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Note al capitolo III
Note al capitolo III
(1) Del Negro, op. cit., p. 176; si veda anche Oliva, Esercito, paese e movimento operaio..., cit., pp. 19-20.
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(2) Del Negro, op. cit., pp. 176-177.
(3) M. d. G, Della leva sui giovani nati nel 1849..., cit., p. 23.
(4) Torre, Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., tabelle IX, XXI, LVII, LXIX.
(5) Del Negro, op. cit., pp. 177.
(6) Ibidem. Incidentalmente deve essere segnalato che Del Negro indica per la classe 1842 una percentuale di renitenti pari al 25% della somma dei contingenti di 1a e 2a categoria, probabilmente confondendosi con quella della classe precedente. La precisazione non è priva di significato in quanto Del Negro propone, sulla base di questo valore errato, "di raddoppiare, perlomeno per il periodo che va dall'unità ai primi anni Settanta, gli indici ufficiali". Coerentemente con la sua analisi avrebbe invece dovuto suggerire di triplicarli.
(7) Si veda la tabella IV.
(8) Del Negro, spinto dalla volontà di dimostrare a tutti i costi la significatività quantitativa del fenomeno, che è comunque indubbia già sulla base del tasso ufficiale, considera la renitenza unicamente in funzione del reclutamento: con questa impostazione di fondo egli perviene, da un lato, ad assimilarla a una manifestazione analoga ma in realtà profondamente diversa quale la diserzione, e dall'altro, a fare propria la ristretta visuale dei responsabili del reclutamento.
(9) Si veda la tabella XVI: su un totale di 427 renitenti dei circondari di Cesena e Rimini, appartenenti alle classi di leva 1839-41, che furono arrestati o si costituirono spontaneamente, 154 vennero riformati, 9 esentati e 10 dichiarati rivedibili (40, 52%). Non è possibile conoscere questo dato per i renitenti del circondario di Forlì in quanto le liste di leva non specificano quale fu l'esito della visita a cui essi furono sottoposti.
(10) Lo stesso generale Torre calcolò, per la leva della classe 1839, eseguita nelle "antiche provincie" e nelle Romagne, anche una percentuale dei renitenti che teneva conto delle "nuove cancellazioni" che avevano ridotto il numero reale degli iscritti nelle liste d'estrazione (Torre, Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., p. 84).
(11) Del Negro tra le categorie che propone di sottrarre dal totale dei coscritti comprende anche i volontari, in quanto essi "sicuramente non provavano molta attrazione per la renitenza" (op. cit., p. 177). Egli non si accorge che è privo di qualsiasi significato sociale un tasso di renitenza calcolato su un insieme dal quale sia stata defalcata la categoria che era caratterizzata da un atteggiamento opposto (affezione per l'esercito) a quello (fuga dall'istituzione militare) che manifestavano i renitenti.
(12) Si veda la tabella XVI: le cancellazioni di nominativi dichiarati erroneamente renitenti ammontarono complessivamente nella provincia di Forlì, per le classi di leva 1839-41, a 182 su un totale di 1066 dichiarazioni di renitenza (17, 07%). Il numero di queste cancellazioni fu 73
particolamente rilevante nel circondario di Cesena (30, 51%), mentre in quelli di Forlì e Rimini risultò decisamente minore (rispettivamente il 13, 45% e il 13, 06%). Ricordiamo che, essendo dispersa la lista di leva del comune di Forlì relativa alla classe 1839, tra i dati nominativi e quelli ufficiali esiste una discrepanza non colmabile: le dichiarazioni di renitenza nelle tre classi considerate furono infatti in tutta la provincia 1107. Di queste, 41 riguardavano coscritti della classe 1839 domiciliati a Forli, dei quali però non è possibile sapere quanti fossero effettivamente renitenti. Analogamente, questa discrepanza sarà sempre riscontrabile per tutte le altre grandezze (volontari, surrogati e liberati) su cui si soffermerà l'analisi nominativa.
(13) M. d. G, Della leva sui giovani nati nel 1849..., cit., p. 44.
(14) Le relazioni ministeriali non forniscono alcuna informazione sull'ammontare dei coscritti dichiarati erroneamente renitenti.
(15) Si ritiene che l'analisi nominativa consentirebbe, se applicata a tutte le realtà territoriali del regno d'Italia, di pervenire al calcolo di un tasso nazionale di renitenza più attendibile.
(16) Nei comuni in cui era maggiore la renitenza il numero dei refrattari superava quello degli arruolati: a Saludecio si avevano 45 renitenti e 32 abili, a Verucchio 24 e 17, a Coriano 40 e 34, a Monte Gridolfo 9 e 8.
(17) Si veda la tabella XVII/a.
(18) I comuni compresi nella fascia collinare erano 27: Borghi, Longiano, Mercato Saraceno, Montiano, Roncofreddo, Roversano, Sarsina e Sogliano nel circondario di Cesena; Bertinoro, Civitella, Fiumana, Meldola, Mortano, Predappio e Teodorano nel circondario di Forlì; Coriano, Gemmano, Mondaino, Monte Colombo, Monte Fiorito, Monte Gridolfo, Monte Scudo, Poggio Berni, Saludecio, San Clemente, Scorticata e Verucchio nel circondario di Rimini. I comuni della fascia pianeggiante erano 13: Cesena, Cesenatico, Gambettola, Gatteo e San Mauro nel circondario di Cesena; Forlì e Forlimpopoli nel circondario di Forlì; Misano, Morciano, Rimini, San Giovanni in Marignano e Sant'Arcangelo nel circondario di Rimini. I comuni a più alta concentrazione urbana erano 9: Cesena, Cesenatico, Savignano, Forlì, Forlimpopoli, Meldola, Rimini, Sant'Arcangelo e San Giovanni in Marignano (che conglobava nel suo territorio Cattolica). Questi ultimi comuni presentavano, al censimento del 1861, una percentuale di popolazione concentrata pari almeno al 30% e un numero di abitanti nel capoluogo superiore a mille unità.
(19) Nel cesenate, non diversamente da quanto avveniva su scala provinciale, le due percentuali erano invece vicinissime, con una leggera prevalenza di quella relativa ai comuni di collina (si veda la tabella XVII/b).
(20) Cammelli, Al suono delle campane..., cit., pp. 129-130, 163-164.
(21) Si veda la tabella XVII/b.
(22) Si è ritenuto poco significativo rilevare il dato parrocchiale anche per tutti gli altri comuni, in quanto il loro territorio, assai meno esteso, era suddiviso in un numero esiguo di parrocchie o addirittura interamente compreso in una soltanto.
(23) Per l'individuazione della giurisdizione territoriale delle singole parrocchie si è fatto ricorso alla statistica ecclesiastica del 1886 riportata in E. Rosetti, La Romagna. Geografia e storia, Milano, 1894, pp. 512-524.
(24) Si veda la tabella XVIII.
(25) Questi 11 raggruppamenti sono stati stabiliti in maniera rigorosa. In particolare, anche in presenza di un nucleo numericamente esiguo di coscritti accomunati dalla stessa condizione professionale si è preferito creare una categoria autonoma. Questo ovviamente comporta che per alcuni raggruppamenti (segnatamente gli addetti alle attività marittime e quella che si è definita popolazione marginale) gli indici ottenuti sono privi di qualsiasi significato, anche se sono stati ugualmente calcolati per completezza espositiva. Si è preferito questo modo di procedere alla forzatura di assegnare questi coscritti ad una delle altre categorie, dando così luogo a degli insiemi non omogenei.
(26) L'indicazione del mestiere talvolta non viene riportata dalle liste. Il numero di coscritti dei quali non si conosce lo status professionale è tuttavia abbastanza limitato: 597 su 4823 (12, 38%). E` inoltre da tener presente che anche al censimento del 1861 era risultata molto alta nella provincia di Forlì la quota di popolazione in condizione non professionale. Secondo il prefetto Campi questo dato era dovuto alla presenza di molte persone che si dedicavano "a servigj indeterminati, e a lavori precarj" (Monografia statistica..., cit., vol. I, p. 288).
(27) I sottogruppi sono: coltivatori proprietari e amministratori agricoli, coltivatori, salariati agricoli e addetti alla pastorizia per il settore agricolo; addetti all'edilizia e alle miniere, addetti alla lavorazione del metallo, addetti alla lavorazione del legno, addetti alla lavorazione della pelle, artigiani tessili, artigiani diversi per il settore industriale e artigianale; artisti e studenti, impiegati e professionisti per gli appartenenti alle classi medie.
(28) Su 597 appartenenti a questa categoria i renitenti erano 230.
(29) Si veda la tabella XIX.
(30) Secondo Torre, nelle Romagne, a differenza delle altre provincie non "educate" alla coscrizione, il numero degli "alunni ecclesiastici, massime di clero regolare" non risultò "strabocchevole" e in alcune diocesi le domande di dispensa furono addirittura inferiori a quelle che erano consentite dalla legge sul reclutamento nella proporzione di una ogni ventimila abitanti (Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., p. 75). Non sembra quindi che nel periodo unitario, al contrario di quanto accadde durante la dominazione napoleonica, i coscritti romagnoli abbiano fatto largamente ricorso all'espediente di un'entrata fittizia in seminario o in convento per evitare il servizio militare. A livello nazionale i casi di questo genere non dovettero però mancare se Torre accennò in più occasioni alle frodi perpetrate in ambito ecclesiastico (M. d. G., Della leva sui giovani nati nel 1843..., cit., pp. 50, 53-54). Nel luglio del 1864 gli articoli della legge sul reclutamento che concedevano la dispensa furono abrogati temporaneamente dalla camera e poi reintegrati dal senato nell'aprile successivo. Sono interessanti al riguardo le notazioni del canonico Sassi: "I deputati vogliono veramente essere coerenti a sé medesimi: con questa nuova Legge hanno sancito ciò, che sostengono nella Camera che gli Stati non debbono aver religione. Infelici! [...] Un altro trionfo. Il senato [...] rigettava a gran maggioranza la Legge che strappava i chierici dai Seminari per incorporarli nella milizia" (Sassi, Selva di memorie..., cit., vol. IX, pp. 270, 330).
(31) In effetti, le categorie sarebbero 4: gli addetti alla marineria e alla pesca hanno infatti una percentuale di renitenti che non solo è maggiore di quella provinciale, ma è la più alta in assoluto (50, 00%). L'estrema ristrettezza del raggruppamento (6 coscritti) rende palesemente non significativo questo dato. Una situazione analoga, anche se di segno contrario, si registra per la categoria della popolazione marginale (nessun renitente su un totale di 8 coscritti).
(32) Tra gli sconosciuti erano senza dubbio più numerosi coloro che, abitando nelle campagne, avevano occasione raramente, o addirittura affatto, di intrattenere rapporti con il centro comunale.
(33) Di fronte alla dizione generica "garzone", "servitore" o "domestico" si è preferito, anche quando l'indicazione della parrocchia attestava un domicilio rurale, classificare i coscritti nella categoria del personale di fatica e di servizio, al fine di salvaguardare nella raccolta dei dati un criterio omogeneo. Al riguardo è ugualmente possibile che qualche piccolo proprietario agricolo, per l'indeterminatezza della denominazione "proprietario", sia stato erroneamente compreso tra i possidenti.
(34) Non sempre si è rivelata agevole la distinzione tra affittuari e piccoli proprietari agricoli. Il criterio seguito è stato quello d'inserire tra i coltivatori proprietari solo coloro per i quali un sostantivo generico (contadino o agricoltore) era accompagnato dall'aggettivo possidente o similari. Ne consegue che denominazioni quali "contadino" o "agricoltore", assimilate a quelle più specifiche quali "mezzadro" o "colono", sono state sempre inserite tra i coltivatori. In questo sottogruppo è quindi possibile sia stato compreso anche qualche piccolo proprietario agricolo.
(35) Si veda la tabella XIX e il grafico II.
(36) A titolo esemplificativo si veda nello specchietto che segue l'ammontare del salario giornaliero e dello stipendio annuo di alcune categorie professionali alla metà dell'ottocento.
categoria professionale salario giornaliero stipendio annuo operaio comune 1, 01 - 1, 50 bracciante 1, 10 - 2, 00 operaio scelto 1, 11 - 2, 50 minatore 1, 59 - 3, 20 falegname 1, 86 - 3, 10 muratore 2, 00 - 3, 00 fabbro 2, 50 - 3, 50 calafato 3, 20 - 4, 00 maestro 150 - 350 professore 700 - 1000
fonte: Monografia statistica..., cit., vol. III, pp. 314-315
Una circostanza singolare conferma quanto fossero considerevoli le somme necessarie per ottenere la liberazione o la surrogazione. Il padre di un coscritto di Meldola fece istanza "di pagare in rate annue la tassa d'esonerazione dall'obbligo della leva". La richiesta venne però respinta dal ministero della guerra (A. S. Fo., Prefettura, b. 771, cit. ).
(37) Dall'analisi nominativa è emerso solo un caso in cui il comportamento delle classi cittadine abbienti assumeva il carattere di un rifiuto assoluto della coscrizione: un coscritto possidente di Borghi, al quale era stata annullata dal ministero della guerra la surrogazione che aveva contratto, si rese successivamente renitente. Probabilmente anche nel caso delle classi urbane medio-alte, non diversamente da quanto avveniva per gli artigiani e i coloni, la coscrizione agiva soprattutto sul piano economico, comportando un notevole differimento dell'inizio della vita professionale. La consapevolezza popolare che per i ricchi, mediante le sostituzioni a pagamento, era possibile evitare il servizio militare, trovava poi una dolente espressione nel proverbio
La guera e la cuscrizion l'è fata pr'i puret e pr'i cojon
(Proverbi romagnoli, a cura di U. Foschi, Rimini, 1980, p. 755).
(38) Si veda la tabella VIII.
(39) La scelta di calcolare anche la percentuale dei volontari sull'insieme dei giovani soggetti alla leva, invece che sul contingente d'arruolati, oltre che dalla necessità di rendere accostabili i due valori, è stata fatta per valutare l'effettiva diffusione del volontariato all'interno dell'universo dei coscritti.
(40) Le percentuali più alte sono quelle degli impiegati (14, 29%), dei professionisti (10, 53%) e degli artigiani tessili (10, 29%). Un'elevato indice di volontariato presenta anche, per la ragione esposta in precedenza, il raggruppamento comprendente i coscritti di professione ignota (4, 52%).
(41) Si veda la tabella XIX e il grafico II.
(42) Secondo Del Negro se il "volontariato sottolineava il ruolo delle grandi città", anche "in provincia la professione militare attirava soprattutto gli strati urbani" (op. cit., p. 179).
(43) Una seconda eccezione è rappresentata dall'alta percentuale di volontari del comune rurale di Gambettola (4, 35%).
(44) Si vedano le tabelle XVII/a e XVII/b.
(45) Si veda la tabella XVIII.
(46) I renitenti dopo l'arresto o la presesentazione volontaria venivano immediatamenti messi a disposizione del tribunale penale di Forlì o del tribunale militare territoriale competente per territorio (fino all'ottobre del 1864 quello di Forlì, poi quello di Bologna).
(47) Sulle potenzialità e i limiti delle fonti processuali si vedano: E. Sori, Crisi economica e crisi sociale: economia politica del crimine nella prima metà degli anni Ottanta, in S. Anselmi (a cura di), Nelle Marche Centrali. Territorio, economia, società tra Medioevo e Novecento: l'area esinomisena, Jesi, 1979, t. 2, pp. 1641-1730; M. Dean, Aspetti della condizione contadina nel Montefeltro alla fine dell'Ottocento attraverso i documenti del Tribunale di Urbino, in "Annali dell'Istituto Alcide Cervi", a. II (1980), n. 2, pp. 349-369; Id., Popolazione e territorio: la criminalità in un'area mezzadrile. Suggestioni e limiti delle fonti, in "Quaderni storici", a. XVI (1981), n. 46, pp. 225-235; R. Villa, Sullo studio storico della devianza: note su alcuni aspetti storiografici e metodologici, in "Società e storia", a. III (1981), n. 13, pp. 639-670. Quest'ultimo, in particolare, sottolinea che un fascicolo processuale "è il risultato della sovrapposizione successiva di tre livelli di mediazione. Il primo, è quello di coloro che l'apparato giudiziario seleziona [...]; il secondo è la selezione di ciò che viene ritenuto significativo dall'apparato stesso (interrogatorio, prove, testimonianze, eventuale confessione); il terzo è la selezione operata dal cancelliere che raramente riporta le testuali parole dell'imputato. Questi tre livelli di mediazione ci informano sull'apparata repressivo, ben poco sul referente del loro discorso" (p. 657).
(48) A. S. Fo., Tribunale penale, 1861, b. 6, fasc. 134.
(49) Ivi, 1861, b. 3, fasc. 34.
(50) Ivi, fasc. 134, cit.
(51) La medesima situazione caratterizzò anche l'area bolognese (Cammelli, Al suono delle campane..., cit., pp. 132, 164). Il censimento del 1861 fornisce una valutazione quantitativa e qualitativa dell'emigrazione periodica. I dati censuari tendono tuttavia a sottovalutare notevolmente la portata del fenomeno, che raramente dava luogo a registrazioni nelle statistiche ufficiali. L'emigrazione stagionale interessava unicamente forza lavoro maschile nel pieno della maturità fisica. Essa non era limitata al solo settore agricolo, ma coinvolgeva anche alcune categorie artigianali (in particolare fabbri ferrai e calderai). La date delle partenze si concentravano nei mesi di ottobre e novembre, mentre l'epoca del ritorno era compresa tra marzo e giugno.
A) sesso
femmine maschi 0 115
B) età
C) occupazione 0-15 15-20 20-30 + 30 1 3 41 70
IA MI MA IC PL PO PE SP 62 0 51 0 0 0 0 2
legenda: IA = industria agricola MI = industria mineraria MA = industria manifatturiera IC = industria commerciale PL = professioni liberali PO = possidenti PE = poveri erranti SP = senza professione
D) destinazione
nel regno fuori regno 1 114
E) periodo
mese partenza ritorno gennaio 4 0 febbraio 0 1 marzo 1 35 aprile 0 21
maggio 0 35 giugno 0 23 luglio 0 0 agosto 0 0 settembre 4 0 ottobre 57 0 novembre 49 0 dicembre 0 0
fonte: Direzione della Statistica Generale del Regno (d'ora in poi DIRSTAT), Popolazione. Censimento Generale (31 dicembre 1861), Firenze, 1866, vol. III, pp. 163, 176-177.
(52) A. S. Fo., Tribunale penale, 1861, b. 2, fasc. 10.
(53) A. S. Bo., Tribunale militare di Forlì, b. 7, fasc. 430.
(54) Su un totale di 378 coscritti dichiarati renitenti nella provincia di Forlì coloro che incorsero nella dichiarazione di renitenza mentre combattevano nella fila dell'esercito meridionale ammontavano a 60 unità (15, 87%). Di questi, a sottolineare la prevalente estrazione urbana dei volontari, 20 appartenevano al comune di Rimini e 18 a quello di Forlì (A. S. Fo., Prefettura, b. 771, cit., Elenco degli inscritti della classe di leva 1839 dichiarati renitenti mentre si trovavano come volontari in Sicilia).
(55) Ivi, circolare del ministero della guerra ai presidenti dei consigli di leva delle antiche provincie e delle Romagne, Torino, 17 novembre 1860.
(56) A. S. Fo., Tribunale penale, 1861, b. 3, fasc. 33.
(57) Ivi, fasc. 134, cit. Numerosi furono i coscritti rimandati alla leva successiva che non presentarono, venendo così dichiarati renitenti. In altri casi, i coscritti incorrevano nella renitenza perché, essendo affetti da "indisposizione di salute", non erano comparsi davanti ai consigli di leva (A. S. Fo., Prefettura, b. 788, cit., supplica di Felicia Fiorini al prefetto, Rimini, 26 aprile 1861). Nel caso specifico di questa supplica, essendosi verificato l'arresto del figlio oltre sei mesi dopo la data in cui egli si sarebbe dovuto presentare, è tuttavia difficile credere che il motivo della renitenza fosse questa ragione di forza maggiore.
(58) A. S. Fo., Gabinetto riservato, lettera del commissario di leva di Rimini..., 20 ottobre 1863, cit.
(59) Legge del 20 marzo 1854..., cit., artt. 163 e 176. I renitenti arrestati erano puniti col carcere da uno a due anni. Per quelli che si presentavano spontaneamente la pena variava da due a sei mesi, se non era ancora trascorso un anno dalla dichiarazione di renitenza, o da sei mesi ad un anno dopo questa data. I renitenti risultati non idonei al servizio militare scontavano una condanna variabile tra un mese e un anno di carcere.
(60) Per converso, sono poco frequenti i casi di renitenti che si presentarono regolarmente al sorteggio.
(61) A. S. Fo., Prefettura, b. 788, cit., supplica di Domenico Prati all'intendente generale della provincia di Forlì, 1861.
(62) Torre, Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., p. 165.
(63) A. S. Bo., Lista d'estrazione del mandamento di Cesena, classe di leva 1839, n. 81; Lista d'estrazione del mandamento di Savignano, classe di leva 1839, n. 63.
(64) A. S. Fo., Gabinetto riservato, lettera del sottoprefetto di Cesena..., 31 ottobre 1863, cit. Numerosi casi di simulazione vengono denunciati anche dal quotidiano "La Voce del popolo": se alcuni alcuni coscritti tentavano "d'ingannare la misura [dell'altezza] rannicchiandosi con bell'arte", altri, "colla protezione di certi tali", speravano "mediante i raggiri" di essere riformati "sotto pretesto di difetti fisici" (a. II, n. 294, 14 dicembre 1861).
(65) Torre, Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., pp. 257-258, 331-332; M. d. G, Della leva sui giovani nati nell'anno 1843..., cit., p. 37 e segg.; M. d. G, Della leva sui giovani nati nell'anno 1844..., cit., p. 35 e segg.; M. d. G, Della leva sui giovani nati nell'anno 1845..., cit., p. 62 e segg.
(66) Legge del 20 marzo 1854..., cit., art. 80.
(67) Il frequente ricorso dei coscritti alla simulazione trova conferma nelle numerose pagine che il citato l'"Elenco delle infermità", allegato al regolamento sul reclutamento, dedica alla minuziosa descrizione di queste pratiche. Sulla simulazione si veda anche l'abbondante letteratura medica che analizzò le problematiche sanitarie connesse alla coscrizione: F. Cortese, Malattie ed imperfezioni che incagliano la coscrizione militare nel Regno d'Italia. Mezzi e provvedimenti atti a prevenirle, Milano, 1866, pp. 133-171; E. Franchini, La scelta del soldato. Considerazioni e proposte sulla coscrizione militare in Italia, Pisa, 1869, pp. 110-124; L. Tomellini, Delle malattie più frequentemente simulate o provocate dagli inscritti. Memoria, Roma, 1875. Per una messa a punto storiografica si vedano: Pischedda, op. cit., pp. 57-64; Farolfi, Dall'antropometria militare..., cit., pp. 1070-1074; Oliva, Esercito, paese e movimento operaio..., cit., pp. 41-44.
(68) A. S. Fo., Tribunale penale, 1862, b. 52, fasc. 1924. Un contadino di Sarsina fu invece inquisito perché accusato di aver "falsificato l'età per essere esonerato dalla Leva" (ivi, 1864, b. 98, fasc. 3380).
(69) A. S. Fo., Prefettura, b. 788, cit., circolare del ministero dell'interno ai governatori e agli intendenti generali e di circondario, Torino, 28 agosto 1861.
(70) A. S. Fo., Gabinetto riservato, 1864, b. 9, fasc. 87, lettera del comandante della divisione dei reali carabinieri di Forlì maggiore Muratori al prefetto di Forlì, Forlì, 7 giugno 1864.
(71) Torre, Relazione al Signor Ministro della Guerra..., cit., p. 165.
(72) Ivi, pp. 165-166.
(73) A. S. Fo., Gabinetto riservato, 1863, b. 6, fasc. 133, lettera della prefettura di Forlì al delegato centrale di pubblica sicurezza, Forlì, 3 settembre 1863.
(74) Uguccioni, art. cit., p. 18.
(75) Ivi, p. 19.
(76) A. S. V., Segreteria di Stato, lettera del delegato apostolico di Pesaro..., 8 agosto 1860, cit., c. 80
172r.
(77) Dallo spoglio delle liste di leva e d'estrazione risulta che soltanto cinque renitenti si fossero arruolati nelle truppe papali.
(78) "L'Eco", a. I: n. 219, 28 ottobre 1861, pp. 885-886; n. 228, 8 novembre 1861, p. 922. Si veda anche A. S. Fo., Gabinetto riservato, lettera del sottoprefetto di Rimini..., 15 agosto 1864, cit. Gli espatri clandestini verso il Veneto, secondo una corrispondenza de "La Voce del popolo", erano favoriti da alcuni emissari austriaci che, offrendo "un premio di 4 marenghi", si incaricavano di condurre i renitenti oltre il confine (a. II, n. 290, 10 dicembre 1861).
(79) "L'Eco", a. I, n. 35, 16 marzo 1861, p. 139. Da questa testimonianza emerge con tutta evidenza come la conoscenza del terreno offrisse ai latitanti un decisivo vantaggio sulla forza pubblica. I renitenti forlivesi arrestati nel ravennate furono una decina.
(80) A. S. Fo., Gabinetto riservato, 1862, b. 4, fasc. 46, telegramma del sottoprefetto di Rimini al prefetto di Forlì, Rimini, 24 novembre 1862. Verso Trieste era diretta anche la fuga di un renitente di Monte Colombo (ivi, 1862, b. 4, fasc. 47, lettera del prefetto di Forlì al sottoprefetto di Rimini, Forlì, 9 settembre 1862).
(81) La vicenda diede luogo alla formazione di un fascicolo riservato assai voluminoso (Ivi, 1862, b. 4, fasc. 29).
(82) La convenzione, stipulata il 22 marzo 1862, fu ratificata con Regio Decreto del 18 giugno 1862.
(83) A. S. Fo., Gabinetto riservato, 1864, b. 8, fasc. 22, lettera del prefetto di Forlì Campi al ministero dell'interno, Forlì, 24 settembre 1864.
(84) Ivi, lettera del ministero dell'interno al prefetto di Forlì, Torino, 3 settembre 1864.
(85) Gli arresti di renitenti avvenuti al di fuori dei confini della provincia rappresentavano appena un decimo del totale.
(86) A. S. Bo., Tribunale militare di Forlì, b. 8, fasc. 484.
(87) La latitanza assumeva spesso le stesse modalità anche nell'area bolognese (Cammelli, Al suono delle campane..., cit., pp. 132, 135).
(88) A. S. Fo., Gabinetto riservato, 1864, b. 10, fasc. 143, lettera del delegato di pubblica sicurezza del mandamento di Sarsina al sottoprefetto di Cesena, Sarsina, 12 luglio 1864.
(89) Ivi, 1863, b. 6, fasc. 132, lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena Agnetta al prefetto di Forlì, Cesena, 3 febbraio 1863.
(90) Sotto questo profilo, pur con le ovvie distinzioni e a prescindere dalla circostanza che talora le due figure potevano di fatto coincidere, è possibile rilevare alcuni punti di contatto tra la condizione del renitente e quella del brigante. Si veda al riguardo il modello interpretativo proposto da E. J. Hobsbawm (I ribelli, Torino, 1966, pp. 19-40; I banditi, Torino, 1971, pp. 11-35).
(91) Archivio di Stato di Forlì, Sezione di Cesena (d'ora in poi A. S. S. Ce. ), Archivio storico 81
comunale, Carteggio amministrativo, 1862, tit. XVIII, rubr. 8, lettera del sottoprefetto di Cesena Casalis al sindaco di Cesena, Cesena, 9 maggio 1862.
(92) A. S. Fo., Tribunale penale, 1860: b. 71, fasc. 2688; 1861: b. 5, fasc. 107; b. 20, fasc. 698; b. 29, fasc. 1169; b. 31, fasc. 1205; b. 33, fascc. 1304, 1309; b. 34, fasc. 1343; b. 43, fasc. 1591; b. 87, fasc. 3107; 1862: b. 62, fasc. 2308; b. 89, fasc. 3148; 1863: b. 72, fasc. 2710; b. 80, fasc. 2903; b. 81, fasc. 2953; b. 94, fasc. 3304.
(93) Sassi, Selva di memorie..., cit., vol. IX, p. 63.
(94) Ivi, p. 183.
(95) Prescindendo dal caso meridionale, anche nelle vicine Marche e nell'Umbria la massiccia renitenza alla leva incentivò il brigantaggio, di cui rappresentò il serbatoio naturale di reclutamento (Uguccioni, art. cit., p. 16; M. L. Buseghin - W. Corelli, Ipotesi per l'interpretazione del banditismo in Umbria nel primo decennio dell'Unità, in "Annali dell'Istituto Alcide Cervi", a. II (1980), n. 2, pp. 265-279, 270).
(96) A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 143, cit., lettera del sottoprefetto di Cesena Pallotta al prefetto di Forlì, Cesena, 24 maggio 1864.
(97) Ivi, 1862, b. 4, fasc. 37; 1864, b. 8, fasc. 9.
(98) Ivi, fasc. 143, cit.
(99) Sassi, Selva di memorie..., cit., vol. IX, p. 171.
(100) Ivi, p. 182.
(101) A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 143, cit., lettera del sindaco di Sarsina al sottoprefetto di Cesena, Sarsina, 21 maggio 1864.
(102) Ivi, lettera del prefetto di Forlì..., 24 settembre 1864, cit.
(103) Ivi, 1864, b. 9, fasc. 65.
(104) Il sottoprefetto di Cesena riteneva che difficilmente i carabinieri, "senza veruna conoscenza dei luoghi, senza notizia delle abitudini di questi montanari e de' loro mille accorgimenti", potessero svolgere un'azione "veramente utile e conducente al fine". Suggeriva quindi di ricorrere a "persone native e spertissime delle località che impone purgare" (ivi, fasc. 143, cit., lettera del sottoprefetto di Cesena Pallotta al prefetto di Forlì, Cesena, 25 giugno 1864).
(105) Si veda la tabella XX.
(106) La guardia nazionale era stata istituita in tutti i comuni delle Romagne con un decreto del 20 luglio 1859 del regio commissario straordinario Falicon. Il reclutamento in questa milizia, posta alle dirette dipendenze dei municipi, era volontario.
(107) A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 9, cit., lettera del capitano della guardia nazionale di Predappio Cagnoni al sindaco di Predappio, Predappio, 24 agosto 1864. La sconcertante vicenda provocò una vibrata protesta del comando provinciale dei carabinieri: "la Milizia Nazionale di 82
Predappio [riesce] affatto inutile dal momento che non concorre a garantire la Sicurezza Pubblica quando il bisogno lo esige" (Ivi, lettera del comando della divisione dei reali carabinieri di Forlì al prefetto di Forlì, Forlì, 31 agosto 1864).
(108) Non esiste, al contrario di quanto avviene per i carabinieri e le guardie di pubblica sicurezza, una statistica ufficiale degli arresti eseguiti dalla guardia nazionale. E` tuttavia possibile indicare, sulla base delle notizie fornite dalle liste di leva e d'estrazione, una cifra approssimativa: i renitenti catturati dai militi nel quadriennio 1860-64, sia autonomamente che in collaborazione con gli altri corpi, furono circa una ventina.
(109) A. S. Fo., Gabinetto riservato, 1863, b. 5, fasc. 3, lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena Agnetta al prefetto di Forlì, Cesena, 29 gennaio 1863.
(110) Ivi, 1864, fasc. 17, cit., lettera del sottoprefetto di Cesena Pallotta al prefetto di Forlì, Cesena, 1 aprile 1864.
(111) La concessione di una tale gratificazione era già prevista dal regolamento sul reclutamento, che fissava l'ammontare del premio in 50 lire (art. 932). Nel forlivese, tuttavia, la somma accordata per ogni arresto fu di 25 lire (A. S. Fo., Prefettura, b. 788, cit., lettera dell'intendente del circondario di Rimini Gerenzani all'intendente generale della provincia di Forlì, Rimini, 22 febbraio 1861).
(112) Il tenente della guardia nazionale di Sarsina ottenne "una regalia di L. 200" per aver arrestato undici renitenti e disertori (A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 143, cit., lettera del tenente della guardia nazionale di Sarsina Pennacchi al sottoprefetto di Cesena, Sarsina, 4 maggio 1864).
(113) Nel luglio del 1864, l'esecuzione di un "piano d'operazioni" approntato dal comandante della divisione dei carabinieri di Forlì per catturare i renitenti rifugiati sui "confini Toscani e Pesaresi" non viene considerata necessaria dal prefetto, propenso a ritenere che sia "sufficiente" soltanto una "maggiore sorveglianza" (ivi, fasc. 143, cit., lettera del prefetto di Forlì Campi al sottoprefetto di Cesena, 15 luglio 1864).
(114) Ivi, lettera del consigliere reggente la sottoprefettura di Cesena..., 3 febbraio 1863, cit.
(115) Ivi, lettera del comando della divisione dei reali carabinieri di Forlì..., 31 agosto 1864, cit.
(116) Nel gennaio del 1864 un gruppo di renitenti ormai accerchiato dalla forza pubblica riesce a fuggire perché messo sull'avviso dal "grido della volpe" (ivi, fasc. 143, cit., lettera del delegato di pubblica sicurezza del mandamento di Sarsina al sottoprefetto di Cesena, Sarsina 12 luglio 1864). Si veda anche Cammelli, Al suono delle campane..., cit., p. 134.
(117) L'arroganza dimostrata dalle forze dell'ordine nella cattura dei renitenti trova espressione in un singolare deformazione semantica subita da una fiaba popolare diffusa in tutto il territorio nazionale. In una versione diffusa nel sarsinate, il "bastone castigamatti" viene infatti utilizzato per una finalità del tutto originale e inedita, quella di consentire al giovane renitente di sottrarsi all'arresto: "[...] Quando tornò a casa, ebbe una brutta sorpresa: trovò i carabinieri che lo volevano arrestare perché invece di andare a fare il soldato, era andato a cercare fortuna. Quando stavano per mettergli le manette, gridò: -Baston baston, da' dò boti 't e' grupon!- E il bastone cominciò a bastonare i carabinieri che urlarono: -Giovanotto, ferma, ferma quel bastone!- Se lo fermi, ti lasceremo in pace!- Quel fortunato fermò il bastone e i carabinieri se ne andarono e non si fecero rivedere più. [...]" (trascrizione dattiloscritta di V. Tonelli di una testimonianza orale raccolta nel 1975 dall'ottantaduenne Zarina Locatelli Rigoni, la quale aveva appreso la fiaba da bambina da un 83
anziano contadino di Sarsina).
(118) A. S. Fo., Gabinetto riservato, fasc. 87, cit., lettera del sindaco di Monte Gridolfo Masini al sottoprefetto di Rimini, Monte Gridolfo, 27 maggio 1864.
(119) Ibidem.
(120) A. S. S. Ce., Carteggio amministrativo, 1861, tit. XVIII, rubr. 8, lettera dell'intendente generale della provincia di Forlì Tirelli ai sindaci della provincia, Forlì, 16 marzo 1861.
(121) A. S. Fo., Gabinetto riservato, lettera del comandante della divisione dei reali carabinieri di Forlì..., 7 giugno 1864, cit.
(122) A Predappio, ad esempio, non fu "fattibile avere confidenti che la diano sicura [la presenza dei refrattari] in un dato posto" (ivi, lettera del comando della divisione dei reali carabinieri di Forlì..., 31 agosto 1864, cit. ).
(123) Ivi, 1864, b. 8, fasc. 8, lettera del capitano della guardia nazionale di Civitella Golfarelli al prefetto di Forlì, Civitella, 22 febbraio 1864.