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ANT.ICORSARE
settembre sancì la nascita istituzionale del toneggiamento della Sardegna:
"NOS PHILIPPUS DEI GRAT!A REX CASTELLAE ARAGONORUM
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... Quale terzo ed ultimo punto disponemmo che il detto Regno, che è isola, fosse protetto per l'intero suo perimetro da torri di pielra <126 , con frequenti postazioni di sold ati e depositi munizioni nei luoghi più elevati ed impervi. Quanto esposto non so lo gioverà alla sicurezza del Regno e dei suo i abitanti ma alla stessa navigazione. quindi a l commercio e provocher~t la sconfitta de i pirati. Le prospettate torri. inoltre, potranno fornire riparo anche a tutt i coloro che s i rifugeranno presso di esse, sia col mare ca lmo che agitato. agevo lando come afferma to la navigazione.
Erette in prossimità dei siti dove i pirati sono soliti appostarsi con i loro navigli, potranno con il fuoco delle artigJierie di cui saranno dotate inficiarne gli agguat i. proteggendo i nostri sudditi dalle conseguenti violenze. Parimenti porranno. qualora le imbarcazioni di questi ultimi s iano inseguite, ripararsi presso le stesse , sfuggendo in tal modo la cauura
Tramite le stesse sarà reso sicuro l'esercì.do della pesca intorno al Regno e le ciltà potranno ammassare molte ri sorse provenienti dal mare. Quanto detto, in p<trticolare. se sarà introdotta come da pochi anni si verifica ne l nostro Regno di Sicilia, la pesca dei tonni, che vi ha generato grandissime ricchezze. Persino le terre costiere troveranno beneficio dal dispositivo difensivo. e potranno essere finalmente coltivate e fornire, per la loro risaputa fertilità abbondanza cli frumento, e pascoli per gli armenti.
Tramite sempre le suddette torri indurr emo nel potenziale allaccante un salu tare terrore. che lo coslringerà a rem>cede n:, spi nto da.Il a minacciosa presenza de lle artiglier ie, con il ri su ltalo che i te1Titor i a l p resente negle tti pe r la costante vessazione corsara saranno i più feraci ed ambiti dell"inte ro Regno, e lo stesso ricco di risorse e di v ive ri. scaJo di commercio e cl.i traffici lucrosi. Se Dio vuole. fra gl i altri nostri regni a buon diritto potrà fregiarsi dell" appellativo Felice e Fausto. non ricusando noi e la nostra corona. ma al contrario fornendole grandiss imi apporti.
Di più lo s tesso Regno prospiciente le coste d'Africa e posto aJ centro degli altri nostri Dom in i assurgerà al rango cli forteZLa e di bast ione per tutti : anche ciò sarà frutto delle p redette to rr i, er ige ndos ene tante e sì possenti.
Per la cos truzion e di queste, però, necess itano grand iss ime so mm e di denaro che, qualora ipotizzate con finanziamento esterno ovvero dalla Spagna. dall ' Italia e dalla Germania per la presumibile discontinuità del gettito potrebbero arrecare gravi danni proprio alle erigende torri. Infatti la temporanea sospensione del sold o potrebbe produrre l'abbandono delle stesse da parte delle loro guardie. con il risultato che quelle saJebbero immediatamente spianate, con a ltri infiniti danni conseguenti.
Per la qual cosa è sembrato assai giusto accordarsi che il denaro indispensabile per le stes~e sia attinto non dall' esterno del Regno ma dal suo interno. non potendosi peraltro prelevare dal nostro patrimonio la cui penuria e tenuità attualmente ci angustia. Penanto delegammo ad alcuni uomini onesti il compito di individuare da dove, e come, si sarebbero potuti rintracciare nel detto Regno i fondi necessari, senza disagio o danno per i nostri suddiLi. La risposta ricevuta affennò che nessuna altra so lu z ione appariva più conveniente di quella di tassare le merci in espo rtazione, ottenendone il lìnanziamemo per la costrnzione e la manutenzione delle predette torri. Appurato ciò demmo incarico a don Michele de Moncada. nostro luogotenente e capitano generale, delresp letazione. ed egli dopo averne discusso al riguardo con i notabili del Regno e con i tre Stamenti. ci confe1mò che in nessun alu·o modo era possibile infatti reperire i fondi nel Regno se non tassando i formaggi. i cuoi . le lane. la pesca ciel corallo e forse anche altri generi di espo1iazione. Con questa procedura si sarebbe potut o nel corso dei successivi anni accumu lare la somma di 12.000 ducati, somma mediante la quale si potrnnno erigere e mantenere le predette toni, quelle cioè la cui costruz ione e manutenzione sarebbe spettata a noi ed al la nosu·a Regia Curia.
Apprese tutte queste informazioni ed al contempo valutata nel nostro S.S.R. Consiglio questa deliberazione , si è da no i imposto che tale tassa venga resa esecu tiva sui predetti generi di esportazione. risultando la stessa non solo necessar ia ma della massima utilità per il Regno. Pe1tanto don Michele de Moncada, nostro luogotenente e capitano generale, convocò a suo tempo nella nostra città di Cagliari i tre Stamenti del Regno per illu su are agli stessi la nostra vo lom à: appresaJa acceuarono l' imposizione così id eata e la ratificarono come assai valida e provvida per il Regno :• c1211 •
Le torri costiere sar de: analisi architettonica
La to rr e tronco-conica, come già più volte precisato, era l'archetipo senza dubbio più noto ed economico, se bbene quello meno ido neo ad integrarsi con l'ar- tiglieria. Nel contesto del torreggiamento sardo, però, l'intervento di ssuas ivo al di là della enunciazione imperiale non costituiva la finalità precipua essendo quel particolare sistema meramente di vigilanza e segnalazione. Ovvio allora che appunto quella torre, tanto simile agli ultramillenari nuraghi dell'isola sia stata 1a prescelta per il torreggiamento.
Ai vantaggi de1ivanti da una veloce prassi costruttiva, infatti la suddetta tipologia opponeva però, specie per quelle di modesto diametro , in pratica una buona parte dell'intera linea, una piazza troppo limitata per la manovra di più pezzi simultaneamente. In fase di rinculo gli affusti finivano inevitabilmente per urtarsi intra lciando il servizio. La difficoltà poi si esasperava qualora la punteria degli stessi fosse stata divergente, dando così origine a paralizzanti incatastamenti dei cannoni.
I n ultima analisi la torre rotonda piccola rappresentò il caposaldo costiero minimo , ultimo livello prima della semplice vedetta all'aperto, ammettendosi s ulle stesse appena l'armamento autodifensivo dello strim i nzi to presidio. La successiva dotazione di una modestissima bocca da fuoco non bastò affatto a trasformarle in postazioni per la difesa costiera attiva, accrescendone di pochissimo le potenzialità dissuasive ed ancor meno quelle ostative.
Quanto affermato calza perfettamente per la catena di sorveglianza costiera sarda, fatte salve le poche strutture maggiorate, le famose torri gagliarde, spiccatamente difensive. Un'ultima osservazione scaturisce dalla prammatica di Filippo II, in merito all 'apparentemente pleonastica specificazione che tutte le torri avrebbero dovuto essere innalzate in pietra Per la ormai notissima penuria di denaro, stante la l oro finalità precipua di avvistamento e segnalazione, si sarebbero potute tranquillamente e r igere sia in terra impastata, come quelle di Barcellona, sia ancora con tralicci in legno , soluzioni senza dubbio economiche ma di effimera durata. Onde escludere perciò qualsiasi malinteso in materia , l'imperatore sottolineò più volte la sola tipologia edificatoria consentita: quella appunto della muratura in pietra, sott intendente la permanenza al loro interno del personale in qualsiasi circostanza, non diversamente perciò da un castello propriamente detto. Un significativo riscontro sembra avvalorare la funzione di mera sorveglianza affidata al torreggiamento sardo: le guarnigioni delle torri non risultano comandate da alcun caporale spag nolo , né da un suo equivalente miliziano , ma da semplici uomini dei paraggi abilitati allo scopo. Nessuna particolare qualifica od idoneità si richiese, specie inizialmente , e meno che mai una specifica patente. Al riguardo è sig nificativo osservare che il Moncada previde per gli organici del suo piano, a schieramento completato delle quasi novanta toni, un solo caporale ed un solo artigli ere, tratti dai quadri regolari dell ' esercito di stanza, da pagarsi secondo la regolamentare tariffa imperiale, per quel grado, a 4 ducati al mese!
Va lutaz io ni comp lessive
Da quanto ricostruito il torreggiamento sa rdo prese l 'avv io intorno al 1580: per la verità con pochissime torri e lentissimamente. Per la maggiore aliquota, relativamente parlando, si dovette attendere ancora il 159 I , allorquando il vicerè Gaston de Moncada, marchese di Aytona , ne ordinò la edificazione di altre 26, impresa che dovette protra rsi fino al 1599. Nell'anno s uccessivo si avviò un ulteriore lotto di altre 26 torri, la cui costruzio ne si protrasse per un decennio. Pertanto intorno al 1610, a quasi quarant'anni dalla redazione del primo progetto di torreggiamento, appena 52 torri risultarono effettivamente in se rv izio intorno all'Isola oltre a quelle già esistenti in precedenza: un totale comunque non eccedente l'entità massima ipotizzata dal Moncada di un'ottantina. Negli anni successivi si continuò, nei limiti delle modestissime disponibilità economiche del regno, ad erigerne qualcuna ancora, attività non esauritasi nemmeno nel corso del XV III secolo. Intorno alla metà del ' 600 il sistema poteva contare su 81 torri ed una settantina di anni dopo su 82.
LE FORTIFICAZIONl ANTICORSARE
Note Capitolo Quarto
1 Poche battaglie hanno avuto tante ricostrnzioni e rievocazioni da parte degli storici come quella di Lepanto Nessuna di certo è ancora oggi, ogn i a nn o, festeggiata dalla stessa Chiesa il 7 ottobre, giornata consacrata alla Augusta Reg in a delle Vittorie. li perché di tanto int e resse e di t anta emoz i one deve individuarsi soprattutto nella sua va lenza psico logica, ovvero nel cons id erarsi la prima inversione di tendenza nei confront i della potenza ottomana, fino a quel momento dovunque invincibile ed avanzante. Una interessante e si n tetica ri costru zio ne è q ue ll a forn it a da J.F.C. F ULLER. Le battaglie decisive del mondo occidentale, rist. Roma 1988. tomo I, pp. 489 - 503. D al punto di vista delle perdite Lepanto si rivelò una strage priva di s ignificati vi precedenti: dei c irca 180.000 uom i ni che compless ivame nte presero parte allo scontro, poche ore dopo almeno 50.000, secondo le stime più prudenti, erano sta ti uccisi.
2 Su ll a figura de l celebre co rsaro, rinnegato cal ab rese di nome Giovan Dionigi Galcni, cfr G. VALENTE, Le Castel/a, Catanzaro 1993, pp. 47 -49. Più in dettaglio ancora sempre lo stesso autore ne de lin ea l a bi ografia in Vita di Occhialì da schiavo a re di Tunisi Tripoli e Algeri, Reggio Calab ri a 1994.
3 A l ri g uardo prec isa F. BRAUDEL, Civiltà ... , cit., voi. II , p. 11 83: ·'Quando si conosce la conc lu sione, è troppo facile spiegare, come fa padre Serra no, l'u l timo e mi gl io re storico di Lepanto, che q uesta vi tt o ri a non poteva dare alcun frutto. né servi re a qualcosa. La so la cosa c he si possa dire è c he Lepanto era so lta n to una vitto 1ia navale e che, in quel mondo liquido ci rcondat o e s barrato da terre. non poteva bastare a distruggere le radi c i turc he, che erano lun ghe radici continentali ".
4 Sp iega magistralmente quel si ngola re s nodo s t o ri co F. BRAUDEL, Civiltà ... , cit., voi. TT , p. 1273: " ... La pace nel Medite1i-aneo ... s i ristabilisce so ltanto perché la g uerra si insedia ne i grand i spaz i vicini: Atlantico , ovest; contini pers iano e Oceano Indiano, a est A l movimento di oscillazione della Tu rchia verso est, ri sponde il movimento de ll a Spagna verso ovest... il b locco de ll a forze spagnole e il blocco delle forze turche , a lungo oppost i in Mediterran eo, s i staccano l'uno dall'altro , e di co lpo il Mare Inte rno si libera dalla guerra dei grandi stati che dal 1550 al 1580 ne era stato il fatto principale ...". li che sign i ficò l ' in c rem e nto della g uerra di corsa.
5 La situazione non differiva sostanzial mente dall'offens i va co ndotta nel seco ndo con flitto mondial e dai sommerg i bi li ge rmanici , adottata in breve da tutte le potenze in guerra. In m e ri to cfr. F. RuGE, La guerra sul mare 1939-45, Milan o l 970, pp. 14-22.
6 C. H. B ECKER, L 'espansione dei saraceni in Africa e in Europa, in Storia del mondo medievale , Cambridge Un iversity Press, Milano 1979, voi. 11, p. 86: " .. .la guerra regolarmente in corso fra arabi e bizantin i s i esp rimeva in si ngole campagne estive. denominate xoursoi, che s i svolgevano s ia per terra sia sul mare Anche il nome '·corsaro" deriva etimo logicamente dalla parola xourson. L'invio della flotta da parte di Ibn Hud aig [contro la Sicilia] fu uno di questi xoursoi. 11 bottino consisteva in schiave, tesori tolti a ll e chiese e immagini sacre. che secondo gli storici arabi Mu 'awiya cercava di scambiare con oro con gli indiani idolatri ".
7 L a gue1Ta di co rsa fu abolita ufficialmente nel 1856 a Vienna ma non tutte le nazioni so ttoscrissero allo storico atto, a cominciare dagli Stat i Un iti che ne vo levano una più dettagliata definizione. Circa poi l'evolversi delle leggi di guerra cfr. A MARCHEGG IANO, Diritto umanitario e sua introdu z ione nella regolamenta zione dell'Esercito Italiano, Roma 1990. voi. l.. pp. 17-108.
8 Sull'argomento c fr. C. M ANCA. Il modello di sviluppo economico delle ci/là mari/lime barbaresche dopo L epanto, Napoli 1982.
9 Cfr. F. CHARLES-Roux, France et Afrique du nord avanta 1830 , Paris 1932, pp. 48 e sgg. Una fonte coeva può ritenersi G.B. SALVAGO. Africa overo Barbaria, relazione al doge di Venezia sulle Reggenze di Algeri e Tunisi del dragomanno Gio. Balla Sa/vago ( 1625), a c ura di A. SACERDOTI, Padova 1937 , p. 55.
1°Cfr. F. R usso, Algeria, la presen za del passato, in Studi Storico-Militari 1997, Roma 2000, pp. 5 -75.
11 Al ri g ua rdo cfr. P. DAN, Histoire de Barbarie et des ses Corsaires, seconda edizione Paris 1649, vol. l.
12 Pe r ri cava rs i un ' id ea di ta le tragica alleanza, co nfermatas i nel corso dei secoli è interessante leggere la corrispondenza fra il Dey d i Algeri e la co rte francese raccolta da E. PL ANTET, Correspondance des dey d'Alger avec la cour de Fran ce 1579-1833. Pari s 1889, to m o I e Il
13 Sintetizza così in merito R . AJELLO. La.frontiera disarmata . Il Me zzog iorno avamposto d'Europa, in Futuro remo/o 1992. Napoli 1992, pp. 45 -95. E mblematica la s ua conc lu s ione: "Le ripercussioni non solo econom iche, ma soc i a li , istituzionali e culturali di quello stato dei fatti s ulla vita c ivile del Mezzog iorno d'Ita li a - conseg uenze tra sc urate per ragioni teo retiche dalla s toriografia id ea listica di destra ed ig no rate per motivi politici dalla s to ri ogra fia id ea li s ti ca di sinistra - sono so tto g li occhi di tutti. " Per un ulteriore approfondimento s ull 'argo mento cfr. R. AJ ELLO, La marginalità del Me zzogio rno nell 'Europa Moderna. in Frontiera d'Europa. Napoli n° 2 1997, pp. 8 e sgg.
14 Qu el terribile contesto è p erfetta me nte evocato da A. FARA, Il sistema e la città. Architettura.fortificata dell'Europa moderna dai tra/lati alle realizzaz ioni 1464 -1794, Genova 1989, p. 13: " Nel lo scontro che l' E uropa, id e ntifi cata con l'Occidente , da sem pre intra- [ prende con l'Oriente. l'a rchitettura fortificata alla moderna trova una sua ragion d'essere. Gli ingegneri sono sorretli, nell'escogitare fortificazioni, da istanze difensive nei confronti del Turco. i g Una eloquente panoramica sugli ex-voto offerti dai marittimi scampati ai corsari barbareschi tra il XVT ed il XTX secolo la si ritrova nell'opera di A.E. GJARDINO. M. RAK. Per grazia ricevutu. Le /Uvolette dipinte ex voto per la Madonna dell'Arco. Pompei 1983. pp 280-343.
Il pe1icolo di una barbarie moderna prospettata a Oriente, vede il difensore occidentale disposto sui bastioni della Ciistianità, dove i particolarismi per lo p iù si acquietano. La difesa sugli spalti è un atto sacro condotto co1mo un nemico comune Le difese contro il Turco presuppongono nuove concezioni spaziali della città fortificata e una sua adeguata rappresentazione cartografica. In vari Stati dell'Europa si diffonde , allora un sapere scientifico ed esclusivo, che perde la sua esclusività mano a mano che ne progredisce la d iffusione ... I soldati de ll' Occidente sanno che la perdita della fortezza comporta quella della libertà e la caduta in schiavitù ... La fortificazione occidentale alla moderna è una macchina che presuppone un'abilità tecnica da parte di chi la usa, per opporsi a un elevato numero di assedianti fanat icamente coagulati intorno a un capo ...".
15 Cfr. V. GH EO RGHI U, La vita di Muome/lo, Milano 1991. pp. 302-305.
16 Per nu lla casuale che la paro la ·razzia' derivi daJJ' arabo Gha~wah. 'assa l to'.
17 Nel corso de ll a Seconda Guerra Mondia le, nella Marina da Guerra Germanica vennero arma t i alquanti mercanti li per condurre una moderna ·guerra d i corsa'. li più famoso, ed anche il pi ù fortunato, fu senza dubbio l'Atlantis. che rimase in crociera continua per circa due ann i Un nuovo filone attua tivo vede nei dirottamenti aerei l'u l tima manifestaz ione della gue rra d i corsa, finalizzata come sempre a compromette re. grazie alle violenze di crimina li comuni sui civ ili inermi. g li interessi commerc ia li di uno Stato.
19 Precisano S MAZZA RELLA, R. ZANCA, // libro delle torri Le torri costiere di Sicilia nei secoli XV I-XX, Palermo l 985, p. 75: "Qualora un vascello nemico andava a 'mettersi alle cale', si sparava un tiro di mascolo, o due se più erano i vascelli; acciocché i passegge ri e vascelli. che occorresse passare, fossero avve rt ili del perico lo" si faceva inolt re un segno di fumo o di fuoco, continuamente per un'ora. a seconda che si fosse di giorno chiaro ovvero di nolle o giorno scuro Per contro c'era il segno di 'sicuranza·. benigno. che consentiva a ciascuno di continuare tranqui ll amente ne ll e proprie occupaz ioni ".
20 L. SANTORO. Castelli angioini , c i t., p 93, trascrive un ord i ne di servizio a quelle torr i così formulato: " e che gli uomini di guardia siano a/lenti a sollecitamente avvertire l'avvicinarsi al lido di navi nemiche e dei ribelli. con il segno di fumo di giorno e col fuoco nella noae . e nel modo consueto per indicare il numero delle navi ... ".
21 I. HoGG. Storia delle.... cii.. p. 107, ricorda che prima dell'avvento dell'a rt iglier ia: " ... l' idea di colpire e disorganizzare il nemico pr ima ancora che sbarcasse non era nemmeno presa in consideraz ione, po iché non esistevano anui a lunga gittata che potessero asso lvere a questo compito. Tuttavia ai tempi di Enrico [VIU) , la presenza di un 'a rtiglieria relativamente affidabile, capace di co lp i re a qualche centinaio di metri d i distanza rendeva possibile danneggia re e persino affondare, un' imbarcazione prima ancora che essa fosse in grado di iniziare le operazioni di sbarco de ll e proprie truppe ... [Se a ciò si aggiunge] quello di una piattaforma di ti ro i nfin itamente più stabile. laddove di cannoni imba rcati e rano disturbati nel la punteria da l rollio e dal beccheggio della nave, ce n'è abbastanza per fare della difesa costiera mediante batterie d'artig lieria una tattica d ifensiva formidabile, che durò a lungo, fin quasi ai nostri g iorni ... " .
22 Cfr. F. BRA UDEL , Civiltà , cit., p. 97.
23 Riporta F. BRAUDEL. Civiltà , cit., p. 96: ··.. .il caso del principe di Monaco e del duca di Savoia. ambedue possesso ri di un rid ico lo pezzo di costa, eppur smaniosi di associarsi al ricco traffico che passa sotto il loro naso; essi pretendono di far pagare al le navi il se mplice cos tegg iare le loro rive. Guai ai vel ieri che le loro galere riescono a fermare!''
2 • Le ordinanze, riproposte per l'ennesima volta come Reali Editti ancora ne l l 751 sono riportate da R CiSTERNINO e G. PORCARO. La marina mercamile napoletana, Napoli 1954, pp. 67 -68.
15 Cfr. F. STRAZZ UL LO, Edilizia e urbanistica a Napoli dal '500 al '700, Napoli 1968. pp. 9- 24.
26 Cfr. F. Russo, Fuste. farina e forza, la via del grano, in Rassegna del Cen t ro di Cultura e Storia Amalfitana, n° 4 Dicembre 1992 n.s , pp. 44 e sgg. Tn partico lare circa la convenienza economica del trasporto mari tt imo cfr. F. BR AUDEL, Le strutfure del quotidiano, Torino 1982, pp. 392-396.
27 Immancabil mente i viceré del momento facevano notare al l'imperatore che per il traspo rt o de l grano: " .per terra da Puglia con carrette, come se trofica in Alemagna et altre parti, dico essere impossibile. perché bisognano almeno diecimila ca rri di grano di Puglia, et ogni carro ha bisogno de 0110 bovi che per la Puglia piana lo conducano con sei, di modo che è intrattabile il condurre, considerando quanti carri e quanti bovi sariano necessari e tanto più che nel regno a pena smw tanti !JOvi che bastino per /'agricoltura .''. La citazione è tratta da mss. Bmncacciana, TI R 5, r. 122, Bib. Naz. Napoli .