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La tesi di Montemaggi sull’operazione “Olive” e l’origine italiana della Guerra fredda

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di Giorgio Scotoni

La profonda divergenza (‘important divergence’) tra il presidente Roosevelt e il primo ministro Churchill è tema ampiamente trattato nella storiografia occidentale. Con riguardo alla Campagna d’Italia lo storico che forse più ne ha indagato implicazioni e premesse è Amedeo Montemaggi (1923-2011). Negli anni 1980 e 1990 egli espose i risultati delle sue ricerche in una serie di grandi studi dedicati alla Battaglia di Rimini e all’offensiva alleata Olive. 1 Basandosi sui documenti d’archivio e le memorie dei protagonisti, Montemaggi interpreta l’operazione Olive come l’ultimo atto dell’annosa querelle sulla strategia alleata in Europa.

Come noto, Olive fu la più massiccia offensiva condotta in Italia dall’esercito britannico – i 4/5 degli effettivi schierati in campo. Il piano del generale Alexander si imperniava sullo sfondamento della Linea Gotica a sud di Rimini per sgominare le forze tedesche a nord del Po, congiuntamente alla 5a Armata USA. Churchill, che presenziò all’avvio dei combattimenti, prefigurava una avanzata lungo la costa adriatica fino a Venezia, con l’obiettivo di prendere Trieste entro settembre.2 Nel disegno originario egli proponeva poi uno sbarco in Istria, per sviluppare la penetrazione alleata su Vienna lungo il c.d. “corridoio di Lubiana”.3

L’attacco fu lanciato il 25 agosto 1944 dall’8a Armata britannica col supporto delle forze statunitensi, che avanzavano da Firenze in direzione di Bologna.

1 Tra le opere principali Offensiva della Linea Gotica. Autunno 1944, Linea Gotica avamposto dei Balcani. 2 Così precisa il 28 giugno 1944 a Roosevelt: «(...) General Wilson conceives it possible that, on this plan, he and General Alexander could have possession of Trieste by the end of September» (Copy of Prime Minister message n. 717, 6-28-44, to the President - p.11 Part IV. National Archives and Records Service F. D. Roosevelt Library p. 124). 3 Vedi mappa in accluso.

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Denominata dai tedeschi “Battaglia degli Appennini”, l’offensiva fallì. Liberata Rimini, a fine settembre l’avanzata inglese si arrestò sul Rubicone.

Secondo Montemaggi la ragione principale del fiasco sarebbe stato l’indebolimento del dispositivo d’attacco, causato dal trasferimento di cospicue aliquote di truppe dal fronte italiano al teatro francese. In effetti, dopo il successo alleato in Normandia la ‘important divergence’ tra i due leader occidentali si risolse a favore di Roosevelt: il presidente USA ordinò lo sbarco in Francia meridionale (operazione Anvil) a scapito dell’offensiva Olive e dello sbarco in Istria proposto da Churchill.

Montemaggi contestualizza l’operazione Olive correlandola alla concomitante avanzata dell’Armata Rossa in Europa centro-orientale. Individuati i “punti caldi” del confronto anglo-sovietico ad Est (Romania, Jugoslavia, Polonia, Ungheria) egli legge l’offensiva sul fronte italiano come l’estremo tentativo di arrestare l’espansione di Mosca nei Balcani. Proprio l’insuccesso dell’avanzata britannica decreta la fine del disegno di Churchill. Per le sue ripercussioni sull’ordine postbellico europeo, l’offensiva Olive rappresenterebbe quindi «la scintilla della Guerra fredda»4. Assumendo la linea ‘euro-atlantica’ di Roosevelt come il fattore dirimente, Montemaggi conclude che, scegliendo di privilegiare l’intesa con Stalin, nell’estate 1944 gli Stati Uniti cedettero di fatto l’Europa centro-orientale all’URSS. Questo teorema e la chiamata in correità di Roosevelt che ne è il corollario, poggiano su solidi argomenti ed ampi riscontri documentali.

Nel giugno 1944 il fulcro della strategia anglo-americana in Europa è il piano Overlord, che assorbe la gran parte dello sforzo bellico: uno sbarco sulla Riviera francese o in Istria rappresentano realmente alternative in termini d’esclusione. A fine mese Churchill lamenta il “punto morto” tra i Capi di S.M. nella scelta per la direttrice di sbarco e ribadisce a Roosevelt che, sotto il profilo strategico entrambi le opzioni hanno pari valore: «It is as easy to talk of an advance up the Rhone valley as it is of a march from Italy to Vienna.»5 Per il comando britannico la conquista di Rimini, a 150 km da Pola via mare (la stessa distanza tra Napoli ed Anzio) costituisce la precondizione per lo sbarco sulle coste dell’Istria, prima irrealizzabile appoggiandosi sul solo porto di Brindisi, 600 km più a sud. Operativamente l’interdipendenza tra il teatro appenninico e la penisola balcanica potrebbe così realizzarsi proprio con la progettata offensiva Olive.

La divergenza strategica tra i due leader occidentali, che fin dalla Carta Atlantica è la costante nella dialettica interalleata, giunge a maturazione durante

4 Montemaggi A., Linea Gotica 1944, Rimini, 2002, p 16. 5 Nel promemoria del 28 giugno Churchill rimarca: «This movement is of course equally unrelated tactically to “Overlord” as are the variants of “Anvil”» Prime Minister message n. 717, 6-28-44 F.D. Roosevelt Library p.124

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la formulazione del piano. Gli orientamenti divergono radicalmente nel rapporto con l’URSS. Il presidente degli Stati Uniti, ponendosi nel ruolo di honest brooker, percepisce un’eventuale avanzata anglo-americana dall’Italia a Lubiana come la sconfessione dell’intesa mediata a Teheran con Stalin. Roosevelt perciò derubrica l’ipotizzata operazione in Istria a una serie di raid contro la Wehrmacht in ritirata.6

Il pericolo rosso e l’arcinemico inglese

La tesi di Montemaggi può essere oggi validata sulla base dei documenti sovietici desecretati e degli studi russi che indagano, dalla prospettiva di Mosca, le dinamiche di cooperazione e competizione sottese all’alleanza antihitleriana. Come noto il 1991 avvia in Russia la revisione dei dogmi staliniani sulla Seconda guerra mondiale. La storiografia post-sovietica si separa dall’ideologia statale. Vari studiosi si emancipano dai criteri interpretativi della scuola nazionale in favore del comparativismo e sfidano lo scisma culturale est-ovest, eredità dalla Guerra fredda. Anche l’analisi dei rapporti tra i Tre Grandi si arricchisce e rinnova, ma in continuità col passato, combinando tradizione e letture neoliberali.

Durante l’ultimo decennio, in conseguenza dei mutati orientamenti politici sulla sicurezza collettiva in Europa e del repentino ritorno alla “nazionalizzazione della storia”, la complessa relazione tra Unione Sovietica, Gran Bretagna e Stati Uniti è ritornata al centro del dibattito storiografico russo.

L’approccio prevalente analizza la guerra di coalizione dei Tre Grandi a partire dai contrastanti piani enucleati da Stalin e dagli alleati occidentali, operando un netto distinguo tra la strategia “mediterranea” di Churchill e la strategia “euroatlantica” di Roosevelt. Sebbene le due democrazie condividessero una comune visione del mondo, si giustappone cioè il contraddittorio corso dell’alleanza anglo-sovietica alle traiettorie parallele di Mosca e Washington, che armonizzano via via i propri disegni politico-militari fino a conseguire lo status di superpotenze.

Per giustificare tale dicotomia nella tradizione sovietica si adottava un doppio registro interpretativo: le strategie di Roosevelt erano lette in relazione all’assetto post-bellico del mondo bipolare; la ‘grand strategy’ di Churchill, era invece posta in continuità con l’ordine europeo pre-bellico e intesa come il punto apicale di una rivalità di più antica data tra Unione Sovietica e Impero britannico.7

6 Così replica a Churchill: «At Teheran what I was thinking of was a series of raids in force in Istria if the Germans started a general retirement from the Dodecanese and Greece» (File 576 1 July 1944 National Archives and Records Service, F. D. Roosevelt Library p. 4). 7 Cfr. AA.VV., Istorija vtoroj mirovoj vojny 1939-1945 (Storia della Seconda guerra mon-

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Dopo l’abbandono dei canoni leninisti dell’assedio capitalistico, questa peculiare formulazione, antitetica al teorema di Montemaggi, trapassa nella storiografia russa, declinata in chiave geopolitica.

Nel paradigma corrente, come nella narrativa sovietica, il confronto con la Gran Bretagna è assunto quale una singola unità storica, identificando l’arcinemico in Londra. Il confronto anglo-sovietico, da tale prospettiva principia con l’ordine di Versailles. La simultanea dissoluzione dei tre Imperi dell’Europa centro-orientale (germanico, russo e asburgico) apre nel 1918 un enorme ‘vuoto di potenza’ ad Est ed offre ai vincitori un’opportunità epocale, che si ripresenterà solo nel 1990.

Nell’ottica di Mosca, la pace «ibrida» di Versailles - dove le violazioni di sovranità e l’uso della forza sono assi portanti dell’architettura di sicurezza, mira ad isolare la Russia dall’Europa. Col pretesto di arginare il “pericolo rosso” le potenze vincitrici della Grande guerra estendono oltremodo l’influenza a Est. La proiezione di potenza occidentale si compie con la Guerra d’intervento e la politica del “cordone sanitario”8. Dal Baltico al Mar Nero l’entente anglo-francese coalizza contro Mosca tutti i c.d. “limitrofi” - i nuovi stati sorti dagli Imperi multinazionali.

Tratto distintivo della lettura sovietica era di attribuire l’idea del “cordone sanitario” a Churchill, «il principale fautore dell’intervento nel 1918-20, che medita senza sosta su come strumentalizzare al meglio il fattore sovietico per preservare la supremazia globale della Gran Bretagna.»9 L’anticomunismo costituirebbe tra le due guerre l’imperativo della politica estera britannica. Perciò, fino all’ascesa di Hitler, è la Gran Bretagna il nemico implacabile del primo stato socialista. A capo del fronte reazionario, Londra coalizza i paesi baltici contro Mosca, patrocina la “Piccola Intesa” danubiana, promuove federazioni di “limitrofi” ideologicamente ostili sui confini occidentali dell’URSS, sigla alleanze con Praga e Varsavia.

Naturalmente la vulgata non menziona l’isolazionimo di Stalin, la sindrome d’accerchiamento bolscevica e le politiche per esportare la rivoluzione.10

diale 1939-1945), Mosca, Voenizdat, 1973-1982 T. 6 ; Volkov F. D., Za kulisami vtoroj mirovoj vojny (I retroscena della Seconda guerra mondiale) Mosca, Mysl’ 1985 8 Yashkova T.A, Vozrozhdenie “sanitarnogo kordona ( La resurrezione del ‘cordone sanitario’) Universum: 2014. № 7 (8), universum.co.ru item 1480. 9 Maisky I., Who Helped Hitler? (transl. Andrew Rothstein), London, Hutchinson & Co., 1964. 10 Senjavskaja E.S., Protivniki Rossii v vojnakh XX veka. Evoljuzija onraza vraga v soznanii armii i obshestva (I nemici della Russia nel XX sec. L’evoluzione dell’immagine del nemico nella società e nell’esercito), Rosspen 2006.

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A prescindere dalle crociate anticomuniste reali o immaginate, anche la lettura post-sovietica indica in Londra l’artefice principale di una Europa “senza la Russia e contro la Russia”, in auge tra il 1919 e il 1939. Le fasi critiche del confronto sono individuati nella c.d. allerta militare del 1928 (la rottura delle relazioni anglo-sovietiche per mano di Chamberlein) e nella crisi mitteleuropea del 1938-39.

In realtà, se è vero che lo scontro con Mosca forgia gli indirizzi della politica estera britannica11 - e viceversa, la destabilizzazione dei rapporti anglo-sovietici ha palesemente origine in Estremo Oriente, sia nel 1928 (l’ingerenza del Comintern in Cina) che nel 1939 (il Patto Arita-Craige12) - a riprova delle tesi sui vettori asiatici.

Ciò nondimeno gli storici russi restano ancorati alla lettura eurocentrica. Oggi, raffigurando Londra quale “il centro della controrivoluzione”, di nuovo la politica di appeasement assurge a preludio per l’aggressione hitleriana.13 Come ha palesato il recente giubileo dei Patti di Monaco, la resa di Francia e Gran Bretagna di fronte al nazismo è tornata la ragione prima che legittima il Patto Ribbentrop-Molotov.

Più in generale, la tendenza emergente in Russia è la rivalutazione delle scelte di politica estera staliniana. All’inizio del “grande conflitto europeo” il Cremlino, egualmente ostile a tutte le potenze occidentali, rivendica la neutralità nella “guerra anglo-francese contro la Germania”. In continuità con la politica leninista, il fine strategico che Stalin perseguirebbe è impedire la ricostituzione di un ‘fronte unito capitalista’ contro l’URSS: i mezzi con cui consegue l’obiettivo sono l’estensione dell’influenza sovietica in Europa e l’avanzamento delle frontiere a ovest.14

Le ricerche d’archivio sui retroscena della strategia prebellica dell’URSS confermano la fluttuante posizione di Londra tra i potenziali avversari15. Per la dot-

11 Neilson K. Britain, Soviet Russia and the Collapse of the Versailles Order, 1919–1939, Cambridge, Cambridge University Press, 2006. 12 Nel luglio 1939 Londra riconobbe de-facto l’intervento giapponese in Cina. L’accordo fu letto a Mosca come il ‘Patto di Monaco orientale’ e indusse la dirigenza sovietica ad accordarsi con Berlino per rompere l’accerchiamento 13 Shirokograd A., Balkano-Duanjskaya konfederazija (La confederazione Balcano-Danubiana) NG 15.03.2013 ; Khlevova A. А. “I.V.Stalin: pro et contra”, 2 vol. San Pietroburgo, RkhGA, 2015. 14 Секистов В. Starnnaja vojna v Zapadnoj Evrope i v bassejne Crednizemnogo morja 19391943 gg., (La Strana guerra in Europa occidentale e nel bacino del mar Mediterraneo.) Mosca, 1958. 15 Golubev A. V. «Ves’ mir protiv nas»: Zapad glazam sovetskogo obshestva 1930-kh godov (“Tutto il mondo contro di noi”: l’Occidente agli occhi della società sovietica negli anni

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trina militare sovietica la Gran Bretagna è la minaccia principale fino agli anni Trenta. Solo dal 1936 Germania e Giappone conquistano le posizioni di vertice.

Nel 1939-40 la drôle de guerre e la guerra in Finlandia mutano ancora la percezione del nemico. Recenti studi sui piani d’attacco anglo-francesi nel Caucaso rivelano che a marzo 1940 il Cremlino, informato dei raid pianificati dalla RAF su Baku e Batumi, include di nuovo l’Impero britannico tra le minacce incombenti.16

L’indomani dell’attacco “Barbarossa” l’accordo anglo-sovietico del 12 luglio 1941 segna “una vera svolta nei rapporti tra le due Potenze.”17 Il vincolo reciproco a non siglare una pace separata inaugura però una partnership, non un’alleanza. La cooperazione resta basata su diffidenze e sospetti di doppiezza: occorrono dieci mesi di negoziati per firmare il trattato tra Mosca e Londra, il 28 maggio 1942.

Nell’approccio sovietico lo studio della rivalità interna all’alleanza antinazista s’incardinava tradizionalmente sulla vexata quaestio del secondo fronte.

La lettura canonica individuava due fasi contrapposte, in rapporto ai differenti obiettivi perseguiti da Mosca: dal 22 giugno 1941 a settembre 1943 l’apertura del secondo fronte rappresenterebbe una necessità vitale per l’URSS, per sopravvivere all’invasione hitleriana; nel 1944-45, dopo l’avanzata dell’Armata Rossa in Europa centro-orientale, il secondo fronte assumerebbe importanza strategica solo in relazione all’assetto postbellico in Europa.18

Lo stesso varrebbe, in senso inverso, per gli alleati occidentali. Nella prima fase a Londra e Washington non si attribuisce valore prioritario al Secondo Fronte, in specie Churchill, che mira a rinviare lo sbarco in Francia fino alla definitiva sconfitta dell’Asse sul Fronte orientale. La ‘grande strategia’ muterebbe solo dopo la vittoria sovietica a Kursk: nel 1944-45, quando l’Armata Rossa avanza in Europa Centro-orientale il Secondo Fronte diventa una priorità strategica per Londra.19

30) 1997-98 Vyp. 2 Mosca, 2000 p. 286-323. 16 Bekhbudov T. “Bomby na Baku: voennje plany Franzii I Anglii protiv SSSR (1939-1940 gg)” (Bombe su Baku: i piani militari di Francia e Inghilterra contro l’URSS) Kaspij, Baku 2010; Sultanov Ch. A.“Pobeda chernova zolota” (La vittoria dell’oro nero) Baku, 2011. Il Commissario alla Difesa Voroshilov il 3 marzo 1941 allertò il sistema di difesa aerea dell’URSS reinserendo fra i possibili aggressori l’Inghilterra a fianco di Germania Giappone e Turchia. 17 Rapporto di Molotov al Soviet Supremo dell’URSS 19 giugno 1942. Cfr Israeljan V.L “Diplomaticheskaja istorija Velikoj Otechestvennoj vojny 1941-45” (Storia diplomatica della

Grande Guerra patria) Mosca, Izd. MBA 1959 18 Kulish V.M. Istorija vtorogo fronta v Evrope (Storia del secondo fronte in Europa) Mosca,

Nauka, 1971 19 Zemskov I.N. Diplomaticheskaja istorija vtorovo fronta v Evrope (Storia diplomatica del secondo fronte in Europa) Mosca, Politizdat, 1982

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Mutuando quest’interpretazione riduzionista, gli storici russi oggi rimarcano la coerenza degli obiettivi strategici perseguiti dall’URSS, al di là delle coalizioni.

Il primo momento topico del confronto anglo-sovietico è individuato nel vertice tra Eden e Stalin del dicembre 1941. Svoltosi al Cremlino nel pieno della Battaglia di Mosca, il summit contraddice l’assunto tradizionale. Al centro del primo round di negoziati infatti il leader sovietico non pone l’apertura del Secondo Fronte ma l’assetto post-bellico nell’Europa danubiana e balcanica. Al rifiuto del segretario agli Esteri inglese di riconoscere il confine polacco-sovietico fissato dal Patto Ribbentrop-Molotov, Stalin rilancia e propone la firma di due trattati anglo-sovietici: il primo di mutua assistenza militare il secondo per rimodellare le sfere d’influenza, con accluso un protocollo segreto sui confini europei. I documenti pubblicati in Russia svelano i dettagli di questa road map:

«1) Il confine occidentale polacco includerà la Prussia orientale e il corridoio di Danzica; a est, il confine polacco-sovietico si estenderà fino al fiume Neman, a sud-est coinciderà con la “linea Cherson”. 2) La Cecoslovacchia ripristinerà tutti i confini prebellici e annetterà alcune regioni settentrionali ungheresi. 3) L’Austria sarà ricostituita quale Stato indipendente. 4) La Jugoslavia ripristinerà tutti i suoi confini prebellici e annetterà Trieste, Fiume, vari territori e isole italiane sulla costa adriatica. 5) L’Albania sarà ricostituita quale Stato indipendente sotto la garanzia di entrambe le Potenze. 6) La Grecia ripristinerà tutti i suoi confini prebellici. 7) La Bulgaria cede alla Turchia la regione di Burgas. 8) La Romania cede l’estuario del Danubio all’Unione Sovietica e firma un’alleanza militare con Mosca, ospitando sul suo territorio le basi dell’Armata Rossa. 9) L’URSS ripristinerà tutti i suoi confini prebellici, tra cui la Bessarabia, la Bucovina settentrionale e le tre Repubbliche baltiche; il confine sovieticofinlandese rispetterà il trattato di pace del marzo 1940, ma l’Armata Rossa manterrà in Finlandia basi militari, navali e aeree; come pegno delle riparazioni tedesche la regione di Koenisberg sarà annessa per 20 anni. 10) La Turchia, in premio per la sua neutralità, annetterà la regione bulgara di Burgas, l’isola italiana del Dodecaneso, inclusa Rodi, e alcuni territori in Siria. Per mantenere la pace e la sicurezza collettiva sarà istituito un Consiglio d’Europa.»20

Con la Wehrmacht ancora attestata a 80 km dalla capitale, la certezza di Stalin nella vittoria finale non deve stupire. Una settimana prima gli Stati Uniti sono entrati in guerra a fianco dell’URSS: l’esito del conflitto è ormai incontrovertibile. Nella dialettica tra i Tre Grandi uno dei fattori che deciderà lo scontro anglo-

20 Rzheshevskij O.A. “Stalin i Cherchill.V strechi. Diskussi. Dokumenty, kommentarii 194145” (Stalin e Churchill. Incontri. Discussioni, Documenti e commenti 1941-45) Mosca, Nauka, 2004.

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sovietico sull’Europa centro-orientale sarà proprio l’azione diplomatica promossa dagli USA per creare un nuovo ordine fondato sulle Nazioni Unite.

Aderendo ai principi della Carta Atlantica Stalin è conscio che la sintonia con Roosevelt può rappresentare la chiave per uscire dall’impasse. Il banco di prova è la missione di Molotov a Londra. Nel maggio 1942, al secondo round dei negoziati anglo-sovietici Eden presenta una bozza di Trattato che non riconosce i confini occidentali dell’URSS. Informato di ciò Stalin ordina a Molotov di firmare la bozza e volare a Washington, per discutere con i partner americani l’apertura del Secondo fronte: «La questione dei confini o meglio di garantire i nostri confini nelle varie regioni del nostro paese la risolveremo da noi, per mezzo della forza».21

Per bypassare il veto britannico Mosca contrasta la strategia di Churchill sui campi di battaglia e con la diplomazia, rinsaldando la interazione con Washington. A febbraio 1943 il successo di Stalingrado persuade sovietici ed inglesi che la guerra ad Est può essere vinta anche senza un Secondo Fronte. Maisky sintetizza così le reazioni a Londra:

«Ruling class is not so happy. If Great Britain and USA wait too much opening a Second front in the West they miss the chance and let Red Army take first Berlin. That prospect is terrifying: the ghost of a ‘Bolshevik Europe’ appears more real; in consequence the question now is: when open it?»22

Dopo la caduta del fascismo, la trattativa d’armistizio tra Roma e gli alleati allarma il Cremlino. A luglio 1943 l’Italia ha nei Balcani trenta divisioni contro dieci tedesche. Stalin ordina di elaborare piani ad hoc per sventare, in caso di resa, ogni proposito inglese di subentrare o affiancarsi alle forze italiane nei Balcani.

La tacita intesa tra Mosca e Washington sull’Est Europa si esplicita alla Conferenza di Teheran. A novembre 1943 USA e URSS impongono il loro disegno strategico: Roosevelt rigetta definitivamente i piani balcanici di Churchill e fissa la data di Overlord; Stalin, col celebre esempio dei tre cerini, ottiene di spostare la frontiera sovietico-polacca sulla Linea Curzon, a spese della Germania.

21 Rzheshevskiij О.А. “Nemysliimjy Cherchill. Antigitlerovkaja koalizija do i posle pobedy” (L’imprevedibile Churchill. La coalizione antihitleriana prima e dopo la Vittoria) Rossiskja Gazeta 23.08.2005 №3854 22 Maisky I. Who Helped Hitler?

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Il quarto protagonista

Secondo la concezione russo-sovietica la rivalità tra Londra e Mosca in Est Europa non solo precede la Seconda Guerra mondiale ma ne è una concausa. Tale lettura può essere messa alla prova analizzando le dinamiche prebelliche con le categorie della ‘lunga durata’, ossia se si interpreta lo scontro in Europa centroorientale come un capitolo della lotta plurisecolare per il controllo del c.d. Intermarum, lo spazio compreso tra Mar Baltico, Mar Adriatico e Mar Nero. In un’ottica di longue durée la rivalità anglo-sovietica trascende per la sua valenza la stessa Guerra fredda; di per sè tuttavia non risulta sufficiente a spiegare la crisi del 1939 – il collasso del sistema europeo nato dall’ordine di Versailles.

Oggettivamente la traiettoria eccentrica che porta Mosca e Londra in rotta di collisione appare l’effetto più che la causa. Nel quadro di un riesame complessivo della crisi prebellica, gli storici russi oggi convengono che, assumendo i “limitrofi” non come i satelliti dell’entete anglo-francese canonizzati dalla lettura sovietica ma quali “pianeti”, l’equilibrio nell’Intermarum si altera dalle periferie23 .

Come noto, dal 1919 la competizione per le sfere d’influenza in Est Europa coinvolge tutti i paesi vincitori della Grande guerra, Italia inclusa. Per un ventennio la “corsa all’ Intermarum” modella le politiche estere delle grandi potenze europee, ma non solo. Un attore chiave del processo sono proprio gli stati “limitrofi”.

23 Aganson O.I. “Erozija Versal’skogo porjadka na Balkanakh v 1930-e gg” (L’erosione dell’ordine di Versailles nei Balcani negli anni 30) Atti della conferenza ‘The Second World War in the history of humanity’. Mosca MGU 2015

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Invero la fine della Grande guerra assume nell’Europa Occidentale e Orientale valenze opposte. Da un lato sancisce il “suicidio delle potenze europee”, dall’altro innesca un processo d’emancipazione nazionale che coinvolge tutti i popoli dell’Intermarum. Questo processo - ancora in corso e la cui ideologia propulsiva è il nazionalismo, determina in Europa centro-orientale la formazione di nuovi stati, basati su ancestrali identità etniche e confini politici quanto mai labili.

Nel vuoto strategico seguito al crollo degli Imperi tedesco, austro-ungarico e russo, il maggior successo tra i paesi “successori” lo ottiene la Polonia. Tra le due guerre, strumentalizzando la minaccia sovietica, Varsavia ridisegna manu militari le frontiere fissate a Versailles. Il maresciallo Piłsudski si prefigge di far risorgere la “Grande Polonia” dal Baltico al Mar Nero e rinnovare i fasti dei regni di Polonia e Grande Livonia, che in età antepetrina estendevano il proprio dominio fino al Dnepr. Grazie al Piano Międzymorze24 egli impone alle potenze occidentali l’estensione dei confini polacchi a spese dell’URSS e annette con la forza le regioni dell’Ucraina occidentale, Lituania e Bielorussia. Piłsudski si erge ad argine contro il comunismo senza però sfidare l’entente anglo-francese. Così, a differenza dell’Italia fascista, la dittatura di Piłsudski colonizza i territori occupati con politiche di assimilazione coatta ma resta impunito sul piano internazionale.

Nell’orbita di Londra la Polonia assurge a potenza del Baltico ed influenza i progetti federativi danubiani come i tentativi sovietici di normalizzare i rapporti con i “limitrofi”. Incurante dell’ascesa di Hitler, Varsavia osteggia l’alleanza proposta tra Parigi, Mosca e Londra per controbilanciare da Est il Terzo Reich - il c.d.‘Patto Orientale’. Al contrario, all’avvio del Drang nach Osten, Varsavia profitta dell’invasione nazista della Cecoslovacchia e fagocita parte della Moravia – una annessione tanto sfacciata da guadagnarle il titolo di iena d’Europa.25

Nel gioco diplomatico che prelude alla guerra, l’avvicinamento polacco-tedesco disorienta sia Londra che Mosca (al Cremlino l’alleanza anglo-polacca di fatto è intesa in chiave antisovietica) e favorisce il successo hitleriano.

I documenti d’archivio russi confermano la centralità del “fattore polacco” anche durante l’alleanza antihitleriana. In specie nel biennio 1943-1944 la Polonia torna la dirimente nel confronto anglo-sovietico sull’Europa centroorientale.

Alla fine del 1942 Stalin è informato che il governo polacco in esilio a Londra sta resuscitando l’idea di “Grande Polonia”: Eden ha avallato il piano polacco per il riassetto post-bellico dell’Europa;il disegno non riconosce i nuovi confini dell’URSS e prefigura la creazione di più federazioni di stati - baltici, danubiani

24 Il progetto geopolitico di una “Confederazione tra i Mari” basata su Varsavia. 25 La definizione è di Churchill.

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