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COMUNI E CA,'JNONI
da uno scisma religioso e dal reiterarsi di gue1Te civili. Per giunta: " in tale atmosfera di anarchia i baroni si combatterono fra loro senza curarsi del potere centrale, le pubbliche amministrazioni non funzionavano e tutte le istituzioni dello Stato sj presentavano in precarie condizioni di stabilità ... A tutto questo si aggiunse il triste fenomeno del brigantaggio, anche la capitale ed i suoi dintorni non erano sicuri ... Un altro disastroso evento naturale apportò ulteriori danni, specialmente nei luoghi dell'imemo: il teJTemoto del 1349 .. .l vari eventi, brevemente enunciati, che ridussero in uno stato miserevole la maggior parte dei centJ.-i abitati, alterarono notevolmente il sistema difensivo, che era stato tenuto in efficienza sia dagli Svevi che dai primi Angioini. Molte fortificazioni erano abbandonate e, per la quasi totalità, inefficienti, costiluendo, però, un pericolo per la casa regnante a causa del potenziale uso che potevano fare di esse i suoi nemici " 177 '. Il che costrin- se, come precisato, la successiva dinastia aragonese, oltre ovviamente all'avvenlo dell'artiglieria, alla riqualificazione dcli' intero sistema.
Pertanto è possibile soltanto individuare alcuni dettagli canonici del repertorio architettonico militare angioino. Fra questi, ancora presenti su fortificazioni radicalmente mutate e miracolosamente scampati alla totale ablazione, alcuni lacerti di apparati a sporgere, alcuni segmenti basamentali scarpati, e qualche snella torre cilindrica, più o meno cimata. Ovviamente quanto introdotto dalla Francia nel Mezzogiorno trova innumerevoli equivalenze in ogni parte d'Italia, con sopravvivenze integre altrettanto inconsistenti e frammentarie. Tuttavia. per la rilevanza politica e per il ruolo svolto nelle successive vicende della Penisola, da Napoli e dal suo Regno, è interessante evidenziare tali permanenze innanzitutto nel suo Castel Nuovo, massimo esempio in materia e quindi in altre fortificazioni meridionali.
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