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2.3. Lo svolgimento delle opzioni in Valcanale
termine poi prorogato al 30 giugno 1940, sarebbero stati trattati allo stesso modo degli altri sudditi del regno; era sottinteso però che avrebbero dovuto assoggettarsi alle regole del governo fascista. Infine, un altro punto fondamentale dell’accordo era « la liquidazione dei beni immobili degli optanti attraverso l’istituzione di apposite commissioni ».77
Come abbiamo visto, inoltre, l’intero processo di trasferimento era da compiersi entro il 31 dicembre 1942. La gestione dell’operazione fu affidata al Reichskommissar für die Festigung deutschen Volkstum (RKFdV), apparato delle SS comandato dal Gruppenführer Ulrich Greifelt, alle dirette dipendenze di Himmler. Il suo braccio operativo furono gli uffici dell’ADEuRSt (Amtliche Deutsch für ein-und rückwanderstelle ovvero l’ufficio per il rimpatrio degli optanti), con sede a Bolzano e in vari altri distretti. Tutto era pronto per la fase operativa.
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2.3. Lo svolgimento delle opzioni in Valcanale
Nelle prime fasi dell’elaborazione delle norme la Valcanale, sia a causa del basso numero di abitanti, sia a causa del suo carattere multietnico, specie per la presenza slovena, venne lasciata in disparte, ma in seguito la legge fu estesa anche ad essa. L’organizzazione delle opzioni da parte italiana fu affidata a Riccardo de Beden, funzionario della Prefettura di Udine, alle dirette dipendenze della Prefettura di Bolzano. L’ufficio tedesco predisposto alla gestione delle operazioni fu invece istituito il 1°dicembre 1939 a Tarvisio, viste le ovvie difficoltà per gli allogeni di recarsi a Bolzano o a Merano. A dirigere opzioni e trasferimenti fu chiamato il dottor Karl Starzacher, nipote dello storico Martin Wutte già citato precedentemente. Starzacher, aprì i lavori dell’ADEuRSt di Tarvisio il giorno seguente e per prima cosa si trovò ad affrontare il problema di definire chi fosse da considerare di pura razza tedesca, e quindi idoneo all’opzione, e chi invece no. Da parte tedesca i pareri furono divergenti: Starzacher dichiarò subito la sua disponibilità a far trasferire tutti coloro che lo avessero richiesto, mentre Alois Maier-Kaibitsch, l’incaricato della Volksdeutsche Mittelstelle, ovvero l’ufficio predisposto alla gestione dell’inserimento dei valcanalesi in Carinzia, all’inizio si dichiarò perplesso:
77 MAGRI L, op, cit, p. 15.
Secondo la mia stima, oggi in Valcanale vivono 5500 tedeschi, ossia il 65% dell’intera popolazione. Inoltre ci sono da 20 al 25% di sloveni e i restanti sono cittadini del Regno italico. […]. Il rimpatrio dei valcanalesi si complica in quanto anche gli sloveni valcanalesi […] vogliono quasi tutti trasferirsi in Carinzia. Questi valcanalesi di lingua windisch vivono nelle località di Ugovizza, Camporosso e San Leopoldo e nel complesso raggiungono al massimo il numero di 1500 unità. Oggi dichiarano di essere tedeschi pur parlando il dialetto sloveno […]. Che fare quindi di questi valcanalesi di lingua "windisch"? Se li facciamo insediare in Carinzia, andranno ad aumentare il numero della popolazione di lingua slovena […]. Sono fermamente convinto che sia da privilegiare solamente un’affluenza di concittadini tedeschi[…].78
Successivamente, analizzando più approfonditamente la questione, Maier-Kaibitsch si convinse che gli sloveni della Valcanale potessero usufruire del diritto di opzione perché assimilabili ai windisch carinziani che combatterono nel 1919 per l’indipendenza della Carinzia dalla Jugoslavia e perché di cultura e commerci tradizionalmente rivolti alla Carinzia:
In Valcanale vivono […] circa 1500 persone che si servono del dialetto sloveno […]. Per questi vendi-valcanalesi valgono le stesse identiche cose come valgono per il gruppo dei vendi-carinziani che, com’è noto, nell’anno 1919, armi in mano, combatterono contro gli slavi del sud […]questi carinziani vendi sono per noi dei connazionali a pieno titolo […]. Anche le persone bilingui che abitano nella Valcanale si riconoscono quasi tutte appartenenti al popolo tedesco.79
I pareri furono discordanti anche perché i funzionari italiani e i loro omologhi tedeschi assunsero posizioni contrastanti. Se da un lato i funzionari tedeschi consegnarono indistintamente i moduli a tutti, dall’altro i dipendenti comunali e i Podestà si rifiutarono di consegnarli a chi venisse classificato come windisch, creando così non pochi attriti fra gli abitanti dei paesi. Il comportamento dei funzionari italiani deve essere visto alla luce del risultato plebiscitario delle opzioni che si stava prospettando, e che Starzacher aveva già previsto da ottobre: « Martedì 3 ottobre, […] mi sono recato a Tarvisio. Al nostro arrivo alle ore 12 siamo andati direttamente a casa del camerata Rach […]. Il camerata Rach80 e gli altri sopracitati compagni della Valcanale sono convinti che il 95% dei cittadini vorrà certamente trasferirisi […] ».
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78 Deutsches Bundesarchiv Berlin, (BArch), R.49/Anhang VIII/1, RKFdV, citato in: MAGRI L, op, cit, p. 7. 79 BArch, R.49 Anhang VIII/1, RKFdV, citato in: MAGRI L, op, cit, p. 24. 80 Erich Rach fu uno dei maggiori collaboratori di Starzacher. Iscritto al NSDAP, fu uno dei più accesi propagandisti per le opzioni. 81 BArch, R.49/Nr. 2143, RKFdV, citato in: MAGRI L, op, cit, p. 18.
Un così clamoroso “successo” sarebbe stato uno schiaffo morale e una dimostrazione del fallimento della politica fascista di rinazionalizzazione, ed era solo per questo motivo che le autorità italiane cercavano di ostacolare quello che si stava delineando come un esodo biblico sia in Valcanale, sia in Alto Adige. In questo contesto il consigliere De Beden così si lamentava con il prefetto di Udine:
Al comune di Malborghetto sono pervenute, su una popolazione globale di 1597 abitanti, n. 633 dichiarazioni di opzione […] di cui n. 423 da parte di allogeni non di origine tedesca. […] Nel comune di Malborghetto ricorrono lapidi sepolcrali in lingua slava […] nelle famiglie si parla tutt’ora lo slavo e […] le prediche si tengono in lingua slava. […] Che poi gli abitanti di Ugovizza abbiano avuto sempre un profondo sentimento nazionale slavo lo comprova una fatto verificatosi nel dopoguerra: quel consiglio comunale venne sciolto […] perché i consiglieri si rifiutarono di firmare un verbale di seduta redatto in italiano, dichiarando di essere slavi […]. 82
Karl Starzacher, nella sua prima relazione inviata alla sede centrale di Bolzano, così commentò la faccenda:
Quando, sabato 2 dicembre 1939, sono giunto nella sede di Tarvisio per iniziare il lavoro, sono stato subito sommerso da una serie di lamentele, dalle quali ho dedotto che venivano fatte mille difficoltà agli optanti, a motivo della loro appartenenza all’etnia slava. […] Ho capito fin dall’inizio che la definizione di chi fosse o non fosse sloveno dipendeva fortemente dagli interessi economici di alcune e poche personalità della valle. […] il rappresentante principale della teoria degli slavi nella Valcanale è il Sindaco di Malborghetto ing. Rimediotti […] L’ing. Rimediotti ha però, per esempio, un credito per oltre 100.000 lire con gli abitanti di Ugovizza […] è fin troppo chiaro il motivo per cui lui ora sia così entusiasta per aver trovato un modo, grazie alla teoria slava, per non far andare via i concittadini di Ugovizza. […] La Valcanale da molti secoli è puramente terra di cultura tedesca. […]. Da quando la Valcanale fa parte dell’Italia, la totalità dei suoi abitanti si è sentita ancora più fortemente tedesca ed è da tedeschi che sono stati trattati dagli italiani. Quando sopravvenne la storia delle opzioni […] gli italiani hanno considerato come tedeschi la totalità della popolazione. Da quando è saltata fuori questa “faccenda degli slavi”, improvvisamente tutti sono diventati sloveni. […] Il comportamento degli italiani non è conforme alle linee guida. […].Non dobbiamo cedere alla mossa dei “pezzi grossi” italiani, con la loro interpretazione a proposito degli slavi della Valcanale. 83
Si deduce, da questo tipo di documenti, che, mentre gli italiani cercavano di impedire le partenze, i tedeschi, invece, pressavano per convincere il maggior numero di allogeni ad
82 Archivio famiglia De Antoni, citato in: MAGRI L, op, cit, p. 25. 83 BArch, R. 49/2611, RKFdV, citato in: le opzioni in Valcanale nel 1939, a cura di MAGRI L, MEPV, Malborghetto, 2012, p. 17.
optare. Questa condotta da parte germanica dev’essere contestualizzata nel fosco quadro geopolitico che si era creato alla fine del 1939. Con l’invasione della Polonia il 1° settembre, la Germania aveva scatenato la Seconda Guerra Mondiale ed era nel suo interesse poter arruolare il maggior numero di uomini possibile; era quindi naturale che cercasse di convincere non solo tutti i cittadini germanici a lavorare per la vittoria ma anche gli allogeni a trasferirsi, in modo da guadagnare nuove braccia per le industrie del Reich e uomini da assoldare nella Wermacht.
I funzionari nazisti non esitarono a ricorrere alle più esplicite e fantasiose forme di propaganda, peraltro negate dagli addetti ai lavori,84 per convincere gli allogeni ad optare. Innanzi tutto la Germania venne presentata come la diretta erede dello stato asburgico: uno stato ricco e pieno di possibilità di lavoro. Si coniò il detto Heim ins Reich! Ovvero: ritorno a casa nel Reich, una sorta di terra promessa dopo tutte le tribolazioni avute sotto il governo fascista. Poi si diffuse la voce che un plebiscito avrebbe spinto Hitler ad interessarsi nuovamente della questione del confine e si sarebbe ripreso le terre dell’Alto Adige e della Valcanale. Ma soprattutto agì la paura di essere trasferiti al sud, in Sicilia o in Calabria. Si fece strada, infatti, l’idea che chi non avesse optato sarebbe stato confinato. Quest’ultima “leggenda”, diffusa dai funzionari nazisti che si muovevano fra Villach e la Valcanale per convincere la gente a trasferirsi, condizionò grandemente la popolazione, mentre al governo italiano mancò rapidità di reazione, di modo che la sconfessione di tali propositi arrivò solo molto più tardi. Le opposizioni alla propaganda furono scarse e deboli; solo il Podestà Rimediotti di Malborghetto e il parroco di Camporosso Premrl cercarono di persuadere i valcanalesi a non trasferirsi. In particolare quest’ultimo, disubbidendo alle linee guida date dal vescovo di Udine, dichiarò pubblicamente che si sarebbe fatto tagliare la testa se anche ad un solo camporossiano fosse stato concesso di partire.85 In seguito, a causa dei suoi interventi, Don Premrl venne internato a Dachau e fortunatamente ritornò in Patria molto tempo dopo.86
Sempre nel tentativo di salvaguardare gli interessi dei valcanalesi, l’Ing. Rimediotti scrisse nel novembre 1939 al prefetto di Udine:
84 Così risponde l’ADEuRSt al consigliere Bene che aveva chiesto chiarimenti su questo comportamento: « Il giorno 8 dicemre 1939 il sig. Prefetto ha fatto visita alla sede staccata di Tarvisio ed ha dichiarato […] che sotto la direzione di Rach […] era stata condotta una sistematica propaganda […] secondo la quale tutti quelli che non avessero optato per la Germania sarebbero stati trasferiti in meridione o in Sicilia. Il dottor Starzacher, però, ribatté dicendo che non era a conoscenza di alcuna propaganda e che fin dal giorno del suo arrivo a Tarvisio, il 2.12.39, aveva dato ai suoi collaboratori severe disposizioni di astenersi da ogni tipo di discussione […] ». BArch, R49/Nr.2189, RKFdV, citato in MAGRI L, op, cit, p. 35. 85 BArch, R49/Nr. 2189, RKFdV, citato in MAGRI L, op, cit, p. 38. 86 GARIUP M, op, cit, pp. 87-93.
Secondo quanto ho potuto stabilire in base a dichiarazioni avute dai diretti interessati mi risulta: che viene svolta una attiva propaganda che mira all’emigrazione totalitaria. Che agli allogeni, che ancora non hanno preso una decisione, viene insinuato il timore che la Valcanale potrà ritornare alla Germania. […] Viene lamentato da parte di parecchi allogeni […] la mancanza di chiarimenti da parte delle autorità italiane. È con animo addolorato ch’io debbo riferire a V.E. la mia netta convinzione di una situazione non grave, ma preoccupante, anche per gli sviluppi che potrà assumere man mano che si avvicinerà il termine utile per l’opzione.87
Il temutissimo trasferimento al sud compare in quasi tutte le interviste raccolte dall’”Archivio della Memoria” del Palazzo Veneziano: Grillz Giovanni, classe 1926 di San Leopoldo racconta, per esempio:
[…] il 95% ha optato. Perché gli altri, qui, dicevano che se non si optava per la Germania ci mandavano giù, di là, Sardegna e chissà dove. Ci mandavano via di qui e allora la gente è sparita.88
Mentre Moritsch Herbert del 1923 di Coccau riporta:
Hanno fatto dei biglietti i germanici: “guardate, gente, e se restate lì andrete in Sicilia o Napoli”. E per quel motivo tanti hanno optato anche, per la Germania. Questo mi ricordo molto bene. Hanno optato 5.700 persone […].89
Nonostante si trattasse di una scelta estremamente difficile e sofferta e si dovesse prendere una decisione importantissima da cui dipendeva la vita di migliaia di persone nel tempo assurdamente breve di poco più di due mesi, allo scadere del termine ultimo per le opzioni i dati mostravano, come era già stato ampiamente previsto, un enorme successo per la Germania nazista e una disfatta terribile per la politica italiana. Nella sola Valcanale, seguendo i dati riportati dal ministero degli interni, si arrivò a 4.897 persone su circa 6.000 optanti della valle, pari a circa l’81% di votanti per la Germania, e di poco si discostarono i dati in Alto Adige, dove fra l’80 e l’87% di votanti decisero di trasferirsi.90
87 Lettera firmata dell’Archivio Emilio Riimediotti, Archivio Mario Gariup, citato in GARIUP M, op, cit, pp. 5253. 88 Intervista a GIOVANNI GRILLZ, classe 1926 di San Leopoldo, raccolta nel 2009 da MAGRI L, ”Archivio della Memoria” Palazzo Veneziano (AdMPV). 89 Intervista a MORITSCH HERBERT, classe 1923 di Coccau, raccolta nel 2009 da MAGRI L, AdMPV. 90 SCROCCARO M, op, cit, p, 179. Secondo altri conteggi effettuati da parte tedesca si arriva addirittura al 90% di valcanalesi optanti, ma è probabile che i dati nazisti siano stati approssimati per eccesso, cfr: SCROCCARO M, op, cit, p. 177-178 e MAGRI L, op, cit, p. 53.
Il prefetto Mastromattei, convinto da principio che avrebbero optato solo fanatici e nullatenenti,91 fu costretto dal clamoroso risultato alle dimissioni e fu sostituito da Agostino Podestà.
Come abbiamo visto i motivi per cui si arrivò a questi eccezionali risultati devono essere ricercati sia nell’antico substrato culturale e tradizionale che legava queste terre al mondo tedesco sia nella prepotenza di una martellante propaganda che minacciava trasferimenti coatti e inverosimili annessioni. Oltretutto « un territorio con una popolazione allogena numericamente piuttosto ridotta non era in grado di esprimere dei capipopolo in grado di orientare […] gli strati sociali più inclini al richiamo dell’istinto ».
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Ma al di là dei motivi ideologici va sottolineato che gli optanti decisero per lo più di emigrare per motivi economici, convinti che il terzo Reich avrebbe loro garantito un futuro radioso. Fanno riflettere anche i dati relativi alle partenze post-opzione: i primi a partire furono proprio i nullatenenti e i contadini, sia perché non trattenuti da problemi relativi alla proprietà, sia perché potevano essere i più facilmente manovrati dal punto di vista ideologico e i primi da poter inviare al fronte con le divise della Wermacht. Le interviste contenute nell’”Archivio della memoria” del Palazzo Veneziano di Malborghetto comprovano quanto riferito:
La maggior parte degli oriundi degli allogeni tedeschi hanno optato per la Germania e specialmente i nullatenenti, perché non avevano problemi di possedimenti e sono stati integrati, i ferrovieri nelle ferrovie tedesche, i minatori nelle varie miniere che ci sono qui, perciò non era difficile trovare immediatamente l’occupazione, un’occupazione anche ben pagata […]. 93
E inoltre:
Per quelli che non avevano niente era uguale, non avevano niente da perdere, solo da guadagnare, perché sono andati di là, han trovato un bel posto, anche statale, che qua era impossibile trovare. Per la nostra gente… posti statali non c’erano… miniera e bosco c’era, per loro!94
Fra la fine del 1939 e la tarda primavera del 1940 prevalse uno stato di euforia. Nella valle ci si immaginava un luminoso futuro in terra tedesca, dopo vent’anni di angherie malcelate all’interno dello Stato italiano. La generale eccitazione era mantenuta continuamente viva
91 Archivio Statale del Ministero degli Affari Esteri (ASMAE), rappresentanze diplomatiche, Berlino, 18971943, b. 169, f. 2, promemoria del prefetto Mastromattei all’ambasciatore Attolico: « Si vedrà allora come tutto questo attaccamento alla Germania […] sia in definitiva molto più apparente che reale, e come essa invece sia […] amante del quieto vivere, […] e disposta a seguire quel regime che meglio le assicuri tranquillità e benessere », citato in: SCROCCARO M, op, cit, p. 137. 92 DOMENIG R, Italiani al confine orientale, Udine, Aviani e aviani Ed, 2011, p. 49. 93 Intervista a TREU GIUSEPPE di Tarvisio, classe 1920, raccolta nel 2010 da MAGRI L, AdMPV. 94 Intervista a URBANO PUFITSCH di Camporosso, classe 1931, raccolta nel 2010 da MAGRI L, AdMPV.
anche grazie alle organizzazione naziste che provvidero a orchestrare grandi cerimonie per i neo-cittadini del Reich, corsi di tedesco per i figli degli optanti che non avevano avuto la possibilità di imparare la lingua a scuola e campi estivi per ragazzi nelle file dell’Hitlerjugend. In particolare i corsi di tedesco riscossero un grande successo fra gli allogeni che attendevano di partire. Karl Starzacher redasse questo rapporto:
Tarvisio, 15 marzo 1940
Ieri, in presenza del dr. Fradella e dell’ispettore scolastico distrettuale, abbiamo aperto il primo corso di lingua tedesca a Camporosso, […]. È stata una celebrazione molto bella, della quale […] sono rimasti soddisfatti anche gli italiani. […] ora potremo aprire anche tutti gli altri corsi di lingua senza ulteriori difficoltà.95
Successivamente, il 15 luglio 1940 e il 26 agosto, Starzacher, in altri due verbali si dimostra colpito dall’efficacia del progetto:
Tarvisio, 15 luglio 1940 I corsi di lingua tedesca sono iniziati anche a Tarvisio e da allora hanno riscosso un ottimo successo. Entrambi gli insegnanti, […] hanno già conseguito degli ottimi risultati.96
Tarvisio, 26 agosto 1940 I corsi di lingua tedesca, che nel territorio di competenza della nostra filiale, si sono svolti nel corso di tutta l’estate, continuano con successo. Vengono frequentati con entusiasmo invariato ed i progressi […] sono veramente sorprendenti. […] Ora tutti i paesi sono serviti dai corsi di lingua tedesca.97
Nel frattempo, così come riporta un anonimo documento, la Carinzia si era preparata all’accoglienza degli optanten. « Il 15.2.1940 dalla stazione ferroviaria di Tarvisio partì il primo treno di 80 optanti. La seconda comitiva di 150 persone partì […] il 24.2.1940. Una terza comitiva di 270 persone lasciò la Valcanale il 9.3.1940 »98 Le partenze si susseguirono più o meno regolarmente per tutto il 1940 e il 1941, calarono progressivamente l’anno successivo a causa delle incertezze della guerra, delle difficoltà di sistemazione e del progressivo ripensamento di molti cittadini, restii ad abbandonare le loro proprietà nell’insicurezza del futuro, e terminarono del tutto con l’8 settembre 1943. Alla data del 7
95 BArch, R.49, Nr 2143 RKFdV, citato in: MAGRI L, op, cit, pp. 93-94. 96 BArch, R.49, Nr 2174, RKFdV, citato in: MAGRI L, op, cit, p. 95. 97 BArch, R.49, Nr 2174 RKFdV, citato in: MAGRI L, op, cit, p. 95. 98 Archivio Parrocchiale di Tarvisio (APT), citato in: GARIUP M, op, cit, p. 158.
ottobre 1943 risultavano trasferiti in Carinzia circa quattromila valcanalesi su seimila abitanti totali. 99
A questo punto è interessante approfondire in che modo la stampa di regime riportò le notizie dei trasferimenti. Poiché, di fatto, si trattò di un grande successo per la politica nazista, i giornalisti dell’epoca non esitarono a servirsene per magnificare i trionfi del Führer e l’importanza del “legame di sangue” rispetto al territorio. Per fare un paio di esempi citiamo alcuni articoli apparsi fra il 1940 e il 1942 su vari periodici del Reich fra cui il Kärntner Grenzruf e l’Heimatkreis:
Era già verso l’imbrunire, quando le grida di giubilo della gente hanno annunciato l’arrivo dei rimpatriati. Erano appena scesi dall’automezzo all’inizio del paese e stavano giungendo marciando per la strada in salita. Dapprima ha risuonato una marcia di benvenuto […] Commossi, uomini e donne della Valcanale stavano lì, ancora confusi ed anche stanchi per il lungo viaggio, ma i loro occhi luccicanti di gioia testimoniavano la nuova forza d’animo che li pervadeva. Spontaneamente, alla fine del canto, sono scoppiati in esclamazione come “Sieg Heil” in favore del nostro Führer, che sembravano non voler mai terminare.100
In un articolo del marzo 1940 si parla del discorso del vice-governante carinziano:
Nel suo discorso di benvenuto ai valcanalesi rimpatriati di sabato scorso, il vice Gaulaiter Kutschera,[…] ha parlato del sacrificio compiuto dai valcanalesi nel lasciare la loro terra […]. Ha citato poi la grande battaglia finale che il popolo tedesco deve ora affrontare e che richiede l’impegno totale da parte di ciascuno. […]. Infine il vice-Gauleiter ha augurato a tutti i fratelli e le sorelle della Valcanale e dal Sudtirolo un buon inizio della permanenza in patria e di poter successivamente marciare mano nella mano con tutti gli altri connazionali in onore della nostra Germania e di Adolf Hitler.101
Infine citiamo l’articolo di un’opinionista del mensile Heimatkreis:
Dopo i lunghi lavori preparatori finalmente è giunta l’ora: i primi trasporti di rimpatriandi possono partire per la Carinzia […]. L’atmosfera durante questi viaggi è sempre gioiosa e fiduciosa, poiché più grande del dolore, che è normale che sorga in ogni persona al momento di lasciare la propria Patria, è la gioia per aver meritato la potente Patria germanica. Non è il passato, bensì il presente ed il futuro a regnare e da tutti gli occhi traspare la fiduciosa certezza che il futuro sarà bello ed assicurato.102
99 BArch, R.49Anhang VIII Nr.2, RFKdV, citato in: MAGRI L, op, cit, p. 113. 100 250 Kanaltaler im Lavanttal eingetroffen, in: Kärntner Grenzruf, 11 marzo1940, AdMPV. 101 Der Obersturmbannführer Kutschera spricht auf Kanaltalern an, in: Kärntner Grenzruft, 27 marzo1940, AdMPV. 102 POLLY H, Was denken die Kanaltalern? In: Heimatkreis, maggio 1940, AdMPV, citato in MAGRI L, op, cit, p. 123-124.
Per sistemare tutti questi nuovi cittadini, in Carinzia venne predisposta la costruzione di interi nuovi Siedlungen, ovvero nuovi alloggi. Si istituì una società immobiliare denominata Neue Heimat, la quale ebbe il compito di costruire i nuovi appartamenti per i valcanalesi. Tuttavia, a causa dell’elevato numero di famiglie sopraggiunte, non tutti riuscirono ad essere sistemati. Per risolvere in maniera radicale la questione, Himmler ordinò di evacuare tempestivamente le famiglie slovene stanziate nella zona mistilingue della Carinzia, in modo da “fare spazio” ai valcanalesi.
Questa operazione, denominata Kärnten Aktion (K-Aktion) e volta a rendere operativo l’ordine di Himmler Macht dieses Land Deutsch! (Rendete tedesco questo Paese), s’inseriva nel contesto del trasferimento di persone non ritenute “autenticamente tedesche” e quindi considerate pericolose dal punto di vista razziale e politico. Alle 5 del mattino del 14 aprile 1942 le SS diedero, quindi, il via alla deportazione di 227 famiglie slovene e in poco più di un’ora intere proprietà vennero sequestrate senza indennizzi dallo Stato nazista. Gli evacuati furono raccolti nel RAD (Reichsarbeitdienst, ovvero il servizio di lavoro del Reich) in attesa di essere trasportati presso il lager di Schwarzenberg, in Baviera.
Secondo Lara Magri: « nel complesso furono 917 le persone deportate nei campi […] tutti coloro che avevano più di 15 anni […] vennero impiegati come operai nelle fabbriche e nell’industria bellica ».
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Non tutti i valcanalesi decisero di prendere possesso delle proprietà confiscate proprio perché si resero conto di quello che era appena successo. Alcuni, però, decisero di stabilirsi, e alla fine della guerra, quando i legittimi proprietari tornarono a reclamare quelle che erano le loro case, essi si ritrovarono senza proprietà, perché in Valcanale era già stato venduto tutto. Una testimonianza particolarmente toccante su questo fatto è quella di Autz Kristine:
il cuore faceva male quando si arrivava lì e si vedeva come... i bambini piccoli, sul tavolo c’era ancora la bottiglia/biberon del bambino, ancora da bere e la ciotola della polenta....allora il padre ha detto “no...”; “Ma deve pur decidersi, signor Fillafer, a prendere qualche cosa!”; E lui dice: “No, questo non lo prendo”. Ed anche la signora Mandl di Coccau, con la quale era andato a vedere qualche proprietà… Klagenfurt e circondario, non ha accettato niente, e lei poi è andata in un appartamento ad Hermagor.104
Chi, invece, accettò la casa racconta:
103 MAGRI L, op, cit, p. 156. 104 Intervista a AUTZ KRISTINE di Coccau, classe 1922, raccolta nel 2010 da MAGRI L, AdMPV.
[…] dicevano che, chi aveva una casa, ne poteva ottenere una in Carinzia , da cui erano stati cacciati gli sloveni. E così mia nonna è andata a cercare una casa libera in giro per la Carinzia e dice, sì, giù a Ferlach, precisamente a Kleinach, dove c’era una piccola casa di contadini con il soffitto ancora nero, perché vi affumicavano la carne e naturalmente mio padre ha aggiustato tutto, ha fatto una cucina normale, la stalla per i maiali e quant’altro.105
Episodi come quelli riportati dalle interviste, unite all’incerto andamento delle operazioni belliche, contribuirono ad un cambiamento di mentalità negli optanti e a tentativi di ritardi nelle partenze nell’attesa di uno stabilizzarsi della situazione. Tuttavia, l’8 settembre 1943 l’intero Friuli e la Venezia Giulia vennero invasi e annessi direttamente al Terzo Reich, inquadrati nella Zona di Operazioni dell’Alto Adriatico (Operationszone Adriatisches Küstenland o OZAK). L’intera operazione venne immediatamente sospesa e si aprì una nuova fase nella storia delle Opzioni in Valcanale e in Alto Adige. La sconfitta del terzo Reich nell’aprile 1945 aprì il problema della regolarizzazione della cittadinanza non solo degli optanti già trasferiti che desideravano ritornare nei loro posti d’origine, ma soprattutto di tutti gli optanti che ancora non avevano traslocato e che si ritrovavano a vivere in Italia ma con una cittadinanza non più valida, qual era quella nazista, e impossibilitati a guadagnare quella italiana se non tramite complicate operazioni burocratiche. L’11 luglio 1945 fu deciso da parte delle forze d’occupazione americane che « tutti coloro che risultavano cittadini italiani alla data del 1° gennaio 1940 o dopo tale data, e residenti nella provincia di Bolzano al 4 maggio 1945 non dovevano essere considerati cittadini germanici ». 106 Per tutti i trasferiti si dovrà attendere il famoso "Patto De Gasperi-Gruber" del 5 settembre 1946 con il quale i ministri italiano e austriaco si impegnavano a risolvere il problema degli optanti che ancora non avevano regolarizzato la loro posizione. Il risultato delle discussioni fu il cosiddetto “decreto sulle opzioni” del 2 febbraio 1948, in base al quale tutti gli optanti che non erano entrati in possesso della cittadinanza germanica e non si erano trasferiti nel Reich avrebbero potuto ritirare l’opzione e rimanere cittadini italiani. Per gli optanti che già avevano acquistato la cittadinanza germanica, anche se ancora residenti in Italia, era prevista la possibilità di ritirare l’opzione e di riottenere la cittadinanza italiana.107
105Intervista a PAIER ANNA di Cave del Predil, classe 1920, raccolta nel 2010 da MAGRI L, AdMPV. 106 SCROCCARO M, op, cit, pp. 242-243. 107 ITALIA, GAZZETTA UFFICIALE (G.U.), 5 febbraio 1948, n.29, Roma, Tipografia dello Stato.
Gli optanti sudtirolesi ebbero tempo fino al 1949 per decidere se rioptare e alla fine, spinti dalla stampa e dall’opinione pubblica decisero in massa di ritornare nelle loro case e di nuovo si aprirono problemi di accettazione e di lavoro. La Valcanale, sempre periferica rispetto ai grandi numeri dei sudtirolesi, a differenza dell’Alto Adige, non riuscì a far valere i suoi diritti sull’applicazione del “Patto De Gasperi-Gruber” , quindi i rioptanti furono molti di meno sia perché spesso la sistemazione trovata in Carinzia si era rivelata soddisfacente, sia perché era stato molto più facile rimpiazzare coloro che se ne erano andati, infatti la compravendita dei beni dei valcanalesi, libera dalle restrittive norme del Patto, poté svolgersi con facilità. Ne approfittarono abitanti delle valli limitrofe, spinti dalla ghiotta occasione di poter comprar casa a prezzi stracciati.