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2.7.4. Martirio e sofferenza. Un’esperienza generalizzata
2.7.4. Martirio e sofferenza. Un’esperienza generalizzata
Ma l’infanzia venne coinvolta nel percorso simbolico della Campana anche in un altro modo. Uno dei perni del discorso nazionale e religioso, cioè l’idea di martirio, venne opportunamente estesa ad altre categorie che non fossero quelle dei combattenti o delle loro madri e mogli. Quando giunse notizia della morte prematura di una bambina di Milano che aveva contribuito alla raccolta di fondi per la fusione della Campana, Rossaro non perse l’occasione di coinvolgere quella igura nell’olimpo degli eroi della Campana, nominando Carla della Beffa, “angelo tutelare della Campana”. Simbolo di bontà e sentimento, di bellezza e mitezza, questa bambina, che adorava i genitori, il fratello e in generale tutto il genere umano con particolare attenzione ai poveri e agli infelici, venne considerata un modello da seguire per ogni piccola donna. Anche la vicenda del poeta italo-brasiliano Arsenio Lacorte è esempliicativo di questa volontà di sacralizzare una sofferenza che coinvolge trasversalmente la società: quello che venne deinito il “trovatore della Campana”, devoto al bronzo e al suo messaggio, era malato di tisi e decise di passare il suo ultimo periodo di vita a Rovereto, prima di morire e venire successivamente gloriicato e sepolto nei pressi del castello veneto. Questa volontà di inclusione è testimoniata anche da alcuni particolari riguardanti l’aggiunta dei tre invalidi di guerra nel fregio del 1939. In un primo momento, Zuech aveva scolpito un gruppo composto da un cieco e da due mutilati, ma, rispondendo a una richiesta86 di Rossaro, nell’ultima versione aveva sostituito una delle igure con il “pazzo di guerra”. Questa igura si staglia inusuale e dissonante nel nostro fregio, sia per la posa del viso, rivolta in una direzione diversa da quella delle altre igure del corteo, sia per lo strano e stereotipato cappello piumato da alpino. La malattia mentale era un aspetto della vita sociale, particolarmente ampliicato nel contesto della trincea, passato sotto la competenza dell’istanza medica, “laica” e statale, ancora nel corso del Settecento. Vederla comparire, seppur solo a livello di rappresentazione, in un monumento cristiano come la Campana dei Caduti, potrebbe perciò sembrare un fatto singolare. Oppure potrebbe essere un’ulteriore spia di un discorso fattosi sempre più universale ed inclusivo, un discorso che coniuga istanza religiosa ed istanza nazionale.
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86 Stefano Zuech (1877-1968). Il volto il mito il sacro cit., p. 86.