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RIVISTA DI OCULlSTICA

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RIVISTA MEDICA

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Del polao arterioso visibile della retbla . - A. RaELllLMANN. - (A nnales d'oculistique, settembre- ottobre 1890).

li :significato clinico del polso arterioso della retina é im. portante per giudicare dell'attività del cuore e dei vasi. Il più delle volle è l'espressione di un vigore anormale nell'espansione dell'onda sanguigna, conseguenza di una forte oscillazione della pressione nel sistema arterioso. Normalmente l'arteria centrale della retina non ha polso arterioso. L'o11servazione oftalmoscopica delle arterie retiniche acquista il valore degli ~flgmografi della radiale.

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Esistono due specie di pulsazi'oni : il polso di pressione per il quale é momentaneamente vuoto di sangue, nel momento della sua sistole, per presentarsi di nuovo ripieno durante la sua diastole, ed il polso sotto forma di variazioni di calibro e di locomozione.

Quest'ultimo è la conseguenza di una propagazione anormale di una forte onùata sanguigna con forte pressione sistclica e diastolica. Non si nota mai in questo caso interruzione della corrente !:'angui11na come nel polso per pressione. Le due specie di pulsazione sono il segno innegabile d1 un'ondata arteriosa propagata oltre misura verso la p~riferia. Quando il polso é mollo p ron unciato, esso attesta le condizioni morbose della circolazione. li polso di pressione si osserva nel glaucoma in caso di attività cardiaca bruscamente indebolita ad un allo grado, nella sincope, nello stadio algido ùel colera; le variazioni di calibro e la locomo::done !li osservano nell'insufficienza aortica, in molte forme di clorosi, nell'anemia post- emorragica ecc.

Rivista Di Anatoiiia E Fisiologia

Normale E Patologica

sulle anomalie del pigmento e sullo aooloramento della pelle, - Dott. S. EHRMANN. - Memoria presentata alla sezione dermaiologica del X Congresso internazionale di medicina in Berlino. - (Allgem. Wiener mediz. Zeitung, N. 36, 1890).

Lo studio della formazione del pigmento e dei suoi rapporti coi fenomeni vitali ùell'organ ismo é stato intrapreso nel triplice riguardo: i' chimico-fisiologico, 2' biolo_g~co-flsi.olo~ico, 30 pat.:>logico-clinico. Le ultime due forme d1 rnvest1gaz1one furono coronate da miglior successo ùella prima. Fonda· mento a t.ale ricerca furono le osservazioni della pelle degli anfibi e dei rettili nelle loro semplici condizioni.

Se oggi sappiamo che la materia colorante della pelle é contenuta nelle cellule ameboidi, questo lo dobbiamo allo studio degli anfibi e dei retlili, poiché solo in questi può essere osser vata direttamente sotto il microscopio. Mentre però negli anfibi la massa p r incipale della materia colorante si trova nel de rma , la pelle delle r6zze umane di colore e delle parti b rune del corpo dei bianchi deve il suo colore alla materia coloranle raccolta nella epidermide. La materia colorante della pelle si forma solo nel derma in vicinanza di:ii vasi sanguigni dal materiale che è parlato dal s an gue, poiché la materia colorante trova3i sol<> dove esistono vasi sanguigni, e dove questi mancano, manca unche il pigmento; e se eccezionalmente vi è stato trovato, come nella cornea, particolarmente dopo le infiammazioni, questo è per i vasi di nuova formazione o vi è stato tra!i'porlalo. Se si domanda quale dei cnstiluenli del sangue è impiegato alla formazione del pigmento, allo slato attuale della scienza, dobbiamo rispondere che deve essere la materia colorante del sangue. Non solo si produce sperimentalmente il pigmento nelle emorragie, ma vi sono malattie del sangue e dei vasi (malaria, sifilide) in cui si forma il pigmento; ed inoltre si osserva che le cellule che accolgono corpuscoli rossi del sangue col tempo contengono pigmento. Però il vero pigmento granuloso non può generarsi per semplice azione chimica senza attività cellulare, esso si forma solo nelle cellule, laddove la ematina cristallina può anche prodursi negli interstiz i dei tessuti (Zunicke, Ehrmano, Neumann).

Negli albini il sangue e gli elementi dei tessuti non sono apparentemente alterati e non ostante non si forma pigmento. Questo deve solo derivare dalla alterata attivita cellulare. Le ragioni che si sono addotte contro la origine ematogena del pigmento sono:

1° Che 11 pigmento delrepilelio coroidale comparisce prima che nell'embrione si sia stabilila la circolazione. Alcune ricerche hanno dimostrato al dott. Ehrmann che prima della comparsa dei corpuscoli del sangue in vicinanza dell a vescica secondaria dell'occhio non esiste questo pigmento.

2° Che il pigmento degli invertebrati si produce anche senza il concorso della materia colorante del sangue, ma questo pigmento appartiene chimicamente ad un altro gruppo, a quello del giallo, rosso e turchino che s i osserva anche negli uccelli. Questi pigmenti appartengono ai lipocromi, come r1nello degli ori;rani senili e atrofici, e stanno in rapporto genetico con i grassi; essi, al pari della sostanza colorante dei tumori designali come xantomi, sono solubili nell'etere e nell'alcool caldo e sono anneriti dall'acido iperosmico . La materia colorante formata nel derma e portata <lalle cellule di questo nella epidermide mediante appendici cellulari protoplasmatiche attivamente mobili. L'Ebrmaon descrisse nel 1881 delle appendici che dai cromatotori del derma salgono nella epidermide e nel 1f\85 dimostrò che es!:-e terminano nello interno delle cellule epidermiche e conducono pigmento.

Queste osservazioni sono state confermate dagli sperimenti

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del Karg sugli innesti del negro sul bianc0 e viceversa (indipendentemente dall'Ehrmann). La presenza dei granuli di pigmento nelle appendici cellulari ha l'Ehrmann osservato sul vivo sollo il microscopio in giovani rane lunghe 2 centimetri. se si pone un granellino di cloruro di sodio sopra un lembo di pelle disteso sotto il microscopio, si vede come quelle cellule che contengono pigmento nero sono in rapporto con quelle che lo hanno giallo o bianco, per mezzo dì appendici mandale fuori; la pelle allora diventa nerastra, mentre prima era giallo verde. Il colore verde della pelle della rana deriva da ciò che i cromatoferi neri attraversano uno strato di pigmento bianco, comP- attraverso un mezzo torbido traspariscono di colore turchino, il quale mescolato con quello del pigmento giallo dà la impressione del verde sulla retina. Quando le cellule pigmentarie nere distendono le loro appendici, il pigmento nero si avvicina alla epidermide, ed alcune appendici penetrano fino in questa. Cosi diminuisce la spessezza dello strato torbido, il turchino nella mescolanza dei colori passa al nero . Quando le appendici scure si ritraggono si vede che alc uni granuli di pigmento nero rimangono nelle cellule pi!l"mentate gialle. Da questa oi<servazione conchiude il dottore Ehrmann che quando due cellule stanno fra loro in comunicazione per via di ponti, i granuli di pigmento penetrano da una cellula nell'altra e possono anche in questa rimanere. In <Juesla guisa si spiega come intieri tratti di cellule del connettivo sono negli anfibi sprovvisti di pigmento, mentre la ma· teria coloran te si accumula nella soprastante epidermide. Questo avviene di regola nell'uomo, segnatamente nel negro; in questo le cellule che nelle loro appendici portano il pigmentò si avvicinano prossimamente alla epidermide o in essa penetrano. Ultimamente il dott. Ehrmann ha esaminato la pelle di Hegro escissa sul vivo ed ha trovato che le fibre dell'Hlwsclieim sono ponti cellulari che terminano con estremità colorate nello interno <lelle cellule epidermiche.

L'autore descrive come le fibre delle cellule dagli strati profondi salgono fino nello strato papillare; dj cui le estremità sono pigmentate o circondate da un alone pigmentoso falciforme. Passando ai fatti patologici, l'Ehrmann discute dap-

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prima le colorazioni e gli scoloramenti nella sifilide. Nelle pa. pule e macule sifilitiche si forma abbondantemente pigmento nelle cellule di infiltrazione ed é anche in copia portato nella epidermide; perciò la efflorescenza si lascia per lo più indietro una macchia pigmentata. Talora la materia colorante si accumula nel derma e la epidermide rim11ne a poco a poco scolorata. Dapprima si trovano solo scolorali gli strati profondi, qumdi sempre gli strati più 11.lti, finalmente lo strato corneo. L'Ehrmann spiega il fenomeno in questo modo: le cellule ep1• dermiche pigment.ale salgono a poco a poco verso lo strato corneo e quindi si fo rman o al disotto nuove cellule prive di pigmento, cosicchè quando le ullime si sono disLaccale con lo strato corneo, tutta la epidermide é scolorita, ma nel derma è ancora abbondantemente accumulato il pigmento. In questi casi il ll'asporto del pigmento verso l'alto é arrestato poiché le cellule pigmentale ramificale che servono al trasporto del pigmento mancano al limite del corion e della epidermide, quindi uoa µarte su cui prima ha avuto sede una efflorescenza non sembra bruna ma chiara (leucoderma sifilitico). Non si dà un leucoderma senza precedente esistenza d'effioresceoze maculose o papulose. Talora la epidermide nel centro del luogo leucodermatoso si desquamma così fortemente che esso apparisce assottigliato, e segnatamente manca lo strato torbido granuloso quando la epidermid~ è trasparente come negli anfibi, e il pigmento esistente nel derma trasparisce con colore a2zurrognolo, e solo quando la epidermide ha ripreso il suo normale colore tutta quella parte Jiventa bianca. ·

Le condizioni cambiano quando la papula lussureggia, allora la infilt.razioue del derma raggiunge una tale intensità che la formazione del pigmento cessa, ma le cellule epidermiche deJ(enerate potevano già prima non contenere pigmento. Questo sparisce dall'epidermide e dal derma. Ma le cellule ramificate che trasportano pigmento riman gono per qualche tempo, solo possono non cedere il pigmento alla e!'i· dermide. Nel derma il pigmenlo primieramente formato é riassorbilo, non i;erò per i vasi del sangue, ma per linfatici.

DI A?UTOlrJA E FISIOLOGIA :)8J

La vitiligine mostra in principio gli stessi fenomeni; il pigmento formato nel derma oou è portato alla epidermide del luogo m alato, ma è rigettato alla periferia ove si a<'cumula. Nei progressi dell'affezione le cellule del connettivo perdono la proprieta di formare pigmento e solo transitoriamente possono es.sere a questa i,.ti molati dai vescicanti.

Nell'albinismo generale la mancanza di pigmento dipende per lo più da condizioni ereditarie, nell'albinismo parz iale è molto probabile che presieda alle distribuzioni del pigm1mto una influenza del sistema nervoso Per i tumori melanolici che prendono ori~ine da parti del corpo pigmentate non vi ;, ragione di ammettere uu·atterazione della formazione pigmentariA.

La dimostrazione chimica dl'l ferro e la sua mancanza non potrebbero deporre né in favore nè contro la produzione del pigmento dalle materia colorante del sangue poichè è dimostrato che la emosiderina col tempo si altera talmente che non è più dimostrabile la più piccola quantità di ferro nel derma; può darsi che, nello stesso luogo della pelle, il pigmento del derma faccia ricon, sccre il ferro e quello della epidermide no; il che si spiega facilmente per l'alterazione della materia colorante durante la sua migrazione. II colore del pigmento non proviene dal l'erro. Il doU. Preyer ha dimostrato un corpo colorato proveniente dalla emoglobi11a ìl quale e ra privo di ferro. E se si oppone che i fenomeni vitali, e coma tale dobbiamo considerare la formazione del pigmento, si svolgono sempre dai corpi albuminoidi, dobbiamo ricordare che la emoglobina è un corpo albuminoide come qualunque altro. Ne-Ila economia dell'organismo una funzione è evidentemente assegnata al pigmento nell'occhio di tutti gli animali viventi. Nella pelle, una funzionP l'ha solo negli anfibi e nPi rettili, i t1uali diventano chiari al calore e scuri al freddo, e in questo modo possono fino ad un certo grado regolare la perdita del calore; nell'uomo il pigmento della pelle può considerarsi solo come un avanzo delle primitive epoche di S\'iluppo, ché eventualmentepuò dare occasione a formazioni patologiche.

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