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L'UOMO CHE COLLEZIONAVA OCCHI AZZURRI

In Germania, la corruzione del regime nazista si insinuò in ogni ceto professionale. Purtroppo a questa norma non fecero eccezione nemmeno i medici: uomini che avevano prestato il giuramento ippocratico che li impegnava a salvare le vite umane. Il regime hitleriano si era creato una sua propria scienza medica. I medici che esercitavano nei campi di concentramento non cercavano di curare i loro pazienti, ma si comportavano in base alla teoria secondo cui il rimedio più efficace per un mal di testa è quello di tagliare la testa del paziente. Gli invalidi e chiunque altro fosse inabile al lavoro venivano mandati nelle camere a gas; i detenuti che denunciavano sintomi di malattie contagiose venivano fucilati e così pure tutti coloro che avevano avuto contatti con essi. Spesso i medici iniettavano veleno o aria nelle vene delle loro vittime. Quando un carico di prigionieri arrivava in un campo di concentramento, c'era sempre un medico presente che separava arbitrariamente quelli che avevano l'aspetto sano da quelli che non lo avevano; quelli che avevano ur,. bell'aspetto venivano messi da una parte - e ottenevano così una breve dilazione - quelli che apparivano malandati venivano ammassati da un'altra parte, e destinati al forno crematorio. Peggiò ancora, i campi di concentramento divennero degli incredibili laboratori dove scienziati folli usavano creature umane al posto di topi e cavie. Molto è stato scritto sugli esperimenti che venivano effettuati con inconcepibile cinismo non solo da medici, ma anche da chimici ed esperti delle principali industrie farmaceutiche tedesche. Ad Auschwitz c'era un « reparto sperimentale » dove i detenuti dovevano sottomettersi a prove che di solito vengono effettuate so!o sugli animali.

Dopo la guerra, conobbi un giovane ebreo il cui braccio sinistro sembrava una scacchiera multicolore. I medici di Auschwitz gli avevano applicato una sostanza su tredici centimetri quadrati di epidermide. Dopo alcuni giorni di atroci sofferenze, la pelle diventò di un co[ore blu scuro. I medici tagliarono quel pezzo di epidermide e gli misero un' al,tra sostanza su un altro punto del braccio. Questa volta la reazione fu giallastra e il dolore anche più acuto. Gli esperimenti andarono avanti per mesi. Quando l'infelice si (amentò per il dolore, i medici gli risposero che doveva considerarsi fortunato. « Fino a quando lavoreremo su di te, per lo meno rimarrai in vita,» gli disse un medico ridendo.

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Conobbi un altro uomo che gli scienziati di Auschwitz, dopo tutta una serie di interventi operatori, erano riusciti a trasformare in donna. Quando il fatto era accaduto, lo sventurato aveva tredici anni. Dopo la guerra, con una complicat(l operazione eseguita in una clinica della Germania Occidentale, i medici ridiedero al, paziente i suoi caratteri fisici mascolini, ma non poterono restituirgli l'equilibrio emotivo. Il poveretto cominciò a bere, a mostrare tendenze criminal,i, e al,la fine fu arrestato ... il che non sorprese nessuno di coloro che conoscevano la storia. È al,to circa un metro e novanta ed ha un aspetto sano, ma la sua psiche è distrutta. I medici dicono che non tornerà più normal,e. Sempre ad Auschwitz, un gruppo di medici e di chimièi condusse delle ricerche su un sistema nuovo e più semplice di sterilizzazione. Volevano trovare « un intervento chirurgico » così semplice da poter essere eseguito anche da praticanti e da cetiusici; il nuovo sistema sarebbe stato usato sugli slavi e su altri popoli alla cui riproduzione i nazisti non avevano alcun interesse.

Non è un segreto che alcuni di questi medici esercitano ancora la medicina: in Austria, in Germania, in Egitto, in Africa e in SudAmerica. Abbiamo un dossier con i loro nomi e in qual,che caso con i loro indirizzi. Forse il peggiore di tutti è il dottor ]osef Mengele, ex medico capo di Auschwitz, che si era special,izzato in quella che egli chiamava « la scienza dei gemelli» e che cercò di creare artificialmente dei bambini con lineamenti ariani ed occhi azzurri.

Il nome del dottor Josef Mengele era conosciuto da tutti gli ex internati del campo di concentramento ed anche da coloro che non erano mai stati aid Auschwitz. :Mengele ha sulla coscienza la morte di migliaia di bambini e di adulti. Nel 1944 fu lui che decise chi, delle migliaia di ungheresi di Auschwitz, dovesse vivere o morire. Odiava soprattutto gli zingari - forse perchè lui stesso somigliava ad uno zingaro - e li fece uccidere a migliaia. Ho la testimonianza di un uomo che vide Mengele gettare un bambino vivo fra le fiammt. Un altro testimoniò che una volrta Mengele aveva ucciso personalmente con una baionetta una ragazza di quattordici anni.

Nel 1959, chiesi al mio amico Henmann Langbein, segretario gene- raie del Comitato lnternazionaie di Auschwitz, con il quale avevo lavorato in molti casi, se per avventura conoscesse l'indirizzo di Mengele. Langbein mi disse: « Nel 1954, Mengele intentò contro la moglie una causa di divorzio a Friburgo in Brisgovia, loro ultimo luogo di residenza comune, e scambiò una fitta corrispondenza con il suo avvocato do ttor Hans Laternser. lo ebbi - ma non mi chieda come - il suo indirizzo di allora in Argentina. »

Appresi da varie fonti che negli ultimi anni il dottor Josef Mengele aveva usato i seguenti nomi falsi : H elmuth Gregor-Gregori, Fausto Rindon, José Aspiazi, Ernst Sebastian Alvez, Friedrich Ecller von Breitenbach, Walter Hasek, Heinz Stobert, Karl Geuske, Fritz Fischer, Lars Ballstroem.

Al tempo del divorzio, M engele esercitava la medi cina Buenos Aires sotto il nome di dottor Helmuth Gregor-Gregori. In seguito si era risposato con la vedova del frat ello maggiore, Karl, che era stato ucciso in guerra. Chiesi a Langbein se le autorità della Germania Occidentale avessero cercato di catturare Mengele.

« Il 5 luglio I 959, il procuratore della repubblica di Friburgo spiccò un mandato di arresto contro Mengele. In seguito il Ministero degli Esteri di Bonn rivolse ali' Argentina una richi es ta di estradizione. Gli argentini affermarono di non essere riusciti a trovare Mengele all'indirizzo indicato. Dobbiamo cercare di avere il suo ultimo indirizzo. »

Langbein avev:a conosciuto Men gele nel campo di concentramento e mi fornì una descrizione del medico: piccolo, scuro di carnagione e di capelli, con un leggero strabismo all'occhio sinistro e una fessura triangolare fra gli incisivi superiori. Era alto poco più di un metro e sessanta. « Ora ha cin quantatrè anni e sta diventando calvo, ma è sempre molto accurato nel vestire, » disse Langbein. « Ad Ausc h witz portava uniformi impeccabilmente stirate, stiv ali lucidi e guanti bianchi. »

Langbein mi raccontò che una volta Men gele si era recato nella baracca dei bambini ad Auschwitz per misurare l'altezza dei ragazzi. « Si arrabbiò qu and o scopri che molti di loro erano troppo piccoli per la loro età. Fece avvkinare ad uno ad uno i ragazzi allo stipite di una porta sul quale erano infissi dei chiodi che indi cavano le altezze per ciascun gruppo di età. Se un ragazzo non raggiungeva i l chiodo giusto, Mengele faceva un segno col frustino e la povera creatura veniva destinata alle camere a gas. Oltre mille ragazzi vennero assassinati qu ella volta. »

.Mengele, che è laureato in filosofi a (Università di Monaco), stu- diò la Kritik der reinen V ernunft ( « Critica della ragion pura ») di Kant, e insieme digeri il ciarpame razzista del filosofo di Hitler, Alfred Rosenberg. È anche laureato in medicina (Università di Francoforte) e come medico sperimentatore sacrificò migiliaia di gemelli, rastrellati in tutta l'Europa, usando dolorose iniezioni per cercar di cambiare il colore scuro degli occhi delle sue vittime in azzurro. (Sia l'Università di Monaco che quella di Francoforte hanno privato Mengele del titolo accademico.)

Mengele sosteneva la « teoria » che gli es.5eri umani hanno dei pedigrees, come i cani. Era convinto che la sua « missione » fosse quella di creare una super-razza di « uomini noroici » dagli occhi azzurri e dai capelli biondi, e che fosse suo « dovere » uccidere « gli esemplari biologicamente inferiori » . Ad Auschwitz il suo ambulatorio era impeccabilmente pulito, così come erano sterilizzate le siringhe che egli usava per iniettare acido fenico, benzina o aria che uccidevano i suoi pazienti in pochi secondi. Mengele era una perfetta SS. Era capace di sorridere alle bambine che inviava a morte. Una volta fu sentito dire davanti al forno crematorio di Auschwitz: « Qui gli ebrei entrano dalla porta ed escono dal camino. »

Al pari delle autorità della Germania Occidentale, mi rendevo conto che la cattura di Mengele avrebbe prodotto un grosoo effetto su milioni di persone quando i particolari dei suoi delitti fossero stati resi pubblici in tribunale. Il governò della Germania Occidentale mise sulla sua testa una taglia di sessantamila marchi. Dopo il suo amico Martin Bormann (100.000 marchi), Mengele è l'ex nazista che abbia la più grossa taglia sul capo.

Dopo aver parlato con Langbein, mi misi in contatto con un amico di Buenos Aires al quale fornii gli ultimi due indirizzi noti del dottore. Il 30 dicembre 1959, il mio informatore di Buenos Aires, dietro mia richiesta, notificò all'ambasciata tedesca in Argentina che Mengele abitava, sotto il suo vero nome, a Vertiz 968, Olivos, FCNGBM. Evidentemente, non riteneva più necessario di nascondere la sua vera identità.

Fornii questa notizia a Langbein, che telefonò subito al procuratore di Stato di Friburgo. Vennero scambiati documenti e pratiche fra le ambasciate, i Ministeri degli Esteri, i Ministeri della Giustizia e l'ufficio del procuratore. Agli inizi di gennaio del 1 960, venne inviata per cablo da Bonn a Buenos Aires una richiesta ufficiale urgente, la seconda, per l'estradizione di Mengele. Alcune settimane più tardi, l'ambasciata tedesca venne informata che il procurador de la naci6n argentino avrebbe potuto sollevare l'obiezione che i reati com- mes.,i da Mengele potevano essere considerati « politici » anzichè « comuni ». Molti paesi, soprattutto nell'America Latina, non concedono l'estradizione per reati politici. Le autorità argentine, sebbene ammettessero che le prove contro Mengele erano schiaccianti, non riuscivano a superare quell'atteggiamento psicologico che rende l'estradizione quasi impos.sibile in tutto il Sud-America.

Per tradizione in molti paesi latino-americani il concetto di asilo poli ti co è profondamente radicato. La situazione politica in questi paesi cambia spesso bruscamen te. I capi politici si vedono così costretti di solito a mettere in salvo la loro vita chiedendo asilo politico all'ambasciata di un altro paese latino-americano. Molti esponenti politici sono convinti che, accogliendo le richieste di estradizione dei criminali nazisti, finirebbero per creare un pericoloso precedent e. Raramente i paesi sudamericani concedono l'estradizione per i delinquenti, anche se si tratta di assassini. L' « ospite » è sempre protetto. In certi Stati basta aver SÒggiomato anche solo per due giorni nel paese per non essere estradati. Il caso di Mengel e non significa che nel Sud-America esista una diffusa simpatia per i nazisti, ma piuttosto che vi è una diffusa antipatia per l'estradizione.

Nel frattempo Mengele era stato informat o dai suoi parenti in Germania che un mandato d'arresto era stato spiccato contro di lui a Friburgo. Nel maggio 1959, otto settimane prima che l'atto d'accusa di Friburgo venisse pubblicato, Mengele andò in Paraguay, dove si era fatto degli amici durante una precedente visita. Uno di questi amici era il barone Alexander von Eckstein, un russo baltico che si di ceva fosse intimo del presidente del Paraguay, generale Alfredo Stroessner, di origine tedesca. Eckstein si diede da fare affinchè Mengele venisse naturalizzato cittadino del Paraguay. Eckstein e un altro testimone, un uomo d'affari tedesco di nome Werner Jun g, dichiararono - falsamente - che Mengel e aveva soggiornato in Paraguay per cinque anni, come richiedono le leggi locali sulla naturalizzazione. Questo episodio ebbe una conferma nel 1961, quando Eckstein tornò in Germania e fu interrogato sotto giuramento dal procuratore di Stato Hans Kiigler a Fmncofort e. Sulla base di questa falsa testimonianza, « José Mengele » ottenne la cittadinanza paraguayana il 27 novembre 1959, con decreto governativo n. 809.

Pochi giorni dopo la sua naturalizzazione, Mengele tornò in Ar- · gentina, dove venne a sape re che il governo della Germania Occidentale aveva inoltrato una seconda richiesta urgente di estradizione. A Buenos Aires, la faccenda era nelle mani del procurador de la naci6n, che no n prese alcuna iniziativa e nei sei mesi successivi non dimostrò di volerne prendere. Evidentemente r Argentina intendeva rimanere passiva, come lo era stata nel caso di Adolf Eichmann. Posso rivelare qui che, se l'Argentina avesse estradato Mengele all'inizio del 1960, non vi sarebbe stato, nel maggio di quello stesso anno, il rapimento di Eichmann.

Mengele non era troppo sicuro che il suo passaporto paraguayano, nuovo di zecca, sarebbe valso a proteggerlo. Pensò che per -lui sarebbe stato meglio lasciare Buenos Aires. Andò così a Bariloche, una bella località nella zona dei laghi andini, dove molt i ex nazisti possiedono eleganti ville e grandi tenute. Bariloche è abbastanza vicina alla frontiera del Cile, che è un altro rifugio preferito da molti ex nazisti.

A Bariloche capitò un misterioso incidente. Non posso rivelare la fonte delle mie informazioni, ma posso garantire circa la loro attendibilità. A quel tempo, fra i turisti di passaggio a Bariloche ci fu una certa signorina Nora Eldoc, proveniente da Israele, che si era recata laggiù a trovare la madre. Le due donne erano state ad Auschwitz, dove la signorina Eldoc era stata sterilizzat?, dal d ottor Mengele. Fu una pura coincidenza che la signorina arrivasse a Bariloche nello stesso periodo in cui vi si trovava Mengele. La signorina .F;ldoc aveva allora quarantotto anni, era ancora piacente e aveva molti amici a Bariloche. Una sera, nella sala da ballo di un albergo, ella si trovò improvvisamente faccia a faccia con Mengele. H riapporto della polizia locale non precisa se Mengele la riconoscesse. Mengele aveva « curato » migliaia di donne ad Auschwitz. Sicuramente, però, egli dovette notare il numero tatuato sull'avambraccio sinistro della donna. Per qualche secondo, la vittima e il torturatore si fissarono in silenzio. Non venne pronunciata una parola, come affermarono in seguito dei testimoni oculari, ma la signorina Eldoc si voltò e lasciò la sala.

Qualche giorno dopo, la si.,gnorina Eldoc non tornò da una escursione in montagna. Venne avvertita la polizia. Diverse settimane più tardi, vicino a un crepaccio, fu scoperto il cadavere sfigurato della signorina Eldoc. La polizia fece le solite indagini e attribuì la morte della signorina Eldoc a una disgrazia.

Dopo il rapimento di Eichmann, il governo argentino presentò una vibrata protesta affermando che, se fosse stato richiesto, avrebbe consegnato volontariamente Eichmann. Poichè una tale affermazione pareva, a dir poco, dubbia, informai le agenzie di stampa e i principali giornali del mondo di quello che era accaduto nel caso di Menge- le. Queste rivelazioni dovettero convincere certa gente a Buenos Aires che bisognava fare qualcosa a proposito di Mengele. Così nel giugno 1960 le autorità argentine spiccarono contro di lui un mandato di arresto; ma era ormai troppo tardi, perchè il giorno stesso della cattura di Eichmann ii dottor Mengele aveva attraversato il confine brasiliano ed era sparito ancora una volta. Non per molto, tuttavia. Un giorno di aprile del 1961, ricevetti la visita di un uomo che chiamerò Johann T. J ohann è un anziano tedesco che a suo telmpo fece parte del partito nazista e che an cora si mantiene in contatto con gli ex Kameraden. Tuttavia Johann , che conosco dalla fine della guerra, in più di una occasione mi ha dato informazioni che si sono mostrate precise ed utili. So che Johann non mi aiuta per un senso di colpa o perchè voglia riparare in qualche modo ai delitti commessi dal regime nazista. Non ama particolarmen te gli ebrei, ma è un uomo di carattere. Sebbene sia ancora un ardente nazionalista, il suo atteggiamento nei confronti dei nazisti ha una ragione strettamente personale. Nel 1942 sua nipote Linda, una graziosa ragazza bionda con gli occhi azzurri, venne portata, contro la sua volontà, in un cosidd ett o castello Lebcnsborn - un cent ro nazista di riproduzione dove giovani ariani, maschi e femmine ,, venivano accoppiati allo scopo di produrre degli individui super-ariani - proprio la specie di posto che avrebbe potuto inventare il dottor Mengcle. Linda diede alla foce un figlio di c ui non fu in grado di identificare il padre, che avrebbe potuto essere uno qualunque della decina di giovani SS che si erano accoppiati con lei secondo il programma stabilito. Johann non digerì mai questo insulto alla dignità umana. Una volta mi disse che non avrebbe mai smesso di odiare i nazisti per le loro perverse teorie razziali. Qu a ndo venne a trovarmi nel 1961, erano anni che non ci vedevamo. I suoi capelli e r ano imbiancati, ma i suoi sentimenti erano rimasti gli stess i.

« H o buone notizie per lei, » disse. « So d ove si trova Mengele. Spero che riuscirà ad acchiapparlo. Il suo processo aprirebbe gli occhi a molta gente. » Mi guardò. « La settimana scorsa ho in contrato due tedeschi, uno dei quali è una mia vecchia conoscenza. Erano appena tornati dall ' E gitto dov e, qualche settimana fa, avevano visto Mengele. » ·

« Per quanto ne so, J ohann, » dissi, « Mengel e si trova ancora in Sud-America. »

« C'era, ma è partito il mese scorso. Sembra che cominciasse ad esse re preoccu pato. Aveva il sospetto di ess ere pedinato da agenti israeliani. » J ohann mi strizzò un occhio. « Forse era vero, o forse si trattava solo della coscienza sporca. Non mi meraviglierei se avesse perso la calma dopo la cattura di Eichmann. Comunque, decise che Il Cairo sarebbe stato un posto più sicuro per luL »

« E gli egiziani che cosa ne pensano? »

« Gli hanno dato una doccia fredda. Nasser vuole stare in buoni rapporti sia con gli Stati Uniti che con l'Unione Sovietica. Forse si è preoccupato della pubblicità sfavorevole che si sarebbe fatta se si fosse venuti a sapere che l'Egitto aveva ospitato un uomo come Mengele. Sta di fatto che gli egiziani consigliarono Mengele a lasciare il paese il più presto possibile. Il gruppo tedesco in Egitto, che è capeggiato ad Alessandria dall'ex Obersturmbannfuhrer Schwarz, il quale si occupa di queste delicate operazioni, affittò un battello e trasportò Mengele e sua moglie nell'isola greca di Kythnos. Si tratta di un'isoletta presso Creta, situata in posizione ideale perchè non è collegata da un regolare servizio di battelli. »

« Mengele rimarrà .li?»

« I tedeschi hanno promesso a lui e alla moglie di portarli via dall'isola non appena possibile. Non ha tempo da perdere, Wiesenthal. Se si muove alla svelta, potrà prender.lo a Kythnos. »

Ero sul punto di partire per Gerusailemme per assistere al processo Eichmann. Se avessi informato le autorità greche attraverso le normali vie diplomatiche, si· sarebbero perdute parecchie settimane. Quella volta, come avevo già fatto spesso in passato, decisi di seguire una via inconsueta. Telefonai al direttore di un grosso rotocalco tedesco con il quale avevo già collaborato in passato. Il giornale voleva la storia, io volevo l'uomo. Attraverso Langbein, telefonammo ad Atene e ci mettemmo in contatto con un certo dottor Cuenca, un famoso scienziato che era stato costretto durante la guerra a lavorare ad Auschwitz come « assistente medico » sotto Mengele. ~li spiegai che dovevamo muoverci alla svelta e in segreto. Cuenca ci disse che c'era un regolare servizio passeggeri che faceva scalo a Kythnos solo due volte la settimana. Venne deciso che un redattore della rivista tedesca sarebbe andato a Kythnos via Atene. Se av~ trovato Mengele a Kythnos, avrebbe telefonato a Cuen.ca, che sarebbe accorso nell'isola per identificare il dottore. Se si trattava dell'uomo che cercavamo, Cuenca avrebbe infomiato la polizia greca. Tutto sarebbe stato fatto in modo assolutamente legale. Le autorità greche avrebbero senza dubbio concesso l'estradizione di Mengele.

Quarantott'ore dopo che era stata presa questa decisione, il giornalista arrivò a Kythnos in battello. Sull'isola c'erano solo due edifici d'una certa consistenza: un monastero e una piocola locanda vicino al porto. Il giornalista entrò in quest'ultima e chiese al padrone se avesse avuto ospiti negli ultimi tempi.

« Un tedesco con la moglie. Sono partiti ieri. »

« Ma ieri non e' era il battello, » disse il giornalista.

« t arrivato uno yacht bianco. Il tedesco e sua moglie sono saliti a bordo e l'imbarcazione è ripartita verso occidente. »

Così eravamo amvati dodici ore troppo tardi.

Il giornalista chiese: « Ci sono altri tedeschi su quest'isola? »

Il locandiere scosse la testa. « Quelli erano i primi due clienti che avessimo avuto quest'anno. È troppo presto per i turisti. Di so, lito cominciano a venire a maggio. »

Il giornalista mostrò all'uomo un fa.scio di fotografie. Senza esitare, il locandiere indicò la fotografia di Mengele. Due monaci, che nel frattempo erano entrati nella locanda, confermarono che quello era l'uomo che era stato sull'isola fino al giorno prima. Avevamo perduto un'altra ripresa.

In seguito, quando incontrai di nuovo Johann, gli chiesi se ritenova che Mengele foose stato informato dell'arrivo a Kythnos del giornalista tedesco.

« Non lo credo. »

« Chi andò a prendere Mengele a Kythnos? »

« Degli amici spagnoli presero Mengele e la moglie a bordo del loro yacht. Quest'uomo ha amici dappertutto. t incredibile quello che la gente è capace di fare per un malinteso senso di solidarietà. Non so dove siano ora, ma so che lo hanno portato a Barcellona. Lo sa che una volta ha osato perfino tornare in Germania?»

« In Germania? Ma c'è un mandato d'arresto contro di lui.»

« Mengele ha ottimi amici in Germania. Mi risulta che nel I 959 andò a Giinzburg per assistere al funerale del padre e ci rimase parecchi giorni. Naturalmente non scese in un albergo e non alloggiò a casa sua. Andò a stare nella Engfuh lnstitute Convent School. »

« E nessuno andò a denunciarlo alla polizia?»

« A Giinzburg tutti dipendono, in un modo o nell'altro, dai Mengele. Sono sicuro ohe la polizia ignorava che egli si trovasse in paese.»

Quando si seppe che Mengele era stato a Giinzburg nel 1959, il pubblico ministero Rahn disse a una conferenza stampa tenuta a Francoforte che gli abitanti di Giinzburg « si erano comportati come un gruppo di cospiratori per aiutare la famiglia Mengele ». In seguito ci fu una protesta del sindaco, un certo dottor Seitz. Ma poi un giornale scoprì che il dottor Seitz era il notaio della famiglia

Mengele. Ci furono accuse e controaccuse. Secondo la stampa, un magistrato di GiinzbÙ·rg disse che la città 05pitava « un gruppo di vecchi nazisti che mettono abilmente i bastoni fra le ruote della democrazia». Un ex sindaco di Giinzburg, Michael Zehetmeier, disse al corrispondente di un giornale svizzero: « In questa città nessuno dirà nulla, anche se sa molto. » Questa era Giipzburg, una grazi05a città medioevale di dodicimila abitanti sulle rive del Danubio in Baviera. Giinzburg va orgogliosa del suo bel castello rinascimentale, della sua chiesa rococò, della sua piazza del mercato circondata da vecchie case, e della sua maggiore industria, la fabbrica di macchine agricole di Karl Mengele e Figli. Il padre di Mengele aveva fondato la ditta agli inizi del secolo. La famiglia era diventata ricca, così che da tempo i. Mengele erano i primi cittadini di Giinzburg. Una considerevole percentuale degli abitanti deUa città dipendevano direttamente o indirettamente dall'azienda. A Buen05 Aires, dopo la guerra, Mengele e Figli acquistarono una partecipazione al cinquanta per cento nell'azienda Fadro KG, S.A., che aveva c05truito una nuova officina di montaggio per trattori tedeschi. La società argentina venne fondata con un capitale di un milione di doillari.

Josef Mengele era nato in questa graziosa vecchia città il 16 marzo r 9 1 1 ed era stato allevato come il principe ereditario della famiglia regnante. Negli anni fra il '20 e il '30 era andato a studiare fil050fia nella vicina Monaco, dove aveva conosciuto Adolf Hitiler ai tempi delle prime riunioni nelle birrerie ed era diventato un fanatico seguace del Fiihrer. Quelli a Giinzburg che ricordavano Mengele da gi9vane, mi dissero che soffriva per il suo aspetto fisico. Avrebbe voluto somigliare ad un ariano... ma nemmeno con uno sforzo di fantasia sarebbe stato possibile prende1fo per tale.

All'inizio della guerra, Mengele si arruolò . nelle Waffen SS e servì come ufficiale medico in F,rancia e in Russia. I veterani delle Waffen SS tengono a distinguersi dalle SS ordinarie in quanto affermano che le W affen SS non ebbero nulla a che fare con i campi di concentramento e con gli aspetti più crudeli del regime hitleriano. Sta il fatto, però, che nel 1943 Menge:le venne nominato medico capo di Auschwitz. Himmler e l'ispettore generale Glucks, da cui dipendeva il personale dei campi di concentramento, scdsero l'uomo giusto.

Gli esperimenti condotti da Mengele sulla purificazione della razza mi ricordavano una testimonian7Ja resa a Norimberga dall'aiutante di Hitler, SS-Obergruppenfuhrer von der Bach-Zelewski. Nell'estate del 1941, quando il muftì di Gerusalemme lasciò l'Iraq do- po uno sfortunato P~tsch di stile fascista e si rifugiò in Germania, il maggiore esponente mussulmano anti-ebraico espresse. il desiderio cli conoscere il suo collega tedesco. Venne mostrata a Hitler una fotografia del mllf tì. Come vide la foto, Hitler si rifiutò di riceverlo dicendo di non voler incontraire un uomo « che somig,lia a un ebreo».

« Ma, mein Filhrer, » disse, secondo quanto testimoniò in seguito, von der Bach-Zelewski, « il muftì ha gli occhi azzurri. »

E così il muftì venne ricevuto da Hitler.

Sono ora in grado di ricootruire con molta esattezza i movimenti di Mengele. Alla fine della guerra tornò a Giinzburg. I suoi fauniliari e gili amici, che non sapevano nulla dei suoi precedenti ad Auschwitz, lo accolsero com.e un buon soldato che aveva fatto il suo dovere. Molta gente sapeva che egli aveva lavorato in « uno di quei campi », ma nessuno foce domande. Anche in seguito, quando cominciarono a circolare delle voci, la gente rimase zitta. Giinzburg si trovava nella zona americana della Germania, ma gli americani non mossero alcuna accusa a Mengele perchè non sapevano quello che aveva fatto. Fu un'altra prova della confusione assoluta che esisteva fra le varie autorità militari e civili in Germania nei primi anni del dopoguerra.

Per cinque anni Mengele cond11$SC una vita tranquiHa, intervallata da frequenti viaggi a Monaco e alltrove. Nessuno lo infastidiva. Solo nel 1 950 si cominciò a fare il suo nome in occasione dei vari processi contro i criminali di guerra nazisti. Alcuni suoi ex colleghi e subordinati, fra cui la SS che era stata suo autista, cominciarono a raic:contare quello che Mengele aveva fatto ad Auschwitz.

Mengd.e pensò che fosse giunto il momento di sparire. Aveva amici potenti nell'organizzazione dell'ooESSA, e nel 1951 fuggì, attraverso il passo di Resia e Merano, in Italia, di dove passò in Spagna e più tardi nell'America Latina. Nel 1952 arrivò a Buenos Aires, provvisto di documenti falsi, e cominciò a esercitare la professione di medico. Non aveva l'autorizzazione, ma non se ne preoccupava, perchè era in ottimi termini con la polizia del dittatore Juan Per6n. A quel tempo si faceva chiamare Friedrich Edler von Breitenbach e aveva molti amici fra i nazisti che si trovavano in Argentina.

U regime Per6n finì il 13 settembre 1955, quando il dittatore andò in esilio. Allora i nazisti temettero di non poter più contare sulla protezione delle autorità e cominciò un esodo generale verso il Paraguay. Mengele andò ad Asunci6n, la capitale, ma in seguito tornò a Buenos Aires, dove la vita era più piacevole. Non si a.rrL<:chiò, però, ad esercitare illegalmente la medicina. Assunse invece la direzione della filiale dell'azienda di famiglia.

Erano passati dieci anni dal suo ritorno dalla guerra. Nessun tribunale tedesco aveva iniziato un procedimento contro di lui. Mengele pensò che non fosse più necessario nascondersi sotto un nome falso, e perciò prese residenza a Buenos Aires sotto il suo vero nome. Fu così che lo rintracciammo laggiù due anni più tardi, nel 1957, quando il suo nome apparve quale quello del principale imputato in un processo che si stava istruendo in Germania contro coloro che erano stati ad Auschwitz.

Nel 1962, pochi mesi dopo la fuga da Kythnos, venni a sapere che Mengele era tornato in Sud-America. La moglie e il figlio erano rimasti in Europa. Frau Mengele viveva a Kloten, presso Zurigo, in Svizzera. Mi misi in contatto con un avvocato svizzero, il quale scoprì che la donna aveva affittato un appartamento aJ n. 9 della Schwimmbadstrasse. Venni a sapere che la casa di Frau Mengele era vicinissima all'aeroporto. Non era un posto molto tranquillogli aeroplani non facevano che andare e venire sul tetto della casama era comodo per il marito <:he, sbarcando all'aeroporto di Zurigo, poteva essere a casa in pochi ,minuti senza rischiare di essere visto da troppa gente. Avrei voluto recarmi in Svizzera per scoprire qualcosa di più sui Megele, ma i poliziotti svizzeri non amano vedere nella loro giurisdizione stranieri troppo curiosi. Chiesi perciò a un amico svizzero di andare a trovare Frau Mengele.

Il mio amico mi disse in seguito che la casa di Frau Mengele era un'anonima villetta scura situata in un nuovo quartiere. Egli suonò il campanello e venne ad aprirgli una donne.tta sulla cinquantina, « abbastanza graziosa ». Appena vide uno sconoociuto, la donna si mise subito in sospetto. Gli chiese che cosa volesse.

Il mio amico le disse che veniva da parte della compagnia di assicurazioni. « La polizza per la casa è scaduta e bisogna pagare il premio.»

« Io sono una nuova inquilina. Non so niente di questa polizza. » Frau Mengele cercò di chiudere la porta, ma il mio amico fu pronto a mettere un piede fra lo stipite e il battente.

« Mi scusi, signora, non è lei Frau Vogelbauer? »

« No. È la signora che ha in affitto la casa di fronte. Farà meglio ad andare a parlare col padrone di casa. »

« Vorrei solo dare un'occhiata al suo appartamento per poter riferire alla mia società se c'è bisogno di qualche riparazione. »

La H ausfrau tedesca che era nella signora Mengele si risvegliò immediatamente. Disse al mio amico che c'era una perdita nel bagno e gli chiese di entrare per dare un'occhiata.

L'appartam ento era moderno, comodo, pulito e impersonalmente · svizzero. Il mio amico non vide nulla che facesse pensare alla presenza di un uomo in casa. Sembrava che la signora Mengele vives.se da sola. In seguito scoprii che suo figlio, Karl-Heinz, studiava allora a Montreux.

Quella sera incontrai un funzionario svizzero a Zurigo, gli riferii delle nostre indagini e gli chiesi <l'informare la polizia svizzera. lo non volevo fare del male alla moglie di Mengele. Chiedevo solo che la casa fos.se sorvegliata, in modo da poter e.s.5ere informato di una eventuale visita di Mengele. Probabilmente in seguito al mio intervento, le autorità federali svizzere alc une settimane più tardi, nel luglio 1962, espulsero Frau Mengele da! paese. Gli svizzeri non vog li ono avere il problem~ di dover estradare un criminale nazista e non vogliono essere coinvolti in un processo per crimini di guerra. Frau Mengele lasciò Zurigo e si trasferì nella graziosa cittadina di Merano, in Alto Adige, <love abita ancora, in una casa isolata, confortata dalla presenza di molti ex nazisti.

Nel frattempo Mengele era tornato ad Asunci6n. Avrebbe preferito vivere a Buenos Aires, ma il mandato d'arresto contro <li lui era ancora in piedi. Tuttavia, dalla filiale dell'azienda di famiglia riceveva abbastanza de~aro per poter condurre una vita comoda.

Mengde aveva buoni motivi per sentirsi all sicuro in Paraguay e in questo era confortato da:Ha storia del paese. Il Paraguay conquistò l'indipendenza nel 181 1 e fu governato da una ditta t ura dal 1815 al 1840. Fra il 1865 e il 1870 fu in guerra contro Brasile, Argentina e Uruguay, e alla fine adottò una costituzione democratica. A quel tempo la popolazione era scesa a 28.000 uomini e quasi 200.000 donn~. Il Paraguay aveva bisogno di immigrati disposti a lavorare la terra. Arrivarono così greci, polacchi, italiani, giapponesi ed anche molti tedeschi. Da allora, sono affluiti in Paraguay numerosi coloni tedeschi, soprattutto dopo la prima guerra mondiale. Oggi nel paese vi sono più <li 30.000 persone di origine tedesca. La popolazione ammonta a quasi due milioni di anime, ma fa minoranza tedesca ha un'influenza che è notevolmente superiore alla sua consistenza numerica. I tedeschi hanno i posti chiave nel commercio e nell'industria paraguayani. Il presidente, generale Alfredo Stroessner, è nipote di un ufficiale di cavalleria bavarese. Stroessner, che è nato in Paraguay, sembra molto attaccato alla sua ascendenza te- desca. La sua guardia presidenziale è fonmata da soldati alti un metro e ottanta che marciano col passo d'oca.

Circa un migliaio di ebrei vivono attualmente in Paraguay. Uno di loro è un mio veoclùo amico che è sta!l:o con me nel campo di concentramento di Mauthausen. Prima era stato ad Auschwitz e aveva conosciuto Mengele. Lo incontrai a Milano nel 1 964 e parlammo di Mengele. Mi parve alquanto preoccupato.

« Ti prego di non prendere decisioni avventate, Simon, » mi disse. « I capi della nostra comunità ebraica ad Asunci6n hanno ricevuto molte lettere anooim.e, nelle quali è detto che se Mengele sarà rapito dn Paraguay non rimarrà più nemmeno un ebreo>. Può darsi che si tratti di uno scherzo stupido... ma akuni di noi sono preoccupati e io non li biasimo. »

« Ma non c'è la polizia?» gli chiesi.

« Chi non conosce il Paraguay non può capire quanto sia forte l'influenza tedesca nel nostro paese. L'ideologia nazista del 1933 è ancora molto viva laggiù. E così anche il vecchio principio nazista deUa Sippenhaftung [discriminazione razziale]. Gli ebrei del Paraguay verrebbero colletitivamente ritenuti responsabili di quello che potrebbe accadere a Mengele. »

« È sciocco, » dissi. « Sono anni che sappiamo ogni cosa della seconda moglie di Mengele e di suo figlio Karl-Heinz, un ragazzo simpatico e serio. So dove abita, chi vede, che cosa fa. Non penserei mai di ritenerlo responsabile dei delitti commessi da suo padre. »

« A te no, perchè noi abbiamo un'altra mentalità. Ma questo non significa che non ~o farlo. »

Ci salutammo e se ne andò con aria molto preoccupata. Per parecchio tempo continuai a pensare a lui. Venti anni dopo la fine dell'incubo, c'era ancora della gente per la quale ,l'incubo non era passato.

Nel luglio 1962, il governo di Bonn chiese alle autorità del Paraguay di fare indagini sul dottor Josef Mengele, residente ad Asunci6n, Fulgencio Morena 507. Diversi mesi più tardi, le autodtà d~l P.a.raguay comunicarono alla Germania Occidentale che Mengele era cittadino paraguayano e « non aveva precedenti penali ».

MengeJe non rimase a lungo ad Asunci6n. Gli amici gli dissero che sarebbe stato più al sicuro in una delle colonie tedesche esistenti lungo il corso superiore del Parami, nella regione dove si incontrano i confini del Paraguay, del Brasile e dell'Argentina. Il fiume, che costituisce la linea di frontiera, è poco sorvegliato ed è perciò facile attraversarlo ed entrare in Brasile. Mengele si trasferì in una te- nuta presso Encarnaci6n, cli proprietà cli Alban Krnge Krug, un ricco agricoltore sulla sessantina, che è stato descritto come un uomo dal carattere violento e dalle idee politiche estremiste. Krug viaggia sempre scortato da quattro guardie del corpo, armate fino ai denti. Mengele rimase due anni nella fat toria di Krug. Dava una mano durante il raccolto e faceva il medico ad Encarnad6n con il nome di « dottor Fritz Fischer ». Verso la fine del I 963 cominciò a diventare di nuovo inquieto.

Sapevo che sarebbe stato impossibile seguire tutti i movimenti di un uomo che era protetto da tanta gente in ogni parte del mondo. Decisi perciò di sorvegliare i movimenti delle persone più vicine a lui: in questo caso Ja mogLie e il figlio. Frau Martha Mengele si può clire che non si allontanasse mai dalla sua casa di Merano. Karl-Heinz a quel tempo st udiava a Montreux, in Svizzera. Poco prima del Natale 1 963, venne spedita da Montreux una lettera con la quale si informava un mio amico in Austria che Karl-Hoinz Mengele era appena parti to per Milano dove avrebbe preso alloggio in un certo albergo. Karl-Heinz aveva detto ai suoi compagni di scuola che andava a Milano per incontrare alcuni parenti che vivevano in America. La lettera venne impostata a Montreux il 22 dicembre, ma a causa delle feste natalizie io potei prenderne visione solo la mattina del 28. Saltai sul primo aereo per Milano. All'albergo mi dissero che un uomo con un passaporto spagnolo intestato al nome di « Gregor-Gregori » aveva soggiornato là. Era partito due giorni prima.

La terza ripresa si svolse pochi mesi più tardi, una notte del marzo 1964. Mengele stava trascorrendo il week-end all'Hotel Tyrol presso Hohenau, un prosper060 centro di immigrati tedeschi nel Paraguay orientale. L'Hotel Tyrol· è il luogo di convegno preferito dalla società locale pe zichè c'è una buona cucina, buona birra, e una buona orchestra. Di tanto in tanto, vi si reca per il week-end il generale Stroessner. E anche Mengele.

Era una notte calda e buia. Una mezza dozzina di uomini avevano rintracciato il « dottor Fritz Fischer » nella stanza n. 26 dell'Hotel Tyrol. In seguito conobbi alcuni <li questi uomini, che avevano costituito un gruppo battezzato « Comitato dei Dodici » perchè erano dodici superstiti del campo di concentramento di Auschwitz. Alcuni erano diventati ricchi e avevano devoluto grosse somme di denaro allo scopo di p011tare davanti alla giustizia i loro ex torturatori. Sfortunatamente, i metodi del Comitato non erano buoni come le intenzioni.

Più tardi venni a sapere queUo che era ac caduto: erano stati tirati a sorte i nomi di sei membri del Comitato che dovevano recarsi in Sud-America, catturare Mengele vivo e porta.Jllo a Francoforte sul Meno, dove si stava istruendo il processo di Auschwitz. Pochi minuti prima dell'una, gli uomini entrarono nell'atrio dell'Hotel Tyrol, si precipitarono su per le scale e sfondarono la porta della stanza n. 26. Ma la stanza era vuota. Il proprietario dell'albergo li infor-mò che « Herr Doktor Fischer » era partito in fretta e furia dieci minuti prima, dopo aver ricevuto una chiamata telefonica. Aveva avuto tanta fretta, che si era infilato un vestito sul pigiama, si era precipitato giù per le scale ed era sparito nella notte.

Mengele era ancora uccel di bosco.

Nell'aprile del 1964, venne a trovarmi nel mio ufficio di Vienna una donna di mezza età che chi amerò Frau Maria (questo non è il suo nome). Frau Maria era divorziata e viveva sola a Lorrach, un paesino del Baden-Wiirttemberg, vicino al Reno, che in quel punto confina con la Svizzera. Frau Maria era venuta a trovare certi amici di Vienna e, giacchè si trovava in città, desiderava cercare alcune persone che erano scomparse dur~te la guerra. Le avevano detto di venire da me. Disgraziatamente, non fui in grado di aiutare Frau Maria, ma ci mettemmo a chiaochierare. Mi disre che aveva molto tempo libero, perchè i modesti alimenti che percepiva non le consentivano grandi cose: di quando in quando, un viaggio a Basilea o a Zurigo per qualche com pera, o uno spettacolo teatrale. La vita a Lorrach non era molto movimentata, e a lei sarebbe piaciuto fare un lavoro di qualsiasi genere; ma , clisre, « nessuno vuole una donna di cinquantadue anni».

Mentre parlavamo, mi venne in mente che Frau Maria poteva es.sere proprio la persona che faceva al caso mio. Ero giunto alla conclusione che avremmo dovuto cambiare tattica nd caso Mengele. L'attacco frontale diretto era inutile. Ero venuto a sapere che la sua salute era malferma e che egli si rendeva conto di essere un criminale braccato. Si diceva che avesse bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui : sentiva la mancanza della moglie e del figlio. Aveva successo con le donne ed era orgoglioso di ques to successo, ma ora gli serviva una massaia che gli facesse da m angi are e gli tenesse in omine la casa, una H ausfrau tedesca di cui potersi fidare. Sapevo che i suoi amici e parenti di Giinzburg avevano discusso il problema e pensavano di trovare una donna « assolutamente fidata » da mandargli nel Paraguay.

Avevo riflettuto che, se avessi potuto installare questa donna nel- la casa di Mengele, forse avremmo fatto un passo avanti. Frau Maria sembrava la persona adatta. Era tedesca e simpaitica, una brava massaia, completamente libera, e sembrava sveglia. Dopo il nostro colloquio, feci eseguire approfondite indagini sul suo conto. L'esito fu soddisfacente. Non aveva mai avuto a che fare con il movimento nazista, ed era conosciuta come persona assolutamente degna di fiducia. Le scrissi pregandola di incontrarsi con me a Monaco di n, a qualche settimana. Nell'atrio di un grande albergo, le esposi il mio piano. Disse che aveva sentito parlare di Mengele e aveva letto alouni articoli riguardanti Auschwitz. Le chiesi di pensarci su. Quello stesso giorno, alle quattro del pomeriggio, ci rivedemmo in un caffè e Frau Maria mi disse qi aver preso una decisione: accettava di andare in Paraguay come governante di Mengele. Ora si trattava solo di farla accettare a Mengele o ai suoi amici di Giinzburg.

Due settimane dopo, ci incontrammo a Salisburgo e preparammo il nostro piano strategico. Dissi a Frau Maria ciò che doveva fare. Accompagnata da un uomo che avrebbe presentato a tutti come « il marito di una carissima amica», sarebbe andata a Giinzburg e avrebbe preso alloggio all'Hotel Hirsch. Verso le quattro pomeridiane, lei e il suo accompagnatore sarebbero andati in una certa osteria poco distante. Alcuni dipendenti di Mengele e Figli andavano spesso in quel locale a bere un bicchiere di vino o di birra prima di tornare a casa per la cena. Se tutto fosse filato secondo i miei progetti, speravo che Frau Maria non avrebbe messo radici in quel posto.

La scena succes&va ebbe luogo un venerdì pomeriggio, nel maggio 1964, in una osteria ' di Giinzburg con le pareti foderate di panneUi di quercia: una tipica birreria bavarese, con finestre scure e lampade di ferro battuto. Seduta a un tavolo, Frau Maria, pulita e or.dinata com.e una brava massaia tedesca, chiacchierava con il suo compagno. I presenti dovettero pensare che forse aveva bevuto un po' troppo. La sua voce arrivava dappertutto.

« Questi imbroglioni di ebrei! » diceva. « Sono sempre i soliti. Streicher aveva ragione. Ti trufferanno, se non stai attento. »

, L'uomo che era con lei aveva l'aria preoccupata. « Non parlare così forte, Maria. I tempi sono cambiati. Non puoi dire queste cose in un posto dove ti possono sentire. »

« Non me ne importa niente. Lascia che sentano. È vero o no?. Ci sono rimasti ancora troppi ebrei, da' retta a me. »

Ad un tavolo vicino, un vecchio si alzò e andò dal proprietario del locale, che era dietro aJ banco. Gli domandò qualcosa; il suo interlocutore scosse il capo. No, non conosceva quei due: erano fo- restieri. Il vecchio si diresse alla lor<;> tavola, chiese il permesso , di sedersi e si presentò. Lo chiamerò « Herr Ludwig ».

Disse che non aveva potuto fare a meno di sentire ciò che aveva detto la signora. « Ma non si preocoupi, la prego. Io non sono uno S pitzel [specchietto per le allodole J. In realtà, sono d'accordo con lei. Questa gente, » disse guardando Maria con un cenno affermativo del capo, « non imparerà mai a pensare ai fatti suoi e a lasciare in pace le persone per bene. Conosco qualcuno che ne sta passando di tutti i colori per colpa loro. E perchè, mi domando? Peochè era un buon soldato tedesco che aveva fatto c:iò che gli era stato èomandato... Posso offrirle un bicchiere di vino? »

Maria gli disse il suo nome e gli presentò il suo compagno, « il marito di una nùa carissima amica».

« Lei stava dicendo che ha delle noie, » disse Ludwig. « Se è una cosa capitata qui a Giinzburg, potrei aiutarla. Noi conosciamo tutti in città. » Quando parl ava della « ditta » Mengele e Figli, diceva sempre «noi».

Maria lo ringraziò per la sua offerta e gli raccontò una storia che avevamo architettato insieme parecchi giorni prima a Salisburgo. Stava cercando di ottenere la sua parte della proprietà di uno zio ed era stata truffata « da uno di quegli ebrei ». Herr Ludwig annuì pieno di comprensione. Ordinò dell'altro vino e parlò dell'ultima guerra, suo argomento preferito di conversazione. Maria ascoltava interessata : le av evo detto di essere una buona ascoltatrice. Chiese a Herr Ludwig se esercitasse la professione di avvocato a Giinzburg: sembrava che conoscesse tanta gente in città.

Egli scosse il capo. « Sono un dipendente della Mengele e Figli. »

« Mengele? Non è il nome del dottore che gli ebrei stanno cercando?»

Herr Ludwig le diede un ra:pido sguardo. « Sì. »

« Spero che non lo trovino mai. Non credo a tutte quelle cose che dicono sul suo conto. »

He:rr Ludwig· sembrava soddisfatto. « Il dottor Mengele conduce una vita molto infelice, senza sapere mai da quaJe parte può venirgli il pericolo. » Poi le chiese dove abitasse e che cosa facesse.

« Non faccio gran che, » disse lei. « Mi piacerebbe girare, fare un via:ggio intorno al mondo. Ma quando avrò messo da parte il denaro occorrente, . sarò troppo vecchia o malandata per viaggiare. »

Risero tutti, e Ludwig ordinò dell'altro vino. Quando Maria e il suo compagno se ne andarono, Ludwig li accompagnò all'albergo. Prima di lasciarli, invitò Maria a pranzo per il giorno dopo.

A mezzogiorno andò a prenderla e, dopo un huon pranzo, le disse che avev.a pensato a ciò che lei aveva detto. Forse, aveva da proporle un viaggio interessante. Di li a qualche giorno, doveva passare dalle parti di Lorrach. Poteva andada a trovare?

« Naturalmente. Mi avverta in tempo, così mi faccio trovare a casa, » disre Frau Maria.

Passarono quattro settimane, durante le quali probabilmente Ludwig prese accurate informazioni sul conto di Maria. Non so che cosa trovò, in ogni modo le fece sapere che sarebbe andaito a trovarla a Lorrach. Il giorno dopo arrivò con fiori e dolci. Guardò con attenzione l'appartamento di Frau Maria, e parve soddisfatto di quello che vide. Disse a Frau Maria che lei doveva sicuramente es,sere una buona H ausfrau ... si vedeva subito. Ormai, sembrava a suo agio. Le parlò di Josef Mengele, che conosceva fin da quando Josef era bambino e al quale ora davano la caccia come a un delinquente comune. A Vienna c'era un certo Wiesenthal ... uno « di quelli».

Fra:u Maria gli chiese se avesse visto recentemente Mengele.

« Sono stato diverse volte in Sud-America dopo la fine della guerra. Abbiamo molti affari là. In occasione dei miei viaggi, ho visto Josef Mengele. » Le sorrise. « Sa dove ci incontravamo? Nel posto più inimmaginabile di tutti: la sala d',asperto dell'ambasciata tedesca di Asunci6n. Naturalmente, stavamo attenti a non farci scoprire dagli impiegati. Nella sa:la ci sono sempre molte persone che aspettano, e due uomini che, parlano in tedesco non danno nell'occhio. » Herr Ludwig sembrava molto soddisfatto di sè.

« Sono venuto a trovarla qui pereb.è voglio farle una domanda. Sarebbe disposta ad andare oltremare per un anno" e ad assumersi il governo della casa del dottor Mengele? »

Maria non rispose. Egli aggiunse pronto: « Immagino ciò che pensa. Il dottor Mengele vive in costante pericolo. Lei dovrebbe stare molto attenta. »

Maria disse che non si aspettava quella proposta. Non gliene importava molto del denaro, ma aveva sempre desiderato di vedere i paesi tropicali.

Herr Ludwig le disse: « Perchè non ci pensa su? Tornerò fra una settimana. Se la sua risposta sarà affermativa, la pregherò di venire a Gunzburg per incontrarsi con alcune persone della famiglia. Poi dovremo andare a trovare Frau Mengele, che le darà istruzioni sul modo di governare la casa del dottor Mengele. »

Maria mi informò per mezzo di cartoline illustrate contenenti frasi banali ,che rispondevano a un codice in precedenza concordato.

Impostava le cartoline lontano da Lorrach e non le indirizzava mai a me. Dopo una settimana mi comunicò che Herr Ludwig era tornato a trovarla, ed era stato molto suadente. Lei era stata molto restia ad accettare l'offerta: le avevo detto di comportarsi proprio così, ed evidentemente aveva recitato bene la sua parte.

Due settimane dopo, Herr Ludwig le chiese di andare a Giinzburg. Si ritrovarono nella vecchia osteria. Maria disse che aveva portato con sè il passaporto.

« Suppongo che ci vorranno dei visti, » dis.5e.

Herr Ludwig parve esitare. « C'è stato un piccolo rinvio. In ogni modo, lei può dire a qualche vicina di Lorrach di dare un'oochiata al suo appartamento di tanto in tanto, e può mettersi d'accordo con la banca per il versamento mensile dei suoi alimenti... » Improvvisamente cambiò argomento: « Nel frattempo, grad irei che andasse a Vienna e cercasse di mettersi in contatto con quel Wiesenthal. Sarebbe importante per noi sapere che C05a ha in mente di fare, e soprattutto se sta macchinando qualcosa contro Josef. »

Se era una trappola, Maria non ci cascò.

« Herr Lud wig, lei mi ha chiesto di andare in Paraguay come governante del dottor Mengele, » disse. « Mi ha promesso di mandarmici e mi ha detto quello che dovrò fare. Ho accettato la sua offerta. Ma non sono una spia. Non posso andare a Vienna. Inoltre, sarebbe sciocco. Perchè Wiesenthal dovrebbe dire qualcosa a me, che sono per lui una perfetta scon osci uta? »

Herr Ludwig parve d'accordo. « Ri conosco che ha ragione,» disse. « Bene, tomi a Lorrach, e mi metterò in contatto con lei quando saremo pronti. » ·

Queste furono le ultime parole ch e Maria sentì pronunciare da Herr Ludwig. Non le scris.5e nè andò più a trovarla. Forse, era più furbo di noi. O forse avevamo commesso qualche sbaglio.

Il proces.so di Auschwit z doveva cominciare a Francoforte sul Meno n el I 964. Il dottor Fritz Bauer, procuratore capo, comunicò alla stam,pa che « J è>Sé M e ngele », c he si riteneva vivesse in Paraguay, altri non era che l'ex medico del campo di concentramento. Il governo di Bonn foce un ultimo energico tentativo per ottenere l'estradizione del principale imputato. Il 16 luglio 1964, Eck h ard Briest, ambasciatore tedesco ad Asunci6n, nel corso di una udienza con il presidente Stroessner, presentò ancora una volta una formale richiesta per l' es tradizione di Mengel e.

Il presidente Stroessner andò su tut te le furie e cominciò a terr>.· pestare di pugni la scrivania. « Se continuate con questa storia, » gridò, « romperò le relazioni diplomatiche con la Repubblica Federale Tedesca!» Briest gli spiegò di aver ricevuto da Bonn precise istruzioni a proposito di Mengele. Il presidente rispose : « Basta così, signor ambasciatore! Non tollererò più cose del genere! »

Un resoconto dell'udienza fu pubblicato qualche settimana più tardi dalla rivista tedesca Der Spiegel. Quando Stroessner lo lesse, si rese conto di essersi spinto troppo ·1ontano. Si consultò con i suoi consiglieri, e il ministro degli Esteri Raoul Pastor sollecitò il presidente a sbarazzarsi di _ Mengele. Pastor fece presente che il Paraguay aveva appena ottenuto da Bonn un prestito di tre milioni di dollari e avrebbe potuto avere altri aiuti. Sarebbe stato poco saggio mettersi in urto con il governo della Germania Oocidentale.

Per una settimana il destino di Mengele rimase in bilico. Mengele tornò ad Asunci6n e poco dopo sulle mura dell'ambasciata tedesca apparve una scritta in vernice nera: « Ambasciata ebraica! Giù le mani da Mengele ! È un ordine! »

Forse, lo era davvero. Ancora una volta, il generale Stroessner decise di tenere giù le sue mani da Mengele. Mengele fu rispedito nel Paraguay orientale. Avrebbe vissuto in una zona ben sorvegliata, dove non era permesso l'ingresso agli stranieri. Più tàrdi il caso di Mengele venne discusro nel corso di una conferenza dell'Interpol tenuta a Caracas nel Venezuela. Il dottor Federico Nicolas Fernandez, direttore dell'Interpol di Rio de Janeiro, disse di sapere che Mengele era nascosto nella giungla, in pros.simità del confine paraguayano. Ma il Paraguay non fa parte dell'Interpol e un interventg, diretto, d~, era impossibile. Il dottor Femandez aveva ragione. Mengele vive oggi in pratica come un prigioniero nella ristretta zona militare compresa fra Puerto San Vicente, sulla strada Asunc.i6nSao Paulo, e il forte di frontiera Carlos Antonio L6pez, sul fiume Parana. Occupa una casetta bianca in una parte della giungla diboscata dai coloni tedeschi. Solo due strade conducono a quella casa isolata, ed entrambe sono sorvegliate dai soldati e dai poliziotti paraguayani, che hanno ordini severissimi di fermare tutte le automobili e di sparare a vista su tutti i sospetti. Nel caso poi che qualcuno sfugga alla polizia, ci sono quattro guardie del corpo, pagate dallo stesso Mengele, che sorvegliano la zona armate fino ai denti e munite di radio portatili e di radiotelefoni.

Il governo della Germania Occidentale ricerca ancora Mengele, e sulla sua testa c'è ancora una taglia di 60.000 marchi.

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