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CUOCE ROSSA ITALIA:\A
Ma fu solo nel 188'.:? che la Croce Ros~a italiana cessò di essere un'istituzione prirnta e fu ricono sciu ta quale ente morale; venne allora dichiarala come facente parte dell'esercito in tempo di guerra, entrando così per diritto nell' orbita delle isliluziooi dello Stato e di ,·entando parte integrale del servizio sanitario militare.
L'organizzazione , il fanzionarnentQ e la dotazion e de lle priocipaVi istituzi oni esecuti, e (o,peda li da guerra, posti di soccorso, treni ospedali) non solo della Cro ce Rossa ma anche del sovrano militare Ordine di Malta, furono già ampiamente illustrati su questo iiornale nelle due mPmorie intitolate « I treni-ospedali della Croce Rossa (anno 1888, pag. :, 11), e« Le associazioni di soccorso ai feriti io guerra» {anno 18HO, pag. I :rH) scritte dal generale medico ispettore Barolli o. che la Croce Rossa :-i i• recentemente compiaci uta di nom inare memhro del suo comita to centrale.
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Per completare 11uindi le 001 izie cbe giova rendere cli conoscenza comune circa lo staio 7irn,entp di questa lilantropica Associazione non mi resta r,he fa re un'esposizione sommaria di lutto riò che essa in caso di gnerra potrebhe attualmente mettere a disposizione del regio esercito e della regia marina, in aiuto ed a complcmenlo del servizio sanitario militare.
1° Treni-ospedali , N. 13. - Il completo arredamento necessario per ciascun lreno-ospedale viene 0ra custodito dai so tto comi lati risiedenti nelle ciUit di Torino, }1 ilaoo. Pia• cenza, Vicenza. \'erona , .\fanlova, Bologna, Modena, Reg,lfio Emilia. Firenze,Napoli. Bari , Roma, Palerm o. Solo a Roma, nei magazzeni del comitato centrale, se ne trovano due ( 13•, e f 4°) ma uno di es:- i (il H 0 ) è destinato per riserva o per eventu ale rifornimento degli altri.
CROCE IIOSSA ITALIA~A
L'arredamento dei 15 treni-ospedali o~gi esistenti fu, per i primi I i.. fatt o costruire dal co mitato centrale. e per il 15° da i .:;ottocomitati della Sicilia riuniti: l'arredamento di quest'u ltimo treno può servire solo per 100 infermi, mentre gli altri I i. possono disporre di ~00 leui ciascuno.
:! 0 Ospeda li di guer ra da 200 letti, ~. 4. - Sono stati costruiti per cura del comi.lato centrale ad imitazione degli o5pedali da ca mpo dell'esercito , dai quali non differi:-cono che per essere esattamente divi sibili in 2 sezioni di 100 letti ciascu na senza bisogno di una dotazione complementare. Il materiale relativo trovasi a noma, Mantova, Napoli, Firenze.
3° o .~pedali di !Jllerra da .ro lelti, (mod. 1887) ~- '13.Di que~ ti ospedali 'i furon o falli coi fondi del comitato centrale e trovan si a Peru gia, Torino, Bergamo, An co na, Alessa ndria, (dine . Padova; gli allri 6 furono costruiti dni sottocomi tati di Milano, Yerona, Torino. Brescia, Cremona e Lucca presso i quali vengono co nservati . Sono simili non solo per la dotazione ma anche per le casse, agli ospedali da campo di cui rappresentano una quarta parte.
4" Ospedali da montagna da 50 Ll'lti. (m od. 1889) N. 8. - \oche in questi ospedali la dotazione corrisponde all'incirca alla .i,• parte ~i quella degli ospedali da campo, ma le cass e furono falle di dimensioni minori per renderle someggiabi li.
Due di essi furono costruiti coi mezzi del sollocomitalo di Genova, gli altri r.on quelli dei sottocomitati di P:;lermo, :Xapoli, Firenze. ~t itano, Yerona, Bol ogna.
5° Posti di soccorso, :N. 3:>. - Essi distinguonsi in 15 posti di ·I' classe, e 20 di 2a classe. Il materiale viene conservato dai sottocomitati residenti nelle diversE! città presso le quali o la stazione ferroviaria o lo scalo marittimo dovrà funzionare da po sto di soccorso .
CROCE ROSSA ITAUA 'fA
6° Osp rdali turitoritili, ~- :;. - A. ~l ilano, Padora, \e. nezia, Cuneo e Napoli so ni) slali già accaparrati, nell' eventualilà di una guerra, vasti e adatli locali per es:iere converti ti in ospedali per malati e feriti con un numero compl essivo di ci rea 3000 le tti.
7° .lf<Lga.:.:eni Ji rifornimenw. ~. 6. - Essi contengo no quantità immense di hiancherie, ùi medicazioni ecc.
8° DPpositi ili pPrsonale, N. :t - Questi depositi funzionano come distretti di reclutamento. L'i ncarico dell'arrolamento i! suddiviso fra diversi sottocomitati principali e oj!'gidi si può già fare assegnamento sopra ~. ::;Q:j arruolati appartenenti al personale direttivo, e ~. 852 appartenenti al pe rsonale di assistenza.
Recentemente fu provveduto lullo l'attrazzamento e arredamento necessario per trasformare in nari-o.<spPdali due nari di lnnga corsa cheàal Mini stero della marina verranno affidate alla Croce Rossa, e saranno destinate a seguire la squadra. Ognuna di queste naYi p•Jtrehbe trasportare 125 ammalati o feriti coricati .
E poichè nella guerra di terraferma sarà necessario di sfruttare per una più rapida disseminazione dei ferili ancl1e le vie acquee navigabili, preYedendosi che la circolazione dei treni o~pedali e dei treni attrezzali do, ra spesso subire inevilahilmente dei ritardi dannosissimi, così la Croce Rossa sta gii1 provvedendo per mettersi in grado di organizzare questo nuorn servizio di ambulan::e (lm;iali. Si spera anzi che nell'anno correnle potrà essere effettuato un primo esperimento.
Ed ora che ho dimostrato per così dire la potenzialità della Croce Rossa Italiana , la quale nell'ultima assemblea generale dei soci tenutasi il 30 aprile ultimo scorso ha dichiarato di possedere oggi un attivo di L. 3,,i.87,245 in numerario, e di
CROCE 1\0SSA ITALIANA 'i2i)
L. J,527,i-3 i-.38 in materiale sanitario e quindi un patrimonio sociale di L. 5.0 I i.699 , 4~), auguriamoci per il bene della. patria che non s;a mollo vicino il ~iorno in cui si dovrà usufruire di tutte queste risorse costituenti come un immenso em · porio della caritil italiana.
Per quanto grandi siano già i mezzi di soccorso con umaniwria previdenza raccolti, essi saranno probabilmente inferiori al bisogni); poichr tenuto conto della micidialità delle armi e della natura delle guerre moderne nelle quali si con· traslano masse enormi di combaltenli, l'esperienza fo:-se dimostrerà che i mezzi di cura non sono cresciuti in proporzione dei mezzi di offesa, e purtroppo non tutti i feriti potranno sempre rice,ere quei soccorsi immediati che sono spesso in · dispensabili per salvare la vila.
È necessario <Juindi che la Cror.e Rossa Italiana riesca in ummir1• ad estendere ognora più la sfera delle sue attrihui.ioni , e qnindi la sua potenza benefica. Sarebbe perciò desiderabile che essa pote1he prowedere non soltanto a ra cco · gliere del materinle e ad istruire il personale dipendenle, ma anche a rendere popolari le nozioni che si richiedono per saper prodigare utilmente i soccorsi d"urgenza.
Questa lodevole iniziativa, senza intaccare il patr imonio so· ciale, fu già presa da alcuni dei sottocomitati della Croce Hossa; ma è mestieri che l'umanitaria propaganda cresca e continui. nell'intento di diffondere più vaslamenle nel popolo I istruzione sui primi soccorsi, completando cosi l'opera dell'Esercito il quale diffonde questo insegnamento non solo ai porlaferiti ma anche agli allievi dell'accademia militare, della sc uola militare e della scuola dei sottufficiali.
In Germania esiste già da molti anni, per iniziali va del prof. Esmarch, una vasta a.ysocia::ione dei primi soccorsi, la quale porta il nome di Samaritana in omaggio ad una fra le più
~i~~ose parabole del vangelo. Essa co osta giit di 3000 sodahzn, con 800 , 000 mem!Jri, i quali hanno studiato quanto occorre p d , · ·d · . . . er ren er s1 1 one1 ad esse re prnm soccorritori. · minore è l'importanza che viene data a questa i,;truzione ; 0~ P?lare pr~sso altre nazioni, come nell'Olanda, s,,izzera, Belgio, .Austria-Ungheria, Inghilterra; istruzione eminentemente pratica, e che nel nostro secolo industriale riuscirit prolicua non soltanto ali.e vittime delle bauaglie, ma anche alle vittime del lavoro.
Augu.riamoci adunque che la Croce Rossa, per prnpara rsi a compi~re la sua missione · in tempo di guerra, diventi in t~mp? d1 pace la Samaritana d' llalia: allora si potrà essere s1c11r1 che accanto a chi soffre si troveri1 sempre chi soccorre e questa ~!antropica associazione, già tanto benemerita, rapp~eseotera nel modo più sublime il trionfo della carità ill uminata dalla !\cienza.
II.
li sottocomitato regionale della Croce Rossa di Napoli con lodevole iniziativa ha eseguito nello scorso aprile un eserci zio di mobilitazione della durata di giorni dieci col suo ospedale da montagna N. 20.
Scopo d. q · · · ,. . . 1 uesto eserc1z10 era d1 fare un 1struz10ne pratica per il. personale, e di sperimentare con prove più lunghe e ~o~phcate delle. pre~e~e~ti se il materiale si presta a supe1 are. le molte d1ffico1La merenti alla natura dei luoghi nei quali deve essere trasportato .
Furono quindi prescelte diverse localitit elevate come '.'.~remo'"' di S.. Michele .(me~ri 420), i laghi del Matese (me·11 100 1), e 11 santuario d1 )Iontevergine (metri UOO) per avere l'opportunità di praticare ripetutamente il somel4~io, come quello che costituisce il punto es5enziale nelle mobilita· zioni degli ospedali da montagna, i quali verrebbero meno allo scopo se non potessero dovunque seguire le truppe, e portare i loro soccorsi non mollo lontano dai luoghi di com1,attimento.
Ho creduto non inutile l'e~porre sommariamen1e i risultati pratici di ({Uesta esercitazione, nell'intento di contribuire a diffondere maggiormente la conoscenza degli ospedali da montagna della Croce Ro~sa, tanto più che ospedali consimili rlovranno pure far parte del nostro materiale sanitario di mobilitazione.
Il materiale di un ospedale da montagna da :rn letti (di cui fu già fatta menzione su quest,l giornale dal generale medico ispettore Baroffio, anno 1890, pag. 153·1) è contenuto in casse e colli portanti o~ouno una indicazione :;peciale rappresentata da numeri arahi o romani o da leuere. Le casse. di forma rettangolare, sono munite di due anelli in ferro nella parte anteriore e di altri due anell i simili in quella posteriore. Tali anelli sono destinati a sorre:,?gere le c11sse sui basti dei muli .
Vi sono tre specie dì casse:
·I• Specie. Cas.fe tinte in color bigio . - Sono lunghe cm . 80, larghe cm. 4-5, alte cm. 48. Conteniono gli oggetli. letterecci, la biancheria, gli utensili da cucina e dispensa, il magazzeno della biancheria, gli oggetti varii (brocche, cat:nelle, candelieri, orinali, ecc.), i viveri di riserva.
Si distinguono coi numeri arahi da I a 27 .
Ciascuna delle casse dal!' I al 16 contiene il materiale per tre iofermi di truppa; nelle casse n e 18 son vi gli oggetti per ufficiaii infermi. rt magazzeno della biancheria trovasi nelle ca,se 10. tO, 21. .n. (;li attrezzi e gli 07gelti varii sono rolloca ti oelle casse :13 e 24: gli uten:;ili da cuci na sono assestati nella cas sa 2=5: i viver: 1ìi riserf"a sono collocati nelle cassette e nelle bouiglie esistenti nella cassa 26. :\"ella cassa 27 sonvi i bacini per lavacri e le vas ch ette per bagni locali .
2• Specie. Casst' tinte in color rerde scu ro. - Han no le stesse dimensioni delle precedenti meno una che è più lun~a.
Essi portano i numeri r()mani dall' I al \ JJ. Sono di spettanza dei sanitarii peri: hè contengono i;?li strumenti chirurgici, gli OJ,tgetti di mediciitura ed i mezzi protetici.
Nel ~ 0 I trovans i gli strumenti chirurgici ed oggetti vnrii; dal II al Y soovi gli oggelli di medi catura; la cassa YJI co ntiene le tele metalliche, e ogietti diversi. La cassa YI è più lunga di I 7 cm. delle precedenti perch t) contiene le ferule ed i diversi apparecchi per fratture.
3• Specie. Cassi• per meditinali e attrPzzi di /'armada. - Son,> ""erniciate color le9no e vengono distinte colle lettere alfabetiche dalla A alla G.
Le casse A e B :::ono lunghe cm. 80, alte 48, larghe 22 '/, . Si aprono a libro. Sono munite di un'assicella che abbassata può servire da tavolino.
Le ca5se Ce O hanno le dimensioni delle precedenti. Si aprono t1nteriormente ed in modo che la parte che , iene abhassata può ~ervire da tavolino. Le boccetle de'medicinali ed i ,,a rii recipienti contenuti nelle <ruallro casse anzidette por t :1 00 oltre alle elichette una numerazione corrispondente a quella dei riparti della cassa affinch1\ siano sempre ricollocati nell'ordine prestabilito.
La cassa E ba le stesse dimensioni delle precedenti; contiene il magazzeno dei medicinali e dei recipienti vuoti e si apre dalla parte supe riore.
Le casse 1' ' e G hanno le dimensi oni di quelle tinLe in rerde scuro e contengono gli attrezzi ed oggetti varii occorrenti al servizio della farmacia.
Per non co nfoudere le chiari di una specie delie casse con un'altra, si attaccè ad esse una catenella con dischetto rotondo per le casse del materiale lettereccio. no mezzo disco per quelle degli strumenti ed oggetti di medicatura. una placchetta a triangolo per la farmacia.
I colli sono in numero di 5:
~el collo ~ 0 I rame da cucina;
)) 2 > ))
» 8 » per farmacia:
> ,i. I.Jarella, banderuole, stanghe. cinghie;
» 5 materassi di r,rine; it 6 apparecchio di lamiera per estensione e stampelle;
» 7 sedili da campagna e vassoi:
» 8 vasche da bagno con scheletro di legno e lucchetto. (Questo collo non fu portalo essendosi constata to che non è someggiabile).
» 9 barile:
» ,10 ))
» ·11 cesta da carne con tagli ere ecc.:
» 12 vanghe e zappe;
» 13 forziere:
» I4- tenda con armai ura (P parte):
» -14,bis » » (2• parte};
» 15 tarola per operazioni.
Una tabella indicante gli oggetti è applicata alla superlicie interna del coperchio delle casse, come pure ai colli è fissata la tabella degli oggetti entrostanti.
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Ogni ospedale da :jO lelli è pure provveduto di una cassa da cancelleria ove contengonsi i regislri prescrilli dal regolamenLo di guerra (parte I*); e inoltre come guida pratica professionale vi fu recenLemente aggiunto il Co11171"nd10 di chirnryia di guerm compilato sulla storia medico chirurgica della guerra di secessione d'America dal generale medico ispellore Barof6o e dal maggiore medico Sforza.
Tutto il m11teriale deve essere trasportato per le vie ordinarie in non più di 3 carri, ordinariamente ad una pariglia; va assettato in un solo carro-merci pel trasporto ferroviario, e, in montagna, dovrebbe essere someggialo da '.?5 muli.
Il soltocomitato regionale di ~apoli affidò la direzione del suo ospedale da montagna mobilizzalo (~. tO) ad un medico ,·apo riparlo (capitano) coadiuvalo da due subalterni. nonch1\ da un farmaci:-ta e da un contal,ile. Il personale di assi~tenza fn così composto: I capo sorvegli ante; I .ì fra sorve~lianti e infermieri, e '.2 inservienti: in Lutto I:5 uomini di bas:ia forz a. h:-islettero all'esperimenlo i delej.tali del comitato centrale di Roma, del comando del corpo di slato maggiore, e del mistero della guerra. fra i quali il tenente colonnello mediro nuida, al quale in modo speciale interessa va di const~tareJ' esi to finale di questa prova, perchè, preredeodo gli inconvenienti principali che 1· esperienza avrehbe dimostrato, egli aveva proposto che si sperimentassero anche alcuni suoi nu ovi mo· delli di casse e di sacchi impermeabili apposiLamente fatti ,·ostruire per cura del comitato centrale.
L' esperimento t\ riescito nel suo complesso mollo soddisfacente, avendo offerto una nuova occasione per apprezzare la competenza e la in iziativa del personale e la utilità pratica del materiale di cui dispone la Croce Rossa.
Infatti, non solo riesci sempre po~sihile il someggio nono-
CROCE
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stante le vie disastrose e la inesperienza dei mulattieri i quali sono in genere abilnali a cnricare delle corhe o dei sacchi, non già delle casse: ma. nppen, rnggiunte le locacalità predestinate. si potè sollecitamente proV\'edere all'im· pianto dell'ospedale, $istemandone gli uf6cii. la farmacia, la 1·amera d'operazioni. la tenda d'i solamento, le cucine ecc. di· modochè dopo poco piil di tre ore dall'arrivo l'ospedale stesso ;wrebl,e potuto funzionare.
~iccome però nessuna cosa 1\ perfelta fino dal suo inizio, cosi l'esperimento ha dimo~tralo che alcune parti del materi ,lle sono o difettose o supernue.
~on ne farò ,rui una espo~izione de11a!.'.liata che riescirebbe noiosa e inopportunr.; accennerò ~olo alle cose prinripali nella considerazione, già esposta , che ospedal; con.simili dovranno far parte anche del nostro m:-iteriale :-unitario di mohili1azione.
tili ospedali da montagna della Croce Rossa hanno - fra tanti pregi - un peccato originale proveniente dall ' es:;ersi a1tenuti troppo strettamente per la loro dotazione a quella gii1 prestabilita per gli ospedali da campo da 200 letti, di cui essi rappresentano quasi esaltamente la quarta parte del contenuto. Trallandosi di ospedali da rnont.-tgna destinati a mobilitarsi per· vie difficili cd in epoche nelle quali a stento si rie· scira a riunire il numero dei quadrupedi occorrenti per il someggio, essendo es~i già st:iti requisiti in gran parte per r.llri scopi, semhra evidente che dalla dotazione loro s-i dorr,·l,he escludetP tutto ciò che, pure e.~stndo util,, non 1' da ricm1•rsi comi' slrPttammtf neCfssario rm.;;i indispmsabiil'.
Se ciò ~i :lillmette ne risulterebbe:
IO che alcune cose potrebbero essere soppresse; come ad e,;empio i bel'rl'lti 1/n nr,tlf, le pianrlle di r1t0io, l'esca, la,
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cassetta per analis i dell' acqua e del Pino , il nebuli::.zato1·r ad alcool , ecc.
2° che alcune allre polrebhero essere modifi cate: come ad esempio, la farma cia , la quale potrebbe essere molto ridotla e~sendovi ora un numero di medicinali e altrezzi superfluo per un ospedale prevalentemente chirurgico.
Reclamerebbero inollre una modificazione essenzial e: a) il sistema di ch ia ri ora in uso ; b} la tenda.
a) Chiavi. - L'esperimento ha ripetutamente dimostrato che spesso le serrature si guastano. le chiavi si rompono. e inoltre richiedesi molto tempo e moltissima pazienza per cercare la chiave relativa tulle le volte che si deve chiudere o aprire una cassa qualsiasi. Fatta eccezione per il forziP.re e per la cassa ~. zG contenénte i viveri di riserva , sarebhe utile avere per tulle le casse una chiave unica , senza congegno, di quelle che diconsi chiavi a quadretto o a triangolo, e procurare che la r,hiusura delle cosse sia automatica usando la chiave solo per l'apertura.
li) Tenda pe1· opn·a::ioni o per isolamento. (modello Arena). - Di questa tenda il gener·ale medico ispettore Baroffio scrisse giit un cenno su questo giornale nella rivisla hibliografìca pubblicata a pagina I 4-3i, nell'anno 1888.
Però, sia perchè da quell'epoca essa fu in alcune cose varil'.ta. sia per offrire modo di valutare ~li inconvenienti rilevali nell'esperimento, reputo utile di farne un cenno de· scritti'rn.
La tenda risulta di due parti contenute io due colli distinti: lo scheletro e il telo cogli accessorii per montarla. Allorchè è montata presenta un rettangolo col lato frontale di metri 4-,50 e il laterale di metri 2,50. l'altezza nel centro è di metri 2,iO, la cubatura di metri 27.
Lo scheletro è composto di 7 montanti (quattro ogli an-
CROCE
RO~~A ITAU .-' 'iA
goli e tre sull a linea mediana) e di :j aste (tre longitudinali e due tras versali dette <li testata).
J montanti sono divi :; i in due: il pezzo inferiore è munito di un:i ghiera pe r ricev ere il pezzo superiore. Dal montante che sta nel centro della tenda partono dal vertice due catene discendenti e piit in l1asso due aste di ferro orizzontali, e quesli quattro tiranti vanno a fissarsi sulle aste orizzontali che ~tanno sui due lati più lunghi della tenda. Dal vertice dei mont ioti centrali che :i l inno ~ui due la ti più brevi ~cendono du e aste di ferro che si lissano agli angoli.
J:/ls ta orizzontide più alta (detta di piorente) e quelle dei qu attro lati {dette di testata) si inneslano sui relativi montanti mediante occhielli nei quali entra un bottone.
Il telo è divi so in tre parti: il tetto e due fiancate laterali che si uniscono al centro dei due lati brevi. Di fronte sta un leml10 sollevabile che forma la porla e le due testate hanno un finestrino. Xel telo del tetto sonvi sette fori per i montanti e delle coreggie per lìssarlo alle asle orizzontali.
Gli accessorii sono costituiti da I i- picchetti. una scaletta , un martello di legno. uno scalpello in ferro, dieci cordicelle per fermare i montanti e le aste ai piccheui.
Questa tenda pesa in complesso chilogrammi 133. Essa è svelta e solida: però l'esperimento fattone avrebbe dimostrato che ì> alquanto complicata e difficile a montarsi; inoltre presenta un inconveniente grave, cioè che gonfìandosi il legno per l' umiditi1, non si possono più scomporre i montani i e le aste.
A questo difetto si potrebbe rimediare facendo in modo che le estremità in legno dei montani.i e delle aste destinate a entrare nelle rispettive ghiere fos:;ero totalmente rive~tite di metallo.
Ciò non ostante sarehbe sempre desiderabile che, per la dotazione degli ospedali in discorso , venisse d'ora in nvanti pre- t.HO(.E ROSSA lTAI.JA--;A l'erita la tenda da medicazione mod. c;uida. toltane la fodera bianca. superOua nel caso speciale. St1 ciò a nenisse si anel1lie il vantaggio di possedere una tenda più sempl ice , più capace, meno pesante; inoltre si conlrihuirebhe a rendere sempre "' maggiore l'uniformiLi1 nel materiale sanirnrio fra la Croce Rossa e l'Esercito.
Ollre le cass e e i colli di cui ho fatto menzione e che coHituiscono allualmen te il cari camento regolamentare de;.di ospedali da montagna della Croce llo5!'-a. per iniziativa del comitato centrale e del Lenente colonnello medico cav. Guida. durante questo eserr.izio di mobilitazione furono souoposti ad esperimento gli oggelli seguenti:
A) .\'itore crtSse di forma più lunga e più stretta di quelle ora in uso. Esse corrisposero ouimamente alla prova, essendo pitt facilmente someggiabili e di minore ostacolo al transito per sentieri angusti. Queste nuo,e casse sarebbero poi ridotte ad un numero minimo dovendosi in esse riporre sol o le stoviglie. gli strumenti, i medicinali ecc.; la b:ancheria , gli ogieui lellerecci ecc. verrebbero inn>ce contenuti nei
B) Sacchi impel'1r11abili i 11uali fecero ottima prova re~istendo ai maltrauamenti dei someggi ripetuti, e alle pionie torrenziali da cui furono colpi1i durante il viaizgio. Ne l'urono sperimentati di forme diverse, a sezione trasversale quadrata o rotonda, e con rari i metodi di chiusura. Qualunlrue di questi venia preferito offrirù sempre gnindi vantaggi a confronto delle casse , sia perchè essendo essi meno pesanti e pili adauahil i sul haslo se oe potranno caricare anche tre per ogni mulo, ~ia percht'.• in mancanza di quadrupedi si prestano anche ad essere trasportati da uomini sia sopra il capo che sulle spalle.
C) Letti pieghevoli di vari/3 forme . Pii1 semplice e pratico degli altri risultò essere quello presentato dal comitato
CROCE llOSSA l l'ALIA \A 7:3:; centrale, formato di un telaio o armatura di ferro aprente~i a libro. con piedi di so--tegno ripiegabili e con una tela lis:::ita mediante una funicella che si svolge a spirale fra la tela e l' armatura.
D) Zoste/'a marina. In vista delle diflicolti1 di trovare della paglia in montagna ed in località dove. se pure ne e:sisteva, fu in i?ran parte requi~ita dalle truppe passate precedentemente, si sperimentò anche l'alga della zosl1·rn mal'ina (presentata dalla ditta Piazza di Geno, a) perché essendo es::;a compressihile e Jeggiera non riesce di molto ostacolo a es$ere someggiata. Essa venne inoltre raccomandata per essere morbida, improduttiva di insetti, restia alla macerazione, suscettibile di lavatura. incombustibile. Per queste t1ualità il ministero della marina ne nvrebbe giit permesso l'uso a hordo di tutti i bastimenti di lunga naviga1,ione addelti al trasporto di pas$eggeri.
Anche l'esperimento che ora ne fu fatto avrebbe dato risultati soddisfacenti ed è da augurarsi che gli ospedali da montagna ne posseggano come riserva la quantità necessaria per riempire alcuni pagliericci da destinarsi ai maiali o feriti più gravi.
E) Coprrtoni im71ermeabili . Anche <111esti come i sacchi di cui ho parlato più sopra, deyono la loro impermeahilili1 ad un sapo ne di allumina. Scopo dell'esperimen10 era di vedere se si prestavano hene non solo a proteggere dalla pioggia le casse portate a salma sui muli, ma anche ad improvvisare delle tende e baracche mettendovi per sostegno dei bastoni a punta ferrata (alpenstok) e assicurandoli con delle funicelle fissate a dei picchetti.
Essi corrisposero abbastanza ht:ne nell'un caso e nell'altro. Giova però osservare che, quando i copertoni stanno distesi s1tlle salme, queste offrono maggiore presa ai venti e, funzio -
CROCE HOSSA I'fAUA~A nando quasi come da vela , potranno qualche volta co ntribuire a far cadere gli animali da soma. Essi inoltre hanno un peso notevole ed un prezzo elevalo. li io, a spera re che si mili esperimenti tanto istruttivi diverranno sempre più rrequenli, nell'intento di rendere più dif. fusa la conoscenza esatta dei mezzi di soccorso disponibili e del modo di valer:;ene.
Ed ora 1'he ho ultimato que,;to resoconto dell'esercizio di mobilitazione cui ho avuto la fortuna di assistere, sento il dovere di ringraziare I' \ ssociazione della Croce H.ossa per le cortesie che rni ha nsato.
Auguriamoci anzi che, col cessare del periodo di crisi economica che ora attraversiamo, possa anche l'Esercito mobilitare sempre nelle grandi manovre le sue istituzioni ospedaliere al seguito delle truppe , invitando ad intervenire rol suo materiale anche la Croce Rossa, come indispensahile complemento del corpo :-anitario militare.
Co~ì la conrorde operosi lii dell'uno e dell'altra in questi simulacri di guerra, ~ioverà a far meglio conoscere !a reciprocitil delle atlribuzioni, diverse nei limiti. identiche nello ~copo, che è 11uello di cooperare alla salvezza di chi ha versato il proprio sangue in difesa della patria.
Su Dt Un Caso Di
Vert I Gine Epilett I Ca
L' epilessia, dopo l'isteria, P senza alcun dubbio la nevrosi, che si presenta sotto il maggior numero di aspetti. li suo campo, una volta mc,lto ristretto e bene definito, in questi ultimi tempi si è venuto a mano a mano allargando, compr endendo in sé molte manifestazioni morbose, che prima vagavano incerte nel campo della patologia ner vo~a; che, poco conosciute o non bene studiale, non si sapeva a quale malaUia riferi re. Una intera serie di casi, che per l'addietro 110n si vollero attribuire a nessuno dei eomplessi sinlomalici cono~ciuti, venne ro poi, in ispecie Jopo gli studi del T rousseau e del Griesinger, annoverati fra le epilessie. Quesl'ullimo autore propose il nome di stati epilettoidi per queste forme incerte; però nulla si oppone a che esse vengano classificate addirittura col nome di epilessia. Se prima si riteneva come carattere diagnostico indispensabile di c1uesta malattia la pre~enza dei falli convulsivi, poi col petit mal si giunse sino al punto da r itenerP solo il fenomeno della mancata coscienza come l'elemento pr incipale dell'accesso epilettico; ed oggi si .. convinti che anche questo ultimo fenomeno può mancare, bastan do talvolta una semplice vertigine od una semplice alterazione dell'attività psichica, che si manifestino sotto forma
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di accessi, per dire che si tratta di epilessia. Gli stati epi leltoidi possono presentare le più diverse forme; però le pi comuni sono gli accessi di vertigine ed anche di semplice • leggiero sbalo!'dimento, senza vera abolizione della cosciénza. Il Griesinger (A rehio f Ps!Jchiatrie und Ne roenkranlcherte11, parla specialmente di due gruppi di fenomeni epilettici, ciOè taluni accessi di vertigine e certi stati morbosi, in pratica. ritenuti come ipocondria ed isteria, ma che in realtà sono delle epilessie con fenomeni intercalari molto pronunziati e con debolissimi ed incompleti parossismi li Westphal sostiene che questi stati epilettoidi sono uno Jei sintomi più frequenti di quasi tutte quelle diverse malattie, che appartengono alla classe delle psicopatie. Quale importanza abbiano per i modici militari queste manifestazioni epilettiche è inutile che io il dica, e sarebbe qui fuori proposito trattare simile argomento; però non credo inutile riferire il seguente caso di vertigine epilettica ed illustrarlo brevemente, tanto più che esso ci presenta altri fatti degni di considerazione e qualche fenomeno clinico, che riesce sommamente difficile d'inter-:petrare colle nostre attuali cognizioni sull'essenza e sul]a> sede della epilessia.
Guarese Luigi, figlio del fu Michele e di Anna Ingorgo, nativo di Napoli, di anni 20, appartenente alla leva del 1870, numero di matricola 30622, timonier e, entrò come volontario in marina nel maggio 1888 per liberare dal servizio militare suo fratello, che col lavoro procacciava ii vitto gioroalie~ alla famiglia. Bambino fu colpito dalla scarlattina; a quattor,. dici anni ebbe l'ileo-tifo, del resto ha goduto sempre buona salute. Presenta un vantaggioso sviluppo scheletrico; è alto della persona, con torace ampio, collo lungo, occhi celesti, capelli rosso-castani, pelle lentigginattt; è di temperamento pacifico con una certa tendenza alla malinconia. Assicura di non avere mai sofferto disturbi da part~ '1ei nervi. Jl suo cranio é regolarmente conformato e non presenta nessuna asimmetria. Il padre mod a anni io seguito di una ma- lattia acuta; la madre è epilettica con accessi convulsivi, che si ripetono ogni due o tro giorni; il fratello, diciannovenne, gode ottima salute. Debbo però aggiungere che avendo interrogato personalmente la madre, qu esta negò con una certa vivacità la malattia attribuitale e mi confessò che solo durante la gravidanza dell'ultimo figlio era andata soggetta a frequenti attacchi di convulsioni eclampsiche. È di temperamento nervoso e soffre spesso d'emicrania. Nessuno altro fatto ereditario si ha da notare nel rimanente della famiglia. Arruolato come infermiere, dopo pochi mesi chiese ed ottenne il cambio di categoria e venne imbarcato sulla R. corazzata Ruggiero di Lauria in qualita di fuochista eventuale. Quivi co minciarono a manifestarsi i primi sintomi del male. Egli veniva colpito improvvisamente da un malessere generale, con abbagliamento della vista, scotomi scintillanti davanti agli occhi, capogiro e vertigine, per cui era costretto a sedersi o ad appoggi11r si a qualche parte per non cadere a terra. Tutto ciò finiva dopo 3-4 minuti senza lasciare postami di sorta alcuna. Questo disturbo si ripete va ogni f>-6 giorni, e l'infermo era avvertilo della sopravenienza dell'attacco, pochi minuti prima, da una grande prostrazione di forze e da notevole debolezza nelle gambe. Egli attribuì questi fatti al soverchio lavoro davanti ai forni, al puzzo ed al caldo delle macchine. Sbarcalo dal Lauria, verso la meta del maggio 1889 fece ritorno alla categoria infermieri e fu adde!to airospedale dipartimentale di Spezia, ove rimase per qualche mese senza e$sere mai molestato da quei fenomeni morbosi, che si erano manifestati per la prima volta a bordo. Ai principi di agosto fu imbarcato sul ~aooia come allievo-timonie re, e qui si ripetettero gli attacchi forse anche con maggiore intensità di prima e della durata di ·~irca 10 minuti. Divennero cospicui i disturbi della visione, giacché alla vertigine si accoppiò dapprima l'annebbiamento e poi la perdita completa della vista. È degno di nota il fatto che il paziente non perdeva mai la coscienza di s è stesso e che comprendeva perfettamente di avere perduto in quel momento la facoltà visiva; per quante domande io abbia fatto, per quanto abbia insistito su questo punto, l'infermo ha sempre recisamente affermato di essere stato sempre presente a sè slesso. ~el settembre trasbordò sulla corazzata ltalia, continuando a presentare questi accessi di vertigine e di cecita, che aumentavano a grado a grado di frequenza, in modo da aversene in media uno ogni due giorni. In qu~l tempo anche io mi trovavo imbarcato sulla Italia, e posso assicurare che non so~o l'infermo non si è mai presentato alla visita medica per chiedere consiglio e spiegazioni sulla sua malattia, ma ancora che non ho inteso mai parlare di un così strano ammalato, benchè gli attacchi fossero cosi frequenti ed avvenissero quasi tutti durante il giorno. L'infermo ricorda di essere stato assalito dal male nelle ore della notle, solamente due volte, mentre trovavasì di gunrdia in coperta· non sa dire nulla circa la comparsa di questi attacchi d;1rante il sonno; afferma però di avere dormito sempre bene, di non avere mai sofferto l'incubo, di non essersi mai sveglialo la mattina con peso di tesla, debolezza agli arti inferiori ed altri fonomeni, che possono far nascere il sospetto di un accesso epiletlico avvenuto nel sonno. Nel mese di gennaio f890 il Guarese passò sulla R. nave Dandolo, e qui apparve per la prima volta nel campo fenomenico l'abolizione della coscienza. L'atlar,co era preceduto da sintomi premonitori abbastanza rilevanti e che si manifestavano una decina di minuti prima: debolezza alle gambe, vampa di fuoco, che dal basso saliva alla testa, tremolio generale, salivazione ronzii all'orecchio, e dopo seguivano il capogiro e la perdit; della coscienza. Questo ultimo fenomeno aveva pero al dire dell'infermo, una durata brevissima, tanto ciò è vero ch'e anche questa volta nessuno pose mente alla sua malattia · &gli edotto dalla esperienza, al primo allarme si metteva 'a se~ dere in un angolo e rimaneva lì fino a che non fosse passala ogni cosa, il che d'ordinario avveniva dopo circa un quarto d'or_a. In _seguito_ a cause poco apprezzabili andò soggetto a copiose rmorragie, che durarono circa 4 mesi, ripetendosi l'usc!ta del sangue dal naso quasi ogni giorno, e dopo le quah le manifestazioni epilettiche assunsero un caratter~ più spiccato e divennero più frequenti, avendosi uno, due ed anche più attacchi convulsivi al .giorno. Alla per·dita
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della coscienza tenevano dietro spasmi dolorosi agli arti superiori di breve durata, ma che riuscivano grandemente mole$ti all'infermo e che lo preoccupavano molto dippiù della stessa malattia principale. Pare che anche in questo periodo del morbo i fatti convulsivi fossero poco accentuati o quasi nulli, e che predominassero i frequenti, ma brevi disturbi della coscienza, giacchè si credette trattarsi di accessi di lipotimia, dipendenV dalla continua epistassi. E per questi fatti l'infermo venne sbarcato e ricoverato all'ospedale militare di Messina, dove rimase una quindicina di giorni e dovefu colpito parecchie volte dal male; e di là fu rinviato ed accolto nell'ospedale dipartimentale di Napoli verso la fine del mese di maggio.
Quivi non si tardò a riconoscere la vera natura della malattia, e, come per tutti gli epilettici tenuti in osservazione, fu dato incarico ai signori medici di guArdia di assistere l'infermo durante il periodo convulsivo e di scrivere poi un accurato rapporto sui fatti osservati. Riferirò brevemente quanto abbiamo potuto osservare io ed i miei colleghi, dottori Campanile e Monaco. Gli attacchi d'epilessia avvenivano d'ordinario nelle ore del pomeriggio, e più spesso verso sera, mai durante la notte; e si ripetevano con una certa regolarità ogni tre o quattro giorni. L'infermo, dalla comparsa dei sintomi precursori, che di sopra sono stati accennati, fatto avvertito della prossima sopravenienza del male, si metteva a seder e sulla sponda del letto e rimaneva li taciturno ed acciglialo aspettando l'attacco; talvolta però veniva colpito dalle convulsioni mentre passeggia.va nelltt sala ed una volta mentre si recava alla latrina. Questi segni premonitori cominciavano a manifestarsi solo un dieci, al massimo quindici minuti prima dell'accesso, e non era raro il caso di osservare l'infermo in una data o r a quieto e tranquillo e $icuro di essere risparmiato per quel giorno dal male, e mezz'ora dopo poi vederlo in preda di un attacco violento. L'infermo poi aveva un sacro orrore per il letto ed e ra convinto che coricandosi, le convulsioni si sarebbero sviloppate più presto e più fortemente. L'accesso epilettico s'iniziava col peri.odo convulsivo e con la perdita completa della coscjenza; però le convulsioni tonico-cloniche erano poco pronunziate e talora. a mala p~na accenna i.e, e la coscienza ritornava interamente d~po so!J t~e o quattro minuti al massimo d'assenza. Il oaziente s1 d1~en~va alquanto sul leUo e talvolta tentava- di mordere gli assistenti; d'ordinario vi era un po' di schiuma alla b~cca_ e spesso leggiere convulsìoni cloniche nei muscoli della J~~cia. A questo periodo seguivano d'ordinario due fe~o~en1 1mpo~ta~ti: la ceci~ e le contratture agli arti super1?r1 ed mfer10r1, fenomeni, che ora si presentavano nello s~esso te_mpo ed ora l'uno appresso l'altro,, ma che non ho v~sto_ mai mancare. Talvolta l'infermo, appena ritornalo in se, s_1 lamentava della mancanza della vista, e talaltra questa per~1ta avveniva dop? un certo tempo e gradatamente. Egli co~mc1ava ad avvertire scotomi scintillanti dinanzi a oli occhi poi vedeva girare le cose e le persone d'intorno a 0sè d ' .. . , e a c~o segwva~o a poco a poco l'offuscamento ed infine la perdita della vista. Questo disturbo durava un paio di m· t· d · . IUUI, u_rante 1. quali l'!nfer.mo non aveva punto smarrita la coscienza, giacché rispondeva aggiustatamente a tutte le domande e. s1. mostrava conscio del suo stato, ed in qualche acc~sso s1 r1~eteva fino a due volte. Le pupille erano d'ordinario molto dilatai.e; il riflesso pupillare quasi del tutto abolito. Le ~ontraltu~e ~olto più pronunziate negli arti toracici che negh addommah, ora comparivano immediatamente do 1 l · · po e c~n_v~ s1oru e~ or~ si_ man!festavano dopo un certo tempo; s m1ZJavano d_ordmario nei muscoli dell'avambraccio e rapid~mente raggiungevano il loro massimo d'intensita; duravano ci~ca un quarto d'ora e sparivano colla stessa rapidità con cui erano. app_arse. Erano simmetriche e pigliavano tutti e q_ua~tro gh arti; solo di rado erano risparmiati gli arti infer~ori. Producevano all'infermo un vivo dolore, sino a farlo piang~re, e ~astava il più leggiero contatto, la più leggiera pressione SUI muscoli contratti, perchè il dolore aumentasse. Pre~e~do con !..loa certa forza sui ventri muscolari, le contraz1om_ aumentavano con grande molestia del pazient-e il quale. diceva _di sentirsi le braccia e le gambe come trafitte d~. mille e mille punte di spilli. Quando questi spasmi si manifestavano, mentre egli aveva libera la coscienza, allortt
Di Vertigine Epiutiica
prevedeva la sopravveni~nza ~ei cramp!· a:vvertito da un viv~ seni::o di formicolio agh arti, e commc1ava a lamentarsi prima ancora che le contrazioni si mettessero in ~lto.. Su questo importante fen o meno delle contratture postepilett1che tornerò a dire qualche altra cosa più appresso, ed allora preciserò la forma e la sede di esse. Un altro fenomeno, che non m ancava mai, era la perdila negli arti dei sensi, termico e dolorifico, e che ora appariva al mostrarsi dei crampi cessando con lo sparire di questi, ora si manifestava indipendentemente da essi. Mentre, come si è visto, vi era una not,evole iperestesia tsttìle, a questa poi si accoppiava una ancora più notevole analgesia, e per quanto profondamente si conficcasse lo s pillo nelle carni · l'inf'ermo non riusciva mai ad avvertire il dolore delle punture. Parimenti la coda di un cucchiaio ben riscaldata sulla fiamma ad alcool ed applica ta sulla pelle, non gli produceva nessun senso di calore, ma solo molestia per il contatto. Questi disturbi della sensibilità si presentavano su tutta la superficie degli arti, nessun punto eccettuato, d11lla punta delle dita alla r11dice di essi, e termina.vano con un& linea netta e precisa, oltrepassata la quale, anche di qualche millimetro, si riscontrava la sensibilità normale del petto e dell'addome. Non mi è mai riuscito di trovare sulla testa e sul tronco la benchè minima zona anestesica, e per quante volte abbia cercato di cogliere in fallo l'infermo, non vi sono mai riuscito; e nc,n tardai a convincermi che egli non mentiva punto. Talvolta l'accesso epilettico terminava col cessare delle contratture: il paziente provava un gran senso di sollievo e subito si inetteva a passeggiare per la sala lagnandosi solo di un certo senso di s tanchezza; altra volta seguiva un secoodo attacco. L'infermo cominciava ad essere inquieto, si lamentava di un sen so di fuoco che dal petto saliva alla testa, di una certa difficoltà di respiro, e di un sapore metallico nella bocca. A ciò tenevano dietro il capogiro, l'annebbiamento della vista e la cecità: solo qualche rara volta ritornavano le deboli convulsioni cloniche e la perdita della coscienza. In generale dopo una ventina di minuti i fenomeni epilettici scomparivano, lasciando come postumi un po' di stanchezza, un vivo dolore sotto l'ipocondrio destro e leggiera paresi degli a superiori, fatti che duravano al massimo un quarto d'o Applicando il termometro sotto l'ascella, immediatamen dopo cessato l'accesso, si J'iscontrava un leggiero aumento di temperatura; questa però non ha mai oltrepassato i 38 gradi ; come pure si aveva un·abbondante emissione di urine; io cui molte volte si notavano tracce di albumina. L'infermo, durante la s ua parmanE:nza in sala, è stato sem pre tra quillo, vivendo di accordo con tutti, un po' malinconico e desideroso di liberarsi dal male che lo affliggeva. I suoi sentimenLi non mostrarono nulla di anormale: aveva un affetto grandissimo per la madre ed invece parlava con una certa indifferenza di suo fratello. L'esplorazione elettrica non feea notare mAi nulla di speciale: i riflessi cutanei e tendinei e rano leggermente aumentati; talvolta ebbi ad osservare una notevole iperestesia della regione addominale . La forza, misurata al dinamometro, era di 60 alla mano destra e • 45 aUa sinistra; il campo visivo era le~germente dimmuit&. Fu sottoposto alla cura di bromuro potassico, amministrato in dose discrete, senza aversene alcun notevole vantaggio, e finalmente, essentlosi rigorosamente accertato trattarsi cli epilessia, venne, a norma dell'articolo 18 dell'elenco delleinf'ermita ed imperfe1.ioni fisiche, esimenti dal servizio militart' maritlimo, dichiarato non piu idoneo a continuare nel servizio, e fu riformato verso la fine del mese di luglio.
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pena abbozzate, benchè manchi 11 periodo comatoso e le ~on~ tratture facciano nascere il sospetto che possa trattarsi d1 fatti isterici, tuttavia l'insieme dei fenomeni osservati, l'andamento generale della malattia sono tali da non lasciare nessun dubbio sull'esattezza di questa diagnosi. Ed ora, meLtendo da parte altri fatti degni di nota, mi occuperò brevemente dei fenomeni piu interessanti, che offre questo caso clinico e che sono: la vertigine, la cecità, i crampi ed i disturbi della sensibilità.
Se non m'inganno, il presente caso clinico non è privo di una certa importanza, percnè non solo presenta dei fenomeni, che di rado si osservano P <'ile è difficile potere giustamente interpetrare, ma ancora perchè ci fa assistere allo svolgimento completo della malattia, cominciando dai sintomi incerti e passeggieri e progredendo poi a grado a grado sino ad arrivare alle più gravi e complicate manifestazioni della epilessia. Come si vede, io non mi fermo neppure un istante a discutere sul merito della diagnosi fatta: benché manchino le convulsioni tipiche tonico-cloniche, o siano talvolta a mala
10 Vertigine. - La vertigine. intesa nello strallo senso della parola, cioè come disturbo s ubbiettivo dell'equilibrio, costituisce in generale un sintomo molto '.lubbio, che si riscontra in diverse malattie, e ch e talvo!La rappresenta semplicemente un incomodo delle persone nervose, benché non presentino alcuna lesione organica, e si accompagna a disturbi dello stomaco e più di raro dell'intestino. Più frequenti della vertigine vera sono [.!;li Btordime11,ti, che dagli ammalati vengono confusi con la vertigine. Spesso non è il caso di distinguere se si tratti dell'uno o dell"altro fallo, e talvolta si riscontrano ambedue le forme in una stessa malattia; ma spesso si dà il nome di capoiziro allo stordimento, il quale può mostrarsi nella maggior parte delle malattie nervose di origine centrale. Negli epilettici compaiono delle brevi interruzioni della coscienza fra i diversi accessi convulsivi, ed anche '-enza di quesli, ora sotto forma di attacchi di vertigine, ora come un repentino assopimento, talvolta come uno stato di annebbiamento, durante il quale il malalo continua a parlare ed agire come un automa, restando però una lacuna di tutto ciò nella sua memoria. Queste forme varianti all'infinito si designano sotto il .nome di petit mal ed anche di vertigine epiletLica. Si tratta in fin òei conti di manifestazioni rudimentali. di forme fruste della malattia, che molte volte e per lungo tempo rappreRentan o esse sole tutta quanta la malattia stessa. E non è cosa rara nella patolo/Zif.l del sistema nervoso l'imbattersi in queste forme abortive, a mala pena delineate, di un dato morbo, che poi a poco a poco svol/Zendosi e completandosi vanno a costituire tutto il quadro cli nico di quelladaltt affezione, o <'he talora rimanendo stazionarie form an o l'unica manafe'lta-
'H-6 SU DI UN CASO
zione di una malattia, il cui sviluppo, ignoriamo perchè, si è arrestato sul nascere. Però, a mano a mano che sono progredite le nostre cognizioni sull'essenza delrepilessia e che si sono meglio studiati certi fenomeni morbosi, queste rormé fruste sono state più esattamente classificate e distinLe l'una daffallra · e certo non <-i può negare che in date condizioni e con l'aiuto di certi determinali criteri, molli complessi sintomatici debbano considerarsi come estrinsecazioni della epilessia. L'espressione petit mal compr~nd_e in sè . ~ol~ roba, perchè non sorga il desiderio ed 11 bisogno d1 hm1tarne il significato e di riferirla solo a un determinalo ~uppo di fenomeni. Si comprende di leggieri come altro sia una vertigine iugace, ed altro un accesso di lipotimia o una breve perdita della coscienza (ab sence); vuol dire ~er 1~ _me~o che la causa prima del morbo ha agito nei ,·ar1 casi in diverso grado d'inteosita e forse anche su punti diversi della massa cerebrale, oppure che il sistema nervoso abbia reagito d1veri'-amente alla stessa causa. Quando un disturbo psichico si manifesta e si accompagna con l'abolizione della coscienza è segno e,idente che lo squilibrio tra le diverse funzioni del cervello che l'eccitazione dei centri sensoriali sono molto maggio;i di quando il disturbo si limita ad un sem_pli~e- st-0rdimen to. Hughliogs Jackson distingue le convuls1om 1n tre classi, le quali differiscono a seconda che i centri s <:8:icantisi differiscano di grado, a seconda cioè che i centri impegnati per i primi nel parossismo eppar~ngono a . gradi differenti sotto il punto di vista dell'evoluz1on.; del s1slema nervoso centrale. Questi gradi sono t re:
1• Grado. Midollo spinale, bulbo, ponte di Varolio;
20 Grado. Cen1ri della zone Rolandica (regiona motrice corticale) e forse anche i gangli del corpo striato;
30 Grado. Centri dei lobi prefrontali (centri motori supremi, sezione motoria dell'organo della mente).
Gli accessi epiMtiformi appartengono a quelli del grado medio cioè sono prodotti da scariche eccessive, che hanno princi~io nella sezione dei centri nervosi di grado medio; gli accessi di epilessia vera sono invece pertinenti al ~rad~ più alto e prodotti da scariche comincianti in pa rte dei lobi
DI VERTJr.JNE EPll,EtTICA
prefrontali. Beochè questi siano ineccitabili. pure non si può negare che le loro cellule n~lla normale attività ~ub!scano un eclabolismo e mettano m libertà delle energie: m altri termini, secondo il concetto dell'autore, nell'interno delle masse cellulari avvengono delle reazioni chimiche particolari, si formano e vi si accumulano dei prodotti speciali esplosivi, capaci cioè di scaricarsi su certi dPterwinati punti e per certe date vie conduttrici, determinando cosi la sovrecciL~zione dei centri nervosi ed i fatti convulsivi. Le cellule diventano simili a torpedini, ca riche di Julmiti.ato fisiologico e pronte a scoppiare alla prima occasione. Jackson ritiene ch e in tutte le convulsioni gravi vi sia perdita della coscienza: quest!l non è una funzione dei centri cerebrali più al ti, ma semplicente una concomitanza del loro funzionamento; invece essa si perde tardi o non si perde affatto negli accessi epilettiformi, e quando cessa, ciò avviene perchè la scarica eccessive si trasmette in alto nei centri sensoriomotori superiori per il tramite delle fibre sensitive. Adunque, allorché si !Ja l'abolizione della coscienza. si tralla sempre di un disturbo molto pronunziato con interessamento di centri nervosi importantissimi. Però, dallo stato di perfetto equilibrio psichico sino al punto in cui scompare ogni rapporto tra la coscienza ed il mondo esterno corre un certo tratto, e vi ha una serie di manifestazioni morbose, che bench1) di lieve momento, non possono non essere comprese nel campo della pat-0lo2ia. L'offuscamento della facoltà percettiva (dammer.iustiinde dei lede!>chi), lo f'tupore, il delirio, la vertigine, le illusioni e le allucinazioni e via dice ndo rappresentano stati particolari morbosi dei sensi e della coscienz a, che l')ccupano un posto intermedio tra due condizioni essenzi almente diverse della nostra mente: la conservazione e la perjita della coscienza istessa. Vuol dire che se il rapporto Ira l'io ed il mondo esterno non è del tutto distrutto, ha però subilo delle allerazioni più o meno gravi, le quali per un certo tempo possono costituire l'unico sintomo della malattia ed essere il primo passo verso disturbi nervosi molto più importanti. Più che allro, forse si tratta di un diverso i:rrado d·intensilà di una data causa, di un dato pro- cesso: lo scoppio delle cellule -torpedini non è stato cosl forte da distruggere ogni legame, e Ja iiCarica nervosa uon ha prodotto il suo effetto che a metà; e quindi invece della scomparsa totale si i> avuto solo l'annebbiamento della percezione. Cosi che, da quanto si è detto. non sembra difficile il compr endere come nella epilessia si possono ave re degli accessi fugaci, cosliluiti da un semplice perturbamento della coscienza; delle manifeslszioni ancora più lievi di quelle del petit mal, che a mala pena entrano nei limiti della patologie, ma che pur tuttavia devono essere considerati come dei veri attacchi epilettici: tra un momentaneo offui::camento della vista e le manifestazioni più alte del morbo è solo quislione di grado, di quantità. Bisogna però confessare che molte volte riesce mala~evole il distinguere l'un grado dall'altro; che non sempre si può dlre con certezza se manca o p ur no il fenomeno dell"abolita coscienza, ed allora bisogna affid arsi interamente alla buona fede del paziente. Si sa che la dita della coscienzR nel petit mal dura pocl1is$imo tempo, talora un breve istante, e che l'infermo d"or<linario non avverte punt-0 questa momentanea interruzione delle sue racoltà percettive. Ora, se duran te un periodo di stordi mento avviene la sospensione della coscienza, egli non avYertirà punto questo momento e credera in buona fede d'essere stato sempre presente a si> stesso, ed il medico d'altra parte non avrà nessun criterio per giudicare se vi fu o pm· no questo fenomeno. Inoltre non sono pochi i casi di epilessia (epi.. lepsie p r ocursiDe della scuola fra ncese), io cui gli ammalali consciamente si muovono, parlano, camminano, compiono in fine degli atti complicati pur non avendo la coscienza di loro stessi. Herpin, Gowers, Bourneville, Bricon ed altri ci• tano numerosi casi di automatismo, perfino di automatismQ professionale, osservati in ind ividui epilettici, specie in seguilo ad attacchi di verligin~. Quindi, pure ammettendo che molli disturbi nervosi, meno pronunziati del piccolo male, debbano essere considerati come veri accessi di epilessia, io credo che non sempre si possono isolare questi stati l'uno dall'altro, e ch e forse nel maggior numero di casi si accompa gnano al fenomeno della mancanza di ooscienza. Un ae-
DI \"ERTIGI:\.E EPILETilCA
cesso di vertigine, di una certa durata, devE>, secondo me, sempre indurre il sospel.to che, anche per un brevissimo istante, la percezione sia venuta meno.
~el nostro caso pare che realmente in principio siasi trattato solo di vertigine, di un disturbo cioè dell'equilibrio: l'infermo vedeva girarsi gli oggetti d'a ttorno e si appoggiava a qualche parte per non cadere. Se, durante questo stato, egli Bvesse o pur no Ja mancanza della coscienza per qualche minuto è impossibile argomenlsre; però, stando alle ripetute sue assicurazioni, non vi è alcuna difficoltà ad ammettere ,:he egli era sempre e-0nsc10 di sè, tanto più che, allorquando col progredire del morbo appare nel campo fenomenico la perdila dei sensi, l'in fermo é il primo ad acoorgersene. Quindi possiamo ritenere che la malattia nel Guarese è cominciata con le sue più semplici manifestazioni; e che si fosse trattato di attacchi epilettici lo indicano, oltre che il decorso ulteriore del morbo, l'aura ed i sintomi che precedevano il periodo di vertigine. L'ind1Yiduo, figlio di madre epilettica, o per lo meno di una donna molto nervosa, giunto all'eia in cui <l'ordinario l'epilessia erediLsria si manifesta, ha incominciato a presentare le prime forme, vaghe, indeterminate del male; e fo r se la vita ùel mare, il mestiere faticoso di fuochista, l'aria confinata e calda delle macchine, il respirare gas carbonico (Ermùdungs -Epilepsie) sono stati la causa occasionale, la prima spinta alla e-0mparsa di un mOJ·bo, cui egli era per ragioni d'atavismo predisposto. Fa mera\•iglia come nessuno a bordo si $Ìa mai accorto di questi disturbi e come l'infermo non abbia mai chiesto oonsiglio ai medici od avuto la curiosità di sapere a che cosa attrihuire il suo malanno, che pure lo molestava cosi spesso: ciò può essere dipeso da una certa stranezza di car11tter e, comune a molti epiletlici, e che nel Guarese non faceva difetto. Ora si r ifletta un poco a quanti pericoli i> esposto un individuo simile a bordo. Sie che come fuocbisls si trovi vicino alle macchine in movimento, o come gabbiere debba continuamente manovrare sugli alberi, o come semplice ma rinaro endai:e su e giù per scalette ripide e malagevoli, salire sulle murate, lavorare talvolto sul fuoribordo della nave e vie dicendo, egli al mi11imo attacco corre il rischio di cad ere in mare o sulla coperta, o di capitare con un urto tra gl'incastri èi una ruota o di farsi male in un modo qualsia~i . E cio senza escludere il caso che qualche volta possa riuscire dannoso anche agli altri. Quindi fa d'uopo tenere ben d'oc~hio tali so,get~i, spiarne le più piccole manifestazioni del morbo, a quando sorge il sospetto che trattasi d"epilessia inviarli subilo agli ospedali dipartimentali. Ma pur troppo non tutte le verli~ini sono di natura epilettica; i fugaci e leg1-ieri disturbi della coscienza si riscontrano in molte e svariate affezioni del sistema nervoso; molti di questi fenomeni possono essere facilmente simulati; e però occorrono delle norme per potere stabilire con esattezza se i fatti osservati entrano o pur no nel campo della epi lessia.
Il Nothnagel consiglia di attenersi ai seguenti criteri: t • ta mestieri l'accesso parossistico, prodotto dagli stessi ftttti, che agendo piu diffusamente e più intensamente danno le forme [ordinarie del male; 2• i par ossismi devono rappresentare tutto il quadro della malaltia e non debbono dipendere da altre possibili malattie; :l0 la concomitanza con veri accessi epilettici. E difatti nel nostro caso, dopo un periodo stazionario, non tardarono a compari re allri più. impo rtanli fenomeni, quali la perdita della coscienza. la cecità, le con• vulsioni, che n o n lasciarono più nessun dubbio sulla diagnosi. E questo passaggio dalle forme più leggiere alle piu gravi venne de terminato, o per lo meno ·fu accompagnalo da un fallo, che a prima vista sembrerebbe di nessun rilievo, cioè l'epistassi. Tutti conoscono la grande questione, durata lungo tempo tra i patologi per decidere se nell'epilessia si abbia anemia ovvero iperemia del cervello, e come la grande m11ggioranz'\ degli scrittori si siano pronunziati in favore dell'anemia. Ora il nostro caso parla mollo chiaramente a vantaggio di questa ultima opinione. Oippiù si che le affezioni nasali croniche, la rinite ipertrofica a preferenze, che la tumefazione del tessuto erettile (Hack) sono spesso causa di epilessia. Non saprei dire se il no~tro ammalato abbia avuto o pur no qualche affezione nasale; però la con tinua emorragia, che è durata tanto tempo resistendo
or VERTIGINE EPILETTICA
ad ogni mezzo curativo, fa per lo meno sospettar e di qualche cosa. Quindi , conchiudendo, possiamo ritenere che la malattia nel Guarese, cominciata con sintomi molto mili, '-i è dipoi aggravala in seguito alle copiose perdite di sangue, in dipendenza forse di qualche affezione del naso.
2• Cecità. - Nella epilessia non mancano i disturbi della vista, ed uno dei sintomi, che s1 osserva molto di frequente e che ha un certo valore diagnostico è lo scotoma scintillante.
Esso consiste in scintille che invadono una metà del campo visiso ed intervengono ad accessi. Prima si mostrano fenomeni luminosi, provenienti da destra o da smistra, che rappresentano una pioggia di scintille, o figure simi li a ruote infocate, o linee luminose a zig-z ig; a poco a poco la scintillazione !òlÌ estende alla linea mediana, di rado la oltrepassa. Questo fenomeno subbiettivo della vista d'ordinario è un sintorna precurf'ore dell'accesso epilettico ; ma talvolta è un vero equivalente epilettico. un altro fatto, che si può osservare e che nel nostro caso non manca del tutto , è la ristrettezza concentrica del campo visivo di entrambi gli occl11. Talora si nota questa ristrettezza, e maggiore pei colori, prima del comparire dell'attacco; anzi pare che in tale stadio ìl campo v1~ivo \·ada f'empre più restrinp:endo~i fino a che viene ad essere r idotto ad un punto: allora insorge l'accesso epilettico. In molti soggetti l'aura é appunto data solo da questo graduale restringimento , il quale spesso persiste per qualche tempo dopo l'attacco e diventa cosi un buon c r iterio per distinguere l"epilessia vera dalla simulata. Affine a questo fenomeno, ma più raro ad aversi , é la cosidetta anestesia della retina, che consiste principalmente in uoa rapida stanchezza degli occhi. Secondo Wilbrand è caratteristico per questa affezione che ali' esame perimetrico la forma del campo visivo varia secondo che si va da destra o da sini!òltra, dall'alto o dal basso; ma nel Guarese non mi é riuscito mai di riscontrare un simile fatto. Per questi disturbi vi;;ivi puramente funzionali importa n otare che il reperto del fondo dell'occh io è del tutto negat1vo e che le pupille sono perfettamente mobili. Infine nella epilessia si può avere l' amaurosi doppia ad accessi e spesso rapidamente passeggiera. Si è detto che es~endo qui le pupille ampie e rigide si <lebba con probabilità trattare cli una lesione periferie&; ma nel maggior numero dei casi la mobilità pupillare è conservata, e quincti piuttosto è da pensare ad un disturbo centrale. La cecità nel presente caso clinico rappresenta un faUo impo rtante e costituisce uno dei fenomeni più cospicui e più frequenti della malattia. Qui, dove gli alti convulsivi Mno molto attenuati ed incompleti, si accentuano e prevalgono le forme, che nei casi ordinarii o non si banno addiritura o sono a mala pena accennate. E non solo questo disturbo della vista accompagna altre manifestazioni del morbo, ma ancora si presenta da solo, costituisce da sè tulto quanto l'accesso, ed acquista quindi il valore di un vero equivalente epilettico. Nell'infermo l'amaurosi è comparsa fin dal principio del male, prima ancora che si manifestasse la perdita della coscienza, e dopo non è mancato mai in nessuno attacco convulsivo. Essa segue immediatamente alla vertigine, con cui si accompagna; e però possiamo in qualche modo stabilire che si tralla di un esteso disturbo della corteccia dei lobi posteriori del cervello. Qui appresso vedremo se questa opinione vada o pur no d·accordo con gli altri fenomeni osservati.
3• Contratture ed anestesia. - Do po gli attacchi cvnvulsivi non è raro osservare afa!;-ia, emiplegia, d'ordinario transitorie, ma talvolta definitive; anestesia parziale unilaterale ed anch e bilaterale, i cui limiti sono talvolta singolari. Questi falti dipendono ùa congestioni cerebrali, da piccoli focolai emorragici, che si producono nei centri nervosi quando la stasi venosa è nel più alto grado. Però il Todd, Alessandro Robertson ed altri autori dicono che in tali casi interviene un esaurimento degli elementi nervosi centralì, che colpisce anche le fib re della via motrice, le quali congiungono i centri motori più elevati cogli inferiori. Oltre questi disturbi, che in vero assumono aspetto vario e che sono per sè stessi poco importanti, si hanno talvolta dopo un accesso di epilessia dei fenomeni spastici, delle contratture, diverse tra loro per inlensìlé, per durata, per esten-
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sioni, che si pos.:;ono considerare come un' emanazione cliretta della causa ml)rbosa, come una continuazione, sollo allra forma, deù'accesso com ulsivo, e che possono puranche sostituire quest'attacco e rappresentare da solP tutto il periodo convulsivo. li Troussea11 ed il ~olhnagel stabiliscor,o anzi una forma intermedia, di passaggio, tra il grand ed il pr>tit mal, contr odistinta dalla perdita della coscienza e da spasmi tonici, difTu.:;i a~h arti toracici ed addominali. Però io credo che anche queste manifestazioni debbano rientrare nel quadro della grande epilessia, e che a volere creare delle categorie diw,rse, ~econdo i1 diYerso utodo di presentarsi dei fatti spasmodici, sia un lavoro malagevole e di nt>ssuna pratica utililil.. Secondo me, ::<ernpre che in un attacco epilettico si osserveranno fenomeni di contratture, in qualsiasi modo esse si manifestano, si dovrà pa rlare sempre e solo del grand mal, perché si tratta di una stessa causa, che produce effetti, se non identici. almeno affini tra loro. Ma non .- mia intenzione 1rintrattPnermi sulle varie forme di crampi, clte possono comparire durante il periodo convulsivo; io di r ò brevemente l'Olo di quelle contratture, che appaiouo dopo finito l'accesso, clte si organizzano quauùo tullo sembra cessalo, e che possiamo denominare: contratture post-epilettiche. Ed il 11ostro caso offre un bellissimo esempio di tali alterazioni. S1Ando alla teoria , i crampi po"sono essere prodotti da un eccitdmen to in qualsiasi punto cosi della via motoria che della sensitiva; nel primo caso \oli parlerà di crampi diretti, nel l'iecondo di riflessi . Nel crampo diretto la forma dovrebbe essere proporzionale all'eccitamento, per cui i crampi clonici diretti pos::;ono essere prodotti solo da irritazioni intermittenti; ma possono anche 1le1 pr·ocessi morbosi produrre nei nervi di m oto un « cambiamento crampico ,. e quindi aversi alla loro eccitazione e 11011 so,o una contrazio11e o un tetano, ma anche un crampo , Ionico. Però molti ammettono che tutti i crampi cloniri siano crampi riflessi coll'ipotesi che nella sostanza grigia si trov mo condizioni tali, per cui una semplice irritazione <lia una serie di contrazioni. Jn quanto poi ai crampi to111ci ed alle contrazioni isolale sembra che anche qui sia molto più ì54 SU DI U'i CASO frequente l'origine riflessa della dirella. Il crampo può originarsi o da abnorme irritazione, o da aumentata eccitabilità: l'ultimo fallo dovrebbe essere il più comune, benché nei singoli casi non sia spesso possibile la disliuzione. Di quale natura siano queste contratture post-epilettiche è ben difficile assodare, ed è mia opiniorie che possano verificarsi e l'uno e l'altro fallo. li fulminato flsiologieo (Iackson) talvolta agirà direttamente sui terrilorii dei nervi di moto e tal'altra v'influirà per vie indirette e chi sa quanto complicate. La carica nervosa potra benissimo scarical'si solo· sui centri di secondo grado, su quelli cioè dell1t zona Rolandica ed anche su di uno solamente di questi centri, e si avrann~ quindi fenomeni poco estesi, contratture limitate a qualche gruppo muscolare o ad un arto ; e la coscienza rirnarra intatta, perchè il disturbo funzionale causalo dallo scoppio di una cellula - torpedine non è s tato cosi forte da trasmettersi ai centri di izrado superiore, oppure vi è arrivato talmente indebolito da non produrre effetto di sorta. Quindi, secondo me, anche in questo caso si tratta unicamente di diversa sede e di diversa intensita delle scariche: le contratture post-epilettiche non sono che veri accessi epilettici. nei quali la perdita dslla coscienza non si avvera perché il punto di partenza dello squiJibrio cerebrale si trova nella regione motrice corticale. Niente c'impedisce di ammettere che un eccitamento si origiui uei centri motori degli arti toracici: ora a seconda che la sua zona d'irradiazione sara più o meno grande, si avrà maggiore o minore numero di fenomeni, che accompagnano il fatto principale, i crampi cioè degli arti sopra detti. Se la scarica si propaga indebolita soltanto ai sottostanti centri cortico- motori degli arti addominali, si avranno le manifestazioni, apparse appunt-0 nel nostro infermo, cioè contratture mollo pronunziate negli arti superiori e leggiere negl'inferiori. E poi!hé ad una sove1·chrn eccitazione succede l'esaurimento degli elementi uervosi, così possiamo spiegarci anche la paresi che compariva negli arti appena cessati i cr11mpi. E che realmente si tratli di veri accessi epilettici ce lo dimostra il fatto, che molte volte insieme agli spasmi tonici, o durante la loro pre~enza, si
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avevano i disturbi della vista e quelli della coscienza: vuol dire, ripeto, che la causa morbosa ora agiva su di un punto solo, ora su punti diversi della corteccia cerebrale; ma si trattava sempre di un nuovo attacco, diverso nella forma per la diversa sede della scarica. Le contratture quasi esclusivamente pigliavano i muscoli flessori 4egli arti. Le braccia erano addossate al tronco; gli avambracci piegati sulle bracci a formavano con queste un angolo di 45 gradi ed erano in semi-pronazione; le mani fortemente fless• J erano alquanto inclinate verso il margine radiale dell'avambraccio· le dita erano raggruppate intorno al pollice. '
I muscoli più interessati erano : il gran pettorale (nervi. toracici anteriori del plesso brachiale) ; il grande rotondo (n. solloscap. med.); il brachiale interno (nn. muscolo cutaneo e radiale); il bicipite brachiale (n. muscolo cutaneo); il lungo supinatore (n. radiale) ; il pronatore rotondo ed il quadrato (n. mediano); il palmare lungo (n. mediano); il cubitale inte rno (n. ulnare); i muscoli interossei e lombricoidi (nn. me· diano ed ulnare); l'adduttore, il breoe .flessore e l'opponente del pollice (on. med. ed uln.). Negli arti addominali le contratture, comi! si è gia detto, erano molto meno pronunziate e si limitavano ai muscoli gastrocnemio, plantale e sole~ (~. tibiale post.), per cui il piede si presentava esteso (fless10ne plantare), addotto ed alquanto rotato in modo che la punta guardava in dentr o ed il calcagno all'infuori con le dita un po' disposte ad artiglio. Gli arti inoltre era~o sede di un'altra importante manifestazione morbosa: l'anestesia termica e dolorifica.
Sinceramente è questo il punto più difficile ad interpetrarsi nella presente storia clinica, e se non facessero buona testi monianza le ripetute indagini dei oiiei colleghi e mie . . . ' quasi quasi s1 potrebbe dubitare della esattezza delle osservazioni fatte. È invero cosa molto strana il vedere nervi di uno stesso plesso e fibre nervose di uno stesso ramo, dei quali alcuni si trovano in istato di sovra Hccitazione enorme mentre altri sono completamente paralizzati. Forse la carie~ nervosa scaricandosi con grande intensità 1:,ulle fibre di senso produce tale un cambiamento nella disposizione mo-
Jecolare o nella composizione chimica da distr uggere od impedirne per qua lche tem po la funzione; mentre su lle fibre di moto a~isce solamente eccitandole ? Ovvero resa urimeuto comincia fin dal principio, offrendo le vie sensi tive una mi• oore resistenza a d un forte eccita mento? O la soverchia eccitazione dei nervi di moto esercita un'influenza, di remo cosi inibit rice su quelli d1 senso, e l'iperfunzione degli uni é tutta a discapito dell'attività degli altri? Sono tutte congetture vaghe, forse senza nessuna base scien tific11 . Dalla qu a lita dell"a neste,,ia non si pos~o110 trarre conclusioni !ò!icure sul luogo della lesione, ben ché determinale form e diano con una certa probabilita dei buoni risultali. L'anestesia completa è d' or Jinario pr·odotta da alterazioni periferiche, fatt.a astrazione dall'anestesia funzionale, che IJUa si sempre è completa; invece l'anestesia pa,·ziale è più freq uentemente d1 natura centrale che periferica. L'analgesia si ha il pii\ spesso nel!' anestesia funzionale Però bisogna notare cb un'anestesia purziale non parla sempre con certezza contro una lesio11e 1,eriferrca, potendo molle volle ave re anche questa ul'igine . L' avere osse rvato costantemente nel uostro cuso che il disturbo si limitava nettamente a i soli arti potrebbe fa r pensa1·e ad una lesione perifi>1·1ca, e certo la ~cienza non ha an cora dello l'ultima parola su lle m anifestazioni d'o rr gin~ :.pi nale e periferica, che si hanno nella epilessia; ma per amore di brevità tralascio di occuparmi di un simile argomento Del resto il non essere bene osser vate le regole anatomiche, i riflessi normali, i crampi, la mancanza di q ualsiasi segno di lesione or ganica, la ris trettezza del campo visivo. r ambliopia, rl deco r so, l' etiologia, so no tutte cose, che pa rl ano in favore di un'aneste»ia funzionale. SenonchP bisogna far r iflettere, arrivati a questo punto, che tale disturbo si osserva d'ordinario nell' isterismo • e qu111di sorge spontaneo il sospetto che nel nostr o caso si tratti di r~nomeni isterici accoppiati alle manifestazioni de lr eprle,,,._ia, si sia cioè davanti al un a1umalato d'isteroepile~,,ia.
Ben cl 1t\ ai: c.,ttanclo questo modo di ,edere la qui!:-tione si semplifichi e ,"i renda piu a l,!evole l'interpretazione di certi
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fenomen~ pure io credo che nel nostro caso l'isterismo si debba mettere da parte e che b isogna lutto r iferire al morbo principale, all'epilessia. Prima di ogni altra cosa fa d'uopo o"ser va re che nell'ister ia il disturbo sensitivo che piu cl'ordin ario si presenta é l'emianestesia. Tutte le parli po~te a destra o a sinistr a della linea mediana sono insenc,ibili, talora solo il tegumento, più spesso anche le parli profonde, muscoli, arti colazioni, ecc.; rane!'te sia P generale, molto di rado parziale, cioè vi ha solo an algesia , oppure a n aliie<,1 a e termanesles ia. Le mucose degli occhi, del naso, della bo cca, dei genitali sono uE?ualmenle insensibili da una meta del C'orpo. Vi ha ambliopia, ristrettezza del campo visivo, disturbi nella pe rcezione dei colori, anosmia . Or a nel nostro caso manca questo dishJrbo genera le di tutta una metà del cor po, ed invece si ha un disturbo limilato ~olamente agli arti, li cie è do..-e avvengono le contrnllure. E vero che un accesso isterico comune ed incompleto può essere confuo;o con un accesso epilettico; i-> vi>ro che .i c ram pi cli ffu s1 si osservano anche, e certo co n maggiore frequenza. nell'isteria , è ver o che delle C'onvulsioni parziali epilettoidi costituiscono talvolta tutto l'accesso isterico, e che tali accessi si presentano in m odo da stabilire un vero s tato di male epilellifo rme ; pèrò non mancano mai criterii d ifferenziali, anche minimi , che ci guidano alla ri cerca di una giusta dia gnosi. Talvolta a ccessi di epilessia, o solo di vertigine, si producon o attraverso all'isterismo, malattia principa le e primitiva; tal'a llra si hanno acceissi con fenomeni epiletlic1 misti ad accidenti istcriformi, sE>nza che si poss11no confondere con quelli della vera isterc -e pile ssia. I n generale io trovo che di q uesta parola s1 fa troppo abuso, e si e molto co rrivi ad a mmettere in molti casi una simile cliaiznosi; fo r se ciò drpende dal fallo, ch e realmente in non pochi ca~i si hanno de lle maoit'estazioni, che non si sa bene a qua le clelle due nevrosi a ttribuire. Certo esse hanno narecchi punti di contatto e fenomeni di comune, e nessuno può dire dove finisce run a e comincia r altra ; tra due malattie affini esistono sempre delle zone neutre , delle zone intermedie, dove i sintomi si attenuano, si toccano, si con fondono e si scam - biano a _Ticeoda, ed allora la diagnosi del morbo -~ d Il · , Plu che a a ro, v!ene desunta dtll quadro completo di esso d I I , a suo genera e andamento. È tutto quanto un insieme di · . f tr . . picco]i a 1, per se stessi poco importanti e molto vaghi che f; tra ~o~care la bilancia da una parte piuttosto 'eh~ dall':i;~o ~um~i, se le contratt~r e ed _i di~tur!.ii sensitivi fanno sor~ .,,er~ il sospetto che s1 tratti d'isterismo nel caso no~t v- · · ro J epero una serie di considerazioni, per cui siamo indotti a rnnanere nel campo dell'epilessia. Il decorso gene 1 d ll' fl' . l . . ra e e a ez1one, a rigidezza delle pupille le convulsioni lo · l . I . ' nico. e ooic 1e, benche poco pronunziate, il lieve aumento di tem. pera_tura, la presenza di albumina nelle urine dopo gli acces~1, la ce~a_lea e _lo spossamento, che seguono, sono tutti fatti,_ che ~1htRno m favore della epilessia. La scarsezza dei ~ovi°:1e~ti abnorm'., la_ m_aocata premeditazione apparente d~ essi, l ass~nza di altri smtomi isteri ci, come il cram r1sor'.o, le grida'.. la volubilità psichica caratteristica, i mo: menti ondulatorn del ventre al principio e nell' inter Il d Il · , va o e e ~r1s1 , sono anche fatti, che non depongono certo in pro di un attacco isterico. Oippiù nel oostrti infermo sono mancat~ del tutto le stigmate isteriche, che non fanno mai dlfe~to m un accesso d'isteria. Per quante osservazioni abbia prat1ca~o, n_on po!etti mai constatare la presenza della discromatop~1a, di punti dolorosi alle apofisi spinose delle vertebre dorsah, alle costole, ai malleoli, di zone isterogene d. f t · · d. , i zone rena rici, 1 trasferimento della sensibilità da una l Il' lt d par e a a ra e_J corpo, e via dicendo: tutti fenomeni questi, che hanno_ un 11nmenso valore, quando si vuole stabilire Ja nat~ra di un dato morbo. Si aggiunga a tutt0 ci6 che r isterismo maschile non é così frequente come oggi si vuol la r credere; che durante i crampi e l'anestesia si avevano d · t . enomem certamente di origine epilellica quale la vert·a· • 1 • , 1,.,me, 1 r1peler~1 dei fenQmem convu lsivi (clonismo dei muscoli d~Jla f~ccia), l'abolizione del 1·iflesso pupillare; che questi smtom1 formavano un lutto insieme e si succedevano l'uno all'altro e si scambiavano a vicenda· e si avra' un c 1 d' e · , umu o i atti, per cui noi dobbiamo ritenere che si tratti nel nostro caso esclusiv&mente di epilessia. Del resto, se anche
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non si volessero ritenere per buone tutte le raf(ioni addotte, e si fosse propensi ad attribuire uoa parte dei sintomi òsserv ati all'isteria, resterebbe sempre il fAtto, notevolissimo e non così facile a riscontrarsi, di contratture e di Anestesia fun zionale, limitate ai soli arti; sta in ciò appunto, se non m'inganno, l'importanza e la stranezza della presente storia clinica; sta nella diffi.colla di bene inte1·pelrare simili fatti la ragione di questo scT'itto.
Ed ora, giunti alla fint1, ci domandiamo: esiste n"'lla massa cerebrale un centro, un punto solo cli essa, il cui disturbo fun zionale sia capace di produrre i diversi fenomeni osser·vati 1 A questa clnman<la, per quanto sia grande il desiderio di riferire ogni cosa ad un unico centro , bisogna sinceramente risponder,~ di no. Si sarebbe invero tentati di riavvicinare almeno i disturbi della vi!>ta con quelli di senso, ammellendo una lesione là dove le due vie si toccano , cioè nella capsula interna ; ma si scorge subito che ciò é del tutto impossibile. L'esperienza insegna che la !es.ione della sezione posteriore della capsula interna produce I' emianestesia completa, ciò che manca completamente nel nostro caso; inoltre nrJn tutti sono d'accordo nell'accettare l'opinione della scuola francese, specie dello Charcot, secondo cui una lesione della capsula dà l'ambliopia e non l'emianopsia, come pretendono i teteschi (Fr. Miiller). Quindi anche un simile tentativo Tiesce inutile; e mentre per i disturbi oculari bisogna risalire alla corteccia dei lobi occipitali, per quelli di 1:;enso conviene andare più in allo della capsula interna, giacchè una lesione dei fasci sensitivi all'altezza del ponte e del midollo allungato pr odurrebbe emianestesia con o senza anestesia crociata del trigemino, ed una lesione della metà po1:;teriore del midollo spinale nella sua parte più elevata darebbe luogo ad anestesia complefa del tronco, degli arti ed anche del capo, venendo ad essere interessata anche la radice ascendente del 5• paio, che contiene una gran parte delle fibre sensitive del nervo. Invece le lesioni della corteccia cerebrale o delle vie sensitive della corona raggiata nel centro ovale hanno cosi poca estensione da interrompere la continuità solo del fascio del YOlto , o del braccio , o cli quello della gamba; e ,-i sa i11oltre. che il di,turbo s,rn,-.itivo è tanlo maggiore, quanto più si i> , icin1 alla corteccia: cosicché anche per spiegare le osser, ate alterazioni della sensibilità fa d' uopo ricorrere ad un disturbo funziona!e dei centri nervosi situati nella zona Rolandica, nei lobi prefron. tali. Il sintoma dell'accesso epilettico è in generale l'esp ressione d1 una irritazione de lla corteccia cerebrale, ora limitata a qualche punto, ora diffusa a parecchi centri, isolati e distanti tra di loro. Secondo me, l'epilessia è una neurosi mollo complessa. la quale colpisce non solo qualche zona, ma tutta la massa encefalie1t: è un distu rbo completo del cervello, dai centri più elevati ai piu bassi. A furi a d; sminuzzart> questo povero cPrvello in parli minutissime. "i é finito c-01 distruggerne e perderne di vi.sta l'unita. La percezione di un unico eccitamento, per arri,,are alla noqtra coscienza, non si limita ad eccitare una data cellula o un gr 11ppo di cellule, ma miliardi di elementi cellulari Ye112:ono ecciuiti per via delle connessioni, che hanno fra loro, per cui l'atto della coscienza di una percezione, anche semplicissima, è il risultato di un lavor io, che interessa un gran numero di distretti cellulari della corteccia, anche assai l,)ntani tra loro. Questa connessione intima e continua delle ,arie parti nervose del cervello fa si, che 11n dat<> disturbo non può rimanere limitato a questo o 11uel punto, ma 8i diffonde a tutta la massa encefalica : una sola ruota di 1uesto complicato meccaojsmo, che funzion i male o si arr~sti, Q'eoera un grave perturbamenLo o la fermata dell'intero apparecchio . Perciò se molti fenomeni che si osservano nella epilessia, sono di difficile int4>rpetrazione colla teoria delle localizzazioni, si romprendono in,·ece e si spiegano ·1uando si $ara ammesso il generale perturbamento di tutto il sistema nervoso.
01 VERTlf.I" ! EPILETTICA i61 i disturbi della mente, tra le nevro$i e la delinquenza. è dovere di noi medici 1ailitari, affine di evitare fatti dolorosi e tristissimi, d1 studiare le più piccole ma!lifestazioni morbose di spiare attentamente i minimi se,rni , che possano fare/ sospettare qualche cosa, e di isolare subito quegli individui, nei quali si mostrano i sintomi, anche iniziali, di un disturbo nervoso, di una infezione psichica . See;0ndo me, me"'lio dieci furbi a casa loro che un epilettico o un isterico in ~aserma. Si tenga $empr e presente a sè s tesso il fatto che molle ,·olle il delinquente o il pazzo di oggi è il povero epilettico di ieri, in cui non si avevano che fenomeni in appa renza mitissimi e di nessuna importanza: sono appunto le forme vaghe, indeterminate di epilessia. quelle che precedono ed annunziano le manifestazioni tragiche di essa.
A bordo de:la Confierua, Li 20 aprile 1891.
Un'ultima parola ed bo finito. Oggi. che le malattie mt>ntali sono divenute cosi frequenti ; op;i:n , che la psichiatria ha dimostra to il grande nec:so che corre Ira le nevrosi ed