INSEGNE MILITARI PREUNITARIE ITALIANE

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STATO MAGGIORE D E LL' ESERCITO UFF I C I O S T O RI CO STEFANO ALES INSEGNE MILITARI PREUNITARIE ITALIANE (1671-1870) Tes to e tavole di Stefano Ales R OMA 200 1

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Cop y ri g ht © 2001 Ufficio Storico dello Stato Magg iore dell'Esercito

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Presentazione

Anni or sono è apparsa la prima edizione del volume dedicato dall'Ufficio Storico a «Le bandiere dell'Esercito», opera del Generale Oreste Bovio. Ora l'Ufficio Storico, prendendo anche alcuni degli spunti contenuti in quell'opera , pubblica questo volume dedicato alle bandiere degli eserciti degli Stati italiani che hanno preceduto, nel tempo, l'unificazione nazionale.

Tranne quelle dell 'a rmata sarda, sostituite nel 1848 dal tricolore, quelle degli Stati preunitari ci sono pervenute in pochi esemplari, per ovvi motivi di carattere storico e politico. La loro distruzione o l'aver seguito il proprio sovrano in esilio o l'oblio ne hanno in genere caratterizzato la fine; nel migliore dei casi, sono finite nei musei come trofei, non esistendo, purtroppo, nel nostro Paese la tradizione anglosassone che affida alle chiese delle città sede di guarnigione le bandiere di tutte le unità disciolte.

Per sopperire alla citata scarsità di esemplari sopravvissuti fino ai nostri giorni l'autore ha dovuto , quindi, compiere le sue ricerche avvalendosi di quadri, di stampe d'epoca e di documenti d'archivio che, numerosi ed esaurienti per il Re g no di Sardegna e, almeno per il XVIII secolo, per lo Stato Pontificio, sono risultati di difficilissimo reperimento per la totalità degli altri Stati. Sfilano così in queste pagine le bandiere del Piemonte, i cui colori s i rifanno , in gene re , a quelli del ] 'uniforme e che testimoniano , attraverso l'emblema della provincia della quale portano il nome , un profondo attaccamento alla propria terra; quelle della Serenissima Repubblica , sulle quali campeggia orgoglioso il leone di San Marco , quelle con i gigli borbonici di Parma e di Napoli - e su queste ultime, di chiara derivazione spagnola, campeggiano inizialmente i «bas toni di B orgogna».

Oltre a queste più importanti, ve ne sono altre, molte delle quali recano - siamo in un paese catto li co - l'effigie della Madonna o dei Santi, come le bandiere pontificie , toscane, parmensi o genovesi Oltre a questi s imb oli riconducib ili alla religione o a ll o stato - ma, ri cordiamolo, nel vol ume appaiono solo le bandiere di reparti militari, non bandiere nazionali - compaiono poi, ricamate e dipinte, le armi delle a ltre dinastie, quelle dei pontefici regnanti, quelle dei «proprietari» dei reggimenti oppure, come già accennato, quelle delle province di reclu t amento: tutte in sieme costituiscono una sorta di enciclopedia su seta, o più sempliceme nte su stoffa, che ci viene offerta dall'impegnativo la voro del dott. Stefano Ales, c ui vanno i più se nt iti ringraziamenti dell 'Uff icio Storico per la bella opera prodotta.

IL CAPO DELL'U FFICIO STORICO

Col. Enrico P INO

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A. Le bandiere della fanteria

1) Il regno di Carlo Emanuele II e la reggenza di Maria Giovanna Ba ttista di Nemours. (1671-1680)

Durant e questo periodo appare il primo documento finora conosciuto sulle bandiere della fanteria sabauda, una dettagliata nota contabile necessaria al pagamento della bandiera Colonnella e delle due Ordinanze assegnate al reggimento delle Guardie, contenuta iffe1 volume «1673» del .X fondo « Patenti Controllo Finanze» custodito presso l'Archivio dj Stato di Torino, Sezione III".

Laj attura recita:

«Per farmi insegna per il R egimento delle Guardie di S.A.R.

r. 5 Orm e.sino bianco per la Croce , e per le fiamme;

r. 9 D etto bleu Carico per li quatro Campi;

r. 10 D etto di 4 Colori, cio. negro, bleu, e bianco fra quali r. 2 cremesino per lifreggi;

n. 0 1 Asta di legno con suo forzata al Lanzaro;

once 3/8 seta de suddetti colori per far n. 2 cordoni, e li.fiochi:

once,.318 filo d ' argento per detti;

once 2!8filo d'oro;

fattura delli suddetti fiocchi, e cordone;

Fattura della Pittura della immagine della Sant.ma Vergine;

Per Doratura della Ponta di ferro fatta a giglio al Bompiede;

r. 2 Bindello di seta da 35, per il Sud.o Stendardo spedito al Tapezziere Negro;

r. 2 e I /3 Veluto di Lione Bleu per cuoprire il manigo.

P er due altre Insegn e per il Sud.o R egimento.

r. 9 Orm e.sino bianco per le due Croci;

r. 36 e 1/ 3 Detto cremesino per li 8 campi, e per le due vene;

once 2 seta colorata;

once 1 detta Cremesina;

n. 2 aste con suo piombo forzato al Lanzaro;

r. 305 bindello Bianco da 40 per le croci picciole;

once 718 seta per 4 cordoni e 4 fiocchi;

once 618 filo argento per detti;

once 7!8filo d'oro di Milano per detti;

Fattura per detti cordoni e fiocchi;

Al Pittore Musso per haver dipinto con suo lassi con lettere per le Sud.e due bandiere;

J Fattura al Tappi zziere Negro delle tre sudette Insegne con il Freggio fatto a scacchi intorrno, e due seminate di Croci bianche;

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n. 150 bindello da 40 per le croci picciole:

Per la doratura d elle due Ponte diferrofatte a giglio al bompiede;

n. 4 bindello da 35 cremesino per li sudetti Stendardi.

Capitolo Primo Dal Ducato di Savoia al Regno di Sardegna 167] - 1848
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Dal documento appare evidente per la prima volta l ' utilizzo di due modelli distinti, la Colonnella blu e l ' Ordinan za cremisi entrambe attraversate dalla croce bianca, tipologia questa che rimarrà praticamente invariata fino al 1736, e di elementi caratteristici nelle in segne militari francesi dell'epoca, le aste sormontate da ferri a forma di giglio, i cordoni ed i fiocchi intessuti con seta dei col01i richiamanti quelli dei drappi. Appare anche evidente l 'a nalogia con le stesse insegne del reggimento delle Guardie francesi che erano seminate di gigli anzichè di piccole croci di Savoia.

Gli unici elementi «a lieni» presenti nelle due insegne sono la bordatura a scacchi - particolare che ritroveremo pur con colori diversi venti anni dopo - e l'imma gine della Vergine dipinta al centro della Colonnella, caratteristica che troveremo in un solo altro caso e che all'epoca costituiva uno degli elementi identificativi delle bandiere bavaresi.

Analizzando il documento rileviamo che la Colonnella era quadrata, realizzata con ormesino blu, bordata di fascia a scacchi di quattro colori ed attraversata dalla croce bianca; al centro della croce era dipinta la Beata Vergine mentre una fiamma di ormesino bianco era cucita in ognunp dei quattro campi, probabilmente con la punta rivolta verso il centro.

L'as ta della bandiera era rivestita con velluto blu mentre i cordoni erano intrecciati con filo di seta blu, bianco , cremisi e nero: i fiocchi erano realizzati con materiali e colori analoghi , ai quali si aggiungevano il filo d'oro e d 'argen to.

Le Ordinanze erano a fondo cremisi, bordate dalla stessa fascia a scacchi, attraversate dalla croce bianca e con i quattro campi seminati di crocette dello stesso colore; l'asta era probabilmente rivestita di ormesino cremisi mentre i cordoni ed i fiocchi erano identici a quelli della Colonnella.

2) Il regno di Vittorio Amedeo 11. ( 1690-1730)

Nel 1690 appaiono sette manoscritti - attualmente conservati presso il Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Nazionale di Parigi - nei quali sono raffigurate tutte le insegne catturate dai francesi durante l'intero arco e su tutti i teatri della guerra della Lega di Augusta.

Due soli di questi documenti vennero esaminati a suo tempo dal De Sonnaz ed alcune delle bandiere in essi disegnate vennero pubblicati nella seconda edizione della sua opera apparsa nel 1911; le bandiere, di ridotte dimensioni, sono generalmente molto curate pur presentando, in alcuni casi, degli errori di coloritura.

Il problema è rappresentato dalla mancanza pressocchè assoluta dei nomi dei reparti a cui vennero prese , parzialmente bilanciata dalla citazione del luogo e della data in cui vennero catturate, fatti questi che ci hanno permesso se non altro di individuare tutti i reggimenti presenti durante l ' episodio citato.

Alla battaglia di Orbassano , detta della Marsaglia, il 4 ottobre 1693 i francesi catturarono un gran numero di bandiere alleate, sei delle quali furono attribuite dal De Sonnaz a reparti ducali in quanto attraversate dalla croce bianca, mentre le altre, a parte alcune appartenenti a reparti esteri al soldo ducale delle quali parleremo in seguito, sono caratterizzate e dai bastoni di Borgogna - elemento questo appartenente a reparti di «area» ispanica quali i reggimenti del ducato di Milano, del regno di Napoli e dei possedimenti fiamminghi - e dall 'aquila bicipite e dalla bordura decorata da fiamme di vario colore che distinguevano i reggimenti Imperiali.

Delle sei bandiere sabaude, tre sono turchine o cremisi attraversate da una grande croce bianca le cui braccia toccano gli orli del drappo, mentre le altre tre hanno i drappi bordati da fasce variamente colorate o ornati da fiamme e decorazioni, secondo un criterio di cui troveremo riscontro nei contratti di fornitura a partire dal 1701.

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Le bandiere crociate a fondo turchino e c remi si appaiono d'altronde, pur se in bianco e nero, nel <<Regolamento Militare per il Servi::.io ed Evolu::.ioni di campagna», compilato tra il 1690 ed il 1693. In esso sono raffigurate due bandiere per ogni battaglione: il primo battaglione aveva la Colonnella ed un'Ordinanza, il secondo solamente due Ordinanze.

A questa regola facevano eccezione i reggimenti delle Guardie , di Savoia e di Monferrato che ebbero in certi periodi tre battaglioni ciascuno e sei bandiere, una Colonnella e cinque Ordinanze, ed i reparti esteri in generale e svizzeri in particolare i quali conservarono l'usanza di avere una bandiera per compagnia, la Colonnella all'omonima compagnia e le Ordinan ze alle altre. Per quanto riguarda gli altri esemplari catturali abbiamo individuato quelle appartenenti a reparti esteri al soldo sabaudo e più precisamente:

- la Colonnella ed una Ordinanza con le armi del regno d'In gh ilterra, appartenute al reggimento religionario De Loches o Loche s, assoldato dagli inglesi;

- la Colonnella e le Ordinanze disseminate di stelle e di granate, ornate da serto d'alloro e dal motto «S URGIT SUB PONDERE VIRTUS» , appartenenti al reggimento brandeburghese di Corneaud;

- la Colonnella e l'Ordinanza ornate da fiamme gialle e nere , su fondo turchino e biancorispett ivamente , forse apprutenute ad uno dei reggimenti religionari di Miremont o di Montauban. Oltre a queste bandiere conosciamo le insegne di un altro reparto estero, il reggimento brandeburghese di Varenne, assoldato nel 1694 e sciolto l'anno seguente, del tutto identiche a quelle del reggimento di Corneaud ma con il fondo di colore verde e con un 'impresa al centro raffigurante una pianta di felce al naturale su campo rosso.

La bandiera colonnella aveva il fondo bianco ed un ' impresa diversa, un vascello d 'o ro con vele d 'arge nto in campo rosso, sormontato dal motto <<IL Y A D'EUREUSE TEMPESTES ».

Le insegne in questione sono documentate nell 'opera <<Materialen zum Spanischen Erbfolgekrieg>>, se::.ione 20A « Kurbrandeburg -Preussen, die Heeresrustung unter Konig Fri edrich J,fur Subsidien der Seemachte und des Kaisers»

Giunti ormai agli albori del nuovo secolo i dati riguardanti le bandiere si fanno via via più completi grazie al ritrovamento dei primi contratti d'appalto, tutti molto dettagliati.

Il 25 maggio 170 I appare la prima di queste memorie firmata da Sigismondo Cigna, aiutante di campo del duca di Savoia , relativa alla fornitura di quattordici bandiere , sei delle quali destinate al reggimento delle Guardie e due a ciascuno dei reggimenti di Saluzzo, dei Fucilieri , di Monferrato e di Chiablese : per la loro confezione furono necessari «111 rasi di Ormesino bleu e bianco in quattroftliforte, 76 rasi di detto Ormesino cremesiforte, 113 rasi di detto bleu in tre fili rinforzato, 14 piche piombate con ponta dorata, 5 rasi di vellutto cremesi per li manighi , brache d'ottone,fiochi e cordoni oro e setta, 14 hor-::,e di cotty. Fattura di 5 drappò bleu cad. a i. IO, fattura di 9 jaswnati a f.60 cad. totale i.2049: 10. S. Cigna». A questo primo documento ne seguirono altri dello stesso tenore , che si riportano in dettaglio:

- 11 febbraio 1702 (AS Torino. Ordini Generali misti e regolamenti militari)

r.::::._J Pagare a S. Cigna per li sei Drapeaux, 2 per il reggimento Savoia , 2 per il reggimento Pie~e e 2 per il reggimento Ni zza

r- 16 settembre 1702 (AS Torino. Art.lo 320)

Pagare a S . Cigna per le due bandiere di Aosta:

Rasi ............. Ormesino bleu per il drappò Colonnello rinforzato:

Rasi 24 Ormes ino varj colori con cremesi per altro drappò;

2 picche piombate con ponta dorata; veluto per li manighi e broche dorate;

2 borze di cotty.

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- 21 luglio 1703 (AS Torino, Art.li 320 e 168)

Pagare a S. Cigna per 6 drapeaux per Savoia, Crocebianca, Chiablaix.

Contratto:

Spesa fatta per 6 drapo, cioè 2 per il reggimento Crocebianca al 22 aprile 1703, altri 2 per il reggimento Chiablaix al 26 detto, altri 2 al reggimento Savoia al 26 giugno:

- rasi 52 Ormesino bleu rinforzato per li tre drapò della Colonnella:

- rasi 72 Ormesino varj colori e cremesi;

- N. 6 piche con ponta dorata e piombo;

- rasi 2 e 1/ 4 veluto cremesino per dette piche;

- N. 12 fiochi et cordoni setta e oro fno;

- N. 6 borze di cotty;

- setta per cucire e broche dorate;

- fattura delli tre drappò uniti;

- fattura delli tre drappò ,!assonati varj colori.

-Anno 1703 (senza data)

Livranze a favore del Tapezziere Ciabrano per i 3 drappò per il reggimento Schulemburg.

Carte de la depense faite pour les trois Drapeaux neufs du Regiment de Schulemburg.

- ras 29 Orm esin bleu;

- ras 12 et 1/3 Orrn esin blianc;

- ras 16 Ormesin cramoisin;

En tout ras 57et 1/3 a [.2 le ras monte a I.114.13.4

On 1 ras et 5/8 de Soye des d.tes Couleurs a i.2.18.8

Pour monture des dites drapeaux:

- pour les lances et plomb i.24;

- pour les 3 fers de dites lances f..12;

- pour la dorure de ditesfers i.12;

- pour les fourreaux f..3.15;

- pour la peau no ire à botte I.1.5;

- pour lajaçon f..45;

Somme totale f..215.12

- gennaio 1704 (AS Torino. Art.lo 320).

Pagare a S. Cigna per 8 drapeaux provvisti al 2° battaglione del reggimento Guardie e reggimenti d'Aosta e Piemonte, compresi 2 surrogati al detto reggimento Guardie in luogo dei due primi rimessi d'ordine di S.A R. al reggimento S. Nazar.

Contratto:

spese fatte per 6 drappò per il servizio di S.A R

- rasi 51 Ormesino bleuforte per li tre drappò Colonnella;

- rasi 42 detto Orme sino forte per li altri tre;

- rasi 9 detto bianco;

- N. 6 piche piombate a ponta dorata;

- veluto per li medesimi;

- fiochi e co rdoni setta e argento, setta per cocire, 6 borze di cotty;

- fattura delli tre drappò Colonnella;

- fattura per altri tre coloriti;

P er altri due drappò del 2 ° battaglione Guardie consegnati il 18 dicembre 1703: 1

- rasi 14 Ormesino cremesino a 4 fili;

- rasi 29 detto bianco e bleu;

8

- rasi 25 bindello;

- N. 2 piche a ponta dorata e veluto per li medesimi;

- fiochi e cordoni setta e oro, setta per cocire e borze di cotty;

- fattura delli due drappò /assonati.

- 14 gennaio 1704 (AS Torino. Art.lo 320).

Havere il detto S. Cigna per altrettanti spesi nella costru z ione di 30 drappeau d ' ordine di S.A.R. fatti e distribuiti come sotto, compresi I Oalli novi reggimenti di Militia, come per ordine del cavaliere di Ricaldone del 14 gennaio 1704.

- Fucilieri 13 febbraio 2 Drappeaux

- Triviè 14 febbraio 2 Drappeaux

- La Trinitè 15 febbraio 2 Drappeaux

- Crocebianca 24 febbraio 2 Drappeaux

- Maffei 29 febbraio 2 Drappeaux

- S Damian 7 marzo 2 Drappeaux

-2 ° Monferrato 24 marzo 2 Drappeaux

-2 ° Saluzzo 7 aprile 2 Drappeaux

- 1 ° Guardie 16 aprile 2 Drappeaux

- Fridt 23 aprile 2 Drappeaux

- De Portes 27 aprile 2 Drappeaux

- Du Villar 22 maggio 2 Drappeaux

- Alle truppe imp.li 23 23 maggio 4 Drappeaux

Quali drappeaux valutati cioè 14 non /assonati e gli altri 16 /assonati.

Per la maggior fattura delli quattro Imperiali compreso quella di 4 armi dell'Imperatore.

- 14Jebbraio 1704 Contratto.

Spese fatte da S. Cigna pelli drappò delli reggimenti qui sotto descritti d'ordine di S.A.R. Prima per 2 drappò, cioè un Colonnello et aitro di colore.

- rasi 17 Ormesino bleuforte;

- rasi 17 detto cremesino e bianco;

- veluto e.fiochi e cordoni oro e setta;

-2 piche piombate con ponta dorata;

- setta per cucire;

- 2 borze di cotty;

- fattura per drappò colonnello i.IO;

- fattura drappò colorato i.25;

Questi drappò sono per Majfei, Triviè, S. Damian, D'Este, Trinità, Fridt, Des Portes. Valuta d'altri 2 drappò /assonati:

- rasi 17 O rmesino bleu;

- rasi 22 detto cremesino et altri colori;

- rasi 13 bindello;

- 2 piche piombate e dorate;

- veluto,fiochi e cordone oro o sota;

- 2 borze di cotly;

- fattura del drappò colonnello i.IO;

- fattura del drappò ]assonato con armi i.45 .

D istribuiti 2 a C rocebianca, Fucilieri, Monferrato, Pie m onte, Guardie, Nizza, 4 alle truppe del!' imperatore tutti e quattro /assonati e con arme.

- 26 g iu g no 1705 ( A S Tor ino, A rt.l o 320 )

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Pagare a S. Cigno per i 2 drappeau provvisti per il reggimento della Trinità: spesajatta dal Guardaroba di S.A.R.

- rasi 26 Ormesino bleu in quattro fili;

- rasi 23 detto cremesino;

- rasi 3 detto bianco;

- 2 piche piombate e dorate e veluto per le medesime;

- 4 stochy e cordoni;

- 2 bor::,e di cotty;

- fattura del drappò colonnello i.IO;

- fattura d'altro fassonato i.25.

- Documento senza data (AS Torino. Art.lo 320)

Drappeaux dal Signor Cigna per i reggimenti come sotto: primo per 2 drappeaux rimessi di mio ordine delli I 3 ottobre 1705 al reggimento Savoia:

- rasi 16 Ormesino bleu per il drapeau colone!;

- N. I picha piombata e dorata; Veluto cremesino per il manigo di detta;

- 2 fiochi e cordone setta e argento;

- I bor::,a di cotty;

-fattura del drappo unito i.IO; Altro drapeaufassonato vari colori come s. 0 :

- rasi Il Ormesino bleu e bianco;

- rasi 10 Ormesino cremesito;

- I picha;

- veluto;

- N. 2 fiochi, I cordone, 1 bor::,a, setta per cucire;

- rasi 12 bindello cremesito;

- fattura di detto drappò ]assonato f..45;

Altri 2 drappeau simili rimessi al 1 ° battaglione del reggimento Sa/uzza con mio ordine del/i 20 febbraio scad.

Altri 2 simili al reggimento Guardie 20 marza scad.

Altri 4 simili al reggimento Monferrato, cioè Colonnello e 3 ]assonati il 20 marzo scad.

Altri 2 al reggimento Schulemburg, cioè un Colonnello, e altro fassonato il 20 aprile scad.

Altri simili al reggimento S. Giulia.

Nel periodo di tempo compreso tra il 1701 ed il 1703 quindi, molte bandiere vennero sostituite e tra queste le Ordinanze, che risultarono ora ornate dalle armi reggimentali e «fassonate» - dal francese <<façonner» che significa decorare - ossia guarnite di comici, di fiamme e di altri decori.

Sia le Colonnelle che le Ordinanze di disegno semplice. alcune delle quali sono riprodotte in altri manoscritti di fonte transalpina, presentavano in questo periodo delle differenze nelle dimensioni delle croci, che in alcuni casi avevano le braccia scostate leggermente dagli orli esterni del drappo, in altri addirittura sembravano quelle dell'attuale bandiera elvetica.

Tutto ciò era dovuto al sistema usato ali' epoca per l 'approviggionamento delle bandiere, affidato ad un ufficiale che si rivolgeva per la loro confezione ad artigiani locali. i quali agivano probabilmente su modelli disegnati e approvati dal duca.

Era quindi facile che sorgessero equivoci di ogni sorta che spiegano ampiamente la difformità riscontrata nei dise gni coevi.

Nei manoscritti citati appaiono sette esemplari di bandiera d'ordinanza del tipo «fassonato» attribuibili a reparti nazionali, ovvero:

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• Appartengono al reggimento di Savoia:

- tre bandiere prese a Vercelli il 21 luglio 1704 ed inviate a Parigi il 31 dello stesso me s e per essere depositate a Notre Dame con solenni cerimonie: presentano il drappo cremis i attraversato dalla croce, bordato da una ampia fascia cremis i con fiamme bianche e ornato da una cornice lobata d'oro al cui interno sono dipinte le armi di Savoia antica e moderna.

• Appartiene al reggimento di Piemonte:

- una bandiera catturata in località sconosciuta ed inviata a Parigi il 12 ottobre 1704; presenta il drappo cremisi attraversato dalla croce bianca le cui braccia non toccano gli orli, ornato nel terzo campo dalla cornice lobata d'oro con le armi del principato di Piemonte.

- una bandiera presa a Vercelli: presenta il drappo cremisi attraversato dalla croce e bordato da una fascia turchina ornata da 28 triangoli gialli.

• Appartiene al reggimento di Nizza:

- una bandiera presa in località sconosciuta ed inviata a Parigi il 12 ottobre 1704: presenta il drappo turchino con i quattro campi ornati di tre fiamme cremisi nascenti dagli angoli della croce, ed ha la solita cornice d'oro con al centro le armi della contea di Nizza dipinte nel terzo campo .

• Appartiene ad un reggimento sconosciuto:

- una bandiera catturata in località sconosciuta: presenta il drappo cremisi attraversato dalla croce con i quattro campi ornati da una fiamma rivolta verso la croce stessa; la croce e le fiamme sono stranamente dipinte in argento.

Per ciò che riguarda le bandiere attribuibili a dei reparti esteri i manoscritti ne riportano in tutto 47, ovvero:

• 37 appartenute probabilmente anche ai reggimenti svizzeri Alt , Lombach , Thernes , Zemith e Reding 11° arruolati nel 1704 e sciolti appena l'anno dopo, tutte contraddistinte da un numero vario di fiamme in ciascuno dei quattro campi, ovvero:

11 con nove fiamme verdi, rosse, blu, gialle e nere;

l con nove fiamme gialle, nere e bianche;

4 con nove fiamme rosse, gialle e nere;

7 con sette fiamme alternate rosse e nere;

l con sette fiamme rosse, nere e grigie;

I con otto fiamme nere, gialle e rosse;

11 con dodici fiamme rosse, nere e bianche;

1 con undici fiamme rosse, gial le , blu e nere.

• nove catturate dopo la presa di Vercelli (24 luglio 1704), senz'altro attribuibili al reggimento svizzero di Reding 1° e al reggimento alemanno di Schulemburg presenti in città.

Stando al contratto del 1703 due erano quelle di Schulemburg, bianche con i campi ornati ognuno da due fiamme turchine uscenti dalla croce e sette sono attribuibili al reggimento di Rcding 1°, bianche bordate da una cornice a settori rossi e turchini con losanghe profilate di bianco al centro ed i campi ornati da sei fiamme rosse e turchine uscenti dalla croce;

• tre catturate a Vercelli e attribuibili a i reggimenti svizzero di Hackbret e prussiano di Aygoin; una ha il drappo cremisi ornato in ogni quarto da due fiamme turchine rivolte verso la croce (Aygoi n), due hanno il drappo turchino con i quarti ornati ognuno da tre fiamme cremisi uscenti dalla croce ( Hackbret);

• una Colonnella ed una Ordinanza catturate in località sconosciuta ed inviate a Parigi il 12 ottobre 1704, entrambe con il drappo ornato da un serto di alloro centrale che racchiude due spade in decusse con il motto << DURIS DURA FRANGO», dal qua le nascono otto fiamme rosse bordate d'oro; dai quattro angoli del drappo partono dei rami di alloro al naturale.

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Nell'angolo in alto all'asta è dipinto lo stemma della provincia olandese di Gheldria. Il fondo del drappo è g iallo per la Colonnella e bianco per l'Ordinanza..

Le bandiere appartenevano al reggimento olandese Van Deeren, inviato in Piemonte dagli alleati e arruolato nell'esercito s abaudo.

Riassumendo tutti i dati in nostro possesso, appare chiaro come nel periodo in esame fossero in uso per le truppe nazionali quattro diversi modelli di bandiere:

• le Colonnelle m/1690 uguali per tutti , salvo le diverse proporzioni della croce;

• le Ordinanze m/1690 anche queste uguali per tutti ma con croci di tipologia diversa;

• le Ordinanze m/1690 con le armi dei reggimenti dipinte solitamente nel terzo campo;

• le Ordinanze del tipo «fassonato» decorate da cornici semplici od ornate, da fiamme colorate o altro, che potremmo forse definire «ml 170 l », anno in cui vengono descritte per la prima volta.

Le differenze tra i vari modelli appaiono evidenti se si prendono in esame i costi di produzione; le Colonnelle m/1690 costavano infatti solo 10 lire ciascuna, le Ordinanze 25 lire, a causa del colore cremisi ali' epoca molto caro, fino alle 45 lire necessarie per confezionare una delle bandiere «fassonate».

Dal contratto del 14 febbraio 1704 è possibile trarre le informazioni necessarie circa la distribuzione dei vari tipi di bandiere d'Ordinanza; i reggimenti delle Guardie, di Crocebianca, dei Fucilieri, di Monferrato, di Piemonte e di Nizza ebbero in dotazione i «drappò fassonati con arme», i reparti miliziani di Maffei, di Triviè, di S. Damian, D'Este e Della Trinità ed i due reggimenti esteri di Fridt e di De Portes ricevettero invece «drappò non fassonati».

Nel frattempo la guerra per la successione di Spagna (1701-1713) si era conclusa con il trattato di Utrecht, in base al quale Vittorio Amedeo ottenne, oltre al Monferrato, parte della Lombardia, ed alla revisione del confine alpino, la corona di Sicilia quale compenso per la rinuncia alla maggior parte del territorio lombardo che venne assegnato all'Austria.

Gli anni che vanno dal 1713 a] 1730 sono molto meno ricchi di documenti sulle bandiere dei precedenti, tanto da avere un solo contratto di fornitura datato 1717 riguardante il cambio delle bandiere del reggimento alemanno di Schulemburg.

Il documento recita:

- Spesa fatta per quattro drappò per il reggimento Scialamborgs. (AS Torino, Sez. IV, Ufficio Generale del Soldo, Ordini generali misti e Regolamenti militari.)

- rasi 29 Ormesino cremesino;

- rasi 6 detto varii colori, cioè giallo, bianco, negro e bleu;

- rasi 56 bindello negro;

- rasi 4 detto cremesi;

- rasi l e i /2 detto bleu;

- setta per li fiocchi efillo d'argento;

- fillo d'argento;

- fattura per li fiochi e cordoni;

- 4 piche ferrate in fondo e fatte montare;

- 4 ponte dorate;

- fattura del Drapò bleu Colonels au Arme di Sicilia;

- fattura di altri tre drappi di vari colori e fiamme con arma del colonnello.

Il documento riveste una grande imp ortanza poiché per la prima volta vi si cita un nuovo modello di bandiera Colonnella, turchina decorata con le armi dì Sicilia, e vi si descrivono le nuove ordinanze a fondo cremisi ornate da fiamme gialle, nere e blu e dallo stemma del comandante.

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La sostituzione delle Colonnelle m/1690 nei reparti che le avevano usurate iniziò quindi in quell'anno sos tituendo la croce con le armi del regno, rappresentate dall'aquila dipinta di nero caricata in petto delle armi di Savoia moderna, il tutto riportato su fondo bianco racchiuso in una cornice cimata da corona reale.

Questa descrizione è confermata da un esemplare unico nel suo genere, scoperta a Neuchatel negli archivi della famiglia Pury.

Abram Pury militò come porta in seg na nel reggimento svizzero Guibert dal 1740 al 1744 e, al termine del suo servizio, portò in patria la bandiera del reparto.

La bandiera in questione è a fondo turchino e riporta al centro una grande cornice barocca coronata dipinta in oro, al centro della quale, s u fondo giallo, appare l'aquila con le armi di Savoia moderna. Certamente il Pury potè portare con sè la bandiera poichè questa era di un modello non più in uso tanto è vero che, nei manoscritti di cui parleremo tra poco, le colonnelle sembrano essere state cambiate intorno al 1744.

Che il fondo sul quale era dipinta l'aquila fosse giallo e non bianco può essere dovuto al fatto che nel 1720 Vittorio Amedeo Il rinunciò al titolo di Sicilia per assumere quello di Sardegna, le cui piccole armi erano quelle di Savoia antica con l'aquila su fondo oro.

Altro fatto inportante che riguarda le bandiere utilizzate in questo periodo di transizione è quello riferito ai reparti di fanteria provinciale costituiti nel 1713, i quali, organizzati due ann i dopo s u un solo battaglione, ricevettero una Colonnella ed un 'Ordinanza ciascuno.

Il modello di queste bandiere sarebbe rimasto del tutto sconosciuto se il De Sonnaz, citando l 'e nnesimo manoscritto di fonte francese, « Les Triomphes du Roy Louis XV du nom representez par les drapeaux qui ont ètè prise sur les ennemis de Sa Maje stè dans les batailles rencontres et prises de Villes qui ont ètè apportes en ceremonie dans l'eglise de Notre Dam e de Paris depuis MDCCXXXIV jusq'au MDCCXLV», non avesse sciolto anche questo nodo.

Nel manoscritto appaiono una Colonnella ed un ' Ordinan za prese a Pragelato l' l 1 ottobre 1745 dai francesi del tenente generale conte di Lautrec al reggimento provinciale di Nizza.

La prima è di colore turchino ed ha la croce con le braccia che toccano gli orli, mentre la seconda è cremisi, ha una croce si mile ed è ornata da una cornice lobata dipinta d'oro nel primo campo,nella quale appaiono le armi di Asti anzichè quelle di Nizza.

Una relazione sabauda del 10 febbraio 1746 conferma la perdita delle due bandiere citando anche in questo caso il reggimento di Nizza; il disegno dello stemma, che è di Asti e non di Nizza, deve per forza essere attribuito ad un errore del disegnatore o del relatore.

Comunque sia il documento attesta l'avvenuta consegna della bandiera Colonnella e di quella d'Ordinanza m/1690 ai neo costituiti reparti provinciali, con gli stemmi dipinti nel primo campo e non più nel terzo, secondo un criterio che diverrà regola a partire dagli anni trenta.

Nel 1730 saliva al trono Carlo Emanuele III, il cui regno durò ben quarantatre anni durante i quali lo stato saba udo affrontò due guerre che ne misero addirittura in dubbio l'esistenza, la guerra di successione polacca ( 1733-36) e quella di s uccessione austriaca o della « Prammatica Sanzione» (1742-48).

L'ascesa al trono di Carlo Emanuele segnò una svolta determinante per l'amministrazione civile e militare del regno.

Nel 1731 venne abolita infatti la facoltà concessa ai reparti di rivolgersi direttamente ai fabbricanti per acquistare le materie prime necessarie alla confezione del vestiario, dell 'eq uipaggia-

3) Il regno di Carlo Emanuele lll. ( 1730-1773)
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mento, delle bandiere ed, in genere, di tutto ciò che riguardava la vita militare. Tutte queste competenze vennero ora riservate all'Ufficio Generale del Soldo che procedette da quel momento col metodo degli appalti pubblici, detti «Tiletti», ottenendo così un notevole risparmio di denaro pubblico ed una maggiore uniformità nei modelli.

Uno di questi contratti, riguardante le bandiere del reggimento di Monferrato, venne stipulato il 10 marzo 1731 tra l'Ufficio del Soldo, tramite il comandante del reparto colonne llo conte Bertone di Sambuy, ed il ricamatore parigino Francesco Le Prince, residente a Torino in via Dora Grossa, oggi via Garibaldi.

Nel documento vengono descritte per la prima volta le bandiere che troveremo raffigurate, tra il 1736 ed il 1745, in tutti i manoscritti di cui si tratterà.

- Contratto per 4 drapeaux per il reggimento Monferrato un{formi ai disegni.

Scelto le Prince Francesco di Parigi, ricamatore in questa città

- rasi 72 taffetà in 4 fili bianco e blu;

- rasi 12 taffetà in 4 fili cremesito fino;

- rasi 60 bindello da 40;

- 4 piche con sua ponta e Oussa d'ottone infondo;

- rasi 2 veluto creme.sito per coprire il manigo;

- N. 500 broche d'ottone pei medesimo;

- rasi 6 boccassino per la Vena del bastone; 1

- once 4 e 114 fillo d'oro per li otto glani e cordoni;

- once 4 e 15 setta per lavorare li medesimi;

- al Pittore per le 6 Armi della Provincia

- al medesimo per l'Aquila con croce bianca in petto;

- fattura del drappò della Colonnella [.40;

- fattura delli 3 drappò f..120;

- le 4 lancie d'acieri;

- la gravura delle dette;

- la dorura;

- le piche in legno;

- la pica di ferro setta a vite.

- rasi 2 veluto;

- galoni d'oro sopra il veluto;

- chiodi dorati;

- cordoni e fiochi oro e setta;

- per Arme, Armerie etfiame, croce e tutto quello che dipende;

- Colonnella con l'Aquila in mezza e tre altri con le due Armi del rgt.o.

Le quattro bandiere vennero consegnate nel mese di settembre e regolarmente pagate 1'8 ottobre seguente.

Venne così ufficialmente stabilita l'ado zio ne delle Colonnelle ornate dall'aquila di Savoia come quella di Neuchatel; questo fatto conferma indirettamente l'ipotesi che questo fosse il modello 1712, variato nel 1720 solo per il fondo di colore giallo e per la diversità di disegno e di ornamenti usati in quegli anni.

A questo proposito deve essere citata un'altra variante rappresentata da un frammento di Colonnella databile agli anni trenta, conservata presso l'Armeria reale di Torino (Cat 0.106 ); si

1 Il «bocassino» era un particolare tessuto di cotone molto battuto, sottile come il lino e lu cido come la seta.Venne utilizzato per la prima volta a Venezia nel XVI secolo per confezionare le camic ie

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tratta di un pezzo rettangolare di seta dipinta di giallo, con gli angoli arrotondati, ornato dall'aquila - in questo caso è bicipite - caricata in petto del lo scudo di Savoia attorniato dal collare dell'Annunziata.

Sopra la corona reale priva di fodera, spicca un cartiglio bianco sul quale campeggia l 'iscrizione «REGIMENT SALUSSE N 5 » .

Il 1736 rappresenta un anno fondamentale per l'evoluzione delle bandiere di fanteria sabaude.

In quell'anno Giuseppe Gaetano Ozeletti, funzionario dell'amministrazione militare, ricevette l 'inca rico di illustrare «un libro di modelli di Drapeaux» approvati dal Re per la somma di 80 lire , che riscosse il 14 marzo di quell'anno; il lavoro doveva servire per il primo appalto globale di bandiere della fanteria.

L'appalto in questione, il cui bando iniziava con <<Si notifica ad ognuno che volesse attendere alla costru;:Jone de/li Drappeaux per diversi regg.ti delle truppe di Fanteria di S.M.... »; venne aggiudicato al tappezziere Nicola Lauro ed al pittore Stefano Longo , i quali si impegnarono a fornire al reale Magazzino delle merci bandiere realizzate « in taffetà in quattro fili larghi e longhi 4 rasi per ognuno col rinforzo all'interno d'essi di bindello da 40. lancie col manico cuoperto di Veluto o di Marocchino secondo il suolito di cadun Regg.to e con inchiodature di Lione e spontoni a Trojfei trasparenti e tafoni parim.ti di ottone unito e cordoni di seta bleu e argento e oro e nel resto tutti esse Drapp eaux simili ed uniformi in tutto e per tutto alli disegni.

Ousse per medemi di tela di cottis d'Allemagna».

Terminato il primo album di disegni, Ozeletti continuò la sua opera consegnando, tra la primavera e l'autunno del 1736 , i disegni relativi alle bandiere dei reggimenti provinciali di Chablais, di Tarantasia, di Vercelli e di Mondovì e quella del reggimento provinciale di Piemonte; tre anni più tardi il 18 settembre del 1739, ritroviamo un ulteriore compenso versatogli per i disegni delle bandiere dei reggimenti di Rhebinder e di Diesbach e per quella del battaglione di Artiglieria, unico dei suoi disegni , questo, conservatosi fino ad oggi.

Sempre nel 1736 il Re in persona interveniva per fissare una volta per tutte i criteri di confezione delle bandiere colonnelle per le quali regnava, come ampiamente dimostrato, una grande confusione; il documento in questione (B R.Torino M.m.Saluzzo 519) recitava:

«Elle ordonne que les drapeaux de la Colonnelle de Tous le regiments indistintement et que seferont à l'avenir soient tous uniformes c'est à dire avec lefond bleu et pardessus simplement !es armes du Roy sans i meter autre divise ou coleur».

Un altro documento similare, di poco posteriore (AS Torino Sez. Riunite Materie Militari, Mazzo 2°di addizione) oltre a ribadire questi concetti, estendeva l'uso di quel modello ai reparti esteri.

Il nuovo modello di bandiera Colonnella, che ritroveremo illustrata in tutti i manoscritti, aveva il drappo turchino bordato da una fettuccia bianca, detta «bindello», con al centro la grande aquila dipinta al naturale con becco ed artigli d 'oro, caricata in petto dello scudo di Savoia moderna racchiuso in una cornice d'oro; l'aquila era cimata da una grande corona reale d ' oro foderata di rosso.

L'unica eccezione a questa regola era rappresentata dalla Colon nella del reggimento Guardie , la quale, pur avendo sempre fondo turchino, era altresì decorata dalle grandi armi del Regno tenute da due leoni, accollate dall'Annunziata e cimate dalla corona reale d'oro foderata di rosso.

Le bandiere d 'ordinanza di questo periodo conservarono la tipologia di base adottata fin dall ' inizio del secolo, ma assunsero un aspetto più complesso in linea con la moda del tempo , abbinando alla croce cornici ornate da nastri ondeggianti, bordure geometriche, fiamme e soprattut-

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to le armi delle provincie da cui il reggimento prendeva il nome, dipinte sempre nel primo campo entro cornici di vario genere; questa caratteristica sarà da quel momento presente suJle bandiere di fanteria sabau da fino al 1832.

I reggimenti esteri conservarono con poche eccezioni le caratteristiche bandiere fiammate, mentre i reparti provinciali mantenn ero le ordinanze m/1690 a fondo cremisi, con le armi della provincia dipinte ora nel primo campo.

Due so no i manoscritti coevi raffiguranti queste bandiere, il «Livre des Drapeaux d'Jnfanterie au service de S. M. Charles Emmanuel Roi de Sardaigne» (AS Torino, Biblioteca Antica I 27 1) e il «Livre de l'Uniforme des Troup es reglées de S.M. avec les Drapeaux, Etendars ou Guidons de chaque Corps» (AS Torino , Biblioteca Antica, H-VIII -53).

Il primo manoscritto potrebbe rappresentare la raccolta dei disegni iniziati nel 1736 da Ozeletti, rilegata per conto dell 'Uffic io del Soldo nel 1744, da utilizzare come libro di modelli in occasione di appalti per la fornitura delle bandiere.

L'esame delle 34 tavole che lo compongono, nelle quali le bandiere mi surano 17 centimetri per lato, conferma il dettaglio dei vari contratti di a ppalto e chiarisce alcuni aspetti, quali i cordoni legati intorno alle aste, che avrebbero dovuto essere in oro o in argento misti a seta turchina ma in realtà sono di colori completamente diversi, ovvero:

• gialli per tutte le Colonnelle e per le Ordinanze dei reggimen t i delle Guardie , di Savoia. di Monterrato , di Piemonte , di Saluzzo, dei Fucilieri, di Rhebinder antico, di Schulemburg, di Rietman, di Sicilia, di Lombardia , di Guibert, di Chablais, di Tarantasia, di Aosta, di Nizza, di Mondovì , di Pinerolo ,di Asti e di Casale;

• rossi per la Colonnella delle Guardie e per le Ordinanze del battaglione d'Artiglieria e dei reggimenti di De Portes, di Rhebinder moderno, della Marina, della Regina, di Baden, di Keller, di Vercelli e di Torino;

• celesti per le Ordinanze dei reggimenti di Di esbach e di Reydt ;

• verdi per le Ordinanze del battaglione Meyer:

Le aste sono invece tutte di colore rosso, ad eccezione del battaglione di Meyer che le aveva verdi, tutte pri ve di qualsiasi traccia di chiodatura, cosa che fa pensare ad una dimenticanza dell'autore; di vario colore sono invece le cosiddette «ve ne » - le guai ne nelle quali veniva introdotta l'asta - mai descritte nei contratti d'appalto.

I colori delle guaine erano i seguenti:

• celesti per il reggimento Keller ;

• verdi per i reggimenti La Marina e De Portes ;

• gialle per i reggimenti Schulemburg e Diesbach ;

• rosse per tutti i reggimenti provinciali, per i battaglioni d 'Art iglieria e di Meyer e per i reggimenti Piemonte , Saluzzo, Fucilieri , Sicilia, Rhebinder antico e moderno , La Regina , Lombardia e Reydt;

• turchine per le Colonnelle di tutti i reggimenti e per le Ordinanze d ei reggimenti delle Guardie , di Savoia, di Monferrato, di Rietmann e di Guibert.

Il <<bindello» - fettuccia di rinforzo applicata a cavallo del bordo esterno del drappo - appare di colore bianco per tutti ad eccezione del reggimento Diesbach che l'aveva giallo, del reggimento Ke ller che l'aveva celeste e del reggimento Reydt che 1'aveva rosso.

Il seco ndo manoscritto, nel quale appaiono anche i figurini di tutti i reparti , porta incisa la data del 174 7, verosimile poichè vi sono raffigurati tra g li altri il reggimento Monfort che assunse questa denominazione il 6 aprile 1746 , il reggimento Outiguer o Uttiger (11 febbraio 1746) e il reggimento Salis (27 aprile 1746) . Il lavoro in questione, il cui autore è sconosciuto, è di fattura rozza e meno accurata rispetto all'altro, ma permette tuttavia alcune osservazioni interessanti.

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I cordoni, ad esempio, sono tutti bianchi e turchini , con la so la eccezione del reggimento di Piemonte che li ha bianchi e rossi, mentre la fettuccia posta a rinforzo del drappo è qui di colore bianco per tutti i reparti con le sole eccezioni di Roy e di Keller per i quali è rossa.

Le aste, per contro, sono turchine salvo che per le Colonnelle e per le Ordinan ze del battaglione d'Artiglieria e dei reggimenti delle Guardie , di Monferrato, di Piemonte, di Saluzzo, di Sicilia, di Kalbermatten, di Roy, di Keller, di Salis, di Burgsdorf e di Sardegna che le hanno dipinte di rosso; in tutti i casi esse appaiono ricoperte di puntini neri che stanno senz'altro a significare la chiodatura regolamentare.

Le guaine infine sono dello stesso colore delle aste, con eccezione dei reggimenti di Sicilia e di Burgsdorf, per i quali sono di colore turchino.

Oltre a questi documenti il De Sonnaz ne cita un terzo, il «Liv re des Drapeaux des Reg. d'Infante rie au service de S.M. le Roi de Sardaigne» che sembrerebbe essere una brutta copia dell 'o pera di Ozeletti (I 27 1) ma che riporta le bandiere dei reggimenti di Corsica e di Sardegna, per di più completamente diverse da quelle che appaiono nell ' H-VHl-57.

Entrambe le bandiere hanno i quattro campi bianchi ornati da fiamme, due rosa e due azzurre per il reggimento di Corsica, e quattro rosa e due azzurre per il reggimento di Sardegna; in entrambi i casi sul primo campo sono dipinte le armi reggimentali cimate da corona reale.

Ciò consente di datare il documento all'estate del 1744, data di costituzione dei due reparti e di collocarlo tra gli altri due manoscritti; le due bandiere infatti rappresentano certamente un primo progetto poi non approvato, dato che nel manoscritto del 1747 i due reggimenti hanno bandiere completamente diverse da queste , a parte gli stemmi, che coincidono.

D .i tutte le bandiere citate alcuni esemplari sono giunti fino ai nostri giorni in condizioni più o meno soddisfacenti:

• due Colonnelle, entrambe conformi ai disegni ufficiali, la prima conservata presso l ' Armeria Reale di Torino, (Cat.0.108) la seconda presso I'H istorisches Landes Museum di Zurigo;

• due frammenti delle Ordinanze del reggimento di Rhebinder (Armeria Reale di Torino, Cat.0.7 e 0.11) con lo stemma disegnato in maniera diversa rispetto a quello che appare nei manoscritti;

• tre Ordinanze conservate in Svizzera, il cui disegno e colore meritano un esame approfondito:

1 - Ordinanza del reggimento di Guibert conservata presso il Museo del castello di Colombier a Neuchatel:

- il drappo presenta un disegno ciel tutto simile a quelli dei manoscritti ma turchino con fiamme gialle, bordura bianca ed orlo esterno rosso completamente diversi;

2 - Ordinanza del tutto identica conservata presso il Museo di Vieux Moudon a Vaud , con la croce ornata al centro da uno stemma gentilizio - due chiodi in decusse attorniati da quattro stelle - dal motto «P RO DEO ET PR O PATR I A>> iscritto sul braccio orizzntale e dalla data 1738 riportata su quello verticale, il tutto in oro.

De Rham e Muhleman nel loro eccellente studio «Les drapeaux des regiments Suisses au service du Royaume de Sardaigne» pubblicato nel 1971 in «Armi Antiche» in occasione del IV Congresso internazionale di Vessillologia, attribuiscono anche questa bandiera al reggimento Guibert.

Sarebbe stata infatti portata in patria da un uffciale vaudese e donata a Philippe Nicolas Tacheron maggiore ciel dipartimento militare di Moudon. il quale vi avrebbe aggiunto le proprie armi, il motto e l 'a nno in cui la ricevette; l'ipotesi piu probabile è che fosse la bandiera consegnata al reggimento all'atto della sua capitolazione avvenuta il 6 novembre 1733 e rimasta in uso fino al 1738 per essere poi sostituita con quella riportata sui manoscritti.

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3 - Ordinanza conservata presso il Museo Storico di Lucerna. attribuita dagli stessi autori al reggimento di Keller.

La bandiera, anche in questo caso identica nel disegno a quella del manoscritto del 1744 (H-VIIl-53), presenta i campi gialli ornati ognuno da tre fiamme rosse e due verdi ed ha dipinta al centro della croce l'Annunciazione racchiusa in un cornice barocca.

L ' emblema della croce fu certamente dipinto dopo il licenziamento del reggimento, mentre per quanto riguarda i colori la cosa è molto più complessa.

Nel manoscritto di Ozeletti infatti il reggimento Keller ha le fiamme bianche ed azzurre , colori di Lucerna, mentre qui i colori sono , almeno in parte , quelli della famiglia Keller, d'oro al palo di rosso caricato di una chiave del primo.

È bene ricordare che le insegne dei reparti Svizzeri riportavano abitualmente i colori del cantone in cui reclutavano oppure quelli della famiglia del loro comandante; è quindi possibile che il reggimento abbia cambiato colori dopo la data della capitolazione, il 1742, e lo scioglimento avvenuto nel 1749.

Di certo c'è il fatto che in tutti e tre i manoscritti coevi, redatti come abbiamo visto in date diverse, la bandiera del reggimento Keller ha sempre i colori bianchi e azzurri e lo stemma nel primo campo, stemma che secondo De Sonnaz rappresentava San Maurizio, uno dei patroni di Lucerna, mentre secondo il catalogo del Museo della città redatto nel 1911, rappresentava invece San Martino, protettore del colonnello Jean Martin Francois Keller.

4 - Ordinanza conservata presso la chiesa di Sant'Ubaldo nei dintorni di Lugano, scoperta e fotografata da Giancarlo Boeri, senz'altro appartenente ad un reparto di fanteria svizzero al servizio sabaudo per le sue caratteristiche.

Il drappo, attraversato dalla croce e rinforzato dal caratteristico <<bindello» di colore bianco, ha i quattro campi bianchi ornati da cinque fiamme rosse di forma identica a quelle delle bandiere di Keller e di Meyer; al centro della croce è dipinto un ovale nel quale appare la Vergine con il bambino.

Nessun documento scritto nè alcuna memoria coeva dà notizie atte ad individuare il reparto al quale appartenne; potrebbe tuttavia essere l'insegna di uno dei tre costituiti nel 1733 e sciolti nel 1737, ovvero il Du Pasquier, il Ghidt o il Thonatz, le cui bandiere sono tuttora sconosciute.

Il manoscritto <<Stendardi vecchi e nuovi uniformi di infanteria di S.S.R.M. il Re di Sardegna» ( Bibli oteca Reale Torino, Manoscritto militare 134) ci dice quale fosse l'aspetto delle bandiere di fanteria verso la fine del regno di Carlo Emanuele Ili ; vi figura infatti il reggimento Grigione di Schwartz che assunse questa denominazione nel 1772, dopo essersi chiamato nel tempo Reydt, Salis ed infine Sprecher.

Si tratta certamente del più bello tra i manoscritti d'epoca, con le bandiere accuratamente disegnate e colora t e c he misurano 18 centimetri per lato, tutte guarnite da cordoni con fiocchi rossi, ad eccezione delle Colonnelle e delle Ordinanze del battaglione d 'Artiglieri a e dei reggimenti di Monferrato, di Sury e di Kalbermatten, che li hanno turchini.

Le aste e le guaine riprendono il colore dei cordoni tranne che nel reggimento delle Guardie, che le ha en trambe turchine, mentre il bindello è di colore bianco per tutti.

Le altre differenze riscontrate rispetto ai disegni di epoca precedente sono le seguenti:

• l'Ordinanza del reggimento delle Guardie reca le cifre C.E. intrecciate e coronate anzichè le due E affrontate come nelle band iere del 1741;

• l'Ordinanza del reggimento di Savoia non ha più la p iccola fiamma bianca accostata alle braccia della croce ma so lo le tre fiamme centrali; lo stemma è ora quello di Savoia moderna.

• l'Ordinanza del reggimento Saluzzo ha il nastro della cornice fatto ad angoli acuti e non più tondeggiante come in precedenza;

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• l'Ordinanza del reggimento Sury, in precedenza chiamato Audibert, è completamente diversa dalla precedente fiammata di verde, di rosso e di nero, ma è identica a quella che nel manoscritto O zeletti veniva attribuita al reggimento Guibert;

• l'Ordinanza del reg g imento Brempt, gia Rhebinder , ha lo stemma e le cifre disegnate in maniera diversa rispetto a quella precedentemente in uso;

• nell ' Ordinan za del reggimento provinciale di Aosta lo stemma è sormontato dalla corona ducale anziché dall'elmo, non vi sono piu i cannoni, e le bandiere fiancheggiano lo scudo anzichè so rmontarlo ;

• l'Ordinanza del battaglione Meyer non ha piu lo stemma ed ha i cam pi di colore verde mare ornati da cinque fiamme rosse;

• l ' Ordinanza del reggimento Schwartz, g ià Reydt, ha i campi cremisi ornati da due fiamme nere , una gialla ed una turchina ;

• l'Ordinanza del reggimento della Regina non ha più lo stemma con le armi di Spagna ma quello con le piccole armi di Lorena, casato della terza moglie del Re Elisabetta Teresa, sposata nel 1737;

• l'Ordinanza del reggi mento Tscharner, già Roy, è completamente diversa, con il drappo ornato da se tte fiamme cremisi, gia lle , turchine e nere e dallo stemma di Berna cimato da corona ducale ed accolla to da cinque bandiere per parte

Il regno di Vittorio Amedeo III fu caratterizzato da una serie di radicali riforme che modificarono profondamente la struttura militare sabauda.

Il nuovo modello di bandiera introdotto all'inizio del regno di Vittorio Amedeo III, che prevedeva ora un disegno uguale per tutti i reggimenti distinti tra loro solo per le combinazion i di co lo re e per le armi della rispettiva provincia, rimarrà in pratica inalterato fino alle riforme albertine del 1832; le nuove insegne m/1774, presentavano le seguenti caratteristiche:

• Bandiera Colonnella:

Drappo contornato da cornice turchina filettata internamente ed esternamente, decorata da sedici nodi di Salomone gialli detti «Gropi Salomoni» e da sedici rosette bianche a centro rosso, alternati tra loro a simboleggiare il collare dell'Annunziata; all'interno campeggiava la croce bianca, a l centro della quale vi era una grande aquila nera al volo abbassato, imbeccata ed ar m ata d'oro e linguata di rosso, con le penne ed i contorni ombreggiati in o ro e cimata di corona rea le d'oro foderata di rosso. L'aqu il a era car icata in petto delle armi di Savoia antica inquartate con quelle della provincia dalla quale il reparto prendeva il nome, racchiuse in uno scudo barocco dorato.

Il prim o ed il quarto campo del drappo erano sempre turchini a simboleggiar e il co lore di fo nd o dell'uniforme, mentre il secondo ed il quarto erano del co lore del colletto: in tutti e quattro i campi comparivano delle «fiamme» del colore della fodera, uscenti dagli angoli della cornice.

• Bandiera d'Ordinanza .

Il drappo era simile a quello della Colonnella ma contornato da una cornice bianca so lcata da un nas tro turchino o nd eggiante a ll a Sarda , detto co mun e mente «bi scia», appu nta to a ll 'este rn o in corrispondenza delle braccia del la croce ed ali' interno in cor r ispondenza dei quattro angoli della corn ice.

La croce recava a l centro uno scudo barocco d ' oro cimato dalla corona ducale, nel q u ale era no dipinte le a rmi della provincia; i co lo ri dei campi e de ll e fiamme e ra no id ent ic i a quelli della Colonnella, ma queste ultime uscivano dagli angoli della croce.

4) Il regno di Vittorio Amedeo Ili ( 1773-1796) e di Carlo Emannele IV ( 1796- 1802)
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In entrambi i tipi di bandiera la filettatura delle cornici e delle fiamme era in oro o in argento secondo il colore dei bottoni del reggimento.

Le ecce z ioni a queste regole erano comunque numerose:

• le Colonnelle e le Ordinan ze dei reggimenti provinciali erano caratterizzate dalla presenza di piccole fiamme prive di filettatura applicate all'interno di quelle grandi il cui colore era quello di fondo dei campi;

• le bandiere del reggimento delle Guardie avevano negli scudi le grandi armi del regno; lo scudo delle Ordinanze era cimato dalla corona reale e sostenuto da due leoni che poggiavano su un fascio di bandiere, il tutto in oro;

• tutte le bandiere del reggimento di Savoia avevano negli scudi le soleyarmi di Savoia )'-... moderna;

• le bandiere d ' Ordinanza del reggimento della Marina avevano due ancore in decusse legate da un nastro dorato , al posto dello scudo centrale;

• la Colonnella del reggimento d ' Artiglieria aveva lo scudo con le armi di Savoia moderna s ostenuto da due cannoni d'oro in decusse; l'Ordinanza al contrario recava due cannoni in decusse , sormontati da una bomba in ferro che vomitava fiamme;

• tutte le bandiere del reggimento Real Alemanno avevano gli scudi cimati da corona reale con le armi di Savoia antica inquartate con quelle del Sacro Romano Impero;

• tutte le bandiere del reggimento della Regina avevano gli scudi partiti con le grandi anni del Regno e di Spagna, casato della sovrana Maria Antonia; lo scudo delle Ordinanze era cimato da corona reale;

• le bandiere Colonnelle dei tre reparti svizzeri avevano le arXnt di Savoia moderna negli X' s cudi; un secondo scudo con le armi cantonali accollato da palme e cimato da corona d'oro era dipinto diagonalmente nel primo campo delle bandiere.

Per lo studio delle bandiere di questo periodo è basilare la conoscenza dell'ennesimo manoscritto, intitolato « Etat des paies, et uniformes des Troupes de S.M. le Roi de Sardaigne» (Biblioteca Reale di Torino, manoscritto militare 102); si tratta di un lavoro superbo composto di 180 tavole riproducenti le uniformi, le bandiere , i ricami, i distintivi di grado, le tabelle delle paghe e della forza dei corpi, e gli ordini di battaglia.

Sembra rappresentare una sorta di raccolta ufficiale compilata per conto dell'amministrazione nella quale le bandiere, pur rispondenti nella sostanza a quanto descritto, presentano tuttavia alcune differenze rispetto agli esemplari coevi conservati in alcuni musei di Torino.

Le bandiere m/1774 giunte fino ai giorni nostri sono sette in tutto:

• le Colonnelle dei reggimenti di Piemonte, di Mondovi e Real Alemanno, le prime due conservate presso il Museo Nazionale d ' Artiglieria, la terza presso l'Armeria Reale (Cat.0.216);

• le Ordinanze d'Artiglieria e dei reggimenti Real Alemanno e Svizzero Grigione conservate presso l'Armeria Reale, (Cat.0.77,0.215 e 0.220) e del reggimento di Ivrea conservata presso il Museo Nazionale d'Artiglieria.

L'esame di queste bandiere evidenzia le seguenti differenze rispetto al Manoscritto 102:

• la cornice che borda il drappo delle Colonnelle è di colore celeste intenso;

• le fiamme sono poco ondulate;

• il nastro ondeggiante nella cornice delle Ordinanze è appuntato in corrispondenza delle braccia della croce e tondeggiante in corrispondenza degli angoli della cornice.

Tutto ciò è stato chiarito grazie al contratto di fornitura delle nuove bandiere, affidato nell'aprile del 1775 al tappezziere di corte Carlo De Matteis associato ad Antonio Lauro ed al pittore Domenico Triulzio.

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Il De Matteis, oltre ad essere un valente artigiano, era tanto meticoloso da emettere nei confronti dell'amministrazione fatture così dettagliate da rappresentare una vera e propria miniera di informazioni; a tutto ciò si vanno ad aggiungere i due di seg ni originali conservati presso l'archivio del Museo del Risorgimento di Torino (Cat. S I j31a 1-8), d e lla Colonnella e dell'Ordinanza del reggimento di Piemonte, recanti in calce la scritta «mese di aprile 1775».

La Colonnella è identica a quella conservata presso il Museo d' .A1iglieria e rappresenta senza ombra di dubbio il vero m/ 1774: ciò conferma inoltre l ' ipotesi che que st i disegni fossero alcuni dei modelli preparati per l'appalto , ai quali l'impresario doveva attenersi scrupo lo samente.

A questo punto è probabile che le bandiere raffigurate nel Manoscritto 102 rappresentino solo la prima proposta, modificata dal Re al momento dell'approvaz ione definitiva.

Il I 4 giugno 1774 De Matteis consegnava per il collaudo al Regio Magaz zino delle merci le prime tre bandiere m/1774,una Colonnella e due Ordinanze del reggimento Real Alemanno, cui seguirono la terza bandiera d ' Ordinanza , ultimata il 18 luglio.

[l lav oro proseguì regolarmente; tra il luglio ed il dicembre di quell'anno vennero consegnate le bandiere del reggimento svizzero Vallesano, seguite nell'anno seguente da quelle dei reggimenti di Chablais, di Aosta , di Pi emonte, delle Guardie, di Savoia e dello svizzero Grigione. Nel 1775 si dovettero apportare alcune modifiche volute dal Re: la fattura relativa al reggimento Grigione redatta il 28 aprile 1775 contiene due note importanti: « D'ordin e di S.M. cambiata la bordura di taffetà bleu du Roy alla bandiera Co/onnella con gropi salamoni d'oro et rimesso un 'altra di taffetà bl eu-c eleste con firopi salamoni d'oro ed aver cangiato lo scussone dell'aquila contenente !'arme cli S.M. a quella del canto n e ed averne meso un altro con croce bianca con fondo rosso come pure avere meso uno scussone in un angolo delle suddette bandiere con arma del Cantone suddetto ................... omissis».

Questo conferma quindi sia la bontà del disegno riportato nel Manoscritto 102 , sia che i reparti svizzeri avessero bandiere ornate dalle grandi armi del regno ovvero «lo scussone dell'aquila contenente le armi di S.M.».

Nel 1776 De Matteis completò la fornitura di bandiere per i reggimenti d 'o rdinanza ed iniziò il lavoro relativo ai reggimenti provinciali, consegnando nel 1777 quelle di Asti e di Torino , nel 1778 quelle di Mondovì, di Vercelli, del Genevese, di Tarantasia e di Nizza e nel 1779 quelle di Ivrea, di Pinerolo e di Casale.

Se il De Matteis portò a termine il suo lavoro altrettanto non si può dire per Antonio Lauro, che scomparve poco tempo dopo; anche il pittore Triulzio non completò il suo incarico, dato che nei documenti appaiono almeno altri tre pittori, un certo Rebaudengo, che ritroveremo alcuni anni dopo e che dipinse le bandiere dei reggimenti di Torino e di Pinerolo, Oltani che decorò quelle di Vercelli, della Re gina, della Marina, di Asti, del Genevese , di Tarantasia, di Casale , e il conte Sclopis del Borgo che si occupò di tutte le altre, tra le quali quelle dei reggimenti di Saluzzo , di Mondov ì e di I vrea.

Abbiamo ritenuto opportuno , a questo punto, riportare per esteso alcune delle fatture del De Matteis , onde permettere al lettore di valutarne la ricchezza di particolari.

• Archivio di Stato di Torino, Ordini Generali Misti, 9 febbra io 1775.

<< .formate quattro bandiere di taffetà p e r il R eg imento Aousta ifl:fanteria, cioè una bandiera detta Colonne/La con croce bianca in meza e 4 campi confondo bleu e negro, con fiame di taffetà bianche lumegiate in argento, con Aquila in me-;,o, con scussone con arma di S.M. e quella della Provincia lumegiata con oro, con bordura atorno di taffetà hleu-celeste con gropi salamoni di taffetà color oro lumegiati con oro , con crovata di tajletà sudetto con glani d'argento e cordone e n. 3 bandiere di taffetà sodetto con croce bianca in me:::,o con campi come il sudetto Lumegiati in argento con suo scussone in mew con arma della Provincia lumegiata con oro,

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bordura atomo di taffetà bianco con bissa di taffetà b/eu du Roy lumegiata di argento con ognuno la sua crovata di taffetà suddetto con glani in argento e cordone con ognuna la sua custodia di cotis rigato e sopra custodia di tella cerata ..... ».

• Arch i vio di Stato di Torino, Ordini Generali Mis t i, 28 febbraio 1775.

« .. . formate quattto bandiere di taffetà per il Regimento Grisone cioè una bandiera detta Colonnella con croce bianca in mez.o e 4 campi con fondo blcu du Roy e giallo dorato, con .fiame di taffetà bianche, con Aquila in mez,o con bordura atomo di taffetà bleu du Roy con gropi salamani di taffetà color oro lumegiati con oro da due parti e n. 3 bandiete di taffetà sodetto con croce bianca in me-::,o con campi come il sudetto con bordura atomo con bissa di taffetà bleu du Roy, con scussone in meza, con ognuno li suoi glani in argento e cordone, con ognuno la sua cravata di taffetà e la custodia di cotis rigato e sopra custodia di tella cerata omissis d'ordine di S.M. cambiata la bordura di taffetà bleu du Roy alla bandiera Colonnella con gropi salamoni oro et rimesso un altro di taffetà bleu-celeste ed aver cangiato lo scussone dell'aquila contenente l'arma di S .M. a quella del cantone ed averne messo un altro con croce bianca con fondo rosso come pure avere messo uno scussone in un angolo delle sudette bandiere con arma del cantone sudetto e cordone e glani in argento e setta, con sua lancia e tafone d'ottone con picha coperta di veluto cremesi guarnita con chiodi d'ollone, con ognuno la sua custodia e sopra custodia in tela cerata .... ..».

• A rc h iv io di Stato di To rin o, O rdini Genera li Misti, 25 aprile 1775.

« formate quattro bandiere di taffetà per il Regimento Piemonte infanteria, cioè una bandiera detta Colonnela con croce bianca in meza e 4 campi con .fiame bleu e cremesi lumegiate con oro fino, con Aquila in mez,o, con scussone con arma lumegiato il tutto con oro fino, con bordura atorno di taffetà bleu du R oy, con gropi salamoni di taffetà color oro e rose di taffetà bianche e di novo d'ordine di S.M. cangiata la bordura atorno a deto drapo et mesa un'altra bordura di taffetà bleu -celeste con gropi salamoni e rose di taffetà sudetto il tutto lumegiato con oro /i no, con sua crovata di taffetà sudetto con glani e cordone d'argento e n 3 bandiere di taffetà sodetto con croce bianca in mezo e 4 campi, con scussone in mezo con Arma del Regimento e bordura atomo bianca e bissa in mezu di taffetà bleu, con scussone e fiame e bordura il tutto lumegiato con oro fino con ognuna la sua crovata di taffetà suddetto con il suo cordone e glani in argento e setta, con sua Lancia e tafone d'ottone con picha coperta di veluto cremesi guarnita con chiodi d'ottone, con custodia di cotis rigato e sopra custodia di te/la cerata ».

• Arc hi vio di Stato di Tor ino, O rd in i G enerali M ist i, 28 g i ugno 1775.

« .. ... formate quattro bandiere di taffetà per il R egimen t o di Guardia, cioè una bandiera detta Colonnella con croce bianca in mezo e 4 campi con fiamme di taffetà blcu e cremesi, lumegiate di oro fino, con Arma in rnez..o in pieno con Leoni e colaro dell' O rdine della SS Annunziata, con corona, il tutto lumegiato con oro fino con bordura atorno di taffetà bleu du R oy con gropi salamoni di taffetà color oro e rose bianche, e di nuovo d'ordine di S.M. cangiato Labordura atorno di detto drappo et messo un'altra di taffetà color bleu-celeste con gropi salamoni e rose di taffetà bianco lumegiata il tutto con oro, con crovata di taffetà sudetto con cordoni e glani d'a rgento e setta con sua lancia e talone d'ottone con sua picha coperta di veluto eremesi guarnita con chiodi d'ottone e n. 3 bandiere di taffetà sodetto con croce bianca in meza con campi confiame come il sudetto con Arme in mezo a forma discussone con corona ecoLaro dell' O rdine della SS Anonciata e bordura atomo di taffetà bianco con bissa color bleu du R oy con Arme,fiame bordura il tutto lumegiato con oro fino con ognuno la sua crovata di taffetà »

• A rchivio di Stato di Torino, O rdini Generali Misti, 22 apri le 1778

« . . .. ... Fatture fatte dal/ i Tappezzieri di S.M. Carlo De Matteis et Compagnia per due drapò

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o sian bandiere per il Regg. Mondovl cli taffetà di diversi colori, cioè formato il drapò delta Colonne/la con croce di taffetà bianco in mezo e 4 campi cioè 2 di taffetà bleu con doppie fiamme di taffetl bianco e blcu e due con fondo di taffetà bianco con doppie fiamme di taffetà bleu e bianco lumeggiate con argento fino , con Aquila in meza di raffetà negro di rapporto con scussone in petto con 4 campi due di taffetà ponsò con croce bianca in me-::,o e 2 di taffetà bianco con aquila, con corona sopra e con il fondo di taffetà ponsò, con corona, aquila e scussone il tutto lumegiato con oro fino, con bordura atorno di taffetà bleu-celeste con gropi salamoni di taffetà color oro e rose di taffetà bianco e rose di taffetà color di rosa, il tutto di raporto lumegiato con oro fino, detta bordura lumegiata da due parti in argento fino, con suo bindello bianco atorno e con sua vena di taffetà bleu fodrato di tela, con sua crovata di taffetà bleu con suo cordone e glani in argento e setta, come pure haverformato un altro drapò di taffetà sodetto con croce di taffetà bianco in mezv e 4 campi, cioè 2 confondo di taffetà hleu con doppie fiamme di taffetà bianco e fiamme di taffetà bleu , e due come il fondo di taffetà bianco e doppie fiamme di taffetà bleu e fiamme di taffetà bianco lumegiate in argento fino, con scussone in mezo con croce bianca con 4 campi di taffetà ponsò con arma della Provincia con corona sopra con fondo di taffetà ponsò, il tutto di raporto lumegiato con oro fino con bordura atorno di taffetà bianco con bissa in mezv di raporto di taffetà bleu e lumegiata da due parti con argento fino, con suo bindello bianco atomo, con sua vena di tajfetà bleu fodrata di tela, con sua crovata di taffetà bleu e bianco con suo cordone e glani in argento e setta con ognuna la sua picha coperta di veluto cremesi guarnita con chiodi d'ottone, con sua lancia e talone d'ottone con ognuna la sua custodia di cotis rigato e sopra custodia di tella cerata ».

Alcuni reparti ebbero in dotazione delle insegne di tipo p articolare, legate alla specialità del serv i zio svolto.

La Legione delle Truppe Leggere, reparto di fanteria le ggera che svolgeva anche funzioni di truppa confinaria, ebbe in dotazione tre modeUi di bandiera, la Colonnella, l'Ordinanza ed un pennone.

Le prime due, pur ricalcando i modelli in uso, presentavano le differenze seguenti:

• l'asta era cimata da un'aquila al volo abbassato in metallo dorato;

• la Colonnella non aveva la croce e lo scudo dell'aquila era ornato dalle armi di di Savoia moderna con al centro le cifre del Re intrecciate;

• l'Ordinanza era conforme al m/1774 ma aveva le cifre reali dipinte sullo scudo.

Il pittore incaricato di dipingere le armi su lle bandiere fu il conte Sclopis del Borgo che dcevette il compenso d e l s uo lavoro il 3 dicembre 1776.

Nel 1777 le Legione ricevette una terza bandiera d'ordinanza con l'asta sormontata dall 'aquila.

Il pennone era invece destinato a sventolare all'interno del comando del corpo a Valenza; si trattava infatti di una specie di labaro di forma allungata, tagliato a coda di rondine, bordato da una cornice rossa profilata d'argento e partito in due campi, celeste e turchino , da un nast ro d'argento serpeggiante; nella parte superiore erano dipinte in oro le cifre reali cimate da corona reale.

Nel 1795 la Legione venne sdoppiata in due reggimenti che presero le bandiere del modello precedente alle qual i venne aggiunto un nastro bianco sul quale figurava l'i scriz ione « REGIMENTO PRIMO » oppure «REGIMENTO SECONDO »: il nastro era tra gli artigli dell'aquila nella band iera Colonnella, e so tto lo scudo nella bandiera Ordinanza.

I due reparti si distinguevano anche per le filettature, in oro per il primo ed in argento per il secondo reggimento.

I1 contratto d'appalto dell e nuove bandiere, affidato al ricamatore Cinzano, recitava quanto segue:

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«Contratto con Sinsan (Cinzano N.d.A.) per la provvista di 8 bandiere per li 2 Reggimenti delle Truppe Leggere, secondo il modello, i disegni in pittura ed istru~ioni». (AS Torino, Sez. IV, Ufficio Generale del Soldo, Contratti Provviste Diverse, 30 giugno 1795)

Istruzioni dellaforma-:,ione delle Bandiere.

Dovranno essere formate di Taffetà in 4 fili e bordate in seta, colle loro eravate, cordoni con fiocchi in oro in argento, colle aste coperte sul manico in fino alla bandiera con veluto cremisi, brache d'ottone, colle piche perforate e puntate d'ottone e dorate.

La misura di dette bandiere sarà do incie 40 in quadratura e la crovata sarà lunga oncie 32, e larga onncie 14.

li cordone di setta bleu,frammischiata con altra bianca o gialla, sarà di lunghe~za oncie 6 compresi li due fiochi in oro e argento.

L 'as ta, compresa la picha e il puntale sarà di lunghezza Oncie 72. Dovranno formarsi due borze di custodia a ciascheduna Bandiera cioè una di tela di Coty rigato e l'altra di tela incerata di buona qualità. E finalmente dovranno essere eseguite in tutto e per tutto conformi per riguardo ai colo ri al taffetà e ai freggi alli disegni in pitura che si presentano, cio è due per la Colonnella e le altre 6 per li Batt.ni coll'isc ri zione, al di sotto dell'Arma, e nella fascia= Primo Reggim ento di Trupp e Leggiere = Secondo Reggimento di Truppe Leggiere = rispettivamente per le prime e per le seconde 4 bandiere.

I bordi delle fiamme ed i contorni delle 4 Bandi ere del i O Regg.to saranno in giallo, e quelli del 2° Regg.to saranno in bianco. Nel resto .mranno le Bandiere conformi al modello esistente nel R. Mag.o delle Merci».

Le bandiere misuravano quindi 172 centimetri per lato , ed erano montate su un'asta alta in tutto 3 metri e 10 centimetri; le cravatte erano lunghe 138 centimetri e larghe 60, mentre i cordoni erano molto corti, misurando appena 26 centimetri.

1 due reggimenti vennero sciolti nel 1796, ma l'anno dopo Carlo Emanuele IV ordinò di ricostituirne uno solo che ebbe le bandiere dell'antico 1° reggimento, i c ui disegni realizzati dal Regio Disegnatore d ell'Accademia Reale Marini so no conservati presso I' AS di Torino, Sez. IV

La Legione degli Accampamenti, reparto di truppa provinciale scelta addetto sopra ttutto al1' impianto ed alla manutenzione dei campi neces sari all'esercito, aveva in dotazione una bandiera Colonnella ed undici bandiere d'Ordinanza, una per ognuna delle sue compagnie.

Erano tutte di forma pentagonale, bordate da una cornice bianca profilata d'argento e vergata dalla tradizionale <<bisc ia », che in questo caso era del colore assegnato alle nappine che i soldati portavano sul cappello ossia il celeste, il garanza, il cremisi, il rosa, il giallo chiaro, il foglia morta, l 'arancio, il verde scuro, il verde mare, il nero ed il bianco.

Questi colori hanno una storia curiosa.

Introdotti con ordine del 5 novembre 1775 , vennero assegnati nell'ordine citato dalla seconda alla dodicesima compagnia: la prima compagnia aveva in tutti i reggimenti il colore turchino.

La cosa suscitò tali e tante proteste da parte dell' J 1A compagnia, che considerava disonorevole il colore nero assegnatole, da costringere la Regia Segreteria di Guerra ad ordinare che i colori fossero sorteggiati tra le compagnie, ad eccezione della Colonnella che conservò il colore turchino.

AI centro del drappo campeggiava la croce fregiata dall e cìfre reali intrecciate: il primo ed il terzo campo erano turchini e gli altri due celesti, tutti privi di fiamme; la Colonnella si differenziava per avere la cornice di colore rosso profilata d'argento e priva di «biscia».

Il disegno di queste particolari insegne si trova riprodotto in facsimile nella raccolta Cenni conservata presso l ' Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito in Roma; in calce al disegno

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appare la scritta «Legione Accampamenti, Fiamme d'Ordinanza delle Compagnie, dalla fattura dei Tapp ezz ieri della R. Corte».

La Legione venne sciolta nel 1793 e le sue bandiere ritirate dall Ufficio del Soldo , ad eccez ione della Colonnella e di tre Ordinanze che furono consegnate a l neocostituito reggimento dei Granatieri Reali. erede della Legione; non è sta to finora possibile stabilire quali delle undici bandiere siano state affidate ai due battaglioni del nuovo reggimento.

Le gravi difficoltà economiche e gestionali che affliggevano l'esercito costrinsero il Re ad intervenire varando una nuova e più art i colata riforma nel 1786, che comportò di fatto una riduzione delle spese ma anche un aumento del numero dei reggimenti.

Tutto ciò s i ottenne diminuendo l'organico dei reparti d'ordinanza costituiti da soldati di mestiere ed aumentando il numero dei reggimenti provinciali i quali, mobilitati solo per poche settimane l 'anno in pace, pesavano meno sul bilancio militare del regno.

La fanteria d'ordinanza risultò ora costituita da dieci reggimenti, uno dei quali - il Lombardia - di nuova formazione, mentre i reggimenti provinciali divennero quattordici a seguito delJa costituzione di Acqui e Susa; in totale, quindi, la fanteria nazionale ebbe ora una forza pari a 48 battaglioni.

Per quanto riguarda gli esteri, i reggimenti svizze ri Bernese e Grigione conservarono i tre battaglioni mentre lo svizzero Vallesano, il Real Alemanno e Chablais ne ebbero due ciascuno, portando gli effettivi esteri a dodici battaglioni in totale.

Ogni reggimento d'ordinanza nazionale aveva avuto, fino alla riforma del 1786, quattro bandiere, la Colonnella ed un'Ordinanza al primo battaglione ed un'Ordinanza ciascuno agli altri due; con la riduzione degli organici si potè ripristinare l'antica consuetudine che, ferme restando la Colonnella e l'Ordinanza al primo battaglione, assegnava due bandiere d 'Ordinanze al secondo battaglione.

Il contratto per la fornitura delle nuove bandiere venne affidato il 18 maggio 1786 al tappezziere Giovanni Aostallo ed al già citato pittore Rebaudengo.

Il testo dell'appalto recitava tra l'altro in proposito:

«Sottomissione col Signor Rebaudengo di pitturare le bandiere di fanteria Prov.le. compresi i due di nuovaforma;:Jone di Acqui e di Susa, secondo i disegni che gli verranno consegnati omissis il collaudo avverrà da parte del Regio Disegnatore Martini » .

(AS Torino, Contratti Provvis te Diverse, 18 maggio 1786).

«Sottomissione del Signor Giovanni Aostallo per fattura e fornitura di bandiere pei R egg.ti di fanteria Prov.le , compresi i due di nuovaforma-:.,ione denominati di Acqui e di Susa, incluse le aste munite di puntali e picche d'ottone perforate, le eravate, i cordoni con fiochi, il manico ricoperto di velluto cremisi brochettato in ottone e due borze ognuna ................ omissis 8 bandiere per acqui e Susa omissis.

La totale misura di dette bandiere sarà di Oncie 40 in quadratura e la crovata sarà longa Oncie 32 e larga Oncie 14. li cordone di seta bleuframmischiata con altra bianca o gialla sarà di longh e::,z,a Oncie 6, compresi i due fiocchi oro o argento.

L 'asta compresa la picca ed il pontale sara di longhezza Oncie 72. Obbligo per 32 bandiere, compres i due detti per la Colonnella.

I R egg.ti Susa ed Acqui per ha vere le fiamme più distese causano minor consumo di taffetà».

I disegni originali delle insegne per i due nuovi reparti provinciali (Biblioteca Reale di Torino, Memorie Blasoniche-St. P.691) - approvati dal reggente della Segreteria di Guerra Giuseppe Ruffinotto Cocconito di Montiglio, sono identici a quelli del manoscritto 102 e quindi non ri-

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spondenti alle bandiere poi confezionate e consegnate ai reparti; il fatto però che nel contratto si sottolinei che dovevano avere «le fiamme più distese» ci conferma che le bandiere prodotte nel 1786 erano effettivamente identiche a quelle del ml 1774.

Aostano continuò il suo lavoro fino alla morte, avvenuta nel 1798, associandosi con un certo Casassa e con un altro pittore, Giovanni Astura.

Tra le bandiere da lui fornite in quel periodo vi è la Colonnella del reggimento di Monferrato, sostituita nel 1791 perchè fortemente usurata, e le quattro necessarie al nuovo reggimento di Oneglia, prodotte tra il 1791 e il 1793.

Le bandiere di quest'ultimo reparto hanno una storia lunga e complessa.

Nel 1775 veniva costituito, incorporandovi le antiche compagnie di marina attive fino dal 1740, il battaglione delle Fregate.

La bandiera d'Ordinanza del reparto non appare nel manoscritto 102 ma nelle carte della «Anne S.K. Brown Military Collection» conservate presso l'omonima Università a Providence negli Stati Uniti.

La bandiera è identica a quelle del manoscritto 102, salvo per lo stemma centrale, sostituito da due ciuffi di alghe dorate cimate da una conchiglia, all'interno delle quali appare una fregata a vele spiegate.

Un altro disegno coevo, facente sicuramente parte dei modelli utilizzati per la confezione delle bandiere e recante in calce la legenda «Drapeau des fregates, Anno 1775 xbre e 1776 Genaio», pur confermando le caratteristiche dell'altro, presenta un vascello di linea al posto della fregata.

Le date dovrebbero indicare l'inizio e la fine del lavoro di confezione dell'insegna d'ordinanza, che venne infatti presentata da De Matteis all'Ufficio del soldo nel gennaio del 1776.

Nel gennaio del 1783 il battaglione venne sciolto ed i suoi effettivi concorsero alla formazione della compagnia leggera di Marina, a sua volta incorporata tre anni più tardi nel reggimento della Marina; le bandiere del reparto disciolto furono ritirate e consegnate secondo l'usanza al Regio Magazzino delle merci in Torino.

Il 28 febbraio 1792 si costituì a Villatranca la centuria di Marina, alla quale vennero date le vecchie bandiere del battaglione delle fregate; nel gennaio del 1793 il reparto, raggiunta ormai la forza di due battaglioni, assunse la denominazione di reggimento di «Nuova Marina» e, 1'8 febbraio, quella definitiva di «Oneglia».

Nel marzo del 1793 l'impresario Aostallo ricevette l'ordine di costruzione per le ordinanze del secondo battaglione del reggimento; con molta probabilità il primo battaglione conservò le bandiere della centur ia di marina.

Ancora oggi non sappiamo se il 2° battaglione ricevette delle bandiere ornate dallo stemma del Principato di Oneglia, oppure altre simili a quelle del 1° battaglione.

Nel 1788, con effettivi provenienti dal reggimento Grigione, era stat o creata la centuria di Schmidt; su richiesta del comandante il Re accordò (lettera del 5 settembre 1789) «alla Centuria Sviz::,era di Schmidt la bandiera con le fiamme ed armi dé Cantoni di Glaris e Appenzell».

La Colonnella venne consegnata nel 1790, seguita l'anno dopo dall'Ordinanza; raggiunta nel 1794 la forza di un reggimento su due battaglioni. il reparto ricevette le altre due Ordinanze necessarie.

Di queste bandiere non es istono disegni nè origina li , per cui sono state ricostruite tenendo presente il disegno delle a l tre bandiere.

Po co dopo lo scontro di Mondovì avvenuto nel 1796, si dovettero rimpiazzare quattro bandiere dei reggiment i delle Guardie, di Monferrato e de ll a Marina, sepolte per impedirne la cattura da parte dei francesi.

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Nel 1800 infine, la vedova Aostallo ed il Casassa fornirono otto bandiere destinate a i reggimenti delle Guardie, di Savoia, di Monferrato e di Piemonte, ricostituiti su di un solo battaglione durante l'effimera restaurazione di quell'anno.

Le bandiere di modello in uso tra il 1793 e il 1800 sopravvissute sono nove:

• un'Ordinanza di Monferrato custodita presso il Museo Nazionale d'Artiglieria di Torino;

• la Colonnella e un'Ordinanza del reggimento di Savoia conservate presso l'Armeria Reale di Torino (Cat.0.107 e O. 108);

• la Colonnella e un 'Ordinanza del reggimento svizzero di Bachman conservate a Naefels nel cantone di Glaris;

• due Ordinanze del reggimento svizzero di Peyer-lmhof conservate presso l'Armeria Reale di Torino (Cat.0.103 e 0.104);

• due Ordinanze del reggimento svizzero di Stettler conservate una presso il Museo Storico di Bema e l'altra presso il Museo di Yverdon.

Quelle dei reggimenti nazionali sono a tutti gli effetti del m/1774 pur se con le fiamme meno ondeggianti, le filettature più sott ili e con il nastro della cornice fortemente appuntato negli angoli esterni e pochissimo verso l'interno, in conispondenza delle braccia della croce; lo scudo delle bandiere d'Ordinanza è poi di forma sostanzialmente diversa.

L'ipotesi più plausibile è che si tratti di variazioni al modello base apportate dai fabbricanti e tollerate dalle autorità.

Le insegne dei reggimenti svizzeri sono del tutto identiche, salvo che per gli emblemi dipinti negli scudi, assolutamente diversi dallo standard abituale.

Il reggimento di Bach man presenta una grande targa barocca cimata da corona d'alloro e accollata da un nastro con il motto «RESURREXIT IDEM »; lo scudo riporta San Otmaro fondatore dell'abbazia di San Gallo, le armi dell'abbazia di S. Jean-le-Vieux, quelle dell'abate Beda An gern e quelle della contea di Toggenburg.

Per il reggimento di Peyer-lmhof lo scudo è rotondo, cimato da corona di alloro e accollato da un nastro con il motto «L'UNION FAIT LEUR FORCE»: porta le armi di Uri, di Schwiz, di Unterwalden e di Zug, i quattro cantoni in cui redutava e, su tutto, quelle di Sciaffusa, patria del colonnello.

Il reggimento di Stettler aveva le bandiere fregiate da uno scudo sann itico bordato di azzurro con le armi di Berna sormontate da un tocco principesco, il tutto inserito tra due rami di a lloro e di quercia.

L'ultimo esempio degno di nota riguardante le bandiere d'epoca si riferisce alle insegne della Milizia di Torino, benedette il 3 settembre 1793 dal cardinale Vittorio Gaetano Costa d'Arignano, riportate nel volume «M iscellanea di Storia Patria » conservato presso la Biblioteca Real e, e citate dal De Sonnaz.

Nel Iibro è raffigurata una bandiera d'Ordinanza con il drappo rosso crociato bordata da una larga cornice turchina se minata di rose, cli trofei e di panoplie bianche: nel primo e nel secondo campo figurano due ovali posti tra rami di palma e cimati eia corona comitale, entrambi con l'arma della città.

Negli altri due campi appaiono l e so lite fiamme uscenti dalle braccia della croce, di colore giallo; al centro della croce è dipinto uno scudo ovale nel quale campeggiano le grandi armi del Regno coronate e sostenu te da leoni.

Nel 1793 veniva costituito il battaglione di Guarnigione che ebbe, secondo l ' u so, due bandiere, una Colonnella ed un'Ordinanza.

Non sappiamo quali fossero le caratteristiche delle due bandiere: è tuttavia possibile che

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fossero del tutto simili alle altre, con il primo ed il quarto campo turchini con fiamme rosse ed il secondo e terzo rossi c on fiamme turchine e con tutte le filettature in oro.

Per gli scudi è possibile che quello della Colonnella avesse le armi di Savoia moderna con le cifre reali. mentre quello dell'Ordinanza avesse solo queste ultime; ciò si usava d'altronde per le bandiere di quei reparti che non prendevano nome da una provincia o da una città, quali ad esempio la Legione Truppe Leggere o la Legione degli Accampamenti.

5) L'esilio in Sardegna (1799-1814)

Quando nel 1798 Carlo Emanuele IV prese ufficialmente possesso dell'isola, l'unico reggimento d'ordinanza presente era quello di Sardegna, che vi si trovava per la prima volta in assoluto allo scopo di completare gli organici.

Il reparto aveva in dotazione la bandiera Colonnella e le tre bandiere di Ordinanza m/1774, ricevute nel 1787 in sostituzione delle vecchie insegne usurate.

Questo è l'unico dato certo fino al 1808 riguardante le bandiere; in quell'anno infatti appaiono dei documenti che permettono di stabilire alcuni punti fermi in materia.

Il 23 aprile di quell'anno l'amministrazione militare stipulava una spec ie di contratto per la fornitura di alcune bandiere con il tappezziere cagliaritano Giuseppe Meli s (AS Cagliari, Segreteria di Guerra, Commissariato di Guerra, Voi l 050, 1806-1814 ); una nota allegata al contratto, di per sè privo di informazioni importanti, fornisce alcune notizie interessanti in merito citando: « omissis insegne da darsi ai reparti d'Ordinanza e Provinciali. Ossieno Colonelle bleu de Roi con aquila,Jiame, stelle ed armi omissis e Ordinan:::,e cremesine con croce ed ogni altra cosa simile alle Coionnelle».

Per quanto riguarda i reparti provinciali l'artigi ano si limitava a dire che «dovevano havere drappo bianco con armi del regno ed altri ornamenti come per li corpi d'ordinanza e colori secondo il distintivo di ognuno».

A socco rrerci nell'interpretazione di queste scarne note è come d'abitudine i I supporto iconografico, cos tituito in questo caso da una grande tavola conservata presso l'Archivio di Stato di Torino, intitolata «Stato delle Uniformi delle Reggie Truppe e Bandiere dei Bastimenti di SSRM. à Sarda», nella quale appaiono i figurini di tutti i reparti dell'esercito, truppe provinciali comprese, le bandiere del naviglio da guerra ed una panoplia decorata dalle grandi armi del re gno, contornate da trofei vari, fra i quali tre bandiere ed uno stendardo.

Le due bandiere raffigurano senza dubbio la Colonnella e l ' Ordinan za del reggimento di Sardegna; il loro aspetto, che coincide con la nota redatta da Melis, le colloca tra quelle di m/1774 e quelle del futuro ml 1814.

La colonnella si distingueva sempre per il caratte1istico drappo turchino privo però della croce, bordato dalla solita corn ic e seminata di nodi e rosette, ed ornato dall'aquila che appare anch'essa diversa rispetto al passato, avendo ora le ali alzate, un bastone da maresciallo ed uno scettro stre tti negli rutigli, ed una targa romboidale sul petto bordata d'oro e con le armi di Savoia moderna.

L'angolo in alto ali' asta era decorato con stelle nere e fiamme rosse profilate d'argento, colori reggimentali ; gli altri angoli, che sono coperti nel disegno , certamente riportavano gli stessi decori con l 'aggiun ta delle armi e del predicato reggimentali racchiusi in scudi di forma ovale, come verrà codificato nel J 814.

Questi scudi so no infatti presenti nell'unica insegna d 'epoca giunta fino ai nostri tempi, lo stendardo del reggimento provinciale di Arborea, del quale parleremo nel capitolo riguardante le insegne della cavalleria.

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La bandiera d'Ordinanza, anch'essa parzialmente nascosta, era a fondo rosso con la croce, bordata dalla cornice bianca con la tradizionale «biscia» turchina di disegno simile a quella delle bandiere di fine seco lo ; le fiamme e stelle erano le stesse della Colonnella, così come uguali dovevano essere gli scudi con gli emblemi del reparto.

Le insegne poste sul lato destro della panoplia raffigurano uno stendardo di cavalleria ed una bandiera di fanteria entrambi appartenenti ai reparti provinciali.

La bandiera d'Ordinanza aveva il drappo bianco, contornato dalla cornice con biscia turchina e ornato dalle armi di Sardegna, una grande croce rossa accantonata dalle quattro teste di moro al naturale bendate, al centro della quale era riportata una targa romboidale profilata in oro con le armi di Savoia moderna.

Nel disegno si distinguono chiaramente un braccio della croce, una testa di moro e parte dello scudo centrale.

Nell'unico angolo visibile della bandiera, quello all'asta, appaiono stelle rosse e fiamme turchine entrambe filettate d'argento.

L'unica altra notizia certa riguardante le bandiere utilizzate durante l'esilio in Sardegna è quella concernente il battaglione dei Cacciatori di Savoia, costituito come compagnia dei Cacciatori Esteri; il reparto ricevette il 20 maggio 1809 due bandiere sulle quali , in segno di particolare distinzione, doveva essere ricamato la data di costituzione , il 7 maggio 1799.

TI Regio Viglietto del 3 giugno 1814 costituisce il primo vero regolamento in materia di bandiere militari sabaude: esso fornisce tra l'altro particolari sui materiali, sui colori, sulle dimensioni e sug li ornamenti, accompagnandoli con dettagliati disegni a colori.

Le bandiere m/1814 rappresentano la logica evoluzione del m/1774 e riprendono tutte le innovazioni introdotte durante l 'esilio in Sardegna 1•

Con la loro adozione venne anche modificato il criterio di fornitura che le riguardava, abolendo gli appalti con i privati ed affidandone la confezione direttamente al Regio Magazzino delle merci che operava con risorse proprie, attenendos i ai disegni pubblicati dalla Regia Segreteria di Guerra e Marina.

La fanteria ebbe in dotazione due bandiere per ogni reggimento, la bandiera <<Reale» per il primo battaglione, e la bandiera d'Ordinanza per il seco ndo.

I nuovi modelli erano cosi diversificati:

• Bandiera Real e.

Drappo turchino, bordato da una cornice azzurra seminata di nodi in oro e di rosette bianche con centro rosso, al centro del quale campeggiava una grande aquila coronata al volo abbassato, imbeccata ed armata d'oro e linguata di rosso, caricata in petto dallo scudo con le armi di Savoia moderna.

Il reggimento Granatieri Guardie aveva invece sullo scudo le grandi armi del regno, mentre il reggimento della Regina aveva le grandi armi partite con quelle di Borbone-Spagna, casato della consorte del Re.

Dai quattro angoli della cornice partivano cinque fiamme ondeggianti le cui punte toccavano l'aquila; le due in basso avevano come base tre triangoli e due punte detti «stelle» mentre quel1 I disegni sono contenuti nei volumi del fondo «Stabilimenti Militari», anno 1814, AS Torino.

6) Il regno di Vittorio Emanuele I ( 1814-/821) e di Carlo Felice ( 1821-183 I)
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Sez.lY.

le in alto risultavano parzialmente coperte da due scudi detti «Mando rle» per la loro forma, bordati in oro e sormontati da mezze conchiglie pure d'oro.

Sullo scudo all ' asta era no riportate le armi della provincia, mentre su quello al flottante era ricamato in lettere nere il predicato del reggimento.

• Bandiera d'Ordinanza.

Drappo rosso con al centro una croce bianca a braccia scorc iate , bordato da cornice bianca vergata dal classico nastro turchino ondulato.

Le stelle, le fiamme, gl i sc udi ed i loro ornamenti erano gli stessi prescritti per le bandiere Reali.

Le filettature delle fiamme, delle s telle e delle cornici erano in oro o in argento secondo i bottoni del reggimento per entrambi i tipi di bandiera; le stelle erano del colore del colletto del1' uniforme mentre le fiamme si rifacevano al colore del la fodera.

Le eccezioni a queste regole erano le seguenti:

• il reggimento della Regina recava s ugli scudi all'asta di entrambe le bandiere le cifre «M. T. » in oro;

• il reggimento Granatieri Guardie aveva sugli stessi scudi le cifre «V. E.» in oro; la croce della bandiera d'Ordinanza era ornata da uno scudo coronato con le grandi armi del regno;

• il reggimento di Genova aveva su entrambe le bandiere le stelle di color camoscio e le punte di colore rosso;

• i reggimenti Granatieri Guardie , Savoia , Monferrato e Piemonte avevano le fiamme rosse sulla bandiera Reale e le fiamme turchine s u quella d'Ordinanza.

La produzione delle nuove bandiere procedette con lentezza, tanto che i Granatieri Guardie le ricevettero solo nel me se di novembre del 1814 insieme a quelle dei reggimenti di Saluzzo, di Alessandria, di Cuneo, di Aosta e della Regina; i reggimenti di Genova e di Monferrato dovettero attendere invece il maggio del 1815, il reg g imento di Savoia il luglio e il reggimento di Piemonte l'agosto di queU'anno.

Il 9 luglio 1815 venne pubblicalo il decreto che assegnava le bandiere, chiamate « Fiamme», anche ai neocostituiti battaglioni cacciatori; que ste erano identiche nei caratteri generali all e bandiere della fanteria, ma erano tagliate a punta e avevano lo scudo con il predicato di forma diversa e posto in punta.

Le unità su due battaglioni ebbero la fiamma Reale e quella d'Ordinanza, i semplici battag lioni solo quella di Ordinanza; la produzione iniziò nel mese di agosto e si concluse in ottobre.

I reggimenti di fanteria provinciale , subito ricostituiti, ricevettero gli stessi tipi e modelli di bandiera della fanteria d'ordinanza tra il dicembre del 1814 ed il marzo del 1815: le loro insegne si distinguevano solo per le punte delle stelle, che erano divise in due, ed avevano il turchino a destra ed il colore distintivo a sinistra, spesso separati tra loro da una filettatura in oro o in argento, secondo i bottoni reggi men tal i.

Nel 1816 venne stabilito che, in caso di guerra, tutti i reggimenti si sarebbero sdoppiati formando quattro battaglioni e assumendo la denominazione di «Brigata»; di conseguenza venne approvato un nuovo modello di bandiera detta appunto «di Brigata».

In ogni reggimento quindi, il primo battaglione avrebbe avuto la bandiera m/1816 di Brigata, il secondo l a bandiera Reale m/1814, il terzo ed il quarto battagl ione, infine, una bandiera d'Ordinanza m/ 1814 ciascuno.

La nuova insegna era simile alla bandiera Reale m/1814 ma presentava le seguenti differenze:

• l'aquila stringeva negli artigli un bastone da maresciallo ed uno scettro dai quali pendevano gli ordini militari di Savoia, di San Maurizio e Lazzaro e del!' Annunziata;

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• lo scudo all'asta recava le armi delle provincie nelle quali la Brigata reclutava, quello al flottante la dicitura «BRIGATA DI.. ........... » in lettere nere;

• lo scudo dell'aquila recava sempre le armi di Savoia moderna, ad eccezione delle brigate delle Guardie e di Artiglieria, che ebbero le grandi armi del regno, e dalla brigata della Regina, che ebbe le grandi armi del regno partite con quelle di Borbone-Spagna;

• nella brigata d'Artiglieria, l'aquila aveva sotto di sè un mortaio, un cannone ed una piramide di bombe;

Le armi delle provincie dipinte negli scudi all'asta delle bandiere ml 1816 erano lo seguenti:

• Brigata delle Guardie: le cifre del Re coronate;

• Bri gata di Savoia: Moriana e Genevese;

• Brigata di Monferrato: Mon ferrato, Novara, Casale;

• Brigata di Piemonte: Piemonte , Torino e Ivrea;

• Brigata di Saluzzo: Saluzzo, Pin erolo e Susa;

• Brigata di Aosta: Aosta, Ivre a e Vercelli;

• Brigata di Cuneo: Cuneo, Nizza, Saluzzo e Mondovì;

• Brigata di Alessandria: Alessandria, Acqui e Lomellina;

• Brigata della Regina: Asti e Mondovì;

• Brigata di Genova: Genova e Tortona.

• Le brigate di Monferrato , di Saluzzo, di Alessandria e di Genova vennero sciolte in seguito ai moti del 1821 e sostituite da quelle di Casale, di Pinerolo, di Acqui e di Savona; le loro bandiere ebbero le armi delle seguenti provincie:

• Brigata di Casale: Casale e Novara;

• Brigata di Pinerolo: Susa e Pinerolo;

• Brigata di Acqui: Lomellina e Acqui;

• Bri gata di Savona: Savona e Tortona.

Le bandiere m/1816 di brigata però non vennero messe in produzione, ad eccezione di quelle delle brigate di Savoia e d'Artiglieria; quest'ultima l a ebbe addirittura nel 1822.

Nel 1830 il Re Carlo Felice ritornò sull'argomento e ordinò la distribuzione delle bandiere di Brigata a tutti i reparti omonimi.

L'appalto relativo venne aggiudicato al torinese Angelo Ferrero, in quale, in data 7 settembre 1830 firmò il relativo contratto di fornitura «per la provvista di n. 9 Bandiere di Brigata di Linea» impegnandosi a consegnare le prime due entro cinquanta giorni, il 26 di ottobre, e le altre sette con cadenza quindicinale, il 10 e il 25 di novembre, il 10 e il 25 di dicembre, il 10 e il 25 di gennaio ed il l O di febbraio del 1831, al prezzo di 220 lire ciascuna.

Le bandiere dovevano essere «di moella - moerra nda - ben forte in otto fili, ben tessuta di trama a quattro fili omissis.

La moella, sia turchino che ponsò, dovrà essere tinta in colori fini, cioè con indaco di pura qualità, e con safranum; omissis».

Il contratto continuava descrivendo dettagliatamente oltre al colore delle fiamme, delle stelle, dei profili, le iscrizioni e gli stemmi di ciascuna delle in seg ne in questione, anche i particolari della confezione: «le cuciture saranno tutte ricamate, e non soltanto costumate; Ogni Bandiera avrà solamente le armi in dipinto, ed ogni altro lavoro dovrà essere in ricamo. Le cravatte saranno di moella; e li cordoni coi fiocchi in oro, od in argento mezza fino, secondo quanto porterà la Bandiera » .

«Le aste saranno coperte sul manico sino alla bandiera con veluto cremisi; le brocchettei chiodi nda - saranno gialle, la picca perforata ed il puntale d'ottone. Ogni Bandiera avrà inoltre due borse di custodia, di cui una di tela coety rigata e l'altra di tela cerata».

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Tutte le bandiere vennero consegnate entro i termini al Regio Magazzino delle Merci, per esservi conservate in attesa di essere distribuite ai reparti, ma la morte del Re avvenuta il 27 aprile 183 J rimandò l'operazione.

La Regia Segreteria di Guerra prese atto della situazione solo molti anni dopo quando, per ovviare al grave ritardo, ordinò con la Circolare N. 20024 del 25 agosto 1830, la procedura di massima urgenza nella confezione delle bandiere di Brigata in base al modello approvato quindici anni prima, stabilendo che, appena pronte, fossero depositate presso il Magazzino delle merci in attesa di essere distribuite ai reparti.

Nonostante tutto, la distribuzione di queste bandiere comincerà, come vedremo, solo a partire dal regno di Carlo Alberto.

Anche in questo caso, sono molte le bandiere dei modelli descritti conservate presso i musei, e di queste ben trenta esemplari appartengono alla fanteria d'ordinanza e provinciale:

• le bandiere Reali dei reggimenti di Monferrato (AR Cat.0.142), di Acqui (AR Cat.0.126), di Alessandria (MA), Provinciale di Nizza (AR Cat.0.131 ), Provinciale di Asti (AR Cat.0.133), Provinciale di Torino (Coll.Priv. Torino), della Legione Reale Piemontese (AR Cat.0.74) e dei Cacciatori della Regina (AR Cat.0. J46);

• le bandiere d'Ordinanza dei reggimenti di Savoia (AR Cat.0.75), di Monferrato (AR Cat.0.138), di Sai uzzo (AR Cat.0.145), di Alessandria (AR Cat.O. J49), Pro vinciale di Torino (Coll.Priv. Torino), Provinciale di Nizza (AR Cat.0.144), Provinciale di Asti (due esemplari AR Cat .0.116 e 0.133), di Pinerolo (A R Cat.0.130), Provinciale di Tortona (due esemplari AR Cat.0.152 e MA), Provinciale di Mondovì (due esemplar i AR Cat.0.135 e MA), Provinciale di Vercelli (AR Cat.0.132), Provinciale di Casale (MA), di Genova (due esemplari AR Cat.0.148 e 0.150). di Acqui (tre esemplari AR Cat.0.125, 0.134 e 0.137) e della Legione Reale Piemontese (due esemplari AR Cat.0.72, 0.73);

• le bandiere di Brigata m/1816 dell'Artiglieria (MA) e dei Granatieri Guardie (AR Cat.0.140);

Alcun i di questi esemplari presentano delle differenze rispetto ai modelli ufficiali, soprattuttto per quanto riguarda gli stemmi nelle mandorle:

• Colonne] la del reggimento di Monferrato (A R Cat.0.142): l a mandorla all'asta racchiude lo scudo di Monferrato cimato da corona marchionale;

• Ordinanza del reggimento di Saluzzo (AR Cat.O. J45): la mandorla ali' asta racchiude uno scudo ovale accollato da rami di alloro e di palma e cimato da corona comitale. L'arma di Saluzzo è raffigurata nella versione ottocentesca ossia bipartita d'azzurro e di bianco con sovrapposta la lettera «S» dell'uno e dell'altro;

• Colonnella del reggimento di Alessandria (MA): la mandorla all'asta reca le armi di Alessandria ma le braccia della croce sono profilate d'oro; la scritta « ALESSANDRIA » nella mandorla al flottante è ricamata in giallo;

• Colonnella e Ordinanze del reggimento Provinciale di Torino (Coll. Priv.Torino ): le mandorle al flottante sono a fondo azzurro con la scritta «TORINO » ricamata in nero ;

• Ordinanza del reggimento Provinciale di Pinerolo (MA): la mandorla al flottante racchiude uno scudo a fondo bianco con ovale recante le armi di Savoia antica; lo scudo esterno è cimato da corona reale, accollato da trofei d'armi e di bandiere e poggia su di un supporto a svolazzi rossi;

• Ordinanza del reggimento Provinciale di Tortona (MA):la mandorla al flottante racchiude le armi di Genova;

• Ordinanza del reggimento Provinciale di Casale (MA): la mandorla a l flottante racchiude uno scudo a fondo bianco, cimato da corona reale e attorniato da trofei di bandiere e di armi; lo scudo racchiude a sua volta un ovale con le armi di Sardegna;

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• Ordinanze del reggimento di Genova (AR Cat.O 148 e O150): le mandorle all'asta hanno le armi di Genova , con la corona ducale dipinta in modo tale che il braccio della croce passi attraverso di essa.

7) Il regno di Carlo Alberto ( 1831-1848)

Il Regio Viglietto del 25 ottobre 1831 modificò profondamente l ' a s setto organico della fanteria. stabilendo che ogni brigata fosse ordinata su due reggimenti numerati 1° e 2° in ogni unità , fatta eccezione per la Brigata delle Guardie che risultò ora composta dal reggimento Granatieri e dal reggimento Cacciatori.

A proposito delle bandiere l'articolo 12 del decreto recitava: «Le bandiere d e lle attuali nove brigate di fanteria saranno eziandio divise fra i du e ref?gimenti: ed essendovene tre , du e resteranno al 1 °reggimento.Dovendo ogni battaglione avere una bandiera , dall'A~ienda General e di Guerra si provvederà il numero mancante , avvertendo che in sul drappo di ogni bandiera dovrà apparire , oltre il nome della Brigata, il numero del ref?gimento »

I reggimenti quindi conservarono sia le bandiere Real i che le bandiere di Ordinanza e le m/1816 di Brigata, delle quali si iniziò finalmente la distribuzione; ciò viene confermato dalla bandiera m/1816 appartenente alla Brigata Guardie (AR Cat.0.140) perfettamente conforme a quanto stabilito 15 anni prima, ma con lo scudo all'asta ornato dalle cifre «C.A. » coronate e quello al flottante con la scritta «BRIGATA GRANATIERI GUARDIE N. 1» ricamata secondo quanto stabilito nel 1831.

Poco tempo dopo tuttavia il sovrano decise l'adozione di un nuovo ed unico modello di bandiera.

La Circolare N. 279 pubblicata il 15 febbraio 1832 stabiliva: «S.M. essendosi d egnata , in udienza del f?iorno 14 corrente mese , di determinare che venga posta in uso una nuova.foggia di bandiere uniforme per tutti i Reggimonti e battaglioni delle dieci Brigate di Linea , il Ministero ha conseguentemente trasmesso il relativo modello all'Azienda Generale di Artiglieria con disposi z ione della data e numero sovraindicati , onde potesse indicare ed ordinare la confez ion e e quindi la distribu z ione a misura del bisogno; con aggiungerle che il numero della Brigata ed il numero del reggimento debbono essere posti sulla sciarpa della bandiera. in modi peranche uniformi, conservando le dimensioni dei caratteri esistenti sullo scudo delle bandiere attuali».

Le nuove bandiere m/1832 avrebbero dovuto avere il drappo cremisi attraversato dalla tradizionale croce bianca; in pratica si ritornava indietro nel tempo, ristabilendo l'ordinanza del 1690.

Il 29 febbraio 1832 veniva stipulato, tra il Primo I ntendente Generale di Guerra marchese Scati e l'appaltatore Luigi Simondetti, il contratto di fornitura per ventidue bandiere destinate ai reparti di fanteria.

Nel contratto , redatto con la consueta dovizia di particolari, si affermava che ognuna delle nuove bandiere avrebbe dovuto essere di «moella d'ottima bontà e qualità, ben sostenuta, e forte in otto fili , tessuta di trama a seifili» ed avere dimensione «quadrata d'oncie trenta ed essere esattamente conforme al disegno stabilito dal Ministero della Guerra e Marina portante il.fondo ponsò con croce bianca in me z zo, contornata dall'una e dal! ' altra parte della bandiera con nastro a Moellaforte dello stesso colore del.fondo della bandiera omissis »

Le cravatte dovevano essere «di moella turchina, della lunghe zza d'oncie quaranta , e della larghezza d'oncie sei e mez;:,o , in una delle quali verrà ricamato con seta bianca il nome della Bri gata ed il numero del R ef?gimento cui sono rispettivamente destinate le Bandiere; ............ .

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omissis conservando per essa scritturazione la stessa dimensione dei caratteri esistenti sullo scudo delle attuali Bandiere esistenti presso i Corpi». I cordoni con fiocchi dovevano essere «in oro od argento mezz,ofino secondo che porterà la Bandiera. I cordoni saranno in lunghezza d ' oncie 39, ed i fiocchi in seta, ed argento saranno lunghi oncie tre».

Le aste «saranno di lunghez::,a, non compresa la picca, ed il puntuale, d'oncie 62 3/4. La picca sarà d ' ottone perforata con corona, e della lunghe::, z a non minore d'oncie sei; il puntale sarà pur d'ottone, e lungo oncie 2 e 112. Le aste dovranno essere coperte sul manico sino alla Bandiera con velluto chermisi in seta con brocchette gialle».

Il contratto infine confermava l'uso delle due fodere di tela rigata e cerata.

Il Regio Magazzino delle merci iniziò prontamente la confezione delle nuove insegne e, nell'aprile del 1833, consegnò le bandiere ai secondi reggimenti delle brigate Casale, Pinerolo, Savona ed Acqui, per un totale di dodici esemplari.

II giorno 16 di quel mese la Regia Segreteria di Guerra e Marina pubblicava una nota (Circolare N. 646) che avrebbe dovuto chiarire i punti oscuri in materia, ma che in realtà finì per complicare ancora di più le cose.

Il testo affermava: «Ogni reggimento riceva una nuova bandiera ( ml1832) e ne conservi una antica, e che rapporto alle Brigate non ancora fornite della bandiera cosiddetta di Brigata, e provviste d'una sola bandiera per reggimento, ricevendola si consegni dal primo reggimento al secondo la colonnella (m/1814)».

Tutto ciò ci induce a pensare che:

- ogni reparto avrebbe dovuto avere, se disponibile presso il Regio Magazzino merci, una bandiera m/1816 di Brigata da consegnare forse al primo battaglione, ed una bandiera m/1832 per il secondo;

- in tutte le Brigate, il reggimento dotato di bandiera Reale m/1814 che riceveva per la prima volta una bandiera m/1816, doveva consegnare la m/1814 all'altro reggimento.

La conterma a tutto ciò viene da una delle tavole contenute nell'opera di Francesco Gonin «Unitormi dello Stato Sardo» pubblicata nel 1838, in cui appare un ufficiale della brigata di Savoia che impugna una bandiera , la quale, anche se non perfettamente identificabile dai dettagli, non può essere che la Reale m/1814 o la m/1816 di Brigata.

Le vecchie bandiere sopravvissero a fianco delle nuove non perché, come afferma il Brancaccio nella sua opera «L'Esercito del vecchio Piemonte» i corpi ebbero riluttanza a cedere le loro vecchie bandiere» ma semplicemente perchè autorizzati dal ministero.

Alcuni reparti inoltre si mossero spontaneamente, adattando al nuovo modello le vecchie bandiere, tog li endo cioè le fiamme, le stelle e la cornice: il risultato fu che ottennero una specie di bandiera svizzera, come accadde ad esempio ai due reggimenti della Brigata di Cuneo.

II 18 settembre 1838 il reggimento Granatieri Guardie ricevette quattro nuove bandiere rn/1832 in sos titu zione di quelle m/1814 e m/18 I 6 ormai inservibili; i quattro esemplari, conservati presso il Mu seo dei Granatieri in Roma, sono perfettamente regolamentari, ornati da cravatte in seta turchina bordate e frangiate d'argento, e decorate con le cifre «C. A.>> coronate poste tra rami di alloro, anch'esse in ricamo d'argento.

Ognuna delle quattro bandiere ricevette in o ltre una rosa ricavata dal tessuto delle vecchie insegne dismesse, recante al centro il millesimo «1815» ricamato in oro, in ricordo della data di costituzione del regg iment o Granatieri; le rose dovevano essere fissate all'asta, sotto la freccia.

L a ristrutturazione delle Brigate di fanter ia avvenuta nel 18 39 e la conseguente numerazione progressiva dei reggimenti dall' 1 al 18, comportava tra l'altro la distribuzione di bandiere m/1832, ai neocostituiti terzi battaglioni e la conseguente variazione delle iscr izioni sulle cravatte.

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Il Regio Magazzino delle merci fece sapere di non avere in carico nessuna bandiera m/1832 ma di disporre di un certo numero di bandiere di Ordinanza m/1814: oltre a ciò le autorità scoprirono che i pochi reparti in regola con gli ultimi provvedimenti emanati, possedevano bandiere non conformi al modello ufficialmente in vigore.

Ciò costrinse la Regia Segreteria di Guerra e Marina a contermare il volere sovrano in materia di bandiere, emanando l'ennesima circolare (N. 935 del 5 giugno 1839) nella quale venivano precisate le dimensioni del drappo e deJla croce «che vuol essere tale che vada da una cima all'altra del campo rosso, e ne tocchi gli orli» e le iscrizioni standard che dovevano essere ricamate in caratteri bianchi sulle cravatte. ossia: «Brigata di.. ...... , ... Reggimento di Fanteria » e «il nuovo aspetto dei cordoni col fiocco che dovranno ora essere misti di seta turchina e argento».

Veniva inoltre dato ordine al Regio Magazzino delle merci di distribuire immediatamente ai terzi battaglioni le 18 bandiere m/1832 contezionate nel frattempo, ma solo dopo averne veriticato l'esatta rispondenza a quanto stabilito fino a quel momento.

Il 4 luglio 1839 Giovanni Malines stipulava il contratto d'appalto con l'amministrazione militare, impegnandosi a fornire la nuova bandiera per il reggimento Cacciatori della Brigata Guardie, a modificare la croce e i cordoni su quattro delle bandiere mod. 1832 in deposito e la sola croce sulle altre quattordici e a consegnare le cravatte con le iscrizioni riferite al nuovo assetto della fanteria.

La bandiera dei Cacciatori Guardie avrebbe dovuto essere consegnata entro il 31 di luglio; avrebbe dovuto inoltre essere del tutto identica alle bandiere esistenti, avere ovviamente le braccia della croce lunghe fino agli orli esterni e recare sulle cravatte l'iscrizione «B.TA GUARDIE R.TO CACCIATORI».

Per quanto riguardava le mod. 1832 il Malines si impegnava «di riattare numero Diciotto Bandiere dei vari reggimenti di Fanteria esistenti nel Regio Magaz,::,ino delle Merci suddetto, che gli verranno a tal uopo rimesse, alle quali dovrà cangiare per intero la Croce Bianca ................ omissis ....................... e sostituire a n. 8 delle medesime, all'attuale cordone con fiocco di seta turchina ed oro, altro cordone e fiocco di seta turchina e argento me-:,zo fino, di lunghezza l'uno e l'altro uguale a quelle che risultano quelli a cambiarsi.

Dovrà avvertire il Partitante suddetto che La croce in moella bianca da surrogarsi all'attuale vuol essere indistintamente per tutte le suddette Bandiere, come per quella del Reggimento Cacciatori Guardie, tale che vada da una cima all'altra del campo rosso e ne tocchi gli orli. Sarà di lui obbligo quello di togliere L'attuale croce di Moella bianca dalle suddette diciotto Bandiere, e di farne la restituz,ione nel Regio Magazzino delle Merci, assieme ai rispettivi cordini e fiocchi omissis».

Il Malines avrebbe dovuto consegnare le quattro bandiere con la nuova croce ed i nuovi cordoni entro il 15 luglio, e le altre quattordici entro il 15 del mese successivo: il costo di tutte queste operazioni ammontava ad 82 lire per la bandiera dei Cacciatori , a 33 lire e 75 centesimi per ognuna delle quattro alle quali dovevano essere sostituiti anche i cordoni e a 28 lire e 25 centesimi per ognuna delle altre.

L'azienda Generale di Guerra a questo punto chiese lumi alla Regia Segreteria su cosa fare delle numerose bandiere m/1814 depositate in magazzino.

La risposta giunse il primo luglio 1839 (Circolare N. 1007): «Essendo piaciuto a S.M. di stabilire una nuova foggia di bandiere, tutte quelle che l'Azienda Generale di Guerra debbe distribuire ai Reggimenti di Fanteria hanno da essere strettamente conformi ai modelli da S.M. stabiliti, siccome è stabilito nel precedente dispaccio N. 395 del 5 di giugno pure ora andato; nè le bandiere di altra forma che per avventura si trovino nei magazzini dell'Azienda sotto qualunque denominazione, possono essere attribuiti ai reggimenti, senza contravvenire alle intenzioni

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S.M. eccettochè le medesime siano atte ad essere ridotte al nuovo modello stabilito, nel qual caso, dovrà L'Azienda prima di distribuirle,farne operare la ridu::,ione.

Quanto alle bandiere di antkaforma, siane qualsivoglia la denomina z ione, oggidì esistenti presso i Reggimenti, non pare opportuno d; operare nelle medesime qualsiasi variazione, ma verranno cambiate di mano in mano che la vetustà loro induca La M.S a provvederne la rinnova::.ione».

In sostanza quindi, i battaglioni di nuova formazione dei 18 reggimenti ricevettero le bandiere m/1832 opportunamente controllate ed eventualmente modificate , mentre il Magazzino delle merci intensificò la produzione per essere in grado, qualora si presentasse la necessità, di sostituire le bandiere di vecchio modello usurate.

Quest'ultima operazione tuttavia procedette talmente a rilento che, ad esempio, il 1° reggimento di fanteria, Brigata Savoia, ricevette le bandiere m/1832 addirittura il primo di agosto del 1847!

Sono solo quattro gli esemplari di bandiere m/1832 conservati attualmente, tutti perfettamente conformi al regolamento ad eccezione delle iscrizioni sulle cravatte, ovvero:

• due esemplari sono conservati presso l'Heeresgeschichtliche Museum di Vienna:

«B.TA SAVOIA l° REGGIMENTO »;

«B.TA SAVOIA 2nd o REG.TO di F.A. »;

• due esemplari sono conservati presso l'Armeria Reale di Torino (Cat.0. 123 e 0 . 124):

«B.TA DI ACQUI 17° R.TO DI FANTERIA»;

«BRIGATA DI CASALE 11° R.TO DI FANTERIA» 1•

B. Gli stendardi della cavalleria.

l) il regno di Carlo Emanuele Il e la reggen;,a di Maria Giovanna Battista di Nemours ( 16711680)

Anche nel caso delle truppe a cavallo, il primo documento conosciuto appare il 18 settembre 1671 nel fondo « Paten ti Controllo Finanze» l 671 in 1672, AS di Torino, Sez.lll", e riguarda il reggimento di cavalleria de] Serenissimo Pr incipe di Pi emonte, reparto arruolato a spese dei francesi ma di proprietà del Duca, al quale erano rise rvate le nomine degli ufficiali; questa prerogativa rimase in vigore fino a l 1689 anno in cu i, mutate l e a ll eanze, i l reggimento divenne parte integrante dell'esercito francese con titolo di «Royal Piemont».

Di seguito si riporta la parte del documento r igua rdan te le insegne:

«Lista del speso per l'infti ricami fatti fare espressamente d'ordine di S A R. per il regimento a cavallo del SerenissÌmo Principe di Piemonte in occasione che deve andare in Francia».

Per il ricamo in oro, arf? .to a troffei d'alto rillevo riccamato fatto da due parti sovra la moerra d'argento a bleu per La cornetta da servire alla compagnia Colonnella essendovi in meza d'una d'esse partÌ le armi di detto Serenissimo Principe et dall'altra un emblema tutto amarillato d'oro et d'argento ..... omissis .. ... .. .guarnita di frangi e e fiochi oro. arg.to.

Più;/ rÌcamo oro, arg.to pariment(fatto sovra nove altre cornette d; moera bleu per Le altre compagn;e di detto regimento, da due parti, ad una delle quali vi sono anche le armi di dette

d;
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1 La Regia Accademia Militare ri cevette il 13 agosto 1840 una bandiera m/ 1832; sulle cravatte erano ricamate le cifre «C.A. » intrecciate e coronate e l'iscrizione «Regia Accademia Militare», entrambe racchiuse tra rami di alloro.

Ser.mo Pr.pe et dall'altra diversi emblemi e figure ................. omissis ........... guarnite parimenti di frange e fiochi con suoi cordoni come sovra.

Traducendo la prosa oscura del documento apprendiamo che il reggimento, pur essendo classificato come reparto di cavalleria, aveva in dotazione una cornetta per ciascuna delle dieci compagnie, tutte a fondo turchino, bordate di frangia mista oro ed argento, e decorate al recto certamente con le armi del principato di Piemonte ed al verso con allegorie e motti diversi per ogni compagnia secondo l'uso comune del tempo.

Cinque anni più tardi appare un secondo documento, riguardante le insegne della compagnia Gendarmi di S.A R. e della compagnia Corazze di Madama reale.

Il ricamo in argento venne eseguito personalmente dalla Regina Maria Cristina.

Il testo recitava quanto segue:

«23 dicembre 1676 Ricamatore Noncio Gabriel Pesce.

Due cornette ricamate in oro et arg.to. cioè una per la compagnia Coraz;,e di Madama Reale et l'altra per la compagnia Gendarmi di S.A.R. oltre le trangie , cordoni et fiochi che ha dato il mercante Gonetto.

Ricamo tutto d'oro ricco fatto sopra una cornetta di moera d'oro da due canti con sue imprese e.figure, per la compagnia Cora;, ze di Madama Reale.

Ricamo oro et ar.to a tro.ffei fatto sovra la moera bleu per un'altra cornetta per La compagnia Gendarmi di S.A.R.».

Anche questo documento, molto meno dettagliato dell'altro, ci conferma l'uso della cornetta per reparti di cavalleria al posto del più tradizionale stendardo quadrato; mentre non è possibile rico s truire i decori delle due in seg ne è però significativo sotto Iine are il colore di fondo della cornetta delle Corazze che riprendeva quello distintivo portato sul giustacorpo, «l'aurora», specie di arancione dorato molto in voga all'epoca.

Ma esiste un terzo documento, sicuramente il più importante, che descrive in dettaglio non solo il colore ed i ricami delle insegne destinate alle tre compagnie, che nel 1690 costituiranno le «Guardie del Corpo», ma soprattutto i motti e le figure allegoriche che le decoravano.

Il documento, conservato presso L' AS di Torino nel fondo «Controllo Finanze I 681-16821683 » affermava:

«Sigismondo Cigna hafatto ........... omissis ............... e 3 Cornette ricamate d'oro et d'argento mandate al Mondovì in servizio delle nostre Truppe.

Per il costo di una Cornetta ricamata tutt 'oro à due parti sopra la moera d'oro, cioè da una parte S. Giovanni Battista di ricamo in mez~o, e dall'altra la devisa d'un.fiore imp eriale e il motto sopra «IN STIPITE REGNAT», attorniara difrangie mesane e piccole d'oro con 2fiochi e cordoni con oro fodrata di ormesino per la Compagnia Archibugieri di Madama Reale;

Per altra Cornetta di moera blù ricamata à 2 parti d'oro et argento, ad una delle quali vi è il Beato Amedeo, e dall'altra la devisa d'un sole oriente col motto seguente «OCC IDDUIS ORIETUR EX ONDIS » guarnita anche difrangie con due fiocchi d'oro et argento e cordoni per la Compagnia Archibugieri a Cavallo di Sua Altez;,a Real e; Più altra di moera gridelina ricamata d'oro da due parti, ad una delle quali vi è S Luiggi Re di Francia, e dall'altra un arco celeste col motto sopra <<PRENONTIA PACIS », guarnita attorno con .......... .(illeggibile) .......... per la Compagnia di Madama la Principessa L. (si trattava della p rin cipessa Lu dovica di Savoia, ultima figlia vivente di Vittorio Amedeo I , che aveva sposato lo zio Maurizio di Savo ia e c he morì nel 1692. N.d. A.)

N. 3 Aste con suoi ferri e ponte dorate pro.filate d'oro con.fiamme color ite in fondo, una negra, l'altra bleù et altra gridelina.

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N. 3 portacornetta di veluto negro e 2 bleù guarnite di galloni d'oro e argento con suoi ferri et al Centurero fattura e pelle per detti.

Al Gratasoglia per haver fatto li disegni delle figure».

Le cornette erano quindi del colore della compagnia, aurora, blu e «gridelino>>, termine derivato dal francese «gris-de-lin» che indicava una tonalità di viola pallido, probabilmente ornate da ricamo lungo i bordi e decorate dalle immagini di San Giovanni Battista, di San Maurizio e di San Luigi I X Re di Francia, e da figure allegoriche quali il «fiore imperiale», con molta probabilità il giglio di Francia, il sole che sorge e la volta celeste, il tutto in ricamo; i bordi esterni delle insegne erano guarniti da frange in filato d'oro e d'argento.

2) Il regno di Vittorio Amedeo Il ( 1690-1730) e di Carlo Emanuele lll ( 1730-1773)

Nel 1690 l'esercito ducale annoverava nei suoi ranghi quattro compagnie di Guardie del Corpo, dodici compagnie di Gendarmi e tre reggimenti di dragoni, denominati di «Sua Altezza Reale», del «Genevese>> e di «Piemonte».

Le qua tt ro compagnie di Guardie del Corpo conservarono certamente le insegne ricevute nove anni prima, ma per gli altri reparti il buio è assoluto; gli unici dati certi appaiono solo negli anni '90, attraverso due note del maggio 1691, riguardanti le Guardie del Corpo ed i dragoni del Genevese, detti ancora <<dragoni Verdi» e gli stemmi assegnati a dragoni e ai gendarmi nel 1692, riprodotti in una delle tavole di questo volume, i quali, forse, iniziarono ad essere ricamati sulle cornette.

Le note recitavano quanto segue:

- Per le Guardie del Corpo:

<<Ricamo d'oro et argento con troffei attorno doppi con le armi di Savoia da una parte e dall'altra le divise fatte sopra la moerra d'argento e bleu per 4 cornette per le m.e Guardie del Corpo guarnite difrangie e moletti d'oro et argento con suoi cordoni omissis»;

- per i dragoni del Genevese:

«Ricamatore Gio Batta de Bous.

Cornetta ricamata d'oro a due indritti per il reg.to dragoni verdi conformi alle già fatte in occasione che si è accresciuto il reg.to comandato dal conte di Prelà».

- rasi 5 seta cremesita forte doppia

- once 7 618 in 2/9 moleno d'oro a catenella

- 2.fiochi à glan d'oro.

«Ricamo d'oro passato per detta cornetta con Le sue Armi e zifre di Savoia omissis tutto guernito difrangie e moletti d'oro».

Come si vede quindi le Guardie del Corpo conservavano le cornette ma sost ituirono al colore di fondo della compagnia il turchino, mentre i dragoni ricevettero cornette a fondo cremisi, secondo un c riterio che durerà fino alla fine del secolo; tutte le insegne erano ora decorate con le armi ducali a l verso e con le figure allegoriche o con le armi del reparto al recto, e con trofei negli angoli, e ricamo più o meno ricco lungo i bordi.

Alcuni anni più tardi troviamo, come per la fanteria, documenti più dettagliati; nel 1701 infatti veniva trascritto il conto economico «delli quattro stendardi et tabliè delle timballe per servitio del reggimento di cavalleria di Savoia di S.A R.» che si riporta per esteso:

«Rasi 28 damasco bleu e bianco rinforzato per li 4 stendardi e due tabeliè per le Timballe a 5 ....... lire 140;

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rasi 20 sangian tente per mettere al di sotto della broderia at 12 lire 240;

once 27 frangia di oro per li quattro stendari at 8 ................. lire 216;

once 3 setta per Li sud.ti fiochi de stendardi at 36 lire 9.8;

fattura dellifiochi, pendoni anime at 4 lire 48;

più le quattro lancie indorate at 25 lire 100;

più al sellaro per 4 borse con i suoi cordoni per li srendardi lire 30

più il prezzo della hroderia di 4 stendardi hrodati d'oro da sue parti in due pezzi e tabebè delle Timballe fatti fare al Sig .Alessandro Sasso ........ lire 1200.

Totale lire 2110.

Conte di Petenengo (Col. D el reg.to Savoia Cavalleria).

A questo primo documento ne seguirono altri, il primo riguardante il reggimento di Piemonte Reale Cavalleria redatto il 14 giugno 1701, il secondo del 29 settembre 1703 ed il terzo del 5 tebbraio 1704 relativi a Savoia Cavalleria ed il quarto del 22 febbraio 1704 riguardante anch'esso Piemonte Reale; essi recitavano:

Torino 14 giugno 1701

«Faccio fede io sottoscritto - la firma è illegibile (N.d A) - ricamatore nella presente città (Torino) haver fatto et spedito un Stendardo sopra il Damasco Cremesy di ricamo di oro e di argento con La divisa di due Cavalli uno grosso et l'altro piccolo qual Stendardo deve servire per il quarto Squadrone del R egimento di Piemonte reale Cavalleria. et il prezzo d'esso Stendardo ascende alla somma di lire 237 di Piemonte, et come sotto

Per lafattura del Stendardo col ricamo d'oro e d'argento Lire 150

Più rasi 4 112 Dama sco Cremesy at 4 il raso lire 18

Più rasi 4 Orm esino at 2.10 il raso lire IO

Più once sette frangie e broderie d'oro et d'argento at 7 l'oncia lire 49

Piu contanti per la Lancia lire 10

Totale lire 237».

Torino 29 settembre 1703.

«Pagare al conte di Pertengo colonnello del reggimento di Savoia Cavalleria la somma di lire 1739 per due stendardi, timballe e paramenti delle medesime.

Conto delli due stendardi e timballe per il reggimento di Savoia Cavalleria:

- rasi 19 1/2 damasco bleu e bianco forte per li due stendardi e tablier delle timballe

- rasi 20 tela sayan per mettere sotto alla brode ria del li tabliè e fodrarli

- once 14 trangia oro per li stenda rdi

- once 2 detta per li fiocchi delli stendardi

- once 3 oro per dette

- costo d 2 10 della fattura d ei.fiocchi

d.50 delle due lanze indorate

Torino 5 febbraio l 704.

«I Mercanti Gioannotti e Bistorto fanno gli Stendardi e tabliè dei bmballi pel regto Cav. Savoia.

Conto de/li 4 Stendardi e Timballe e loro Tabliè.

- rasi 28 112 damasco hleu e bianco forte

- rasi 20 tela sangian per fodra delli tabliè e per mettere sotto la broderia dei med.mi

- once 28frangia d'oro per li quattro stendardi

- once 4 seta per li fiochi e i cordoni dei med mi

- once 6 oro per Li suddejjl

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- lire 5 coslo della fattura delli suddetti

- lire 30 costo delle 4 borze de stendardi

- lire 1200 cos to della broderia d'oro e d ' argento.

Torino 20 febbraio 1704.

«Per il Stendardo di aumenta:,ione del Reggim ento Cavalleria Piemonte Reale.

- rasi 4 I /4 Damasco

- once 5 112 frangia

- once 4 oro per li cordoni e fiochi

- once 2 setta

- per la lancia dorata

- per la horz.a del stendardo

- per il ricamo oro et argento».

L'analisi dei documenti ci permette per la prima volta di determinare l'aspetto generale degli stendardi:

• erano ora di forma quadrangolare misuranti circa 63 centimetri per lato 1;

• il loro colore corrispondeva a quello dei paramani del giustacorpo reggimentale, il turchino per Savoia Cavalleria e il cremisi per Piemonte reale;

• i quattro lati erano guarniti di frangia in oro;

• le aste erano ornate di cordoni in seta gialla con fiocchi in oro;

• i bordi esterni del drappo erano fregiati da costosi ricami in oro ed in argento, il cui disegno potrebbe essere stato simile a quello che troveremo sugli stendardi trenta anni più tardi.

Al centro del drappo era ricamata 1' impresa del reggimento, che per Piemonte Reale era si ngolarmente costituita da due cavalli e non da uno come sarà prescritto negli anni trenta.

Anche per quanto riguarda i tre reggimenti di dragoni esistono dei contratti e dei conti economici che ci aiutano a stabilire la tipologia di base delle loro insegne.

fl primo porta la data del 14 giugno I 701 , il secondo quella del 20 febbraio 1704 ed i I terzo quella del 3 agosto 1713.

Torino 14 giugno 1701.

«Stato della spesa per il Stendardo del Regimento Dragoni del Genevese.

- Per il Brodeur per il Damasco,frangia , cordone e broderia doppia at J5 che sono lire 225

- Più 4 Battine per portar gli Stendardi lire 8

Totale lire 249 »

- Più per la lancia lire JO

- Più per la bor:,a lire 6

Torino 20 febbraio Z704.

«Liste de ce qui couste l'Etendart du 5.me Escadron du Regiment de Dragons de SAR. ( Squadrone in aumento)

- La brode rie 170 li re

- Pour l e cordon et glants 9 lire

- Pour le tafetà 1 O lire

- 28 onces frange dorat

- Pour la lance

- Bourse et Botte J O lire».

1 La misura è stata de s unta dalla quantità di stoffa necessaria per confezionare uno stendardo esposta dal contratto del 20 febbraio 1704 , ovvero 4 rasi e 1/ 4 di damasco; il raso equivaleva a 59 centimetri e quindi si ottiene un totale di circa 2 metri e 50, ovvero circa 63 centimetri per lato.

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Torino 3 agosto 1713.

«Ricami dè Stendardi per li Dragoni di Piemonte.

Cinque Stendardi per il reggimento Dragoni di Piemonte del disegno che presentiamo (il disegno manca N.d.A.) cioè quattro di essi col ricamo d'argento piatto, eccettuato la divisa di me::,w, che dovrà avere i suoi co lori, insieme con l'oro et l'argento secondo che meglio converrà con colore.

Il motto haverà il bindello o sii fondo d'argento con lettere d'oro ombreggiate e con due arrni per ogni parte del principato di Piemonte con li suoi colori a regola di biasone; ben inteso che ognuno cli detti stendardi dovrà avere due parti uniformi e che la bordura atorno dovrà essere d'argento.

Quanto allo stendardo della Colonella sarà tutto d ' oro (il ricamo) e nel resto conforme alfi altri quattro suddeti.

Damaschi necessari:

- bianco rasi 5 114

- cremesiello rasi li».

Viene quindi confermato che le cornette dei dragoni erano uniformemente cremisi e non del colore distintivo come per la cavalleria, ornate di ricamo d'argento e di frangia d'oro, e recavano al centro, da tutte e due le parti, l'impresa reggimentale.

È interessante inoltre notare come i dragoni di Pi emonte avessero le armi del principato omonimo doppie e non singole come avverrà in seguito, ed un motto in lettere d'oro dipinte su di un nastro d'argento, dettaglio questo che non troveremo più.

Altro particolare degno di nota era il ricamo d'oro sulla cornetta Colonnella, peraltro identica alle altre.

Dopo il dettaglio del conto economico del 1713 occorrerà attendere quasi venti anni per poter disporre di documenti analoghi, ancora più dettagliati ed esaurienti.

TI 27 aprile 1730 si registra un primo provvedimento riguardante la rinnovazione degli stendardi e delle coperte dei timballi di Piemonte Reale cavalleria, ormai inservibili;

« omissis li stendardi e tabellieri delle Timball e del Regto Piemonte Reale Cavalleria sono totalmente logori e fuori stato di servi:io omissis ................ S.M. in data i 8 mar-:,o or scorso ha ordinato di provvedere altri (4) stendardi e (2) Tabellieri c.s. al sud.to Regto di ricamo d'oro di Venezia, cioè li stendardi di damasco l'uno bleu per la colonnella e tre di color cremesino con broderia a due parti e li tabellieri di veluto pur cremesino in brode ria d'oro fino, nè quali stendardi e tabellieri non vi dovrà essere alcuna pezza rapportata e dovranno guarnirsi all'intorno d'una frangia d'oro al di sopra et altra al di sotto di setta con suoi cordoni,fioch i,fodre, cuoperte, surtout, haste et altre forniture.

Il primo stendardo della Colonnella di damasco doppio a disegno moderno cli color bleu brodato a due parti, cioè sopra due pe-:,-:,e di damasco, quali si dovranno congiungere assieme, all'intorno si metterà una trangia d'oro dell'altez-:,a d'un oncia, un cordone mettà d'oro mettà setta bleu di grosse-:,z.a del piciol detto, e di lunghezza rasi quattro con due oppe ai medem.o.

Più una cravatta di taffetà bleu doppio della longhez;::,a di rasi 2 112 con piciola frangia d'oro all'intorno.

Più la lancia del med.mo sarà dorata con 4.fiamme dorate della lont:he:.za d'un piede manuale con bucchi otto per cadunafiamm.a et in ogni bucco si metterà un chiodo con la testa dorata, qual lancia dovra havere da una parte l'Armi di S.M. e dall'altra quelle del Colonnello, e sarà inchiodata a 4 parti dell'asta, alla quale vi si metterà al piede un.ferro della longhezza d'un piede manuale con un altro ferro et anello quale deve servire per il crocetto della Cornetta, et essa asta sarà colorita d'una vernice bleufatta ad oglio.

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Piu due borze, una di tela cottì e l'altra di vacca di Russia.

Partito.fatto dall'Ufficio del Soldo per lifaudali (fonda li) delle Timballe e 4 Stendardi del Rgto Piemonte Reale Ca valleria.

- Per uno Stendardo della Colonnella:

- rasi 2 213 panno bleu per il med mo a due parti;

- once 3 4/8 frangia per il torno d el med.mo:

- once 4/8 mo/etto per il med.mo;

- galone per chiodarvi il rned.mo;

- rasi 3 taffetà in 3 fili bleu per la crovata del stendardo :

- once 2 moletto oro sud.o per il giro della crovata;

- Per li altri tre di panno cremesi fino:

- rasi 8 damasco a 2 parti;

- once 12frangia e moleto d'oro sud to;

- galone per chiodare li med.mi;

- rasi 6 taffetà di 3 fili cremesi fino per le 3 eravate delli stendardi;

- once 6 mo/etto per il giro delle 3 eravate;

- once 8 oro fino per li 8 fiochi del/i stendardi e cordoni;

- once 5 setta cremesi fino per li sud.ti :

- Fattura dellifiochi e cordoni delli quatro stendardi;

- N. 4 aste per li stendardi ferrate;

- N. 4 lancie di ferro;

- Due armi per caduna di d.e lancie che in tutto fanno otto armi~

- Doratura di dette armi;

- Pittura delle 4 aste;

- Otto bor-::,e per li stendardi cioè quatro di corame et quatro di cottis di Fiandra simili alle vecchie;

- Broderia doro del/i stendardi co nformi alli disegni.

Partito del Ri camatore Pietro Francesco L e Prin ce .

1) Quatro Stendardi. cioè uno di Damas co turchino e tre di Damasc o cremisi di altezza e larghezza a giusta misura de disegni;

2) Omissis.

3) Li predetti Stendardi et osse saranno ricamati secondo il disegno Li Trofei in oro e in argento e qualcuno parte di seta per darli il risalto dovuto dovrà fare bisogno e li ornamenti saranno ricamati tutti in oro;

4) Li Stendardi saranno bordati all'intorno cioè un giro tramezzo alle due stoffe di moletto d'oro e seta con a caduno due cordoni di lunghe zza rasi uno et sua oppa a caduno.

Cui cordoni et oppe saranno d'oro e setta cremesi e la molletta sarà alta come marca il disegno;

5) Omissis.

Anche per i reparti a cavallo quindi venne codificato l'uso delle Colonnelle turchine e delle Ordinanze cremisi, con circa un anno di anticipo rispetto alle analoghe disposizioni per la fanteria.

Si precisava poi che tutti i vessilli dovevano essere bordati in oro, ornati da ricami uniformemente d 'oro per entrambi i tipi di insegna e guarniti da trofei che dovevano essere in vece in ricamo d'oro e d 'argento, sottolineati da rifiniture in seta gialla in modo che ne risaltassero i particolari.

Anche in questo caso non s i fa alcun accenno alle imprese da ricamare al cen t ro dei drappi , mentre si descrivono con dovizia di particolari tutti le altre componenti degli stendard i qual i le

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cravatte, le frecce, le aste ed i cordoni di cui parleremo nella parte dedicata alla tecnologia delle bandiere.

L'unica citazione riguardante le imprese dei reggimenti appare in un successivo bando di appalto per la fornitura di nuove insegne, anch'esse in sostituzione di quelle usurate; il testo datato 24 marzo 1732 affermava quanto segue:

«Avendo la M.S. con lettera della sua Secreteria di Guerra delli 26 novembre or scorso ordinato a/l'Ufficio Gen.le del Soldo di far pubblicare gli opportuni ti letti per dare la fattura e provvisione di materiali necessari per la costruzione a partito de Stendardi del suo Regto di Dragrmi e degl' altri regimenti che hanno i loro già logori omissis Siansi perciò fatti formare diversi disegni tanto per li stendardi di d.o Regto di Dragoni di S.M. quanto per quello di Dragoni del Genevese e Reg.to Savoia Cavalleria, a quest'ultimi vanno pure uniti li due tabellieri o siano housse per le Timballe di d.o Reg . ........ ......... omissis ................ . ................. tutti essi Stendardi con l'armi di S.M. da una parte e dall'altra cioè quanto a quelli de Dragoni d'essa M. S. con l'arma rappresentante l'aquila con la croce in petto e suoi ornamenti all'interno, e rispetto a quelli dei dragoni del Genevese con l'armi di quella Provincia e finalmente quanto a quelli del Regto Savoia cavalleria con la croce di Savoia il tutto di ricamo d'oro di Venezia senza che vi possa essere alcuna pezza rapportata e con le trangie d'oro e di setta. cordoni,fiochi, todre , cuoperte, surtout et altre forniture descritte nella nota omissis>>.

Il testo quindi prosegue con il conto economico relativo alla confezione delle cornette e degli stendardi; di seguito riportiamo quello relativo al reggimento dragoni di S.M. ed al reggimento Savoia cavalleria ma non quello dei dragoni del Genevese perché identico all ' altro.

• Reggimento Dragoni di S.M.

«Ricamo di tutli e quatro li Stendardi compreso l ' oro secondo li disegni sudetti;

- Pou de Soye largo cli color turchino a grossa grana rasi 4;

- detto c-remesi rasi 12;

- Ormesino bleu chiaro a tre fili per mettere sotto al ricamo rasi 1 2 / 3;

- Medemo cremesi c.s. rasi 5

- Taffetà cremesi fino per Le cravatte per quello della Colonne Lia in 4.filli rasi 1 116;

- Taffetà bleu celeste per lo Cravate degli altri tre Stendardi rasi 4 213;

-Frangia mezzana d'oro di Vene z ia doppio sovra dorata in rasi 45 112;

- Molletta d'oro doppio sovra dorato in rasi 24 per guarnire le eravate;

- Oro doppio sovra dorato per Li fiochi e rasi 12 cordone;

- Setta cremesifina in 2 de sudettifiochi e cordoni per quello della Colonnella;

- Detta bleu per gli altri tre;

-Fattura di detti.fiochi e cordoni;

- Aste ferrate N. 4;

- la,ncie di ferro N. 4;

-Due armi a caduna lancia;

- La doratura d'esse armi;

- La pittura delle aste;

- 8 borze, cioè 4 di corarne e 4 di cottì di Fiandra.

Reggimento Dragoni del Genevese.

Omfasis.

• Reggimento Savoia Cavalleria.

«Il Stendardo della Colonnella dev'essere cli damasco doppio a disegno moderno di color bleu brodato da due parti. cioè sovra due pezzi di damasco che si devono congiungere assie,ne.

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All'intorno deve mettersi una frangia d'oro dell'altezza 2/3 d'oncia ed al di sotto dell'alte:;;:,a di un oncia.

Una cravatta di tajfetta di color bleu della lunghezza di rasi 2 2/5 con piccola frangia di oro all'intorno.

Un cordone metà d'oro e metà setta della grossezza del piciol detto e di longhezza rasi 4 con due oppe al medemo.

Più la lancia del medemo dev'esser dorata con 4 fiame dorate della longhez-::.a d'un piede manuale con otto buchi per cad .na fiamma. ne quali deve menersi un chiodo con testa dorata e detta Lancia deve avere da una parte le armi di S.M. e dall'altra quelle del Colonnello e sarà inchiodata da quattro parti all'asta.

Alla suddetta asta si deve mettere al piede un ferro della longhez.z.a d'un piede manuale con un altro ferro et un anello qual deve servire per il crocetta del Cornena. e detta asta sarà colorita di vernice bleufatta all oglio.

Vi vogUono pure due borze per d.o stendardo cioè una di cotti e l'altra di vacca di Russia.

Gl' altri tre Stendardi saranno composti di damasco doppio color cremesi fino con l' istesse guarniture di quello della Colonn ella et a tutti d.tti Stendardi vi devono essere da una parte l'armi di S.M e dall'altra la divisa del Reggimento con loro rispettive borze della qualità suddetta».

A questo punto entrano in scena, come accaduto per le truppe a piedi, tre manoscritti in cui sono riprodotti gli stendardi e le cornette di tutti i reggimenti di cavalferia e dragoni, anche questi opera di Giuseppe Gaetano O ze letti e anche questi utilizzati come libri di modelli per le rinnovazioni.

L'Ozeletti riscosse infatti il 12 aprile 1740 «94 lire e soldi 1Oper aver formato un libro contenente li mode/Li di stendardi di cavalleria e dragoni» ed il primo dicembre 1744 altre 150 lire «in soddisfazione d'un libro da esso formato e rimesso alla Segreteria di Guerra rappresentante li diversi uniformi delle R egie Truppe, e Stendardi di Guardie del Corpo. Cavalleria e Dragoni». Il 12 aprile 1745 infine, il nostro appare ancora in una nota come autore di «n . 3 libri dal med.mo formati e rimessi al Sig. Conte della Ro cca rappresentanti li diversi uniformi delle Regie Truppe, e stendardi dè R eggimenti di Cavalleria e Dragoni »

I tre manoscritti riguardanti le insegne di cavalleria sono i seguenti:

• «livre des Etendards des Reg.de Cavallerie & Dragons au service de M.S. 1744 », conservato presso l'Archivio di Stato di Torino, Biblioteca Antica, H 1T 38:

• «Livre des Etendards des Gardes du Corps, Cavallerie & Dragons au service de S.M. le Roi de Sardaigne» conservato presso la Biblioteca Reale di Torino Ms. Mii.] 47;

• «1745. Livre des Etendards de Cavallerie & Dragon:i au Service de S.M.tè Charles Emmanuel Roi de Sardaigne» conservato anch'esso presso la Bibl io loca reale di Torino-Ms Mil.157 a .

Il piu completo dei tre è senza dubbio il primo composto, da 34 tavole riproducenti gli stendardi e le cornette colonnelle e di compagnia di tutti i reparti , il cui disegno coincide con quanto stabilito nei contratti del 1730-32

Gli stendardi infatti erano a fondo turchino o cremisi bordati dal <<molletta» in oro (il «bindello » delle bandiere di fanteria) guarniti s ui tre lati liberi da una corta frangia in oro ed ornati lungo tutti e quattro i lati verso l'interno da un ricco ricamo in oro: per il reggimento Savoia cavalleria al ricamo s i aggiungevano , ma solo sul verso, dei fioroni fiancheggiati da quattro stendardi, ricamati in oro sullo stendardo Colonnello ed in oro misto a seta co lorata su quello d'Ordinanza.

Gli stendardi di Piemonte Reale invece erano privi del ricamo posto lungo i bordi ed recavano i seguenti ornamenti:

• al recto della Colonnella e delle Ordinanze, un fiorone accollato da stendardi ricamati in oro pieno , in ogni angolo;

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• al verso di tutti gli ste nd ardi, un trofeo ricamato in oro pieno composto da un elmo ferrato e piumato accollato anch'esso da quattro stendardi.

li recto di tutti gli stendardi era ornato da uno scudo coronato con le grandi arrni del regno accollato dal collare dell'Annunziata, poggiato su svolazzi colorati e tenuto da due leoni: in alto due bandiere per lato uscivano dallo scudo.

L'impresa reggimentale campeggiava al centro del drappo; Piemonte Reale aveva il cavallo rampante ricamato in argento con sopra un cartiglio svolazzante pure in argento sul quale erariportato, in lettere nere, il motto «VENUSTUS ET AUDAX».

Savoia cavalleria aveva invece l'albero ricamato in oro e seta verde i cui rami erano tagliati e reinnestati, sormontato anch'esso dal cartiglio in argento con il motto «SECTA ET LIGATA REFLORET».

Le cornette dei dragoni, Colonnelle ed Ordinanze, erano invece guarnite da una fascia di ricamo in oro uguale per tutti i reggimenti, cosi come per tutti vi erano il bordo esterno e la frangia in oro.

Per quanto riguarda i decori centrali, tutte le insegne avevano al recto le stesse armi reali descritte per gli stendardi, ed al verso un'impresa nel caso dei reggimenti dragoni del Genevese e di Sardegna, e lo stemma per i dragoni della Regina e di Piemonte, tutti eseguiti in ricamo d'oro, d'argento e di filo in seta colorato «a regola di blasone».

Che gli stemmi fossero quelli rappresentati nel manoscritto viene confermato anche da un altro documento coevo datato 20 aprile 1733, la perizia effettuata dal l'Ufficio Generale del Soldo su alcune insegne consegnate dagli appaltatori. Vi si legge quanto segue:

«Si sono esaminate da/li ricamatori le pez-::,e delli stendardi rispettivamente principiate e terminateper i dragoni Genevois:

I) Esaminata la divisa, nuvole, mascaroni et armi del Genevese esistenti sovra una pez.za di gros di Tours colore cremesi hanno detto essere questa ed ornamenti, quantochè non terminati,fatti a dovere.

E rispetto alle armi reali che si trovano prencipiate sovra lo stesso gros del Tours, quantochè le abbiano trovate piu piccole del disegno, nondimeno rispetto alla grandezza le hanno pure ritrovate a dovere per essere pure proporzionate al rimanente del disegno, ma essere necessarie quelle riparare circa all'Ordine della Nunziata per applicarvi il.fondo d'oro piano e collocare li gruppi profillati da una parte e dall'altra nel mezza, in tal modo che non vi sia maggior distan-::,a da una parte che dall'altra. Che deve pure riffatti nello scudo di dette armi il Cavallo che ivi si vede coronato, qual non dev'esserlo, sendo anche nel rimanente malfatto.

2) Esaminati tutti li trofei e pezze di rapporto applicande a detli stendardi Le hanno ritrovate conformi al di.segno

3) In quanto alle cartucce (i cartigli N.d.A.) e corone già principiate e non ancora terminate non ........... omissis ...... non esser conformi al disegno, ma eseguite a tenor del contratto».

La piena rispondenza tra l'impresa sulle cornette dei dragoni del Genevese che appare nel manoscritto e quella descritta nel testo confema l'esattezza del documento e ci permette di datarlo al 1733 benchè vi appaiano anche le insegne dei dragoni della Regina , reparto costituito solo nol 1736; anche in questo caso riaffiora l'ipotesi che il libro altro non fosse se non una raccolta di modelli eseguiti secondo la necessità del momento e successivamente rilegati.

A confermare questa ipotesi vi so no le date di distribuzione delle nuove insegne rilevate dai documenti citati; Piemonte Reale ebbe gli stendardi nel 1730, Savoia nel 1732, i dragoni di S.M. e quelli del Genevese nel 1733, i dragoni di Piemonte nel 1734 mentre i dragoni della Regina Ji ebbero al momento della costituzione, avvenuta come detto nel 1736.

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Come si vede nessun reparto di cavalleria sostituì le proprie insegne tra il 1744 e il 1745, date riportate sui frontespizi dei vari manoscritti.

Per quanto ri gua rda i dragoni dj Sardegna, le cornette vennero consegnate nel 1726 , anno della costituzione del reparto e furono senza dubbio quelle di vecchio modello. che, tra l'altro, durarono a lungo , poiché la prima ed unica sostituzione che abbiamo rintracciato risale all'anno 1777.

Gli altri due manoscritti differiscono dal primo per una maggiore accuratezza del disegno e della coloritura e per alcune differenze di base, ad esempio l ' uniformità nel disegno degli ornamenti per gli stendardi della cavalleria.

L 'esa me approfondito dei manoscritti rivela inoltre alcune differenze soprattutto nel disegno dell 'o rnamento centrale; nel Ms.mil.147 ad esempio lo stemma dei dragoni di Piemonte presenta due nastri svolazzanti in oro ai lati della corona sostituiti, nel Ms. mil. 157, da due bandiere per lato, una bianca e una turchina a sinistra e una bianca e una verde a destra.

I dragoni del Genevese hanno la semplice impresa con l'albero, il motto e le nuvole nel Ms.Mil.147 , mentre nell'altro testo hanno, in corrispondenza delle drue punte, lo stemma della provincia e l 'arco con la freccia incoccata.

L e insegne della cavalleria e dei dragoni figurano anche nel manoscritto H VIII 53 già citato nel capitolo della fanteria; i disegni in esso contenuti sono però la brutta copia del Ms. mil. 157 e non presentano alcuna ditterenza negli ornamenti e negli stemmi centrali .

Ciascuna delle tre compagnie delle Guardie del Corpo aveva in dotazione uno stendardo di colore turchino simile a quelli della cavalleria, ornato al recto ed al verso da figure allegoriche :

• 1Acompagnia:

- al recto: il beato Amedeo di Savoia tra due rami di palma;

- al verso: una targa barocca con il motto <<ULT IOR ET FORTIOR»;

• 2A compagnia:

- al recto: la Santa Vergine col Bambino tra due rami di palma;

- al verso: sette spade incrociate e serrate da una corona d'alloro con i I motto << VICIT ET VICTOR»;

• 3A compagnia:

- al recto: l'Annunciazione racchiusa tra due rami di palma;

- al verso: la figura di una santa racchiusa tra due rami di foglie e di rose.

Il 3 marzo del 1746 veniva pubblicato il capitolato d'appalto che doveva servire per fornire due stendardi al reggimento dei dragoni di Piemonte, in sostituzione di quelli usurati: il documento conferma quanto sapevamo sulle insegne dei dragoni, ma ci fornisce alcuni dettagli interessanti sui materiali utilizzati e sulle dimensioni , ma sopratutto c i descrive minuziosamente le aste, le frecce e le cravatte, di cui parleremo diffusamente in seguito.

Il documento recitava:

"Ad ognuno sia manifesto, che in dipenden za della pubblica zione dè tiletti in data 14 del cadente mese di febbraio invitanti ognuno volente attendere all'impresa di alcuni lavori di ricamo per La.fattura e ricamo di due stendardi di cui si abbisogna pel Reggimento Dragoni di Piemonte secondo la mostra presentatagli di un vecchio stendardo ... ricamatore Agostino le Prince ... li sudetti due stendardi con loro Lancie, ed altre forniture interamente compiti, lavorati et recamati ...

IL stendardo della Colon nella deve essere di moera turchina a grossa grana à otto fili hrodata da due parti con l 'arma di pieno di S.M da una parte e dall'altra quella del Reggimento.

L'altra deve essere di moera cremisi pur in otto fili colle stesse armi e broderie.

All'intorno deve mettersi in unajrangia d'oro dell'altez za di un'oncia sovra le cusciture del bastone.

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Omissis".

Un altro documento, datato 26 marzo 1750 e riguardante la fornitura di due stendardi alla 111 ed alla 2 11 compagnia delle Guardie del Corpo, attesta senza possibilità di dubbio e con dovizia di particolari la mancata adozione delle imprese delle tre compagnie del reparto , imprese raffigurate su tutti i manoscritti di cui abbiamo appena trattato.

La descrizione degli stendardi, fatta dal ricamatore Agostino le Prince, attesta come le insegne delle Guardie del Corpo assegnate nel 1814 all'atto della loro ricostituzione , fossero identiche a quelle descritte nel citato documento e riprendessero quindi quelle tradizionali in u s o in questo periodo del XVIII secolo.

"Provvisione di due stendardi per le Guardie del Corpo di S.M per la prima e la seconda delle Compagnie delle Guardie del Corpo di S.M. ricamati e compiti secondo il disegno e montati sovra le lancie

Norma per la forma z ione dè due stendardi da provvedersi per la prima e seconda Compagnia delle Guardie del Corpo di S.M.

Li detti due stendardi dovranno essere di moella (moerra N.d.A.) a gros de tour di colore bleu de Roy in 8 fili in due fogli o sian tele volanti fodrati di taffettà dello stesso Colore bleu de Roy, cioè:

- Quello della prima compagnia dovrà essere di broderia in piano e traversato secondo il disegno, d'oro ad 8 denari del Paese doppio dorato con l'effigie, o sia ritratto in una d'esse tele del Beato Amedeo secondo resta portato dal detto disegno, e nell'altro in vece dell'emblema, l'arma in pieno di S.M.

- Quello della 2a Compagnia dovrà essere brodato (ricamato N.d.A) tutto come sovra con l'effigie in una deLLe due tele della S.ma Annun-;.iata e nell ' altra l'arma in pieno di S.M. come sovra.

All'intorno delle 4 tele di detti due stendardi dovrà mettersi una.frangia d e llo stesso oro dell'altezza di tre quarti di oncia come anche lungo la lancia per La quadratura degli stendardi".

Il documento prosegue poi con i dettagli riguardanti le aste, le frecce ed altre guarniture , delle quali parleremo nella parte riguardante la tecnica di fabbricazione.

Per concludere l'analisi sulle insegne di cavalleria del periodo 1730-1774 occorre esaminare i due unici esemplari coevi esistenti, una cornetta da dragoni conservata presso l'Armeria Reale di Torino (Cat. 0.139) e lo stendardo di Piemonte Reale cavalleria depositato presso il Museo della Cavalleria di Pinerolo.

La cornetta, di cui esiste solo il verso, è in damasco cremisi tagliata a coda di rondine con le punte meno arrotondate rispetto a quelle che appaiono nei disegni dei manoscritti; il drappo è alto 60 centimetri e lungo in tutto 85 centimetri, non presenta tracce di bordatura e di frangia ma è riccamente ornato lungo i lati da una fascia in ricamo d'argento.

In corrispondenza delle punte sono riportati dei trofei costituiti da elmo ferrato, da timballi e da due cornette poste ai lati, sempre in ricamo d'argento.

Al centro del drappo campeggia uno scudo barocco cimato da corona reale, circondato dal collare del!' Annunziata, affiancato da due bandiere e da due cornette e tenuto da due leoni, tutto eseguito in ri.camo d'oro e d'argento.

L'arma riportata nello scudo è quella di Savoia moderna, di rosso alla croce d'argento, ma il filo di seta rossa impiegato si è a tal punto scolorito da apparire giallo.

Questa insegna è attribuibile senza dubbio al reggimento dragoni di S. A. R., divenuto poi di S. M., e non solo per la corona reale che ne cima lo scudo ma soprattutto per i timballi ricamati sulle punte: questo infatti era l'unico reggimento di dragoni ad averli, in ricordo di quelli catturati al reggimento francese di Bartillat-Cavalerie durante la battaglia di Torino del 1706.

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Stabilire il periodo in cui fu usata la cornetta è obbiettivamente difficile poiché il reggimento dragoni di S.M. ricevette un'insegna nuova nel 1709 e la sostituì nel 1733: è quindi possibile che questo esemplare sia quello del 1709, dato che corrisponde pe1fettamente a quanto detto nel contratto del 1713 per i dragoni di Piemonte.

Il ricamo infatti , oltre ad essere completamente diverso da quello che verrà codificato nel 1730 , è in argento, secondo quanto stabilito a quel tempo per le cornette di ordinanza: in quanto poi alle armi di Savoia moderna, esse furono spesso usate fino agli anni '20 in alternatita alle grandi armi del regno.

Lo stendardo di Piemonte Reale, al contrario, è perfettamente rispondente ai disegni di cui abbiamo parlato fin 'ora, con la sola eccezione del ricamo interno, completamente diverso da quelli illustrati; si tratta addirittura dello stesso ricamo che verrà utilizzato nel 1814 per gli stendardi delle tre compagnie delle Guardie del Corpo appena ricostituite.

Tutto ciò può essere addebitato o alle errate interpretazioni dei modelli da parte dei ricamatori, oppure a decisioni ufficiali di cui non abbiamo rinvenuto alcuna traccia nei documenti; comunque sia , la nostra opinione è che questo doveva essere il vero ricamo usato per gli stendardi di cavalleria, e che tale sia rimasto fino alla fine ciel secolo.

3) il regno di Vittorio Amedeo lii ( 1773-1796) e di Carlo Emanuele IV ( 1796-1800)

Nel 1774 la cavalleria ed i dragoni avrebbero dovuto adottare, almeno sulla carta, la stessa tipologia di insegne delle truppe a piedi ma di forma diversa a seconda della specialità dei reparti ovvero stendardi per la cavalleria , cornette per i dragoni e fiamme per i cavalleggeri.

Almeno sulla carta abbiamo detto, perchè questo tipo di insegne appare solo nei disegni del già citato Ms. mii. 102 e non esistono, al contrario della fanteria, contratti di fornitura che le riguardino né esemplari originai i.

Oltre tutto occorre tenere presente le date di rinnovazione degli stendardi e delle cornette m/1730 che i reparti avevano in dotazione; il reggimento Piemonte Reale le sostituì infatti nel 1787, il reggimento Savoia nel 1790, i dragoni di S.M. nel 1781 , i dragoni di Piemonte nel 1787, i dragoni della Regina nel 1784 ed i dragoni di Sardegna nel 1777.

Non sappiamo se i reggimenti sostituirono, all'atto della rinnovazione, le vecchie insegne con quelle disegnate sul Ms. Mii. 102 o se le cambiarono ancora una volta con altre identiche a quelle usurate.

Come si vede quindi, nessun reggimento sostituì le proprie insegne tra il 1774 e il 1775, anche se possiamo ipotizzare che gli stendardi venissero dati ai reggimenti di Aosta cavalleria e dei dragoni di Chablais, costituiti ex novo nel 1774 ed al reggimento dei cavalleggeri di S.M., nuova denominazione assunta nel 1776 da i dragoni di S.A.R. o del Genevese.

Nel 1774 quindi si ebbero come già detto tre differenti tipi di insegna ovvero stendardi per i tre reggimenti di cavalleria, cornette per i cinque reggimenti di dragoni e fiamme per il reggimento dei Cavalleggeri, tutte identiche quanto ad ornamenti e a disposizione dei co lori agli analoghi modelli stabiliti per la fanteria; le uniche varianti erano costituite dalla fr angia in seta turchina mista a filato d'oro o d'argento, e dagli stendardi e dai rami di alloro accoLlati allo scudo centrale.

Gli stendardi delle Guardie del Corpo subirono anch'essi delle modifiche; la 1A compagnia ebbe in dotazione lo stendardo Colonnello ornato dalla croce e dai quattro mori di Sardegna, mentre la 2" e la 3" compagnia ebbero uno stendardo di Ordinanza ciascuna ornato dal!' Annunciazione della Vergine.

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L'adozione di questi modelli rimane incerta , al pari delle insegne s tabilite per gli altri reggimenti di cavalleria.

Per il periodo dell ' esilio in Sardegna esi s te un solo originale, conservato presso l ' Armeria Reale di Torino (Cat.0.110), che appartenn e al reggimento di cavalleria provinciale di Arborea.

L ' esemplare riproduce in piccolo le bandiere d'Ordinanza dei reparti di fanteria: misura infatti 63 centimetri per 65 e, date le pessime condizioni in cui è ridotto, la sua descrizione è resa possibile solo grazie al De Sonnaz che lo esaminò a fondo ottanta anni fa , quando era ancora «leggibile »

Le differenze con il modello per la fanteria erano le seguenti:

• la cornice era a fondo turchino e la « biscia» era bianca;

• al centro della croce appare la stessa aquila usata sulle bandiere Colonnelle della fanteria;

• nei due angoli in alto all'asta ed al flottante, appaiono due triangoli gialli mentre nei due angoli inferiori sono riportate due mandorle a fondo giallo attorniate da piccole fiamme turchine: nella mandorla al flottante appare l ' iscrizione «ARBOREA» ricamata in oro.

4) Il regno di Vittorio Emanuele I ( 1814-1821) e di Carlo Felice (1821-1831)

L ' ordinanza del 28 febbraio 1815 riprendeva quanto apparso verso la fine del settecento sul Ms. Mil. 102, regolamentando tre diversi tipi di insegne per le truppe a cavallo, stendardi per la cavalleria «grossa» , cornette per i dragoni e le fiamme per i cavalleggeri.

Gli stendardi dei reggimenti Piemonte Reale e Savoia cavalleria riprendevano in piccolo il modello adottato per la fanteria con le differenze seguenti:

• Stendardo Reale.

- lo scudo con le armi reggimentali era collocato nel primo angolo in alto, mentre il predicato del reggimento era riportato su un nastro bianco posto tra gli artigli dell'aquila.

• Stendardo d'Ordinanza.

- lo scudo con le armi reggimentali era collocato nel primo angolo in alto;

- lo scudo con il predicato reggimentale era posto nel quarto angolo in basso.

A queste regole facevano eccezione gli stendardi di Savoia cavalleria che avevano due scudi sullo stendardo Reale e tre su quelli d'Ordinanza, collocati in entrambi i casi nel terzo angolo in basso; su di essi era riportato un albero con i rami tagliati ed innestati , sormontato da un cartiglio con un motto , del quale esistono due versioni «HAEC ITERUM DISSECTA DOLORE LIGATA REFULGET » oppure «HAEC ITERUM DISSECTA DOLO RELIGATA REFULGET».

Nei reggimenti dragoni le cornette Reali seguivano le regole stabilite per la cavalleria pesante, mentre le cornette d'Ordinanza avevano lo scudo con lo stemma nel primo angolo in alto e quello con il predicato reggimentale nel secondo angolo, sempre in alto.

Le fiamme dei Cavalleggeri erano dello stesso modello prescritto per i cacciatori a piedi.

Il reggimento Savoia cavalleria venne trasformato in Cavalleggeri nel 1819 e adottò le fiamme della nuova specialità sulle quali continuò ad essere usato il terzo scudo con l'albero e il motto; in realtà conservò i vecchi stendardi addirittura fino al 1823, anno in cui questi vennero ritirati e sostituiti. (Circ. N. 2508 del 4 ottobre).

Le insegne m/1815 vennero realizzate e distribuite rapidamente ai reparti; i reggimenti di Cavalleggeri ebbero le fiamme nel mese di aprile , il reggimento dragoni della Regina ebbe ]e cornette nel giugno , i dragoni di S.M. nel luglio, Piemonte Reale ebbe gli stendardi a settembre e Savoia cavalleria ad ottobre.

Un discorso a parte va fatto per le ricostituite quattro compagnie delle Guardie del Corpo , che ebbero ciascuna uno stendardo di damasco turchino, la cui forma ed ornamenti furono gli

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stessi descritti nella nota del 26 marzo 1750 e che appaiono sullo stendardo di Piemonte Real e conservato a Pinerolo.

Tu tti gli ste ndardi erano ornati al verso dalle gra ndi armi del regno e a l recto dall'impresa di ogni compagnia ovvero:

• 1Acompagnia Piemontese: il Beato Amedeo di Savoia rivestito dell'abito del Supremo Ordine della SS. Annunziata con il relativo collare sul manto di ermellino; la mano destra stringe lo scettro mentre la sinistra poggia su una tavola rettan golare recante l'iscrizione «Facite ludicium etjustitiam et diligite pauperes ».

Su tutto appare un cartiglio con l'iscrizione «A mè le bienhereux ».

• 2A compagnia Savoiarda:

L'An nunciazione del la Vergine Maria racchiusa nel collare dell'omonimo ordine; su tutto un cartiglio con l'iscrizione «Fortitudo eius Rhodum tenuit » .

• 3A compagnia Sarda:

S. Efisio patrono di Cagliari rive stito dell'armatura completa; su tutto un cartiglio con l'iscrizione << S. Ephisius Calar.is Prot.or» (S. Ephisius Calaris Prote ctor) .

I tre stendardi s i so no conservati fino ad oggi in ottimo stato; q uello della 1A compagnia è appeso sopra la tomba del Re Carlo Felice nell'abbazia di Haut ecombe in Savoia, quello della 2A è custodito nella la chiesa parrocchiale di Piasco presso Saluzzo mentre quello della 3A compagnia è nella sacrestia della chiesa di S.Anna in Cagliari.

Lo stendardo della quarta compagnia Genovese è tutt'ora sconosciuto: sembra tuttavia che avesse al verso l'immagine di S.Giorgio a cavallo che uccide il drago, sim bolo della città ligure.

La realiz zazio ne degli stendardi delle Guardie del Corpo venne affidata l '8 agosto 1814 al ricamatore torinese Giuseppe Cernon il quale consegnò i primi due nel luglio del 1815, ricevendo nel contempo l'ordine per gli altri due che vennero consegnati alle compagnie nella primavera del 18161.

5) Il regno di Carlo Alberto ( 1831 - 1848 )

Lo ste ndardo m/1832 in dotazione ai reggimenti di cavalleria riproduceva in piccolo l'analoga insegna dei reparti a piedi: il drappo misurava infatti solo 51 centimetri di larghezza e 59 di altezza.

Con il dispaccio del 31 marzo J 832 la Regia Segreteria di Guerra comunicava all ' lntendente generale di Guerra che «essendo inten:::,ione di S.M. di estendere per lo avvenire anche ai suoi Reggimenti di Cavalleria la Sovrana disposizione del omissis circa alle Bandiere dei suoi Reggimenti di Fanteria, io mi fo carico di dirigere alla Signoria Vostra Illustrissima il modello in disegno da S.M. approvato per le Bandiere dei suoi R eggimenti di CavaLLeria, il quale disegnò è ridotto sov ra la scala che è delineata in piè del medesimo, avvertendo c h e il nome del Reggimento sarà posto sulla sciarpa della bandiera in modo uniforme per la scrittura:::,ione ed ampie:::,:::,a dei caratteri propor:::,ionata alla lunghe:::,-::,a della Sciarpa. Piaccia omissis».

1 Le forniture per le truppe addette a11a g uardia del sovrano erano regolate da con tratti a trattativa privata ges titi dall'amministrazione di corte e non dall'Azienda di Guerra; gli stendard i costarono 1000 Ii re l'uno, cifra enorme , equivalente allo stipendio annuo di un tenente d'artiglieria di seconda classe.

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Il disegno cui si riferisce il testo (A.S. Torino , Sez. JV, Vestiario, l 832) ci mostra uno stendardo di forma rettangolare misurante 14 once - 59 centimetri - di altezza e 12 once - c irca 52 centimetri - di larghezza, di colore rosso scuro con al centro la croce bianca a braccia scorciate, assicurato mediante una guaina turchina ad un'asta in legno dipinto anch'essa di rosso scuro, sormontata da una freccia in ottone dorato identica a quelle in uso per le bandiere di fanteria mod. 1814.

Sotto la freccia erano annodate due corte cravatte turchine e due cordoni con fiocco in argento: su una delle cravatte appariva l'i sc rizione «DRAGONI AOSTA » ricamata in seta bianca.

L'asta era provvista di cinghia in cuoio naturale fissata poco sotto il drappo, ed utilizzata dall 'alfiere per portarla appesa alla spalla.

Solamente due reggimenti di cavalleria ricevettero questo modello di stendardo, Aosta cavalleria e cavalleggeri di Sardegna, entrambi di nuova costituzione: tutti gli altri conservarono fino all'adozione del tricolore avvenuta nel 1848, la so la in segna « R eale» - stendardo, cornetta o fiamma - che avevano in dotazione fin dal 1815.

La tecnica impiegata nella confezione delle bandiere della fanteria, prescindendo dal materiale impiegato , rimase quasi la stessa dal 1690 al 1848; i drappi venivano infatti realizzati ad «opera semplice» utilizzando numerosi pezzi di stoffa separati e poi cuciti tra loro.

La croce era costituita generalmente da tre pezzi , uno dei quali aveva la larghezza della bandiera e gli a lt ri due, cuciti insieme, componevano il secondo braccio.

Tutte le bandiere presentavano quindi il dritto ed il rovescio uguali, in modo che gli ornamenti cuciti vicino all'asta sul recto apparissero nella stessa posizione anche sul verso del drappo.

Questo avveniva per tutti gli e lementi decorativi quali fiamme, biscie e cornici che venivano ritagliate dalle pezze e poi cucite; solo gli stemmi venivano dipinti ad olio ed ombreggiati.

I primi contratti di appalto, dei quali abbiamo diffusamente parlato, costituiscono una vera e propria miniera di dati riguardanti la tecnica costruttiva delle bandiere.

Queste venivano confezionate con «o rmesino 2 del tipo «fo rte» , tessuto a quattro fili, oppure «r inforzato », tessuto a tre fili, entrambi molto re sis tenti dato che ordito e trama presen tavano la stessa robustezza, il che consentiva ad una bandiera una durata media di trent'anni.

Agli inizi del XVIII seco lo si cominciò ad usare un nastro di tessuto, il << bindello » . che veniva cucito a cavallo degli orli del drappo impedendo alla stoffa di sfrangiarsi; le bandiere venivano fissate all'asta mediante un pezzo di stoffa tubolare detto «ve na», cucita lungo l 'o rlo del drappo e foderata con robusta tela grezza.

Infilata l 'asta nella guaina, si procedeva al suo fissaggio mediante una serie di chiodi infissi alle estremità inferiore e superiore.

A partire dal 1731 l 'ormesino viene sostituito dal taffetà , varietà di seta più pesante e quindi più robusta, che verrà utilizzato per le bandiere fino al 1814.

Per quanto riguarda le dimensioni , verso la fine del XVII secolo le bandiere misuravano circa 2 metri e 55 centimetri , poi 2 metri e 22 centimetri negli anni compresi tra il 1705 ed il 1774, ed infin e l metro ed 84 centimetri verso la fine del '700.

Le aste, chiamate « bastoni» oppure «manighi» erano di legno di tiglio o di frassino e, rapportandole alle dimensioni delle bandiere , dovevano essere alte circa 3 metri e 60 centimetri, freccia e tallone compresi; in tutti i contratti vengono descritte ricoperte di velluto cremisi e in un solo caso di marocchino dello stesso colore.

2 Il termine deriva dalla città pers iana di Harmu za oggi Ormuz, famosa per le sue manifatture di seta; era una qualità di stoffa molto pregiata ma leggera e sogge tta a notevole usura.

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La copertura veni va fissata all'asta tram ite 500 chiodi d'ottone dorato detti «brocche», disposti in file parallele secondo un'usanza tipica dell'esercito piemontese che rimarrà in vigore per tutto il '700.

11 primo model lo di freccia fu probabilmente una semplice picca in ferro dorato, di dimensioni ridotte, non dissimile da quelle in uso al l' epoca presso tutti gli eserciti europei; il primo richiamo in merito appare nel contratto del!' 11 febbraio 1702 in cui si parla di <<piche piombate con ponta dorata», tipologia questa ribadita in tutti i testi similari fino al 1717.

Solo a pa1tire dal 1731 i contratti forniscono maggiori dettagli sull'argomento citando «lancie d'acieri, la gravura delle dette, la dorura»; uno di questi esemplari è stato ritrovato alcuni anni fa ed è l'unico esemplare finora co nosciuto di freccia in uso nel periodo compreso tra il 1731 ed il 1774.

Ha la classica forma a foglia, è provvista di rinforzo nella metà s uperiore che poggia su di un suppo rto tondeggiante a sua volta collocato s u una gorbia tubolare; la cuspide reca incise a bulino le armi di Savoia moderna cimate da corona reale e circondate dal collare dell'Annunziata.

I bordi esterni sono decorati con altre incisioni raffiguranti volute e piccole rose; l'esemplare presenta tracce della doratura originale ed è alto in tutto 26 centimetri; la cuspide è alta 16 centimetri e larga, nel punto massimo, 6 centimetri mentre la gorbia è alta 10 centimetri.

In fondo alle aste veni va fissato un tallone in ferro dorato utiliz zato per piantare a terra la bandiera.

Tutte le bandiere disegnate nei manoscritti coevi sono dotate di aste munite di questo tipo di freccia, che tuttavia non presenta mai tracce di incisioni.

Il contratto del 25 maggio J701 menziona per la prima volta i due cordo ni con fiocco in filato d'oro misto a seta certamente turchina annodat i sotto la freccia; nel gennaio 1704 un al tro contratto c ita cordoni e fiocchi misti in argento e se ta turchina, riferendosi alle bandiere Colonnelle dei reggimenti di Aosta e di Piemonte, e cordoni d'oro e se ta turchina per l e bandiere d'Ordinanza del reggimento Guardie.

Cordoni con fiocchi in argento e seta guarnivano pure la Colonnella del reggimento di Savoia nell'ottobre del 1705, mentre nel 173 J vengono menzionati cordoni in oro e seta per la bandiera Colonnella e per le tre bandiere di Ordinanza del reggimento di Monferrato.

A questo punto occorre analizzare le informazioni in nostro possesso riguardanti i cordoni con fiocco:

• il testo del 1701 riguarda i reggimenti delle Guardie, dei Fucilieri, di Saluzzo, di Monferrato e di Chablais, tutti dotati di bottoni di stagno s ulle uniformi; appare chiaro allora che cordoni e fiocchi erano uguali in tutti i reggimenti e non segu ivano il colore de.i bottoni del reparto:

• dal J704 i cordoni ed i fiocchi delle Colonnelle rimangono d'oro e seta mentre, perlomeno per il reggimento delle Guardie , le bandiere di Ordinanza ricevono cordoni in argento e seta secondo il colore dei bottoni dell'uniforme;

• nel 1705 l'u so di cordoni in filato misto del colore dei bottoni e se ta turchina sembra essere stato esteso anche alle bandiere Colonnelle, come testimonia quella del reggimento di Savoia;

• a partire dal 1731 tutte le bandiere Colonnelle e d'Ordinanza vengono dotate di cordoni misti in oro e seta turchina;

• nel 1736 viene finalmente introdotto un sistema uniforme che prevede, sia per le bandiere Colonnelle che per le bandiere di Ordinanza, cordoni con fiocchi di seta turchina mista a filato d 'o ro o d'argento seco ndo i bottoni deJl'uniforme 1•

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1 È evidente che i cordon i di un so lo colore disegnati nei manoscritti altro non sono che una interpretazione del disegnatore.

La tecnica utilizzata per confezionare le bandiere m/1774 , generalmente invariata nei concetti generali, era però ancora più sofisticata e complessa; sul drappo, ottenuto cucendo insieme quattro pezzi di taffetà, venivano infatti riportate le cornici, i nodi, le rosette, i nastri, le croci, le fiamme , le profilature, e le aquile ritagliate nei tes s uti di vario colore.

Anche gli scudi, le corone e gli stemmi erano ritagliati e cuciti e solo a l termine di queste operazioni certosine, intervenivano i pittori che provvedevano alla «Jumegg iatura », l 'ombreggiatura effettuata con vernice ad olio oro o argento che faceva risaltare tutte le parti bianche o gialle delle bandiere.

I drappi continuarono ad essere rinforzati con il «bi ndello » semp re di colore bianco; per le guaine si utilizzò il taffetà turchino.

Per ciò che riguarda i cordoni, tutti quelli citati nei contratti, che si riferivano sia alle bandiere Colonnelle che alle bandiere di Ordinan za, divennero di filato d'argento misto a seta probabilmente turchina , e ciò indipendentemente dai bottoni del reparto ; so lo a partire dal 1786 troviamo che i cordoni dovevano essere turchini misti a seta bianca o gialla, guarnit i da fiocchi di filato d 'o ro o d'argento secondo il bottone reggimentale.

Assoluta novità furono le cravatte introdotte nel 1774, annodate sotto la freccia e costituite da due pezzi di taffetà cuciti tra loro: le cravatte per le bandiere Colonnelle erano interamente turchine, mentre quelle per le band iere d'Ordinanza erano turchine al dritto e del colore della fodera del giustacorpo al rovescio.

Le aste rimasero le stesse utilizzate in passato, ma i chiodi necessari a fissare la fodera di velluto furono ridotti a 350, sempre di ottone dorato e sempre disposti in file parallele.

Con le bandiere ml 1774 venne adottato anche un nuovo tipo di freccia del quale esistono alcuni esemplari, costituito da una cuspide a forma di pera alta 9 centimetri e larga nel punto massimo 5 centimetri, e da una gorbia tubolare ornata da anelli alta pure 9 centimetri; alcuni esemplari hanno la gorbia liscia, ad eccezione della parte terminale posta so tto la cuspide che è decorata da alcuni anelli in rilievo.

La cuspide era ornata da una panoplia di scimitarre, di lance e di trombe sormontate da un elmo piumato , il tutto eseguito a traforo.

Questo modello rimase in uso fino alla fine del regno di Vittorio Amedeo III e venne utilizzato con molta probabilità anche per le bandiere prodotte nel biennio 1797-98.

Le dimensioni delle bandiere m/1774 si erano ridotte rispetto a quelle precedenti ; si va infatti dal metro ed 80 centimetri per lato dell'Artiglieria , al metro ed 84 centimetri del Real Alemanno, per finire con le bandiere dei reggimenti di Savoia e di Zimmerman, che misuravano I metro e 86 centimetri.

Sulla tecnica costruttiva e sulle dimensioni delle bandiere usa te durante l 'es ilio in Sardegna non possediamo dati certi, anche se crediamo che non si discostassero molto dalle tecniche del periodo precedente; per la Restaurazione i dettagli so no numerosi , anche perché al le prescrizioni regolamentari si uniscono numerosi originali che abbiamo potuto esaminarte a fondo.

Le bandiere di fanteria m/1814 erano confezionate con un unico telo di «Moerro » 1 sul quale venivano riportati e cuciti tutti gli elementi decorativi come avveniva per i modelli di fine settecento: le corone, le cornici delle mandorle, le penne delle aquile, i nodi di Salomone e le rosette erano ricamati in seta gialla, mentre i profili delle cornici, delle fiamme e delle stelle erano pure ricamati in seta, ma del colore dei bottoni dell'uniforme.

l Il «Moerro>) altro 11011 era se non il mohair. tes s uto di lana ricavata dalle cap re di razza Angora. resistente e lucente come e più della seta.

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Le armi reali e gli stemmi delle provincie venivano dipinti ed ombreggiati con vernice ad olio: il predicato del reparto era sempre ricamato con filo di seta nero.

Lungo gli ori i esterni del drappo continuò ad essere applicato i I nastro di rinforzo che era ora del colore dei bottoni, largo in media 2 centimetri; le guaine delle bandiere rimasero di colore turchino.

Le aste non subirono variazioni tranne che per la chiodatura, ora disposta a spirale; le cravatte erano di seta turchina, avvolte intorno alla asta ed inchiodate, ricavate da un unico pezzo di stoffa alto 41 centimetri e ripiegato su se stesso per sei volte, in modo da ri su ltare alto solo 7 centimetri.

Le cravatte erano di lunghezza diversa: una era lunga 48 centimetri e l'altra 44 centimetri.

I cordoni erano di tipo uniforme per tutti i reparti, realizzati in filato d'oro misto a seta turchina, doppi e annodati tra loro quattro volte, con fiocchi dotati di testa in seta turchina vergata da ricamo d'oro a zig-zag e di passante tessuto a stuoia in filo d'oro e seta turchina; la frangia era di se ta turchina con un giro di filato d 'oro sovrapposto.

I disegni allegati alle disposizioni regolamentari del biennio 18 14-1 5 indicano un modello di freccia a gorbia cilindrica, sormontata da un bulbo sul quale poggiava la cuspide con le cifre V.E. intrecciate e coronate; questo modello non venne mai adottato e fu sostituito da un altro del tutto simile, ma ornato da due foglie di palma cimate da corona reale.

Questo modello di freccia venne montata su tutte le bandiere di fanteria con la sola eccezione dei reggimenti e dei battaglioni Cacciatori, per i quali sembra sia stato introdotto un modello specifico.

La fiamma Reale dei cacciatori del la Regina, custodita presso l'Armeria Reale di Torino (Cat.0.146), monta una freccia dotata di cuspide più alta e di forma più allungata, decorata da una palma a cinque foglie più schiacciata sulla quale poggia una cornetta cimata da corona reale, lavorata a tutto tondo anzichè a piatto come sulle altre frecce.

La gorbia anticipa il modello introdotto nel l 832.

L'ipotesi più realistica è che si tratti effettivamente di un modello speciale per i reparti cacciatori, adottato forse alla fine degli anni '20, e che annunzia, tra l'altro, il modello di freccia che verrà adottato nei primi anni trenta.

Le bandiere m/1814 per i reggimenti di fanteria misuravano circa 1 metro e 30 centimetri per lato, mentre le fiamme dei reparti di Cacciatori erano alte 1 metro e larghe 1 metro e 55 centimetri, 70 dei quali erano riservati alla punta.

Le aste che abbiamo esaminato sono di altezze variabili tra i 2 metri e 45 centimetri ed i 2 metri e 90 centimetri, compresa la freccia ed il tallone.

Le bandiere m / 1832, per la loro semplicità, sembrano addirittura povere rispetto alle rutilanti insegne della Restaurazione; il drappo era realizzato in un unico telo di mohair rosso scuro rinforzato dalla solita fettuccia cucita lungo i bordi esterni, che in questo caso era dello stesso colore della bandiera.

La croce era realizzata in quattro pezzi separati e cuciti, e aveva le braccia, larghe 16 centimetri, che toccavano l'orlo della fettuccia esterna.

La guaina rimase invariata rispetto al passato mentre le cravatte, pur conservando il colore di fondo turchino , erano ora realizzate con un semplice pezzo di seta alto circa IO centimetri privo di ripiegatura , sul quale veniva ricamato il numero del reggimento ed il predicato della brigata ; i cordoni con fiocchi rimasero inalterati per forma e dimensioni, ma divennero ora di filato d'argento misto a seta turchina.

La nuova freccia utilizzata sul m / 1832 rappresentò la logica evoluzione del tipo in dotazione ai cacciatori.

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L'aspetto è infatti simile, con la cuspide allungata e decorata da cinque fog li e di palma che escono dal supporto di base, il tutto sormontato dalla corona lavorata a piatto; solo la gorbia presenta piccole differenze, quali ad esempio le due fasce in rilievo.

Le dimensioni del nuovo modello vennero fissate in 1 metro e 15 centimetri per lato ed in 4 centimetri per la fettuccia esterna.

Gli stendardi ed i guidoni in dotazione alla cavalleria ed ai dragoni fino alla fine del XVIII secolo venivano realizzati ad «opera doppia», ossia su due teli cuciti tra loro .

.li materiale usato era il damasco, pesante tessuto di seta a fiorami caratterizzato dalla diversa lucentezza tra il fondo ed il disegno, con il ricamo eseguito con fili d'oro, d'argento e di seta colorata su pezzi dello stesso tessuto cuciti successivamente sui due teli principali.

Si trattava in effetti di vere e proprie opere d'arte, molto più costose delle bandiere di fanteria ma anche molto più resistenti, dato che potevano restare in servizio anche per quaranta anni e più.

Fin dagli inizi del secolo venne usata una fettuccia di rinforzo, realizzata sempre in gallone dorato , detta «molletto>>, che veniva cucita lungo gli orli esterni nascondendo così anche la giuntura dei due teli; i quattro lati del drappo erano inoltre guarniti da una frangia di filato d'oro a lt a mediamente 3 centimetri

Le guaine di fissaggio erano simili a quelle della fanteria, ritagliate nell'ormesino o nel taffetà del colore di fondo dell'insegna, foderate con robusta tela grezza ed inchiodate all'asta alle due estremità.

Le aste erano del tradizionale modello a «lancia da torneo», realizzate in legno di trassino o di tiglio a sezione circolare, salvo due tratti posti sopra e sotto l'impugnatura, che erano a sezione ottagonale con spigoli vivi, abitualmente intagliate a motivi floreali.

La coloritura veniva eseguita con vernice ad olio turchina per tutte le compagnie, con decorazioni in oro per la sola compagnia Colonnella, secondo quanto prescritto dal documento del 18 settembre 1671.

Solo nei contratti pubblicati a partire dal 1730 si comincia a citare abitualmente la coloritura turchina delle aste per qualsiasi insegna; numerose sono però le differenze rilevate dei manoscritti, nei quali le aste appaiono di colori diversi a secondo del tipo di insegna e del reggimento:

• Manoscritto militare 157:

- aste di colore rosso per le Guardie del Corpo. per Piemonte Reale cavalleria e per i dragoni di Piemonte;

- aste di colore turchino per Savoia cavalleria, per i dragoni di S.M., per i dragoni della Regina e per i dragoni di S.A.R.;

- aste di colore giallo per i dragoni di Sardegna.

• Manoscritto militare 147:

- aste di co lore rosso per tutti i reggimenti, ad eccezione dei dragoni di S.A.R. che hanno le aste di colore giallo,

• Manoscritto H II 38:

- aste di colore rosso per le Guardie del Corpo, per Piemonte Reale cavalleria, per i dragoni di S. M. e per i dragoni di Piemonte;

- aste di colore turchino per Savoia cavalleria;

- aste di colore verde per i dragoni di S.A.R.;

- aste di colore giallo per i dragoni della Regina e per i dragoni di Sardegna.

A partire dal 1730 tutte le aste appaiono munite oltre che di tallone, anche di supporto munito di anello scorrevo le fissato lateralmente sopra l'impugnatura, mediante il quale l'asta s i agganciava alla bandolìera; tutti i fomimenti erano in ferro forbito e lucido.

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Per quanto riguarda gli accessori, fin dall'inizio del secolo vengono menzionati i cordoni in seta gialla annodati sotto la freccia, con fiocco in filato d'oro; nel contratto del 27 aprile 1730 si citano cordoni in seta oro e turchina per le Colonnelle ed oro e crem i si per le Ordinanze, lunghi circa 60 centimetri e tutti guarniti da fiocchi di filato degli stessi colori.

In questo periodo vengono c itate per la prima volta anche le cravatte, realizzate in damasco bordato con il «molletto» e guarnite con piccola frangia al fondo, entrambi in oro.

La cavalleria aveva le cravatte turchine sullo stendardo Colonnello e cremisi su quelli d'Ordinanza, mentre i dragoni le avevano cremisi sulla cornetta Colonnella e turchine su quelle d'Ordinanza; erano lunghe 90 centimetri in tutto e venivano annodate alla base della freccia.

L'unico esemplare di freccia utilizzata dal l 730 giunto fino ai nostri giorni è attualmente conservata presso il Mu seo Nazionale d'Artiglieria di Torino e coinc ide in sostanza con quanto riportato nei contratti.

Presenta una cuspide di forma allungata con i bordi esterni ondulati, decorata con le grandi armi del regno complete di corona, di leoni e di collare dell'Annunziata finemente incisi; la cuspide poggia s u di una gorbia a sezione ottagonale guarni ta da una ser ie di anelli alle estremità.

Le due facce esterne della gorb ia presentano delle volute incise; alla base sono saldate due bandelle munite di fori, definite «fiamme» nei contratti di appalto, grazie ai quali la freccia veniva inchiodata ali' asta.

Quest'ultimo particolare contrasta con quanto prescritto dai capitolati d'epoca che prevedevano ben quattro di queste bandelle, ognuna provvista di otto fori per i chiodi: sul verso della freccia avrebbero dovuto essere inciso lo stemma del colonnello comandante del reggimento.

Questo modello di freccia viene raffigurato solo nel manoscritto H VIII 53, ove tutte le frecce delle insegne di cavalleria e dei dragoni appaiono chiaramente decorate da incisioni simili a quelle dell'originale che abbiamo descritto.

A questo proposito è importante riprendere i due documenti del 1746, riguardante le insegne dei dragoni di Piemonte , e del 1750, riguardante le Guardie del Corpo, entrambi ricchi di dettagli interessanti sulle aste, sulle frecce, sulle cravatte e sui cordoni dei reparti a cavallo

Nel primo caso si afferma che ogni cornetta doveva avere «una cravatta di colore h/eu celeste della lunghezza secondo la mostra con piccola frangia d'oro all'intorno di mezz'oncia (circa 1 centimetro e mezzo N.d.A).

Un cordone metà oro metà seta hleu celeste della grossez;,a del pica ... (sic) e della lunghezza secondo la detta mostra con due ouppe. (fiocchi N.d.A)

Più la lanza di detto stendardo dovrà essere dorata ed avere da una parte le armi di S.M. e dall'altra quelle del reggimento, e sarà inchiodata da quattro parti dell'asta, il tutto secondo la detta mostra.

ALia suddetta asta si deve mettere al piede un ferro della lunghezza di un piede manuale con un altro ferro ed un anello quale deve servire per il crocetta (ganc io N.d.A) del cornetta e detta asta sarà colorita, cioè una bleu celeste di vernice fatta all'oglio e l'altra rossa. Vi vogliono due borze per caduno di detti stendardi, cioè una di cotti' e l'altra di vacca di Rus sia" .

Poche sono le differenze citata nel documento riferito alle Guardie del Corpo, ma tutte estremamente interessanti, ovvero:

" le lancie o sieno piche dei detti stendardi debbono essere dorate, ed avere da una parte le armi di S.M. e dall'altro il ritratto espresso in caduno di essi stendardi omissis.

Alla detta asta omissis e detta asta sarà colorita di vernice bleufatta ad olio.

Vi vogliono due borze, o siano coperte per caduno di detti stendardi, cioè una di cotty e l'altra di marocchino".

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L'importanza di questi due testi appare evidente, soprattutto per ciò che riguarda la decorazioni delle frecce , che da un lato avevano le armi del Regno e dall'altra quelle del reparto, sostituite queste, per le Guardie del Corpo, dalla figura ricamata su ciascuno degli stendardi.

Gli stendardi, le cornette e le fiamme raffigurate nel Ms. mil. 102 avrebbero dovuto e s sere realizzate con la stessa tecnica utilizzata per le bandiere di fanteria m/1774; avrebbero dovuto , perchè come già sottolineato, non esiste la certezza che siano mai state reali z zate e di s tribuite ai reparti.

Anche per quanto riguarda le frecce per la cavalleria brancoliamo nel buio; il Mu s eo di Castel S. Angelo in Roma conserva un esemplare che potrebbe essere attribuito alle insegne dei reparti a cavallo di questo periodo.

La freccia ha una cuspide lavorata a piatto, decorata dalle cifre V.A. intrecciate e coronate eseguite a traforo, ed una gorbia tubolare e liscia molto semplice , sormontata da una specie di anello piatto e munita di due fori alle estremità inferiori in cui passavano i chiodi di fissaggio.

Con l'adozione delle insegne m/1815 cessò definitivamente l'uso del telo doppio e si introdusse, come per la fanteria , il telo unico di mohair sul quale venivano riportati tutti gli eleme nt i decorativi; solo i profili degli scudi, delle cornici , delle stelle, delle fiamme e della croce veni v ano eseguiti in ricamo d'oro o d ' argento.

Le insegne della cavalleria non avevano la fettuccia di rinforzo cucita a cavallo degli orli esterni del drappo.

Solo per gli stendardi delle Guardie del Corpo si continuò ad usare il doppio telo di damasco guarnito di frangia in filato arricciato d'oro, interamente ricoperto di ricami in oro, in argento ed in filo di seta colorata.

Le bandiere continuarono generalmente ad essere dotate di guaina turchina rinforzat a in tela, e di cordoni con fiocchi simili a quelli utilizzati per la fanteria; le cravatte erano invece ricavate da due pezzi distinti di seta turchina e guarnite di frangia in filato d ' oro alle estremità.

Le dimensioni dei vari tipi di drappo erano le seguenti:

• stendardi di cavalleria: 50 centimetri per lato;

• cornette dei dragoni: 60 centimetri di altezza, 85 di lunghezza alle punte e 50 all'incavo;

• fiamme dei cavalleggeri: 60 centimetri di altezza , 50 di larghezza e 85 alla punta.

Le aste utilizzate sulle insegne m/1815 erano ora interamente a sezione ottagonale s alvo l'impugnatura, che era lavorata a settori ovoidali, e la parte terminale che era rotonda; poco sopra l'impugnatura era fissata l'asta con anello scorrevole, entrambi in ferro lucido.

Tutte le aste erano ora dipinte con vernice ad olio di colore rosso scarlatto.

Nei disegni allegati al regolamento del 1815 appare, per tutte le insegne della cavalleria, una freccia traforata decorata dalla palma a due foglie coronata , praticamente lo stesso modello adottato l'anno prima per i reparti di fanteria

Tutti gli esemplari esistenti sono però dotati di frecce completamente diverse, definite nei vari cataloghi come «m/1848» , ovvero quelli utilizzati sulle bandiere tricolori di primo modello; queste frecce , secondo una tesi molto diffusa, sarebbero state montate erroneamente sulle vecchie insegne durante maldestri restauri eseguiti nel secolo passato.

Che sulle frecce in questione appaia l'emblema tipico del periodo tardo Albertino è un dato inconfutabile , ma appare poco plausibile che nemmeno una delle insegne di cavalleria abbia conservato la propria freccia e che i musei, pur responsabili di assemblaggi di varia natura , abbiano avuto a disposizione un così gran numero di frecce da utilizzare per azzardate operazioni di restauro.

Se si osservano con attenzione questi esemplari si notano differenze strutturali rispetto al vero m/ 1848; la gorbia è infatti identica a quella della freccia m/1814 da fanteria, e quindi questo

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fu, con tutta probabilità, il modello adottato per le insegne di cavalleria, modificato ed esteso poi alle bandiere tricolori m/1848.

Gli stendardi m/1832, realizzati con la stessa tecnica usata per le bandiere di fanteria, misuravano solo 57 centimetri di altezza e 47 di larghezza; erano guarniti dalle stesse cravatte prescritte per la fanteria prive però di indicazioni concernenti il reparto di appartenenza, ma ornate di corta frangia in filato d'argento.

Lo stendardo della neocostituita compagnia delle Guardie del Corpo venne approvato il 24 aprile ed adottato il 19 maggio 1832: era identico per forma e dimensioni a que!Jo di cavalleria, ma era di un insolito colore arancione intenso - la cui origine e significato sono del tutto oscuried era ornato da un' altrettando insolita croce con le braccia accorciate e a punta, sormontata dalla corona reale ricamata in oro; altra caratteristica peculiare furono le ricche stole in damasco azzurro frangiate d'argento, sulle quali erano riportate le cifre reali e l'iscrizione «G uardie del Corpo», racchiuse in un serto di foglie di alloro, il tutto ricamato in argento.

Le aste degli stendardi furono da quest'epoca identiche a que!Je della fanteria, solo più corte; anche le frecce erano uguali a quelle dei reparti a piedi ma di dimensioni ridotte.

L'asta dello stendardo delle Guardie del Corpo, rivestita di velluto rosso e ornata da chiodi a spirale, ed era sormontata da una freccia di mode!Jo del tutto particolare, costituita da una gorbia simile a que!Ja della freccia m/1814 e da una cuspide a forma di lancia sorretta da una corona reale eseguita tutto tondo, poggiante a sua volta su di uno scettro posto in orizzontale.

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Dal Regno di Napoli al Regno delle Due Sicilie 1734-1860

Dopo che nel 1734 Carlo III di Borbo ne ebbe vinto gli Austriaci, Napoli tornò ad essere la capitale di uno stato indipendente dopo oltre due secoli di signorie straniere.

Pur trattandosi di un regno indipendente, però, Napoli aveva legami strettissimi con la Spagna, aveva un Borbone sul trono , aveva riconqui s tato l'indipendenza grazie ad un esercito spagnolo; logico quindi che l 'o rganizzazione militare risentisse, almeno nei primi decenni, di questi vincoli, di questa sua origine, che spagnole fossero le ordinanze e la lingua di servizio e che di derivazione spagnola fossero quindi anche la bandiere.

Sia pure con qualche variante le bandiere napoletane si rifacevano infatti ai modelli spagnoli introdotti in uso dalla Reale Ordinanza del 28 febbraio 1708 , modificata poi nel 1737.

Ogni reggimento di fanteria aveva in dotazione tre inse g ne, una detta «Colon nella » e le altre due «Sensiglie>> 1: la Colonnella era bianca con le grandi armi del Regno coronate e attorniate dagli ordini cavallereschi, mentre le altre due, pure bianche , erano ornate dalla cosiddetta «Croce di Borgogna» rossa con corone dorate poste all'estremità dei bracci, o «basto ni » c he dir si vog lia , secondo le prescrizioni dell ' ordinanza spagnola: «y cuatro coronas que cierren la s puntas de las aspas »

Documento di grande importanza a supporto di quanto prescritto dalle ordinanze è costitu ito da una tela di anonimo, ascrivibile agli anni immediatamente s ucces sivi al 1750 , conservata presso il Museo Nazionale di San Martino a Napoli e raffigurante una delle prime parate svoltesi a Piedigrotta.

La tela conferma, come abbiamo detto. i dati ufficiali pur se non ci permette di aggiungere altri dettagli a causa delle dimensioni dei soggetti riprodotti.

Se infatti sono chiaramente identificabili le bandiere <<Sensigl ie » decorate dalle croci di Borgogna rosse e dalle corone, e si distinguono anche dei particolari aggiuntivi, quali le aste di legno, i puntali dorati e le cravatte, una bianca ed una rossa, le bandiere «Colonnelle» dei diversi reggimenti, i cui Alfieri formano un gruppo compatto, appaiono solo come delle macchie bianche dal centro multicolore.

Lo stesso dipinto inoltre ci fa conoscere inoltre un'interessante variante di inversione di colore.

Infatti sia il reggimento di fanteria « Real Macedonia» che i tre reggimenti dragoni presenti alla parata hanno «s ensiglie» di colore rosso con croce di Borgogna bianca.

Il motivo di questa inversione di colori ci è tuttora ignoto anche se per il Real Macedonia lo si potrebbe attribuire al fatto di essere quel reggimento composto di Albanesi e di non essere quindi, secondo la terminologia militare napoletana, un reggimento « nazionale », mentre per i reggimenti di cavalleria e dragoni il ros so come colore di fondo si deve arttribuire senz'altro all'usanza spagno la.

Capitolo
Secondo
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I Il termine deriva dallo spagnolo «Se ncillo » che significa semplice.

Gli stendardi dei dragoni raffigurati nel quadro sono di piccole dimensioni e sono guarniti su tre lati da corta fra ng ia in filato d'argento.

Bandiere le gge rmente diverse da queste ebbero i reggimenti «provinciali», almeno finchè vissero questa loro partic olare condizione di << milizia» chiamata in servizio solo periodicamente, e cioè negli anni c he vanno dal 1744, quando vennero istituiti, al 1765, quando vennero definitivamente incorporati nell'esercito.

L ' articolo VI del Titolo TI della «Ordinanza per la formazione, regolamento, servi z io , Suss iJte n::,a e Disciplina d e lLi Dodici Reggimenti Provinciali del Regno di Napoli» rifacendosi ancora una volta a modelli spagnoli, disponeva che <<ciascheduno dè Reggimenti Provinciali terrà tre bandiere uniformi a tutte le altre dell'Esercito; con distinzione però, che solamente la Bandiera della Compagnia del Colonnello porterà l'Impresa Reale, collocando bensì nè quattro angoli della medesima l'Impresa della Provincia, di cui sarà il Reggimento: e la Bandiera della Compagnia del Tenente Colonnello, e quella del primo Capitano dovranno tenere la croce di Borgogna; collocandosi nel vacuo superiore di essa l'Impresa della suddetta Provincia, e negli altri tre le seguenti parole, cioè Reggimento della Provincia di ».

Il sistema di distinguere i reparti ponenndo lo stemma della provincia di appartenenza sulle bandiere lo ritoveremo in seguito sulle bandiere dei Provinciali della fine del secolo.

Un 'altra variante di notevole importanza riguardo alle insegne convenzionali di questo primo periodo è rappresentata dalle bandiere dei reggimenti siciliani, nella fattispecie del reggimento Valdemone, raffigurate in un affresco dipinto sopra la porta di una delle sale di Palazzo Castrone, poi Giardina di Santa Ninfa, situato tra Corso Vitto1io Emanuele TI e Vicolo del Lombardo a Palermo.

L'affresco, di buona fattura, rappresenta una scena bucolica in cui appaiono gruppi di nobili riuniti in una specie di pic-nic campestre che si svolge alla presenza dell'intero reggimento Valdemone nel quale fanno bella mostra di sé la bandiera Colonnella e la Sensiglia.

La Colonnella presenta il drappo bianco contornato da una cornice in cui si alternano rettangoli gialli e quadrati rossi e neri , al centro del quale campeggia l'aquila coronata di Sicilia con le grandi armi del Regno caricate in petto.

La Sensiglia ha anch'essa il drappo bianco contornato dalla stessa cornice decorata però da fiammelle gialle, rosse e nere anziché da rettangoli , al centro del quale campeggia la croce di Borgogna le cui braccia non hanno corone alle estremità.

Queste bandiere sono comunque in linea con i privilegi di cui godevano i tre reggimenti Siciliani, qui rappresentati dall'aquila siciliana e dalle cornici tricolori, dei quali il giallo e il rosso volevano rappresentare sicuramente i colori araldici dell'isola e il nero, probabilmente la «valle» da cui il reggimento prendeva il nome.

Le bandiere hanno le aste di legno naturale, il puntale dorato e le cravatte bianche e rosse secondo l'ordinanza.

In una splendida raccolta di stampe acquarellate raffiguranti l'esercito come era verso il 1780, scoperta da poco ed appartenente ad una collezione privata romana, appare l'insegna del reggimento Real Palermo che, rispetto ai modelli in uso, presenta alcune varianti di notevole interesse , ovvero:

- le corone d'oro non sono più collocate alle estremità delle braccia della croce di Borgogna bensì ali' interno degli spazi triangolari del drappo;

- l'asta è di legno dipinto a spirali bianche e rosse;

- le cravatte sono entrambe di colore rosso

Questa bandiera ci pone dei quesiti cui non è facile dare una risposta: siamo in presenza di un modello di insegna particolare in dotazione ai reparti <<Reali»-Real Borbone, Real Farnese, Real

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Napoli, Real Palermo, Real Italiano, Real Campania - oppure si tratta di un modello di transizione prima dell'abolizione definitiva delle corone, che spariranno, come vedremo, di li a poco?

L'unico dato certo è che le tenute raffigurate nella serie sono perfettamente in regola con le ordinanze dell'epoca.

Un discorso a parte va fatto per le insegne dei due reggimenti di fanteria della Guardia allora in servizio, il reggimento delle Reali Guardie Svizzere e quello delle Reali Guardie Italiane, per quelle dei reggimenti Svizzeri e dei reggimenti esteri.

I reggimenti delle Guardie Italiane e delle Guardie Sizzere avevano anch'essi Colonnelle e Sensiglie ma con caratteristiche del tutto diverse, perlomeno fino alla fine degli anni ottanta, anch'esse mutuate dalle ordinanze spagnole.

Queste bandiere particolari son raffigurate all'interno di un opera monumentale, il «Teatro Militar d'Europa», compilato tra il 1758 e il 1760 dal marchese AlfonsoTaccoli, nel quale sono raffigurate con minuzia e dovizia di particolari gli eserciti degli stati europei soggetti ai Borboni, Spagna, Francia ed ovviamente Napoli; il manoscritto è conservato presso la Biblioteca del Palazzo Reale di Madrid.

I due reggimenti di guardia avevano in dotazione, contrariamente a quanto prescritto per la linea, una bandiera Colonnella «dinastica» con il drappo seminato di gigli d'oro, e le Sensiglie identiche alle colonnelle dei reggimenti di linea; le colonnelle erano di colore «morado» per il reggimento svizzero e di colore scarlatto per il reggimento italiano.

Mentre il rosso era il colore dinastico della casa di Borbone-rosse erano le coccarde dell'esercito e rosso sarà il colore che ritroveremo nelle bandiere ottocentesche della Guardia Realeil morado era il caratteristico colore delle bandiere del reggimento delle Reali Guardie Spagnole, una specie di viola intenso ottenuto mescolando in parti diseguali il rosso e il nero.

Nell'armata spagnola infatti i due reggimenti di Guardie, quelle Spagnole e quelle Vallone, avevano anch'essi in dotazione una tipologia di bandiere simile: il primo aveva la Colonnella di colore «morado» seminata di gigli d'oro e le Sensiglie bianche ornate dalla croce di Borgogna rossa coi bracci coronati, al centro della quale campeggiavano le Armi del Re gno circondate dal Toson d'Oro e sostenute da due leoni.

Il secondo invece aveva la Colonnella e le Sensiglie uguali a quelle delle Guardie Spagnole ma col fondo rispettivamente bianco e blu scuro.

Dei reggimenti svizzeri esistenti in questo primo periodo, Wirtz, Jauch e Tschudi conosciamo le bandiere Sensiglie ma non le Colonnelle, che erano probabilmente simili a quelle degli altri reggimenti.

Di quest'ultimo reparto sono note anche le insegne che possedeva nel 1733 quando, come reggimento Niderost al servizio spagnolo, i suoi primi tre battaglioni accompagnarono a Napoli l'infante Don Carlo di Borbone, divenuto l'anno dopo Re di Napoli.

L'originale della bandiera sensiglia, conservato in Svizzera presso l'Historische Museum di Samen, è molto interessante poiché riunisce le caratteristiche delle bandiere svizzere e quelle delle bandiere spagno le dell'epoca.

Il drappo era attraversato dalla grande croce bianca ed era ornato da sei fiamme per campo di colore rosso, nero, giallo, bianco, blu e rosso: su tutto campeggiavano i due bastoni di Borgogna scarlatti con le corone d'oro alle estremità.

Questa bandiera dovette durare assai poco dato che ne esiste un altra di aspetto differente conservato attualmente a Schwyz e riportato a suo tempo anche nel «Fahnen buch »; il drappo misura 2 metri e 30 centimetri per lato, è sempre ornato dai bastoni di Borgogna le cui estremità però sono prive di corona e toccano gli angoli del drappo, e da cinque fiamme di colore nero , giallo, rosso, blu e bianco.

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Le bandiere degli altri reparti sv izzeri erano al solito caratterizzate dalla grande croce bianca e dai quarti ornati da «fiamme» variamente colorate, ovvero:

• reggimento Wirtz:set te fiamme blu, rosse, bianche, nere , bianche, rosse e blu ;

• reggimento Jauch: nove fiamme blu, rosse, bianche, nere , grigie, nere, bianche, rosse e blu;

• reggimento Tschudy: nove fiamme blu, rosse, bianche, gialle, verdi, gialle, bianche, rosse e blu:

Di queste bandiere esistono due versioni, quel la riportata da May de Romainmotier s ul I' «Histoire Militaire» pubblicata nel 1788 a Losanna e quella di Italo Cenni, che differiscono tra loro solo per la disposizione dei colori: per il reggimento Wirz , tuttavia, de May de Romainmotier raffigura la bandiera attraversata da una rossa croce di S.Andrea ed ornata da quattro fiamme nere , bianche , rosse e blu.

Sempre grazie alle due fonti citate conosciamo anche le nuove insegne del reggimento delle Reali Guardie Svizzere: nel primo caso la bandiera è guarnita da quattro fiamme per campo, di colore rosso, bianco, giallo e nero, nel secondo le fiamme sono nere , bianche, gialle e rosse.

Italo Cenni riporta anche la Colonnella, bianca , disseminata di piccoli gigi i d'oro, con al centro uno scudo barocco con le armi reali.

Le insegne degli altri reparti esteri inquadrati fino al J789 nell'esercito ci sono ancora sconosciute, con la sola eccezione del reggimento vallone di Namur, il cui alfiere con relativa bandiera sensiglia appare su una delle tavole che costituiscono la collezione Winkhuizen custodita a New York presso la Public Library.

La bandiera è completamente bianca con al centro uno scudo ovale attorniato da bandiere e sormontato da corona, nel quale appaiono delle armi gentilizie che, nonostante tutte le ricerche effettuate, restano ad oggi sconosciute; l'asta sembra essere in legno naturale, sormontata dalla classica picca in metallo dorato sotto la quale sono annodate due larghe cravatte, una bianca ed una rossa, bordate e frangiate d'oro.

Nel 1795 la compagnia delle Reali Guardie del Corpo, formata da giovani delle più nobili famiglie del regno, venne sciolta perché nella loro cerchia c'era chi affettava simpatie per il «giaco binismo», per le nuove idee che trionfavano in Francia; lo scontro con la rivoluzione era ormai vicino.

Al suo posto venne creato il Real Corpo delle Guardie composto di ufficiali dei vari corpi dell'esercito, e strutturato su due divisioni di fanteria e due di cavalleria, oltre ad un plotone separato, ai quali venne assegnata una bandiera ed uno stendardo.

La bandiera ebbe « .;/ campo rosso sparso di piccioli gigli in oro; nel centro della quale vi sarà lo Scudo delle Reali Armi ricamato in oro, argento e sete colorite » risultando del tutto s imile a quella delle Guardie Svizzere salvo per il colore di fondo che sottolineava lo status «Reale» del nuovo reparto.

Le Guardie del Corpo a cavallo ebbero un'insegna del tutto simile ma a forma di stendardo, bordato di frangia in argento.

Pur se il comportamento dei quattro reggimenti di cavalleria napoletana in Alta Italia durante la campagna del 1796 era stato splendido, e non erano mancate neppure le lodi di Napoleone , l'esercito, nel suo complesso, mancò alla prova soprattutto per deficienza di comandanti, e, intrapresa la guerra sul finire del 1798 , si sbandò nel giro di poche set t imane mentre a Napoli ed in quasi tutta la parte continentale del regno veniva proclamata la repubblica.

Quel che non aveva saputo, o potuto, o voluto fare l'esercito, lo seppe fare la popolazione: le «masse» calabresi e pugliesi del cardinale Ruffo, i contadini d'Abruzzo, gli insorti di Terra di Lavoro riuscirono, pur con il concorso di circostanze favorevoli, a ricacciare i Francesi ed arimettere Ferdinando IV sul trono.

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Con la restaurazione del dominio borboni co l'esercito venne radicalmente riorganizzato, sciogliendo e ricostituendo ex-novo molti reggimenti, cambiando, ancora una volta, le uniformi ma sopra ttutto introducendo in uso nuove bandiere, la cui prima menzione, per quel che attiene la fanteria, possiamo rintracciare nel «Regolamento ossia Ordinanza colla quale si prescrive la forma de Vestiari, Equipaggi, Cuoiame ed armamento, di cui dovrà far uso il nostro Real Esercito» datato 1° giugno 1800, che verrà confermato poi dal successivo Regolam ento del 1803.

Il documento in questione è di importanza capitale: sancisce infatti l'abbandono definitivo delle bandiere di modello spag nolo e l'adozione della croce costantiniana dell'Ordine di San Giorgio, di carattere più schiettamente nazionale.

All'articolo 20 - «Delle Bandiere per uso della Infanteria» - il regolamento dispone: «ogni Reggimento avrà 6 bandiere, cioè 2 per ogni Battaglione. Una sarà denominata Colonne/la; tutte le altre sensiglie.

A proposito della Colonnella stabilisce poi; «Tutto il campo della bandiera sarà bianco, d' ormesino a due capi hen battuto, della dimensione di palmi otto in quadro (circa 1 metro e 87 centimetri).

Da una parte verrà ricamato in seta lo stemma delle nostre Regali Armi, dall'altra opposta vi sarà anche in ricamo la Croce Costantiniana, e wtto di essa le lettere indali indicanti il Reggimento, a co lor nero. Nei quattro angoli di amho i campi vi saranno ricamati quattro gigli con seta gialla, in mezza di una ghirlanda di alloro di figura ovale»

Le bandiere Sensiglie , invece , «saranno costrutte di stoffa, consimili a quella Colonnel/a, e della medesima dimension e. In ambo Le parti verrà ricamata la Croce Costantiniana, e sotto di quella le lettere iniziali».

L'o rigine dell'ordine costantiniano di San Giorgio, la cui croce troviamo ora sulle bandiere, viene fatta risalire a Costantino il Grande, che lo avrebbe costituito nel 313 dopo Cristo, ma gli storici ne attribuiscono la paternità all'imperatore bizantino Isacco Angelo Comneno, il quale, ad imitazione delle mili zie rei igiose delle crociate, costituì nel 1190 l'associazione cavalleresca di carattere militare-religioso, consacrandola alla difesa dell'impero.

Alla fine del XVII secolo l'u ltimo dei Comneni, Giovanni Andrea Flavio dei Lascaris Paleologhi, duca di Tessaglia e principe di Macedonia, privo di discendenza, assegnò il Gran Magistero dell'ordine a Francesco I Farnese duca di Parma e Piacenza e ai suoi successori.

L 'a tto ebbe la conferma e l'approvazione dell'Imperatore Leopoldo I e del papa Innocen zo XII.

Essendo nel 1731 estinta la famiglia Farnese, l'Infante don Carlo, figlio di Filippo V Re di Spagna e di Elisabetta Farnese, divenne erede del Ducato di Parma e assunse il titolo di Gran Maestro dell'Ordine Costantiniano.

Salito nel 1734 sul trono dì Napoli, trasferì nel regno la sede dell'Ordine nonostante le proteste del Duca di Parma Don Filippo e dì suo figlio Ferdinando.

T orniamo alle nostre bandiere: fortunatamente, una volta tanto alle prescrizioni scritte si accompagnano i disegni ufficiali anche se tra le une, in Italia, e gli altri, nella collezione Anne S.K.Brown di Provid ence, c'è di mezzo l'oceano; nella citata collezione sono infatti conservati due disegni originali, probabilmente allegati al regolamento.

Di queste insegne, che definiremo m/1800, esis tono anche nove esemplari - in origine erano dieci ma uno è sparito - catturati dai francesi nel 1806 a Lagonegro, a Campotenese e a Franca villa e conservate presso la Camera dei Deputati a Parigi.

Dei nove esempla ri, due rappresentano le Colonnelle dei reggimenti di linea Real Principessa e provinciale di Abruzzo Citra, sette rappresentano le Sensiglie dei reggimenti di linea Real Sanniti (quatt ro), Real Principessa (uno) e Real Alemagna (due).

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Si riporta in dettaglio la descrizione di questi esemplari che rimarranno in uso , pressochè invariate, fino alla fine del regno di Francesco II 0 :

• Bandiera Colonnella:

Drappo bianco , misurante 2 metri in quadratura, recante nei quattro angoli due serti di alloro ricamati in seta verde ed intrecciati alla sommità, in ciascuno dei quali è racchiuso il giglio in ricamo di seta d'oro.

Al centro del drappo, sul verso, sono ricamate in filo di seta colorato le grandi armi del regno, racchiuse in un grande scudo barocco, attorniato dagli ordini del Toson d'Oro, Costantiniano di S.Giorgio, di San Gennaro e di S.Ferdinando e del Merito, e sormontato dalla corona reale, il tutto in ricamo d'oro

Sul recto appare la croce gigliata dell'ordine costantiniano di San Giorgio, di colore rosso porpora, caricata del monogramma di Cristo in oro (X e P ) posto tra le lettere greche maiuscole alfa ed omega;

alle quattro punte della croce sono le quattro iniziali d'oro I .H.S.V . (In Hoc Signo Vinces).

• Bandiera Sensiglia:

Identica alla bandiera Colonnella ma con la croce dell'ordine costantiniano di San Giorgio ricamata sia sul recto che sul verso.

Su entrambi i tipi di insegna veni vano riportate le iniziai i identificative del reparto cui appartenevano, ricamate in filo nero lungo l'orlo inferiore del drappo, tra i due rami di alloro degli angoli.

Le tipologie esistenti sono:

- R.F.R.P. "' : Reggimento Fanteria Real Principessa 2°; 20

- R.F.R.S. : Reggimento Fanteria Real Sanniti;

- R.F.R.P. : Reggimento Fanteria Real Principessa;

- R.F.R.A. "': Reggimento Fanteria Real Alemagna.

Tutte le bandiere erano provviste di aste in legno dipinte a strisce spirali bianche e di rosse, sormontate da una freccia in metallo dorato a forma di foglia, sotto la quale erano annodate due sciarpe in seta, una bianca ed una rossa, e due cordoni con grossi fiocchi in filato ritorto d ' oro.

Nel gruppo di bandiere che si trovano a Parigi ce n ' è una , come abbiamo visto, il cui verso si distacca nettamente da quello delle altre raffigurando, anziché la Croce Costantiniana, I'emblema della provincia cui apparteneva il reggimento, appunto un reggimento «provinciale»; nella fattispecie si tratta del JO dell ' Abruzzo Citra - a un dipresso le attuali provincie di Chieti e di Pescara - come viene indicato dalle iniziali «F. V.P.A.C.I.R.» che stanno per «Fan teria Volontaria Provinciale Abruzzo Citeriore Primo Reggimento ».

Anche questa bandiera corrisponde perfettamente alle prescrizioni ufficiali contenute nel1'editto sull'organizzazione delle truppe provinciali «Mditia Provincialis i nstituitur» del 12 luglio 1800.

L' ruticolo 16 dell'editto prescriveva infatti che: «le bandiere e gli stendardi dei reggimenti avranno impresso da una parte lo stemma delle Nostre Reali Armi, e dall'altra quello della rispettiva Provincia, coll'indicazione numerativa del Reggimento».

L'asta, la freccia , le sciarpe ed i cordoni delle bandiere dei reggimenti Provinciali erano identiche a quelle in uso per le insegne dei reparti di linea.

I regolamenti non parlano degli stendardi di cavalleria e dragoni, ma un disegno della collezione Brown ce ne offre fortunatamente una raffigurazione ufficiale che non si discosta se non per misure e dettagli dai modelli di bandiere approvate per la fanteria

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Lo stendardo in questione aveva il drappo quadrato di seta bianca bordato di frangia di filato arricciato e di ricamo a volute, il tutto in oro ma privo di gigli, di se rti di alloro e di iscrizioni.

Al centro del drappo era ricamato il grande scudo barocco con le armi real i e gli ordini equestri, mentre dall'altra parte, non visibile nel disegno, doveva certamente campeggiare la croce del Costantiniano; lo stendardo era provvisto di asta a lancia di torneo esagonale, sormontata da freccia in metallo dorato e guarnita di sciarpe bianche e rosse e di cordoni con fiocchi d'oro. Quasi certamente gli ste ndardi sensigli erano identici ma decorati su entranbe le facce dalla croce del Costantiniano.

Così, per un caso fortuito, proprio sul finire del seco lo dei lumi - per Napoli il Settecento finisce con il 1806, l 'occ upazione e il <<decenn io francese» abbiamo una serie completa di bandiere che ci permetterà di inquadrare anche le bandiere in uso nel periodo che va dalla Restaurazione al 1860.

Le vicende storiche del periodo compreso tra il 1800 e il 1806 sono note: sottoscritto il trattato di pace con la Francia, l'esercito rientrava in patria e veniva riordinato nel1 'aprile del 1801 pur tra mil1e difficoltà di carattere economico e politico - non bisogna dimenticare che i francesi occupavano, secondo una clausola del trattato di pace, il litorale adriatico e ionico dal Tronto fino a Taranto - difficoltà che portarono alla sospensione di ogni nuovo reclutamento nel g iugno del 1803.

Nel frattempo l'ostilità della corte di Napoli verso Parigi - non dimentichiamo che la regina era la sorella di Maria Antonietta - cresceva sempre più , tenuta a freno solo dalla presenza del corpo di occupazione franco-italico di Gouvion de Saint Cyr, fino a tollerare le diserzioni fomentate da agenti britannici tra le file dei reparti napoletani, e a nominare nel 1804 Ispettore Generale dell'esercito il fuoriuscito francese Damas, particolarmente inviso alla Francia.

L'anno dopo il corpo francese veniva ritirato da Napoleone, che ne aveva bisogno per utilizzarlo di lì a poco contro l'Austria, e che fingeva di credere alle buone intenzioni del governo di Napoli.

Nel settembre del 1805 l'ambasciatore napoletano a Parigi firmava un trattato di neutralità, quando già dieci giorni prima il suo governo aveva sig lato un trattato con i russi e preparava un accordo con gli inglesi per schierarsi al loro fianco contro la Francia.

Poco dopo un corpo di spedizione anglo-russo sbarcava a Napoli, si duniva all'esercito napoletano, e si andava a schierare lungo la frontiera pontificia, minacciando così il fianco meridionale del sistema militare francese.

Ai primi del gennaio 1806 tuttavia, appresa la notizia della vittoria di Austerliz , glianglorussi si inbarcavano lasciando l'esercito napoletano da solo a fronteggiare i francesi, le cui truppe più vicine erano di stanza ad Ancona e a Bologna.

Abbandonato dagl.i alleati il re Ferdinando IV restava in balia di Napoleone, che aveva affermato che «la dinastia di Napoli ha cessato di regnare» e che aveva spedito contro di lui un grosso esercito comandato da Massena , il cui compito era quello di mettere il fratello Giuseppe sul trono dei Borboni.

Fallito il tentativo di far insorgere il popolo come era avvenuto nel 1799 , la corte si imbarcò per la Sicilia, lasciando il Damas e l 'ese rcito in ritirata verso la Calabria; a Campotenese i reparti venivano raggiunti , accerchiati e sconfitti e solo poche migliaia di uomini riuscivano ad imbarcarsi per la Sicilia.

Durante il primo anno nel1'isola , i reparti continuarono ad utilizzare le bandiere m/1800 che avevano in precedenza nel vecchio esercito, anche se spesso i nomi non corrispondevano più con quanto appariva ricamato sui drappi; questo stato di cose durò fino al 1807 quando venne stabilito l'uso di nuovi model1i di bandiere , dei quali purtroppo non sappiamo nulla.

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Il primo, e per ora unico, accenno alle bandiere di questo periodo ci viene dalla «Reale Ordinanza per la istituzione e regolamento del novello esercito de'Yolontari Siciliani» pubblicato a Palermo nel 1808.

Secondo il paragrafo XII del quarto capitolo, gli 8 reggimenti di guarnigione - quattro di Palermo, uno di Trapani, uno di Messina, uno misto di Milazzo e Messina, uno di Catania ed uno misto di Siracusa ed Augusta - avrebbero dovuto avere due bandiere ciascuno, mentre i 23 reggimenti di Cacciatori - 10 nel Val di Mazzara (Girgenti, Mazzara. Sciacca, Termini, Marsala, Licata, Polizzi, Corleone, Sutera e Morreale) 7 nel Valdèmone (Forie di Messina, Patti , Cefalù, Traina, Taormina, Aci Reale e Castro Reale) e 6 nel Val di Noto (Noto, Caltagirone, Lentini, Castrogiovanni, Ragusa e Terranova) ne avrebbero dovuta avere una sola.

Le bandiere in questione dovevano «essere tutti indistintamente simili e della forma seguente: il Campo bianco, nel centro l'Aquila di Sicilia in atto di volare, conservando nel suo petto li tre Gigli d'oro, stemma della nostra famiglia. Alli quattro angoli le due Armi del Valle, e della Città Capoluogo del Reggimento incrociate».

Queste nuove bandiere, che richiamano alla memoria quelle settecentesche del reggimento Valdèmone, erano ornate come detto l'aquila di Sicilia, il cui aspetto potrebbe essere quello che appariva sul frontespizio del regolamento: era quindi al volo alzato, coronata, stringeva negli artigli i collari degli ordini Costantiniano di San Giorgio e del Santo Spirito ed era caricata in petto del grande scudo con le armi del regno, accollato dagli ordini del Toson d'Oro e di San Gennaro e sormontato dalla corona reale.

Le scritte identificative del reparto ricamate lungo l'orlo inferiore erano sostituite, in questo modello, dallo stemma della provincia o «Valle» e da quello della città.

Per quanto riguarda i reparti di fanteria di linea sappiamo che nel 1807 vennero introdotti nuovi modelli di bandiere, dei quali non abbiamo alcuna descrizione, neanche parziale: potrebbero essere servite di modello a quelle successivamente approvate per i Volontari, ed aver avuto lo stesso aspetto senza gli stemmi, quasi certamente sostituiti dai gigli borbonici.

È anche vero però che l'aquila di Sicilia, legata da sempre ai reparti indigeni , potrebbe essere stata sostituita nel caso di reparti «esteri», dalle grandi armi del regno come avveniva per le bandiere in uso dal 1800.

La fuga di Napoleone dall'Elba nell'anno 1814 e la decisione di Murat, che deteneva, non dimentichiamolo, la corona napoletana, di schierars i con il cognato anticipandone le mosse e facendosi sconfiggere a Tolentino dagli Austriaci, fecero si che le cose tornassero rapidamente al posto loro assegnato dalla storia, cosicchè gli anglo-austriaci entrarono a Napoli il 23 maggio 1815, con il secondogenito del re, Leopoldo.

L'anno 1816 terminava con il completo riassetto del l'esercito e con una importante riforma di carattere istituzionale: la legge dell' 8 dicembre, infatti, decretava la nascita del «Regno delle Due Sicilie» in luogo dei due regni di Napoli e di Sicilia uniti fino ad allora dalla persona del Re, unico sovrano.

La Sicilia avrebbe continuato a godere di privilegi particolari ma non più della Costituzione del 1812, che venne abolita.

Anche per il periodo che va dal 1815 al J860 la mancanza di documenti scritti relativi alle insegne militarti è pressochè assoluta, mentre, per fortuna, numerose sono le fonti iconografiche che ci hanno permesso di descrivere l'evoluzione delle bandiere napoletane fino alla fine del regno avvenuta nel 1860.

La prima di queste fonti è rappresentata da un quadro del pittore Aloisi, custodito presso la Reggia di Caserta, raffigurante la posa della prima pietra della chiesa di S.Francesco di Paola a

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Napo Ii, nel 1817: in esso appaiono i Granatieri della Guardia Reale che hanno tra i ranghi due bandiere.

Le insegne in questione sono senza ombra di dubbio del modello 1800, bianche con le armi reali e la croce del Costantiniano.

La seconda fonte iconografica, senz ' altro la più importante , ci viene dagli Stati Uniti, dalla Anne S.K. Brown Military Collection di Providence:si tratta di acquarelli probabilmente di carattere ufficiale databili al 1827-29 circa, in cui sono raffigurate solamente le insegne dei reparti di fanteria e di cavalleria della Guardia Reale e gli stendardi del reggimento di cavalleria di linea «Re».

I disegni, senz'altro realizzati a corredo di una disposizione ufficiale, non solo forniscono una serie di dettagli relativi alle aste, alle frecce e alle sciarpe ma illustrano i nuovi modelli delle bandiere in uso nei reparti della Guardia Reale trale quali riappaiono le bandiere a fondo rosso, non più in uso dagli anni '70 del secolo precedente.

La terza fonte iconografica è costituita da una serie di stampe databili intorno agli anni '30, nelle quali son raffigurati, tra l'altro, due alfieri dei reggimenti di fanteria Farnese e Real Palermo con le rispettive bandiere; queste seguono fedelmente i modelli stabiliti per la Guardia, con l'eccezione del l'iscrizione identificati va del reparto.

r reggimenti di fanteria e di artiglieria avevano in dotazione una bandiera «Reale» per ogni battaglione e due «Bandiere di manovra>>; le bandiere venivano conservate, secondo quanto narra Henri Ganter nella sua «Histoire du service militaire des Régiments Suisses a la salde de l'Angleterre, de Naples et de Rome», « in un fodero di tela cerata, recante in caratteri maiuscoli il suo numero (del reggimento Nda) e il nome del suo colonnello (l'autore si riferisce ai reparti svizzeri di cui era stato sottufficiale) esse (le bandiere Nda) erano depositate nel locale addetto al rapporto degli ufficiali, vicino al corpo di guardia del posto di poli::.ia della caserma, sotto la sorveglian::.a e la responsabilità dell'ufficiale di iuardia: una sentinella era posta all'ingresso.

Queste bandiere uscivano dai loro foderi ogni volta che il reggimento doveva sfilare armato in grande uniforme.

Per le esercita:,ioni e per i campi reggimentali o di brigata, esse venivano sostituite da due copie, alle quali non venivano resi gli onori ».

La bandiera Reale era di seta bianca, di forma rettangolare , munita di guaina dello stesso materiale e colore che permetteva di fissarla all'asta, e decorata in ogni angolo da un giglio d'oro racchiuso tra due rami di alloro di colore verde.

Al verso del drappo erano dipinte le grandi armi del Regno delle Due Sicilie in colore, iscritte in uno scudo moderno o «sannitico» dorato, cimato dalla corona reale e accollato dai collari degli ordini del Toson d'Oro, del Santo Spirito, del Costantiniano di San Giorgio, di San Gennaro, di San Ferdinando e del Merito e di San Giorgio della Riunione.

Al recto erano dipinte altresì le insegne dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio nella versione ottocentesca, ossia con la croce gigliata a braccia più corte di colore cremisino con orlatura blu scuro, e con la «X» del monogramma di Cristo più grande, di colore giallo con orlo blu.

Lungo l'orlo inferiore del drappo, al verso e al recto, era riportato il numero e il predicato del reggimento in lettere dorate.

L'asta delle bandiere era in legno, a sezione circolare dipinta con vernice ad olio scarlatta, sulla quale, stando ai disegni d'epoca citati, sembra fosse applicato a spirale un nastro di colore bianco fissato da chiodini a testa piatta di metallo dorato; la freccia era sempre del tipo a foglia, piatta, con una forte costolatura centrale, in metallo dorato.

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Veniva fissata all'asta mediante due bandelle in ferro assicurate al legno da due viti per parte.

Il fondo dell'asta era dotato di un corto puntale in ferro, grazie al quale la bandiera poteva essere piantata nel terreno.

Sotto la freccia venivano fissate, mediante dei lacci in seta dorata, quattro corte cravatte, due cremisi e due bianche alternate tra loro; ogni cravatta era bordata da uno stretto gallone d'oro, guarnita da una corta frangia di grossa canottiglia pure d'oro ed era decorata da foglie ricamate in oro disposte a zig -zag.

Tra una foglie e l'altra erano ricamati dei tondini in oro.

Intorno alla parte superiore dell'asta venivano annodati due cordoni di filato d'oro guarni ti da fiocchi di grossa canuttiglia pure d'oro.

Il discorso che riguarda le cosiddette <<bandiere di manovra» è molto più complicato anche se, in questo caso specifico, possiamo contare su alcune tracce scri tte, la citata opera del Ganter e il « R egolamento concernente il vestiario, cuojame ed armamento, del pari che i f?eneri di dote, di cui debbono fare uso gl'individui della Guardia di sicurez:;,a interna della città di Napoli» pubblicato il 20 maggio del 1835.

Il Ganter infatti affermava che le insegne di manovra « .portavano al centro un grande giglio rosso dalle due parti (verso e recto Nda), su.fondo bianco, insieme a quattro altri piccoli negli angoli»; il regolamento della Guardia di Interna Sicurezza -la Guardia, posta alla dipendenza del ministro di polizia e al comando del principe di Salerno, zio del sovrano, doveva svo lgere compi ti di guardia urbana nei dodici quartieri in cui era divisa la città - sce nde invece nei dettagli fornendoci dei particolari che possono essere senz'altro usati per completare il quadro generale riguardante questo tipo di insegne.

La bandiera, o «banderuola» come la definisce il testo, aveva il drappo di lana leggera bianca a doppio telo, misurante circa 65 centimetri per lato, decorato da quattro gigli posti negli angoli e da una legenda in ricamo posta al centro del verso e del recto « che dimostri il battaglione ed il quartiere cui si r(ferisce, e propriamente secondo quella che qui si produce per esempio, cioè»:

I O Battaglione

Quartiere S. Ferdinando

Il drappo era bordato lun go gli orli esterni da un galloncino di lana largo 9 millimetri e veniva assicurato al l 'asta mediante tre fettucce in seta, fissate al centro ed alle estremità del drappo, lun ghe circa 54 centimetri e larghe 2 centimetri.

Nel caso della Guardia d'Interna Sicurezza il gallone che bordava il drappo, i gigli, le iscrizioni e le fettucce erano di color «arena d'oro>>, un giallo carico, che era il colore delle spa lline e dei pompon i in uso nel reparto.

L'asta cui veniva assicurata, mediante le fettucce infilate dentro tre passanti d'ottone, era in legno a sezione circolare del diametro di circa 33 millimetri, era alta 2 metri e 4 millimetri ed era dipinta a strisce spirali verde ed amaranto, che erano i colori dell'uniforme e dei suo i distintivi.

La freccia, del tutto simile a quella delle bandiere Reali, era alta 28 centimetri ed era larga al ma ssimo 54 millimetri; un puntale in ferro era fissato ali' estremità inferiore dell'asta.

Una terza fonte, questa volta iconografica , è rappresentata da una stampa datata 1832 raffigurante un primo sergente del 5° reggimento di linea «Borbone», nella quale appare una bandiera di manovra il cui aspetto è molto sim ile a quanto riportato dai due documenti citati: il drappo è quadrato, abbastanza piccolo, di colore bianco, con al centro un emblema colorato non identificabile, ed è assicurato ad un'asta dipinta a strisce spirali blu, colore dell'uniforme, e cremisi, colore distintivo del reggimento, sormontata dalla freccia in metallo dorato.

Queste tre importanti testimonianze ci permettono quindi di stabilire con ragionevole certezza quale fosse l'aspetto delle bandiere di manovra:

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• drappo a telo doppio, quadrato , di colore bianco con bordatura , giglio centrale e gigli agli angoli di colore rosso per tutti i reparti;'

• iscrizioni identificative del reparto riservate, come vedremo in seguito quando parleremo dei battaglioni cacciatori, a quei reparti costituiti da un solo battaglione e privi quindi di bandiere Reali;

• aste dipinte nei due colori del reparto di appartenenza, quello dell'uniforme e quello distintivo.

I due reggimenti di Granatieri della Guardia Reale (1 ° e 2°) ed il reggimento Cacciatori (3°) avevano in dotazione due diversi tipi di bandiera Reale: quelle di parata, reintrodotte come abbiamo visto verso la fine degli anni '20, e quelle di uso giornaliero.

Il modello di queste bandiere, del tutto simile a quello descritto per i reggimenti di linea , presentava le differenze seguenti:

• le bandiere «di parata» avevano il fondo di colore cremisi con le grandi armi del Regno al verso e al recto;

• le bandiere di uso giornaliero erano identiche a quelle stabilite per i reggimenti di linea, con le armi Reali al verso e il Costantiniano di S. Giorgio al recto.

• le quattro sciarpe legate all'asta delle bandiere di parata cremisi , perlomeno stando ai disegni della collezione Brown, sono disposte in modo diverso;

• le aste delle bandiere di parata , sempre dalla collezione Brown, hanno il nastro a spirale di colore giallo anziché bianco.

Di questi modelli conosciamo solo due esemplari , appartenuti al 1° reggimento Granatieri e al 3° reggimento Cacciatori, databili agli anni '40, entrambi conservati presso l'Armeria Reale di Torino (Cat.0.188 e o.189); tutti e due corrispondono perfettamente ai disegni della collezione Brown, ad eccezione dello stemma che è attorniato da due cornucopie dalle quali escono fiori e foglie, e dai collari degli Ordini del Toson d'Oro, di San Gennaro e di San Ferdinando.

La freccia reca da una parte lo stemma reale e dall'altra il monogramma F.R.; altro dettaglio inusuale è rappresentato dalle quattro sciarpe che, pur con le decoraz ioni prescritte per quelle bianche e cremisi d'ordinanza , sono in questo caso bianche, rosse e verdi.

Potrebbe trattarsi di un aggiunta fatta nell'estate del 1860 per salvare le apparenze permettendo ai reparti della Guardia di conservare le loro tradizionali bandiere da parata.

Per quanto attiene alle iscrizioni riguardanti il numero e la specialità del reggimento, ne conosciamo alcune molto diverse tra loro:

- <<1. 0 R.to GRAN_rinELLA G. 3 R. » che appare negli esemplari disegnati conservati nella collezione Brown;

- «1° R.to DEL. 3 GUAR. 3 GRA.» che appare sull'esemplare cremisi dell'Armeria Reale di Torino;

I tre reggimenti della Guardia non dovrebbero aver mai avuto in dotazione le bandiere di manovra, sostituite, come abbiamo visto dalle bandiere Reali a fondo bianco.

L'unica eccezione potrebbe essere que lla del battaglione dei Tiragliatori costituito il 5 gennaio 1856, il quale, come reparto autonomo , ricevette quasi certamente una di queste bandiere: l'Armeria Reale di Tori no (cat. O.13) ne conserva una.

È in lana scarlatta di fo rm a quadrata, misurante 53 centimetri per lato, bordata di galloncino in lana gialla: ne conosciamo solo il verso decorato da un giglio in ogni angolo e da un emble -

l Nei reparti di fanteria napoletana. Svizzeri compresi , le compagnie d'ala di granatieri e di cacciatori, venivano distinte da piccole insegne s u cui campeggiavano tra l'a l tro gli emblemi della specialità. granate e cornette. 11 giglio era il distintivo delle compagnie del centro.

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ma centrale costituito da una granata fiammeggiante racchiusa dentro una cornetta, a sua volta racchiusa tra un ramo di alloro ed uno di quercia.

Tutti gli elementi decorativi sono ricamati in lana giallo oro.

La bandiera è assicurata tramite fettucce g iallo oro ad un'asta di legno dipinta a strisce spirali bianche e rosse, sormontata da una semplice freccia in ottone e munita di estremità rastremata in modo da poter essere infilata nella canna del fucile.

Quest'ultimo particolare farebbe pensare che si tratti non di una bandiera di manovra bensì di una «Guida Generale Serrafila», ma la ricchezza e la special i tà delle decorazioni ci inducono ad propendere per la prima ipotesi.

I quattro reggimenti Svizzeri al servizio napoletano avevano in dotazione, come quelli indigeni, due bandiere Reali e due banderuole di manovra.

Le bandiere Reali erano del tutto simili a quelle descritte per la linea , ma avevano il recto rosso decorato della croce bianca della Confederazione; al centro della croce ognuno dei reggimenti portava dipinti gli stemmi dei cantoni in cui reclutava, e cioè:

• 1° reggimento: cantoni di Lucerna, di Unterwalden, di Obwalclen, di Uri e di Appenzell;

• 2° reggimento: cantoni di Friburgo e di Soletta;

• 3° reggimento: cantoni del Vallese, di Schwitz e dei Grigioni;

• 4° reggimento: cantone di Berna.

La replica ottocentesca di un originale, conservato presso I' Historische Museum di Berna, conferma in pieno quanto prescritto dai regolamenti: sul verso campeggiano le grandi armi il cui disegno è identico a tutte le altre che conosciamo, i gigli e i rami di alJoro, mentre al recto vi è la croce bianca in campo rosso con al centro lo stemma di Berna racchiuso tra due rami di alloro.

Sopra lo stemma appare 1'iscrizione «4 . REGGIMENTO SVIZZERO» ricamata a semicerchio in caratteri neri: le legend e relative ai fatti d'armi, secondo il nostro parere, vennero aggiunte in seguito dai reduci rimpatriati.

Un iscr izione simile avrebbe dovuto apparire sul verso del drappo, sul bordo inferiore, ma non c'è: si tratta di una dimenticanza di chi realizzò la bandiera oppure i reparti Svizzeri avevano l'iscrizione solo sul recto ?

In un foglio di soldatini di carta raffiguranti il 1° reggimento Svizzero nel 1858, facenti parte di una serie intitolata «Costumi Militari Napoletani» conservata presso l ' Ufficio Storico dell'Esercito Federale Svizzero dì Berna, appare il verso della bandiera Reale caratterizzato dalle armi del Regno racchiuse in uno scudo ovale, dall'assenza dei gigli negli angoli e dall'iscrizione posta lungo l'orlo inferiore « 1° REG. SVIZZERO » in caratteri neri.

Sarà proprio l'abolizione degli emblemi cantonali dalle bandiere a far scoppiare la ribellione dei primi tre reggimenti elvetici nel luglio 1859, a seg uito della quale la maggior parte degli effettivi vennero rimpatriati: con gli elementi superstiti si costituirono due battaglioni di Carabinieri esteri, cui si aggiunse il 13° battaglione cacciatori, che nel febbraio del 1860 , assunse la denominazione di 3° battaglione Carabinieri Cacciatori.

Questi reparti ebbero certamente solo bandiere di manovra, come testimonia l 'unico esemplare conosciuto, appartenuto proprio al 3° battaglione Cacciatori Carabinieri e conservato presso l'Historische Museum di Bema.

L'insegna, di cui non è stato possibile rilevare le dimensioni né le decorazioni del verso, è quadrato, con il drappo bianco guarnito di fettuccia rossa cucita lungo i bordi, ed è decorato dai soliti gigli angolari racchiusi tra due rami di alloro, e da un emblema centrale raffigurante una cornetta col numero 3 nel tondo, racchiusa dall'iscrizione circolare <<3°. BAT.ne CARABINIERI CACCIAT.ri ESTERI».

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Gli emblemi e l'iscrizione sono ricamati in filo rosso.

I battaglioni Cacciatori dell'esercito napoletano ebbero in dotazione solo una bandiera di manovra ciascuno, il cui modello rispettava grosso modo i canoni dettati nel 1835 dal regolamento per la Guardia di Interna Sicurezza, come si può rilevare dai due esemplari d'epoca appartenenti uno al 2° battaglione (Museo del Ri sorgimento di Brescia) e l'altro al1'8° battaglione (Armeria Reale di Torino, cat. 0.120).

Entrambi hanno il drappo quadrato di lana bianca con il bordo, le decorazioni e le iscrizioni ricamate in lana scarlatta; al verso dell'insegna appare la cornetta sormontata dalla corona reale con il numero del battaglione nel disco, mentre al recto appare l'identificativo del reparto disposto su due righe:

BATTAGLIONE

CACCIATORI DI LINEA

Nei quattro angoli sono ricamati i soliti gigli.

L 'u nica differenza tra i due esemplari riguarda le misure: quello di Torino misura 90 centimetri per 92, quello di Brescia misura inve ce 65 centimetri per 75.

La bandiera di Torino è assicurata mediante tre fettucce di lana scarlatta (colore delle decorazioni) ad un'asta regolamentare dipinta a strisce spirali gialle e verdi, colori distintivo e dell'uniforme, sulla quale manca la freccia.

Anche le scarse notizie ri guardanti gli stenda rdi della cavalleria napoletana di questo periodo sono dovute ai disegni della collezione Brown ; in essi infatti, come già detto, sono raffigurate le insegne del l O e del 2 ° reg g imento dei Cavalleggeri della Guardia completi di misure, e quelle del re ggimento di cavalleria di linea << Re ».

Lo stendardo Reale dei Cavalleggeri era di forma rettangolare largo 79 centimetri ed alto 66, in seta bianca; il verso era decorato con le grandi Armi del Regno mentre al recto appariva la croce Costantiniana, entrambi identici a quelli delle bandiere di fanteria.

Lungo l'orlo inferiore dello stendardo era ricamata in lettere d'oro l ' iscrizione

«2. 0 R.to CAVAL.ria DELLA G.a R. 1e »

Lo stendardo Reale di parata era, al pari di quello dei Granatieri e dei Cacciatori, a fondo cremisi, decorato su entrambi i lati dalle grandi Armi del Regno e dall'iscrizione identificati va del reparto.

Quest i due stendardi sono stranamente privi di frangia e dei gigli posti negli angoli, presenti invece sugli stendardi della cavalleria di linea che descriveremo in segu ito.

L'asta era simi le a quella dei reparti di fanteria salvo per il diametro, che si andava restringendo verso il fondo, per l'impugnatura in metallo dorato che ricordava le antiche aste da torneo, scolpita e dotata di guardamano, e per il puntale in ferro.

La freccia era in metallo dorato, munita di traversa al la base: l'asta era alta in tutto 2 metri e 59 centimetri.

Sotto la freccia, come nei reparti a piedi, erano annodate le quattro cravatte, lunghe solo 33 centimetri, e i due cordoni con fiocchi di canuttiglia d'oro, più corti rispetto alle cravatte.

I due reggimenti vennero trasformati nel 1838 in l O e 2° reggimento Usseri della Guardia Reale , sulle cui insegne non sappiamo nulla.

Questa tipologia di stendardi si rifà ovviamente ai modelli in uso nella cavalleria fino dal 1800, privi di gigli e di serti di alloro ricamati negli angoli; l'aspetto singolare è che sono privi di frangia, circostanza sulla quale non siamo riusciti a dare spiegazioni.

In seguito ali' ordinamento del 26 agosto 1815 la cavalleria napoletana doveva essere costituita dai due reggimenti di cavalleria Re e Regina ai quali si aggiunsero, con decreto del 9 no-

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vembre, altri due reggimenti della stessa specialità denominati Principe Reale e Real Borbone, tutti e quattro strutturati su 4 squadroni di campagna, che dovevano formare due «Divisioni»; con decreto del 25 luglio 1817 venne costituito un quinto reggimento di dragoni con lo stesso organico degli altri, denominato «Real Ferdinando».

Tutti e cinque i reggimenti avrebbero dovuto avere , secondo le «Tabelle di dotazione» contenute nel!' ordinanza amministrativa del 21 novembre 1818, uno standardo per divisione.

L'aspetto di questi stendardi doveva essere simile a quanto stabilito in materia nel 1800, e quindi avere il fondo bianco, la frangia d'oro , e come ornamenti le Grandi Armi e la croce del Costantiniano.

La cosiddetta «Parentesi Costituzionale» del 1820-21, cui presero parte attiva due reggimenti, Borbone e Real Ferdinando, ebbe come conseguenza il loro scioglimento; in base al decreto del 21 luglio 1821, quindi, sopravvissero solo due reggimenti di cavalleria, denominati Re e Regina.

Entrambi conservarono probabilmente gli stendardi di cui abbiamo parlato in precedenza, in ragione di quattro ciascuno, ossia uno per ogni squadrone.

Alla fine del 1828 veniva creato il <<Corpo dé lancieri Real Principe Ferdinando» elevato a rango di reggimento il 9 dicembre del 1830 , con un organico di cinque squadroni e una probabile dotazione di cinque stendardi.

Tra il 1828 e il 1829, come detto più volte, appaiono nuovi modelli di stendardi raffigurati nei disegni della collezione Brown ma solo per il reggimento cavalleria Re.

Lo stendardo Reale, pur simile a quelli dei Cavalleggeri della Guardia, presentava le seguenti differenze:

• il drappo era quadrato: in rapporto alle dimensioni di quello dei cavalleggeri della Guardia Reale, questo misurava circa 71 centimetri per lato;

• i tre lati liberi erano bordati di fettuccia e di frangia di canuttiglia d'oro; la frangia era larga circa 5 centimetri;

• negli angoli erano ricamati i gigli in oro, racchiusi tra due rami d'alloro ricamati nei colori naturali;

• lungo l'orlo inferiore era ricamata in oro l'iscrizione «R. to C. a RE »

• l'asta era più corta e misurava circa 1 metro e 96 centimetri;

• le cravatte erano lunghe circa 71 centimetri, frangia compresa, e quindi quanto lo stendardo.

Quello che sembrerebbe essere lo stendardo di manovra dei reggimenti di cavalleria è identico a quello appena descritto, ma è privo dei gigli e dei rami d'alloro ri camati negli angoli.

I due reggimenti di cavalleria non ricevettero subito le nuove insegne: il reggimento «Re» ebbe le proprie solo nel maggio del 1832 durante una solenne cerimonia alla quale assistette il sovrano con la corte al completo.

Nel giugno del 1833 l'assetto della cavalleria venne nuovamente rivoluzionato: i due reggimenti esistenti divennero 1° e 2° reggimento Dragoni Re e Regina, venne creato il 3° reggimento Dragoni Principe e il reggimento Lancieri Real Ferdinando venne sdoppiato dando vita al il 1° e al 2° reggimento Lancieri, ognuno dei quali ebbe quattro squadroni e conseguentemente quattro stendardi.

L'Ordine del Giorno del 16 settembre 1836 stabilì definitivamente che ognuno dei reggimenti di cavalleria conservasse un solo stendardo di quelli in dotazione, dando disposizioni per il ritiro degli altri tre.

In una delle tavole dedicate da Antonio Zezon al 1° reggimento Dragoni Re è raffigurato il

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Portastendardo con l'insegna reggimentale, che, pur simile a quel la descritta per il reggimento Re , presenta tuttavia alcune differenze sostanziali :

• l'assenza delle c ravatte: forse venivano fissate all'asta solo in occasioni particolari;

• le due fettucce di stoffa bianca cucite alle due estremità dello stendardo, grazie alle quali questo veniva fissato all'asta secondo il sistema prescritto per le bandiere di manovra della fanteria;

• l'asta dipinta di rosso bruno, e non a strisce spirali bianche e rosse;

• le granate ricamate in oro tra rami di alloro al naturale cucite nei quattro angoli;

• l'assenza di iscrizione identificativa del reparto.

Siamo forse in presenza dello ste ndardo di cavalleria regolamentare in uso tra gli anni '40 e '50, caratterizzato dalla sostituzione del g ig lio dinastico con quello che sembra essere un emblema di specialità: se que sta teoria è esatta quali erano i distintivi prescritti per le altre specialità della cavalleria napoletana?

Chiudiamo la storia delle bandiere e agli stendardi napoletani dedicando alcune note al tricolore introdotto dal decreto del 25 giugno 1860.

Alcune note, abbiamo detto, perché ne parleremo so lo per avere conferma di alcune ipotesi riguardanti le tradizionali insegne borboniche.

11 decreto stabilì l'adozione delle nuove bandiere, accolte malissimo dalla truppa che in molti casi rifiutò di prestargli il dovuto giuramento di fedeltà non riconoscendole come proprie , prescrivendo che potessero essere confezionate utilizzando quelle in dotazione ai reparti anche mediante «aggiunta di due fasce verticali; verde l'una, rossa l'altra».

Di queste bandiere possediamo in tutto sette esemplari, tutti conservati presso l 'A rmeria Reale di Torino ad eccezione di quello del 15° fanteria, che s i trova a Napoli presso l'Archivio di Stato; quattro appartengono alla Guardia Reale (1 ° e 2° Granatieri e 3° Cacciatori), due appartengono ali' Artiglieria (reggimento R e) e l 'ultimo appartiene a lla fanteria di linea (15° Messapia).

Tutti presentano la parte centrale più larga delle altre ricavat a delle bandiere esistenti all'atto del decreto istitutivo, alla quale sono state aggiunti due rettangoli di stoffa rossa e verde.

Le caratteristiche salienti so no le seguenti:

• lo scudo posto s ul verso delle bandiere dei reggimenti della Guardia e dell'Artiglieria , è di forma diversa rispetto a quelli raffigurati nella tavola del 1825; è più schiacciato, ha la corona reale foderata di rosso ed è circondato dal solo collare del Toson d'Oro, dal quale pendono anche le insegne degli ordini di San Gennaro e di San Ferdinando;

• le iscrizioni identificative sono le seguenti:

* «1° Rto D EL. 3 GUAR 3 GRA.ri » ; (cat. 0.186)

* «2 ° Rto GRA.ri GUAR 3 Rie >> ; (cat. 0.187)

* «2° Gr.ri G. 3 R 1e »; (cat. 0.192)

* «3° R.DEL.GUAR.CAC .»; (cat. 0.191)

* «REGGIMENTO RE ARTIGLIERIA »; (cat. 0.185 e 0.190)

* « 15° REGG_to DI LINEA MESSAPIA » (Archivio Borbone , Cimeli N. 1863).

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Affrontando l'argomento delle bandiere in uso per quasi due secoli nelle milizie Pontificie, ci siamo trovati di fronte ad una situazione paradossale: per il periodo che va dal l 690 al 1793 , infatti, esiste una grande quantità di documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Roma, il che ci ha permesso di ricostruire con buona approssimazione le insegne in dotazione ai reparti.

Dalla fine del '700 fino alla 1870 , non è stato possibile rinvenire, per quante ricerche siano state fatte, alcun documento riguardante le bandiere Pontificie: esiste in compenso una splendida serie di acquarelli raccolti in volumi e conservati presso l'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano , nei qual i so no raffigurati tutti i reparti di stanza o di passaggio a Roma dal 1814 al 1870. In questa raccolta compaiono numerose bandiere, il che ci ha permesso di colmare le lacune esistenti nella documentazione archivistica.

La descrizione delle insegne militari Pon tificie riteniamo debba partire da un documento «civile», anzi, per meglio dire <<marittimo» risalente al I 670, il manoscritto di J. Moutton scoperto e descritto da un noto studioso di vessillologia, il Muehleman, nell'articolo «Les pavillons des nations maritimes au XV/le siècle d'après le manuscrit de J.Moutton», pubblicato nel « Recueil du 4e Congrès international de Vexillologie», congresso tenutosi a Torino nel 1971.

Nel documento appare un'insegna rossa ornata da uno scudo cimato dal triregno, accollato a chiavi decussate e tenuto dai Santi Pietro e Paolo , nel quale erano dipinte le armi gentilizie del Pontefice; questa tipologi a di bandiera rimarrà costante fino al 1870 con piccole modifiche, così come resterà costante l'immagine dei due apostoli, anche se limitata alla cavalleria.

Simile doveva essere quindi l'aspetto delle bandiere in dotazione ad ognuna delle compagn ie di fanteria di cui era composto l' ese rcito negli ultimi anni del secolo XVII, come testimonia il primo documento in materia, l' « Obligatio tradendi pannum in servitium militum Pontificiorum «( Fondo Soldatesche e G a lere , B. 286, 1681-82, A.S. Roma).

Alla data del 18 marzo 1683 troviamo: «Aggiustata una bandiera per servitio della compagnia di fanteria italiana comandata dal Colonnello Giulio Cerruti ...... .................. .bandiera di taffetano turchino già ho fatto levare il fon.do di mezzo e riportatovene novo, riorlata e fatta di tutto punto la guarnigione e più sei palmi di taffetano di Roma turchino e più asta impiombata e lancetta dorata, seta per cucire e cordone per legare .......... ».

Il documento contiene la lista del materiale utilizzato per riadattare una bandiera usurata o addirittura in servizio dal pontificato precedente, dato che vi si menziona la sos t ituzione del 4ondo di mezzo» ovvero dello scu do su cui erano dipinte le armi pontificie; tutto ciò consente la descrizione del modello di bandiera in uso in questo periodo.

L'insegna doveva essere di taffetà turchino, come detto, quasi certamente bordato lungo gli orli di ricamo , la <<guarnigione » citata nel documento, con al centro uno scudo cimato dalla tiara, accollato alle chiavi decussate d'oro e d'argento, in cui erano dipinte le armi del papa Innocen zo XI, al secolo Benedetto Odescalc hi, che regnò dal 1676 al 1689.

La bandiera era fissata all'asta, probabilmente di legno non dipinto, graz ie ad una guaina di taffetà turchino; la freccia doveva essere di picco . le dimensioni, di metallo dorato, e so tto di essa venivano annodati due cordoni con fiocchi forse dorati.

Capitolo Terzo
Stato della Chiesa I 690-1870
Lo
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Il turchino del fondo quasi certamente identificava la bandiera come una Colonnella; le bandiere di compagnia dovevano essere uguali ma di colore cremisi, perlomeno stando alle numerose info,mazioni tratte da documenti di epoca posteriore.

Questo testo rappresenta il primo di una lunga se rie in cui viene continuamente ribadito il principio che regolerà la confezione e la distribuzione delle bandiere ai reparti dell'esercito fino alla fine del XVTJJ secolo: quando un nuovo pontefice saliva al trono, alle bandiere in uso veniva tolta la parte centrale con le insegne araldiche del defunto, sostituita da una striscia di taffetà o di stoffa similare bianca, su lla quale venivano dipinte quelle del nuovo Papa.

Solamente quando le bandiere erano talmente usurate da non poter proseguire il servizio si provvedeva alla loro completa sostituzione.

La prima descrizione di bandiera pontificia avviene dunque negli anni '80 del secolo XVII, il periodo forse più oscuro, meno interessante ne1la storia di quell'esercito che pure nei due secoli precedenti si era distinto in diverse campagne militari come quelJe contro i Turchi in Grecia e in Dalmazia, ma che dopo la guerra di successione spagnola venne considerato dagli stessi Pontefici un lusso, tanto da essere ridotto a circa 4.500 effettivi polverizzati in piccole compagnie e in minuscoli presidi, quasi a volerne sottolineare il ruolo di difesa passiva e di pressocchè completa immobilità.

La situazione cambiò radicalmente nel 1708, anno della mobilitazione contro l'Impero, a seguito della quale l 'ese rcito raggiunse i 20.000 effettivi, quasi tutti banditi e disertori, con i quali si costituirono 23 reggimenti di fanteria italiani, 2 reggimenti di milizia della Marca, 2 reggimenti avignonesi, 1 reggimento fiammingo, I reggimento corso, I battaglione tedesco, I reggimento di corazze a cavalJo e 4 reggimenti di dragoni.

Tutti i reparti ebbero ovviamente in dotazione le bandiere, descritte in una serie di documenti dettagliati conservati presso l'Archivio di Stato di Roma, nel fondo Soldatesche e Galere, che si riportano per esteso.

• 5 agosto 1708, B 319.

«Conto della Rev.cla Camera per havergli fatto dieci bandiere di Taffetano bianco doppio di Roma con sue Arme di N.S. in me-::,zafatta di ta.f/etano giallo et a/li suoi contorni con monti e stelle di detto taffetano giallo commesso, tutte dipinte a due faccie con sue guaine da capo foderate di tela bianca con suoi cordoni e fiocchi cli seta Bianca e Gialla con sua asta e lancetta dorata da capo, con sua saccoccia cli seta sangalla giaila e sue fittucce.

- Per havergli fatto 47 bandiere di Taffetano cremesino doppio di Roma con sua arma di N.S. in mez-::.o, e alli cantoni di detto con suoi monti e stelle di tajfetano giallo di Roma tutte dipinte a due facete con sua testa e lancetta dorata da capo, con suoi cordoni e fiocchi di seta cremesina, con sua saccoccia di tela sangalla rossa e sue fìttucce;

- per havergli fatto 13 bandiere ( dà la stessa descrizione dei 47 esemplari citati) ..................... e a/li pi-::,~i di detto con suoi monti e stelle ...... (dà la stessa descrizione dei 47 esemplari citati);

- per haverglifatto 30 bandiere ...................... (dà la stessa descrizione dei 47 esemplari citati).

- Altre 5 bandiere di tajfetano cremisino con arme di Papa Clemente XI.. ... con due fiocchi di seta cremesi e sue punte dorate.»

• Anno 1708 Soldatesche e Galere, B.III , Armamento Generale.

« omissis Spese per fare un 'insegna: taffeta bianco doppio, tal fetà carmese doppio,fiocchi di bavella creme.se n. 0 2, asta di pino con sua punta, tella per la guaina e seta per cucire. Pittura dell'Arme».

• 6 maggio 1708, Soldatesche e Galere, B. 317.

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«Per la fattura d'aver fatto una bandiera 1 di ta.ffetano cremisino di due tela lunga palmi 9

1/2 con sua guaina da capo.foderata di tela barbantina rossa con suo orlo attorno con un'Arme del Papa in mezza fatta di tajfetano di più colori tutta di commesso, e alli 4 cantoni di d.a a uno li monti e altri le stelle tutte di commesso e poi tutta dipinta e ombreggiata a chiari scuri a due .faccie con asta e saccoccia di tela sangalla rossa ovvero taffetano doppio di Roma cremis in o; asta impiombata con sua lancietta da capo di ferro dorata. Fiocchi e cordoni di seta cremisina>>.

• Ottobre 1708 , Serie Rossa , N. 0 67.

«100 bandiere, parte di tajfetano cremisino, e parte bianche, con l'impresa di N.S. con suoi fiocchi e cordoni di seta, con sue aste e lancette dorate per servitio delle nuove compagnie di Fanteria.»

• 21 novembre 1708, Soldatesche e Galere, B.328.

« fatto una bandiera di tajfetano rosso cremisino doppio di Roma con la Croce di Malta da alto a basso di Ta.ffetano bianco di Roma doppio con suoi orli e cosci ture ribattute, con una guaina da capo di d. 0 tajfetano fodrata di tela barbantina con suoi cordoni e .fiochi e asta e la lan cetta dorata con sua saccoccia di tela sangalla rossa servita per l'ill.mo Sig. Colonnello Falconieri ».

Siamo in possesso di tutti i dati necessari per tentare una ricostruzione dettagliata, anche dal punto di vista tecnico, delle bandiere di fanteria che possiamo definire come «modello 1708»; le caratteristiche erano quindi le seguenti:

• Drappo quadrato di 2 metri e 12 centimetri per lato, costituito da due teli di taffetà cuciti insieme , con guaina dello stesso tessuto foderata di tela e orlatura tutt'intorno; al centro recava uno scudo cimato dal la tiara e accollato alle chiavi in decusse, il tutto tagliato nel taffetà di vari colori e cucito, con dipinte le armi del Pontefice Clemente XI, al secolo Gian Francesco Albani.

Nei quattro angoli del drappo venivano cuciti due tra gli emblemi che componevano lo stemma del Pontefice, in questo caso i tre monti e la stella ad otto punte, entrambi di taffetà giallo.

Lo scudo, la tiara, le chiavi e gli emblemi posti negli angoli erano poi ombreggiati a chiaro e scuro.

• Asta in legno di pino verniciato sormontata da una piccola lancia in forma di foglia in ferro dorato, sotto la quale erano annodati due cordoni con fiocchi alle estremità, di seta cremisi per le bandiere di compagnia, di seta mista bianca e gialla per le bandiere Colonnell e.

Le bandiere Colonnelle erano a fondo bianco, quelle di compagnia erano invece di colore cremisi.

Quando non erano inquadrate nel reparto, le bandiere venivano arrotolate intorno ali 'asta e protette da una guaina di tela robusta guarnita di lacci in modo da poterla stringere intorno all'asta stessa; per le Colonnelle la guaina era di colore giallo, per le bandiere di compagnia era invece di colore rosso.

Tra le bandiere del 1708 spiccavano quelle del reggimento Falconieri, del reggimento Ruspoli e delle truppe della città e del Contado di Avignone.

Il primo reggimento, i cui ufficiali erano tutti cavalieri di Malta, aveva bandiere di compagnia cremisi sulle quali campeggiava una grande croce di Malta bianca le cui braccia toccavano i bordi del drappo; nel documento lo stemma papale non viene citato ma siamo certi che questo

I L' insegna era destinata al battaglione di 400 fanti romani che al comando di Federico Colonna era destinato a Malta.

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apparisse al centro della croce; le insegne del reggimento di Bartolomeo Ruspoli sono raffigurate in un dipinto coevo di autore ignoto, nel quale appare il reparto schierato in parata.

Sia la Colonnella che le bandiere di compagnia seguono le regole generali salvo i particolari seguenti:

• il drappo delle bandiere di compagnia era a fondo azzurro scuro, per richiamare probabilmente lo stemma di famiglia;

• lo stemma del Pontefice era posto in orizzontale al centro del drappo;

• nei quattro angoli era applicato lo stemma dei Ru spali

È probabile che anche gli altri reggimenti levati in quell'anno avessero ricevuto bandiere simili a questa nei caratteri generali, ornate anch'esse dalle armi gentilizie del colonnello e forse distinte dal colore di fondo che riprendeva in qualche modo i colori delle armi suddette: ma questa rimane una semplice ipotesi.

L'insegna del reggimento di frà Chiarissimo Falconieri viene menzionata ancora nell'anno seguente da una nota che ne ribadisce il modello e i colori (Soldatesche e Galere, B.190 , 3 settembre).

Le bandiere in dotazione ai reparti del dominio pontificio di Avignone erano di modello particolare: mentre le Colonnelle erano a fondo turchino, decorate secondo i criteri abituali, le bandiere di compagnia dei reparti di città e del contado erano caratterizzate dal la croce bianca e dal colore dei campi, turchini per quelle della città, rossi e turchini per quelle del contado.

Al centro della croce vi erano, more solito, le insegne del Sommo Pontefice.

Nel 1721, anno in cui salì al trono il Papa Innocenzo XIII, al secolo Michelangelo Conti appaiono altri conteggi relativi alle bandiere che confermano il sistema basato sul cambio dello stemma centrale e sull'applicazione di parti di esso negli angoli dei drappi.

• Soldatesche e Galere, B.352 , Mandati Estinti.

1° giugno 1721 «Per la.fattura d'haver rimesso l'impresa, cioè levata quella della Santità di Clemente Xl e rimessa il taffetano bianco per far dipingere /'arme della Santità di N.S. Papa Innocenzo X/li a numero 7 bandiere delle soldatesche, tutte intagliate secondo le vecchie e ribattute da tutte e due le parti e.fatto il simile alle 4 cantonate, dove era la stella messoci Le aquilette, tutte contornate sotto e sopra».

• R.a e.a Ap.a, Serie Ro ssa, N. 68.

mese di luglio 1721, ad un <<banderaro»: « ............ e aver messo !'imprese e.fatto dipingere di nuovo l'armi di N.S. Pap a Inno cenza XIII in 9 bandiere delle compagnie delle Guardie di Roma ».

• Soldatesche e Galere, B. 21.

1° dicembre 1721: «Gio.Batta Lanini banderaro .per aver rimesso le impres e e fatte dipingere di nuovo l'armi di N.S. Papa lnnocen::,o Xlii in 9 bandiere delle compagnie delle Guardie di Roma».

Le bandiere utilizzate nel periodo successivo al 1708 rimasero quindi invariate nei caratteri generali ma, oltre a sostituirvi lo stemma del vecchio Papa con quello del nuovo, vi si app li carono delle piccole aquile di taffetà giallo negli angoli; questo sistema rimarrà invariato fino alla fine degli anni '70, quando nei conti ri g uardanti l e bandiere non verranno più menzionate le <<imprese» cucite negli angoli.

Il filo conduttore riguardante le bandiere pontificie che lega tra loro i vari periodi continua ad essere costituito da una nutrita serie di documenti d 'arc hivio, che riportiamo di seguito.

• R.a e.a Ap.a, Serie Ro ssa, N 69.

1734: « . e mutate le imprese a 2 bandiere, una mandata in Ancona per servizio e l'altra a Sermoneta pel passaggio delle truppe spagnole per Napoli» (era la scorta che accampa-

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gnava l'Infante Don Carlo di Borbone a prendere possesso del Regno di Napoli N.d.A.) Le imprese erano quelle di Clemente XII, al secolo Lorenzo Corsini ( 1730-40);

- Soldatesche e Galere, B.220, Conti Diversi 39-40.

• 11 aprile 1739: « .......... rifatto di nuovo l'impresa di N.S. alla bandiera della compagnia Ruspoli»;

• R.a e.a A.ca, Serie Viola, N. 23.

26 ottobre 1748 «Mutazione di impresa e cantonate ad una bandiera per servi::,io del Quartiere Reale a Monte Cavallo (con questo nome a Roma si indicava , e ancora oggi si indica da parte dei vecchi romani, il Quirinale Nda) per mutare l'impresa ad una bandiera palmi 3 taffetano cremisi alto palmi 4 e palmi 3 simile colorato giallo alto palmi 4». Le armi erano quelle di Benedetto XIV, al secolo Prospero Lambertini.

Questo è un caso del tutto particolare; lo stemma del pontefice non presentava alcuna figura araldica di spicco da poter mettere nei quattro angoli e quasi certamente vi si pose l'intero scudo con tiara e chiavi, di ridotte dimensioni.

• R? e.a A.ca, Serie Viola, Vol.24.

1748 (?) Ruolo Fortezza Castel S. Angelo.

Conto di lavori di pittura: «per aver ombrato di nuovo l'arma di N.S. colorite nella bandiera dell'Alfiere del Corpo di Guardia di Castel S. Angelo e anche si è ombrato le 4 cantonate, alta detta arma palmi 6 112 e larga palmi 4 1/2».

Grazie a questo documento sappiamo che lo scudo completo di chiavi e triregno posto al centro di questa bandiera, e certamente anche delle altre, misurava I metro e 33 centimetri di altezza e 89, 2 centimetri di lunghezza, occupando buona parte del drappo che misurava circa 2 metri e l O per lato.

Sempre dal fondo della R .a e.a A-ca, Serie Viola, B.33, apprendiamo un curioso dettaglio riguardante i reparti di stanza a Civitavecchia , i quali, al pari dei reggimenti «nobili>> levati nel 1708, ebbero il privilegio di avere bandiere ornate ai quattro angoli con gli stemmi del comandante di presidio conte Soderini e del governatore Monsignor Casoni: « 2 imprese grandi di targa di S.S. e 4 imprese dell'lll.mo e Rev.mo Monsignor Casoni e 4 imprese dell'lll.mo Conte Soderini per 2 bandiere dei soldati del presidio di Civitavecchia».

Le due insegne avevano quindi entrambe le armi pontificie dipinte al centro, ma si differenziavano per avere ognuno le «cantonate» ornate da stemmi diversi, dei quali è stato possibile rintracciare solo quello del Soderini.

• R. a C. a Ap. a, Serie Viola, N. 446. Al Provv editore delle Soldatesche Soncino.

15 novembre 1762 <ifarete prontamente la bandiera con L'impresa di N.S. per servizio del Corpo della Guardia R eale di Monte Cavallo, a riserva dell'asta che si ritrova in buon ordine»;

• Ra e.a Ap?, Serie Viola , N. 446.

30 aprile 1763 «Il Provveditore Soncino deve far fare una bandiera di taffetano bianco con lo stemma del Regnante Sommo Pontefice per servizio della compagnia Granatieri del reggimento Guardie di N.S.» (Clemente XIII al secolo Carlo Re zzonico 1758-1769).

L 'anno 1775 rappresenta una data importante nel panorama delle bandiere pontificie, in quanto per la prim a vo l ta si parla di bandiere bianche o c remisi ornate da fasce di colore contrastan t e e di profilature d'argento.

Il documento relativo viene come sempre dal fondo della Re verenda Camera Apostolica (Serie Viola, N. 86), e recita: «Per il battaglione in luogo dei Corsi, 3 bandiere nuove con l'impresa del Regnante Sommo Pontefice (Pio VI al secolo Giovanni Angelo Braschi) indorate le punte delle aste; levata l'arma di Pap a Rezzonico e rimesso il taffetano bianco per dipingere l'arma di S.S. nella Colonnella; 3 bandiere, una bianca e due rosse confascia tutt'attorno alla

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bianca La .fascia rossa e fascia bianca alle rosse, Larga 1/2 palmo con le cantonate di taffetano giallo e !'arme alte palmi 6 e Larghe palmi 4; canne 9 di taffetano tra bianco, giallo e turchino, bandiere gallonate d'argento».

Il reparto ebbe quindi in dotazione:

• una bandiera Colonnella bianca riquadrata da una fascia rossa profilata d'argento, con al centro il solito scudo con tr iregno e chiavi, e quattro di questi scudi, più piccoli, agli angoli;

• due bandiere di compagnia rosse riquadrate da una fascia bianca profilata d'argento, con le stesse decorazioni previste per la Colonnella.

La fascia applicata intorno ai drappi era larga circa 11 centimetri, mentre la decorazione centrale della bandiera (scudo, triregno e chiavi) era alta 134 centimetri e larga 89 centimetri circa; anche in questo caso g li stemmi applicati negli angoli riproducevano certamente quello centrale in dimensioni ridotte.

Questo modello di bandiera però se mbra restare circoscritto al solo battaglione di so ldati Corsi, poiché tutti i documenti posteriori al 1775, indicano ora per la fanteria solo bandiere di compagnia e non più Colonnelle e so lo a fondo cremisi:

• R.a e.a A.ca, Serie Viola, Vol. 601, N. 63

8 luglio 1783: per la compagnia Mantica a Strada Frattina (l'attuale Via Frattina in Roma NdA) una bandiera nuova di taffetano cremisi con l'insegna del regnante Pontefice.

• Ra e.a A.ca, Serie Viola , Vol. 175., N. 89

24 febbraio 1789: «Costruzione di una bandiera per la compagnia Munez delle Guardie simile a quella resasi inservibile: taffetano rosso, bianco e giallo; 2 fiocchi con suoi cordoni, doratura di picca e ombreggiatura di pittore.

Canne 3 palmi 3 taffetano cremisi;

palmi 6 detto color oro;

palmi 1112 detto bianco;

2 fiocchi con suoi cordoni cremisi; Asta foderata di velluto cremisi, 300 bollette dorate.

• R.a e.a A.ca, Serie Viola, Voi. 177, N. 313

6 giugno 1789 Costruzione di una nuova bandiera per servizio della compagnia Giraud: Taffetano rosso, bianco e giallo;

Canne 3 e palmi 3 tajfetano cremisi; palmi 6 giallo; saccoccia di barbantina;

• R.a C.a A.ca Serie Viola Vol. 243, N. 1078 del 6 g iugno 1794: a Girolamo Ghirel Ii banderaro <<Sa r ete contento di costruire colla maggiore sollecitudine possibile al prezzo conceduto di scudi 24 e denari 47 112 una bandiera di taffetano cremisi con tutti i suoi finimenti, per servizio della nuova compagnia di reclute da farsi a Senigaglia sul piede del nuovo piano provisionale conforme alle bandiere solite né quartieri:

per taffetano cremisi canne 3;

per taffetano color oro palmi 6;

per taffetano bianco palmi 2 112;

per cordoni e fiocchi;

per ombreggiatura;

per velluto cremisi;

per l'asta;

per n. 350 bollette dorate;

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per canne 2 ortichella per saccoccia, per spuntone e picca dorata; per fattura della suddetta asta fatta ad uso d'arte.

Come abbiamo detto, tutte le bandiere confezionate a partire dalla fine del secolo erano a fondo cremisi con il grande scudo barocco di taffetà giallo dorato, cimato dalla triregno con le chiavi in decusse, al centro del quale erano dipinte l e armi pontificali, il tutto ombreggiato a pennello; le bandiere erano dotate di asta, ora rivestita di velluto c remisi e guarnita da 300-350 chiodi di metallo dorato, sormontata dalla freccia e munita di spun tone al fondo, entrambi in metallo dorato.

Tra i documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Roma si inserisce anche una fonte esterna non meno importante quale 1'Archivio Colonna, nel quale, tra le carte relative al Fondo Milizie B9 , viene descritta la bandiera concessa in dotazione nel 1796 all'omonimo re ggimento di fanteria.

Il documento recita: «In una L'arma di S. Santità con sotto ed attorno trofei militari, 4 bandiere di diversi colori, lancie,fucili e altro, con sotto l'arma suddetta una cartella con un nastro scritto d'oro e suoi sbattimenti (sic) «LEGIO COLUMNENSIS»; alli 4 lati si sono disposte 4 armette di S.E. (il principe Colonna NdA) e corone.

L'altra simile ma invece dell'arma del Papa si è fatta la colonna, arrna di S.E., con parimenti trofeo militare, bandiere,focili ed altro come sopra il tutto disposto con colori finissimi di carminio e lacche ed altro.

A tutte e quattro Le facciate bordura a tortiglioni con fiori cremisi .

4 bandiere palmi 10 112 larghe,palmi s 112 alte, con attorno.frangia gialla e rossa e messo d'intorno.fregio cremisi. Velluto cremisi per l'asta con chiodini dorati. Fittuccia di seta che contorna il fregio. Guaina di taffetà bianco. Picche per bandiere».

Grazie a questa esauriente descrizione abbiamo potuto ricostruire con buona approssimazione l'aspetto di queste bandiere che misuravano 2 metri e 34 centimetri di larghezza per 1 metro e 90 centimetri di larghezza, e che, probabilmente, dovevano essere entrambe di co lore bianco.

Di pari importanza è il testo in cui viene descritta l'insegna che indicava la presenza della compagnia bombardieri di Castel S. Angelo, di guarnigio ne fissa nell'omonima fortezza, datato l 7QO (R.a e.a A.ca, Serie Viola, Vol.183, N. 613 del 5 settembre):

«Conto di spesa e fattura di una bandiera in tre colori guarnita di frangia color oro con sua vaina colorata per li bombardieri di Castel Sant'Angelo.

Per avere tagliata e cucita una bandiera in tre colori, cioè bianco, turchino e rosso, Lunga palmi 9 e larga palmi 9 in striscie undici ognuna da due punti. Fatttagli la sua vaina al.fianco lavorata bianca e rossa a spire, guarnita all'intorno con frangia gialla.

Bastone tornito a'piedi e pomo tornito a capo tutto rosso».

La bandiera era quadrata, misurava di 2 metri ed 1 centimetro per lato ed era guarnita da una frangia di colore giallo probabilmente in seta: il campo era diviso in undici s trisce orizzontali alternate bianche, rosse e turchine, ognuna delle quali era larga circa 18 , 3 centimetri.

Veniva fissata all'asta tramite la guaina di stoffa dipinta a strisce spirali bianche e rosse, asta che era in le gno, sor montata da un pomo, dipinta di rosso e che veniva fissata certamente su uno degli spal ti del castello.

L 'o rigine di questa bandiera inu suale, che ricorda il vessillo della Guardia Svizzera, ci è tuttora sconosc iuta.

Se per le bandiere della fanteria l'Archivio di Stato di Roma rappresenta una miniera di documenti, lo è anche per gli s tendardi e per le cornette di cavalleria e dragoni, le cui descrizioni risultano ancora più accurate e particolareggiate.

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La cavalleria pontificia contava nel 1708 quattro reggimenti in tutto, che prendevano il nome dai ri spettivi colonne lli , le Corazze d' Auttanne e i dragoni Balbiani, Albani e Romolo Fasanini. Il primo documento riguardante le insegne di cavalleria di que l periodo riguarda il reggimento dei dragoni del principe Albani, è datato 5 agosto 1708 ed è contenuto nel fondo Soldatesc he e Galere, B3 l 9:

• Conto di una ricamatrice: «Per haverfatto una cornetta,fatta doppia a due facci e di recamo ordinata per servi-;.io del Sig. Principe Albani, in più per La parte dove è !'arme, palmi 8 di lavoro in quadro rilevato in costa e tutto coperto di oro lumeggiato nei suoi chiari e scuri. in più nella parte del Santo palmi 7112 computandoci la cornice a ......... ... ».

A questa prima descrizione piuttosto sommaria ne segue un'altra, datata 20 agosto, compresa nello stesso fondo archivistico:

<<Per fattura di una cornetta di Ermesino bianco tutta ricamata d'oro, e d'argento, doppia a due faccie guarnita di frangia alta e bassa d'oro fino di Firenze, con sua guaina eia capo a capo, larga palmi 3 e _ e Lunga palmi 3 e_ con suoi cordoni di seta turchina servita per l'Ecc.mo Colonnello Maggiore.

- Palmi 6 e 713 erme.sino bianco doppio di Roma, servito per fare detta cornetta;

- Palmi _ quadretto bianco per foderare la guaina;

- Palmi 6 frangia alta e bassa d'oro fino di Firenze torta per guarnire detta cornetta;

- Once 10 per 4 fiocchi fatti a vergolo alla Francese a due ordini, con tutta vergilia d'oro fino di Firenz.e e seta turchina con i suoi cappietti d'oro riportati contorti e ritorti per detta Cornetta e cordoni di detta;

- seta turchina per cucire .

- Per haverfatto una Lancia d'acciaio intagliata e dorata per far da capo al lanciane di detta cornetta;

-p er fattura d'altre 11 cornette d'Ermesino turchino guarnite con.frangia d'oro fino di Firenze alta e bassa, torta, a due facci e con sua guaina da capo di detto ermesino foderata di barbantina, larghe palmi 3 e 1/ 2 e longhe palmi 3 e 1/ 2 fatte a coda con suoi cordoni di seta turchina e fiocchi d'oro fino di Firenze;

- canne 4 e palmi 5 di Ermesino turchino doppio di Roma per far le suddette conette;

- barbantina turchina per.foderar dette cornette;

- once 104 e grani 12jrangia alta e bassa d'oro fino di Firen-;,e torta, servita per guarnire le 11 cornette;

- cordone grosso di seta turchina servito per dette;

- once 94 e grani 821 per 44 fiocchi d'oro fino di Firen-;,e e seta turchina,jatti tutti avergola con suoi fiocchetti riportati di piedi, con suoi cappietti di vergola d' oro,fatti tutti con vergola torta e ritorta serviti per li piz::J delle cornette, e di piedi alfi cordoni;

Per haver fatto fare à posta N. I J lanci e di ferro grandi, e.fatte indorare per dà capo alli lancioni delle dette cornette di S.S.».

A completare questa minuziosa descrizione è un terzo documento, questa volta nel fondo della Reverenda Camera Apostolica datato 19 se ttembre, nel quale sono menzionati gli ornamenti e le aste che corredavano le 12 cornette del reggimento dragoni Albani:

«Conto di lavori fatti per la Rev.a Cam.a di Pitture e d'altro.

P er haver dipinti di ornamenti in oro 1 I cornette cioè Arme di N.S. e contornate di rabeschi e.fiori né mez::.i con sue code pure di rabeschi, tutti d'oro, e detti dipinti à due bordi ombrati con suo filetto d'oro attorno, sopra l'Ermes i no turchino, essendo alte Le medesime palmi 4, longhe palmi 3 1/ 2 di canna mercantile.

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In più haverne fatta un'altra , quale è tutta ricamata, qual' è la Colonne ila , cioè havergli dipinto il beato S.Crescentino con suo paesino, di acquerella al naturale, et haver fatto il disegno al recamatore.

Et ............................... omissis ........... ..... et in più 12 aste cioè lancioni Lunghi 15 palmi con 8 scandelli ciascheduno, e detti scandelli fatti di color turchino ad oglio e il resto tutto dorato, cioè fascette e reggipiano conforme appariscono».

Il reg gimento quindi aveva in dotazione 12 cornette, una Colonnella e undici di compagnia , tutte tagliate a coda di rondine, a fondo bianco la prima e turchino le seconde, guarnite dalla frangia in filato ritorto d'oro e da due fiocchi cuciti alle punte delle code.

I fiocchi erano in filato ritorto d ' oro per la Colonnella e dello stesso materiale, misti però a seta turchina, per le compagnie.

Per quanto riguarda le decorazioni queste erano così differenziate:

• la cornetta Colonnella le aveva tutte in ricamo d'oro e d'argento; il verso riportava, come per le bandiere di fanteria, lo scudo con le anni del Papa, il triregno e le chiavi, mentre al recto vi era San Crescentino a cavallo nell'atto di uccidere il drago che, secondo la leggenda, terrorizzava l'agro di Città di Castello.

• le cornette di compagnia avevano invece tutti g li ornamenti dipinti, compreso lo scudo che ornava sia il verso che il recto della cornetta.

Le cornette misuravano 893 millimetri di lunghezza alle punte e 780 millimetri di altezza, e venivano fissate all'asta mediante una guaina del colore di fondo foderata di tela robusta; l 'as ta era di legno, riproduceva le antiche lancie da torneo ed era lavorata con otto scanalature.

Veniva dipinta con vernice ad olio turchina ed aveva gli spigoli profilati in oro zecchino.

Era lunga in tutto 3 metri e 35 centimetri ed era guarnita di freccia in ferro dorato e di due cordoni in seta turchina con due fiocchi al fondo, in filato ritorto d'oro per la Colonnella e d'oro misti a seta turchina per le cornette di compagnia.

Nel dicembre 1708 venne dato l'ordine di confezionare due diverse insegne di compagnia per reparti a cavallo, una cornetta per i dragoni Balbiani e uno stendardo per le corazze d' Auttanne.

A questo proposito si deve notare come la terminologia ufficiale non facesse differenza tra cornette e stendardi, ma definisse tutte le insegne di cavalleria «cornette».

• Soldatesche e Galere, B. 324, 23 dicembre 1708

«La Rev.a Camera Ap.ca per haver fatto due cornette di Cavalleria di N.S. sopra il damasco turchino, una a punte di lunghe:::,za palmi 4 e larga palmi 3 112 in circa, ricamate d'oro, e d'argento fino, e passata quella a pi:::,:::,i con una guarnitura à torno alta i 3 dita et in me:::,:::,o alfi siti l'Arme della Chiesa sparse in diverse maniere, cioè R e1::ni e Chiavi, e in me:::,:::,o un ' Arme grande palmi 2 tutra in ricamo d'oro con l'impresa di N. 0 s.re Papa Clemente Xl e dall'altra parte S. Pi etro e S. Paolo dipinti sopra il raso e lumeggiati tutti d'oro, e dette cornette sono state ordinate dall'Ecc.mo Mons. B enti voglio et ILL.mo Sig. Abate Valenti Collaterale, e detta cornetta a pi:::,::,i imposta di oro, Santi e Arme a tutte sue spese fuori dal fondo.

L 'altra riquadratafatta con trofei, chiavi e Padiglioni con /'Arme e i Santi, come sopra con sua f.;uarnitione attorno, ricamata di oro, e passato come sopra. grande palmi 3 112 in circa e fatto a mostre sparse».

A questo testo ne segui un secondo il 24 febbraio 1709, grazie al quale si è potuto individuare a quale reparto fossero destinate le cornette in questione:

«IL custode dell'Armeria Vaticana ha ricevuto n. 0 2 cornette nuove di cavalleria di damasco turchino, una a punte di Lunghe:::,:::,a palmi 4 e larga palmi 3 112 , e l 'altra riquadrata palmi 3, ricamate d'oro, et argento e passate con Arme di N.S.Si1::nore Clemente Undecimo da una parte,

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e dall'altra l'Arme della Chiesa, quali erano state.fatte per servitio delli reggimenti d'Auttan e Balbiani, li quali per essere stati riformati non sono andati in opera ................... »

Rispetto alle cornette dei dragoni Albani, quelle del reggimento Balbiani erano quindi decorate al verso dall'immagine dei Santi Pietro e Paolo, già citata nel manoscritto di Mouton, e da una serie di trofei , quali il triregno , le chiavi il padiglione simbolo della «Sede Vacante», posti ai quattro angoli di entrambe le facce dell'insegna.

L'insegna del reggimento corazze era del tutto simile ma di forma quadrata, di 780 millimetri per la to.

Quasi certamente, inoltre , le cornette Colonnelle erano di colore bianco.

L'ese rcito comprendeva, oltre ai reparti regolari , anche unità di cavalleria della milizia, e tra queste spiccava la compagnia dei Carabini rinforzati o dei «Caccia Banditi >> in attività nella Legazione di Bologna fin dal 1605.

Suo compito precipuo era la sorveglianza delle principali vie di comunicazione del circondario di Bologna, ma soprattutto il controllo del Passo della Futa, particolarmente soggetto alle imprese dei briganti: questo reparto era comple t amente svincolato da qualsiasi autorità giudiziaria e riceveva ordini direttamente da l Cardinale Legato.

L' insegna della compagnia, del tutto simile nella forma a quella dei dragoni dell'esercito regolare, viene citata in un curioso documento del!' Archivio di Stato di Roma , conservato nel fondo Congregazioni Particolari Deputate 1600-1760 (Tomo 37, Fase. 5 del 1705 ) : in quell'anno infatti il comandante de lla compagnia, certo capitano Mengarelli , stendeva una relazione in cui descriveva la cornetta del reparto, dicendo che essa aveva «l'effigie da una parte della Madonna Santissima di San Luca tutelare della città di Bologna, dall'altra L'Armi di N. Signore, dell'Eminente Legato e Vice Legato e propria dell'oratore, (il Mengarelli NdA) l'asta dello stendardo è nobile (sic), intagliata e dorata.»

Mengarelli prosegue citando un altro ufficiale , il tenente Gerolamo Spuntoni, il quale per parte s ua, affermava che «la banderuola era di colore verde con .filetti d'oro attorno» e confermava l'uso dei tre stemmi, quello papale, quello del Legato e quello del comandante.

Terminata la mobilitazione, i reparti di cavalleria vennero riformati nel febbraio del 1709 in esecuzione dell'accordo stretto con gli Austriaci, e in loro sostituzione s i costituì una sola compagnia di corazze Albani che resterà in serv izio fino al 1793 come unico reparto di cavalleria delJ'esercito pontificio

La compagn ia ricevette lo s tendardo rimesso ali' Armeria nel febbraio del 1709, stendardo menzionato in due note del marzo 1717 (Soldatesche e Galere , B. 65 }:

• 6 marzo 1717 «Attaccate Le franze d'oro alla Cornetta e fiocchi e farli fare con sua saccoccia di fustagno e tela, 2 once di cordone per detta cornetta, di seta turchina e oro. Asta indorata e verniciata».

• 8 marzo 1717 «Una cornetta di cavalleria di damasco turchino descritta nell'inventario , che è riquadrata di palmi 3, ricamata d'oro e d'argento passata per ['Arme di N.S. Clemente XI da una parte e dall'altra con l'immagine dei S.S. Pietro e Paolo , con consegnare ancora tanti fiocchi d'oro quanti saranno necessari per attaccare a detta cornetta, con cordoni simili al suo laccio, anche lafrangia d'oro che sarà necessaria».

Si noti come al lo stendardo consegnato all'armeria nel 1708 fossero stati to lti i fiocchi e la frangia, costosi e delicati, per impedirne l'usura , e come venisse protetto da una fodera di fustagno foderata di tela dal colore sconosciuto .

Nel 1748 la compagnia ricevette un nuovo stendardo in sos titu z ione di quello che la seg uiva da quarant 'anni , o rm ai usurato.

• Ra e.a A.ca, Serie Viola , N. 20, 1748.

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22 novembre 1748 «Ad Agostino Jannucci Ricamatore ............. per aver recamato per la compagnia Cora::.ze, La banderuola detta la cornetta a due facciate con da una parte l 'immagine dei S.S. Pietro e Paolo, e dall'altra situata in mez::,o l'arma di S.S.formante tutto il suddetto lavoro palmi 19 riquadrati.>>

-R.a e.a A.ca, Serie Viola, N. 23, 1749.

J 3 maggio 1749, N. 513 «Robbe pel servi::,io della nuova cornetta della Guardia di Nostro Signore acquartierata a Monte Cavallo , delle Cora::,ze.

- canne 5 cordellone turchino hlù greve e al doppio de soliti once 11,fattofare a posta per guarnimento della suddetta bandiera;

- once 71 francia d'oro fino sopradorato, Lavorata alla Milanese, torta e ritorta, con sue campanelle d'oro.fino simili, con sue gaudiette (?) turchine blù, servita per porre intorno e guarnire detta bandiera della Cornetta;

-2 fiocchi grossi d'oro fino simili alla suddetta /rancia, lavorati alla Milanese con sue Radie (?) turchine e suo lavoro di oro fine simile, e n. 0 6 fiocchetti di oro fino simili piccoli per le punte, per servizio della bandiera grande della Cornetta;

- cordone grosso 1 dito di seta color d'oro e turchina blù fatto a piombini per la bandiera della Cornetta;

- cordoncino simile fino per le cappie alli 6 fiocchetti d elle punte di detta bandiera;

- per fattura di aver guarnito la bandiera grande della Cornetta e cuscita in mezw e guarnita difrancia, con sua guaina all'asta, con suoifi.occhetti alle punte».

L'unico particolare discordante rispetto a quanto finora riportato nelle precedenti descrizioni , è rappresentata dai «6 fiocchetti alle punte di detta bandiera»: dando per scontato che per « punte» il testo si riferisca alle uniche libere, quelle al flottante, dovremmo avere tre fiocchetti pendenti cuciti su ognuna di esse, anziché uno solo.

L'ultima descrizione di insegne di cavalleria appare dieci anni dopo e riguarda le cornette della compagnia Guardia dei Cavalleggeri, certamente una Colonnella e una di compagnia: il documento recita: 1758.

• R.a e.a A.ca, Serie Viola , N. 600 , Registro delle ordinazioni 1757-1771 , N. 114, 7 giugno

«Per fare le 2 cornette con !'imprese Pontificie dei Cavalleggeri Guardie di N.S.:

- canne I damasco rosso cremisino di Roma;

- canne l l tajfetano rosso cremisino di Firen ze;

- canne 1 sangalla rossa;

Guarnizio ne di frangia oro, cordoni e fiocchi d'oro e seta conforme il solito».

Le due cornette, certamente quadrate , avevano le stesse decorazioni previste per la compagnia corazze, ma con il fondo di colore cremisi per entrambe: sembra cessare quindi, anche per la cavalleria, l'uso di colori differenti per le insegne colonnelle e di compagnia, che per i reparti di fanteria finirà solo verso la fine del secolo.

La prima fonte riguardante la bandiera della compagnia della Guardia Svizzera è costituita da un quadro di Salvatore Colonelli Sciarra datato 1736 , nel quale è raffigurata la facciata del palazzo del Quirinale vista dalla scalinata che dà sull'attuale Via della Dataria; sul balcone posto sopra il portone sventolava la caratteristica insegna divisa in 9 strisce orizzontali cremisi, gialle e azzurre, colori dell'uniforme, al centro della quale campeggiava il classico scudo con triregno e chiavi con lo stemma del Papa Clemente XII, al secolo Lorenzo Corsini; i quattro angoli del drappo erano ornati da altrettanti scudi coronati disposti nel senso stesso delle strisce, nei quali potrebbero essere state dipinte le armi del comandante della compagnia o quelle stesse del Pontefice.

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Entrambe le ipotesi sono valide, data l'impossibilità di decifrare il disegno a causa delle ridotte dimensioni della bandiera: noi propendiamo per la prima.

Nel 1778 ci viene confermato l ' uso di questo tipo di bandiera: il testo del documento relativo (R.a e.a Aca, Serie Rossa, N. 74) recita quanto segue:

-N. 699 1778

«Nuova insegna della Guardia Sviz:::,era:

- canne 9 tajfetano doppio di Firenze ovvero ca nn e 3 rosso, canne 3 giallo, canne 3 torchino e pittura.

Si rinnova ogni tre anni».

La stessa notizia viene confermata da un secondo testo di alcuni anni dopo (R.a e-a A.ca Serie Viola, N. 218):

- N. 1694 1783 «Nuova insegna per la Guardia Svi:::,zera: tajfetano doppio rosso cremisi, giallo e turchino».

Siamo così giunti al 1814: Napoleone viene esiliato all'Elba e a Roma, accolto dalla folla festante, fa ritorno il Papa Pio VII , al secolo Barnaba Gregorio Chiararnonti, eletto nel 1800.

Come abbiamo fatto notare al l'inizio di questo capitolo, nel per iodo compreso tra il 1814 e il 1870 non disponiamo più di fonti ufficiale riguardanti le bandiere delle forze armate pontificie: nessuna traccia si trova infatti tra le carte degli Ospizi del San Michele e di Santa Maria degli Angeli , tradizionalmente incaricati, tra l'altro, delle forniture per l ' esercito che andavano dalle metallerie ai panni, a i cuoiam i, alle guarnizioni ed ai ricami di ogni tipo.

L'assenza di documenti d'archivio viene ovviata da una preziosa fonte iconografica, intitolata «Costumi militari dello Stato Pontificio» e detta comunemente «Raccolta Piro/i» , oggi conservata presso l'Istituto per la storia del Risorgimento Italiano di Roma.

La raccolta conprende numerosi volumi rilegati , nei quali sono conservati centinaia di acquerelli e stampe che raffigurano tutti i reparti dell'esercito pontificio di stanza o in transito a Roma in un arco di tempo che va dal 1823 al 1871: è grazie ad essa e a pochi esemplari di bandiere d'epoca se abbiamo potuto tracciare l ' evoluzione delle bandiere pontificie fino al 1870.

La prima raffigurazione riguardante le nuove bandiere in dotazione ai reparti di fanteria appare solo nel 1826 , ma quasi certamente questo era l ' aspetto delle insegne fin dal 1814.

Erano quindi di seta bianca, quadrate, e guarnite da un sotti le bordo esterno e da una frangia di filo ritorto entrambi d'oro.

Al!' in temo del drappo, separata dall ' orlo esterno , era appl icata una cornice dorata di media larghezza all'interno della quale , agli angoli, era cucita una stella a sei punte ricamata in oro.

Al centro del drappo e ra dipinto in oro il solito scudo barocco, sormontato dal triregno sulle chiavi decussate e attorniato da due rami di alloro al naturale , che recava le armi del Pontefice regnante.

La bandiera era dotata di guaina di colore scarlatto bordata vertica lment e eia due orlature dentellate ricamate in oro.

L'asta era in legno, con la parte visibile rivestita di velluto rosso e guarn ita di ricamo d'oro, e dotata di freccia e di puntale entrambi in in ferro lucido: sotto la freccia erano fissati una grossa nappa di filo ritorto e due cordoni con fiocchi, tutti d'oro.

Il 27 dicembre 1815, per sopperire alla mancanza di reparti regolari, il Segretario di Stato Cardinale Consalvi stab iliva la ricostituzione del Corpo della Guardia Civica per «la sicure:::,za e la tranquillità della capitale», e ne affidava il comando al principe Don Giulio Ro spig lio si: il corpo ric evette sub i to la bandiera, simi le quella della fanteria, ma di colore azzurro chiaro e con una seconda corn ice interna costituita da una doppia ghirlanda d'oro intrecciata.

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La guaina era anch ' essa di colore azzurro chiaro bordata d'oro , mentre l ' asta era ricoperta di velluto rosso e guarnita da chiodi di metallo dorato disposti in file parallele e non spirali; la freccia era sostiuita da una statuetta di metallo dorato raffigurante S. Michele Arcangelo.

Nel 1829 la stessa insegna viene rappresentata priva della cornice esterna , ma fregiata di doppia ghirlanda e di stelle a sei punte , e con l ' asta s ormontata da una semplice freccia in ferro lucido.

Tutte le bandiere finora descritte misuravano all'incirca I metro e 30 centimetri per lato.

Con l'ascesa al soglio pontificio di Papa Gregorio XVI , al secolo Bartolomeo Alberto Cappellari, avvenuta nel I 831 , non solo appaiono per la prima volta in assoluto sulle bandiere militari il bianco e il giallo che ancora oggi identificano lo stato Pontificio, ma soprattutto si codifica un modello di bandiera che , per i reparti a piedi, rimase in vigore fino ai primi anni del pontificato di Pio IX.

Ognuno dei battaglioni di Granatieri, di Cacciatori e di Fucilieri ricevette una di queste band iere che possiamo definire come << mod/1831 ».

Erano quadrate e molto più piccole rispetto a quelle precedentemente in uso, non più grandi di 90 centimetri per lato: le caratteristiche salienti erano:

• drappo quadrato guarnito di sottile bordature esterna alla quale era cucita la frangia in filo ritorto; era diviso diagonalmente in due triangoli , quello al flottante di colore bianco e quello all'asta di colore giallo carico; la frangia era di colore inverso, d ' argento sul giallo e d ' oro sul bianco.

La guaina era di colore giallo.

Il drappo recava al recto gli stessi ornamenti prescritti per le bandiere di modello precedente , scudo, alloro , triregno e chiavi, anche se leggermente diversi nel disegno, e al verso un disco di colore scarlatto con dipinti il triregno e le chiavi, bordato di fascia bianca dentellata sulla quale era ricamata in nero l'iscrizione «GREGORIO• XVI• P • O• M • »

• Asta di legno verniciata di giallo carico con puntale in ottone e freccia in metallo dorato; sotto la freccia, oltre alla solita nappa di filo ritorto d ' oro, erano fissate due corte cravatte di seta , una bianca con frangia d'oro e l'altra giallo carico con frangia d ' argento.

Su entrambe le cravatte era ricamato il triregno e le chiavi decussate, in oro sul bianco e in argento sul giallo.

Una variante a questi modelli standard è rappresentata dall ' insegna del battaglione cacciatori Zamboni, così chiamati dal nome ciel comandante, reparto costituito nel 183 l in Romagna e caratterizzato dall ' uniforme identica a quella degli analoghi reparti austriaci dell'epoca.

Il battaglione ricevette una bandiera di modello particolare cli colore bianco, guarnita di frangia a settori alternati oro e argento e ornata eia quattro cornette d'oro poste negli angoli; al centro del drappo era dipinto l'abituale emblema fatto di scudo con le armi del Papa, di triregno, di chiavi e di rami d'alloro; non sappiamo se lo stesso disegno apparisse anche dall'altro lato del drappo oppure se venisse sostituito dal disco rosso bordato di bianco.

Sotto i rami di alloro era ricamata in nero l'iscrizione «Cacciatori>>.

L'asta era dello stesso tipo delle altre ma ricoperta di velluto verde scuro , colore distintivo del battag li one, e sormontata da una semplice freccia in metallo dorato intorno alla quale erano annodati due cordoni in seta mista argento e oro, guarniti da fiocchi in filo ritorto d'oro.

Il reparto venne riorganizzato poco tempo dopo perdendo tutte le sue caratteristiche in materia di uniformi e bandiere.

La Guardia Civica adottò la stessa bandiera della truppa di linea pur conservando le caratteristiche stelle d'oro a sei punte negli angoli, la frangia interamente d'oro e sostituendo le cravatte bianche e gialle con semplici cordoni con fiocchi d'oro.

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In una tavola datata 1841 la bandiera della Civica appare diversa in alcuni dettagli, ovvero:

• non vi sono più le ste lle negli angoli;

• la frangia è a setto ri alternati oro ed argento;

• vi so no le cravatte identiche a quelle stabilite per le bandiere della line a.

L e bandi ere m/1831 rimasero in uso anche ne i primi anni di regno di Pi o IX , al seco lo Giovanni Maria Mastai Ferretti, certamente fino all'avvento della Repubblica Roman a avvenuto nel febbraio del 1849; a suffragare questa t es i c'è la bandiera del 2° reggimento estero al servizio Pontificio, costituito da soldati sv izzeri.

La bandiera ri s ponde perfettamente al modello re go lamentare salvo che per du e dettagli, la frangia interamente dorata e la mancanza s ulle cravatte delle chiavi e del triregno ric amat i: la scritta r ip ortata intorno a l di sco centrale recita «PIO • IX • P • O • M • ANNO • I • » il che fa risalire l'esemplare a l 1846, primo anno di regno del Pontefi ce .

Caduta la repubblica nell'agosto del 1849 il t riun virato cardinalitzio, (Della Gange Sermattei , Yannicelli Casoni e Altieri) si dedi cò alla rior ga ni zzazione delle forze armate attenendosi se mpre al criteri o di un esercito atto principalmente al mantenimento dell'ordine interno .

La nuova s truttura comprendeva ora il reggimento di Gendarmeria, il reggimento d ' A rt iglieria, 2 reggimenti di fanteria indigeni, 2 regg im ent i di lin ea esteri, 1 battaglione di cacciatori, 2 battaglioni sedentar i di presidio, 1 reggimento D ragoni e varie aliquote di se rvi z i.

Quas i certamente fu in questa occasione che le vecchie bandiere m/1831 ve nnero sos tituite con quelle di nuovo modello destinate a rimanere in uso, pur con qualche variante, fino a l 1870.

L 'aspe tto di que ste bandiere ci è noto grazie a ll 'unico esemplare esistente raccolto dalle tru ppe italiane su l campo di Castelfidardo i l 18 settembre 1860 e att u almente custodito presso l ' Armeria R ea le di Torino (ca t. 0.23).

L a bandi era, realizzata in seta, con tutti gli eleme nti decorativi eseguiti in ricamo , era quadrata e misurava 1 metro e 40 centimetri per lato; i co lori bianco e giallo erano gli stessi del periodo precedente ma erano ora disposti verticalmente.

Il drappo era bordato da una corta frangia in filo ritorto dorato: in ognuno dei quattro angoli era ricama ta una ghirlanda di foglie di alloro, in oro s ul bianco e in argento sul g iallo.

Al centro del drappo , probabilmente s u e ntrambi i lati, era po s to un di sco di seta rosso sc uro bordato di sottile profilatura dorata, al centro del quale appar ivano le armi di Pio IX accompagnate dalle chiavi, dal tri regno e da due rami di alloro.

Intorno al disco, esternamente, era ricamata in caratteri d 'oro la legenda «FANTERIA DI LINEA SECONDO REGGIMENTO ESTERO ».

La bandi e ra era dotata di as t a di co l ore giallo sormontata da una freccia in meta ll o dorato, alla base della quale venivano annodati due cordoni con fiocchi in oro.

D e lle a ltre bandiere non sappiamo nulla, perché o vennero distrutte o vennero trafugate p er sott rarl e alla cattura, ma erano q u asi certamente identiche a que ll a descritta probabilmente co n iscrizio ni diverse a seco nd a del reparto.

Un'altra testimonianza importante riguardante le bandiere di questo periodo , è costituita da una se ri e di fotografie di quella che potrebbe essere stat a l ' insegna de l battaglione irlandese di San Patrizio, conservata fino a l 1930 nel Collegio Irl andese di Roma.

Si trattava di un gag li ard etto a coda di rondine simile a quelli che si vedevano nelle processioni, di colore scuro stando alla foto, forse il caratteristico verde irlandese, tag li ato a coda di rondine e decorato con ricami forse d'oro fatti a trifoglio; nei quattro angol i , racchiusi dentro quattro cerc hi , l ' arpa irlandese, l a torre, le c hiav i decussate e le iniziali «S. P .» ricamate forse in oro.

Su entramb i i lati era riportato in posi zione centrale un ova le in cui appariva ri spettivamente San P atri z io in abiti vescovi li e la Vergine.

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Terminata la campagna e ridottosi di conseguenza il territorio dello stato, il governo procedette all'ennesimo riordinamento dell'esercito. operazione che venne faticosamente compiuta in cinque anni, durante i quali vennero apportate piccole e continue modifiche, nell'ottica di una forza armata destinata esclusivamente alla tutela dell'ordine interno, alle parate ed al fastoso cerimoniale imposto dalle solennità religiose.

La spinta finale venne data dalla convenzione stipulata il 15 settembre 1864 tra la Francia ed il regno d'Italia, con la quale la prima s'impegnava al ritiro delle sue truppe da Roma entro due anni al massimo: questi fatti, uniti alla scarsa fiducia riposta nel governo italiano ed al trasferimento della capitale del regno da Torino a Firenze, convinsero il governo a potenziare l'esercito e a ridargli quelle caratteristiche belliche a lungo sopite.

Il nuovo esercito risultò ora costituito dalla legione dì gendarmeria, dal corpo di Artiglieria, dal battaglione sedentar i , dal corpo del genio, dal battaglione cacciatori indigeni, dal battaglione carabinieri esteri, dal battaglione zuavi, dal reggimento di fanteria di linea e dal corpo dei dragoni.

Alcuni reparti avevano già ricevuto le insegne dalle mani di Pio IX a l campo di Anzio nel 1862 e tra questi c'era il battaglione degli zuavi; della bandiera di questo reparto abbiamo solo la descrizione, dato che essa fu divisa tra gli ufficiali al momento dello scioglimento del corpo.

Era molto semp lice , costituita da un drappo quadrato di seta bipartito verticalmente con il giallo all'asta e il bianco al flottante, bordato da una frangia di filato d'oro.

L'asta, probabilmente rivestita di velluto rosso, era sormontata da una semplice freccia di metallo dorato ed era ornata dagli abituali cordoni con fiocchi in oro.

Il reggimento di fanteria di linea ricevette certamentente una bandiera identica, mentre nulla sappiamo riguardo alle bandiere degli altri reparti di fanteria indigeni ed esteri presenti a Roma alla vigilia del 1870.

La Guardia Civica continuò ad utilizzare le bandiere descritte nel 1841, che però poco dopo divennero del tutto simili a quelle dei battaglioni di linea, perdendo le caratteristiche stelle ricamate negli angoli ma conservando una frangia di tipo particolare, fatta a stretti settori alternati d'oro e d'argento.

T1 4 settembre del 1847 la compagnia «Scelta» della Guardia Civica, la l" compagnia del 1° battaglione, cambiò nome assumendo quello di «compagnia Palatina» secondo quanto stabilito dal decreto della Segreteria di Sato:

«Oggetto: Dichiarazione della Compagnia Palatina.

La Suprema Segreteria di Stato con suo dispaccio del 1 ° settembre partecipò a questo Comando Generale che a norma di sovrana disposizione la compagnia scelta dell'antica «Guardia Civica» è stata dichiarata «Compagnia Palatina »

Il 12 aprile 1850 venne proposta la costituzione di un reparto che, con la Guardia Nobile e con la Guardia Svizzera, fosse addetto alla custodia del Pontefice e dei palazzi apostolici: il reparto nacque dalla fusione della Civica Scelta, già denominata « Palatina» , e della Milizia Urbana di Roma o dei Capotori , che avvenne con provvedimento del 14 dicembre 1850.

Il nuovo reparto, denominato «Corpo della Guardia Palatina» ricevette la bandiera solo nel 1859 (Ordine del Giorno del 12 settembre), quando venne riorganizzato su due battaglioni e cambiò nome in «Corpo delle Guardie Palatine d'Onore».

L 'i nsegna in questione, raffigurata nel volume «La Guardia Palatina d'Onore di Sua Santità» era molto simile a quella dei reparti di linea: era infatti costituita da un drappo di seta rettangolare bipartito verticalmente con il giallo all'asta e il bianco al flottante, contornato da una frangia di filato divisa in settori alternati oro e argento.

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Al centro era riportato uno scudo ovale a cornice dorata con decorazioni d'argento, cimato dal triregno e dalle chiavi decussate d 'oro, e affiancato da rami di alloro, dentro il quale appariva lo stemma di Pio IX .

In ogni angolo erano ricamati in oro due rami di alloro legati da un nastro.

La bandiera veniva fissata ali' asta ricoperta di velluto cremisi e guarnita da chiodi dorati disposti a spirale, e sormontata da una statuetta in metallo dorato raffigurante l'arcangelo Michele, patrono delle mili z ie celesti: sul globo che la sosteneva era riportata la scritta «QUIS UT DEUS? ».

Sotto la statuetta erano annodate due cravatte di seta bianca guarnite di frangia oro e argento, sulle quali era ricamata in lettere d'oro l'iscrizione «GUARDIA PALATINA/ D'ONORE » .

Le notizie riguardanti le insegne della cavalleria e dell'artiglieria pontificie dalla restaurazione in poi sono abbastanza scarne: la raccolta del Piroli infatti non ci ha tramandato che una bandiera appartenente al corpo d'artiglieria risalente al 1853, ed uno stendardo datato 1826 ed appartenente al reggimento Carabinieri , antenato della Gendarmeria.

In compenso esistono due bandiere originali, quella del l ' artiglieria e lo stendardo dei dragoni, entrambi risalenti agli anni '60 ed entrambi conservati presso il Museo Storico Vaticano

Lo stendardo dei Carabinieri era quadrato, misurante circa 60 centimetri per lato, realizzato in seta di colore verde scuro, classificato come «ve rde drago>> dalla terminologia militare coeva, e bordato di frangia divisa in settori oro e argento.

All'interno dei bordi era applicata una doppia ghirlanda intrecciata in ricamo d'oro, mentre al centro appariva il solito scudo con le armi papali, ornato dalle chiavi, dal triregno e da due serti di alloro.

L'asta era in legno dipinto a strisce spirali gialle e verdi ed era cimata da una semplice freccia in metallo dorato , sotto la quale erano annodati due cordoni con fiocchi in filato d 'oro; l 'asta era munita di puntale in ferro.

Il reggimento d'artiglieria aveva in dotazione una bandiera quadrata di 90 centimetri per lato , di colore turchino scuro, decorata da una frangia e da due fiocchi in filato d'oro , questi ultimi applicati ai due angoli esterni del drappo secondo l'antica usanza: lungo tre dei quattro lati era applicato un ricamo a foglie, in oro.

Al centro della bandiera campeggiava lo scudo cimato dalla tiara e dalle due chiavi, con lo s temma di Pio IX: intorno allo scudo era ricamata in lettere d'oro la denominazione del reparto: «REGGIMENTO DI ARTIGLIERIA PONTIFICIA ».

Questo modello di bandiera, riportata dal Piroli con la data 1853 , differiva dall'esemplare conservato presso il Museo Storico Vaticano solamente per la posizione verticale dello stemma e del!' iscrizione rispetto ali 'as ta.

L'as ta era in entrambi i casi rivestita di vel lut o turchino scuro ed era so rmont ata dalla statua di S. Michele.

Per quanto riguarda il reggimento dragoni la sua insegna originale era di colore «verde drago» guarnita con una frangia , con un ricamo interno a foglie e con il solito scudo centrale con sotto l'iscrizione «DRAGONI PONTIFICI» , il tutto in oro.

Un ultimo accenno riguardante gli altri due reparti addetti alla persona del Pont efice, la Guardia Svizzera e la Guardia Nobile.

La compagnia de ll a Guardia Svizzera continuò ad utilizzare la sua storica insegna, che consisteva sempre del drappo diviso in nove fasce orizzontali alternate azzurre , gi.alle e rosse ma che in questo periodo era ornata da un ovale e da un disco posti uno sotto l'altro, entrambi di colore nero ed entrambi bordati da una cornice d'oro.

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li primo racchiudeva lo stemma di Gregorio XVI , il secondo l'arma del comandante, tradiziona lmente membro della famiglia Pfyffer di Altishofen.

L'asta era rivestita di velluto rosso ed era sormontata da una freccia in metallo dorato a forma di giglio: sotto di essa erano annodati due corti cordoni d'oro con fiocco.

La Guardia Nob il e aveva in dotazione uno stendardo quadrato di seta bianca, orlato da una frangia di filato d'oro, decorato dalla stessa ghirlanda che appariva sullo stendardo del reggimento Carabinieri, e da trofei ricamati negli angoli, il tutto in oro.

Al centro del drappo apparivano le so lite decorazioni ricamate in oro e seta colorata.

L'asta e r a ricoperta di velluto bianco ed era cimata dalla freccia in metallo dorato; sotto di essa erano annodate due era vatte di seta candida sulle quali era riportata in caratteri d'oro, l 'iscrizione <<GUARDIA NOBILE PONTIFICIA ».

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Nel 1737 Gian Gastone , l'ultimo dei Medici, moriva a Firenze senza l asciare eredi: il trono granducale passava così agli Asburgo seco ndo quanto stab ilito fin dal 1710, quando durante la conferenza tenuta a Geertruid e nberg nel quadro della guerra di Successione spagnola, le potenze europee avevano preso questa decisione s tante la ste rilità conclamata dei figli e delle figlie di Cos imo III, penultimo granduca di To sca na.

Delle bandiere utilizzate dalle esigue forze militari toscane sappiamo pochissimo, praticamente nulla: tutte le nostre conoscenze si riducono infatti ad un solo ese mplare di bandiera appartenuta probabilmente ad un reparto di fanteria, e conservata , in sieme a numerose insegne turche, nella chiesa Nazionale dei Cavalieri di Santo Stefano in Pisa.

La bandiera in que st ione è quadrata di 2 metri di lato , s uddivi sa in undici fasce orizzontali, sei delle quali certamente di colore ro sso e cinque di colore bianco o g iallo.

L ' incerte zza circa i due colori è dovuta alla vetustà del drappo e al fatto che la bandiera è protetta da una lastra di vetro, circostanze queste che rendono plausibili e ntrambe le ipotesi.

Il bianco e il rosso rappresentavano gli s torici colori della repubbli ca fiorentina forse rimast i in uso nonostante la politica dei Medici tesa ad eliminare tutto ciò che poteva ricordare I' antica libertà comunale; il g iallo e il rosso invece rappresentavano la livrea medicea ed era no presenti, ad esempio, nell ' uniforme di alcuni reparti dell'esercito quali i dragoni, che alla fine del secolo indos sava no un abito scarlatto con veste, calzoni e paramani g ialli.

Al centro della bandiera troneggiava un grande scudo barocco cimato dalla corona fiorentina a rebbi, al centro del quale erano dipinte le sei palle medicee , cinque rosse ed una turchina coi gigli di Francia, di s tinzione questa concessa nel 1466 da Luigi XI di Francia a Piero de ' Med ici.

L 'o rigine di questo stemma non è stata mai chiarita definitivamente: gli apologeti della famiglia la attribuirono al leggendario Everardo de ' Medici , il quale, ai tempi di Carlomagno , impegnato in battaglia contro il gigante Mugel s i riparò con lo scudo dai s uoi colpi di mazzafru sto, arma dalla quale pendevano cinque palle ancora fumanti di sangue umano che rimasero così impresse sullo scudo.

I detrattori invece accennavano con fine ironia alle più semplici e plebee pillole degli speziali.

Nel 1737 il trono granducale passò a Francesco III duca di Lorena, futuro imperatore del Sacro Roman o Impero, il quale riordinò l'esercito includendovi numerosi elementi s tranieri; con il decreto del 13 settembre 1753 le truppe toscane vennero riordinate e strutturate su tre reggimenti di fanteria , eredi di altrettanti reparti esistenti quali il «reggimento delle Guardie » il «reggimento di To scana» e il «battaglione di Marina» , ed un reggimento di dragoni.

L'articolo 8 del decreto parlava finalmente di bandiere: « Vogliamo che questi tre corpi abbiano delle bandiere nuove , tutte uguali , col fondo giallo, ricamate con frangi e d'oro, con aquila a doppio capo; in mezzo alla quale dovrà essere uno scudo piccolo, con le armi Liscie di Lore na e di Toscana».

Quali fossero le bandiere in uso nel periodo 1737-53 non lo sappiamo e non ci sentiamo di

Capitolo Quarto
Il Granducato di To sca na 1700-1859 e la Repubblica poi Ducato di Lucca 1700-1847
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formulare ipotesi azzardate quale, ad esempio, quella secondo cui potrebbero essere rimaste in uso le insegne medicee.

Le nuove insegne presentavano quindi un drappo di colore giallo carico, colore imperiale, bordato da una stretta frangia di filato d'oro ed ornato dall'aquila bicipite nera sormontata dalla corona imperiale e caricata in petto di uno scudo barocco cimato invece dalla corona reale, nel quale vi erano gli stemmi di Lorena e di Toscana; lo scudo era attorniato dal collare del Toson d'oro, mentre l'aqui la str ingeva negli artigli lo scettro e la spada.

Il Giorgetti, autore dell'opera in tre volumi «Le armi Toscane e le occupazioni straniere in Toscana ( 1537-1860 )» rappresenta questa bandiera bordata da una fascia divisa in triangoli bianchi, rossi, gialli e neri, secondo l'usanza in vigore nell 'eserc ito imperiale: questa ipotesi è del tutto errata poiché il testo del decreto non parla affatto di questa decorazione, che apparirà solo verso la fine del secolo sulle bandiere toscane, ma con colori completamente diversi.

Con queste bandiere il reggimento di formazione «To scana» partecipò alla guerra dei Sette Anni subendo forti perdite, 957 caduti s u 3200 effettivi solo nel primo anno di guerra.

Il 1756 vide l'ascesa al trono di Toscana del diciannovenne Leopoldo I , il cui regno si rivelerà eccezionale per il progresso civile ed economico dello stato ma deleterio per tutto ciò che riguardava la materia militare; rimase infatti in servizio un solo reggimento di fanteria che quasi certamente continuò ad usare le vecchie bandiere fino al suo scioglimento avvenuto nel 1780.

Il suo posto venne preso da numerose quanto improbabili unità di mili zia quali le quattro compagn ie di «Truppa Civica di Presidio» a Firenze, la compagnia di Pi sa, le compagnie di milizia di Massa e di Pitiglia no in Maremma, quelle della Lunigiana, di Borgo San sepolcro, di Monterchi, di Anghiari, di Arezzo, di Cortona e di Castel Fiorentino.

Quali fossero e se vi fossero bandiere in dotazione a questi reparti non è dato sape re poiché i rispettivi regolamenti istitutivi parlano solo delle uniformi.

Anche Leopoldo I seguì il destino del padre salendo al trono d'Austria nel 1790 e lasciando la Toscana al suo secondogeni to Ferdinando III , evento che scatenò gravi disordini risvegliando bruscamente un paese addormentato, tanto da costringere il granduca a richiedere l'intervento di truppe austriache per sedare i tumulti, e a mettere mano alla riorganizzazione del l'esercito.

Venne così costituito un reggimento di fanteria, il «Real Toscano », un piccolo reggimento di dragoni, una compagnia di artiglieria e varie unità di presidio.

Delle bandiere del nuovo reggimento esistono due varianti riportate in due fonti iconografiche diverse, un album del 1791 intitolato «Fes ta degli Omaggi a San Giovanni» conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze (Cappugi 172, tavola n.13) e un figurino rappresentante un «Sotto Sargente» portabandiera del reggimento.

Nel primo documento il reggimento sfila per le vie di Firenze con musica ed una sola bandiera in testa: il drappo è quadrato, di colore bianco, bordato lungo i tre lati esterni da una cornice dello stesso colore, profilata di carminio all'esterno e di verde scuro ali' interno , e decorata da triangoli verde scuro e cremisi alternati, con le punte rivolte verso il centro della bandiera.

Al centro del drappo appare ora lo stemma del Granducato, uno scudo cimato da corona reale e posto sulla croce dell'ordine di S. Stefano, recante le armi di Ungheria antica e di Ungheria moderna (1 ° quarto) , di Boemia (2° quarto), di Borgogna antica (3° quarto) e di Bar (4° quarto) con, su l tutto, lo scu do con Lorena, Austria e Medici.

Lo sc udo era inoltre circondato dal collare del Toson d'Oro e da vari trofei militari.

La bandiera era dotata di asta di legno naturale, sormontata da una semplice freccia in ferro lucido , sot to la quale veniva annodato un grande fiocco di seta giallo oro, dal quale pendevano due corte cravatte dello stesso colore e materiale, frangiate in oro.

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Il personaggio della seconda fonte porta un'insegna simile a quella appena descritta , ma che presenta alcune differenze interessanti:

• la cornice borda tutti e quattro i lati , non ha le profilature verdi e cremisi ed i triangoli s ono sempre di colore verde e cremisi ma disposti in maniera diversa;

• ai quattro angoli della cornice appaiono dei riquadri bianchi sui quali sono dipinte in oro le cifre del sovrano «F.III.»;

• l'asta è dipinta a strisce spirali bianche e rosse;

• la freccia è in metallo dorato , a forma di foglia;

• non vi sono le cravatte sostituite da due cordoni in oro con fiocco.

Questo modello di bandiera è interessante dal punto di vista storico poiché rappresenta il parziale abbandono dei criteri vessillologici austriaci in uso fino ad allora, e la creazione di un modello di bandiera «nazionale» anche se sempre legato all'impero: il significato dei colori cremisi e verde è riconducibile alla Livrea della casa di Lorena, che aveva quei colori.

Non sappiamo quale fosse l'emblema riportato sul verso di questa insegna, ma possiamo ipotizzare che fosse l'immagine della Madonna Immacolata, tradizionalmente usata negli stati sottoposti ali' Austria, e che ritroveremo nelle bandiere toscane mod/1824.

Avvolta nella nebbia più fitta appare l'insegna del neo costituito corpo dei Dragoni: possiamo solo ipotizzare che fosse simile alla bandiera di fanteria appena descritta ma ovviamente di dimensioni ridotte.

Con queste insegne l'esercito toscano giunse alla vigilia della Rivoluzione Francese che in pochi anni distrusse l'equilibrio dell'Italia settecentesca, in cui lo stato era considerato patrimonio personale del sovrano: il granduca si affrettò a stipulare addirittura due trattati di neutra] ità , uno con la Francia e l'altro con i suoi nemici, cosà che non lo salvò quando Napoleone invase la Toscana nel marzo del 1799: Ferdinando potè rientrare a Firenze per un breve periodo compreso tra il luglio di quell'anno e l'ottobre del 1800, al termine del quale venne definitivamente deposto.

Dalle ceneri del Granducato sorse il 21 marzo 1801 il Regno di Etruria, stato vassallo creato per tenere buona la Spagna, alleata dal 1796 , il cui trono venne dato a Ludovico I di Borbone duca di Parma, genero di Carlo IV re di Spagna.

Il 17 settembre 1814 Ferdinando III rientrò a Firenze e riebbe il suo stato, ampliato dal Congresso di Vienna con l'aggiunta di Piombino, dell ' Elba, dello Stato dei Presìdi e da altri distretti minori.

Il sovrano provvide immediatamente a riorganizzare l'amministrazione statale e l'esercito che risultò ora costituito da due reggimenti di fanteria, il Real Toscano e il Real Ferdinando, dal Real corpo dei dragoni, divenuto nel 1816 per esigenze operative «Real Corpo dei Cacciatori a cavallo» e dal Real corpo d' artiglieri a.

Per quanto riguarda le bandiere di questi reparti occorre fare un passo avanti di dieci anni e giungere al 1824, anno in cui Ferdinando morì lasciando il trono al figlio Leopoldo II: a questo periodo infatti risale 1'unico esemplare esistente di bandiera per la fanteria, siglato dalle cifre «L.11 »: questa bandiera era probabilmente usata, pur con cifre diverse , fin dalla restaurazione e rimase in dotazione certamente fino all'annessione al Regno d'Italia avvenuta nel 1859, come testimonia Enrico Ghisi nella sua opera <<Il Tricolore It aliano».

La bandiera in questione testimonia l'adozione dei colori bianco e rosso anche per le forze armate, colori già utilizzati per la marina e per gli edifici pubblici fin dalla metà del settecento.

L'esemplare è conservato presso il museo di Palazzo Pitti, non è inventariato e venne esposto una sola volta nel I 948, nell'ambito dell'esposizione «Mostra della Firenze granducale»: il suo stato di conservazione è pressocchè perfetto.

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La bandiera è costituita da:

• Drappo di e rmesino bianco rettangolare , misurante I metro e 39 di alte z za per 1 metro e 57 centimetri di lunghe z za , con una cornice applicata lungo i quattro lati larga circa 20 centimetri , decorata da fiamme di ermes ino ro s so ritagliate e cucite ; nei quattro angoli della cornice , sul fondo bianco , sono dipinte in oro ed ombreggiate le cifre <<LII.» sormontate da corona reale.

Al centro del drappo sono dipinte:

- al recto le grandi armi del granducato cimate da corona reale, con la croce dell ' ordine di S. Stefano accollata allo scudo, circondate da bandiere , trofei militari e fronde di alloro e di quercia, e con gli ordini del Toson d ' Oro e di S. Giuseppe;

- al verso la Madonna Immacolata.

• Asta di legno dipinta a strisce spirali bianche e rosse e sormontata da una freccia in metallo dorato a forma di foglia , con entrambe le facce recanti incise le cifre «L.II.» coronate.

L' altez za totale dell'asta è di 2 metri e 35, compresa la freccia.

• Guaina tubolare di ermesino bianco rinforzata da una fodera di tela e fissata all ' asta mediante 43 chiodi a testa piatta di metallo dorato.

Questo modello di bandiera rimase in dotazione ai reparti di fanteria toscani fino alla fine di aprile del 1859 data in cui il Granducato cessò di esistere, sopravvivendo anche alla riforme del 1852-53 che soppressero i reggimenti di fanteria trasformandoli in battaglioni autonomi: Ja conferma di questa nostra ipotesi ci viene da Enrico Ghisi , il quale a proposito delle insegne adottate dal Governo Provvisorio Toscano nella primavera del 1859, affermava che«/ battag/· 1 di linea grandu c ali avevano una bandiera a fondo bianco con orlatura di fiammell e bianche e rosse: nei quattro angoli Le cifre coronate del sovrano.

Nel campo s piccavano da un lato la grand ' arme d e llo Stato, dall'altro more austriaco la Madonna Immacolata »

Per quanto riguarda la cavalleria, costituita , come abbiamo visto, dal reggimento cacciatori a cavallo non abbiamo alcun riscontro riguardante le bandiere , ad ecc e zione di uno schizzo di Quinto Cenni contenuto nell'album dedicato alle truppe granducali.

In esso viene raffigurato un portastendardo del reggimento datato 1849 , che inalbera un'insegna certamente di fantasia.

Lo stendardo è rettangolare , frangiato d ' oro e diviso in tre fasce orizzontali rossa, bianca e rossa, recante al centro un disco con le grandi armi del granducato, cimato da corona, accollato dalla croce di S. Stefano, dagli ordini del Toson d ' Oro e di S. Giuseppe, da due bandiere per parte e da fronde di alloro e di quercia: l ' asta è dipinta a strisce spirali b i anche e rosse ed è sormontata da una freccia in metallo dorato, sotto la quale sono annodati cordoni con fiocco in oro e addirittura due cravatte a strisce orizzontali rosse, bianche e rosse, con frangia in oro.

Questo stendardo, pu r non avendo alcun nesso logico con le bandiere dei reparti a piedi , ha comunque un fondamento storico: si tratta infatti di una delle insegne contenute nell ' opera del capitano di fregata della marina francese Le Gras «Album des Pavillons, Guidons , Flammes de toutes les puissances maritimes» edita a Parigi nel 1858, e più precisamente quella iscritta al numero IJl come «bandiera di ufficiale generale».

A questa bandiera l'artista ha aggiunto una bella frangia , elemento indispensabile per uno stendardo di cavalleria, e addirittura due cravatte.

Ammesso che il reggimento avesse uno stendardo, questo doveva al più essere del tutto simile ad una bandiera di fanteria, ma di dimensioni ridotte.

A Lucca il governo repubblicano era stato restaurato fin dal 1369, anno in cui aveva preso potere il Collegio degli Anziani che aveva a capo il Gonfaloniere di giustizia, e durò ininterrottamente fino all ' epoca napoleonica.

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Secondo la tradizione delle antiche istituzioni comunali, il Comune usava una propria bandiera mentre il Governo ne utilizzava un'altra: il Comune di Lucca continuò ad usare la balzana bianca e rossa di cui riparleremo in seguito mentre il Governo della repubblica adottò un ves s illo a fondo azzurro attraversato dal motto «LIBERTAS» in oro.

L'esercito repubblicano poteva contare agli inizi del '700 sulla compagnia della Guardia di Palazzo composta da svizzeri cattolici, su una compagnia di artiglieri e su circa 700 fanti, 500 dei quali presidiavano la capitale e il resto era di stanza a Castiglione. a Viareggio e a Montignoso: a questi scarsi effettivi si aggiungevano le milizie suddivi~e in tre branche principali, le «Cerne cittadine» che contavano circa 1500 uomini divisi nei terzieri di S. Paolino, di S. Martino e di S. Salvatore, le «Cerne del Contado» dette anche «Ordinanze delle Sei Miglia » che contavano 1200 uomini 1 ed infine le «Milizie della Montagna» istituite nelle Vicarie della Garfagnana.

Del periodo settecentesco conosciamo solamente le insegne della Milizia di Lucca , detta anche «Guardia Urbana», raffigurate in un dipinto di fine '600 di Girolamo Scaglia, conservato presso la basilica di San Paolino a Lucca e intitolato «Miracolo di San Paolino».

Nel quadro appare infatti un reparto della milizia con bandiera di forma quadrata divisa in cinque strisce orizzontali alternate bianca, rossa, bianca, rossa e bianca, montato su un 'asta di legno naturale sormontata da un globo di metallo dorato.

Per quanto riguarda il resto delle truppe e soprattutto quelle di fanteria, non possediamo alcun elemento riguardante le bandiere: possiamo solo ipotiaare che esse fossero le stesse utilizzate dallo stato e dalla marina mercantile, ovvero a fondo bianco con al centro uno scudo barocco cimato da corona a fioroni, circondato da trofei di bandiere e con ai lati il simbolo della città, la pantera posta su di un piedistallo marmoreo; al centro dello scudo, su fondo azzurro campeggiava il motto «LIBERTAS» in lettere d'oro.

Nel 1799 Lucca venne occupata dai francesi e dovette sottomettersi anche per aver appoggiato Francesco Il d'Asburgo-Lorena nella guerra del 1792-95 contro la Francia: il Senato fu sciolto e fu creato un governo democratico che durò molto poco dato che, nel luglio dello stesso anno , la città venne occupata dagli austriaci che ripristinarono lo status quo ante.

Solo nel 180 I i Francesi rientrarono in possesso del territorio della repubblica che conservarono fino al 24 giugno 1805, data in cui Napoleone decise la creazione del « Principato di Lucca e Piombino», che comprese anche Massa e Carrara e sul cui trono vennero posti la sorella dell'imperatore Elisa e il marito, Felice Baciocchi.

Nel 1814 gli Austriaci entrarono a Lucca e, nonostante quanto stabilito dal Congresso di Vienna, ovvero che il Ducato passasse sotto i Borbone-Parma, vi rimasero tre anni agli ordini del generale Starhemberg prima e del colonnello Werklein dopo: il 15 giugno 1815 vennero abolite le insegne di ispirazione francese.

Nel dicembre del 1817 Maria Luisa di Borbone-Parma entrò in possesso del Ducato come reggente, poiché il figlio Carlo Ludovico aveva solo diciotto anni.

li Congresso di Vienna aveva poi stabilito che Carlo Ludovico sarebbe salito al trono ducale solo dopo la morte della madre, e quindi avrebbe avuto il Ducato di Parma alla morte di Maria Luisa d'Asburgo-Lorena, ex consorte di Napoleone: a quel punto il Ducato di Lucca sarebbe entrato a far patte del Granducato di Toscana.

In base ai decreti del 28 febbraio e del 27 aprile 1818, il nuovo esercito ducale doveva essere composto, tra l'altro, dal battaglione di fanteria «Maria Luigia», unico reparto ad avere la

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1 Erano dette delle «sei Miglia» perché erano costituite da tutte le località del contado pre s enti entro le s ei miglia dalla cinta muraria di Lucca.

bandiera il cui modello venne stabilito dal Decreto del 7 novembre , che recitava: «Considerando che la Bandiera Spagnola provvisoriamente adottata nel Ducato, essendo questo uno stato definito dalla Spagna, può dar luogo a degl'inconvenienti nel commercio marittimo, inteso il Nostro Segretario di Stato per gli Affari Esteri ordiniamo e decretiamo: La bandiera Lucchese Mercantile sarà composta dai seguenti colori: il fondo bian co, con uno scacco ali' estremità superiore della medesima presso l'asta, metà rosso e metà giallo.

La Bandiera Reale portata dalle Nostre Truppe sarà simile alla Mercantile e avrà inoltre impresso lo stemma Reale». (Bollettino delle Leggi del Ducato Lucchese - BSL-fondo Dominici, Leggi e Decreti dal 1 agosto al 31 dicembre 1818 (n. 0 3) Archivio di Stato di Lucca).

La bandiera ebbe quindi il drappo di colore bianco distinto da un quadrato iscritto nell' angolo superiore sinistro, diviso in due parti, rossa quella superiore e gialla quella inferiore, ornato dalle grandi armi del Ducato dipinte al centro.

Queste erano rappresentate da uno scudo cimato da corona gigliata d'oro con fodera rossa, acco llato dalla croce spagno l a di San Giacomo della Spada e dai col lari degli ordini del Toson d'Oro, di Carlo III e del Santo Spirito: lo scudo recava le armi dei M edici e dei Farnese al 1° quarto, di Castiglia e di Leon al 2° quarto, di Guastalla al 3° quarto e di Austria e Lorena al 4° quarto.

Su tutto una rotella dai colori bianco e rosso di Lucca caricata di una pantera al naturale rampante con il capo rivolto, e sul tutto del tutto un ritondato di Borbone: d'azzurro , a tre fiordalisi d'oro posti 2, 1, a lla bordura di rosso caricata di otto conchiglie d 'argento in cinta.

L'asta, gli eventuali ornamenti e la freccia di questa bandiera ci sono del tutto sconosciu ti .

Nel febbraio del 1831 venne istituita di nuovo la Guardia Urbana allo scopo di garantire l'ordine interno del Ducato senza essere costretti a richiedere l'intervento austriaco previsto dai trattati: la Guardia era divisa in Guardia di Lucca e Guardia Provinciale di Viareggio, di Carnaiore e di Borgo a Mozzano.

La Guardia Urbana di Lucca ebbe una bandiera che fortunatamente si è conservata fino ad oggi, anche se in cattivo s tat o, ed è attualmente custodita presso il Museo del Ri sorgimento di Luc ca gestito dalla locale sezione dell'Associazione Nazionale Combattenti e Redu ci

La bandiera è quadrata, misura circa 1 metro e 20 centimetri per lato ed è bordata da un sotti le cordoncino e da una frangia di grosso filato ritorto misto a filato più sottile, il tutto d'oro.

Il drappo è realizzato con due rettangoli di seta cuciti tra loro, bianco quello superiore e rosso quello inferiore, al centro del quale è applicato uno scudo simi le a quello descritto per l'insegna del battaglione, ma con le armi del Ducato nella versione semplificata introdotta da Carlo Ludovico nel 1824, ovvero Lucca semplice al 1° e 4° e Castiglia e Leon al 2° e 3°, con su l tutto di Borbone.

Sopra e sotto a questo emblema vi erano due nastri semicircolari dipinti di celeste intenso, con le estremità terminanti a fiocco, sui quali era dipinta in lettere dorate e ombreggiate l'iscrizione «GUARDIA URBANA/ DI LUCCA».

Anche in questo caso asta, freccia ed eventuali ornamenti ci sono sconosciuti .

114 ottobre del 1847, il Ducato di Lucca venne ceduto in anticipo alla Toscana, in anticipo perché Maria Luisa d'Asburgo-Lorena morirà solo il 18 dicembre success ivo.

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Capitolo Quinto

Le Repubbliche di Venezia e di Genova ( l 700-1797)

Ricostruire le vicende che riguardano le bandiere e gli stendardi in dotazione all'esercito della Serenissima è stata impresa difficile, complicata da due elementi in antitesi tra loro, la pressochè totale assenza di regolamenti ed istruzioni e la presenza di una buona iconografia coeva, che presenta tuttavia notevoli lacune per quanto riguarda alcuni periodi.

Trattando l'argomento delle bandiere veneziane da guerra non è possibile prescindere dalle origini del loro s imb olo per eccellenza, il leone di S. Marco.

S. Marco fu ed è tuttora il protettore di Venezia, ma occorre ricordare anche che, nei tempi passati, la città riconobbe come santo protettore S. Teodoro , mentre S. Marco divenne il protettore della Repubblica solo in seguito ad una ben congegnata campagna di disinformazione, per usare un termine moderno.

Quando l'isola di Rialto venne scelta come sede del Doge e di tutte le attività politiche della Repubblica, si rese necessario legittimare questa scelta, e ciò fu fatto divulgando ad arte la leggenda secondo la quale, andando S. Marco da Alessandria ad Aquileia. città di cui fu primo vescovo~, gli sarebbe apparso durante una burrasca l'angelo che, salutandolo con le parole «Pax tibi Marce Evangelista meus », gli profetò anche che in quel luogo avrebbero riposato in eterno le sue spoglie mortali.

Nell'anno 828 la leggenda, che intanto si era diffusa a macchia d'olio, fece sì che il corpo del santo fosse trafugato da Alessandria d'Egitto, ove era stato martirizzato, e trasportato a Venezia da due mercanti veneziani, Rustico da Torcello e Buono da Malamocco.

È a partire da questo momento, quindi, che l'immagine del santo appare sulle bandiere veneziane, probabilmente ancora non in forma leonina , forma che verrà adottata solo a partire dalla fine del '200 e, nella versione attuale , solo dopo la prima metà del '300; ricordiamo infine che la raffigurazione del san to sotto forma di leone risaliva agli a lbori del cristianesimo, quando tutti gli evangelisti furono raffigurati allegoricamente da un animale, nel nostro caso il l eone, a sottolineare l a voce del santo, tonante come il ruggito leonino.

L e bandiere più antiche da noi conosciute sono due, la prima appartenente al reggimento tedesco Burhen databile al 1669, e la seconda al reggimento di fanteria del colonnello Costantino Michiel , databile agli anni 1701-03.

Il disegno della bandiera del reggimento Buhren è attualmente conservato presso il « Krie gsarchiv» di Monaco di Baviera: presenta un drappo di co lore azzurro chiaro, colore che ritroveremo spesso nelle bandiere d e i reggimenti tedeschi al servizio venez iano, recante al centro un leone rampante d 'o ro so rmontato da corona elettorale co n fodera ro ssa, e nei quattro angoli, le lettere iniziali F , M , Ce B in oro, da leggere in senso orario partendo dall'angolo in alto all'asta.

La bandiera era avvolta intorno ad un'asta dipinta a strisce sp ìrali bianche e azzurre, sormontata da una freccia di metallo dorato , a forma di foglia.

L'insegna del reggimento Michiel , attualmente conservata presso il Museo Storico di Atene, apparteneva al reggimento negli anni in cui era di stanza nell'isola di Zante, anni compresi, come abbi.amo detto, tra il 1701 e il 1703. Consiste nel so lo drappo di seta bianca, misurante 1 metro e 38 centimetri di altezza per 2 metri di larghez za, ornato da una sot tile bordatura di cor-

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doncino d'argento applicato lungo i lati amò di cornice, con un fiorone pure in ricamo d'argento ai quattro angoli.

li drappo reca al centro il leone rampante d'oro, alato e nimbato dello stesso, con la testa posta di fronte, sostenuto da un ristretto recante la fascia azzurra simboleggiante il mare ondoso, e il monte al naturale su cui poggia lo scudo coronato con le armi della famiglia Michiel; il leone stringe nella zampa anteriore destra la croce d'oro posta in palo, e poggia la sinistra sulla corona dello scudo.

Nell'angolo in alto all'asta, posto all'interno della cornice presso il fiorone, appare la raffigurazione di un personaggio vestito di azzu1To e avvolto in un mantello rosso, che poggia la mano sinistra su una spada: la figura ha dietro di sé una to1Te su cui è infisso un pennone dal quale sventola una bandiera rossa a due punte.

Questo doveva essere, probabilmente, l'aspetto delle bandiere in dotazione alle compagnie Colonnelle dei reggimenti di fanteria «nazionale» veneziana agli albori del nuovo secolo, e probabilmente simili, ma a fondo turchino, dovevano essere quelle in dotazione alle altre compagnie reggimentali; l'unica variante poteva essere rappresentata dallo stemma del colonnello e dalla presenza o meno di altri emblemi, come la figura allegorica citata per la bandiera del reggimento Michiel.

Come vedremo in seguito, l'ipotesi basata sull'impiego di bandiere bianche o turchine, verrà avvalorata da altri esemplari di bandiere di epoca posteriore.

Degli anni compresi tra iI 171 O e il 1724 conosciamo un folto gruppo di bandiere appartenute però tutte ai numerosi reggimenti esteri, tedeschi, svizzeri ma anche italiani, inquadrati nella fanteria delle Serenissima: di alcune di esse, appartenenti a reparti tedeschi, esistono gli originali conservati in Germania, di altre i disegni conservati nella Raccolta Bassan del Museo Storico Navale di Venezia, di altre ancora, infine, appartenute ai tre reggimenti svizzeri al servizio veneziano, siamo debitori a Quinto Cenni che ottenne i documenti che le riguardavano dal Museo Nazionale Svizzero di Zurigo, che conservava importanti fonti inedite, quale ad esempio il fondo Bron.

Il primo esemplare in cui ci siamo imbattuti risale forse al L708 ed è una bandiera appartenuta probabilmente ad un reggimento svizzero, come testimonia il drappo di colore azzurro su cui campeggia la grande croce bianca con al centro il leone di S. Marco d'oro su terreno verde con il motto «VEXILLUM MEUM JEHOVA » dipinto in lettere d'oro: ognuno dei quattro campi del drappo era guarnito da raggi solari e da fiammelle pure dipinti in oro.

La bandiera è conservata presso il Landsmuseum di Berna in Svizzera.

Agli anni '20 invece risalgono le bandiere del 2° reggimento tedesco di Waldeck, intitolato al principe Christian Philip Yon Waldeck e comandato dal colonnello Johann Ludwig Schlussler, attualmente conservate presso il castello di Friedrichstein a Bad Wildungen in Germania (In v. Nr. 420).

Entrambe sono di forma quadrata e misurano 2 metri per lato: la colonnella aveva il fondo bianco con al centro due grandi targhe barocche dipinte d'oro, recanti entrambe un motto sulla cornice ovvero «C ONSTANTER » e «SU B PONDERE CRESCO» in lettere nere.

Al centro della targa posta a sinistra erano dipinte le grandi armi del principato di Waldeck, mentre in quella di destra appariva una palma al naturale.

Sulle due targhe era accovacciato il leone di S. Marco in oro con il libro aperto, al di sopra del quale appariva un cartiglio con il motto «A IOVE PRINCIPIUM » in lettere nere.

Le bandiere destinate alle compagnie erano identiche ma avevano una corn ic e intorno al drappo decorata da fiamme ondulate bianche gia lle e nere; al centro della parte superiore della cornice appariva un riquadro a fondo bianco, nel quale era dipinto in oro un sole raggiante con dentro delle lettere nere indecifrabili.

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Il castello di Friedrichstein custodisce anche le bandiere del I O reggimento di Waldeck, molto simili a quelle dell'altro reparto gemello: la colonnella presenta infatti il drappo bianco al centro del quale campeggiava il leone armato di spada poggiante su di una targa barocca coronata, nella quale apparivano tre stemmi gentilizi, e al di sopra del quale era riportato il cartiglio con il motto in caratteri gotici «Zum Trutz meiner Feinde» ( Per difendermi dai miei nemici).

Le insegne di compagnia avevano il drappo di colore verde bordato da una cornice bianca sparsa di fiamme turchine.

Del reggimento tedesco di Jung Ottingen, probabilmente il secondo dei due reggimenti che portavano questo nome, conosciamo le bandiere delle compagnie granatieri e moschettieri entrambe conservate nel castello di Baldern in Germania.

La compagnia colonnella aveva in dotazione una bandiera azzurra al centro della quale vi era una strana raffigurazione del leone di S. Marco, che appare in posizione rampante, con il libro aperto e poggiante su una targa barocca al centro della quale appaiono le armi di Ottingen: i quattro angoli della bandiera sono decorati da granate con bomba nera sprigionante tre fiamme d'oro, ad ognuna delle quali corrisponde un'altra granata dipinta negli stessi colori.

Le compagnia mo schettieri avevano la stessa identica bandiera ma con fiamme bianche negli angoli.

In entrambi i modelli il leone era sormontato da un disco racchiudente un sole d'oro e da un cartiglio bianco con il motto «Si Deus pro me Quis Contra me ».

I tre reggimenti svizzeri Salis, Muller e Stockar, arruolati nel 1716 e passati al servizio spagnolo nel 1719, ebbero una bandiera colonnella identica per tutti e tre che simboleggiava la R epubblica, azzurro chiaro con al centro il leone d'oro che stringeva la croce, e delle bandiere di compagnia ispirate al classico modello elvetico attraversate cioè dalla grande croce bianca e con i quattro quarti ornati da fiamme di vario colore.

I colori di queste bandiere ci sono noti, come abbiamo già avuto modo di rilevare, grazie alle ricerche fatte a suo tempo da Quinto Cenni tra le carte del Landes Museum di Zurigo, carte che permisero al pittore di disegnarle per conto del De Ridder, grande collez ioni sta di militaria del!' epoca.

La bandiera del reggimento Stockar aveva in ogni quarto tre fiamme di colore giallo, nero e verde, quella del reggimento Salis ne aveva otto di colore verde, giallo, bianco , rosso, verde, giallo, bianco e rosso, quella del reggimento Muller, infine , ne aveva quattro di colore nero, giallo, nero e giallo.

La ricostruzione di Quinto Cenni pare essere, almeno questa volta, accurata e ri spondente alla verità: i documenti coevi, scritti in tedesco, parlano infatti di «geflammt» per Stockar e per Mi.ìller, ovvero ogni quarto ornato da una singola fiamma per ognuno dei colori citati, e <<doppclt geflammt» per il Salis , ovvero ogni quarto ornato da otto fiamme, due per ognuno dei quattro colori citati.

L'unico dubbio che rimane nella ricostruzione del Cenni è la sequenza esatta dei colori delle varie fiamme. r

Ad un acquerello della raccolta Bassan (Museo Storico Navale) siamo debitori della bandiera di un altro reparto «estero» al servizio veneziano, il battaglione di Parma, arruolato, nel 1715 e posto al comando del tenente colonnello G.B. Chiesa, piacentino: il reparto partecipò a lla vittoriosa difesa di Corfù assediata dai turchi e fece ritorno in patria nel 17 I 9.

La bandiera era turchina, bordata da una fettuccia d'oro e ornata dal leone di S. Marco con la spada; in ognuno dei quattro angoli del drappo vi era il giglio d'oro, simbo lo di casa Farnese che aveva arruolato il reggimento. ·

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Fino al 1720 furono al servizio vene ziano altri sei reggimenti tedeschi, il 1°, il 2° e il 3° di Schulemburg, il Fugher, il Vandendorf e il Sulzpach , le cui bandiere , nonostante tutte le ricerche effettuate fino ad oggi, rimangono sconosciute.

A partire dal 1723 l'esercito della Serenissima non inquadrò più reparti di fanteria tedeschi e svizzeri ma solamente reggimenti indigeni ed oltremarini, cosicchè troviamo ora esemplari di bandiere molto simili a quella del colonnello Michiel di inizio secolo; posteriore al 1723 infatti dovrebbe essere l ' insegna dipinta nella raccolta Bassan, appartenente ad un reparto sconosciuto.

Questa , oltre a possedere le caratteristiche salienti delle bandiere dei reparti indigen~ quali il fondo turchino, il leone (questa volta con la croce) e lo stemma del comandante, presenta una decorazione inedita, ossia i quattro trofei d ' oro dipinti negli angoli raffiguranti una corazza, delle bandiere, delle armi , un tamburo ed un timballo.

Nella citata raccolta Bassan appaiono anche altre due bandiere attribuibili alla fanteria , interessanti perché, oltre ad avere il fondo scarlatto e non turchino come la maggior parte delle altre bandiere, presentano il leone con la spada che poggia sul libro aperto recante la famosa frase di saluto.

La prima reca sopra il leone un ovale d'oro con la Madonna e i l divino Figlio dipinti al naturale. la seconda invece non ha l'ovale ma è bordata da una larga cornice bianca.

Non sappiamo a quali reparti attribuire queste bandiere ma certamente esse appartennero, come detto, a reparti di fanteria perché l'asta termina con una freccia molto sottile poggiata su di un grosso pomo, il tutto in metallo dorato; le frecce destinate ai pennoni delle navi da guerra invece erano costituite da una sfera racchiudente al suo interno altre due sfere intrecciate, il tutto in metallo dorato e traforato.

Interessanti, anche se appartenenti ad un reparto di milizia, sono la bandiera colonnella e la bandiera di compagnia appartenenti al reggimento Mocenigo, rappresentate nel quadro dipinto intorno al 1750 ed intitolato «Alvise V 0 Mocenigo, comandante della città, riceve la principessa Palatina» , conservato nell'omonimo palazzo veneziano.

La Colonnella è quadrata, divisa in due parti, celeste quella superiore e bianca quella inferiore, con al centro lo stemma della famiglia; la bandiera di compagnia è identica ma di colore scarlatto.

Siamo così giunti agli ultimi anni della Repubblica quando le bandiere della fanteria assunsero un aspetto sempre più standardizzato soprattutto per ciò che riguardava l'ornamento centrale, costituito ora dal leone di S. Marco con il libro aperto e la croce, dipinto in oro in posizione centrale.

Le bandiere della compagnia Colonnella ebbero il drappo di seta bianca, mentre di color azzurro chiaro fu quello di tutte le altre compagnie: forse anche le insegne della compagnia del Luogotenente Colonnello furono di colore bianco, almeno stando ai documenti riguardanti le bandiere dei reggimenti oltremarini, su cui torneremo in seguito.

La conferma di questa tipologia di bandiere ci viene da una vecchia lastra fotografica conservata presso la Biblioteca Querini Stampalia di Venezia, unica testimonianza di un quadro dipinto da Spiridione Zerbini e andato perduto, nel quale era raffigurato un reggimento di fanteria indigeno in parata a Santa Maura nell'anno 1783.

In quegli anni appaiono anche delle bandiere il cui drappo era dÈviso in quattro quarti colorati , tra le quali si trovano anche quelle di sei dei dieci reggimenti oltremarini al servizio veneziano.

Una di queste insegne è riportata nella citata raccolta Bassan, ed apparteneva probabilmente ad un reparto di fanteria: aveva i quattro campi rispettivamente azzurro, bianco, giallo e verde, con al centro l'emblema del leone posto sul mare ondoso, appoggiato al monte e con iI libro ape1to.

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Sotto la cornice dorata che sosteneva il tutto, appare uno scudo ovale con uno stemma non identificato, il tutto affiancato da due rami di foglie.

Una seconda bandiera di questo tipo è quella attualmente conservata presso il Museo Civico di Pieve di Cadore che risale agli anni '80 del secolo e apparteneva alla milizia cittadina: il drappo aveva i quattro quarti di colore rispettivamente bianco, azzurro , rosso e giallo ed il leone con lo stemma cittadino posto nel primo quarto anziché al centro della bandiera 1

Le bandiere della maggioranza dei reggimenti oltremarini erano di questo modello anche se i co lori impiegati erano solamente due: esse sono descritte dettagliatamente in un importante documento stilato a Zara tra il 1791 e il 1792 e attualmente conservato presso l'Archivio di Stato di Venezia sotto il nome di «Carte Bubich» dal nome del redattore Ma.reo Antonio Bubich , « .per la Serenissima Repubblica di Venezia Sargente Generale, Governatore e Comandante delle Armi».

IJ testo è intito lato <<Oggetti Economici Militari, essenzialmente sulla riforma e disciplina dell'uniforme» e tratta di tutto quello che riguardava l'uniforme e i distintivi dei repart i, comprese le bandiere delle quali si riporta l a descrizione integrale:

• reggimento del colonnello Niccolò Scutta r i: «li stendardi saranno di setta inquartati celeste e bianco con S. Marco con la spada in mano, lan:::,eta dorata e fiochi corrispondenti senza altra arma.»;

• reggimento del colonnello Zuane (Giovanni) Barbarich : «le bandiere del reggimento saranno tutte di proporzionata grande:::,:::,a e simili a riserva di quelle corrispondenti delle compagnie del colonnello Modin.

Tutte saranno però di setta in quarti bianche e cremesi uno contro l'altro, ed in mezzo della bandiera ci sarà San Marco con la spada.

Tutte le lanze della bandiera nella cima avranno una lanzeta di metal giallo ed il suo cordone con due fiochi che pendono saranno di seta bianca e cremisi, inibendosi sotto pena di correz ione, che nelle bandiere di reggimento che sono Pubbliche Insegne, e che esigono i corrispondenti onori vi sia posta altra arma pubblica e particolare che la sola insegna di San Marco>>;

• reggimento del colonne ll o Niccolò Modin: << li stendardi saranno di setta inquartati eremese e celeste con S. Marco con La spada in mano, lanzeta dorata e fiochi corrispondenti senza altra arma»

• reggimento del colonnello Simon Mida: «le bandiere del reggimento saranno tutte di proporz ionata grandezza e simile a quelle delle compagnie Colonne/la e Tenente Colonnella .

Tutte saranno però di setta in quarti bianchi e cremesi uno contro l'altro ed in mez,z,o della bandiera vi sarà San Marco con la spada.

Tutte le lanze della bandiera nella cima avranno una lanzeta di metal giallo ed il suo cordone con due fiochi che pendono saranno di seta bianchi e cremisi, inibendosi sotto pena di correzione, che nella bandiere di reggimento, che sono Pubbliche I nsegne, e che esigono i corrispondenti onori vi sia posta altra arma pubblica e particolare che la sola insef:na di San Marco.»;

• reggimento deJ co l on nello Pi etro B e ll afrusa: <<le bandiere del reggimento saranno come si è fatto in altro tempo tutte di setta formata a quarti, due c-remesi e due bianchi con nel mezza San Marco con la spada nelle branche.

Vietandogli in qualunque tempo il ponersi sotto la medesima arme di qualsiasi soggetto. Le lanzette saranno dorate, con due fiocchi che penderanno dalle medesime di color cremesi e bianco »

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1 Le mi l izie reclutate nei territori italiani della Repubb li ca erano dette «Ce rnide», mentre quelle reclutate nei territori d"oltremare erano chiamate «Craine».

Riassumendo i dati in nostro possesso, i colori di queste bandiere erano quindi i seguenti:

• Reggimento Scuttari: primo e quarto campo azzurri, secondo e terzo bianchi;

• Reggimento Modin: primo e quarto campo cremisi , secondo e terzo azzurri;

• Reggimento Barbarich: primo e quarto campo bianchi, secondo e terzo cremisi;

• Reggimento Mida: primo e quarto campo bianchi, secondo e terzo cremisi;

• Reggimento Bellafrusa: primo e quarto campo cremisi. secondo e terzo bianchi;

Il documento ci permette inoltre di delineare con precisione quale fosse l'aspetto di queste bandiere e quali fossero i loro acces s ori: le aste erano di legno naturale, le frecce erano in metallo dorato, ed i cordoni con fiocchi, infine, erano realizzati in seta dei due colori della bandiera. Altro dettaglio interessante, al quale abbiamo già accennato, riguarda le insegne delle due prime compagnie del reggimento, quella del colonnello e quella del tenente colonnello, che avevano bandiere di colore diverso dalle altre, molto probabilmente a fondo bianco.

Le insegne della cavalleria veneziana conosciute a tutt'oggi sono solamente due, la prima appartenente al reggimento delle Corazze e la seconda ad uno dei reggimenti di Dragoni, entrambe databili alla metà del XVIII secolo.

Lo stendardo delle Corazze, reparto di cavalleria pesante rimasto in servizio fino al 1796, era conservato fino ad alcuni anni fa presso il Museo d'Artiglieria di Torino, cd era in ottimo stato di conservazione quando ne effettuammo la rilevazione.

Lo stendardo era quadrato, di 70 centimetri per lato, in seta cremisi guarnito da una corta frangia di filo ritorto d ' oro; il drappo era bordato da una fettuccia dorata cucita all'interno in modo da formare una specie di cornice. i cui quattro angoli erano ornati da un arabesco pure d'oro che ricorda quello descritto precedentemente per la bandiera del reggimento Michiel.

Al centro campeggiava il leone di San Marco con la spada in oro, poggiante sul mare e sul monte e attorniato da cinque scudi coronati con armi gentilizie, avvolti da volute di nastro dorato; tutti questi ornamenti erano ricamati in filo d'oro e di seta di vari colori.

Lo stendardo era fissato ali 'asta mediante una guaina di seta cremisi foderata di tela grezza; l'asta era in legno ricoperta di velluto e guarnita di chiodi a testa tonda in metallo dorato, disposti a strisce spirali.

La freccia era in ferro lucido, dalla caratteristica forma a partigianetta, con la lama finemente incisa da volute ed arabeschi e decorata da un cartiglio che racchiudeva il leone di San Marco in maestà.

Grazie alla più volte citata raccolta Bassan conosciamo quella che senza dubbio fu I' insegna cli uno dei reggimenti di Dragoni inquadrati nell'esercito della Serenissima.

Questa era rappresentata da un guidone di forma triangolare, detta «a piecligallo». con la punta divisa in due, di colore scarlatto; il drappo era guarnito tutt'intorno da una bordatura di galloncino d'oro e, all'interno, da un ricamo arabescato pure d'oro.

Al centro campeggiava il solito leone reggente uno scudo coronato che abbiamo volutamente lasciato bianco nel disegno perché lo stemma in esso racchiuso è indecifrabile; al di sopra del leone era riportato un ovale con cornice dorata che racchiudeva la Vergine Immacolata.

L'asta e la guaina erano a strisce spirali bianche e rosse mentre la freccia era semplice , a forma di foglia e realizzata in metallo dorato.

È molto probabile che simili a questa fossero anche le insegne degli altri reggimenti di cavalleria, quali i Croati a cavallo e i reparti costituiti da Greci, detti «Cimariotti», a fondo rosso e con le armi del colonnello secondo la tradizione delle bandiere militari di Venezia.

La Repubblica di Genova adottò il vessillo bianco con la croce rossa di San Giorgio quasi certamente a metà del secolo X, quando il santo prese il posto di San Lorenzo come patrono della città; lo stendardo crociato venne utilizzato sia per la marina che per il Comune e fu mantenuto

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in uso fino al 14 giugno del 1797 quando la Repubblica aristocratica venne soppressa e sostituita da un governo provvisorio di ispirazione giacobina.

Le truppe di fanteria, ricordiamo che Genova non ebbe mai reparti di cavalleria inquadrati nel suo esercito, erano a livello di compagnie autonome, sostituite dai battaglioni nel 1738 e dai reggimenti dicci anni più tardi, che prendevano il nome dal proprio comandante, ed erano dette «Paeselle» se composte da cittadini della Repubblica , «di Fortuna» se costituite da italiani non genovesi, «Oltremontane» se costituite da svizzeri e da tedeschi e «Corse» se costituite da isolani; ognuna di loro ebbe probabilmente in dotazione una bandiera «Colonnella» ed una bandiera «di Compagnia».

Della bandiera Colonnella conosciamo un esemplare piuttosto malridotto, la cui fotografia appare nell ' opera di A. e B. Bruckner, «Schweizer Fahnenbuch «pubblicato in Svizzera nel 1942.

La bandiera era quadrata, di seta bianca con dipinto lo stemma della Repubblica, un grande scudo barocco tenuto da due grifoni, accollato da trofei militari quali bandiere, fasci, lance e cimato dalla corona reale, al centro del quale campeggiava la rossa croce di San Giorgio , e sotto il quale posto un nastro bianco svolazzante con il motto «LIBERTAS» in lettere nere.

La corona reale posta sullo scudo risaliva al 1637, quando un decreto del 9 marzo stabiliva che: <<nello ste ndardo solito porsi sulla torre del Pala-;.-;.o, sulla Galera capitana et altrove comparissero le insegne pubbliche con l'inzma1;ine di Maria e con la corona regia e non ducale per dar quindi capo al titolo regio che, per disposdone comune, la Re pubblica deliberava di assumersi ad esempio d'altri Principi, come posseditrice del re1;no di Corsica».

Questo tipo di corona verrà mantenuta anche dopo la cessione della Corsica alla Francia avvenuta nel 1768.

Delle bandiere di compagnia conosciamo due esemplari coevi e tre illustrazioni di Quinto Cenni.

I due esemplati sono conservati presso l'Armeria Reale di Torino (Cat. 0.3 e 0.5) e sono del tutto identici tra loro, di seta bianca, quadrati di 2 metri e 20 centimetri per lato, con al centro la croce costituita da due braccia di seta rossa, quella verticale cucita sopra quella orizzontale.

Per quanto riguarda le tre bandiere disegnate da Quinto Cenni e da noi riprodotte , si tenga conto che l'album dedicato dal pittore a Genova è di gran lunga il più completo tra quelli attualmente conservati presso l'archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito in Roma.

In esso sono riportati tutti i provvedimenti riguardanti l'esercito genovese anno per anno, ma per quanto riguarda le bandiere, l'unica testimonianza ufficiale riguarda quella assegnata nel 1793 al neo costituito battaglione dei Cadetti, della quale parleremo tra poco.

Le altre due bandiere vennero disegnate dal pittore per una collezione privata, forse la De Ridder di Parigi: entrambe sono bianche con la croce rossa, ma in un caso nei quattro campi è dipinto lo stemma del capitano Montenach titolare della compagnia, mentre nel secondo solo il primo campo è ornato dallo stemma mentre gli altri tre hanno la testa di moro bendata, emblema della Corsica.

Quest'ultima bandiera può essere attribuita ad uno dei due battaglioni di truppa corsa creati nel 1738, comandati rispettivamente dai colonnelli Giacomone e Roccatagliata.

La bandiera crociata del battaglione dei Cadetti alla quale abbiamo già accennato si distingueva da tutte le altre per l'immagine della Vergine dipinta nel primo campo.

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I Ducati dell'Italia Centrale: il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla ed il Ducato di Modena e Re ggio ( 1700-1859)

Il ducato di Parma e Pi acenza, il dominio di Guastalla si aggiunse solo nel 1748, nacque nel 1545 quando le due città , cedute da Carlo V allo stato pontificio, vennero donate dal papa Paolo III Farnese a Pier Lui gi, figlio naturale del pontefice.

La dinastia dei Farnese si est in guerà con Antonio, ottavo ed ultimo duca , che morirà nel 1731: di tutto il periodo farnesiano, durato quasi due secoli, abbiamo solo due riscontri riguardanti le bandiere dell'esercito dei quali siamo debitori a Mario Zannoni e a Massimo Fiorentino, gli unici ad aver effettuato ricerche approfondite s u quel periodo, raccolte nel volume <<l'esercito farnesiano dal 1694 al 173 !», pubblicato nel 1981.

Il primo cenno riguarda lo stenda rdo della compagnia della Guardia Alemanna a cavallo, detta anche «Guardia del Corpo di Sua Altezza Serenissima» oppure «Guardia dei Collettoni» 1 raffigurato dal pittore di corte Ilario Spolverini nel 1714; era molto piccolo, quadrato, di colore turchino bordato d'oro e con lo stemma farnesiano nel mezzo.

Lo stendardo era provvisto ad asta di legno naturale, molto lunga e fatta a foggia di lancia da torneo.

La seconda bandiera era quella assegnata nel dicembre del 1731 , in piena reggenza dell' infante don Carlos, alla compagnia della Guardia Irlandese che svo lgeva compiti di guardia palatina in tempo di pace e di unità scelta in tempo di guerra.

La bandiera viene descritta sommariamente in un documento conservato presso l ' Archivio di Stato di Parma: (Governo Farnesiano, Computisteria, b.35) era fatta di «ormesino» rosso e turchino e decorata da uno scudo con il monogramma coronato dell'infante al centro; incaricato della pittura di questi ornamenti fu lo Spolverini che ricevette per compenso la somma di 6 lire.

Alla morte di Antonio Farnese avvenuta il 20 gennaio 1731 il ducato fu invaso dalle truppe austriache inviate dal governatore di Milano conte Carlo Stampa per garantire il rispetto del trattato di Siviglia con il quale il ducato veniva assegnato a don Carlos di Borbone , figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, nipote del defunto.

Le truppe imperiali rimasero nel territorio del ducato fino al 29 dicembre del 17 31 quando la duche ssa Dorotea assunse ufficialmente il potere in nome del nipote don Carlos, che gi un se a Parma il 9 ottobre dell 'anno seguente.

Gli anni del primo dominio borbonico, compresi tra il 1731 e il 1801 , sono ricchi di notizie riguardanti le bandiere se rapportati al periodo precedente.

Le prime bandiere che appaiono nella nuova realtà militare del ducato sono di stretta osservanza s pagnola : nel 1732, infatti, il regg imento di fanteria << Parma» inalberava una bandiera colonnella a fondo bianco con al centro le grandi armi del regno di Spagna ed una Sensiglia pure a fondo bianco , ma attraversata dalla rossa croce di Borgog na ornata alle estremità da quattro scudi dorati e coronati, due dei quali recavano lo stemma Farnese e due lo stemma Medici.

1 li termine «c ollettone» d erivava dal tedesco «ko ll ern, giubbone di pelle indo ss ato abitualmente nel XVII secolo d alla cavalleria pesante.

Capitolo Sesto
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Ricordiamo che il regg im ento faceva parte dell'esercito spagnolo. reclutava fin dal 1680 tra i s udditi ital iani della corona ed era stato regalato dal Filippo V al figlio Carlo di Borbone , che regnerà su Parma per due anni prima di cingere la corona rea le di Napoli nel 1735.

La partenza di Carlo lasciava il possesso del ducato ali' Austria, evento che costerà alle popolazioni dieci anni di guerra praticamente ininterrotta; il trattato di Aquisgrana del 1748 riportò a Parma la dinastia borbonica, assegnando la corona a Filippo, secondogenito di Elisabetta Farnese.

Il reggimento «Parma» aveva fatto parte, durante la guerra di successione austriaca, del corpo di spedizione spagnolo nell'Italia centrale, e aveva combattuto a Velletri nel 1744 e occupato Reggio due anni dopo; il reparto venne poi ceduto da Filippo V al figlio e mantenne nel ducato solo il 2° battaglione di stanza a Piac enza.

Il 1° battaglione aveva fatto ritorno in Spagna continuando tuttavia a ricevere, perlomeno fino al 1760, quando l'unità venne so ppressa, reclute parmigiane.

r n quell'anno fu ricostituito ex novo il 1° battaglione il quale, unito a quello rimasto in patria, formò il nuovo reggimento di Parma: quattro anni più tardi il secondo battaglione divenne autonomo assumendo la denominazione di « reg g imento Piacenza».

Dei due reggimenti monobattaglione conosciamo le bandiere, descritte in un documento coevo conservato presso l'Archivio di Stato di Parma (Amm.Stato Fs 7, Regolamenti di Fanteria) che recita:

« fil. In ogni reggimento vi saranno 3 handiere d'a/te-;,-;,a di 9 pi,edi, e 9 polsi, compreso il regatone del fondo, e la lancia.

La Colonnella sarà hianca collo scudo delle nostre Armi R eali, e le altre due del R eggimento di Parma bianche colla Croce di Borgogna e né quattro angoli avrà l'armi di Spagna in memoria che questo reggimento era di Spaf?na.

Nelle due bandiere del regto Pia cen-;,a oltre la Colonnella , vi sarà nel me:;o una croce bianca distinguendosi nell'ormesino dè 4 quadrati che compongono il restante della bandiera, due di quelli esposti diagonalmente saranno dì colore rosso e gli altri 2 di color turchino, dovendo nella parte unita all'asta esservi sopra un quadretto rosso, ed un altro turchino sotto del braccio della croce. nelli 4 angoli d'ognuna delle Bandiere di questo ref?[o vi si porranno le armi di Piacen-;,a in questa maniera: al lato della lancia di sopra e nell'angolo opposto diagonalmente dentro il picciol scudo vi si porrà la lupa e ne/li altri angoli nel picciol scudo vi si porrà un dado».

Entrambi i reparti avevano quindi in dotazione una bandiera Co l onnella e due bandiere di battaglione ciascuno.

Le Colonnelle erano a fondo bianco e recavano al centro le armi del ducato racchiu se in uno scudo barocco dipinto di giallo oro e cimato da corona ducale; lo stemma non era più quello di Spagna inalberato nel 1732 ma quello del ducato, che era partito di Farnese e di Guastalla con sul tutto inquartato di Castiglia e di Leone con s ul tutto di Borbone.

Le altre insegne erano così diversificate:

• reggimento « Parma»: bianca con la croce di Borgogna rossa, recante ai quattro capi uno scudo con le armi di Spagna;

• reggimento «Piacenza»: divisa in quattro campi da una croce bianca, il primo e il quarto campo rossi , gli altri due turchini.

Nei quattro campi era dip into, probabi l mente in oro, uno scudo che racchiudeva i due emblemi araldici della città: il quarterio bianco (oss ia un quadro o dado) in campo rosso posto nel primo e nel quarto campo, e la lupa, passante, azzurra. in campo bianco posta nel secondo e nel terzo campo.

Delle bandiere di battaglione del reggimento « Parma» possedevamo probabilmente un esemplare d'epoca, fotografato nel 1976 presso l 'isti tuto Gazzola di Pi acenza da Mario Zannoni, mas-

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simo studioso dell'esercito e della corte ducali: possedevamo perché oggi la bandiera, già in avanzato stato di decomposizione ventitrè anni orsono, forse non esiste più.

Dai resti dell'originale abbiamo tratto il disegno che la riguarda, in cui si notano so lo due dei quattro grandi scudi angolari dipinti in oro e cimati da corona ducale , i due posti verso l'orlo inferiore del drappo, entrami con lo stemma dei Farnese.

L'ordinanza spagnola stabiliva che gli emblemi degli scudi dovessero essere o tutti e quattro ugual i oppure alternati tra loro: si può quindi affermare che anche sugli altri due scudi apparivano i sei gigli azzurri in campo oro famesiani.

Nel 1764 venne ordinata la costituzione di un terzo reggimento, in realtà un battaglione come gli altri due esistenti, denominato «regg imento delle Guardie » del quali abbiamo potuto ricostruire le insegne grazie al decreto costitutivo e ad un esemplare conservato a Firenze nel museo di Palazzo Pitti.

li «Decreto di S.A.R. l'Infante Don Filippo di Borhone, Duca di Parma del /5 maggio 1764 col quale è istituito un Reggimento detto delle Guardie» recitava all'articolo 97:

«Le bandiere saranno di color turchino tagliate d'una Croce hianca. I fondi turchini saranno sparsi di Gigli d'Oro:quella del Colonnello saraà bianca sparsa di Gigli d'Oro, ed avrà nel mez.:o le Nostre Armi».

Le bandiere di battaglione avevano quindi il fondo turchino attraversato dalla croce bianca, con i gigli famesiani dipinti in oro nei quattro campi.

La Colonnella invece seguiva le regole stabilite per le stesse insegne degli altri reparti salvo ad avere il fondo «sparso di gigli d 'oro» secondo un'usanza che verrà poi ripresa alla metà del XIX secolo da Carlo Il e dal figlio Carlo Ili.

Una bandiera quasi certamente identificabile come la Colonnella di questo reparto è quella conservata a Palazzo Pitti in Firenze, pervenuta a quel museo il 20 aprile del 1868 da Parma (Inventari: M.P.P. 1911, N. 22941; Mobili Magazzino 1877, N. 1039; Mobili Magazzino 1863, n. 10293).

L'insegna era di se ta bianca, con al centro un grande disco incorniciato d'oro e accollato dalle insegne del Toson D'Oro, dello Spirito Santo, di San Lodovico e dell'ordine Costantiniano di San Giorgio, cimato da corona ducale in oro foderata di rosso e con lo stemma ducale: in ciacuno dei quattro angoli del drappo era dipinto in oro ed ombreggiato il giglio farnesiano.

La bandiera misurava 1 metro e 61 centimetri di altezza per 1 metro e 87 centimetri di larghezza ed era fissata ad un'asta di legno verniciata cli rosso, sormontata da una piccola freccia in metallo dorato.

L'asta misurava in lutto 2 metri e 51 centimetri d'altezza, freccia compresa.

L'anno I 765 vide la morte ciel duca Filippo, al quale successe il figlio Ferdinando che si dedicò insieme al primo ministro Du Tillot, ad una serie di riforme che, se da un lato fecero rifiorire lo stato, dall'altro trascurarono completamente 1'esercito: in conseguenza di ciò i due reggimenti rimasti, le Guardie e il Parma - il Piacenza era stato sciolto nel 1769 - vennero amalgamati in un unico reparto, denominato «Real Ferdinando».

Delle bandiere di questo reparto non avremmo mai saputo nulla se non fosse stato per due circostanze del tutto fortuite, la scoperta presso una collezione privata di una fotografia eseguita ad un'asta in cui appare quella che potrebbe essere la Colonnella, e un documento contenuto in una delle buste del fondo Segreteria di Guerra dell'Archivio di Stato di Firenze.

La bandiera Colonnella aveva il drappo di seta bianca di forma più o meno rettangolare interamente bordato da una stretta fettuccia d'oro con l'orlo dentellato, con al centro un grande scudo barocco accuratamente ombreggiato, sormontato dalla corona ducale dipinta in oro con gioiel-

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li e perle rosse e turchine e circondato dai collari degli ordini del Toson d'Oro, del Spirito Santo, di San Lodovico e Costantiniano di San Giorgio; nello scudo erano dipinte le armi del ducato di Parm a nella loro classico aspetto settecentesco.

L'interno del drappo presentava un serto di foglie e di fiori int reccia ti , dipinto nei co lori naturali lungo i quattro l ati.

Il documento conse rvato presso l'Archivio di Stato di Firenze, fornitoci dall'amico Pi ero Crociani (Segreteria di Guerra , busta 332) narra una sto ria singo lare clhe riguarda direttamente il reggimento e le sue bandiere.

Il 21 marzo del 180 l i francesi decretarono la fine del Granducato di To scana e lo sost ituirono con uno stato vassallo, il R egno di Etruria, la cui corona venne concessa da Napoleone a Ludovico I duca di Parma e genero di Carlo re di Spagna, di cui aveva sposato la figlia Maria Luisa di Borbone.

Lo scambio di troni avvenne perché, avendo la Francia annesso il ducato di Parma, fu giocoforza accontentare la monarchia iberica alleata dei francesi fin dal 1796.

Ludovico I entrò a Firenze il 12 agosto del 1801 disinteressandosi immediatamente del governo, affidato alla moglie e ai preti, e passando a miglior vita il 27 maggio 1803, poco più che trentenne; gli successe il figlioletto di quattro anni Ludovico II , che ritroveremo duca di Lucca nel 1817 col nome di Carlo Ludovico , sempre sotto la st retta tutela della madre Maria Luisa in quanto ancora minorenne; potrà finalmente regnare da so lo, come duca di Parma e per solo un anno, nel 1847 !

Ritorniamo alle bandiere: nel 1802 il reggimento «Real Ferdinando» seg uiva il s uo duca a Firenze ove restava fino al 1805, quando venne incorporato nel reggimento « Real Toscano ».

A questo punto si pose il problema delle bandiere: il documento afferma infatti che le bandiere in dotazione non potevano essere utilizzate dal nuovo reparto perché una aveva le armi di Borbone e l'altra le croci di Borgogna e quindi non vi si sarebbe potuto dipingere lo stemma del Regno di Etruria.

L'aspetto della bandiera Colonnella che abbiamo descritto ci viene così indirettamente confermato: per le bandiere di battaglione possiamo solo ipotizzare che esse fossero ancora quelle con la croce di Borgogna del reggimento « Parm a» che in qualità di reparto più anziano tra i due che vennero fusi dando vita al << Real Ferdinando», aveva il diritto di conservare le proprie bandiere.

Nel febbraio del 1814 il Feldmaresciallo Nugent faceva il s uo ingresso a Parma alla testa di un contingente di truppe austriache, costituendo un governo provvisorio in attesa della granduchessa Maria Luisa, già consorte di Napoleone e primogenita dell'imperatore d'Austria Francesco I: il ducato infatti passava sotto il s uo dominio con la riserva che alla sua morte i borbone di Parma avrebbero cessato di girovagare negli s tati dell'Italia centrale e sa rebbero rientrati in possesso del ducato.

La duchessa di Parma prese ufficialmente pos sesso dei suoi stati il 20 aprile del 1816, dando vita ad una amministrazione che s i dedicò principalmente a realizzare importanti opere pubbliche, a proteggere le arti e a ri so llevare le sorti economiche del territorio.

L'esercito non costituì certo una delle priorità per il governo, amato dai sudditi e in ottime relazioni con i confinanti: gli unici reparti di una qualche e ntità furono la compagnia delle Guardie del Corpo e il reggimento di fanteria « Maria Luigia ».

Le insegne di questi due reparti si so no conservate fino ad oggi in ottime condizioni: quella delle Guardie del Corpo è custodita presso il museo di Palazzo Pitti a Firenze, presso il quale giunse nel 1861 da Panna (Inventari: M.P.P.1911, N. 2946; Mobili Magazzino 1863, N. 14496) e quelle del I e del II battaglione del reggimento «Maria Luigia» conservate presso l'Armeria Reale di Torino (Cat. N. 0.153 e 0.154).

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Le Guardie del Corpo avevano in dotazione uno splendido guidone tagliato a coda di rondine nel damasco di colore «blu pavone », il colore preferito da Maria Luigia, lungo in tutto 54 centimetri e mezzo e alto 40 centimetri.

Lo stendardo, a due teli cuciti insieme, era bordato da una passamaneria con lustrini e da una frangia di filo ritorto d'argento; all'interno correva un ricco decoro ricamato in argento raffigurante fiori e foglie stilizzati.

Al verso erano ricamate in oro e seta di vari colori ed applicate le armi del ducato, mentre al recto appariva il monogramma della duchessa «M.L.>> coronato, ricamato in argento ed applicato.

Lo stendardo era completato , secondo l 'uso austriaco, da due stole o cravatte con fiocco annodate all'asta appena sotto la freccia , realizzate in seta moirè blu pavone , lunghe 1 metro e 67 centimetri e larghe 1O centimetri e mezzo ciascuna.

Le stole erano foderate del1a stessa seta moirè , erano bordate di passamaneria e lustrini ed erano g u arnite al fondo di frangia in filo ritorto: lungo i bordi correva una decorazione di foglie di quercia e ghiande intrecciate in ricamo.

Su una delle due stole era ricamato il monogramma ducale coronato.

Tutti i ricami erano in fi lo d'argento.

L e due bandiere del reggimento di fanteria ricalcavano i modelli austriaci pur conservando i colori della nuova dinastia, il bianco e il rosso.

Il drappo in seta b ianca era lungo 1 metro e 54 centimetri e alto 1 metro e 28 centimetri, ed era bordato su tre lati da una cornice pure bianca decorata da fiamme rosse con la punta rivolta verso l'esterno: recava al verso un ovale sul quale erano dipinte l e grandi armi ducali racchiuse dal manto e cimate dalla corona, e al recto un altro ovale sul quale era dipinta l'immagine della Beata Vergine Immacolata nell'atto di schiacciare la testa del serpente, poggiante sulle nuvole e circondata da cherubini.

L ' asta era in legno dipinta a strisce spirali bianche e rosse, guarnita da una freccia e da un puntale entrambi in metallo dorato e, curiosamente, da cinque borchie di metallo dorato piatte, tre delle quali recavano inciso il simbolo massonico del triangolo raggiante con l'occhio, una le grandi armi del ducato ed una il monogramma «C. B. » in lettere gotiche cimato da corona comitale .

Anche queste band iere erano ornate da due stole con fiocco annodate sotto la freccia, realizzate in seta moirè, bordate da passamaneria e lustrini e guarnite al fondo di frangia in filato; lungo i bordi era app l icato un ricamo a due rami di foglie di quercia posti in parallelo e annodati al fondo da un nastro svo l azzante.

Sotto il nastro era applicato il mantello d'ermell ino coronato con al centro il monogramma «M.L.».

L e stole del I O battaglione erano d i colore scarlatto e recavano l' isc rizione in lettere corsive «IDDIO E IL SOVRA NO » e <<D UCHESSA DI PARMA PIAC. E G UA S T. 1840 » mentre que lle del IT 0 battaglione, di colo re bianco, avevano <<L' ONOR E E LA GLORI A» e «MA RIA L UIGIA ARCID UCHE SSA D 'A USTRIA»

Degli anni compresi tra il 1847 e il 1859, anni in cui nel ducato si rinnova il dominio borbon ico, possiamo ricos t ruire le bandiere degl i A l a bardieri e del reggimen to d i fanteria del 1848 grazie alle note di Quinto Cenni, mentre di uno dei due battag l ioni di fanteria di linea nel 1859 esiste l'o r igina le conse r vato presso I ' H eeresgeschichtliches M useum di Vienna.

Queste bandiere conservano sia alcun i aspetti tradiz ionali della di nastia borbon ica qua l i il colore di fondo bianco, i g igli e l'emblema d i S. Giorg i o, s ia quello austriaco della cornice ornata da fiamme colorate

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La bandiera del reggimento di linea disegnata da Cenni è simile per dimensioni a quallo del modello precedente, ma ha il drappo bianco sparso di gigli d'oro e bordato da cornice di fiamme di colore blu. giallo e scarlatto.

Al verso l'artista riporta uno scudo rotondo coronato e accollato da trofei di bandiere, di armi e di tamburi: stranamente sullo scucio non sono dipinte le grandi armi del ducato ma quelle di Borbone contornate da una fascia rossa recante otto conchiglie d'argento.

Al recto appariva invece San Giorgio a cavallo nell'atto di uccidere il dragone.

La bandiera in questione era dotata infine di freccia in metallo dorato e di asta dipinta a strisce spirali gialle e blu.

Per la compagnia degli Alabardieri Cenni illustrò un'insegna del tutto identica a questa ma di dimensioni ridotte.

Sull'autenticità di queste bandiere ci pennettiamo di dubitare per questi motivi:

- il duca Carlo II regnò in tutto solo dieci mesi;

- progettò qualche modesta riforma in campo militare, che rimase però lettera morta;

- non esistono documenti che attestino il cambio delle bandiere, ma solo quello del 29 gennaio 1848, N. 61 che riguardava la coccarda nazionale e che, all'articolo I decretava:«/ colori de/La Coccarda dello Stato saranno il ceruleo e il giallo»;

- le due bandiere in questione sono pressoché identiche a quella originale conservata a Vienna.

Il duca Carlo III emanò nel J851 un decreto (N. 282 del 15 agosto) in cui si trattava diffusamente di coccarde, di bandiere militari, di bandiere de l lo stato e dei «legni mercantili»; l 'art icolo 4, che ci interessa direttamente, recitava:

«la Bandiera Reale sarà bianca, portante nel me:::::,o le Nostre Regie Armi con tutti i loro quarti sopra un contorno simulan1e uno scudo di marmo, sormontato da una corona Reale e circondato dalle collane def?li ordini dello Spirito Sumo, del Tosone d'Oro e dell'Ordine Costantiniano e dalla Croce del Nostro R. Ordine di San Lodovico, più un trofeo militare di Bandi ere ed armi attorno. La Bandiera sarà contornala di un bordo a triangoli fiammati alternativamente scarlafli, az.z.urri e gialli.Tale Bandiera sarà quella delle Nostre R.R. Truppe, e s'inalbererà in tutti i Forti e Castelli dello Stato nei dì Festivi e quando Noi od alcuno della Nostra Famif?lia vi soggiornerà».

Come vedremo la bandiera oggetto di questa prescrizione è praticamente identica all' originale di Vienna.

Questa ha il drappo di seta bianca sul quale sono dipinti in oro ed ombreggiati 36 gigli e il bordo decorato da fiamme turchine, gialle e rosse: al verso è ornata da uno scudo coronato accollato dalla collana del Toson d'oro e da svariati trofei militari.

Lo scudo presenta interzato in fascia: nel L partito: nel I O , contropartite, di Farnese e di Guastalla; nel 2°, interzato in palo, di Assia, di Medici e di Malaspina; nel II , partito, di Savoia e di Correggio; nel III, interzato in palo. di Pallavicini, di Paleologo e di L andi, con sul tutto inquartato di Castiglia e di Leone con sul tutto di Borbone.

Sotto lo scudo è posto un nastro scarlatto recante il motto «DEUS ET DIES » in caratteri dorati.

Al recto reca invece dipinto al n aturale San Giorgio che uccide il drago, pure accollato da trofei militari.

La bandiera era munita di asta in legno ricoperta di velluto tur chino provvista di puntale e di freccia in forma di giglio, entrambe in metallo dorato.

Sotto la freccia erano annodate due corte cravatte di seta turch in a decorate a l recto da cinque gigli ricamati in dilo d'oro e al verso dalle iscrizioni «M ontjoie=Saint=Denis » e «C arlo Duca di Parma , Piacenza , ecc.» realizzate in caratteri gotici ricamati in oro.

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Certamente questo modello di bandiera rimase in uso anche dopo la morte del duca, avvenuta nel 1854 , e per i quattro anni della reggenza di Luisa Maria figlia del duca di Berry, che governò il ducato in nome del figlio Roberto fino al 9 giugno 1859 quando il tricolore tornò a sventolare definitivamente su Parma.

Sulle bandiere delle truppe estensi fino alla metà del XVIII secolo c ' è purtroppo ben poco da dire, non esistendo a riguardo né documentazione d'archivio né originali: rifacendoci a quello che conosciamo per il periodo che va dal 1740 al 1750 possiamo solo ipotizzare che le truppe inalberassero bandiere azzurre con l'aquila bianca d ' Este al centro , ma su quali fossero gli eventuali ornamenti non sappiamo praticamente nulla.

A partire invece dal 1740 compaiono sia le fonti d'archivio sia gli originali , e in tale abbondanza da permetterci la ricostruzione pressochè completa delle bandiere ducali di quell ' epoca.

L'archivio di Stato di Modena possiede infatti uno splendido manoscritto databile al 20 giugno del 1740, data di costituzione dei cinque reggimenti « nazionali » di Reggio,(] 0 ) di Modena, (2°) di Mirandola, (3°) di Frignano, (4°) e di Garfagnana (5 ° ), che rappresenta in pratica il regolamento sulle uniformi e sulle bandiere Colonnelle e di compagnia di questi nuovi corpi.

Le bandiere Colonnelle erano praticamente uguali per tutti i reggimenti , distinguendosi solo per la forma del nastro che le bordava; il fondo era di colore azzurro e recava al centro l'aquila estense bianca al volo alzato , sormontata da una semplice corona ducale d'oro.

Lungo i bordi del drappo, che era quadrato di 2 metri e 40 centimetri di lato, era applicato uno stretto nastro di seta bianca la cui forma variava a seconda del reggimento; nei quattro angoli interni alla bordatura era applicato un giglio dorato.

Di queste bandiere tre sono originali conservate presso l'Armeria Reale di Torino (cat. 06 , 018 e 020) e si distinguono tra loro appunto per la forma del nastro.

Ritornando aJ manoscritto apprendiamo, tra l'altro , come il reggimento Mirandola avesse la ColonneJla simile alle altre priva però del nastro lungo i bordi: tutte le Colonnelle avevano l'asta di legno naturale sormontata da una semplice freccia di metallo dorato; quelle dei reggimenti di Modena e del Frignano avevano due corte cravatte rosse legate all'asta , il reggimento di Mirandola le aveva bianche e il reggimento di Reggio infine aveva solo due corti cordoni con fiocchi dorati.

Delle bandiere di compagnia, affidate in ogni reggimento alle compagnie del Tenente Colonnello e del Maggiore , conosciamo solo il disegno riportato sul manoscritto citato:erano anch'esse di forma quadrata , caratterizzate dalla grande croce turchina che attraversava il drappo e dai quattro campi divisi in due triangoli da una diagonale, i cui colori variavano a seconda del reggimento:

- reggimento Reggio: triangoli gialli e grigio perla;

- reggimento Modena: triangoli rosso leonato e turchino;

- reggimento Mirandola: triangoli verde medio e gris de ]in ovvero lilla chiaro;

- reggimento Frignano: triangoli muschio e giallo:

li manoscritto stranamente non riporta le bandiere del reggimento Garfagnana che restano quindi sconosciute.

Tutte le bandiere erano dotate di asta in legno naturale sormontata dalla freccia in metallo dorato, sotto la quale erano annodati due cordoni d'oro con fiocchi e due corte cravatte turchine bordate di bianco.

Delle truppe estensi di questo periodo conosciamo ancora due insegne, i cui originali sono conservati presso l'Armeria Reale di Torino: si tratta di una bandiera di compagnia appartenuta ad un reggimento svizzero (cat. 017) e dello stendardo del reggimento corazze Montecuccoli, unico reparto a cavallo modenese dell'epoca insieme al reggimento dragoni Rangoni (cat. 0.10)

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La bandiera del reggimento svizzero è al solito quadrata di 2 metri e 40 centimetri di lato, bordata da una larga cornice turchina profilata esternamente di bianco e ornata da un motivo ornamentale bianco che negli angoli riproduce un giglio: al centro del drappo campeggia la croce turchina su cui appare l ' aquila bianca sormontata dalla corona d'oro.

Ognuno dei quattro campi presenta nove fiamme bianche, gialle, turchine, rosse , nere, rosse, turchine, gialle e bianche.

La bandiera è dotata di asta in legno ma non di freccia e presenta i resti della guaina fatta a settori alternati bianchi e turchini.

L'attribuzione di questa bandiera non è semplice: i reggimenti svizzeri al servizio estense erano due, il De Gros capitolato nel 1741 e il Jacaud capitolato nell'aprile del 1742.

Che quest'ultimo sia però entrato in linea è questione molto dubbia: nel maggio del 1742 infatti scoppiò la guerra di successione d'Austria e il duca si schierò con gli spagnoli contro gli austro-piemontesi subendo, pur dopo una dignitosa resistenza, una sconfitta che lo costrinse a rifugiarsi presso l'armata ispanica seguito solo dalle sue Guardie del Corpo.

In quell'occasione le truppe estensi si sbandarono o furono catturate mentre gli svizzeri passarono armi e bagagli al servizio austriaco.

È quindi ipotizzabile che il reggimento Jacaud non fosse stato nemmeno completato un mese dopo la capitolazione mentre il De Gros esisteva già da due anni: possiamo dunque pensare che la bandiera di Torino sia appartenuta a questo reparto.

L'insegna del reggimento corazze Montecuccoli rispetta tutti i canoni stabiliti per questa specialità della cavalleria: il drappo è infatti quadrato, di piccole dimensioni , tagliato nel taffetà a telo doppio turchino e bordato di cordoncino e di frangia di filato d'oro disposta sui quattro lati.

Al verso lo stendardo è ornato da uno scudo di forma barocca sormontato dalla corona ducale, dipinto in giallo ed ombreggiato di rosso, in cui sono dipinte le armi del ducato; al recto appare un ovale a fondo bianco sul quale è dipinta al naturale la Beata Vergine con il Bambino, racchiuso tra due rami di palma legati da un nastro, dipinti in giallo ed ombreggiati di rosso.

Lo stendardo possiede la sua asta originale in legno, a forma di lancia da torneo, tonda e dipinta di turchino, sormontata da una freccia di piccole dimensioni in metallo dorato.

Per la datazione di queste bandiere dobbiamo riferirci al catalogo ottocentesco dell' Armeria Reale, il quale afferma che esse vennero catturate nella campagna del 1746-47: dobbiamo qui di nuovo ricordare che non solo 1'esercito estense cessò praticamente di esistere nel 1742 e che il duca Francesco lll potè rientrare nei suoi domini solo qualche anno dopo ma che gli svizzeri e le corazze cessarono di esistere proprio al termine della campagna del 1742.

Presso l'Armeria Reale di Torino sono conservate altre cinque bandiere appartenenti alla fanteria estense, ma di modello completamente diverso dalle bandiere descritte nel regolamento istitutivo dei reggimenti nazionali del 1740.

Tre di queste bandiere (cat. 0.4, 0.6 e 0.18) hanno il drappo quadrato di 2 metri e 40 di lato, di taffetà bianco bordato lungo l'esterno da una cornice a disegni geometrici realizzati con unnastro turchino, interrotta in corrispondenza dei quattro angoli, ove lo spazio esistente è decorato semplicemente da un piccolo ovale pure turchino.

Quattro settori della fascia recano al centro un giglio dipinto in oro, con la punta rivolta verso l'esterno.

Al centro del drappo è dipinto in oro ed ombreggiato uno scudo barocco sormontato dalla corona ducale ed accollato da motivi ornamentali a volute e da piccoli ovali dipinti in turchino; al centro dello scudo le grandi armi del ducato.

Le altre due bandiere (cat.0.20 e 0.102) sono simili nel colore dì fondo ma la bordura geo-

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metrica vi è sostituita da un motivo ornamentale a volute di colore turchino e lo stesso scudo con lo stemma ducale è costituito da volute dello stesso colore.

Entrambe le bandiere son provviste di guaina di taffetà bianco e di asta in legno naturale con piccola freccia di metallo dorato: sono fissate all'asta mediante 54 picco Ii chiodi di ottone dorata disposti in verticale luno la parte interna della guaina.

L'attribuzione di queste bandiere è molto difficile stante la mancanza assoluta di qualsiasi riferimento: se furono anch'esse catturate nelel 1742, come tutto fa presupporre data la loro presenza all'Armeria Reale, uno dei due modelli potrebbe essere appartenuto al reggimento delle Guardie comandato dal conte Cesare La Palude , forte di due battaglioni.

Se invece ipotizzassimo che le bandiere raffigurate nel manoscritto regolamento del 1740 non siano mai state adottate, questi due modelli potrebbero anche rappresentare alcune delle bandiere effettivamente distribuite ai reggimenti nazionali.

Dal 1748 al 1769 non sappiamo più nulla in merito alle bandiere in dotazione ai reparti estensi: l'unico cenno in materia è quello riferito al regolamento dell'agosto 1769 che istituisce le quattro Legioni di milizia di Modena, di Reggio, del Basso Modenese, Reggiano e Mirandola e del Frignano, in cui si dice solamente che <<ogni Battaglione di Legione ne avrà due, ciascheduna delle quali sarà contradistinta colle Armi di S.A.Ser.ma da una parte, e con quella della rispettiva provincia dall'altra.»

Un altro piccolo contributo alla conoscenza delle bandiere del ducato di Modena in questa fine di secolo ci viene dalla cronaca manoscritta dell'abate Rovatti, il quale nel 1796 illustrò tutti i fatti importanti che avvennero in città, disegnando tra l'altro numerose tavole riguardanti i vari corpi di truppa in transito.

Nella tavola 254 della raccolta, conservata presso l ' Archivio di Stato di Modena, è raffigurata una bandiera denominata <<Bandiera Estense>>: questa ha il drappo di colore turchino bordato di fettuccia e di frangia d'argento, ornato al centro dall'aquila estense bianca sormontata da corona d'oro, qui rappresentata però con le ali abbassate.

La bandiera è assicurata, mediante una guaina del colore di fondo, ad un'asta dipinta a strisce spirali bianche e turchine e sormontata da una freccia in metallo dorato; sotto la freccia sono annodati due cordoni con fiocchi misti argento e turchino.

Il 1796 è anche a Modena l'ultimo anno di esistenza del governo leggittimo: nel mese di agosto scoppia infatti la rivolta giacobina che diede vita alla Repubblica Cispadana costringendo il duca Ercole III Rinaldo, vecchio e senza figli maschi, a fuggire a Venezia.

La Restaurazione del 1814 non trova più un membro della Casa d'Este sul trono di Modena ma un Asburgo perfettamente legittimo.

Per chiarire questo aspetto occorre ritornare indietro nel tempo di sessanta anni quando Francesco III d'Este, sostenitore dei galloispani, si trovò in posizione delicata nei confronti degli Austriaci vincitori: dal matrimonio tra il figlio Ercole III Rinaldo e Marya Teresa Cybo, intanto , era nata nel 1750 Maria Beatrice, futura duchessa di Massa ed unica erede degli Este e dei Malaspina.

Per rifarsi una verginità nei confronti degli Austriaci, Francesco III, qietro suggerimento di Giorgio II d'Inghilterra, promise in moglie la nipote all'Arciduca d'Austria Ferdinando Carlo, ottenendo in cambio il governatorato di Lombardia.

Dal matrimonio, celebrato nel 177"1, nacque un figlio maschio che diede vita alla linea dinastica d'Asburgo-Este e che, con il nome di Francesco IV, salì sul trono ducale di Modena il 15 luglio del 1814, lasciando alla madre Maria Beatrice il ducato di Massa e Carrara.

Del periodo compreso tra il 1814, data del rientro a Modena di Francesco IV al 1846, data della sua morte, non sappiamo praticamente nulla sulle bandiere del «Reale Battaglione Estense

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di linea>> ma in compenso conosciamo lo stendardo della ricostituita Guardia Nobile d'Onore a cavallo, raffigurato in dettaglio nella tavola 368 della Cronaca Rovatti.

Lo stendardo era a due teli, di damasco turchino , rettangolare e bordato di fettuccia e di frangia di filato ritorto entrambi d'oro: al verso recava uno scudo sormontato da corona d'oro foderata di rosso, tenuto da due grifoni, uno d 'oro con le ali d'argento e l'altro viceversa, che poggiavano su di una cornice a volute pure d'oro.

Lo scudo, accollato dalla collana del Toson d'Oro , recava le nuove armi del ducato ovvero: nel 1°, partito, di Ungheria antica e di Ungheria moderna ; nel 2° di Boemia ; nel 3° di Borgogna; nel 4°, dei Medici , con sul tutto uno scudetto con Asburgo, Lorena ed Este.

Nei quattro angoli dello stendardo era ricamata in lettere d'oro l'iscrizione << GUARDIA NOBILE DI MODENA «e «XV LUGLIO MDCCCXIV».

Al recto apparivano due rami di alloro al naturale, legati da un nastro scarlatto, al centro dei quali era ricamata, sempre in lettere d 'oro, il motto «ONORE E FEDELTÀ».

Lo stendardo era provvisto di asta in legno ricoperta di velluto a strisce spirali nere ed a zzurre, le nere profilate di galloncino d'oro, le azzurre guarnite cli chiodi di metallo dorato disposti a spirale, sormontata da una freccia in metallo dorato: sotto di essa erano annodati due corti cordoni con fiocco di filato d'oro e legate due stole di seta bianca dotate di fiocco e di frangia di filato ritorto d'oro.

Entrambe le stole erano ornate esternamente da un cordoncino cucito lungo i bordi e da un ricamo costituito da rami con bacche, il tutto in oro, al fondo erano ricamati in oro il monogramma del duca « F.IV» coronato e quello della consorte Maria Beatrice di Savoia «MB».

Nel giugno del 1849 il duca Francesco V, succeduto tre anni prima al padre, riordinava il proprio esercito costituendo il «Reggimento Reale di linea «, composto da due battaglioni di fanteria e da uno, il 3°, di cacciatori: i due battaglioni ricevettero la bandiera il 21 ottobre di quell'anno nel corso di una solenne cerimonia pubblica.

Di questa bandiera esiste il disegno ufficiale, un acquarello conservato presso l'Archivio di Stato di Modena (Armadio della Direzione), ma essa rimase quasi certamente allo stato di progetto.

L ' insegna è quadrata, a fondo turchino, bordata su tre lati da una cornice bianca sottolineata da due profilature turchine e da una serie di losanghe dello stesso colore; la parte alta della cornice presenta una sezione su cui è riportata l'iscrizione «Infante ria di Linea I. 0 Battaglione» in lettere corsive turchine.

Al centro della bandiera è dipinta una grande aquila Estense bianca, al volo alzato, che reca sul petto lo scudo coronato con le grandi armi del ducato nella loro versione definitiva.

L'as ta è dipinta di turchino e decorata da una sottile striscia spirale di colore bianco ed è cimata da una strana freccia, probabilmente mai adottata, costituita da un globo liscio di metallo dorato sul quale poggia una strana aquila, che per la verità sembra più un avvoltoio, in metallo argentato.

Queste bandiere non furono mai adottate ma al loro posto fu codificato probabilmente I'ultimo modello di bandiera modenese, forse il più conosciuto di tutti e che rimase in uso ben oltre il 1859 , anno in cui il ducato scompariva sostituito dal governo provvisorio del prodittatore Luigi Carlo Farini: l'esercito intero infatti seguì il suo duca a Mantova ove venne creata la «Reale Brigata Estense» che conservò le sue insegne fino allo scioglimento avvenuto il 24 settembre del 1863.

Il nuovo modello, illustrato in alcuni disegni conservati presso J 'Archivio di Stato di Modena, si rifaceva chiaramente ai concetti austriaci in materia di bandiere era di forma perfettamente quadrata, bianca, ornata da due fasce, una esterna bianca attraversata da una striscia turchina, l'altra interna turchina fatta a triangoli con le punte rivolte all'interno.

l I 6

Al centro, racchiuse dentro due rami di alloro e di quercia legati da un nastro , vi erano le grandi armi duca! i sormontate dalla corona d'oro.

La guaina era di se ta turchina profilata d'argento, assicurata all'asta da 28 piccoli chiodi di metallo dorato come la freccia; sotto di essa erano annodati i sol iti cordoni con fiocco in oro ed una stola in seta, di colore e con ricami ed iscrizioni diverse a seconda del battaglione di appartenenza.

La stola costitisce un dettaglio di estremo interesse: vediamo perché.

Il l O battaglione aveva una stola in seta scarlatta riccamente decorata all'esterno da un cordoncino e da una corta frangia di filato, ed internamente da due se rti di alloro intrecciati tra loro.

Al fondo la stola recava i seguenti ornamenti:

- al dritto: le cifre«MB» intrecciate e coronate, iniziali della principessa Maria Beatrice di Savoia consorte del duca Francesco TV;

- al rovescio: la data <<1820» coronata, anno del matrimonio ;

Il 2° battaglione aveva una stola di seta turchina decorata con cordoncino e frangia simili a quelli del l O battaglione , ed internamente da due serti di alloro pure intrecciati ma ornati da aquile con trofei di bandiere e tamburi poste nel punto di intersezione.

Gli ornamenti della stola erano i seg uenti:

- al dritto: la lettea «A «coronata, iniziale della consorte di Francesco V, la principessa Aldegonda di Baviera, con intorno l 'iscr izione <<LA FEDELTA'VI GUIDI ALLA VITTORIA <<e sotto la data « 1842»;

- al rovescio: gli scudi con le armi del ducato e con quelle di Baviera riuniti sotto un'unica corona.

Tutti i ricami e le frange delle stole erano reali zzati in filo d'argento.

Come era d'uso dell ' epoca, soprattutto nell'esercito austriaco, le neo duchesse facevano omaggio ai reggimenti di stole ricamate, frutto del proprio lavoro e di quello delle darne della loro casa; questi due esemplari ci interessano in modo particolare, perché entrambe vennero sicuramente tolte dalle insegne precedenti, quelle in uso tra il 1814 e il 1849 che non conosciamo, come testimoniano le date ricamate su dì esse, il 1820 e il 1842, ed annodate sulle ultime in seg ne ducali come simbolo della continuità reggimentale.

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Lista dei reparti inquadrati negli eserciti dei vari stati dei quali sono state trattate le bandiere e gli stendardi , con tutte l e variazioni più importanti verificatesi nel periodo temporale compreso tra il 1671 e il 1870.

1. L'Esercito Sabaudo dal 1671 al 1848.

A) 1671 -1690.

J. Reparti di fanteria d'ordinanza nazionale.

- reggimenti delle Guardie, di Savoia, di Aosta, di Monferrato , di Piemonte , di Nizza, della Croce Bianca, di Lullin de Genève denominato Bagnasco nel 1676, Masino nel 1678 e quindi di Saluzzo nel 1680, e della Marina, sciolto nel 1690;

- reggimenti di Chablais, di $.Severino, di Val d'lsère e di San Michele costituiti nel 1672 ed inviati in Francia l'anno seguente.

2. Reparti di fanteria miliziana.

- «battaglione di Piemonte >> costituito nel 1669 su dodici battaglioni che prendevano nome dai rispettivi colonnelli.

3. Reparti di fanteria d'ordinanza Svizzera.

- compagnie di Guardia, Ghit , Muller divenuta Schmit nel 1675 , Stocker, Kalbermatten , Quartery, Stochalper, divenuta Bethod nel 1675.

4 . Reparti di fanteria d'ordinanza tedesca.

- Reggimento Baltim, battaglione Bertrand de la Pèrous. Entrambi i reparti vennero sciolti nel dicembre 1672.

5. Reggimenti di nazionalità mista.

- reggimenti della Marina, del conte Tommaso Mazzetti, del conte Dionigi Fossati. I tre reparti vennero inviati in Francia nel 1672.

6. Reparti di cavalleria d'Ordinanza.

- reggimento del Serenissimo Principe di Piemonte inviato in Francia nel 1672 , compagni Gentiluomini Arcieri, Archibugieri a piedi e a cavallo, Corazze di S.A.R., Corazze di Madama Reale ;

7. Reparti di cavalleria della milizia . compagnie di Genti d ' Armi o Gendarmi.

Appendice A
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1. Reparti di fanteria d ' ordinanza nazionale.

- reggimenti delle Guardie, di Savoia, di Monferrato, di Piemonte , della Croce bianca I , di Salu zzo, di Chiablese , dei Fucrneri, di Aosta, di Mondovì costituito nel 1691 e sciolto nel 1694.

2 . Reparti di fanteria d'ordinanza Svizzera.

- compagnie di Ghidt , di Schnudt e di Stocker, vallesane di Ka]bermatten , di Kartery e di Bethod;

- reggimento del marchese di Andorno, costituito il 12 gennaio 1694 incorporando , tra l'altro, le tre compagnie vallesane citate;

- reggimento va ll esano di Reding, costituito il 16 luglio 1699 incorporando il reggimento di Andorno e le tre compagnie svizzere di Ghidt, di Schmidt e di Stocker.

3. Reparti di tanteria d'ordinanza tedesca.

- reggimento brandeburghese di Comaud costi tu ito nel 1691 ( incorpora il 30 maggio 1694 la compagnia hannoverese del barone Vengen Sternberg), bavarese di Steynaud, fucilieri westfali ano di Heydelac , bavarese di Desprez costibuito nel 1694 , battaglioni brandeburghesi di Hutten, di Varenne e Prinz Carl, costitu iti nel 16942, battaglione di H axman (costituito nel 1696 su sei compagn ie due delle qua li erano composte da tedeschi e provenivano dal reggimento di Chiablese), reggimento d i Schulemburg (costitu it o nel 1697 e giunto l'anno dopo in P iemonte ove incorporò il battaglione di H axma n)

4. reparti di fanteria religionaria 3.

- battaglioni Valdese , Straniero (divenuto poi D e Loches) , reggimenti di Schonberg, di Miremont. di Mont auban, di Galloway, (costituito nel 1694 incorporancllo il reggimento di Schonberg) di L' lslemarais, (costitui to nel 1694 incorporando il reggimento di Monbrun) di Sacconay, compagnia svizzera di Hirsel , compagn ia di Rocca;

Le date di costituzione dei reparti religionari erano le seguent i: battaglioni Va ld ese e Straniero e reggimento di Schomberg 1690; battaglione di Mallet, reggimento di M onbrun e compagnia d i Rocca 1691; reggimenti di Miremont, di Montauban e compagnia d i H irse l 1692

I reggime n ti di Miremont, di Montauban di L' Islemarais, di Galloway e di Sacconay e la compagnia di Hir sel ven nero sciol ti tutt i nel 1695.

5. Reparti di cavalleria.

- 4 compag nie delle Guardi e del Corpo: di G entiluomini Arceri, d i Archibugeri a cavallo di S A. R. , di Corazze di S.A.R. e di Corazze di M adama Re ale;

-1 2 compagnie Gendarmi: di S.A.R. , di Savoia, di Pi emonte, di M onferrato , di Chablais, del Genevese, di Sai uzzo, di Faucigny, di Ru vignan, di Aygoi n , di Dom e rg ue e di D a lb e na s; (tutte sc iolte il 19 lu glio 1692)

- 4 reggimenti dragoni: di S.A. R. , del G enevese, di Piemonte e di B althazar; (quest'ult im o

1 Così chiamato perché tutti i s uoi ufficiali erano cava lieti di Malta.

2 Tutti i reparti tedeschi ve nnero sciolti nel 1695. ad eccez ione del reggimento di Schulemburg.

3 Ques ti reparti erano composti da protestanti e da ugonotti france si anuolati grazie ai suss idi erogati dall'Olanda e dall'Inghilterra.

B) 1690-1699.
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costituito il 19 g iu gno I 692 con le ultime quattro compagnie di Gendarmi : nel 1694 prende nome di Aubussa rgues e passa al servizio olandese nel 1695);

-2 reggimenti di cavalleria: Cavagl ià e None (costituiti il 23 luglio 1692 con le otto residue compagnie di Gendarm i, d ivenuti poi P iemonte Reale e Savoia cavalleria) .

C) 1699-1712

1. Repa rti di fanteria d ' ordinanza nazionale.

- reggime nt i de ll e G uardie, di Savoia, di Aosta, (distrutto nel 1703) di Monferrato, di P iemo nte, de ll a Croceb ianca, (divenuto secondo battaglione del reggimento di Piemonte nel 1710) di Salu zzo, di Chablais, (incorporato ne ll e G uardie a partire dal 1703), dei Fuci l ieri, di Nizza.

2 . Reparti di fanteria miliziana nazionale .

-12 battaglio ni costituiti nel 1703: Cuneo, A l ba, Fossano, Pinero lo, Saluzzo, I vrea, Biella, Vercelli, Tor i no, Asti, Nizza e T a ra nt asia ; nel 17 0 4 vengono riuniti in otto regg i menti che prendono il nome del p roprio co lonnello :

- reggimen ti M affei (btg .ne Cuneo), La Trinità (btg . ni Alba e Fossano), Sannazar (btg . ni P inero lo e Sal uzzo), S . D amiano (btg.ne Ivrea), d'Este (btg ni Biella e Vercelli), Trivier (btg ne T o rin o), Cortanze ( btg ne Asti), Duvi Jl ar (btg. ne Nizza)

Il battaglione d i T arantas ia rimase a u tonomo fino alla sua distruzione, avve n uta nel 1705 du r ante l'assedio di Verrua.

Nel 1705 ven ne ro scio l ti i reggimenti di S. Damiano, d'Este e di Trivier, mentre il D uvillar venne incorporato ne l reggimento di P iemon te.

Ne l 1706 venne costituito il reggimento S Giulia, incorporato quattro anni più tardi nel reggimento Fucilieri; tra il 1708 ed il 1712 alcuni reparti cambiarono nome:

- nel 1708 il reggimento Cortanze divenne Chamousset;

- nel 171 1 il reggimento Sannazar divenne P astoris;

- nel 17 12 il reggimento La T rini tà diven ne Se nantes .

3. Reparti di fanteria d'ordinanza Svizzera .

- reggimenti va ll esano d i R eding (divenuto G hidt nel 1706 ed H ac h bret ne l 1709), bemese de La R ei ne, fr i bu rg h ese di A l t, di Lombach, d i Th e rn es, d i Zemith, di R eding 11°, compagnia g ri gio na d i T heodo r Mar q uis.

T utti questi re parti ve nn ero arru o lat i nel 170 4 e d isciolti appena un an no dopo.

4 . Reparti di fanteria d'ordinanza tedesca.

- regg im e n ti d i S chu lemb urg, di Fridt (costi t u i to ne l 1704 e sciol to ne l 1705), prussiano D ' Aygo in (costitu i to ne l 17 0 4 ed i nco rpo rato nel reggimento di Schulemb urg l'a nn o seguen te) , w urtem berghese di R e h b ind e r (cos ti t ui to nel 171 1).

5. Reparti misti di fanteria d ' ordinanza estera.

- reggi mento D e P or tes (cos titu ito ne l 17 0 3 con so ldati di nazio n a l it à francese, olandese, tedesca e svizzera).

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6. Reparti di fante ria religionaria .

- reggimenti Va ldese (scio l to nel 17 13), D umeyrol (costi t uito da disertor i francesi e da Ugonotti), Cavalier (costituito da p rofugh i delle Ceven ne) , d' Albenar (cost i tuito da Ugonotti), compagnie franc he di An toine M arce l , di Ludovic Saint Brest e di Samuel Saix (composte da francesi di re lig ione riformata).

Tu tt i questi reparti vennero costituiti ne l 1704; le tre compagnie franche furono disciolte nel 1708.

7. Reparti di cavalleria .

- q ua tt ro compagnie di G uar die del Corpo , ridotte a due nel 1710;

- 2 reggimenti di cavaller ia :Piemon te Rea le e Savoia;

- 3 reggimen t i d ragoni: di S. A R. , de l Genevese e di Pi emo nte

D ) 1712-1733.

1. Reparti di fanteria d ' ordinanza nazionale .

- reggimenti de ll e G uard ie, d i Savoia, d i M o nferrato , di P iemo n te, d i Saluzzo, dei Fucilier i, della Marina (costitu ito nel 17 13 coi resti del reggime nto di N izza) .

2 . Reparti di fanteria miliziana. Vennero sciolti tutt i ne l 17 13 co n la cos t ituz io ne dei reggime n ti Provinciali.

3. Reparti di fanteria provinciale.

- reggimenti di Tarantasia, di C h ab lais, di Nizza, di Aosta, di To r ino, di Vercelli, di Asti, di Pinerolo, di M o n dov, d i Casa le.

T utti i reparti vennero cost it uiti ne l 1713.

4. Reparti di fanteria d'ordinanza Svizzera.

- reggimento va ll esano d i H ach bret.

5. Reparti di fanteria d ' ordinanza tede sca.

-reggiment i d i Sch u le mb urg e di Re h bi nde r.

6 . Reparti misti di fanteria d'ordinanza estera.

-regg imen ti D e P o r tes, sic ili a ni d i Gi oe n i e di Va lguarnera, battag lio ni siciliano pr es idiar io e di Gibe lli na, co m pag ni e di P a nte ll er ia e fr a nca C a l varazo .

Q uesti ulti mi d ue repart i ve nn ero cost i tu i ti ne l 1713 e sciol ti l'anno do po ; tutti g li a lt r i reparti ve nn e r o sc io lt i nel 1720 quan d o la S ici li a ve nn e sca m bia ta co n la S ardeg na, co n la so la eccez io ne de l reggimento d i Va lg ua m e ra c he rim ase in serviz io assu me nd o ne l 1724 il nome di «S icilia».

7 . Reparti di cavall eria.

- 3 compag nie d i Gu ard ie del Co rp o: la te rza, sici li ana, cos titui ta ne l 1714;

-2 regg i me n ti d i cava ll e ri a : Pi emonte Reale e Savo ia;

- 4 r egg im e n ti d ragoni: di S. M . (g ià di S.A. R. ), de l Ge nevese, di P ie m o nt e e di Sardegna (cos t it ui to il 3 gennaio 1726)

122

1. Reparti di fanteria d 'ordinanza nazionale.

- reggimenti delle Guardie, dì Savoia, di Monferrato , di Piemonte, dei Fucilieri , di Sai uzzo, della Marina, della Regina , (costituito nel 1734) di Sardegna, (costituito nel 1744) Fisso della città di Torino, (costituito nel 1734 e sciolto nel 1736) battaglione d'Artiglieria, (assimilato dal 1739 alla fanteria).

2 . Reparti di fanteria provinciale .

-reggimenti di Chablais , di Tarantasia , di Nizza, di Aosta, di Torino, di Vercelli, di Mondovì, di Asti, di Pinerolo , di Casale .

3. Reparti di fanteria d'ordinanza svizzera.

- reggime nt i Va ll esano di Ri etman, di Guibert (costituito nel 1733) di Ghidt, (costituito nel 1733 e scio l to ne l 1737) Bernese di Roguin , (costituito nel 1733) Du P asquier (cost ituito nel 1733 e sciolto nel 1737) Grigione d i Thonatz, (costituito nel 1733 e scio lto nel I 737) Grigione di Reydt, (costi tuito nel 1742) di Keller (costituito nel 1742) battag lione di Meyer, (costituito nel 1744) 3 compagnie franche (assorbite nel 1734 dal reggimento Vallesano)

4. Reparti di fanteria d ' ordinanza tedesca .

- reggimenti di Schulemburg, dì Rehbinder , d i Baden-Durlach (costituito nel 1742)

5. Reparti misti di fanteria d ' ordinanza estera.

- reggimento De Portes, di Sicilia, dì Lombardia (costituito nel 1734) di Corsica (cos tituito nel 1744)

6 . Reparti di cavalleria.

- tre compagnie dì Guardie del Corpo, reggimenti dì cavalleria di Pi emonte Reale e Savoia, regg im enti dragoni dì S.M., del Genevese , di Piemonte , dì Sardegna e della Regina , (quest'u ltimo costituito il 28 novembre 1736)

- compagnia di usseri costituita il 20 lu glio 1734 e sciolta nel 1736.

F) 1773-1798 .

1. Reparti di fanteria d ' ordinanza nazionale.

- re gg imen t o delle Guardie, di Savoia, di Monferrato , di P iemonte, di Saluzzo , di Ao s ta , (già dei Fucilieri) della Marina , della Regina, di Lombard ia , (costit ui to nel 1786), di Nuova Marin a (costituito nel gen nai o 1793 e divenuto On eg lia nel febbraio dello stesso an no) Legione delle Trupp e Leggere, (costituita nel 177 4 ) 1° e 2° reggimento delle T ruppe Leggere (costituiti nell'ap ril e 1795 con gli effettivi della omonima Legione, disciolta).

2 . Reparti di fanteria provinciale.

- reggimen to di Tarantasia, (denomin ato M or ia na nel 1781) del Genevese; dì Nizza, di I vrea (già denominato Aosta) di Torino, di Vercelli , dì Mondovì , di Asti, di Pin ero lo, dì Novara , (costituito a li ve llo di quadro fin dal 1752) di Tortona , (costitui t o a li ve ll o di quadro fin dal l 752) dì

E) 1733-1773.
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Susa, (costituito nel 1786) di Acqui, (costituito ne l 1786) Legione degli Accampamenti (costituita nel 1775 e sciolta ne l 1793) Corpo dei Granatieri Reali e Corpo dei Guastatori (costituiti entrambi nel 1793 con parte degli effettivi della disciolta Legione degli Accampamenti)

3. Reparti di fa n ter ia d ' ordin anza sv izze ra.

- reggimenti Vallesano, Bernese, Grigione, centuria Schmidt, (costituita nel 1789, divenuta battaglione nel 1790 e reggimento nel 1792) grigione di Peyer -l mhof, (costituito nel 1792) di Bachmann , (costituito nel 1793) lucernese di Zimmermann (costituito nel 1793)

4 . Repar t i di fante ri a d 'ordinanza t ed es ca.

- reggimento Real Alemanno (costituito nel 1774 fondendo i reggimenti di Brempt e di Zietten)

5 . Reparti mi s ti di fa nteri a d ' ordin an za es ter a.

- regg imento di Chablais (costituito nel 1774 fondendo il reggimento Sury con cinque compagnie del reggimento Patio; nel 1794 divenne reparto nazional e e nel 1796 prese nome di A l essandria)

6. Re parti di artiglieria .

- Corpo Reale d'Artiglieria, (costituito ne l 1774) Corpo dell'Artiglieria dei Battaglioni (costituito nel 1774 e d isciolto nel 1783)

7 . Reparti di trupp e le gger e.

- centuria cacciatori -carab inieri di Canale, (costituita nel 1792: nel 1795 viene doppiata in l A compagnia Cacciatori Franchi di Agliano e la 2A compagnia Cacciatori Franchi di Quincinetto) Corpo Franco, (costituito nel 1793: si sdoppia poco dopo in 1° e 2°' Corpo Franco di Disertori) compagnia leggera di Cacciatori Volontari Piano , (costituita nel 1793; l'anno dopo si sdoppia divenendo centuria d i Cacciatori Volon t ari) compagnia di Cacciatori Sce lti del Nizzardo , (costituita nel 1794 e divenuta in seguito un corpo su due battaglioni : sciolto nel 1796) compagnia franca di Cacciato ri Volontari, (costituita nel 1794 e poi sdopp iata in centuria) compagnia Cacciatori Franchi Pandini (costituita nel 1794) Corpo Franco (costituito nel 1795 riunendo tutti i reparti leggeri esistenti)

8. Reparti autonomi di Granatieri e di Cacciatori.

- 11 battaglioni di Grana tieri , (i primi diec i costitu iti nel 1793 e l' 11 ° nel 1794) 2 battaglioni di Cacciatori (cost ituiti nel 1794) 1

9. Rep a rti di ca v all eria.

-t re compagn ie di G uardie de l Co rpo, reggimenti di cavalleria di P ie m onte Reale, di Savoia e di Aosta cavalleria, (q uest'ul t imo cost i tu ito nel 1774) regg i menti d ragoni di S. M ., di P iemonte , di Sardegna, della Regina e di Chablais, (quest'ultimo costituito nel 1774) reggimento cava l legger i di S.M. (denominazione assunta dal reggi mento dragoni del G enevese nel 1774)

1 Questi reparti vennero formati riunendo le compagnie granatieri e cacciatori dei reggimenti provinciali e dei reggimenti d'ordinanza nazionali ed esteri.

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G) Esilio in Sardegna 1799-1814.

1. Reparti di fanteria d'ordinanza.

- reggimento di Sardegna, centuria di Cacciatori Esteri (costituita nel 1799, divenuta dal 1801 Corpo dei Cacciatori Esteri ed Italiani), Corpo reale d'Artiglieria (costituito nel 1800) compagnia di Grazia per il servizio di Marina (costituita nel 1806) compagnia Leggera di Marina, (già battaglione arruolato di Cagliari, costituito nel 1806) battaglione Cacciatori di Savoia, (già Corpo dei Cacciatori Esteri ed Italiani, costituito nel 1808) Corpo Franco, (costituito nel 1808) battaglione di Marina (costituito nel 1809 riunendo la compagnia di Grazia e la compagnia Leggera: sciolto nel 1812) Centuria di Marina, (costituita nel 1812 con il disciolto Battaglione di Marina) Corpo degli Invalidi (costituito nel 1812)

2. Reparti di cavalleria d'ordinanza.

- compagnia delle Guardie del Corpo (costituita nel 1799) Corpo dei Dragoni Leggeri (divenuto reggimento Cavalleggeri di Sardegna a partire dal 1808)

3. Reparti di fanteria provinciale (costituiti nel 1808)

- reggimenti di Iglesias, di Ales, di Tempio, di Tortolì, di Mandas, di Oristano , di Bosa, di Sorgono, di Lacòni, di Ozieri, di Nuoro, di Bona, di Cagliari, (costituito nel 1809) battaglione di Carloforte, (costituito nel 1809 e dichiarato d'ordinanza nel 1813) compagnia Regia dei Volontari di Alghero, (costituita nel 1809) compagnia Regia dei Volontari di Cagliari (costituita nel 1811).

4. Reparti di cavalleria provinciale (costituiti nel 1808)

- reggimenti di Sulcis, di Trescenta, di Mandrolisay, di Arborea, di Gallura, di Logudoro, di Goceano, di Cagliari.

H) 1814-1831.

1. Reparti di fanteria d'ordinanza nazionale.

- reggimenti delle Guardie, (diviene «Granatieri Guardie» a partire dal 18 l 6) di Savoia, di Monferrato (sciolto nel 1821) di Piemonte, di Saluzzo (sciolto nel 1821) di Aosta, di Cuneo, della Regina, di Alessandria, (sciolto nel 1821) di Genova, (sciolto nel 1821) quattro battaglioni di linea (costituiti nel 1821 con i reggimenti disciolti e divenuti poi Brigate cli Casale, di P inerolo , di Savona e di Acqui)

2. Reparti di fanteria d'ordinanza Svizzera.

- reggimento grigione di Christ (costituito nel 1815 e sciolto nel 18 l 6)

3. Reparti di fanteria provinciale.

- reggimento del Genevese, di Moriana, di Chablais, di Casale, di Novara, di Torino, di Susa, di Pinerolo, di Vercelli, di Ivrea, di Asti, di Nizza, di Mondovì, di Acqui, di Tortona. (Tutti i reparti vennero costituiti tra il giugno del 1814 e l'ottobre del 1815; nel dicembre del 1815 vennero sciolti ed incorporati in quelli d'ordinanza) .

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4. Reparti di Fanteria Leggera.

- battaglioni ca cc iatori di Savoia, Piemontesi, (divenuto reggimento cacciatori Italiani nel maggio 1814) reggimento cacciatori di Nizza, (ridotto a battaglione dal 1817) Legione Reale Piemontese , (incorporata nella Leg ion e Rea le Leggera nel 1817) Le gione Reale Legg era, (costituita nel 1817 e sciolta nel 1821 ad eccezione di un battaglione) reggimento cacciatori Guardie, (già reggimento di Sardegna) battaglione cacciatori Franchi, (costituito nel 1816) battaglioni cacciatori di Vercelli, di Asti , di lvrea, dei Volontari della Cittadella di Torino, dei Volontari di Alessandria, dei Veliti It aliani e dei Volontari di Genova, (costituiti ai primi di marzo del 1821 e scio l ti dopo lo scontro di Novara) 11 ° battaglione cacciatori (costituito il 4 maggio e sciolto il 13 novembre del 1821)

- battaglione cacciatori di Aosta costituito il primo gennaio 1826.

5. Reparti di cavalleria.

- tre compagnie delle Guardie del Corpo, reggimenti di cavalleria Piemonte Reale e Savoia, (divenuto Cavalleggeri di Savoia nel 1819) reggim e nti dragoni di S.M., della Regina (sciolti nel 1821) del Genevese, (costituito nel 1821) e di Piemonte, (costituito nel 1828) reggimenti Cavalleggeri di S.M. , (sc iolto nel I 821) e di Piemonte.

6. Reparti di Artiglieria.

- Brigata Reale d'Artiglieria, compagnia Pontonieri , battaglione d'artiglieria in Sardegna.

7. Reparti del Genio.

- Battaglione Zappatori (costituito nel 1815, poi ridotto ad una compagnia di zappatori ed una di minatori , sciolte entrambe nel 1816) Nel 1830 venne ricostituito il battaglione Zappatori.

8. Reparti addetti all'ordine ed alla sic urezza pubblica.

- Corpo dei Carabinieri Reali, (costituito nel 1814) reggimento Cavalleggeri di Sardegna e Corpo dei Moschettieri di Sardegna, (sciolti entrambi nel 1819) reggi me nto Cacciatori Reali di Sardegna (costituito nel l 819)

I) 1831-1848 .

1. Reparti di fanteria.

- Brigate delle Guardie, (costituita dal reggimento Granatieri e dal reggimento Cacciatori) di Savoia, (1 °e 2° reggimento di fanteria) di Piemonte , (3°e 4° reggimento di fanteria) di Aosta, (5°e 6° reggimento di fanteria) di Cuneo, (7°ed 8° reggimento di fanteria) della Regina , (9°e 10° reggimento di fanteria) di Casale, (11 °e 12° reggimento di fanteria) di Pinerolo , (13°e 14° reggimento di fanteria) di Savona , (l 5°e 16° reggimento di fanteria) di Acqui , ( I 7°e 18° reggimento di fanteria) battaglione dei Cacciatori Franchi.

2. Reparti di cavalleria.

- reggimenti Nizza cavalleria, (già cavalleggeri di Piemonte) Piemonte Reale cavalleria, Savoia cavalleria, (già cavalleggeri di Savoia) Genova cavalleria (già dragoni del Genevese) Novara cavalleria (già dragoni di Pi emonte) Aosta cavalleria (costituito nel 1832)

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3 . Reparti di Artiglieria .

- due brigate da piazza, quattro campali , una Opera i, compagnia Art ist i in Sardegna.

4. Reparti del Genio .

- battag l ione Zap p atori.

5. Reparti addetti all'ordine ed alla sicurezza pubblica.

- Corpo dei Carabi ni eri rea li , regg imento Cava ll eggeri di Sardegna (ricostituito nel 1832).

2. L'esercito Napoletano dal 1734 al 1860.

A . 1734-1759

1. Reparti di fanteria veterana.

- reggimenti Re, R egina, Real Borbone, Real Napoli, R eal Italiano, Real Farnese, Real Macedon ia;

2 . Reparti di fanteria provinci ale o nazionale .

- reggiment i R ea l Terra di Lavoro, Mo l ise, Ca l abria Citra, Calabria Ultra, Capitanata, Basi li cata, B ar i, P rin cipato U l tra, Abruzzo Citra, Ab ru zzo Ultra, Otranto.

3 . Reparti di fanteria s icilian a.

-regg i ment i Val di Noto, Valdèmone, Valdimazzara.

4 . Reparti di fanteri a ester a.

- regg i ment i svizzeri Jauch, T schudy e Wirtz , reggimenti valloni Hainaut, Borgogna, Namur e Anversa.

5 . Reparti di fanteria varia.

- comp agn i a Fuc ili eri di montagna.

6 . Reparti di cavalleria.

- regg ime n ti di cavalle ri a Re, Rossig l io ne, Nap oli e Sicilia;

- regg im e n ti d ragoni Regina, Ta rrago n a, B orbone e P rinc ipe.

7 . Reparti della Guardia Reale.

-R ea l i G uar di e del C orp o, co m pag ni e A l a ba rd ie ri d i N apoli e d i Sicilia, reggime nti fa nteria R ea li Gu ard ie I talian e e R eali G uardie S vizzere.

8 . Reparti di artiglieria.

- reggimento R eale d'Art ig l ier ia.

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1. Reparti di fanteria veterana.

- reggimenti Re , Regina , Real Borbone, Real Farnese , Real Napoli, Real Palermo, Real Italiano, Real Macedonia.

2 . Reparti di fanteria nazionale .

- reggimenti R eal Campania, Lucania , Calab ri a, Messapia, Puglia, Sannio, Agrigento, Siracusa , Fucilieri di Montagna.

3. Reparti di fanteria estera.

- reggimenti svizzeri Jauch , T schudy e Wirzt;

- reggimenti valloni H ainaut, Borgogna, (entrambi scio lti nel l 784) Namur e Anversa.

4 . Reparti della Milizia provinciale . (costituiti nel 1782)

- colonnellati di Aversa e Sessa, (20 comp.) di Campagna, (13 comp.) di Montefusco, (11 comp ) di M atera, (10 compagnie) di Amantea, (22 comp ) d i Bari, (8 comp.) di Lecce, (9 comp.) di Lucera, (1 l comp.) di Chieti, (7 comp.) e d i L 'aquila (8 comp.)

5 . Reparti di cavalleria.

- reggimenti d i cava ll eria Re, Rossiglione , Napo li e Sici li a;

- reggimenti di dragoni Reg in a, Tarra gona, Bo rb one e Principe.

6 . Reparti della Guardia Reale .

- Reali Guardie del Corpo, compagnie Alabardieri di Napoli e Sicilia, reggimenti di fanteria Reali Guardie Italiane e R eali Guardie Svizzere (questi ultimi scio lti nel 1788)

7 . Reparti di artiglieria.

- reggimento Reale d' Artiglieri a

C. 1788-1798 .

1. Reggimenti di fanteria veterani.

-regg im enti R e, Regina, Real B orbone, Real Farnese, Real Napoli, R ea l Pal ermo, R eal I taliano , Borgogna, (divenuto nazionale)

2. Reggimenti di fanteria nazionali.

- reggimenti Real Campania, Pu g lia, Lu cania, Sannio , Messap ia, Calabria, Agrigento, Siracusa, Principe , Principessa, Terra di Lavoro, Sicilia (que sti ultimi quattro cos tituiti nel 1796).

3 . Reggimenti di fanteria estera.

- 1° e 2° reggimento estero, 1° e 2° regg im e nt o Ill irico (divenuti poi 1° e 2° Macedone)

4. Reparti di fanteria leggera.

- reggimenti cacc iatori volontari Truentini , Amiternini , Marsi, del Liri , Formiani (costituiti nel 1797) battaglione Fucilieri di M o ntagna (costituito ne l 1796) battaglione cacciato ri Volontari A lbanes i (cos tituito ne l 1798 e divenuto l 'a nn o dopo Real Corpo dei Volontari Albanesi)

B . 1765-1788.
128

5. Reparti di cavalleria.

- reggimenti di cavalleria Re , Re g ina, Napoli, Sicilia;

- reggimenti di dragoni Borbone, Prin cipe, Ro ssiglione, Tarragona.

6. Reparti di Artiglieria.

- reggimenti Re e Regina , compagnia Artefici, Corpo degli Artiglieri Litorali (costituito nel 1793)

7. Reparti del Genio.

- brigata degli Ingegneri di campagna. (costituita nel 1796)

8. Reparti della Guardia Reale.

- Real Corpo delle Guardie , (costituito nel 1795)

D. 1798-1806.

1. Reparti di fanteria.

- reggimenti Real Ferdinando, (già Principato Ultra) Real Carolina I O (già Regina) Principe Reale 2°, (già Principato Citra) Principessa Reale, (già Terra di Lavoro) Reali Calabresi, Reali Abruzzi (già Lecce) Real Albania, (sciolto nel 1806) Real Alemagna, (sciolto nel 1806) Real Carolina 2°, Real Sanniti, (sciolto nel 1801) Real Montefusco, (sciolto nel 1801) Real Presidi, Principe Reale 1° (costituiti tutti nel 1799)

- reggimenti siciliani Valdimazzara, di formazione, (divenuti l O e 2° Valdimazzara nel 180 l) Valdèmone, Valdinoto Reale.

2. Reparti di fanteria leggera .

- battaglioni cacciatori di linea nazionali 1° Campani , 2° Appuli, 3° Calabri, 4° Aprutini, 5° Albanesi, 6°Sanniti, (costituiti ti nel 1800) 7°Marsi (costituito nel 1801 ) 8° Fucilieri di Città (già Fucilieri di Montagna costituito nel 1804);

- battaglioni cacciatori siciliani Valdimazzara e Valdinoto (costituiti nel 1801).

3 . Reparti della Milizia provinciale .

-Terra di Lavoro: regg im enti di fanteria 1° Nola, 2° Aversa, 3° Caserta, 4°Sessa , 5°San Germano; (Cassino) reggimenti di dragoni I O Aversa, 2°Venafro.

- Salerno: reggimenti di fanteria l O Salerno , 2° Montecorvino, 3°Polla, 4°Vallo; reggimento di dragoni Nocera;

- Montefusco: reggimenti di fanteria J O Avellino , 2°Montella, 3° Ariano; reggimento di dragoni Montemarino;

- Matera: reggimenti di fanteria 1°Matera, 2°Venosa, 3° Tursi; reggimento di dragoni Matera;

- Lucera: regg imenti di fanteria l ° Campobasso , 2°Terrnoli, 3°Lucera, 4°Foggia; reggimento di dragoni Foggia ;

- Trani: reggimenti di fanteria 1°Trani, 2°Bari; reggimento di dragon i Molfetta;

- Lecce: reggimenti di fanteria: 1°Lecce, 2°Manduria; reggimento di dragoni Taranto;

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- Cosenza: reggimenti di fanteria 1°Cassano, 2°Cosenza, 3°Rossano; reggimento di dragoni di Cosenza;

- Catanzaro: reggimenti di fanteria 1°Catanzaro, 2°Tropea, 3°Reggio Calabria, 4°Gerace; reggimento di dragoni Gerace;

- Chieti: reggimenti di fanteria 1°Chieti, 2°Vasto; reggimento di dragoni Vasto;

- Teramo: reggimento di fanteria Teramo ; reggimento di dragoni Teramo;

- L'Aquila: reggimenti di fanteria I O L'Aquila, 2°Celano; reggimento dragoni L'Aquila.

- Milizia Urbana siciliana:

- Val di Mazzara: 12 reggimenti di cui 7 a Palermo , 1 a Trapani , 1 a Sciacca, 1 ad Agrigento, 1 a Termini Imerese e 1 a Licata;

- Valdèmone: 5 reggimenti di cui 1 a Cefalù, 1 a Milazza, l a Messina, l a Taormina, 1 ad Aci Reale;

- Val di Noto: 4 reggimenti di cui 1 a Catania, 1 a Siracusa, 1 a Noto, 1 a Caltagirone ed 1 battaglione a Piazza Armerina.

3. Reparti di cavalleria.

- reggimenti Re , Regina, Real Principe 1°, Real Principe 2°, Real Principessa, Valdinoto 2°, Valdimazzara , Valdinoto 1°, Valdèmone (costituiti nel 1800)

4. Reparti di artiglieria

- reggimenti Re e Regina, brigata Artefici, brigata a cavallo (costituita nel 1803)

5. Reparti del Genio.

- battaglione del Genio (costituito nel 1802)

6. Reparti della Guardia Reale.

- compagnia Alabardieri, Real compagnia delle Guardie del Corpo (costituita nel 1801) 1°e 2° battaglione Granatieri nazionali della Guardia Reale (cost ituiti nel 1800: nel 1806 rimase solo il 1° battaglione)

E. 1806-1808.

1. Reparti di fanteria .

- reggimenti Valdimazzara l O , Valdimazzara 2°, (sciolto nel 1808) Valdèmone, Valdinoto, Estero, Presidi , Sanniti.

2. Reparti di fanteria leggera .

-l 0 battaglione cacciatori (già Appuli), battaglionj cacciatori Albanesi, Valdimazzara, Valdèmone, Calabri, (costituito nel 1806) Carolina, (costituito nel 1806) reggimento cacciatori di Philipstahl (costituito nel 1806) Siculi (costituito nel 1807) Cosenza, Catanzaro (entrambi costituiti nel 1808)

3. Reparti di cavalleria

- reggimenti Principe Reale, (già Principe 1°) Valdimazzara, (sciolto nel 1808) Valdèmone, Valdinoto

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4 . Reparti di artiglieria.

- battaglioni Re e R egina, compagnia Artefici-Pontonieri, mezza compagnia a cavallo.

5 . Reparti della Guardia Real e.

- Real compagnia delle Guardie del Corpo, compagnia Alabardieri, battaglione Granatieri Guardie Reali con aggregata la co mpa g nia cacciatori di S.A.R., corpo dei Cacciatori Real i (costituito nel 1806)

E. 1808-1812.

1. Reparti di fanteria.

- reggimenti Reali Presidi, Reali Sanniti, Estero, Valdimazzara, Valdèmone, Valdinoto, di guarnigione, corpo dei Cacciatori di Mare

2 . Reparti di fanteria leggera .

- battaglioni cacciato ri Siculi, Valdimazzara, Valdèmone, 1° cacciatori, reggimento cacc i atori di Philipstahl , (tutti scio lti ne l 1808) Calabri, Carolina, (sciolti nel 1809) battaglione cacciatori Albanesi;

3. Reparti di Milizia - Volontari Siciliani. (costituiti nel 1808)

- reggimenti di fanteria di guarnigione : 4 a Palermo , 1 a Trapani , 1 a Me ssina, 1 a Catania e 1 sud divi so tra Siracusa e Augusta;

- reggimenti di cacciatori: 10 in Val di Mazzara, (Girgenti, Mazzara, Termini , Sciacca, Marsala, Li ca ta , Polizzi , Corleon e, Sutera e Monreale ) 7 in Valdèmone, (Forie di Messina, Patt i, Cefalù, Troina, Taormina, Aci Real e, e Castro Reale ) 6 in Val di Noto (Noto, Caltagirone, Lentini, Castrogiovanni, Ra gusa e Terranova)

- reggimenti dragoni legge ri: 2 in Val di Mazzara, (Ma rsa l a e Termini) 1 in Val di Noto (Noto) e 1 in Valdèmone (Castroreale);

- regg imenti Volontari Eolie della Piana di P a lermo (costituiti nel 1809).

4. Reparti di cavalleria .

- reggimenti Principe Reale, Yald è mone , Valdinoto .

5. Reparti di Artiglieria.

- reggimento di Artiglieria, mezza brigata a cavallo, compagnia artefici e pontonier i, I "e 2" compagn ia a us ili aria, treno e regi bagagli.

6. Reparti del Genio.

- mezza brigata Pionieri

7. Reparti della Guardia Reale .

- Reale compagnia de lle Guardie del Corpo , compagnia Alabardieri , reggimento Granatieri Guardie R ea li (cost i tuito nel 1808) con 2 comp agnie Volteggiatori di S .A.R. aggregate, co rp o dei Cacciatori e Pi o ni e ri R eali (già Cacciatori Reali costitu ito nel 1811)

131

1. Rep arti di fanteria .

- 1°, 2° e 3° reggimento s ici li ano di fanteria (cost i tuiti nel 1812 già Va ld i mazzara, Valdèmone e Valdinoto) l 0 2° e 3° reggimento estero d i fanter ia' (già R .Presidi e R. Sanniti i primi d ue) 4° reggimento estero di fanteria (già cacc iatori di M are) e 5° regg i mento estero di fanteria, regg imento di guarnigione

2 . Reparti di fanteria leggera .

- battaglio ne cacciatori Albanesi, (scio l to nel 1812) battaglione cacciatori Calabri (costitu ito ne l 18 14)

3. Reparti di Milizia-Volontari Siciliani .

Conse r va rono senza variazioni l'o rga n ico de l periodo precedente

4 . Reparti di ca v alleria.

- 1°, 2° e 3° reggimen to di cavalleria.

5. Reparti di artiglieria.

- 12 compag n ie a pied i, (3 mobili e 9 stabili) compagnia mobile a cavallo, compagnia stabile pontonieri , div isione treno mobi le.

6 . Rep a rti della Guardia Reale .

Co nservarono senza var iazioni l'organico del periodo precedente.

F. 1815-1821 .

l . Reparti di fanteria .

- reggime nti di fan teria R e, R egina, Principe, P ri ncipessa, Bor bone, F arnese, Real Napo li, R ea l P alermo, Leopoldo, Corona, Este ro (nel 1820 dà vita a tre batt aghoni autonom i 1° granatieri esteri, 2° fuci li eri es te ri e 3° cacc iatori es teri) reggimento de i Veterani.

2. Reparti di fanteria legge ra .

- reggimenti legge ri Mars i, Sa n nit i, Calabri, Bruzi , 1°, 2°, 3°, 4° e 5° ba ttag lione Cacciatori B e rsaglieri, (cos ti tu it i ne l 1817; il 4°scio l to nel 1821)

3 . Reparti di Milizia Provinciale.

- reggime n ti di Napo li (esc lu sa l a città) di Terra di L avoro, d e l Pr i nc ip ato c i teriore, de ll a B asilicata, de l Prin c ipato ul teriore, de ll a C ap i ta n ata, d i Bari, d i O tr a n to, de ll a C ala bri a c iter io re, de ll a 2"Ca l ab ri a ul ter io r e, d el M o l ise, d e ll 'Ab ru zzo cite ri ore, de l 2° Ab ruzzo ul ter iore, d e l 1° A bru zzo u lte riore. (cost itu i ti nel 181 7)

- reggime n ti 1° e 2° Pa le rm o, M essina, Catan ia, Girgen ti , S iracusa, Trapani, Cal tanissetta Cost i ui ti nel 1818)

1 Esteri so lo di nome, in quanto compost i t utt i da napoletani e non da s ic il ia n i, esteri per l'app unto.

F . 1812-1815
132

12 battaglioni della Guardia di Interna Sicurezza della città di Napo li (costituita nel 1820)

4 . Reparti di cava lleria .

- reggimenti di cava ll e ria Re , Regina, Principe, Borbone , dragoni Real Ferdinando (costitui to nel 1817) divisione estera di Cacciatori a cavallo, l Ae 2A divisione nazionale di cacciatori a cavallo (tu tte costituite nel 1819)

5. Reparti di artiglieria.

- reggimenti Re e R egina , brigata artefici-pompieri, brigata artefici-armieri, 18 compagnie artiglieri lit ora] i, battaglione treno di linea.

6. Reparti del genio.

- reggi mento zappatori (sciolto nel 1816), brigata pionieri e pontonieri (costituita nel l 816 poi corpo dei pionieri nel 1819)

7 . Reparti addetti all'ordine e alla sic ure zza pubblica.

- co rp o della G endarmer ia Reale a cavallo , (6 squadroni) corpo dei Fucilieri Reali (15 compagnie).

8. Reparti della Guardia Reale.

- compagnia delle Re ali Guardie del corpo, Reale compagnia degli Alabardieri di Napoli , compagnia Gu ardie di polizia del Real P alazzo , corpo de i Pi on ieri (a piedi) e dei Cacciatori (a cava ll o) Reali, squadrone treno, (divenuto nel 1822 T reno Reale) mezza brigata d'artiglieria a cavallo

G. 1821-1833.

1. Reparti di fanteria .

- reggimenti 1° Re, 2° Re gina, 3° Prin cipe, 4° Principessa, 5° Borbone , 6° Farnese , 7° Real Napoli, 8° R ea l Palermo, reggimento veterani.

2. Rep ar ti di fanteria estera.

- 1° reggimento sv izzero, (costituito ne l 18 25) 2° reggimento sv i zzero, (costituito nel 1826) 3° reggimento svizzero, (cos tituito nel 1827) 4° reggimento svizzero, (costituito nel 1829).

3 . Reparti di fanteria leggera .

- 1°, 2°, 3°, 4 ° b attag lion e cacciatori, (cos tituiti nel 1823) 5° battaglione (costituito nel 1827) 6° batta g lione (cos tituito nel 1829) .

4 . Reparti di cavalleria.

- reggimenti R e, Reg in a, (costituiti nel 1823) corpo dei lan cieri R eal P r in cipe Ferdinando (cos tituito ne l 1828 e divenuto reggimento nel 1830).

5. Reparti di artiglieria

- nessuna va riaz ione r ispe tto a l periodo precedente.

6 . Reparti del genio.

-regg im e nto zap p ato ri (costituito nel 1824)

-
133

7. Reparti addetti all'ordine e d alla s icurezza pubblica.

- corpo della Gendarmeria Reale, (4 legioni e 1O compagnie gendarmi ausiliari costituiti nel 1821: dal 1827 8 battaglioni a piedi e 8 squadroni a cavallo).

8. Reparti de lla Guardia Reale.

- nessuna variazione rispetto al periodo precedente.

H. 1833-1860.

1 . reparti di fanteria.

- reggimenti 1° Re , 2° Regina , 3° Principe, 4° Principessa, 5° Borbone, 6° Farnese, 7° Napoli, 8° Calabria, 9° Puglia, 10° Abruzzo, 11 ° Palermo , 12° Me ssina, (costituiti nel 1833) 13° Lucania, (costituito nel 1840) 14° Sannio, 15° Messapia, (costituiti nel 1859) carabinieri a piedi (costituito nel 1848;

- compagnie di riserva dipartimentali di S Maria Capua Vetere, di Campobasso, di Avellino, di Salerno, di Potenza, di Cosenza, di Catanzaro, di Reggio, di Foggia, di Bari, di Lecce, del1 ' Aquila, di Chieti e di Teramo (costituite nel 1852 e divenute battaglione di Ri serva su 8 compagnie nel 1859) reggimento Reali Veterani;

2 . Reparti di fanteria estera.

1°, 2°, 3°, 4° reggimento di fanteria svizzera; (scio lti nel 1859)

3. Reparti di fanteria leg ge ra.

- 1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 6° battaglione Cacciatori a piedi, 7°, (costituito nel 1840) 8°, (costituito nel 1848) 10°, 11 °, 12°, (costituiti nel 1850) 13°, (svizzero diviene 3° batt.ne Carabinieri Cacciatori nel 1860)) 9°, (costitui to ne l 1856) 14° , 15°, (costituiti nel l 859) 16° (costituito nel 1860);

-l O e 2° battaglione Carabinieri leggeri esteri; (costituiti nel 1859)

4 . Reparti di milizia.

- Guardia di Interna Sicurezza della città di Napoli (costituita nel 1835) s u 12 battaglioni: San Ferdinando, Chiaia, San Giuseppe, Montecalvario, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, Vicaria, San Lorenzo , Mercato, Pendino, Porto ;

5. Reparti di veterani ed invalidi.

-Real Casa degli Invalidi , reggimento Reali Veterani; (cost ituiti nel 1833)

6. Reparti di cavalleria.

- reggimenti dragoni Re , ( l 0 ) Regina, (2°) P rincipe (3°) l O e 2° reggimento Lancieri, reggimento Carabinieri a cavallo, (costituito nel 1848) reggimento Cacciatori a cavallo; (cost ituito nel 1848)

7 . Reparti di artiglieria .

- reggimenti Re , (1°) R egina, (2°) brigata Armieri, Artefici e P ontonieri (diviene battaglione Artefici nel 1856) brigata artiglieri Veterani, 20 compagnie del Corpo artiglieri litorali, battaglione Treno di linea, batteria d 'a rtiglieria svizzera;

134

8 . R e pa rti d e l Geni o.

- battaglione zappatori-minatori, battaglione pionieri, compagnia pompieri della città di Napoli, compagnia cantonieri della Regia Strada Ferrata; (costituita nel 1844)

9. R e pa rti add ett i all ' ord ine ed a ll a s icu rezza pubbli ca.

- corpo delle Compagnie d 'Armi in Sicilia (riordinate nel 1833 su 25 compagnie, sciolte nel 1837 e ricostituite nel 1849) corpo della Gendarmeria Reale: 2 compagnie scelte, 8 battaglioni a piedi, 1 squadrone scelto, 8 squadroni a cavallo; (sciolta nel l 848 e ricostituita nel 1852)

10. R e parti d e ll a G uardia R e al e.

- corpo Reali Guardie del Corpo a piedi e a cavallo, corpo delle Guardie d'Onore (squadroni di Napoli, di Terra di Lavoro, di Molise, di Calabria ultra 2°, di Abruzzo Ultra 2°, di Abruzzo citra, di Principato citra, di Capitanata, di Calabria citra, di Basilicata, di Terra d'Otranto, di Ca l abria ultra 1°, di Terra di Bari, di Principato ultra, di Abruzzo ultra 1°, di Palermo e Trapani, di Catan ia e Noto, di Girgenti e Caltanissetta e di Messina) 1° e 2° reggimento Granatieri, 3° reggimento Cacciator i, reggimento Real Marina, battaglione Tiragliatori (costituito nel 1856) l O e 2° reggimento Cavalleggeri; (divenuti nel 1838 1° e 2° reggimento Ussari).

3 . L'esercito Pontificio dal 1690 a l 187 0.

Fino al 1793 lo stato pontificio costituiva eserciti solo in funzione della guerra, mantenendo in pace pochi reparti presidiari: non è stato quindi possibile seguire il criterio utilizzato per gli altri eserciti preunitari: i reparti sono stati riuniti in categorie, all'interno delle quali vengono riportate le modifiche principali avvenute negli anni.

A. G uar d ie d ' onore d e l Pontefice.

- compagnia delle Guard ie Svizzere, compagnia dei Cavalleggeri, Lance Spezzate;

B . G uar d ia d ' onore dei Cardinali L ega ti .

- compagnia cavalleggeri de l Cardinal Legato di Bologna, compagn ie Svizzere dei Cardinali Legati di B o logna, di Ferrara e d i Romagna;

C . R e parti di fanteria della G uardi a.

-9 compagnie delle G u ardie di N. S.; scendono a 7 compagnie dal 1707 al 1710, divengono 1Oda l 17 l O a l 1736, anno i n cui vengono riunite nel reggimento delle Guardie detto dei Rossi;

D. Reparti di cavalleria della Guardia .

- due compagnie di Corazze, ridotte ad una sola nel 1708;

E. R e p arti d e l Presidio di C aste l S ant ' A n gelo .

- compagnia di fanteria e plotone di Bombardieri; divengono 3 compagnie nel 1770 col plo tone Bombardie ri che nel 1793 for m a no un battaglione di fan ter ia detto de i Verdi.

135

F. Reparti Corsi e rep a rti in luogo dei Corsi.

- due compagnie di soldati in luogo dei Corsi; ridotte ad una sola nel 1740 divengono 5 , compresa una di granatieri , nel 1746 riunite in un battaglione detto dei Bianchi ;

G. Reparti del Presidio di Civitavecchia.

- compagnia di fanteria con un plotone di bombardieri (3 compagnie di fanteria ed una di bombardieri nel 1770 che formano nel 1793 due battaglioni , di città detto dei Turchini e di fortezza detto dei Verdi 1) e , nel 1796, il reggimento di Civitavecchia).

Le truppe di Civitavecchia fornivano anche la guarnigione per le torri costiere di Corneto , di Valdalica, di Bertalda, di Marangone , di Chiaruccia e di Montalto di Castro.

H . Reparti del Pres idio della città e fortezz a di Ancona.

- compagnia di fanteria di città alla quale nel 1757 si aggiunge la compagnia bombardieri; nel 1770 si formano 3 compagnie di città, divenute 4 nel 1792 sempre con la compagnia di bombardieri.

- compagnia della fortezza di Ancona (fusa nel 1794 nel batt.ne di Ancona)

Nel 1794 viene formato i I battaglione detto di Ancona che forni va gli uomini per i presidi della fortezza maggiore di Ancona, di Fano, della città e fortez z a di Perugia, di Pesaro , di San Leo, di Città di Castello, di Serra San Quirico, di Fermo , di Asoli e di Loreto città e fortezza.

I. Reparti delle Legazioni .

1) Reparti del Presidio di Ferrara.

-4 compagnie di fanteria di città e 3 compagnie di fanteria della fortezza , oltre ad un plotone di bombardieri; nel 1770 vengono riunite a formare il reggimento di presidio di Ferrara e Bologna con le prime 4 compagnie a Ferrara, la 5'\ Ja 6 11 e la 7 11 e la compagnia bombardieri nella fortezza di Ferrara e 1'8 11 , la 9 11 e la 10" a Forte Urbano.

2) Reparti del Presidio del Forte Urbano2.

- 3 compagnie di fanteria ed una di bombardieri, riunite tutte nel 1770 nel reggimento di Ferrara e Bologna.

3) Reparti del Presidio di Bologna. (costituito nel 1783)

- 3 compagnie miste di fanteria e granatieri incorporate nel 1793 nel reggimento di Ferrara e Bologna.

L. Reparti della guarnigione di Avignone.

- 3 compagn ie di fanteria ed una di cavalleggeri fino al 1750 circa quando rimasero in piedi una compagnia di fanteria e la compagnia cavalleggeri.

M. Reparti di milizia .

1) Milizie di fanteria e di cavalleria dipendenti dal generale di Santa Chiesa e poi dal Commissario Generale delle Armi.

1 Erano detti anche battaglione Ancaiani e battaglione Lante da l nome dei rispettivi comandanti, il barone Carlo Ancaiani e il duca don Guido Lante

2 La fortez z a, c osì chiamata dal papa Urbano Vlll che la fece cos truire dall ' ingegnere G. Buratti nel 16 33, sorgeva a 15 mig li a di distanza da Bologna e a 5 da Modena ed era all e dipendenze del Legato di Bologna.

136

- Ferrara: un terzo di 20 compagnie di fanteria, 7 compagnie di corazze e 12 compagnie di archibugieri a cavallo;

- Bologna: 3 terzi di 20 compagnie di fanteria, 7 compagnie di archibugeri a cavallo;

- Romagna: 27 compagnie di fanteria, I compagnia di corazze, 2 compagnie di lanc e e 12 compagnie di archibugeri a cavallo;

- Marca del Chienti: 30 compagnie di fanteria, 1 compagnia di lance e 15 compagnie di archibugeri a cavallo;

- Marca del Tronto: 36 compagnie di fanteria, 1 compagnia di lance e 7 di archibugeri a cavallo;

- Umbria: 30 compagnie di fanteria, 2 compagnie di lance e 15 compagnie di archibugeri a cavallo;

- Sabina e Montagna: 21 compagnie di fanteria e 6 compagnie di archibugeri a cavallo;

- Marittima e Campagna: 21 compagnie di fanteria, 2 compagnie di lance e 7 di archibugeri a cavallo;

- Patrimonio: 24 compagnie di fanteria, 2 compagnie di lance e 8 di archibugeri a cavallo;

- Santa Casa di Loreto: 1 compagnia di fanteria;

-Ancona: 15 compagnie di fanteria;

- Camerino: 8 compagnie di fanteria;

- Monte San Giovanni:] compagnia di fanteria.

2) Milizie della città di Roma.

- compagnia detta dei Capotori o «co mpagnia dè Fanti dell' Incl ito Popolo Romano >> 1; nel 1796 viene costituita la Guardia Civica su 5 battaglioni.

3) Milizia speciale della Romagna.

- compagnie della fortezza di Rimini, della Torre del Cesenatico , di Torre Cervia , di Porto Cors ini , di Porto Primaro , della Rocca di Ravenna , della Congregazione del Numero di Ravenna , della rocca di Faenza, della Congregazione del Numero di Faenza , della Congregazione del Numero di Forlì2.

N. La mobilitazione del 1708.

- 1'armata levata nel 1708 era così costituita:

- 23 reggimenti di fanteria italiana: Maclas, Spada, Bonaventura, Bonaccorsi, Medici, Aurely, Bentivoglio, Bevilacqua, Ra sponi, Mar sig li , Colonna,, Serlupi, Ruspoli, Malvezzi, Landini, Degli Oddi , Falconieri , Cerruti , San Martino, Bufalini , Bonauguri, de Launè, Corso;

- 2 reggimenti di milizia, 1° e 2° della Marca;

- 2 reggimenti Avignonesi d'Urban e Du Blanc;

-1 reggimento fiammingo de La Motte;

- l battaglione tedesco Hei ster;

- 1 reggimento corazze d 'Auttanne;

1 Era questo il nome della congregazione da cui dipendeva la compagnia, che raggruppava i 14 conestabili, uno per ognuno dei Rioni in cui era divisa la città, i quali , a causa dell'elmo dorato che indossavano durante il serv izio, erano detti «Caput Aurei» e dal popolino «Capotori >>.

2 La Congregazione ciel Numero dei pacifici erano state costituite nel XVI seco lo dai Legati per difendere le comunità in un periodo di di so rdine generalizzato: erano costituite da cittadini, pagate e armate dal governo e godevano di numerosi privilegi.

137

- 3 reggiment dragoni Balbiani, A lbani e Fasanini

Tutti questi reparti vennero smobilitati nel febb raio del 1709.

O. L'esercito dalla riforma del 1793 al 1798 .

- fanteria: battaglioni delle Guardie, di Castello, dei Corsi, della Marca, di Ancona, di Romagna, di Civitavecchia, reggimento di Ferrara e Bologna, compagnie autonome di Terracina, di Perugia, di Ascoli e di Senigalli a, reggimento del Contestabile Colonna; (costituito nel 1796)

- cavalleria: 3 compagnie di dragoni costituite nel 1793, due delle quali di stanza a Roma e la terza distaccata prima a Civitavecchia, poi, ne l 1794, nelle Romagne, (diviene divisione nel 1797) corpo dei D istinti Volontari di Cavalleria; (costituito nel 1796)

- artiglieria : due compagnie di artiglieri costituite nel 1792, una di stanza a Roma e l'altra a Civitavecchia a ll e quali si aggiunsero, nel 1793, due compagnie di bombardieri fo r mate riunendo quelli di Castel Sant' Angelo, Ferrara, Bologna e Ancona.

Nel 1796 si forma il battaglione d'artiglieria su 4 compagnie e corpo dei bombardieri, denominato l'anno dopo «battaglione di artiglieria, maestranza e bombardieri.

Nel 1797 la fanteria pontificia venne riorganizzata su 2 L egioni di fanteria, la l II comprendente i reggimenti delle Guardie e Civitavecchia, e la 2 11 comprendente i reggimenti Colonna e Marca, (questo formato dai battaglioni Corsi e Castel Sant' Angelo) e sul battaglione di guarnigione.

P. 1814-18 22.

1. R e p a rti d e ll a G ua rdi a del Pon te fic e.

- compagnia della Guardia Svizzera, Corpo de ll a Guardia Nobile Pontificia (costituita nel 1801)

2. R e p a rti di fanteria di lin ea.

- 1°, 2° e 3° reggimento di fanteria

3. Reparti di cavalle r ia:

- reggimento dragoni;

4 . Reparti d 'a rtiglieria.

- regg i me nto d'artiglier ia;

5. R e parti addetti all'ordine e alla sicure zza pubblica .

- 1° e 2° reggimento della Gendarmeria;

6. Reparti di Milizia .

- Roma: 1° e 2° reggimento della Guardia Civica, squadrone usseri de ll a Guardia Civica;

- Marca : 3 regg ime nt i di fanteria;

- Umbria: 2 reggimenti di fanteria;

- P a t rimonio: 1 reggimento di fan teria;

- L azio e Sa b in a : 2 reggimenti di fanteria;

- Marittima e Campagna : 2 reggimenti di fanteria;

- P ontecorvo e Beneven to : 1 reggi mento d i fanteria;

138

- Ferrara: 2 reggimenti ; (costituiti nel 1815)

-Bologna:2 reggimenti; (costi t uiti nel 1815)

- cavalleria provinciale: 12 squadroni.

Q. 1822-1831 .

1 . Reparti della Guardia d el Pontefice.

- compagnia Guardia Svizzera, Corpo della Guardia Nobile.

2. Reparti di fanteria .

- 1° , 2° , 3° , 4° , 5° , 6° , 7° , 8° battaglione Fucilieri;

- 1° e 2° battaglione Cacciatori;

- battaglione Veterani;

3 . Reparti di cavalleria.

- reggimento dragoni;

4. Reparti d ' artigliera .

- reggimento d'artiglieria;

5. Reparti addetti all 'ordine ed al1a sic urezza pubblica.

- Corpo della Gendarmeria.

6 . Reparti di Milizia .

-1° e 2° reggimento della Guardia Civica di Roma;

- 16 battaglioni provinciali di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forl , Pesaro e Urbino , Ancona , Marca, Camerino , Fermo, Ascoli, Perugia, Spoleto, Rieti , Viterbo e Civitavecchia, Comarca di Roma; (tutti su 4 compagnie a piedi ed una a cavallo)

R. 1831-1849 .

1. Reparti della Guardia del Pontefice.

- compagnia Guardia Svizzera, Corpo della Guardia Nobile

2. Reparti di fanteria.

- l 0 e 2° battaglione Granatieri, I 0 e 2°battaglione Cacciatori, 1°, 2°, 3°, 4° e 5° battaglione Cacciatori;

- battaglione Veterani;

-l O e 2° reggimento sv izzero;

3. Reparti di cavalleria

- reggimento dragoni, corpo dei Cacciatori a cavallo; (costituito nel 1832)

4. Reparti di artiglieria .

- reggimen to d i artiglieria;

139

5 . R e p arti add etti all ' ordin e ed alla s icure zza pubblica.

- corpo dei Carabinieri, corpo dei Bersaglieri (costituiti nel 1833)

6 . R e p art i di Milizia.

-l O e 2° reg gi mento della Guardia Civica di Roma;

-1" , 2'\ 3"e 4" brigata di Volontari Pontifici, (detti anche «Centurioni», costituiti nel 1833) 10 battaglioni di Ausiliari di fanteria; (costituiti nel 1836)

s. 1850-1859.

1 . R e parti di G uardia a l Pontefice.

- compagnia G u ardia Svizzera, corpo della Gua rdia Nobile, corpo della Guardia Pa latina; (costituito nel 1850 con la fusione della compagnia della Milizia Urbana di Roma o Capotori e la compagnia Civica Sce lta Palatina)

2 . R e parti di fanteria .

- l O e 2° regg imento fanteria di li nea indigena, 1° e 2° reggimento di fanteria di linea estera, 1° e 2° battag lioni sedentari di riserva, battag li one cacciatori, compagnia invalidi, compagnia di disciplina;

3 . R e parti di cav alleria.

- reggimento dragoni

4 . Reparti di artiglieria .

- reggimento d'artiglieria.

5. Reparti a ddetti a ll ' ordine e all a s icu re zza pubblica.

- reggimento di G endarmeria;

T. 1860 .

1 . R eparti addetti alla Gu ardia del Pontefi c e.

- compagnia G ua rdia Svizzera, corpo della Guardia Nobile, corpo de ll a G uardia P alati na;

2 . Reparti di fante ria .

- 1°e 2° reggi me nto d i linea ind ige ni , 1°e 2° reggi mento di l inea esteri, 1° e 2° battaglione cacciatori, battaglione carabin ieri esteri, battaglione tiragliatori, (de tto an che battaglione t irag li atori fra nco-belgi) battaglione irlandese San P at r izio, 1°, 2°, 3°, 4 ° e 5° battaglione bersaglie ri austriaci, bat tag lione sedentari, compag n ia inva lidi, co mpag n ia di disciplina;

3. Reparti di cavalleria.

- reggimento dragoni, squadrone cavalleggeri, squadrone vo lontari a cavallo (conosciut i come «G ui de di La M oricière» );

4 . Reparti di artiglieria .

- reggimento d' a rt ig li eri a;

5. Reparti addetti all ' ordine e alla sicurezza pubblica.

140

- l 11e 2 11 legione di Gendarmeria;

6. Reparti di milizia .

- 14 battaglioni Volontari di riserva di Ancona , Ascoli, Fermo, Macerata, Urbino e Pesaro, Spoleto e Viterbo, Benevento, Comarca , Camerino, Civitavecchia, Orvieto, Perugia, Rieti , Velletri; (tutti sciolti nel 1861)

U. 1861-1865 .

1. Reparti addetti alla Guardia del Pontefice.

- compagnia Guardia Svizzera, corpo della Guardia d'Onore, corpo della Guardia Palatina;

2. Reparti di fanteria .

- reggimento di linea indigeno, l O e 2° battaglione cacciatori indigeni, (costituiti con i resti dei due reggimenti di l inea indigeni) battaglione bersaglieri, battaglione carabinieri a piedi , (costituito dai resti dei reggimenti esteri) compagnia di San Patrizio (costituita coi resti dell'omonimo battaglione);

3. Reparti di cavalleria.

- corpo di cavalleria (costituito con i resti dei dragoni e dei cavalleggeri)

4. Reparti di artiglieria.

- reggimento d'artiglieria;

5. Reparti addetti all'ordine ed alla sicurezza pubblica.

- 111 legione di gendarmeria di Roma, 2 11 legione di gendarmeria mobile;

V. 1865-1870

l. Reparti addetti alla Guardia del Pontefice.

- compagnia Guardia Svizzera, corpo della Guardia Nobile, corpo della Guardia Palatina;

2. Reparti di fanteria.

- reggimento di linea indigeno, battaglione cacciatori indigeno, battaglione zuavi (divenuto poi reggimento nel 1867) reggimento carabinieri esteri, battaglione sedentari, compagnia di disciplina, (ricostituita nel 1867) Legione Romana, (costituita nel 1866 con il nome di Legione di Antibes o di Antibo)

3. Reparti di cavalleria.

- reggimento dragoni;

4. Reparti di artiglieria.

- reggimento d'artiglieria;

5. Reparti del genio.

- compagnia zappator i o travagliatori (costituita nel 1866)

141

6. Reparti addetti all'ordine ad alla sicurezza pubblica .

-legione della Gendarmeria, IO distaccamenti di Squadriglieri; (cost i tuiti nel 1867)

7. Reparti di riserva.

- battag li one de i Volontari P ontifici d i riserva (costitu it o nel 1869), battag li oni vo lontari di riserva di Vi terbo e di Frosinone (costituiti nel 1866 e sciolti nel 1867)

4. L'esercito Toscano dal 1700 al 1859.

A . 1700-1720.

L'ese rc it o comprendeva la Guardia degli Aiducc h i, detta dei Tr abanti, di s t anza a Firenze, una Milizia Civica, una venti na di compagn ie di fan teria a Pisa e a Li vorno per metà indigene e per metà svizzere e te d esc h e.

B. 1720-1735.

1. Reparti di fanteria.

-reggimento delle Guardie, (composto da esteri e quindi detto «oltremontano») reggimento nazionale di Tosca na ;

2 . Reparti di cavalleria .

- reggimento dei Corazzieri nazionali;

C . 1735-1737 .

l . Reparti di Guardia .

- compagnie Guardie Alemanne a piedi e a cava ll o;

2. Reparti di fanteria .

- 40 compagn ie di fanteria delle quali 6 a Fire nze, 18 a Li vorno, 2 a Grosseto, 1 a Siena, l a Pisa e le a ltre nei distaccamenti di Volterra, Terra del sole, Pontre moli, Pistoia, San Sepolcro, Piti g li a no, Sorano, I sola del Gi g li o, Cortona, San Martino, Monte Carlo, Salto de ll a Ce rvia , R adicofani, San Miniato al Tedesco;

3. Reparti di Milizia.

- Corpo delle Bande: 3 «terzi» 1 di R omagna, di Lunigiana e di M aremma per 58 compag ni e così ripartite:

- Terzo di R o ma gna: bande di P o nte a S ieve, Mugello, Castrocaro , Roc ca San Casciano, Sasso di Simone, Borgo San Sepolcro, Casentino, Arezzo, C ast iglio n Fioerentino, Corto n a e Val-

142
1 Così chiamati perché costituiti da un terzo dei maschi atti a ll e armi .

darno; compagnie Carabinieri di Fiorenzuola , Romagna, Valdichiana e Valdarno ; compa g nie c orazzieri di Arezzo e Cortona.

-Terzo di Lunigiana: bande di Prato , Pistoia, Montagne di Pistoia, Barga, Fiviz z ano , Pi s a , Pontremoli , Livorno, Cascina, Colline di Pisa, Empoli; compagnie carabinieri di Montagne di Pistoia, Pescia, Pieve Santo Stefano , Colline di Pi s a e Rosignano; compagnie corazzieri di Pi s a e Pistoia.

-Terzo di Maremma: bande di Valdelsa , Volterra, Casale , Massa, Castiglione della Pescaia , Grosseto , Pitigliano , Castel del Piano , Montalcino , Radicofani , Chiu s i , Monte Pulciano , Lucignano ; compagnie carabinieri di Volterra, Campiglia, Massa , Grosseto, Sovana , Radicofani; compagnie corazzieri di Montalcino e Sinalunga.

D. 1737 - 1753.

I .Reparti di Guardia.

- corpo della Gendarmeria toscana (costituita da corazze e guardie lorene s i a cavallo , s ciolte nel 1747), compagnia delle Guardie Svizzere (sciolta nel 1747) ; compagnia della Guardia Nobile (costituita nel 1747)

2. Reparti di fant eria .

- l O reggimento di fanteria Guardie, 2° reggimento di fanteria Toscana, battaglione di Marina (costituito nel 1746)

3. Reparti di Milizia scelta o Milizia N azionale .

- reggimenti presidiari di Romagna, (1 °) di Lunigiana (2°) e di Maremma , (3°) reggimento corazzieri (sciolti nel 1750)

4. Reparti di artiglieria.

- battaglione di artiglieria.

E. 1753-1767 .

1 . Reparti di Guardia .

- corpo della Guardia Nobile;

2. Reparti di fanteria.

- 1° reggimento di fanter ia Guardie , 2° reggimento di fanteria Toscana e 3° reggimento di linea (battaglione) di Marina (nel 1765 divengono 1°, 2° e 3° di linea);

3. Reparti di cavalleria.

- reggimento dragoni, cava ll egge ri G u ardie M arine; (costit u iti nel 1765)

4. Reparti di artiglieria.

- battaglione d'a rt iglie r ia; (sciolto ne l 1767)

143

F. 1767 - 1799.

1. Reparti di Guardia.

- compagnia della Guardia Nobile (divenuta corpo delle Guardie Reali a piedi e a cavallo nel 1776) battaglione Real e a Firenze; (costituito nel 1776)

2. Reparti di fanteria.

- reggimento Real Toscano, (costituito nel 1767) compagnia franca, compagnia urbana di Portoferraio , compagnie di vigilanza costiera di Grosseto, Campiglia e Pietrasanta, battaglione di presidio di Firenze, (cost ituito nel 1782) compagnie di presidio di Pisa, Pistoia, Pitigliano, Arezzo e delle Rocche al confine di Romagna (costituite nel 1789);

3. Reparti di cavalleria.

- reggimento dragoni; (ridotto a squadrone nel 1767 e a compagnia nel 1776 e poi ricostituito nel 1797))

4 . Reparti di artiglieria.

- compagnia d'artiglieria; (costituita nel 1778)

5. Reparti di milizia.

- compagnie di truppa civica di Firenze, (4) Pisa, Massa , Pitigliano, Lunigiana, (Pontremoli) Borgo San Sepolcro, Montevarchi, Anghiari, Arezzo, cortona e Castel Fiorentino ; (costituite nel 1780)

- corpo delle Bande (ricostituito nel 1794): 48 compagnie riunite nei battaglioni di Firenze, (1 °) di Pisa, (2°) della Provincia Superiore di Siena (3°) e della Provincia Inferiore di Siena; (4°)

G. 1814-1848.

1. Reparti di Guardia.

- reale Guardia del Corpo;

2. Reparti di fanteria.

- I O di linea Real Toscano, 2° di linea Real Ferdinando, (sciolti nel 1824 costituiscono un solo reggimento, il Real Leopoldo) battaglione Cacciatori a piedi , (divenuto corpo dei Reali Carabinieri nel 1845 e reggimento Veliti nel 1848) corpo Cacciatori Volontari da costa e frontiera, (costituito nel 1817) battaglione Veterani ;

3. Reparti di cavalleria.

- real corpo dei Dragoni (divenuto Reali Cacciatori a cavallo nel 1816)

4. Reparti di artiglieria.

-Real corpo d'artiglieria , battaglione cannonieri guardacoste sedentari dell'Elba , compagnia del treno;

H. 1849 - 1853.

1. Reparti di Guardia.

144

- reale Guardia del Corpo;

2. Reparti di fanteria .

-1 °reggimento di linea , (costituito fondendo il Real Leopoldo e il Real Ferdinando e il 3° di linea) reggimento Veliti, 2 compagnie correzionali, battaglione Guardacoste insulare (costituito nel 1850) corpo Cacciatori Volontari da costa e frontiera, battaglione Veterani e Invalidi;

3. Reparti di cavalleria.

- divisione Cacciatori a cavallo;

4. Reparti di artiglieria .

- 1° e 2° battaglione artiglieria, battaglione guardacosta insulare;

5. Reparti addetti all ' ordine ed alla sicurezza pubblica .

- reggimento di Gendarme1ia;

I. 1853-1859

1 . Reparti di Guardia.

-I mperia! Regia Guardia del Corpo , Guardia d 'o nore di Lu cca, Imperia! Regia Guardia dei sergenti di palazzo;

2. Reparti di fanteria .

- 1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 6°, 7° battaglione di linea, 8° battaglione Bersaglieri, (costituito nel 1854) 9° e 10° batt aglione di linea (costituiti nel 1855) battaglione Veterani ed Invalidi;

3. Reparti di cavalleria .

- divisione Cacciatori a cavallo;

4 . Reparti di artiglieria.

- real co rpo d 'artiglieria , 1° e 2° battaglione guardacos te continentali;

5 . Reparti addetti all'ordine ed alla sicurezza pubblica .

- Imperia! R egio reggimento di Gendarmeria;

5. L'esercito di Lucca. 1700-1847.

A. 1700-1798

- compagnia Guardia di P alazzo svizzera;

-6 compagni e di fanteria di presid io (portate a 9 nel 1780);

- co mpa gnia dei B ombardier i di San ta B arbara;

- 12 compagnie di milizia cittadina (Cerne Cittadine) riunite nei terzieri di San P ao li no, di San M artino e di San Salvatore;

- 6 compagnie di mi li zia del co ntad o (Ceme del Contado o O rdinanza delle 6 miglia);

- co mpagn ie autonome di M ili zia della Montagna nell e Vicarie di Garfagnana;

145

B . 1818-1847

- Reale Guardia Nobile del Corpo;

- Reale Guardia di palazzo o dei Trabanti;

- Corpo dei Reali Carabinieri a piedi e a cavallo;

- battaglione di fanteria «Ma ria Luisa>> (divenuto «Carlo Ludovico» nel 1824);

- 1A e 2A compagnia Reali Cannonieri;

- corpo dei Pompieri;

- reggimento della Guardia Urbana di Lucca ;

- Guardia Provinciale di Viareggio, Camajore e Borgo a Mozzano.

6. L'esercito dellla Serenissima Repubblica di Venezia. 1693-1797

A. 1693-1704

1. Reparti di fanteria italiana.

- reggimenti Veneto R ea l, Usardo , Gatti , Maroli , Miallo, Monsò, Pisini , (o Pistini) Pronò, Rinaldo Uvaldo, Zane, Zonca;

2 . Reparti di fanteria oltremontani

- reggimenti Berait, Degenfeld , Lovenant, Stirum , Valdeck;

3. Reparti di fanteria oltremarini .

- reggimenti Jober, Cernizza, Dulcigno, lsy, Rizzo, Zuppa;

4. Reparti di fanteria Corsi.

- reggimenti Grimaldi , Cicavo,

5 . Reparti di fanteria cimarioti.

- reggimenti Nina, Becili , Teotochi ;

6 . Reparti di cavalleria.

- reggimenti corazze Lorenzo di San Bonifacio, Giona ;

- reggimenti dragoni Manicausa, G. Massa;

- reggimenti dragoni o ltremontani A. Latini, G. Brandis, E. Origo;

- reggimento dragoni forestieri G. Zuccari;

- reggimenti Croati a cavallo A. Medin, Laxali , (divenuto F. B egna nel 1703) Revestide, (G. Fenzi dal 1704), A. Detrico, C. Begna;

B . 1705-1707 .

1. Reparti di fanteria veterana .

- reggimento Soardo, Degli O ddi, Sala, M archesini, Paradisi, Rossi, Battaglia , Michi el;

2 . reparti di fanteria di fortuna .

- reggimenti Menego, Sciober;

146

3 . Reparti di fanteria di leva .

- reggimenti Conti, Molinò ;

4 . Reparti di fanteria cittadini.

- reggimenti Dotto, Fracanzani, Rey, Caimi , Carra;

5. Reparti di fanteria oltremontani.

- reggimenti Pachmar, Fregen;

6 . Reparti di fanteria oltremarini.

- reggimenti Maina, Burovich , Bessler, Ma g nani , Supa, (o Zuppa) lsy, Coppneg, Viscovich, Pettiser ic h ;

7 . Reparti di fanteria Corsi.

- reggimenti Vimercati, Casile ;

8 . Reparti di cavalleria.

- reggimenti corazze Tadino , Giona ;

- reggimenti dragoni Manicausa, G. Massa, A. Pompei;

- reggimenti dragoni oltremontani A. Latini , G. Brandis , E. Origo ;

- regg imenti dragoni forestie ri G. Zuccari;

- reggimenti Croati a cavallo A. Medin , F. Beg na , A. De tri co, C. Beg na;

9 . Reparti di artiglieria.

- reggimento di artiglieria.

1. Reparti di fanteria veterana.

- reggimenti Deg li Oddi, Soardo, Sala , Marchesini , Alcenago, reggimento delle cernide (mi li zia);

2. Reparti di fanteria di fortuna.

- reggimenti Sciober, M olinò, Carrara, de Dauli , di Pe rs, Carra, Rastelli;

3. Reparti di fanteria oltremarini.

- reggimenti Maina , Viscovich, Corporese, M agnani, du Pilla, Maichevich, Burovich, Po zzo;

4 . Reparti di fanteria cimarioti.

- reggimenti Nina, Becili (scio l to nel 1710);

5 . reparti di cavalleria.

- regg imento corazze Tadini;

- regg im e nti dragoni Manicausa, (diviene C. Zampi nel 1710) G . Massa, A. Pomp ei;

C . 1708-1719.
147

- reggimenti dragoni oltremontani A. Latini, (diviene E.Selvatico nel 1711) G. Brandis;

- reggimenti dragoni forestieri G. Zuccari (diviene F. Thery, composto da irlande s i nel 1717);

- reggimenti Croati a cavallo A. Medin , F. Begna , N, Difnico , A. Detrico , C. Begna (divenuto Nassi nel 1711 );

- 2 reggimenti cimarioti; (r idotto ad uno solo nel 1709)

6. Reparti di artiglieria.

- reggimento di artiglieria;

D. 1720-1723 .

l . Reparrti di fanteria veterana.

- reggimenti Veneto Real , Pitton, Adelman , Boretich, Vimercati, Mozzati, Ferro, Battaglia, Jaeger, Zanoni, Cortese, Buratrich , Malaspina-Vailet;

- 12 compagnie italiane sciolte;

2. Reparti di fanteria cittadini.

- reggimenti Verona, Padova e misto (Treviso, Rovigo e Parma);

3. Reparti di fanteria provinciali .

- reggimenti Trevisan , (di Treviso) Polesene , (del Polesine) Vicentin, (di Vicen za) Padoan , (di Padova) Veronese , (di Verona) Cremasco , (di Crema) Bressan, ( di Brescia) Bergamasco, (di Bergamo) Friul (del Friuli);

- 6 compagnie di «mediocri»;

- 8 compagnie di «benemeriti»;

4 . Reparti di fanteria oltremarini.

- reggimenti Combat, Drascovich , Isy, Rosani , Petricevich , Marcovich , Bucchia, Possidaria;

5. Reparti di fanteria alemanni.

- reggimenti l O e 2° Waldeck, Alt-Otting, Neu-Otting , Wittemberg , Fugger, 1°, 2° e 3° Schulemburg;

6 . Reparti vari di fanteria italiana .

- reggimenti Costantiniano , (Parma) del Principe di Massa e Carrara, Landini , battaglione di Parma;

7. Reparti di fanteria svizzeri.

- reggimenti A. Salis , (Grigione) Stockar, Mueller;

8 . Reparti di cavalleria.

- reggimento corazze Tadini;

- reggimenti dragoni C. Zampi, G. Massa, A. Pompei;

- reggimenti dragoni oltremarini B. Selvatico, G. Brandis, E. Origo;

- reggimento dragoni forestieri A. Thery;

148

9 . R e parti di arti glieria .

- reggimento d'artiglieria;

- compagn ie d i «Scolari Bombardieri» (milizia) di Verona, Brescia, Asolo, Padova, Vicenza, Bergamo, Treviso, P alma, Udine, Rovigo, Legnago, Orzinuovi, Bassano, Feltre, Belluno, Chioggia, Pontevico;

D. 1724-1 7 4 1.

1. Reparti di fanteria Vet era n i.

- reggimenti Veneto Real, P itton, Adelman, Bovetevich, Vimercati, Mozzati, Albarù, Nugent, Vidali, Olgiati, Tivali, Cicavo P aganelli;

- 17 compagnie italiane sc iolte;

2. Reparti di fanteria cittadini .

- reggimenti Verona, Padova, misto; (Treviso, Rovigo e Parma)

3 . Reparti di fanteria provincia li .

- reggimenti T revisan, P olesene, Vicentin, Padoan, Veronese, Cremasco, Bressan, Bergamasco, Friu l ;

4 . Reparti di fan teria oltremarini.

- reggimenti Combat, Drascovich, Cestona, Medin, Macedonia, Glubotina, 1° Corporese , 2° Co rporese, G erma (Cimarioti);

5 . Reparti di fanteria alemanni .

- reggimenti Tussier, Velfendorf, Plessigh;

6 . Reparti di fante ria italiani .

- battaglione di Parma

7 . Reparti di ca v alleria .

- reggimento corazze P iovene (diviene T rigimelica ne l 1735 e A. Zacco nel 1739);

- reggimenti dragoni F. T hery;

- regg i me n ti C roati a cava ll o A . D etrico, Nassi;

- regg ime nto c im ari oti Stina;

E. 1742-1759.

1 . Reparti di fante ria v eterani.

- regg imen ti Veneto Rea l, O g li ati , Rosso, L egard, C hiari, Gri m a ld i, Cam panella, Napoli on, R oxa t, P eag rò, Garzoni, Fini, M aro l i, Giap i con i, Visconti, Irnicisan, battag li one d i P arma;

2 . Reparti di fanteria cittadini.

- reggiment i T reviso, Ve ro na, R ovigo;

149

3. Rep arti di fanteria oltremarini.

- reggimenti Pletticosich, Bucchia , Fantogna, Craina, Chielonich, Maachenich , Maina, Colonovich, Becich , Sergina, B urocevich, Bergloich, Teotochi , battaglione di marina Pasqualigo, battaglione greco;

4 . Reparti di cava lleria .

- reggimenti corazze F. Canova (divenuto L. Rizzi nel 1753 );

- reg g im ento dragoni Gualtieri ;

- reggimenti Croati a cavallo Dartico, Zacco;

- reggimenti cimario t i F. Teotochi ;

F. 1759-1773.

1. Reparti di fanteria veterani.

- reggimenti Veneto R ea l , Motà , Bavois , Benedetti Palla, Molari , Ferro , Cappadoca, Rigo, K erp ner , Ganassa , Tartaglia, Cicavo, Du odo :

2 . Reparti di fanteria provinciali.

- reggimenti Trev iso, Verona, Ro vigo, P adova;

3 . Reparti di fanteria oltremarini.

- regg im enti Burivich, Rizzo, Bu rovich, Macedonia, Marcovich, Galich, Sergna, Da Mestre, Bach illi , Minotto;

4 . Reparti di cavalleria.

- reggimento corazze L. Rizzi;

- reggimento dragon i Gualtieri (diviene F. Semitecolo nel 1761);

- reggimenti Croati a cavallo F. Bu cch ia, N. Contarini ;

- regg im ento cimarioti Fini;

G . 1774-1789.

1. Reparti di fanteria veterani.

- reggimenti Veneto Real , B arbini, B at, Capodistria, Scotti, Clodo, Gagliardi, Salimbeni, Nonveiler, P a la , Maro li , Tartaglia;

2. Reparti di fanteria provinciali .

- regg ime nti Treviso, Veron a, R ovigo, P ad ova;

3. Reparti di fanteria oltremarina .

- reggimenti Barbarich, M aina R ode, Pasquali, Zulati, Vignevic , Pa padopulo, Ginni , Minott o, R ado, M acedo ni a, Berg antini ;

4. Reparti di cavalleria .

-reggime nto corazze G Santonini;

15 0

- reggimento dragoni F. Semitecolo;

- reggimenti Croati N. Contarini, F. Bucchia;

5. Reparti di artig li eria.

- reggimento di artiglieri;

H. 1790-1797 .

1. Reparti di fanteria veterani.

- reggimenti Veneto Real , Berti, Conti, Guidi, Volo, Galli, de Sodali, Pacmor, Conti, Covi, Toffoletti, Stemula, Saratti, Gilli;

2. Reparti di fanteria provinciali.

- reggimenti Treviso, Verona Rovigo, Padova;

3. Reparti di fanteria oltremarini.

- reggimenti Cernizza, Scuttari, Dandria, Barbarich, Bachili , Zulati, Medin, Mida, Nina, Betrichevich;

4 . Reparti di cavalleria.

- reggim e nto corazze G. Santonini;

- reggimenti dragoni M. A.Thery;

- reggimenti Croati A. Erno, T. Gregorina;

5 . Reparti di artiglieria.

- reggimento di artiglieri;

7. L'esercito della repubblica di Genova. 1702-1797.

A. 1702-09.

Reparti di fanteria.

- 28 compagnie di fanteria: Baciocco , Ampugnani, Gazapi, A.F. Re stori, Peretti , Borzonne , Mascardi , Ettore, Real Pala zzo, Pippo, Bruno , F. Gentile , Crive lli , Godano, P. F. Re stori, Ravara , Spinola, Monteuch, Crocicchia, Cattaneo, Casanova, Giacomone , F. A. Campana, Sisco, Omano, Roccatagliata , sce lta di Carro, Passano ;

B . 1710-1727 .

- Reparti di fanteria.

- 53 compagnie di fanteria: Godano, Mascardi , Bruno , Ettore, Spinola, Crivelli, Ampugnani, Santuccio, Resto ri , P. Giacomon e, Peretti, Matra, Quilichini, Borzone, Giaferri, Q. B. Corso, Cristolovini, G. B. Gentile, Buonagente , R. P eretti, Borsotto, Partenopeo , M a ldini, (o Baldini)

Poli, Mosti, G. M. Schlechenbroch, M. L.Chiesa, F. A.Farinaccio, Varese, Bonavia , S. Gentile, G .

T avera, G . M.Gagliardi , G. M. Masti , Poggio, Real Pala zzo, Sisco, Roccatagliata , M. A.Gentile,

151

Ulloa, Colonna, Barabino, Vico, Baciocco , Santa Maria, Campana, Farinacci, Pippo, Costa, Bressano, Vitten, B. Colonna, V. Gentile.

C. 172 8- 1737.

- Reparti di fa n te r ia.

- 62 compagnie di fanteria: Montenach, Schallembrich, Bembo, Suttler, Mascardi, De Marchi , Lelio, Pavese, Amerigo, granatieri Spinola, Barabino , Rapem, Gazzala, Giacomone, Partenopeo, G. C. Colonna d'Istria, Real Palazzo, Erquisia, Morettini , Pippo, Crettler, Gazappi, Godano, Vico , Massa, Moschino, G. B. Gentile, Gagliardi, Solari, Turchino , P. Restori, Buonavia, Restori, Guerrini, Farinacci, Ettore, M. Gentile, G. Muzio, Sisco, S. Gentile , Bustoro , Campodonico , G. B. Baciocco, Ornano, Santamaria, Matra , Roccatagliata , Crocicchia , Corte, Aitelli, Centurione , V. Gentile, G. A. Rossi, N. Baciocco , Peretti, F .M. Colonna, M. Chiesa , G. Ampugnani, Bracelli , Bressano , C. Chiesa.

D. 173 8 - 174 9.

- R ep arti di fanteria.

- battaglioni paeselli Ornano, Geraldini, (due battaglioni nel 1745) Fenoglio , Yarenne (due battaglioni nel 1745);

- battaglioni oltremontani Andergassen , P. P. Crettler, Jost (creato nel 1739 ridotto ad una compagnia nel 1745);

- battaglioni corsi Roccatagliata, Giacomone;

- battaglione di fortuna Restoni ;

- battaglione greco Stefanopol i;

- compagnie sciolte lsengracco, Ulloa, Montenach, Crettler, Pippo, Real Palazzo.

E. 1750- 1765.

- 9 battaglioni di fanteria: 1° Real Palazzo , 2° Polcevera, 3° Bisagno, 4° Savona, 5° Albenga, 6° Sarzana , 7° Bastia , 8° Ajaccio, 9°Varenne;

F. 1766-1 7 9 3.

1 . R eparti di fante ria .

- battaglioni Real Palazzo , Thouard, Savona , Sarzana, Corso;

- 2 compagn ie giubilati;

2 . Re parti di artigli e ri a.

- compagnia bombisti e bombardieri.

G. 1794 -1797.

1 . Rep a rti di f ant e ri a.

- battaglioni di fanteria Savona, Sarzana, Corso, Real Palazzo, R austrumb;

152

- 2 compagnie fanti di marina;

- 12 battaglioni scelti delle Comarche;

- battaglione dei Cadetti;

2. Reparti di artiglieria.

- 3 compagnie del reggimento di artiglieria.

8. L'esercito del ducato di Parma, Piacenza e Guastalla 1700-1859.

A. 1700-1749.

1. Reparti di truppa regolata di fanteria.

- compagnia Arcieri prima guardia di S.A.S.;

- compagnia Alabardieri Alemanni guardia della Serenissima Padrona, (poi Guardia Alabardiera della Duchessa Vedova sciolta nel 1733);

- compagnia Alabardieri sv izzeri della Duchessa Vedova di Modena (sciolta nel 1718).

- nuo va compagnia svizzera Alabardieri della Serenissima Padrona (sciolta nel 1732)

- compagnia della Guardia Irlandese (scio lta nel 173 3);

- 28 compagnie di fanteria di nuova leva o di fortuna, delle quali 14 a Parma e 14 a Pi acenza (ridotte a 10 per ogni città nel 1731 e poi sc iolte in quello stesso anno);

2. Reparti di truppa regolata di cavalleria .

- compagnia Guardie del Corpo di S.A.S. a cavallo.

3. Reparti di fanteria della milizia .

- compagnia franca di Parma (creata nel 1714 e scio lt a nel 1735);

- 8 compagnie di milizia urbana (4 a Parma e 4 a Piacenza);

- 12 compagnie suburbane di granatieri foresi (costitu ite nel 1714);

- 9 terzi suburbani di fanteria forese di Parma , Colomo, Tizzano (o Traversetolo), Busseto, Piacenza, Val di Nure, Val Trebbia, Belforte , Val Tidone;

4. R epa r ti di cava ll eria de ll a miliz ia.

- compagnie del la «Co rnetta Bianca» di Parma e Piacenza; (sciolte nel 1731)

- compagnie di corazzieri di Parma e Piacenza; (sciolte nel 1731)

- 12 compagnie di carabinieri di Parma , Piacenza, Colomo , Busseto , Tizza no , Belforte, Val di Nura, Val Trebbia, Val Tidone, Bardi, Borgotaro, Compiano;

5. Re par ti di ar ti g li eri a d e ll a m ilizi a.

- compagnie bombardieri di Parma e Piacenza.

B.1750 - 1769.

1. R e p art i di Guar di a.

- compagnia delle Reali Guardie del Corpo, compagnia degli Alabardieri;

153

2. Reparti di fanteria .

- reggimenti di fanteria Parma, (proveniente dal servizio spagnolo) P iacenza, (costituito nel 1764) Guardie (costitui to nel 1764);

3. Reparti di fanteria di milizia .

- 6 terzi suburbani: Piacenza, (4 compagnie) Parma , (7 compagnie) Tizzano, (9 compagnie) Guastalla, (2 compagnie) Beforte , (2 compagnie) Val di Nure (9 compagnie).

C. 1770-1796 .

l . Reparti di Guardia.

- compagnia delle Reali Guardie del Corpo, compagnia degli Alabardieri;

2 . Reparti di fanteria.

- battaglioni Parma e Guardie;

3 . R eparti di fanteria di milizia .

- 6 terzi suburbani: Piacenza, Parm a, Tizzano , Guastalla, Belforte, Valle di Nure (co nservavano lo stesso organico preceden te)

- 12 compagnie di fanteria suburbane scelte: Castel San Giovanni , l A e 2A P iacenza, Fiorenzuo l a, Bo rgo San Donnino, Cortemaggiore, Busseto, Ti zzano, Be lforte, Colorno, Guastalla, Luzzara;

- compagnia di volontari di Colorno; (costituita nel 1777)

Nel 1790 l 'ordinamento fu il seguente:

- 11 terzi suburbani: 6 parmensi con 8 compag ni e granatieri e 75 compagnie fucilieri, (P arma, Colorno, Borgo San D onnino, Busseto, Belforte, Tizzano) 4 piacentini con 5 compagnie granatieri e 37 compagnie fucilieri, (Ducato, Val di Nure, Val di Trebbia, Val Tidone) 1 di Guastalla con 1 compagnia granatieri e 8 compagnie fucilieri; (Borgo Val di Taro)

- 4 compagnie urbane (San Silvestro, San Uldarico , San B asi li o, SS.Trinità) ed l compagnia di bombardieri d i Parma;

-4 compagn ie urbane ed 1 compagnia di bombardieri di Piacenza ;

4 . reparti di cavalleria di milizia.

- reggimento carabinieri foresi; (compagnie di Borgo San Donnino, Cortemaggiore , Belforte , Tizzano, Castel San Giovanni, Colorno, Bu sseto e Guastalla)

Nel 1790 ognuno degli 11 terzi di milizia comprendeva repa1ti a cava llo , ovvero 6 compagnie parmigiane , 2 pi acenti ne ed I di Guastalla.

D. 1814-1851 .

1. Reparti di Guardia.

- Reali Guardie del Corpo, compagn ia degli Alabardieriu R eali;

2. Reparti di fanteria

- reggimento fanteria di linea «Maria Luigia», corpo della Guardia Urbana, corpo dei Veterani;

154

3. Reparti di cavalleria.

- corpo dei Dragoni nazionali;

4 . reparti di artiglieria.

- corpo d'artiglieria e genio.

E. 1852-1859.

1. Reparti di Guardia.

- Guardie del Corpo (compagnie di Parma, Piacenza e del Valtarese), compagnia Alabardieri, plotone delle Guide a cavallo;

2. Reparti di fanteria.

- 1° e 2° battaglione di linea, compagnia cacciatori, Real corpo dei Sedentari;

3 . Reparti di artiglieria e genio.

- Real corpo di artiglieria, Real corpo del genio;

4 . Reparti addetti all'ordine ed alla s icurezza pubbliche.

- corpo della Reale Gendarmeria.

9. L'esercito del ducato di Modena 1700-1859.

A. 1702-1739.

1 . Reparti di Guardia.

- compagnia delle Guardie del Corpo, compagnia della Guardia Svizzera, 4 compagnie delle Porte di Modena;

2. Reparti di fante ria .

- reggimento di fanteria Rangoni , (5 compagnie a Modena, 5 compagnie a Reg gio) compagnia franca di fucilieri di Moden a; (costituita nel 1707)

3. Reparti di cavalleria.

- corpo dei Dragoni a piedi;

B . 1740-1764.

1 . Reparti di Guardia.

- compagnia delle Guardie del Corpo;

2 . Reparti di fanteria.

- reggimenti delle Guardie a piedi La Palude, svizzero Maderni, (sciolto nel 1742) svizzero

155

lacaud (costituito nel 1742 e sc iolto poco dopo) tedesco Mottet o Mondre (costituito nel 1747 e sc io lto poco dopo);

-reggimenti di fanter ia nazionali Reggio , Modena , Mirandola, Frignano, Garfagnana (nel 1761 prendono il nome del ri spett ivo colonnello: Covarruvias, Sabbattini, Torelli, divenuto Lascaris nel 1764, Boschetti, Montecuccoli, divenuto Rangoni nel 1764: vengono sciolti alla fine del 1764);

3. Reparti di cavalleria.

- reggimento dragoni;

4. Reparti di artiglieria .

- 4 compagnie di art iglie ri a; (Modena, Reggio, Carpi, M ontalfo n so sciol te nel 1764)

C. 1765-1769.

1. Reparti di Guardia.

- squadrone Guardie de l Corpo;

2. Reparti di fanteria.

- battaglioni delle Guardie e de ll o Stato;

3. Reparti di cavalleria. - reggimento dragoni; D . 1770-1796.

1. Reparti di Guardia.

- squadrone Guardie del Corpo;

2. Reparti di fanteria .

- 6 divisioni di fanteria: 1A delle Guardie a piedi, 2A delle truppe urbane volontarie di Modena, JA delle truppe provincia li di Modena, 4A delle truppe provinciali di R eggio, SA delle truppe provinciali di Mirandola , 6A delle truppe provinciali di Garfagnana e Frignano;

E. 1816-1848.

1 . Reparti di Guardia .

- squadrone Guardia Nob il e d 'o nore , corpo dei Trabanti; (cost itu ito nel 1832)

2. Reparti di fanteria .

- battaglione di linea, (divenuto R ea le battaglione Estense di linea nel 1832) battaglione urbano (sciolto nel 1831) compagnia Reali Veterani, Real C orpo dei C a cciatori del Frignano, (costitui to nel 1832) 1° (Modena) e 2° reggimento (R egg io) di milizia volontaria, reggimento Cacciato ri di mii izia volontaria oltre Appennino; (ne l ducato di Massa e nella Luni giana)

3 . Reparti di cavalleria .

- corpo dei Dragoni Re ali;

156

4. Reparti d'artigli eria e genio.

- corpo Reale d'artiglieria, corpo Reale dei Pionieri;

F. 1849-1859 .

1. Reparti di Guardia.

- squadrone Reali Guardie del Corpo , Real corpo dei Trabanti ;

2. Reparti di fanteria.

- Reale reggimento di linea, battaglione Reali Cacciatori (3° battaglione del reggimento di linea) reggimenti di milizia di Modena , Reggio e Cacciatori di montagna , (sciolti nel 1859) Reale corpo dei Veterani;

3. Reparti di cavalleria.

- R eal corpo dei Dragoni;

4

. Reparti di artiglieria e genio.

- Corpo Reale d'artiglieria , Real Corpo dei Pionieri, sezione trasporti;

157

Appendice B. Tabelle descrittive dei colori delle bandiere e degli stendardi sabaudi dal 1773 al 1831 .

Tabella descrittiva dei colori delle bandiere di fanteria e di cavalleria m/ 1774

I ) Reggime nti di fanteria d'ordinanza nazionale

Reggimento Fiamme del primo e Co lore del secondo e Fiamme del secondo e Profilatura della quarto campo del terzo campo terzo campo cornice e delle fiamme

G uardi e rosse rosso turc hin e a rgento

Savoia rosse nero rosse oro

Monferrato rosse bianco ro sse oro

Piemonte rosse rosso turchine o ro

Saluzzo bianche rosso bianche argento

Aosta bianche nera bianche a rgen to Corpo Reale d'Artiglieria nere nero turchine oro

La Regina rosse bianco rosse argento

La Marina bianche cremisi bianche argento

Sardegna rosse nero rosse argento

Lombardia camoscio cremisi camoscio oro

Oneglia bianche crem isi bianche oro

2) Reggimenti di fanteria d'ordinanza estera

Reggimento Fiamme de l primo e Colore del secondo e Fiamme del secondo c Profi latura de ll a q uarto campo del terzo campo terzo campo cornice e de ll e fianune

Svizzero Vallesano g ialle giallo turchine argento

Svizzero Bcmese bianche arancio bianche arge nto

Svizzero Grigione b ianche arancio bianche oro

Chi ablese camoscio nero ca mo scio argento

Real A lemanno g ial le bianco gia ll e oro

Schmidt g ialle gia ll e turchine argento

Bachmann rosse camoscio rosse oro

Peyer-imhof gia ll e gia llo turch ine argento

Z im mcrmann bianche ro sa bianche oro

15 8

3) R egg imenti di fanteria provinciale

Reggimento F iamme del primo e Colore del secondo e Fia mm e de l Picco le fia mm e Profilatura de ll a quarto campo del terzo campo se condo e terzo interne a lle corn ice e ca mpo g rand i delle fiamme

Genevese gial le bianco gia ll e bianche argen to

Tarantasia. gia ll e rosso gial le ros se a rgen to poi Moriana

Nizza turch ine nel I O e 4° cremisi crem isi turchine cremis i nel 2° e 3° argen to

Ivrea turchine nel I O e 4° rosse rosso t urc hi ne rosse nel 2° e 3° arge nt o

Torino turchine nel I O e 4° bianco bianche t urchin e bian che ne l 2° e 3° arge n to

Vercelli bianche arancio bianche arancio argento

Mondovì tu rchine ne l I O e 4 ° bianc he bian co turchin e bian che nel 2° e 3° arge nto

Asti turchine nel 1° e 4° rosso rosse turchine rosse nel 2° e 3° argento

Pin erolo bianche nero bianche nere oro

Casale bianche rosso bianche rosse oro

Novara rosse giallo rosse gia lle argento

Tortona bianche giallo bianche gia ll e argento

Susa bi anche rosso bianche ros se oro

Acqui bian che rosso bianche rosse argento

4) Re ggimenti di Cavaller ia

Reggime nto Fiamme del primo e Co lore del seco nd o e Fiamme del secondo e Profilatura della q uarto ca mpo del te rzo campo terzo campo cornice e delle fiamme

Pi emo nte R. cavalle ria rosse rosso turchine oro

Savo ia cavalleria rosse nero rosse oro

Aosta cav alleria bianche nero bian c he argento

Cavalleggeri di S.M. rosse rosso turchine argento

Drago ni di S.M rosse rosso turchine argento

Dragon i di Piemonte rosse rosso turchine oro

Dra go ni della Re gi na rosse bianco rosse a rge nto

Dragoni di Chiablese ca mosc io nero camos cio argento

Drago ni di Sardeg na rosse nero rosse arge nto

159

Tabelle descritti ve dei colorì sulle bandiere dì fanteria e di cavalleria m/1814 e di brigata m/1816.

Tabella n. 1 - Bandiere Reali dei reggimenti di.fanteria d'Ordinan za 1814

Scudo Scudo Stelle Fiamme Profili Note Corpo dell'aquila dell'asta (*)

Granatieri grandi armi Cifra del re scarlatte scar latte argento Cifre V.E. g uardi e (*) intrecciate e ricamate in oro

Savoia Savoia moderna Cifra del re nere scar latte oro

Monferrato Savoia moderna Monferrato bianche scarlatte oro

Piemonte Savoia moderna Piemonte scarlatte scarlatte oro

Saluzzo Savoia moderna Saluzzo scarlatte bianche argento

Aosta Savoia moderna Aosta scarlatte g ialle argento

Cuneo Savoia moderna Cuneo cremisi bianche argento

La Regina* * Anni del re e Cifre della bianche scarlatte argento (**) della regina regina(**) Cifre M.T. intrecciate e ricamate in oro

Alessandria Savoia moderna A lessandria camoscio camoscio argento

camoscio con Genova Savoia moderna Genova le due punte camosc io argento scarlatte

Tabella n. 2- Bandiere d'Ordinanza degli omonimi reggimenti di fanteria 1814

Scudo Scudo Stelle Fiamme Profili No te Corpo dcli' aquila dell'asta

Granatieri Cifre del re Granatieri Scarlatte turc hine Argento Grandi armi al guardie g uardie centro della croce

Savoia Savoia antica Savoia nere turchine oro

Monferrato Monferrato Monferrato bianche turchine oro

Piemonte Piemonte Piemonte scarlatte turchine oro

Sa luzzo Saluzzo Saluzzo scarlatte bianche argento

Aos ta Aosta Aosta sc arlatte gialle argento

Cuneo Cuneo Cuneo Cremis i bianche argento

La regina Cifre de ll a La Regina regina bianche turchine argento

Alessandria Alessandria Ale ss andria camoscio camoscio argento

camoscio con Genova Genova G e nova le due punte camoscio argento scarlatte

160

Tabella n. 3 -Bandi ere R eali dei reggimenti difanteria Pro vincia le 1815

Scudo Punte delle Corpo dcli ·aquila Stelle stelle fiamme Profili

Gcnevese Genevese bianche bianche-turchine giallo chiare argento

Moriana Moriana scarlaue scarlatte - giallo chiare oro tu rchine

Ivrea Ivrea sc arlatte scarlatte- giallo chiare argento turchine

Torino Torino bianche bianche- bianche oro turchine

NiLLa Nizza turchin e crem isi-t urchine c remis i argento

Mondovì Ceva bianche bianche -turchine bianche argento

Vercelli Vercelli bianche arancio-turchine turchine argento

Asti Asti scarlaue scarlatte- turchine argento turchine

Pinerolo Pinerolo nere nere - turchine bianche oro

Casale Casale sca rlatte scarlat te - bianche oro turchine

Novara Novara giallo chiare g ialle-turchine turchine argento

Tortona Tortona giallo chi are gialle - turchine bianche argento

Susa Susa scarlatte scarlatte- turchine a rgento turchine

Tabella n. 4 - Bandiere d'Ordinan::,a dei reggimenti di fanteria Provinciale I 815

Corpo Scudo Stelle Punte delle Fiamme Profili dell'asta stelle

Genevese Genevese bianche bianche-turchine g iallo chiare argento

Moriana Mariana scarlatte scarlatte-turchine giallo chiare oro

Ivrea Ivrea sca rlatte se ari atte-turchi ne gia llo chiare argento

Torino Torino bianch e bianche-turchine bianche oro

Nizza Nizza turchine cremisi - turch ine cremisi argento

Mondovì Ceva bianche bianche-turchine bianche argento

Vercelli Asti scarlatte sca rlatte-turchi ne turchine argento

Pinerolo Pinerolo nere nere - turchine bianche oro

Casale Casale scarlatte scar latt e -turchi ne bian che oro

Novara Novara giallo chiare g ialle -turchine turchine argento

Tortona To11ona gia llo chiare gialle-turchine bianche argento

Susa Susa !>Cariane scarlatte-t urchine turchine argento

161

Tabella n. 5 - Bandiere Reali e d'Ordinanza delle quattro Brigate Costituite nel I 821

a) Colonnelle

Scudo Scudo Stelle Fiam me Profili Corpo dell'aquila dell'asta

Casale Savoia moderna Casale gialle scarlatte oro

Pinerolo Savoia moderna Pinerolo nere bianche argento

Acqu i Savoia moderna Acqui scar latte camoscio argento

Savona Savoia moderna Savona bianche gialle oro

b) Ordinanza

Scudo Stelle Fianune Profili Corpo dell'aqui la

Casale Casale g iall e turchine oro

Pinero lo Pinero lo nere bianche argento

Acqui Acqui scarlatte con punte camoscio camoscio argento

Savona Savona bianche gialle oro

162

Tabella n. 6 - Bandiere di Brigata ml 1816

Scudo Scudo Stelle Fiamme Profili Corpo dell ' aquila dell'asta

Granatieri Grandi anni cifre del re scarlatte scarla tte argento guardie

Savoia Savoia moderna Genevese e nere scarlatte oro Moriana

Monferrato Savoia moderna Monferrato bianche scarlatte oro 1816- 1821 Novara. Casale

Piemonte Savoia moderna Piemonte, scarlatte scarlatte oro Torino. Ivrea

Saluzzo Savoia moderna Saluzzo. scarlatte bianche argento I 816-1821 Pinerolo, Susa

Aosta Savoia moderna Aosta, Ivrea , scarlatte gia lle argento Vercelli

Cuneo Savoia moderna Cuneo. Nizza. cremisi bianche argento Sa l uzzo. Mondovì

La Regina Piccole armi cd Asti. Mondovì bianche scarlatte argento armi della regina

Alessandria Savoia moderna Alessandria. camoscio camoscio argento 18 I 6-1821 Acqui, Lomellina

Genova 1816-1821 Savoia moderna Genova. camoscio con camoscio argento To11ona due punte scar latte

Casa le 1821 - 183 I Savoia moderna Casale. gialle scarlat te oro Novara

Pinerolo Savoia moderna Pinerolo, nere gialle argento 1821-1831 Susa

Savona Savoia moderna Savona, bianche gialle oro 1821-1831 Tortona,

Acqui Savo ia moderna A lessandria. sca rlatte camo scio argento I 82 1- 1831 Acqui. con due Lomell in a punte camoscio

163

Tabella n. 7 - Fiamme Reali per i corpi di Cacciatori

Scudo Scudo Stelle F iamm e Profili Corpo dclJ"aquila dell"asta

Cacciatori Piccole armi cifre del re scarlatte scar latte argenw Guardie 1816-183 I

Cacciatori di Savoia moderna c ifre del re scar latte gialle a rgento Savoia 1814-1831

Cacciatori Savoia moderna cifre del re scarlatte bianche oro Italiani J 814-1817

Cacciatori di Savoia mod erna Nizza cremisi cremisi oro Nizza 1814-1831

Cacciatori Piccole armi cd cifre della bianche scar latte argento del la Regina armi della regi na 1814-1831 regina

Legione Reale Savoia mod erna Piemonte scar latte gialle oro Piemontese 1814-1817

Cacciatori r. Savoia moderna Piemonte scarlatte gialle oro Piemontesi 1821 - 1831

Legione Reale Savoia moderna Piemonte scar laue g ialle oro Leggiera 1817 - 1821

Cacciatori Savoia moderna Aosta scarlatte scar latte argento D"Aosta 1825-183 I

Tabella n. 8 - Fiamme d'Ordinan::,a per i corpi di Cacciatori

Scudo SteJle Fiamme Profili Corpo dcll"aquila

Cacciatori- Piccole armi scar latte turchine argento Guardie

Cacciatori Savoia antica scarlatte bianche oro Italiani 1814- 1817 in campo bianco

Cacciatori di Ni7,Za crem isi cremisi oro Nizza

Legione Real e Piemonte scarlatte g iaJJe oro Piemonte se 1814 -1817

Legione Reale Piemonte scarlatte gialle oro Lcggiera 1817-1821

164

Tabella n. 9 - Stendardi, Cornette e Fiamme Reali per i reggimenti di Cavalleria

Scudo Scudo Stelle Fiamme Profili Corpo dcll·aquila dell'asta

Piemonte Piccole armi Piemonte scar laue scarlatte oro Reale cavalleria

Savoia Savoia moderna Cifre del re nere scarlatte oro cava ll eria

Dragoni di S.M. Piccole armi Cifre del re scarlatte scarlatte oro argento 1814-1821

Dragon i della Picco le anni ed Cifre della bianche scarlatt e oro Regina armi della regina regina

Cavalleggeri Piccole armi Cifre del re scar lalle scarlaue argento di S.M. 1814- 1821

Cavalleggeri Savoia moderna Piemonte scar latte scarlatte oro di Piemonte

Dragoni de l Gcnevese Savoia moderna Gcncvcsc gialle sc arlatte argento 1821 - 183 I

Dragoni di Savoia moderna Piemonte scarlatte ;.cari atte argento Piemonte 1828- 1831

Tabella n. IO - Stendardi, Cornette e Fiamme d'Ordinan;,a per i reggimenti di Cavalleria

Scudo Stelle Fiamme Profili Corpo dell'asta

Piemonte Piemonte scarlalte turchine oro Reale cavalle ria

Savoia Savoia a ntica nere turc hi ne oro cavalleria (*)

Dragoni di S.M. Piccole armi scar latte turchine argento I 8 14- 1821

Dragoni della Piccole armi bianche turchine oro Reg ina ed armi della regina

Cavalleggeri Piccole armi scarlaue turchine argento d i S.M. 18 14 - 1821

Cavalleggeri Piemonte sc arlatte turchine oro d i Piemonte

Dragoni del Gencvcsc gia ll e turchine argento Genevesc 1821 - 1831

Dragoni cli P iemonte scarlatte turchine argento P iemonte 1828-1831

(*) Un altro ,cu<lo posto sem pre all'asta. ma in basso. portava l'antica arma de l corpo.

165

Bibliografia e fonti

Sulle bandiere piemontesi esiste un solo testo degno di nota , «Bandiere , Stendardi, Vessilli di Casa Savoia dai Conti di Moriana ai Re di Italia (l 200 1861)» di Carlo Alberto Gerbaix de Sonnaz , pubblicato in due edizioni, la prima del 1896 e la seconda, riveduta e corretta ma soprattutto ampliata, del 1911.

L'opera in questione, pur accurata e corredata da eccellenti disegni , si basa esclusivamente sullo studio dei testi secondo il metodo storiografico dell'epoca.

Oltre all'opera citata esistono alcuni articoli pubblicati qualche anno fa, tutti riferiti alle bandiere sabaude, tra i quali spiccano per accuratezza e validità scientifica:

• «Les drapeaux des règiments suisses au service de Royaume de Sardaigne» a cura di Casimir de Rham e Louis Mulheman, pubblicato nel 1971 su un numero speciale di Armi Antiche (Notiziario dell 'Accademia di San Marciano di Torino) in occasione del quarto Congresso internazionale di vessillologia;

• «Un drapeau colone! du service de Sardaigne a Neuchatel» pure di Casi mir de Rham, pubblicato dalla stessa rivista nel 1973;

• «Bandiere e uniformi del Reggimento di Guardia del Duca di Savoia negli anni 1670» di G. Boeri, estratto da: «Studi Storico-Militari I 993» Stato Maggiore dell'Esercito-Ufficio Storico.

Altra opera consultabile è « Bandiere in Piemonte» pubblicata sempre dall'Accademia di San Marciano nel 1971; si tratta di un lavoro in cui sono riprodotti numerosi disegni ed esemplari di bandiere.

Tra le opere che riguardano gli altri stati le più importanti sono:

Costumi Militari Pontifici, Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento;

Montù Carlo , Storia del l'artiglieria italiana;

Soliani B. Ordinanze e regolamento da osservarsi da ' Reggimenti nazionali dè Stati di Modena, 1740;

Zannoni Mario e Fiorentino Massimo, L'Esercito farnesiano dal J 694 al 1731, Parma, Palatina, 1981 ;

Zannoni Mario e Fiorentino Massimo, Le Reali Truppe Parmensi, Parma, Albertelli, 1984;

Ghisi Enrico, li Tricolore It a lian o, Mi Iano , Rizzoli, 1931 ;

Usai M., La Guardia Palatina d'Onore di Sua Santità, Roma, 1942;

Giorgetti N., Le armi To scane e le occupazioni in Toscana 1537-1860;

Da Mosto Andrea, Milizie dello Stato Romano 1600-1797, in Memorie Storiche Militari 1914, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito;

Zezon Antonio, Tipi Mii itari dei differenti corpi che compongono iI Reale Esercito e I' Armata di Mare di S. M. il Re del Regno delle Due Sicilie, Napoli, 1853;

Le Gras, Album des Pavillons , Guidons , Flammes de toutes les puissances maritimes, Parigi 1855;

Fiorentino Massimo , L'Esercito delle Due Sicilie 1856/1859, Roma , Rivi sta Militare , 1987;

Ales Stefano, L 'Arma ta Sarda e le riforme Al berti ne 1831-1842, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, 1987;

Ales Stefano, L' Armata Sarda della Restaurazione 1814-1831, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito , 1987;

Ales Stefano, Le Regie Truppe Sarde 1773-J 814, Ufficio Storico tato Maggiore Esercito, 1989;

166

Ales Stefano, DaJl 'Armata Sarda all'Esercito Italiano 1843-1861, Ufficio Storico Stato

Maggiore Esercito, 1990;

Ales Stefano, Le Regie Truppe Sarde 1750-1773, E.M.I. Milano, 1989;

Vigevano Attilio, La fine dell'Esercito Pontificio, Roma 1920;

Ilari Virgilio, Boeri Giancarlo e Paoletti Ciro, Tra i Borbone e gli Asburgo, le armate terrestri e navali italiane nelle guerre del primo settecento 1701-1732, Nuove Ric erche, 1996;

Ilari Virgilio, Giancarlo Boeri, Paol etti Ciro, La Corona di Lombardia , gue rre ed eserciti nell'Italia del medio settecento 1733-1736, Nuove Ricerche , 1997;

Ricchiardi Enrico, Uniformi e bandiere del reggimento Sardegna 1803-1814 in Armi Antiche, Bollettino dell'Accademia di San Marciano, Torino, 1994;

Ilari Virgilio, I tentativi di riforma dell'esercito Pontificio nel 1792-1798, parte I e II, in Memorie Storiche Militari, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, 1987 -1988;

Ilari Virgilio, Gli antenati della Gendarmeria Pontificia: il Battaglione dè Corsi e poi dè soldati in luo go dè Corsi (1603 -1 798), Memorie Storiche Militari, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, 1983;

Boeri Giancarlo, Le uniformi dell'esercito della Serenissima Repubblica di Genova nella guerra di successione austriaca in Armi Antiche, bollettino dell'Accademia di San Marciano , Torino, 1988-89;

Boeri Giancarlo, Crociani Piero , L'Esercito Borbonico dal 1789 al 1815, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, Roma 1989;

Boeri Giancarlo, Croci ani Piero, L'Esercito Borbonico dal 1815 al 1830, Ufficio Storico Stato Ma ggiore Esercito, Roma , 1995 ;

Boeri Giancarlo, Crociani Piero, Fiorentino Massimo, L'Esercito Borbonico dal 1830 al 1861, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, Roma 1998;

Brancaccio Nicola, L'esercito del vecchio Piemonte, Voi. I e lI e sunti storici dei principali corpi, Roma 1925;

Ricchiardi Enrico, Uniformi e stendardi dei dragoni durante il regno di Carlo Emanuele III (1730-1773) in Anni Antiche, bollettino dell'Accademia di San Marciano, Torino , 1979; fl presente volume è stato realizzato sulla base di documenti d'epoca in gran parte inediti, ossia:

- «L ivre Des Drapeau x d'lnfanterie au se rvice de S.M. Charles Emanuel Roi de Sardaig ne», AS Torino , Biblioteca Antica, I -27-1;

- « Livre des Etèndars des Reg. de Cavallerie et Dra go ns au service de S.M.», AS Torino Biblioteca Antica, H-II -38;

- «Livre des Etèndars de Cavallerie & Dragons au Service de S.M.tè Charles Emanuel Roi de Sardaigne», BR Torino. Ms.Mil 157;

- «Livre de l 'Uniform e de Troupes reglèes de S.M. avec le Drapeaux , Etendars ou Guidons de chaque Corps», AS Torino , Biblioteca Antica, H-VIII -53;

- <<Stendardi vecchi e nuovi uniformi di Infanteria di S.S.R.M il Re di Sardegna» BR Torino , M Mil 134;

- «Livre des Etèndards Des Gardes du Corps, Cavallerie & Dragons au service de S.M. le Roi de Sardaigne». BR Torino, Ms. Mil.147 ;

- «Drapeaux, Etèndards, Guidons, Tabliers de Timbales, Pavillon & Flamme s Gagn ez à la bataille de Senef le 1l aout 1674 & a la guerre avant le Traité de Ryswich >> Parigi, Biblioteca Na-

1. Fonti iconografiche.
167

zio n ale, G ab in e tt o delle Stam p e, I d 43;

- « L es T riomphes du Roy L ou is le Grand, 14.e du nom Rèpresentés par les Drapeaux qui o nt été pris sur les Ennemis de Sa M aiesté da ns !es Ba tailles, Rencon t res et Prises de Vi ll es, qui o nt é té apportés en Cèrémonie dans l'Eg l ise de Nos t re Dame de Pa ri s depuis 1674 jusques à la fin de so n R ègne» P a ri gi, Biblioteca Naz i o n ale, Gabinetto delle Stampe, I d.41, I d.42, I d.44, I d.45, I d.46, 1 d.47.

Cappugi 172, B ib li oteca Nazionale di Firenze;

2 . Fonti archivistiche.

• Archivio di S tato di Torino , S ez ioni Riuni te:

- Patenti C on t rollo F inanze, 1671 in 1672, 1673, 1676;

- Art i colo 168, Conti del Tesor iere delle Mili zie;

- A rt ico lo 170, Cont i de l Magazzino delle stoffe per il vest iario delle Truppe di S.M.;

- Uffic io Ge nera le de l Soldo, Ordini Generali Misti e Regolamenti Militari;

- Le ttere cl i S .M. e della regia Segreteria cli Guerra all'Uffic i o Generale de l Soldo;

- U fficio Generale del Soldo, Contratti provviste diverse:

- Stabi l imenti Mili tari;

-Mate r ie M ilita r i;

• Biblioteca Reale di Torino:

- P agan, « Memorie B lasonic h e» St. P. 69 1 ;

• Museo Nazionale del Risor g im e nto di Torino :

- Bi blioteca, SI B la ( 1- 8);

• Archivio di Stato di Cagliari:

Seg reteria di Guerra, reggimento fanteria Sardegna 1741 - 18 J6;

Seg re teria di Guerra, Commissariato di Guerra 1732-1814;

• Archivio di Stato di Geno v a:

Segreto nn.2940-42 Militarium;

Mag is t rato di G uerra e Mar ina;

Mag ist rato di Cors ica;

Senato, Col!egii Diversorum;

• Archivio di Stato di Firenze:

Segre te ri a di G ab i netto ; Segreteria d i G ue rra;

Ap p endice A rchivi Militari;

• Archivio di Stato di Parma:

C ompu t isteria G e nera le; Computisteria Farnesiana;

Colla teri a d i Pa rma e P iacenza;

C arteggio Farnes iano;

• Archivio di Stato di Moden a:

A rc hi vio mili tare E ste nse;

• Archivio Comu nale di Mod e n a :

Cronaca R ovatti;

• Archivio di Stato di Venezia:

Savio di Terraferma alla Scrittura;

Savio d i Te rraferma alle Ordinanze:

168

Senato Militar deliberazioni;

provveditore Generale in Dalmazia;

Provveditore Generale in Terraferma;

Provveditore Generale da Terra e da Mar;

• Archivio di Stato di Roma

Soldatesche e Galere;

Computisteria Reverenda Camera Apostolica;

• Archivio di Stato di Napoli, Sezione Militare Pizzofalcone

Ringraziamenti.

L'autore desidera esprimere la propria gratitudine a tutti coloro, Enti o persone, che hanno fattivamente col1aborato alla realizzazione di questa opera.

La collaborazione di Enti e musei ha infatti permesso di inserirvi una documentazione in massima parte inedita.

In particolare si citano:

- il Museo Nazionale dell'Artiglieria di Torino;

- Il Museo del Risorgimento di Torino;

- il Museo Nazionale della Cavalleria di Pinerolo;

- il Museo dei Granatieri di Sardegna di Roma;

- l'Archivio di Stato di Torino;

- l'Archivio di Stato di Cagliari;

- la Biblioteca Reale di Torino;

- Il Museo di San Martino a Napoli;

- Il Museo di Palazzo Pitti a Firenze;

L'autore desidera rivolgere un ringraziamento particolare agli amici Giancarlo Boeri, forse il massimo esperto di eserciti del XVII e XVIII secolo, in particolare spagnolo e napoletano, e Piero Crociani, insigne storico militare, il cui contributo è stato determinante per la realizzazione di questa opera.

Ringrazia anche gli amici Massimo Fiorentino, Massimo Brandani, Ciro Paoletti, Virgilio Ilari, Ernesto Vitetti e Mario Zannoni per il loro fattivo aiuto.

169

1671-1848

1734-18 60

1700-1870

1700-1859

1700

1847

700-1797

1700-1797

1700-1859

Dal Ducato di Savoia al Regno di Sardegna. 1671-1848
INDICE GENERALE. Capitolo I.
bandiere della Fanteria
Il regno di Carlo Emanuele II e la reggenza di Maria Giovanna Batti sta di Nemours 1671-1690 pag. 5
Il regno di Vittorio Amedeo II I 690-1730 3. Il regno di Carlo Emanuele TII 17 30-1773 4. Il regno di Vittorio Amedeo III 1773 -1796 e di Carlo Emanuele IV 1796-1802 5. L' esilio in Sardegna 1799 - 1814 6. Il regno di Vittorio Emanuele I 1814-1821 e di Carlo Felice 1821-1831 7. Il regno di Carlo Alberto 1831-1848
Gli stendardi della cavalleria I. Il re g no di Carlo Emanuele II e la reggenza di Maria Giovanna Battista di Nemours 6 13 19 28 29 32 1671-1690 35 2. Il regno di Vittorio Am edeo II 1690-1730 e di Carlo Emanuele III 1730-1773 36 3. Il regno di Vittorio Amedeo III 1773-1796 e di Carlo Emanuele IV 1796-1802 46 4. Il regno di Vittorio Emanuele I 1814-1821 e di Carlo Felice 1821-1831 47 5. Il regno di Carlo Alberto 1831-1848 48 Capitolo Il. Dal Regno di Napoli al Regno delle Due Sicilie 1734-1860 57 Capitolo III. Lo Stato della Chiesa 1690-1870 75 Capitolo IV. Il Granducato di Toscana 1700-1859 e la Repubblica poi Ducato di Lucca 93 Capitolo V. Le Serenissime Repubbliche di Venezia e di Genova 1700-1797 99 Capitolo VI. I Ducati dell'Italia centrale: il Ducato di Parma , Piacenza e Guastalla ed il Ducato di Modena e Reggio 1700-1859 107
Esercito Modene
Appendice B. Tabelle descrittive
delle bandiere e degli stendardi sa baudi dal 1773 a l 1831 I. Reggimenti di fanteria d'ordinanza nazionale 1774 119 127 135 142 146 146 151 153 156 158 445
A. Le
1.
2.
B.
Appendice A. Lista dei reparti inquadrati negli eserciti preunitari dal 1671 al 1870. 1. E se rcito Sabaudo
2. Esercito Napoletano
3. Esercito Pontificio
4. Esercito Toscano
5. Esercito Lucchese
-
6. Esercito Veneziano I
7. Esercì to Genovese
8. Esercito Parmense
9.
se 1700-1859
dei colori

2. Reggimenti di fanteria d'ordinanza esteri 1774

3. Reggimenti di fanteria provinciale 1774

4. Reggimenti di cavalleria 1774

5. Bandiere Reali dei reggimenti di fanteria d'ordinanza, 1814

6. Bandiere degli omonimi reggimenti di fanteria, 1814

7. Bandiere dei reggimenti di fanteria provinciali 1815

8. Bandiere d'Ordinanza dei reggimenti di fanteria provinciali, 1815

9. Bandiere Reali e d ' Ordinan za delle quattro brigate costituite nel 1821

10. Bandiere di brigata m/1816

11. Fiamme Reali e d'Ordinanza dei corpi Cacciatori 1814

12. Stendardi, cornette e fiamme Reali e d'Ordinanza dei reggimenti dli cavalleria

INDICE DELLE TAVOLE.

Tav. 1 Ducato di Savoia 1673

Tav. 2 Ducato di Savoia 1690-1697

Tav. 3 Ducato di Savoia 1690-1697

Tav. 4 Ducato di Savoia 1690-1697

Tav. 5 Ducato di Savoia 1690-1697

Tav. 6 Ducato di Savoia 1690-1697

Tav. 7 Ducato di Savoia 1704

Tav. 8 Ducato di Savoia 1704

Tav. 9 Ducato di Savoia 1704

Tav. 10 Ducato di Savoia 1704

Tav. 11 Ducato di Savoia 1704

Tav. 12 Ducato di Savoia 1704

Tav. 13 Ducato di Savoia 1704

Tav. 14 Ducato di Savoia 1704

Tav. 15 Ducato di Savoia 1704-1705 e Regno di Sardegna 1713-1730

Tav. 16 Regno di Sardegna 1736

Tav. 17 Regno

di Sardegna 1736 Tav. 18 Regno di Sardegna 1736 Tav. 19 Regno di Sardegna 1736 Tav. 20 Regno di Sardegna 1736 Tav. 2 I Regno di Sardegna 1736 Tav. 22 Regno di Sardegna 1736 Tav. 23 Regno di Sardegna 1736 Tav. 24 Regno di Sardegna 1736 Tav. 25 Regno di Sardegna 1736 Tav. 26 Regno di Sardegna 1736 Tav. 27 Regno di Sardegna 1736 Tav. 28 Regno di Sardegna 1736 Tav. 29 Regno di Sardegna 1736 Tav. 30 Regno di Sardegna 1744 Tav. 31 Regno di Sardegna 1747 446 158 159 159 160 160 161 162 163 164 165 166 173 175 177 179 181 183 185 187 189 19 1 193 195 197 199 201 203 205 207 209 211 213 215 217 219 221 223 225 227 229 231 233

Tav. 32 Regno di Sardegna 1750

Tav. 33 Regno di Sardegna 1772-1774

Tav. 34 Regno di Sardegna 1772-1774

Tav. 35 Regno di Sardegna 1733-1774

Tav. 36 Regno di Sardegna, cavalleria 1730

Tav. 37 Regno di Sardegna, cavalleria 1730

Tav. 38 Regno di Sardegna, dragoni 1730

Tav. 39 Regno di Sardegna, dragoni 1730

Tav. 40 Regno di Sardegna 1774-1786

Tav. 41 Regno di Sardegna 1774-1786

Tav. 42 Regno di Sardegna 1774-1786

Tav. 43 Regno di Sardegna 1774-1786

Tav. 44 Regno di Sardegna 1774-1786

Tav. 45 Regno di Sardegna 1786

Tav. 46 Regno di Sardegna 1786

Tav. 47 Regno di Sardegna 1786

Tav. 48 Regno di Sardegna 1786

Tav. 49 Regno di Sardegna 1786

Tav. 50 Regno di Sardegna 1786-1798

Tav. 51 Regno di Sardegna 1786-1798

Tav. 52 Regno di Sardegna 1786-1798

Tav. 53 Regno di Sardegna 1786-1798

Tav. 54 Regno di Sardegna 1786-1798

Tav. 55 Regno di Sardegna 1786-1798

Tav. 56 Regno di Sardegna 1786-1798

Tav. 57 Regno di Sardegna 1786-1798

Tav. 58 Regno di Sardegna 1786-1798

Tav. 59 Regno di Sardegna 1775-1793

Tav. 60 Regno di Sardegna 1775-1793

Tav. 61 Regno di Sardegna 1774-1798

Ta v. 62 Regno di Sardegna 1800-1 814

Tav. 63 Regno di Sardegna 1806-1814

Tav. 64 Regno di Sardegna 1814-1832

Tav. 65 Regno di Sardegna 1814-1832

Tav. 66 Regno di Sardegna 1814-1815

Tav.

68 Regno di Sardegna 1814-1815 Tav. 69 Regno di Sardegna 1814-1815 Tav. 70 Regno di Sardegna 1814-1815 Tav. 71 Regno di Sardegna 1814-1815 Tav. 72 Regno di Sardegna J816-1832 Tav. 73 Regno di Sardegna 1816-1832
74 Regno di Sardegna 1816-1832
Regno di Sardegna, cavalleria 1814-1831 Tav. 76 Regno di Sardegna, cavalleria 1815-1831 Tav. 77 Regno di Sardegna, cavalleria 1815-1831 235 237 239 241 243 245 247 249 251 253 255 257 259 261 263 265 267 269 27] 273 275 277 279 281 283 285 287 289 291 293 295 297 299 301 303 305 307 309 311 313 315 317 319 321 323 325 447
67 Regno di Sardegna 1814-1815 Tav.
Tav.
Tav. 75

Tav. 78 Regno di Sardegna 1815-1831

Tav. 79 Regno di Sardegna 1815-1831

Tav. 80 Regno di Sardegna 1832-1848

Tav. 81 Regno di Sardegna, frecce 1720-1774

Tav. 82 Regno di Sardegna, frecce 1814-1848

Tav. 83 Regno di Napoli 1734-1780

Tav. 84 Regno di Napoli 1760

Tav. 85 Regno di Napoli 1734 - 1735

Tav. 86 Regno di Napoli 1788

Tav. 87 Regno di Napoli 1788

Tav. 88 Regno di Napoli 1788

Tav. 89 Regno di Napoli 1755

Tav. 90 Regno di Napoli 1800-1806

Tav. 9 l Regno di Napoli 1800-1806

Tav. 92 Regno delle Due Sicilie 1815-1860

Tav. 93 Regno delle Due Sicilie 1850

Tav. 94 Regno delle Due Sicilie, cavalleria 1815-1860

Tav. 95 Regno delle Due Sicilie, frecce 1820-1860

Tav. 96 Stati Pontifici 1689-1700

Tav. 97 Stati Pontifici 1708

Tav. 98 Stati Pontifici 1708

Tav. 99 Stati Pontifici 1708

Tav. 100 Stati Pontifici 1708

Tav. 101 Stati Pontifici 1721-1730

Tav. 102 Stati Pontifici 1730-1790

Tav. 103 Stati Pontifici 1740-1774

Tav. 104 Stati Pontifici 1775-1799

Tav. 105 Stati Pontifici 1796

Tav. 106 Stati Pontifici 1814-1831

Tav. l 07 Stati Pontifici I 831-1846

Tav. 108 Stati Pontifici 1823-1846

Tav. 109 Stati Pontifici 1831-1870

Tav. 110 Stati Pontifici 1846-1870

Tav. 1J I Stati Pontifici, cavai Ieri a 1708-1793

Tav. 112 Stati Pontifici, cavalleria 1708-1793

Tav. 113 Stati Pontifici, cavalleria 1829-1870

Tav. 114 Repubblica di Venezia 1720

Tav. 115 Repubblica di Venezia 1717-1719

Ta v. 116 Repubblica cli Venezia 1708-1720

Tav. 117 Repubblica di Venezia 1720

Tav. 118 Repubblica di Venezia J770-1793

Tav. l 19 Repubblica di Venezia 1750

Tav. J 20 Repubblica di Venezia 1790

Tav. 121 Repubblica di Venezia, cavalleria 1750

Tav. 122 Granducato di Toscana e Ducato di Lucca 1730-1847

Tav. 123 Granducato di Toscana 1790-1859

Tav. 124 Ducato di Modena 1740

448

327 329 331 333 335 337 339 341 343 345 347 349 351 353 355 357 359 361 363 365 367 369 371 373 375 377 379 381 383 385 387 389 391 393 395 397 399 401 403 405 407 409 411 413 415 417 419
Tav. 125 Ducato di Modena 1740 Tav. 126 Ducato di Modena 1742 Tav. 127 Ducato di Modena 1814-1849 Tav. 128 Ducato di Modena 1850-1859 Tav. 129 Ducato di Parma 1732-1748 Tav. 130 Ducato di Parma 1748 Tav. 131 Ducato di Parma 1764 Tav. 132 Ducato di Parma 1814-1847 Tav. 133 Ducato di Parma 1798-1847 Tav. 134 Ducato di Parma 1849-1859 Tav. 135 Repubblica di Genova 1730-1797 Tav. 136 Repubblica di Genova 1747 421 423 425 427 429 431 433 435 437 439 441 443 449

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