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3. GLI “INTENSIVI” DEL IFACP: VAL MELAINA E DONNA OLIMPIA
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in una epigrafe posta in via di Donna Olimpia, i “grattacieli” fecero da sfondo alle vicende dei “Ragazzi di vita”, con cui Pasolini, che abitò in via Fonteiana dal ’53 al ’59, a due passi dalle case popolari, consegnò alla storia della città la memoria del dificile vissuto sociale di Donna Olimpia nel periodo del secondo dopoguerra. Il grande ediicio di Val Melaina, «uno dei rari riferimenti urbani in un’area ediicata densamente quante altre mai e quante altre mai priva di qualità» 94, divenne, grosso modo, la “fortezza proletaria” temuta dal fascismo, non a caso ribattezzata “Stalingrado”, un nome che ha trasmesso per lunghi anni la memoria antifascista cui il quartiere è rimasto legato. Gli episodi cruciali accaduti nei nove mesi di occupazione nazista in questa parte di Roma, hanno formato un tessuto connettivo all’interno del quale i racconti sono stati elaborati in una specie di epopea gloriosa e mitica, in cui la rievocazione delle azioni più spregiudicate è mischiata al doveroso tributo nei confronti di chi ha pagato con la vita quell’esperienza. Non solo assalti ai forni e ai vagoni dei treni alla stazione di smistamento, dunque, ma anche molti avvenimenti tragici affollano i ricordi della Resistenza di Val Melaina e in generale di Montesacro: i bombardamenti del 19 luglio (una bomba cadde proprio nel caseggiato popolare, per fortuna senza vittime) e del 10 agosto 1943 (in cui fu colpito un palazzo in via Monte Pattino); il rastrellamento del 27 ottobre 1943 di oltre 1000 persone ad opera delle SS (complice un battaglione di militi fascisti), di cui 346 trattenute e deportate in campi di lavoro obbligatorio; l’arresto e l’uccisione di alcuni noti antifascisti, come Riziero Fantini, Filippo Rocchi, Antonio Pistonesi, Renzo Piasco, tutti condannati a morte. Una lapide, posta in via Scarpanto sui muri esterni dei lotti popolari, celebra il “sacriicio” dei quattro antifascisti. Nel ricordo di quell’esperienza, nelle storie della lotta partigiana, gli abitanti hanno trovato una sorta di identità comune capace di connotare Val Melaina ino ad anni recenti.
3.3 Le dificoltà inanziarie dell’Ifacp Se al rovinarsi delle relazioni col colle capitolino va addebitata la ragione principale che spiega la crisi di inizio anni Trenta provata dall’Istituto, non vanno tralasciate altre concause che pure agirono, in modo centripeto, su una situazione inanziaria divenuta di dificile gestione, tanto da richiedere l’applicazione di una serie di misure con le quali ridurre il più possibile le perdite, oltre ad un nuovo intervento del Ministero delle Finanze. Una di queste aveva a che fare con le minori entrate degli afitti, prima a causa di una insolvenza in costante ascesa e poi gregazioni politiche originali (a Donna Olimpia è un prete oggi dimenticato, don Volpino, che aiuta e protegge i partigiani e nasconde le armi)». 94 P. Angeletti, La periferia e le case popolari, in Case romane, Clear, Roma 1984, p. 15.