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CAPITOLO X PRIMA GLI AFFARI

Una sera del dicembre 1946, stavo aspettando con impazienza un corriere speciale che doveva arrivare da Bratislava. Avevo già cominciato a raccogliere materiale contro Adolf Eichmann e i membri del suo ufficio, e proprio a Bratislava, capitale della Slovacchia, qualche tempo prima Dieter Wisliceny, uno dei più stretti collaboratori di Eichmann, era stato condannato a morte. Nella cella della morte, Wisliceny aveva dettato un elenco degli aiutanti di Eichmann e aveva rivelato altri particolari riguardanti il suo ex capo. Wisliceny affermava di sapere dove Eichmann si nascondesse. Finalmente arrivò il corriere con l'elenco dei nomi. In ognuna delle principali città dei paesi occupati dai tedeschi era stato distaccato un aiutante di Eichmann. Su una carta d'Europa scrissi, accanto al nome di ciascuna città, i nomi degli uomini di Eichmann. C'erano Rolf e Hans Guenther a Praga; Dannecker a Parigi; Alois Brunner a Atene; Seidl e Burger a Theresienstadt; Hunsche a Budapest; Anton Brunner a Vienna; Erich Rajakowitsch a L'Aja; Wisliceny a Bratislava.

Tracciai delle linee che univano le diverse città e ne venne un disegno che sembrava raffigurare un grosso ragno. Eichrnann era la testa del ragno. La tela del ragno era stata distrutta, ma molti di quelli che erano stati le zampe del ragno erano fuggiti e rimanevano uccelli di ~o.

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Il vice di Eichmann, Roll Guenther, probabilmente era morto; suo fratello, Hans Guenther, era scomparso. Seidl, Dannecker e Anton Brunner erano morti. Alois Brunner viveva a Damasco. Anton Burger era nascosto da qualche parte in Germania. Su quella lista c'era un nome che non mi diceva nulla: dottor Erich Rajakowitsch. Non gli prestai alcuna attenzione, perchè c'erano criminali molto più importanti che dovevano ancora essere presi. Ma il nome di Rajakowitsch tornò a comparire in vari documenti che mi capitò di leggere nei mesi seguenti. Quali fossero le sue mansioni nell'organizzazione di Eichmann, non era chiaro. In origine avèva fatto l'avvocato a

Vienna e aveva ra,ppresentato ricchi clienti ebrei che, molto opportunamente per lui, erano poi spariti senza fare più ritorno. Questo era tutto quello che dapprincipio sapevo di lui. Scoprii che era entrato nelle SS, aveva lavorato per Eichmann, era stato nei territori orientali e poi era scomparso. Alouni dicevano che forse era morto. Altri mi dissero che Rajakowitsch era un tipo in gamba, che forse si nascondeva sotto falso nome in un luogo sicuro: un campo d'internamento alleato. Altri, interrogati, rispondevano evasivamente di non aver mai sentito parlare di lui. Se a quei tempi avessi avuto più esperienza, avrei capito che costoro sapevano benissimo dove viveva Rajakowitsch.

Pazientemente, mi misi a raccogliere altri dati. Eri.eh Rajakowitsch era nato nel 1905 a Trieste (che a quel tempo faceva parte dell'Impero Austro-Ungarico) ed era figlio di un profeswre di ginnasio. All'età di diciotto anni, era andato a studiare legge a Graz, culla di tanti nazisti. Nel 1 934 aveva sposato Anna Maria Rintelen, figlia del dottor Anton Rintelen, ambasciatore d'Austria a Roma sotto il regime Dollfuss e noto filonazista austriaco. In seguito Rajakowitsch aveva cercato un terreno più propizio a Vienna, dove si era messo ad esercitare fa professione legale, e dopo l'invasione di Hitler aveva aderito al Partito, ricevendo la tessera n. 6.330.373: non era proprio un numero basso, ma Herr Doktor Rajakowitsch riuscì in breve a compensare con lo zelo la scarsa anzianità. Nella cartella personale di Rajakowitsch c'era una annotazione dell'anno 1939:

L'Aspirante SS Rajakowitsch attualmente svolge mansioni di consigliere le· gaie presso l'Ufficio Centrale dell'Emigrazione Ebraica a Vienna e presso gli uffici di Praga e di Berlino. Egli svolge il suo lavoro con competenza, rapidità ed efficienza. Durante un'Einsatz [azione] di quattro. settimane in Polonia, ha dimostrato di saper essere all'altezza di ogni situazione. Ha un concetto ben preciso della vita, ha modi energici, e tiene una condotta degna di un nazionalsocialista. Tali sue qualità lo raccomandano per la promozione al grado di SS-Fiihrer. • Eichmann SS-Hptstuf.

L'Ufficio viennese per l'Emigrazione Ebraica, diretto da Eichmann, diventò il mode'llo di uffici simili impiantati in tutta Europa. Era situato nel palazzo Rothschild, sulla Prinz Eugen Strasse. Eichmann e Rajakov.1itsch s'incontravano spesso in quelle stanze in cui il 13 marzo 1938, una domenica, il barone Louis von Rothschild, capo della ,casa dei Rothschild, era stato arrestato da sei uomini in elmetto d'acciaio, ai quali il maggiordomo aveva detto di aspettare che il signor barone finisse iil pranzo. I sei uomini aspettarono, per- chè il protocollo nazista non a:veva previsto una tale eventualità. Il barone venne rinchiuso in una ceila del carcere giudiziario di Vienna e in seguito trasferito all'Hotel Monopol, dove aveva sede la Gestapo. I nazisti chiesero 20 milioni di dollari per lasciarlo libero, il riscatto più alto che la storia conosca. Ma dovettero accontentarsi di meno.

Nell'ottobre del 1939, Rajakowitsch si arruolò volontario. nelle SS e venne inviato a Nisko, in Polonia, dove, per iniziativa di Eichmann, si stava creando il ,primo campo di concentramento. Reinhar<l Heydrich era favorevole all'idea di concentrare gli ebrei prima di mandarli nei campi di sterminio. Secondo l'atto d'accusa ·

Venne detto agli ebrei che il Fiìhrer aveva promesso loro nuove case. A Nisko non c'erano case, ma fu consentito agli ebrei di costruirne. Venne detto agli ebrei che i pozzi della zona erano contaminati, ma se volevano scavare forse avrebbero trovato dell'acqua. Circa un quarto degli ebrei che arrivarono con il primo trasporto dovettero proseguire a piedi verso est. Quelli che cercarono di tornare furono fucilati.

Nel 1 940, Rajakowitsch era già diventato un ingranaggio importante nell'organizzazione di Eichmann. Egli fu uno dei fautori del cooiddetto « Piano Madagascar», che prevedeva la deportazione di tutti gli ebrei di Europa nell'isola di Madagascar, che i tedeschi pensavano di ottenere dai francesi dopo la conclusione di un trattato di pace con la Francia sconfitta. Nel « Piano Madagascar» si 1egge per la prima volta la frase sinistra : « la soluzione finale del problema ebraico».

Per un certo tempo Eichmann. s'interessò molto al progetto. Al Referat IV B 4 Rajakowitsch divenne l'esperto ufficiale del « Piano Madagascar ». Una volta egli si recò con Eichmann all'Istituto Tropicale di Amburgo, dove insieme studiarono il clima e le condizioni di vita sull'isola. Il progetto venne abbandonato più tardi, quando sembrò che non si sarebbe .concluso a:lcun trattato ·di pace con fa Francia. .

Nell'aprile del 1941 il dottor Rajakowitsch fu nominato SS-Obersturmfiihrer e venne inviato da Reinhard Heydrich in Olanda per creare un altro Ufficio per l'Emigrazione Ebraica, « che potesse servire da modello per la soluzione ·del problema ebraico in tutti gli stati europei ». La soluzione, secondo l'atto d'accusa del pubblico ministero, « consistè nella spoliazione malamente camuffata degli ebrei in Olanda». Venne costituita una cosidetta Vermogensverwaltungs und Rentenanstalt (Amministrazione di Beni e Rendite) e Herr

Doktor ne diventò uno degli amministratori. Dopo l'espulsione degli ebrei dall'Olanda, nel 1943 Rajakowitsch si arruolò volontario nelle Waffen SS, frequentò un corso « per ufficiali tedeschi » a Bad Tolz, in Baviera, quindi fu inviato sul fronte orientale.

Il nome di Rajakowitsch venne fatto di nuovo durante il procesw Eichmann a Gerusalemme. Parlando delle sue attività nei Paesi Bas-si, Eichmann aveva detto: « Quando cinque anni fa, nel r 955, parlai con R ajakowitsch ... egli mi confermò alouni particolari de1l'operazione.. . »

Così nel 1955 Rajakowitsch era ancora vivo. Aveva vissuto, e forse viveva ancora, in Argentina ed era stato in stretto contatto con Eichmann. Nel prosieguo del dibattito apparve chiara la parte sostenuta da Rajakowitsch nell'organizzazione Eichmann. I d ooumenti relativi allo sterminio degli ebrei in Olanda fecero si che Rajakowitsch balzasse al primo posto nel mio elenco. La spiegazione di ciò è contenuta nel testo dell'atto d'accusa formulato contro Rajakowitsch a Vienna nel luglio 1 964 :

Alla data del 1° ottobre 1941 c'erano nell'Olanda occupata 140.000 ebrei censiti. In seguito alcune centinaia si suicidarono e altri morirono nei campi di concentramento in Olanda. Circa 110.000 vennero d eportati, dopo il luglio 1942, in Polonia, dove furono uccis i. Dopo la liberazione, solo 5000 ebrei tornarono nei Paesi Bassi.

Nel 1941 lo SS-Standartenfilhrer d ottor Wilhelm Harster venne nominato sottocomrnissario per il problema ebraico. Il suo ufficio dell'Aja ordinò le d eportazioni che cominciarono schliigartig [improvvisamente] nel luglio 1942. L'ufficio centrale del Referat IV B 4 a Berlino e la succursale dell'Aja si tenevano in stretto contatto. Lo stesso Eichmann si rec ò in Olanda per discut ere tutti i problemi più importanti. Il 28 agosto 1941, Harster emanò una circolare segreta con la quale veniva creato il Sonder-Referat Jud en (SRJ), che significa « Ufficio Speciale per gli ebrei ». Scopo di questo ufficio era « la soluzione finale del problema ebraico».

Il dottor Erich Rajakowitsch fu messo a capo del SRJ.

Secondo gli arùcoli 5, 134, 135 e 136 del codice penale austria co, il dottor Rajakowitsch è accusato di complicità in omicidio e deve essere punito in base all'articolo 136.

L'articolo I 36 prevede l a pena dell'ergastolo.

Il 1° ottobre 1961, pochi mesi dopo il processo Eichmann, ripresi il mio lavoro al Centro di Documentazione di Vienna. Il mio primo caso fu quello del dottor Erich Raj akowitsch. Presentai al pubblico ministero di Vienna tutti i fatti riguardanti Rajakowi tsch che erano venuti alla luce durante il processo Eichmann e tutti i documenti su lle attività da lui svolte n ei Paesi Bassi . Il pubblico ministero stu- diò il materiale e lo giudicò sufficiente per una inchiesta preliminare. Venne così spiccato un nuovo mandato contro il dottor Erich Rajakowitsch, « domiciJio sconosciuto».

Dove poteva trovarsi? Quasi subito pensai al Sud-America. Eichmann c'era stato e altri ci vivevano ancora. C'era anche la probabilità che fosse stato in America, ma si fosse poi trasferito in Spagna, in Italia, in Germania o in Austria.

Cominciai le ricerche svolgendo caute indagini pres5<> coloro che avevano avuto contatti professionali con Rajakowitsch: avvocati, giudici, impiegati di tribunale. Come altri noti avvocati di Vienna, Rajakowitsch aveva amministrato i beni dei veochi clienti ebrei che non erano più tornati. In seguito alcuni avvocati cercarono di rintracciare gli eredi dei foro clienti; altri non lo fecero. Sembrava che Rajakowitsch non avesse fatto alcun tentativo in tal senso.

Nell'inverno del 1961, mentre nuove informazioni pervenivano al mio ufficio, fui in grado di ri·costruire la ·carriera postbellica del forInidabile avvocato. Dopo la capitolazione, era rimasto 'per breve tempo in u n campo di prigionia americano, dail quale era successivamen te fuggito. Si nascose per un po' in Stiria pres5<> la ex moglie - dalla quale aveva divo~ato nel 1944 e che in seguito sposò l'ex NS Gauhauptmann della Stiria, professor Arnim Dadieu, attualmente capo dell'Istituto Tedesco per le Ricerche Mis&listiche a Stoccarda (Forschungsinstitut fii.r Physik der Strahlantriebe).

Gli inglesi cercarono Rajakowitsch ma non riuscirono a trovarlo, sebbene egli vivesse proprio nel cuore della zona britannica, a Graz, capitale della Stiria. Nel 1947, Rajakowitsch si era trasferito a Trieste, sua città natale, investendo grosse somme nella ditta Enneri & C. ( « Importazioni-Esportazioni-Rappresentanze-Commissioni»). Indirizzo telegrafico: RAJARICO.

Nel 1951 e nell'anno seguente; Rajakowitsch fu in Sud-America. Visitò diversi paesi e pensò di stabilirsi laggiù, ma alla fine tornò in Europa. Scoprii che nel 1952 era stato spiccato in Austria un primo mandato contro di lui a causa delle sue attività connesse con l' « arianizzazione »; ma dopo il 1950 Rajakowitsch era stato parecchie volte in Austria senza preoccuparsi, evidentemente, della possibilità di essere arrestato. Aveva le sue buone ragioni: infatti il procedimento venne archiviato dal tribunale di Graz « per mancanza di prove ». Dal punto di vista legale, Rajakowitsch era di nuovo un uomo libero. Il 22 agosto 1953 cambiò il proprio nome in quello di Raja. Assunse il pieno controllo della Enneri & C. e ne trasferì la sede da Trieste a Milano, capitale commerciale e finanziaria dell'Italia, in viale Bianca Maria 3 I. L'ufficio di Trieste diventò una filiale della ditta. A Milano Raja, che conservò la cittadinanza austriaca, andò ad abitare in un elegante appartamento di corso Concordia 8. (Quando il primo mandato era ancora operante, il consolato generale austriaco di Trieste aveva rilasciato a Rajakowitsch un pa$aporto sotto il nome di Raja. Evidentemente l'abbreviazione del cognome era stato un utile espediente.)

La Enneri & C. si dimostrò un'impresa molto interessante. Fondata dopo la guerra dall'istriano Corrado Enneri e dall'austriaco Emil Felix, la ditta si era specializzata nel commercio con i paesi di oltre cortina. Aveva avuto rapporti con un certo Raoul Janiti di Trieste, che gli italiani avevano messo sotto inchiesta per contrabbando di merci strategiche con i paesi comunisti. Una segretaria dell'azienda era fa signora Giuliana Tendella, che nel 1957 diventò la seconda moglie di Raja. La Enneri & C. sviluppò in breve ottimi rapporti d'affari con l'Unione Sovietica, la Polonia, la Cecoslovacchia, l'Ungheria e la Germania Orientale. Il dottor Raja fece parecchi viaggi a Mosca, Praga, V arsavia, Posen e Berlino Est, dove l'ex SS-Obersturmfuhrer venne simpaticamente accolto dai burocrati comunisti.

Sembra che Raja mettesse insieme una cospicua fortuna commerciando con gli ex nemici della Germania di Hitler. Ma le parti interessate a questi affari non avevano scrupoli politici. Raja era molto noto fra gli .ex SS Kameraden della Germania Orientale, che dopo la guerra erano diventati membri zelanti del partito comunista. Raja finì per monopolizzare praticamente tutte le esportazioni di ferro, grafite e lignite delle repubbliche socialiste. La Enneri & C. importava in Italia ferro, grafite, lignite, oltre a legno e vetro, ed esportava macchinari per navi nella Germania Orientale e medicinali in Ungheria. Gli ~ffari prima di tutto.

Raja era in ouimi raipporti con i dirigenti di diverse acciaierie italiane e si interessò a fondo ad un procedimento per la fabbricazione di tubi continui di cui i sovietici avevano estremo bisogno per i loro oleodotti. I giornali italiani riferirono in seguito che i servizi d'informazione italiani avevano cominciato a tenere d'occhio le attività di Raja in quanto si µteneva possibile che esistessero dei rapporti fra alcuni casi di spionaiggio industriale verificatisi in Italia e l'esportazione di merci strategiche proibite. Pescare nel torbido doveva rendere bene. Al momento del suo arresto, Raja, a quanto pare, era milionario in dollari. Possedeva una bella casa, Villa Anita, a Melide, presso Lugano, 'in Svizzera.

Scrissi a1 dottor Louis de Jong , direttore dell' Istituto di Stato Olandese per la Documentazione di Guerra ad Amsterdam, dicendogli che conosrcevo l'indirizzo attuale d i Rajakowitsch e chiedendogli materia.li sulle attività del dottore nei Paesi Bas&. II dottor de J ong incaricò uno dei suoi migliori aiutanti, lo storico B.A. Sijes, di raccogliere la documentazione sulla parte avuta da Rajakowitsch nella soluz.ione finale del problema ebraico in Olanda. Nel marzo 1962 consegnai al pubblico ministero di Vienna un dos.5ier completo sull'attività di Rajak owitsch in Olanda fra il 1938 e ,il 1944. Fra parentesi, dirò che molte informazioni su Rajakowitsch (eccettuate quelle sulle sue attività in Olanda) le ottenni da una banca di Vien na. Non fu difficile: mi presentai come un uomo d'affari che aveva interesse a conoscere la posizione finanziaria della ditta Enneri & C. La banca fec e un buon lavoro. Mi comunicarono perfino la targa della macchina di Rajakowitsch, il numero di dipendenti che aveva in ufficio e in casa, le ditte con cui aveva rapporti di affari ed altri particolari. Le banche possono essere talora delle utili istituzioni.

Trovai le prove che Rajak_owitsch si era recato spesso a Vienna fino a q_uando non venne spiccato contro di lui il secondo mandato nel 1961 . Da quel momento era rimasto alla larga. Nel mano 1962 mi recai a Milano per discutere· il caso con le autorità italiane. Quando fornii le mie informazioni su Rajakowitsch a un certo colonnello Mantarro al Palazzo di Giustizia, questi scosse la testa stupito.

« Come ha fatto a scoprire tutte queste cose? Quanti agenti lavorano per lei in Italia? »

« Colonnello, » gli risposi fingendomi sorpreso, « non vorrà che le riveli i miei segreti professionali, vero? »

Andai anche dal comandante dei carabinieri di Milano, il quale mi chiese: « Così lei è la persona che ha avuto le mani in pasta nell'affare Eichmann? »

Annuii.

« Signor Wiesenthal, » mi disse con moltà calma. « Dov'è il suo battello? o il suo aeroplano privato? »

Dovetti assicurarlo che non avevo alcuna intenzione di rapire Ra jakowitsch.

Gli italiani si dimostrarono comprensivi con me, ma mi dissero che non potevano arrestare Rajakowitsch. Non era cittadino italiano e non aveva commesso alcun reato contro cittadini italiani. Le sue attività si erano svolte altrove. Una delegazione di varie organizza- zioni ebraiche si recò a sollecitare l'intervento del ministro della Giustizia a Roma. Il ministro studiò il caso e disse che avrebbe potuto far spiccare un mandato, valido ~ta giorni, contro Raja-Rajakowitsch se l'ambasciatore austriaco lo avesse ufficialmente richiesto. Questo significava che l'ambasciatore austriaco avrebbe dovuto farsi dare istruzioni dal Ministero degli Esteri di Vienna, il quale a sua volta sarebbe intervenuto su richiesta del Ministero della Giustizia.

Decisi di tuffanni negli oscuri labirinti della burocrazia austriaca e mi recai al Ministero della Giustizia a Vienna, per cercare di sapere chi si occupasse della faccenda - il che non era una impresa facile - e se sarebbe stato chiesto al Ministero della Giustizia italiano, attraverso le nor.mali vie diplomatiche, un mandato di estradizione per il dottor Erich Raja.

Quello che volevo sapere era molto semplice, ma ottenni solo risposte tortuose. Mi venne detto che le indagini erano « ancora in corso ». Che « non si era ancora giunti » a una decisione definitiva. Così, invece di trovare uno zelo poco burocratico, trovai una evasività molto burocratica. Le ruote della giustizia austriaca, che non sono mai molto svelte, sembravano girare particolarmente piano in questo caso. Il procuratore generale mi disse di essere occupatissimo e aggiunse che era in procinto di p~rtire per le vacanze pasquali.

« H e,·r Generalanwal.t, » gli risposi, « le auguro una buona Pasqua. Quanto a Herr Doktor Raja, penserò io a procurargli una buona Pasqua. »

Non c'era che un modo per superare questo vicolo cieco: dare la masmna pubblicità al caso. Il pomeriggio dell'8 aprile I 963 andai da Dino Frescobaldi, corrispondente da Vienna del Corriere della Sera di Milano, e gli raccontai tutta la storia.

Due ore più tardi, a Milano, il direttore del Corriere mandava a casa del dottor Raja un redattore che fu ricevuto dal figlio di Rajakowitsch il quale gli chiese che cosa volesse. Il giornalista gli spiegò che avrebbero pubblicato un servizio sul dottor Raja e chiese una dichiarazione dell'interessato. Il figlio di Rajakowivpi gli disse se per cortesia poteva aspettare un momento; poi andò a parlare con · il padre e tornò di U a poco.

« Mio padre passerà da voi domani mattina, » disse. Il redattore tornò al giornale. Il direttore del Corriere ammise più tardi di aver fatto uno sbaglio mettendo sull'avviso Raja. A mezzanotte la storia cli Raja era stata ripresa dalle agenzie e circolava in tutta Italia. La mattina dopo il dottor Raja fu visto recarsi in banca subito dopo l'apertura. Più tardi mi fu ,riferito che egli avrebbe ritirato circa cento milioni di lire in contanti. Montò sulla sua Fiat 2000 coupé, si allontanò e scomparve.

Intanto la storia del dottor Raja era sulle prime pagine di tutti i giornali d'Europa. Molti quotidiani pubblicarono la sua fotografia, che era quella di un uomo dai capelli biondo-scuri, con un volto lungo ed ingenuo, la fronte alta e gli occhi chiari, che sembrava guardare il lettore con un'espresmone ironica. Un giornalista del Corrier e m'informò per telefono che Raja aveva attraversato il confine italosvizzero a Chiasso. Telefonai alla Uniteci Press di Zurigo e chiesi loro di informare la polizia elvetica che Raja era arriv,ato in Svizzera. Gli svizzeri si recarono alla sua villa di Melide, ma non lo trovarono. La mattina dopo si presentò alla polizia di Lugano la cameriera di un albergo della città, che aveva visto il Corriere della Sera con la fotografia del dottor Raja, e che dichiarò di essere sicura che quell'uomo alloggiava nel suo albergo.

La polizia elvetica informò Raja che egli era considerato uno « straniero indesiderabile » e lo invitò a lasciare immediatamente il paese. Raja tornò . a Chiasro, ma la polizia di frontiera italiana non lasciò passare la sua Fiat ros.m e comunicò al dottore che egli era indesiderabile anche in Italia. Nei giorni seguenti, tre paesi confinanti con la Svizzera rifiutarono di accogliere Raja: l'Italia, la Francia, la Germania. Nel quarto, l'Austria, lo aspettava un mandato di cattura. Non era una prospettiva piacevole per il ricco avvocato.

Per qualche tempo fui tempestato da informazioni di persone che ritenevano di aver visto il dottor Raja in questo o in quel posto; ma quando andavamo a controllare, Raja era sparito di nuovo. Era, come scrisse un giornale italiano, una versione moderna dell'aria di ROs.5ini « Figaro qua, Figaro là ». A Lugano, Raj~ disse a:lla polizia svizzera che aveva intenzione di recarsi a Vienna « per querelare Wiesenthal ».

Effettivamente Raja andò a trovare il suo avvocato di Zurigo e insieme telefonarono all'avvocato di Raja a Vienna, il dottor ~al. Questi consigliò a Raja di tornare in Austria per affrontare la situazione. Attraverso la United Press di Zurigo, arrivò a Vienna la notizia che Raja era in procinto di prendere il primo aeroplano, all'aeroporto di Kloten, diretto a Vienna.

Giornalisti, cronisti della televisione e della radio, funzionari di polizia si precipitarono all'aeroporto Schwechat. La storia di Raja aveva fatto sensazione in Europa. Si scommetteva sulla probabilità che Raja tornasse a Vienna e si consegnasse a:lle autorità o cercasse di scappare, magari in Sud-America. Mentre il Caravelle della SwÌ$air scendeva sull'aeroporto di Vienna, mi unii al « comitato dei festeggiamenti». L'aeroplano atterrò, ma il dottor Eric h Raja non era fra i pasreggeri. Ci fu una serie di telefonate afiannose e alla fine si seppe ch e Raja era salito sul Caravelle a Zurigo, ma durante la breve sosta a Monaco era sparito.

Tornai in ufficio, dove ricevetti una chiamata urgente da un alto funzionario della polizia di Monaco.

« Abbiamo bisogno -del suo aiuto, Herr Wiesenthal. Dov'è Raja? Abbiamo mobilitato tutte le forze di polizia disponibili. Il ministro degli Interni è furioso. Dobbiamo prendere R aja... Altrimenti i giornali ci fa r anno ballare. »

Gli dissi di sorvegliare le frontiere della Baviera e, già che c'era, gli consigliai di dare un'occhiata ai precedenti dell'ex superiore di Raja in Olanda, l'ex SS-Brigadefuhrer dottor Wilhelm Harster.

« Temo che ciò renderà ancora più furibondo il vostro ministro. Infatti mi risulta che Harster sia ora Oberregierungsrat al Ministero degli Interni bavarese a Monaco.»

Raccontai la storia di Harster al corrispondente viennese della Deutsche Presse Agentur. Ventiquattr'ore dopo i giornali tedeschi la stampavano e l'ex SS-Brigadefuhrer Harster veniva sospeso dal servizio. Nel gennaio 1966 fu arrestato.

Il caso Harster fece scoppiare uno scandalo politi co a Monaco. Il 25 giugno 1943 il dottor Wilhelm Harster, maggiore generale della polizia tedesca, capo della SD e della polizia di sicurezza tedesca in Olanda, aveva comunicato al Reichskommissar di Hitler, Seysslnq uart: « Il centomillesimo dei 140.000 ebrei esistenti nei Paesi Bassi è stato deportato dal paese... Domenica 20 giugno, ad Amsterdam, nel corso di una apposita operazione, sono stati catturati nel giro di ventiquattr'ore 5500 ebrei. »

Dopo che Harster fu arrestato, a:pparve chiaro che al Ministero degli Interni, dove sin dal 1956 egli aveva ricoperto una carica importante, il prevenuto aveva avuto fra i suoi superiori persone appartenenti a tutti i principali partiti politici della Baviera (CSU, SPD, FDP e Partito Bavarese). Harster aveva dichiarato puibblicamente:

« I miei superiori conoscono benissimo i miei precedenti. » Almeno cinque alti funzionari del Ministero avevano caldeggiato il conferimento all'ex SS-Fuhrer di una carica importante al Ministero, e in base a queste raccomandazioni il ministro aveva firmato la nomina. In seguito il ministro ammise: « Credo che qualcuno abbia cercato di <combinare> la cosa senza informarmi sulla verità dei fatti. »

Alouni dei funzionari impli cati sostengono di non ricordare più che cosa avvenne. Il processo contro l'ex capo di Raja è attualmente in fase istruttoria

Mentre la polizia bavarese cercava affannosamente Raja, andai a trovare il procuratore generale presso il Ministero della Giustizia austriaco. Era appena tornato dalle vacanze di Pasqua. Gli chiesi se il suo ufficio aveva intenzione di procedere nei confronti di R aja.

Il procuratore ~nerale fu evasivo. Bisognava vedere se il materiale raccolto contro Raja sarebbe stato « ritenuto sufficiente». C'era un mandato nei suoi confronti, ma per il momento si pensava « solo a un'inchiesta preliminare ». Era necessario attendere i risultati di questa inquesta.

Gli risposi: « Herr Hofrat, oggi cade la Pasqua ebraica. Ho qui il mio libro di preghiere : avevo intenzione di andare alla sinagoga a recitare la preghiera per i morti. Con il suo permesso, reciterò qui, nel suo ufficio, la preghiera per i 1 1 0.000 ebrei olandesi morti. »

Il magistrato apparve molto seccato. « Che cosa vuole che faccia?» ·

« Voglio giustizia. Lei ha visto il materiale esistente contro Raj a e sa che dovrebbe essere arrestato. »

« E se poi risultasse innocente?»

« In questo momento tutto il mond o la osserva e aspetta che lei faccia qualcosa. Onestamente penso c he sia meglio, per il prestigio dell'Austria, se Raja viene arrestato e magari in seguito rilasciato, piuttosto che gli si permetta di andarsene in giro 'liberamente a farsi beffe della giustizia austriaca. »

Feci un inchino allo He.rr Hofrat e usai.i. B giorno dopo, Raja arrivò in auto pwveniente da Monaco. Non era stato fermato al confine austriaco sebbene fosse sulla lista dei « ricercati » sia della polizia austriaca che di quella tedesca. Si recò al tribunale di Vienna dove lo aspettava un giudice istruttore. Raj a era ancora un uomo libero.

Più tardi nella mattinata parlai ancora con il procuratore generale, il quale mi disse che il dottor Raja era sotto interrogatorio.

« E ... ? » chiesi.

« Credo che lo stiano aspettando. Vada a dare un'occhiata.»

Attraversai il corridoio del tribunale. Due poliziotti erano fermi davanti alla porta del giudice istruttore, pronti ad arrestare Raja non appena avesse lasci ato la stanza.

Nel tardo pome riggio <lei 23 apri le - poch e ore dopo l'arresto di

Raja a Vienna - un rappresentante dell'Istituto per il Commercio della Germania Orientale, « Interkammer », fu visto togliere dal padiglione deH' << Interkammer » alla Fiera di Milano diversi oggetti appartenenti alla ditta Enneri & C. Fu anche tolta una fotografia in cui si vedeva Raja in compagnia di funzionari dell' « Interkammer » e di esponenti della missione commerciale sovietica a Roma.. Fu anche notato che il Partito Comunista Italiano, che in precedenza aveva definito Raja « l'assassino di Anna. Frank » e il « boia di Eichmann », ignorò completamente il suo arresto. Secondo i giornali non comunisti, le autorità italiane stava.no investigando su una probabile collaborazione fra l'ex SS Raja e il Partito Comunista Italiano. Alcuni giornali italiani scrissero che la. Enneri & C. aveva versato al Partito le percentuali sui suoi affari con i paesi deH'Europa orientale.

Nikolaj Svetailov, membro della missione commerciale sovietica. a Roma, che aveva. avuto spesso rapporti di affa.ri con Raja, venne richiamato a Mosca.. I giornali riferirono che a. Mosca Raja aveva stretti rapporti con Valentin Khrabrov, un alto funziona.rio che si occupa.va del coordinamento della ricerca scientifica. Alcuni ricordarono che Ra.ja manteneva buoni rapporti con il secondo marito della prima moglie, professor Amim Dadieu, dell'Istituto di Ricerche Missilistiche di Stoccarda.

11 giornale Il Tempo di Roma in data r agosto 1963 diede la notizia che i comunisti italiani erano molto preoccupati per le indagini in corso sull'ex braccio destro di Eichma.nn, Rajakowitsch. Questi era divenuto dopo la guerra un ,a.gente sovietico e aveva avuto stretti contatti con i dirigenti del partito comunista italiano, specialmente con gli esperti in commercio con ol'estero. Es.si dicevano di averlo aocolto solo perchè i compagni della missione commerciale sovietica avevano garantito pe.r Ra.ja affermando che era « un buon patriota e amico sincero della Repubblica Democratica Tedesca. e del partito comunista ».

Il processo contro Raja.kowitsch ebbe luogo a Vienna nell'aprile , I 965. Tutti notarono che in tribunale l'imputato si comportava con notevole arroganza (le « maniere energiche » che erano tanto piaciute al suo amico Eichmann). Era pieno di sicumera, rifiutava di rispondere alle domande, e più di una volta irritò gli avvocati del suo collegio di difesa. In una occasione disse alla giuria che i suoi guadagni mensili erano dieci volte quelli di un qualsiasi giurato. Un'altra volta ridicolizzò il pubblico ministero e offese il giudice. Il tribunale lo condannò a due anni e mezzo di carcere.

Nell'ottobre 1965 il dottor Raja venne liberato. Ora vive in Austria, e fa anche bene a restarci. Gli olandesi hanno spiccato contro di lui un mandato di cattura, e se Raja si azzardasse a lasciare l'Austria gli olandesi chiederebbero la sua estradizione e lo trascinerebbero davanti a un tribunale dei Paesi Bassi. Raja sembra . perfettamente soddisfatto di vivere la vita del ricco avvocato e uomo d'affari in pensione. Per lui sono venuti so:mpre « prima gli affari », e gli affari gli hanno fruttato. Suo figlio Klaus dirige la ditta Enneri & C.

Dopo l'arresto del dottor Erich Raja, fui invitato a parlare ad Amsterdam nel corso di una riunione di ex membri della Resistenza olandese. Raja era stato molto noto in Olanda e il caso aveva suscitato un grande interesse.

La mattina dopo la conferenza, mi telefonò una signora olandese. Si trovava neW atrio dell'albergo e mi chiese se potevo vederla per un minuto. Scesi e mi trovai di fronte una donna anziana, con i capelli grigi e due dolci occhi grigio-azzurri. Era stata alla riunione, aveva sentito la mia conferenza e il passato le era tornato alla mente. Dopo una notte insonne, aveva parlato col marito ed era venuta a trovarmi. Mi disse che lei e suo marito erano « gente alla buona ». Il marito era caporeparto in una grossa fabbrica. Aveva avuto cinque figli, ma solo quattro erano ancora .vivi; tutti avevano un buon lavoro e se la cavavano bene.

« Non siamo mai stati ricchi, ma abbiamo sempre cercato di aiutare quelli che avevano meno di noi. Quando nel 1920 leggemmo sui giornal.i che in Olanda si era costituito un comitato per ospitare per qualche mese i bambini austriaci denutriti, demmo· subito la nostra adesione . .i'vfio marito disse che avevamo abbastanza da mangiare per tutti e che una bocca in più non avrebbe fatto differenza. Qualche settimana dopo ero alla stazione ferro ·viaria quando il treno arrivò e i bambini scesero. Ognuno aveva il nome scritto su un cartoncino appeso al. collo. Sembravano spaventati e affamati. Il no. stro bambino era un ragazzino di nome Hansi. Aveva due grandi occhi su un viso pallido. Hansi non aveva mai saputo che cosa fosse un vero pasto. Aveva sei anni ed era molto timido, ma fece presto amicizia con i nostri ragazzi E imparò anche a mangiare. Il primo giorno, non seppe fare altro che stare lì a guardare il latte, il burro, le uova, la carne e i legumi. Disse di non aver mai visto tanto cibo ìn vita sua. »

Hansi acquistò peso in breve, e quando lasciò Amsterdam due mesi più tardi aveva assunto l'aspetto di un qualsiasi ragazzo · della sua età. Tornò spessa durante gli anni seguenti. Ess[ lo trattarono come il loro sesto figliuolo, e Hansi li chiamava « i miei genitori adottivi olandesi». Scriveva spesso, e a Natale e per il suo compleanno loro gli mandavano dei regali. Un giorno ricevettero una partecipazione di nozze, e poi più nulla. Un anno dopo scoppiò la guerra. Si chiesero che cosa fosse accaduto di Hansi. Era un ragazzo robusto e senza dubbio doveva essere stato arruolato nel/' esercito.

Una mattina, nell'aprile del 1942, qualcuno bussò alla porta.

« Ero sola in casa, e quando andai ad aprire uidi un uomo con l'uniforme nera delle SS. Mi misi a gridare. Solo pochi giorni prima alcune di quelle SS avevano invaso la nostra tranquilla strada e avevan·o portato uia alcuni vicini: ebrei. Era stato terribile, ed ero ancora · souo lo shock subito. »

Aveva chiesto alla SS: « Che cosa vuole?»

Quello si era messo a ridere. « Zia, non mi riconosci? Sono io ... Hansi. »

Hansi! In uniforme nera e con quel terribile distintivo sul bavero. C'era forse anche lui fra le SS che erano venute ad arrestare i loro vicini ebrei? Negli ultimi giorni avevano rastrellato gente in tutta Amsterdam.

« Che cosa c'è, zia?» disse Hansi, e le chiese di farlo entrare. Ma la donna gli sbarrò la porta. Qualche cosa era scattato dentro di lei.

« Non potei fare diversamente, signor Wiesenthal. Gli dissi: <Non sono più tua zia. E tu non entrerai in casa mia... non con quell'uniforme. V a' via!> E gli sbattei la porta in faccia ... Avevo il cuore che mi balzava in petto. Come avevo desiderato di rivedere Hansi ma non mi era mai venuto in mente che potesse presentarmisi in divisa da SS ...

« Andai alla finestra. Era rimasto fermo davanti a casa nostra, poi scosse le spalle, sputò a terra e se ne andò con i suoi stivali neri. Sento ancora il rumore di quegli stivali che per noi ad Amsterdam . erano ormai il simbolo degli assassini.

« Qualche settimana dopo ricevetti una lettera da lui. Molto breve e in uno stile che non era quello dello Hansi che avevamo conosciuto. Diceva che era spiacevole che noi olandesi non capissimo i nuoui tempi, che il Fuhrer avev·a grandi idee e... Ma a che serve? Mio marito strappò la lettera in mille pezzi. »

Come per un tacito accordo, nessuno in casa parlò più di Hansi.

Un giòrno del 1946 arrivò una lettera scritta con una calligrafia femminile che non conoscevamo. Era la vedova di Hansi. Diceva che il marito era stato ucciso in Russia. Era rimasta sola con i suoi due figli.' Le cose non andavano bene a Vienna, e c'era poco da mangiare. I bambini avevano fame.

« Era la vecchia storia che si ripeteva. Mostrai la lettera a mio marito. Non si può rimanere insensibili di fronte a dei bambini che hanno fame. Decidemmo di mandare dei pacchi di cibarie. Ma non potevamo prenderli in casa. Erano successe troppe cose. Nessuno dei nostri vicini ebrei era tornato vivo. E sapevamo di altri che erano morti. .. Qui abbiamo dato da mangiare a questi ragazzi austriaci aiutandoli a crescere forti e sani. Ed essi sono tornati vestiti da SS e hanno fatto quelle cose orribili. »

Rimase in silenzio per un po', poi mi disse: « C'è ancora qualcosa che devo dirle. Uno dei miei ragazzi è stato nella Resistenza olandese. Nemmeno lui è tornato.»

Si alzò. « Vorrei sapere ... È per questo che sono venuta. Lei forse ha un elenco ... di quella gente. Vorrei sapere che cosa ha fatto Hansi. »

Mi lasciò il suo indirizzo e se ne andò. Anch'io mi chiedevo che cosa avesse fatto H ansi. « Abbiamo nutrito questi ragazzi e sono tornati vestiti da SS. .. »

Un anno dopo trovai il nome di Hansi su una certa lista che non era precisamente una lista d'onore. Ma non le scrissi nulla.

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