LE BORGATE DEL FASCISMO

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LE BORGATE DEL FASCISMO

sono così formulare nuove ipotesi sugli esiti socio-abitativi scaturiti dai programmi di riordino del centro storico.

6.2 Aree centrali in demolizione e destinazioni delle famiglie sfrattate assegnatarie di case Ifacp La delibera che decretò i termini entro cui si svolse il nuovo programma di edilizia pubblica è già una buona base di partenza per ragionare criticamente sugli avvenimenti urbanistici in questione. Nella prolusione, il testo elenca una serie di categorie cui il piano edilizio sarebbe dovuto andare incontro: [la città] ha ancora nei suoi vari quartieri un alto numero di famiglie viventi in baracche e in ricoveri antigienici, senza contare quelle altre numerosissime che giornalmente, per ragioni di Piano Regolatore o di boniica edilizia, debbono essere sfrattate da vecchi e malsani rioni del centro.

Segue poi la parte di articoli sulla cessione delle borgate governatoriali all’Istituto e quella di deinizione del nuovo programma costruttivo. Nella parte conclusiva il testo recita: È lasciata facoltà all’Istituto, quando le circostanze lo consiglino, di sostituire taluni degli alloggi predetti con altri di tipo popolare normale o anche di tipo economico, quando ciò possa facilitare il collocamento di famiglie sfrattate per opere di P.R. In tal caso gli alloggi corrispondenti ultra-popolari rimarranno a vantaggio dell’Istituto, che ne disporrà liberamente pel suo inquilinato28.

A lungo si è creduto che gli inquilini delle case da demolire siano stati reputati indistintamente come una massa di reietti da disperdere in blocco nel lontano suburbio. Al contrario, tra essi, oltre alle categorie benestanti e a quelle decisamente misere, comparivano famiglie di estrazione modesta ma dalla posizione rispettabile, giudicate cioè economicamente e moralmente idonee ad ottenere un alloggio economico o una casa popolare normale nella stessa fascia dei rioni o in uno dei quartieri periferici esterni alla cinta muraria ma non così lontano da essa, comunque collegati al centro. Considerate meritevoli di aiuto, queste famiglie furono favorite. Da un lato per facilitare la loro espulsione, dall’altro perché il fascismo capitolino volle mantenere intatto il consenso degli strati sociali medio-bassi, ben rappresentati dalle categorie presenti nelle zone demolite. Per questo, si cercò di offrir loro una casa degna in quartieri moderni, magari non ancora completi di tutti i servizi ma di certo non assimilabili alle borgate. Si può addirittura ipotizzare che per queste persone l’assegnazione di una casa dell’Istituto abbia rappresentato un fattore di stabilizzazio28

Ivi, n. 5934, 12 novembre 1936.


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