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LE BORGATE DEL FASCISMO
Avvertimenti che Boncompagni minimizzava, al punto da mettere in discussione la credibilità di quei resoconti e del suo stesso scrivente31. Quale rimedio adottare dunque nei confronti degli immigrati che affollavano la capitale? Circoscriverli e isolarli, allontanandone i problemi e con essi le contraddizioni di cui erano il portato, sembrò il rimedio più eficace per eliminare dalla città fascista per eccellenza le tensioni che generalmente addensavano le grandi conurbazioni. Probabilmente gli immigrati provenienti dai baraccamenti (contrariamente agli sfrattati a seguito dello sblocco dei itti) preferivano lo spostamento coatto in borgata, considerato come un primo passo in direzione di una permanenza accettata in città, piuttosto che il rimpatrio immediato. Quanto a questo, tutto lascia intendere che non fosse applicato con la stessa premura con cui lo si invocava, da parte di un regime che, pur avendolo disposto per legge, necessitava di un’abbondante manodopera dequaliicata da occupare nei numerosi cantieri aperti nella capitale32. I nuclei di baracche uficiali sorsero in diversi punti della città, dal 1930 al ’34. Procedere secondo il criterio della localizzazione geograica, sebbene possa avvantaggiare il lettore a cui sono sconosciuti i luoghi menzionati, porterebbe ad accostare insediamenti con caratteristiche diverse. Il tipo di classiicazione che si è scelto di adoperare risponde invece al tentativo di deinire gruppi omogenei di baracche, un criterio che tra l’altro coincide pressappoco con la scansione cronologica degli interventi. Si passa dunque dalle prime casette rustiche in muratura col gabinetto interno, alle abitazioni concepite secondo criteri di maggior qualità, sebbene poi non si discostassero molto dalle prime per fattori ambientali e limiti di progettazione, ino agli ultimi insediamenti del 1933-34, accomunati dal fatto di essere stati i più miseri e degradati, senza gabinetti interni e con lo spazio vitale assegnato a ciascuna famiglia ridotto a un solo vano.
2.2 Le prime borgate: Prenestina, Teano, Primavalle Il primo esperimento di borgata per sfrattati nacque nel giugno 1930, lungo il margine destro di via Prenestina, a circa otto km dal centro, in aperta campagna. L’espansione verso est era già iniziata e lungo le consolari che tagliavano la città in quella direzione, via Casilina e via Prenestina, più o meno parallele tra loro, si erano già veriicate lottizzazioni abusive o ad opera di cooperative di carattere piuttosto povero, favorite dalla presenza della ferrovia Roma-Napoli lungo via Casilina. Nello stesso quadrante sorsero il Pigneto, la Marranella e Tor Pignattara, mentre più giù si popolava Centocelle33. 31 32 33
Ivi, rapporto del 15 dicembre 1931. Talamo, Bonetta, Roma nel ’900 cit., pp. 274-5. Su Tor Pignattara e le zone limitrofe (Pigneto e Marranella), S. Ficacci, Tor Pignat-