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Nikola Pašić (1845-1926) fu il più importante personaggio politico serbo per circa 40 anni capo del Partito Radicale del Popolo, fra l’altro due volte sindaco di Belgrado (1890-91 e 1897), molte volte primo ministro della Serbia (1891-92, 1904-05, 1906-08, 1909-11, 1912-18) e primo ministro del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (futura Jugoslavia, 1918, 1921-24, 1924-26).

Fiume e il Patto di Londra

in Albania 29 e Salonicco assieme alla Macedonia greca saranno reclamate (e occupate) dalle forze serbe alla fine del 1918. Si tratta, per inciso, di territori che la Jugoslavia avrebbe puntualmente rivendicato nel secondo dopoguerra 30 .

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Nel caso di Fiume (e della Venezia Giulia) le rivendicazioni jugoslave si presentavano difficili sul piano diplomatico: l’Italia era una grande potenza alleata e, sulla base dell’armistizio di Villa Giusti (a cui pervenne da sola dopo la sconfitta dell’esercito austroungarico sul Piave), aveva il pieno diritto di sottoporre ad occupazione tutta l’Istria, fino alle porte di Fiume. La città, già corpus separatum della Sacra Corona ungarica, era stata assegnata col Patto di Londra del 1915 alla Croazia per lasciare aperta la strada della pace separata dell’Ungheria 31. In ogni caso l’Italia poteva inviare truppe di occupazione a tutela dell’ordine pubblico a Fiume e oltre, in Dalmazia, fino alla decisione sulla sua assegnazione finale da prendersi in seno alla Conferenza di pace. L’avanzata delle truppe italiane spinse il governo provinciale della Dalmazia a proclamare l’annessione al regno di Serbia 32 .

La concezione di “guerra privata” contro l’Austria che aveva caratterizzato le prese di posizione della diplomazia italiana durante tutto il conflitto continuava in un contesto molto meno favorevole in quanto le grandi potenze non dipendevano più dalla benevolenza italiana. Wilson approfittò della grave situazione debitoria che l’Italia nutriva nei confronti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna per ridimensionare le pretese italiane durante i negoziati 33. Un accordo preliminare con la Serbia era d’obbligo per l’Italia onde rafforzare

ne dello Stato jugoslavo 1.I-20.XII 1918.], Beograd, Institut društvenih nauka, 1964, Vol.

II. n. 600, pp. 687-688. 29 Cfr. Sonnino a Bonin Longare, Bussoleno 5 novembre 1918, in «Documenti diplomatici italiani» (d’ora in avanti, D.D.I). – Sesta serie: 1918-1922, Vol. 1, 4 novembre 1918 - 17 gennaio 1919 (a cura di R. Mosca), 1956, n. 13 e 14, pp. 5-6. 30 Cfr. Leonid giBiansKy, Resoconto dell’incontro di Stalin con le delegazioni bulgara e jugoslava, 10 febbraio 1948, (a cura di Victor Zaslavsky) in «Ventunesimo secolo», 1 (2002), pp. 95-103. 31 Dragovan ŠePić, Italija, saveznici i jugoslavensko pitanje: 1914-1918 [L’Italia, gli alleati e la questione jugoslava 1914-1918], Zagabria, Školska knjiga, 1970. Sulle origini e i caratteri del compromesso ungaro-croato del 1868 si veda: Vasilije krestić, Hrvatsko - Ugarska nagodba 1868 godine [Il compromesso croato-ungherese del 1868], Belgrado, SANU, 1969. 32 janković, Krizman, Građa cit., p. 625, nota 1; la supplica fu ribadita a Spalato il 30 novembre 1918. ivi, n. 582, p. 666. 33 Nicola tranfaglia, Crisi e caduta dello stato liberale, in «Storia d’Italia», vol. 22, La prima guerra mondiale e il fascismo, Torino, UTET, 1995, pp. 139-142.

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