2, pp. 156-185. 41 H. G. Wells, «The Future of the British Empire », Empire Review, 38 (1923), pp. 1071-09:
Churchill, «Mr. H. G. Wells and the British Empire», ibidem, pp. 1217-23. Wells gli dedicò poi un ritratto («Winston», 10 Nov. 1923, in a Year of Prophesying, T. Fisher Unwin, London, 1924, pp. 52-6). Cfr. Richard Toye, Churchill’s empire: the World that Made Him and the World He Made, Macmillan, 2010, pp. 162-163. 42 W. Churchill, «Shall We All Commit Suicide?», Nash’s Pall Mall Magazine, September 1924, poi incluso nel suo thought and adventures, Thornton Butterworth Ltd., London 1932.
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1967) e Ernest Walton (1903-1995). Ma sulla possibilità di un’applicazione bellica c’era molto scetticismo: oltre a Rutherford, la giudicava impossibile il danese Niels Bohr (1885-1962) e ne dubitava lo stesso Chadwick. A crederci fu invece un altro famoso lettore di the World set free43, l’ungherese Leó Szílard (1898-1964), rifugiatosi nel 1933 in Inghilterra per sfuggire alle persecuzioni razziali. Trasferitosi nel 1938 in America, fu Szílard a suscitare, attraverso la famosa lettera di Einstein, l’interesse di F. D. Roosevelt da cui scaturì nel 1943 il progetto Manhattan44. Ma la storia avrebbe potuto andare diversamente perché grazie ad altri due fisici tedeschi rifugiati nel 1938 a Birmingham, il governo britannico sapeva fin dal marzo 1940 come produrre una bomba da un kg di uranio-23545 e il progetto di ricerca e sviluppo nucleare britannico (Tube Alloys) era iniziato già nel 194246 .
Distopia, utopia e visione organica della guerra
Con felice espressione, un critico di Wells osserva che le affermazioni circa la sua ideologia «have a disconcerting tendency to hold true when reversed»47. Non si tratta di contraddizioni o incongruenze, piuttosto di ossimori o polarità: idealismo realista, utopia distopica, narcisismo altruista48 caratterizzano la sua ideologia politica e sociale, universalista e nazionalista, pacifista e militarista, atea e deista, antidemocratica e socialista. L’esempio più rilevante di tensione nell’universo letterario di Wells si trova nella visione a un tempo distopica e utopica del futuro: distopica
43 L’influenza di Wells su Szílard (Wagar, traversing time, cit., p. 146) non va sopravvalutata, come si ricava dalle sue memorie «This book made a very great impression on me, but
I didn’t regard it as anything but fiction. It didn’t start me thinking of whether or not such things could in fact happen. I had not been working in nuclear physics up to that time» (Richard Rhodes, the Making of the atomic Bomb, Simon & Schuster, 1987, p. 24). H. Bruce
Franklin, War Stars. the Superweapon and the american imagination, Oxford U. P. 1988 (Massachussets U. P., 2008, p. 133). 44 V. in questo Quaderno l’articolo di Stefano Ruzza. 45 Memorandum di Otto Robert Frisch (1904-1979) e Rudolf Peierls (1907-1995). 46 Graham Farmelo, the Churchill’s Bomb, Faber & Faber, 2013, in particolare sul ruolo del discusso consigliere scientifico di Churchill Frederick Lindemann (1886-1957). 47 Draper, H.G. Wells, cit., p. 9. 48 Draper, H.G. Wells, cit., p. 11.
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nell’esito apocalittico delle guerre descritte nei suoi romanzi o prefigurati nei suoi saggi; utopica nell’affermazione del tanto perseguito Stato mondiale che, governato da una classe di tecnocrati, assicura pace e prosperità in una sorte di “fine della storia”.
Tuttavia, c’è un aspetto del pensiero di Wells che sembra immune da queste tensioni ed è quello relativo alla guerra e al modo di condurla. Abbiamo già visto come nel capitolo sesto di anticipations, Wells avesse delineato un nuovo tipo di guerra, descrivendo armamenti, tattiche addestramento, selezione e formazione del personale, mobilitazione della società civile. Il suo è uno sguardo organico, che si sforza di abbracciare l’intera realtà della guerra in ogni sua dimensione: tecnica, tattica, strategica, sociale, politica.
In altre parole, Wells (e questo vale tanto per il saggista quanto per il romanziere) non si limita a immaginare nuove, mirabolanti armi frutto del progresso scientifico, ma ne descrive anche i criteri di impiego e le conseguenze che ne scaturiscono, in un contesto di “guerra totale” che è tipico della sua visione utopica. In lui non troviamo solo grandi intuizioni tecnologiche: discostandosi in modo netto dall’altro padre nobile della futurologia, Jules Verne (minuzioso e preciso nel descrivere in ogni dettaglio macchine e dispositivi immaginati), Wells disegna piuttosto degli scenari che prefigurano le grandi innovazioni del pensiero strategico del Ventesimo secolo, con le loro profonde implicazioni politiche e sociali. In questo, credo, risiede la sua grandezza di pensatore del futuro.