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LE BORGATE DEL FASCISMO
8.3 Le regole, il controllo, le sanzioni Sin dal primo contatto, la relazione che l’Ifacp instaurava con il pubblico nasceva sotto il segno del controllo, ancor prima che gli inquilini entrassero nelle case popolari. Diventare assegnatario di una casa dell’Istituto comportava una prima fase di accertamenti in cui si espletavano controlli e visite domiciliari effettuate dai rappresentati dell’ente. L’iscrizione al partito, le benemerenze politiche e patriottiche e il numero dei igli costituivano titoli referenziali che aumentavano le probabilità di essere scelti come assegnatari nei sorteggi, oppure di essere inseriti nelle liste compilate dalla presidenza. In caso di particolari congiunture, le assegnazioni per sorteggio potevano effettuarsi in deroga alle prescrizioni regolamentari; in tali frangenti la cerchia dei potenziali aspiranti tendeva a restringersi ai soli detentori dei meriti patriottici, come accadde negli anni 1935-37 e dopo il marzo 1939, quando si diede l’ordine tassativo di accettare solo le domande pervenute dalle famiglie dei rimpatriati, dai benemeriti della Causa Nazionale con famiglia piccola, dalle famiglie con più di cinque igli piccoli a carico31. Una volta conferito l’alloggio, si svolgevano nuovi controlli di ordine domiciliare, penale e politico per rendere esecutiva la procedura di assegnazione, che terminava con la consegna delle chiavi. L’inquilino dell’Istituto a quel punto doveva sottostare ad un insieme di regole, a partire dal pagamento puntuale dell’afitto, rispettando le quali acquisiva le credenziali per mantenere la sua posizione, cioè per non essere declassato in alloggi di minor pregio, oppure per sperare nell’esaudimento di una richiesta di trasferimento. Alle riscossioni erano adibiti gli esattori e il personale dell’Uficio legale dell’Istituto32. Ai possessori dei patri riconoscimenti, in determinate circostanze, si concedevano trattamenti di favore, cioè il ribasso del itto. Speciali facilitazioni vennero accordate ai richiamati e ai volontari della guerra etiopica, alle famiglie numerose, ai benemeriti della rivoluzione e della Grande Guerra. Di tanto in tanto, però, le esigenze di bilancio prendevano il sopravvento sulle scelte di “alto signiicato morale e patriottico”, caratteristica immanente al dna dell’Istituto. Costantini nel 1937 chiese di porre allo studio una limitazione delle facilitazioni nei confronti dei richiamati, rinviando al parere del Ministero dell’Interno la Ivi, Ods, 1939, n. 8, Norme per l’assegnazione degli alloggi, 18 marzo 1939. Si veda anche l’articolo apparso su “Il Messaggero”, L’assegnazione degli alloggi dell’Istituto delle Case Popolari, 16 settembre 1941. 32 L’attività di riscossione e recupero delle morosità coinvolgeva l’esattoria, l’uficio contabilità, i capi zona e, con funzioni di collegamento tra i vari organi, il segretariato legale, afidato all’avvocato Nicoletti, cui spettava la decisione inale di esecuzione degli sfratti, Ater, Ods, 1934, n. 10, Pressione amministrativa sui morosi, 9 marzo 1934. 31