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di Settimio Stallone “
«Talk To Russia buT keep sancTions»
Il sabotaggio dei piani alleati per l’Albania
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L’Italia e l’operazione BGFiend/Valuable
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Contrariamente a quanto stabilito nella conferenza di Mukje1, in cui i rappresentanti dei due principali movimenti impegnati nella lotta contro il nazifascismo – il Lëvizja Nacionalçlirimtare (LN)2 e il Balli Kombëtar (BK)3 – si erano accordati per la costruzione di un’Albania estesa ai suoi confini etnici le cui istituzioni avrebbero rispettato i valori della democrazia costituzionale, al momento della liberazione del Paese, il 29 novembre 1944, il Governo che si insediò prima a Berat e poi a Tirana fu espresso da un Lëvizja Antifashiste Nacional-Çlirimtare (LANÇ)4 dominato dal Partia Komuniste e Shqipërisë (PKSh)5 .
1 Promosso dai britannici, ma osteggiato dagli jugoslavi, infine denunciato dal Comitato centrale del PC albanese, l’accordo di Mukje del 3 agosto 1943, oltre a porre le basi per quello che avrebbe dovuto essere il futuro dell’Albania, istituì un comando militare unificato per coordinare i diversi gruppi impegnati nella guerra di liberazione nazionale. Per questo e altri momenti della storia albanese: Robert Elsie, Historical Dictionary of Albania, The Scarecrow Press, Lanham (Ma.), 20102 2 Un Movimento di Liberazione Nazionale era stato fondato a Pezë il 16 settembre 1942 da alcune componenti della resistenza. Originariamente presieduto da Mehdi Frashëri (passato poi al fronte collaborazionista), pur comprendendo al suo interno personalità filomonarchiche (come Abaz Kupi) o vicine all’ordine islamico dei Bektashi (a partire da Baba Faja Martaneshi), venne rapidamente egemonizzato dai comunisti, fra i quali emerse subito la figura di Enver Hoxha. Blendi Fevziu, Enver Hoxha. The Iron Fist of Albania, I.B. Tauris, London-New York, 2016. 3 Al tempo stesso organizzazione politica e movimento di resistenza, il Fronte Nazionale riuniva i nazionalisti liberali e repubblicani insorti contro l’occupazione italiana ma sostenitori della Grande Albania estesa dal Kosovo alla Ciamuria. Guidato da Midhat Frashëri, il BK ben presto si scontrò coi comunisti, fino a giungere a un accordo di collaborazione con le autorità germaniche d’occupazione. Ronald Cohn – Jesse Russell, Balli Kombëtar, VSD, Paris, 2013. 4 Il Movimento Antifascista di Liberazione Nazionale venne proposto come Governo provvisorio nel Congresso di Përmet del LN tenutosi il 24 maggio 1944. Per la storia dell’Albania negli anni della Seconda guerra mondiale: Bernd J. Fischer, L’Anschluss italiano. La guerra in Albania (1939-1945), Controluce, Nardò, 2015. 5 Il Partito Comunista d’Albania nacque l’8 novembre 1941 dalla fusione di numerosi gruppi grazie alla mediazione dei rappresentanti di Tito, Dušan Mugoša e Miladin Popović. Dal I Congresso (novembre 1948) assunse il nome di Partito del Lavoro d’Albania (Partia
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Con la trasformazione – il 5 agosto 1945 – del LANÇ nel Fronti Demokratik i Shqipërisë (FDSh)6, unica formazione politica ammessa alla presentazione di candidati alle elezioni del 2 dicembre per l’Assemblea Popolare costituente, la transizione dell’Albania dalla condizione emergenziale di Paese occupato al modello socialista potè dirsi finalmente compiuta. La Republika Popullore Socialiste e Shqipërisë (RPSSh), ufficialmente proclamata l’11 gennaio 1946, trovò subito collocazione nel costituendo Blocco sovietico, nonostante i rapporti fra il Cremlino e il LN nonché fra le rispettive leadership fossero stati fino ad allora sporadici e non particolarmente significativi7 .
Stalin – che mai nutrì particolare stima verso Hoxha – aveva abbracciato la teoria, peraltro piuttosto diffusa e non solo a Oriente, per la quale in mancanza di una consolidata tradizione dell’Albania come Stato indipendente, tenendo anche presente l’arretratezza socioeconomica del Paese, sarebbe stato preferibile federare la neonata Repubblica se non a una confederazione balcanica (progetto che avrebbe incontrato una forte resistenza da parte degli Stati Uniti) alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (RSFJ)8. Il 20 febbraio 1945, a guerra ancora in corso, i rappresentanti dei fronti di liberazione jugoslavo e albanese conclusero un accordo di mutua assistenza contro violazioni dell’indipendenza e sovranità dei rispettivi Paesi eventualmente perpetrate da Stati terzi. Seguirono il 9 luglio e il 27 novembre 1946 i Trattati di amicizia e mutua assistenza e di cooperazione economica che prevedevano, oltre a un coordinamento delle politiche di pianificazione, un’unione doganale e un allineamento delle valute nazionali. Tito puntava all’annessione dell’Albania, che avrebbe garantito alla Jugoslavia un’indiscutibile preminenza sui Balcani occidentali e sulla strategicamente critica area adriatica. Hoxha puntava invece alla confederazione, ma riteneva vitale per la RPSSh la tutela jugoslava9 .
e Punës e Shqipërisë – PPSh). James O’Donnell, A coming of age. Albania under Enver
Hoxha, Columbia U. P., New York, 1999. 6 Il Fronte Democratico d’Albania era lo strumento fondamentale del PKSh/PPSh per il controllo socioculturale e l’indottrinamento marxista della popolazione albanese. Oltre a selezionare i candidati alle elezioni, esso fungeva da organismo di raccordo fra il Partito e le altre organizzazioni di massa. Tadeusz Czekalski, The Shining Beacon of Socialism in
Europe: The Albanian State and Society in the Period of Communist Dictatorship, 19441992, Jagiellonian U. P., Warsaw, 2013. 7 Accurata cronologia della storia albanese in Owen Pearson, Albania in the Twentieth Century. A History, I.B. Tauris, London-New York, 2004-07, 3 voll. 8 Milovan Gilas, Conversazioni con Stalin, PGreco, Milano, 2017. Sui piani d’annessione Albina Dranqoli, «Tito’s Attempt to integrate Albania in Yugoslavia 1945-1948», History
Studies, 3/2 (2011). 9 Lisen Bashkurti, Diplomacia Shqiptare, Geer, Tiranë, 2003-05.
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A partire dal 1946, però, le tendenze annessioniste di Tito costrinsero Hoxha a rafforzare l’amicizia con l’URSS che, pur non avendo fino ad allora mancato di sostenere economicamente e militarmente l’Albania, aveva negato a Tirana un vero e proprio trattato di alleanza10. Ciò comportò anche l’abbandono del confronto costruttivo con l’Occidente11 in vista del Trattato di pace e con la stessa Italia12. L’espulsione della Savez Komunista Jugoslavije (SKJ)13 dal Cominform, il 28 giugno 1948, in seguito agli insanabili dissidi fra Stalin e Tito, se da un lato venne accolta con sollievo da Hoxha, la cui leadership era sempre più minacciata dall’influente ministro dell’Interno, il filo-jugoslavo Koçi Xoxe14, dall’altro pose il dittatore di fronte a una situazione di grave emergenza interna, dovuta all’interruzione del comunque proficuo interscambio commerciale con la Jugoslavia. Anche se Mosca intervenne subito in aiuto del Regime di Tirana – degli importanti accordi economici e finanziari vennero sottoscritti fra i due Paesi il 23 marzo 1949 – Hoxha fu costretto a ristabilire i contatti con l’Italia, finalmente comprendendo di non poter prescindere dal rapporto con una Potenza dirimpettaia, che, pur avendo adottato in passato una politica imperialista, aveva largamente contribuito allo sviluppo socioeconomico dell’Albania15 .
10 Antonella Ercolani, L’ Albania di fronte all’Unione Sovietica nel Patto di Varsavia (19551961), Sette Città, Viterbo, 2007. 11 La Francia, alla quale Hoxha era particolarmente legato per avervi vissuto dal 1930 al 1936, riconobbe il regime albanese il 22 dicembre 1945 aprendo una Legazione a Tirana. Fino al novembre 1946 rimasero in Albania anche le missioni militari e diplomatiche britannica (generale Edward Hodgson) e americana (console Joseph Jacobs). FRUS, 1946, Eastern Europe–Soviet Union, vol. VI, Efforts to reach a satisfactory basis for the reestablishment of diplomatic relations with Albania; withdrawal of the informal United States
Mission (doc. 1-26), US Government Printing Office, Washington, 1969. 12 I primi contatti ufficiali italo-albanesi risalgono all’accordo del 14 marzo 1945 firmato a Tirana dal sen. comunista Mario Palermo, sottosegretario alla guerra, sul rimpatrio dei soldati italiani e sul trattamento da riconoscere agli specialisti civili e militari trattenuti dal regime oltre Adriatico. L’intesa consentì l’invio di una missione italiana (29 luglio 1945- 21 gennaio 1946) guidata dal console Ugo Turcato, avviando negoziati che si spinsero fino a ipotizzare una regolare ripresa delle relazioni politiche ed economiche. S. Stallone, Prove di diplomazia adriatica. Italia e Albania 1944-1949, Giappichelli, Torino, 2006. 13 Lega dei comunisti di Jugoslavia. 14 Xoxe venne di lì a poco liquidato, subendo la stessa sorte che era stata riservata nel novembre del ’47 a Nako Spiru, strettissimo collaboratore di Hoxha fin dal ’41, costretto al suicidio per la sua opposizione verso l’integrazione dell’economia della RPSSh in quella jugoslava. Robert Elsie, A Biographical Dictionary of Albanian History, I.B. Tauris, London-New York, 2013. 15 Pietro Pastorelli, L’Albania nella politica estera italiana. 1914-1920, Jovene, Napoli, 1970 e Italia e Albania, 1924-1927. Origini diplomatiche del trattato di Tirana del 22 novembre 1927, Poligrafico Toscano, Firenze, 1967; Massimo Borgogni, Tra continuità e incertezza. Italia e Albania (1914-1939). La strategia politico-militare dell’Italia in Albania
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Con l’annuncio, il 2 maggio 1949, del reciproco riconoscimento e dello stabilimento di regolari relazioni diplomatiche fra Italia e Albania venne data concreta attuazione a ciò che - prima De Gasperi nel ’45, poi Sforza nel ’49 - avevano pubblicamente affermato, ovvero che «la tutela dell’indipendenza e dell’integrità territoriale dell’Albania» erano per l’Italia un valore e un impegno non negoziabile «conforme sia agli interessi di quel popolo che ai propri»16. La politica di Roma verso la RPSSh non poté mai prescindere da questo presupposto. Il timore di una spartizione dell’Albania fra jugoslavi e greci, che la diplomazia italiana aveva sempre valutato come un pericolo reale di fronte al sostanziale disinteresse sovietico verso la RPSSh, l’appoggio inglese alle mire greche sull’Epiro e alle note aspirazioni annessioniste titine, finì con l’assumere i caratteri di una prospettiva reale con l’avvicinamento della RSFJ all’Occidente successivo alla rottura fra Tito e Stalin17 .
La situazione emergenziale che il Regime albanese dovette affrontare dopo il ’48 fu gravissima. La lontananza geografica dell’URSS e l’incapacità della Bulgaria di compensare la perdita dell’assistenza jugoslava non consentirono a Hoxha di fronteggiare una crisi economica e un profondo malessere sociale in grado di metterne in discussione la leadership. Ciò consentì al fuoriuscitismo schipetaro di riproporsi presso gli angloamericani quale naturale interlocutore per la liberazione dell’Albania dal comunismo. L’emigrazione politica albanese si era sempre distinta per la sua frammentazione. Ai nostalgici di re Zog, riuniti nel Lëvizja Legalitetit18, si accompagnavano un paio di partiti agrari19, i sostenitori dell’unione con il Kosovo (ispirati da Xhafer Deva), i liberal-democratici del Blloku Kombëtar Indipendent (BKI)20, gruppi di derivazione pressoché tribale legati a clan dominanti nelle regioni montagnose del Paese21, ma – soprattutto – il già citato Balli Kombëtar. Questa formazione politica, che aveva già combattuto
fino all’operazione Oltremare Tirana, FrancoAngeli, Milano, 2007; Federico Eichberg, Il fascio littorio e l’aquila di Skanderbeg. Italia e Albania 1939-1945, Apes, Pisa, 1997. 16 ASMAE, Archivio Riservato della Segreteria Generale (ARSG), vol. XXXIII, Verbale della seduta interna della Delegazione presso la Conferenza della Pace, Parigi 12 settembre 1946. La dichiarazione del ’49 è spesso associata al nome dell’allora segretario generale del MAE, Vittorio Zoppi, che l’inspirò. ASMAE, Serie Affari Politici (SAP) 1945-50, Albania, b. 27, appunto, Roma 20.10.1949. 17 ASMAE, SAP 1945-50, Albania, b. 27, telespresso circolare nr. 15/18001/C, Atene 16 settembre 1949. 18 Il cui leader era Abaz Kupi. 19 La Lega dei contadini (Lidhja Katundare), guidata da Eqrem Telhai, e la Lega agraria (Lidhja Agrare), che faceva riferimento a Hysni Mulleti. 20 ASMAE, SAP 1945-50, b. 581, appunto segreto sul BKI, Roma 2 novembre 1952. 21 Di cui il più importante era quello dei mirditi, guidato dal celebre capoclan Gjon Markagjoni.
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contro i comunisti, al punto da vedere alcuni suoi membri sottoscrivere discutibili accordi con l’occupante nazista, apparve angli angloamericani come l’elemento aggregante su cui impostare la costruzione di un organo di coordinamento dell’opposizione schipetara, potenzialmente in grado di essere successivamente trasformato in una sorta di governo albanese in esilio. L’istituzione – il 26 agosto 1949 – del National Committee for a Free Albania (NCFA)22 venne accolta con malcelata diffidenza da un Governo italiano che, pur nel complesso favorevole a una semplificazione del complicato insieme del fuoriuscitismo schipetaro secondo un modello simile a quanto già predisposto per altri Satelliti sovietici23 , temeva ch’esso finisse con il venire controllato e condizionato dai britannici, particolarmente ostili verso l’idea che Roma sviluppasse una sua nuova politica albanese finalizzata a riacquistare influenza nello scacchiere balcanico occidentale e ionicoadriatico. Infatti, in quei pochi anni trascorsi dalla fine del conflitto mondiale, il Foreign Office aveva ostacolato tutti i tentativi dell’Italia sia tesi alla normalizzazione delle relazioni con la RPSSh che indirizzati a definire una comune posizione dell’Occidente verso la questione albanese24. Le stesse operazioni che il Secret Intelligence Service (SIS), sia pure con poca decisione, aveva avviato in territorio schipetaro dalla fine del ’46 – servendosi anche della copertura delle attività della United Nations Relief and Rehabilitation Administration (UNRRA)25 – erano state giudicate da Palazzo Chigi come intempestive, in primo luogo perché non accompagnate da uno strutturato e condiviso disegno politico su quello che avrebbe dovuto essere il futuro dell’Albania26. Anche se, nonostante il ristabilimento dei rapporti diplo-
22 ASMAE, SAP 1945-50, Albania, b. 25, nota riservata nr. 35245, Roma 28 agosto 1949. 23 Si pensi a tutte le organizzazioni che, nate sotto l’egida del Dipartimento di Stato, vennero fatte confluire nell’Assembly of Captive European Nations. Anna Mazurkiewicz, Relationship between the Assembly of Captive European Nations and the Free Europe Committee in 1950-1960 in: The Inauguration of Organized Political Warfare - The Cold War
Organizations, CEU Press, Budapest-New York, 2013. 24 National Archives (NA), Foreign Office (FO) 371/78213, R. No. R6836/1018/90, rapporto segreto nr. 6836, Londra 11 luglio 1949. 25 Sulla questione si rimanda a: Settimio Stallone, Quando la cooperazione andava “oltrecortina”: la Missione dell’UNRRA in Albania (1945-1947), in: Cooperazione e relazioni internazionali, F. Angeli, Milano, 2008, pp. 9-28. 26 ASMAE, SAP 1950-57, b. 518, Appunto, Roma 31 maggio 1949.
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matici, le relazioni con Tirana continuavano a non essere buone, in primo luogo a causa delle più o meno presunte inadempienze da parte italiana relative all’applicazione delle clausole del Trattato di pace firmato il 10 febbraio 1947, a Roma – in un momento in cui erano note a tutti le mire di Jugoslavia e Grecia sul territorio albanese – si preferiva veder insediato a Tirana un regime cominformista27 .
Il malessere di Palazzo Chigi verso il NCFA divenne ancora più palese quando gli angloamericani comunicarono che nel Comitato non sarebbe entrato alcun esponente del BKI28, il gruppo dell’emigrazione politica albanese storicamente più vicino all’Italia, in primo luogo perché i suoi vertici erano stati conniventi con il trascorso regime fascista, accusa che evidentemente non si estendeva a quei leaders del fuoriuscitismo – come il presidente designato del NCFA, Midhat Frashëri29 - che, pur con un passato controverso, venivano invece ritenuti funzionali ai discutibili disegni di Londra e di Washington. A Roma si cominciò inoltre a temere che la nascita del NCFA servisse a conferire copertura politica al rovesciamento del Regime tramato dai servizi segreti angloamericani. Anche se alcuni dirigenti del BK animati da buona disposizione verso l’Italia, come Hasan Dosti30, rassicurarono Palazzo Chigi che per il momento non esisteva alcun piano preciso per rovesciare Hoxha, stante il numero assai esiguo di forze disponibili e il rafforzamento della presenza militare sovietica, le segnalazioni del SIFAR31 sul reclutamento di profughi albanesi nei campi di raccolta in Campania e in Puglia e il trasferimento di alcuni di essi a Malta e in Germania occidentale lasciavano presagire che CIA e SIS stessero per lanciare l’operazione poi passata alla storia col nome in codice di BGFiend (poi Obopus), per gli americani, e di Valuable, per i britannici32 .
27 ASMAE, SAP 1945-50, b. 27, telespresso circolare nr. 15/172, Roma 27 agosto 1949. 28 NA, FO 371/78213, R. No. R1968/1018/90, telegramma nr. 7768, Londra 6 agosto 1949; ASMAE, SAP 1945-50, Albania, b.27, Page a Nuti, Roma 10 agosto 1949. 29 Il cui fratello, Mehdi, era stato primo ministro e ministro degli Esteri fra l’ottobre del ’43 e il luglio del ’44 nel Governo fantoccio insediato dai nazisti. 30 ASMAE, SAP 1945-50, Albania, b.27, Luciolli a Sforza, Washington 11.08.1949. 31 Il Servizio Informazioni Forze Armate, istituito proprio nel 1949. ASMAE, SAP 1945-50, Albania, b. 27, appunti SIFAR, Bari, 24 agosto 1949 e 6 settembre 1949. 32 L’idea degli angloamericani era quella d’infiltrare nelle zone dove si riteneva che la popolazione fosse maggiormente ostile ai comunisti agenti addestrati per operazioni di tipo «stay-behind» reclutati nei campi profughi albanesi. L’obiettivo era quello di organizzare e rafforzare le forze di opposizione in una fase di crisi per il Regime: lo scoppio di una guerra civile avrebbe poi giustificato l’intervento delle Potenze confinanti. La CIA ha recentemente declassificato una notevole mole di documenti (Record Group 263, boxes 4552; in parte disponibili online www.cia.gov) su BGFiend e Obopus che, custoditi presso i NARA, consentono di ricostruire le modalità tecnico-militari (meno i presupposti politici) dell’operazione. Di essi si è servito Albert Lulushi per Operation Valuable Friend. The