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L'ORA DEI SERMONI
RISPOSTA AL « GIORNALE D'ITALIA »
li Giornale d'Italia, che ha tentato, già ,dall'epoca delle polemiche sulla . tendenzialità repubblicana, di disgregare · la massa del fascismo, ritorna oggi alla carica e mi rivolge una 'specie di sermone che io ascolto e respingo senza indugio *. Non sono pochi in Italia coloro che attendono con · una certa impazienza gli sviluppi futuri -della crisi fascista. Costoro pensano: se il fascismo si sfas'cia, c'è un materiale per arricchire dieci partiti, considerando che t'utti i partiti in Italia sono, dal punto di vista dell'organizzazione, cronicamente anemici. Perfino i repubblicani, che hanno stampato cose ingrate contro di me in tempi non lontani, mi hanno dedicato l'altro giorno un ar ticolo assa i corretto e discreto.
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l'esercito fascista si sbanda, nazionalisti, repubblicani, liberali e altri possono ripromettersi qualche vantaggio. Può anche da rsi che le speranze di questa brava gente silnO deluse, li Giornale d'Italia ce'tca invano di complicare le cose , che sono, al contrario, di urla cristallina limpidità.
Non si tratta di nuove evoluzioni a destra o a sinistra. Perch é, sino a prova cont raria, io sono ancora iscritto al Fasci di Combattimento. Ammetto ape1tamente che un senso di rivolta si sia dete1minato nel m io spirito davanti a certe eccessività' d elle ultime spedizioni fa sciste e agg iungo che _il mese d i luglio 192 1 è stato infausto · nella storia del fascismo italiano. Ma escludo in maniera formale che nelle mie decisioni entrino clementi d i natura parlamentare e di facile carriera, perché io me ne infischio' della me daglietta, sono pronto a res~it uirla a i m iei elettori, quando, unico fors e fra i miei colleghi, mi sarò ricordato di a ndarla a ritirare.
· li Giornale d' llalia mi fa proprio ridCre qua~do pa rla nei -miei riguardi di mobilità, irrequietismo, impulsività.
Da che pul p ito scende la predica! lo riconosco e mi vanto d i pos-
"' (4 2:5), sedere uno· spirito mobile ed alacre; e aggiungO ch e il giorno in cui non mi sentissi più stimolato da questa inquietudine, mi riterrei diminuito e liquidato.
. Io non mi «adagio» mai in nessuna posizione; ·non mi siedo, non mi addormento sul già raggiunto; non sono un impiegato tardo emarginatore di pratiche, ma un camminante che non riconosce mai nella mèta raggiunta quella d efinitiva o suprema.
Ho l'orgÒglio di aggiungere a questo quadro autobiografico che non mi mancano e volontà e tenacia, e che mi s~ nto certamente più volitivo e più tenace del senatore Bergamini. So no t renta mesi ormai che io, g iorno per giorno ,. implacabilrilente · ho tenuto ·fermo nelJa battaglia · contro le forze che minacciavano d i rovina la nazione. Trenta spesi di duro lavoro, di quotidiano IaVoro, a lternato da vittorie e da scon· fitte; confortato talvolta da vasti consens i, g elato talora da isolamenti improvvisi.
E non ho mai. piegato, caro s ig nor Be rg amin i, nemmeno quan do sul mio nome si raccòglievano in. tutt a Milano quattromila voti e i socialisti mi annunciavano suicida nelle acque del Naviglio Q~anto allo << stile », non è dal Giornale d' llalia che io lo posso apprendere Il m io· <<stile» è quello di un gal3:ntuomo che rifugge dalle pose 4i « capo >> quando i « capeggiati » si sbandano; che non ha la pretesa burlesca di continuare a fare il generale quando il suo esercito gli rifiuta ogni obbedienza o d isciplina. Lo « stile » de i galantuomini e non quello degli arrivisti è quello di prendere atto delle sconfessioni e delJe squ alifiche e di agire in conseguenza. Solo i buffoni possono comportarsi in modo diverso. . La situazione è ta le che non ammette mistificazioni. Io ho voluto, fer mamente vol uto. un trattato di pacificazione. Orbene, centinaia di Fasci non ne vogliono sapere e Io dichiarano esplicitamente. Non sono io ch e m e ne vado. Sono g li altri ch e mi costring ono ad andarmene, poich é il loro voto me in particolare modo colpisce e squalifica.
Non c'è nesSuna «ostentazione» nelle mie dimissioni, ma una profonda tristezza . ,
Sono ancora abbastania giovane, e non sono quindi pervenuto a quell'alto g rado di «Stile» ci nico, per cui essendo antigìo littiani da dieci anni si può accettare i~ laticlavio da Giovanni Giolitti.
. Come vi può essere « metodo e continuità » di lavoro fra chi vuole realizzare la pace e chi vuole continuare la . g uerra? Me lo dica l'autore d ella bislacca nota comparsa sul Giorndle d'Italia. Il quale dimentica ch e d a mesi e mesi io andavo ammonendo il fascismo di · avere il « senso del limite», senza del quale un m oviment o anche splend ido fini sce per decad ere e rovinare. Jn queste ultime settimane, io ho fatto chiaramente intendere .che non mi sarei più oltre sentito capace di guidare un movimento indisciplinato e caotico Questi avvertimenti, che partivano da un impulso di amore ardeiite per il fascismo, sono stati, da parte di molti; di troppi fascisti, trascurati e irrisi. Che cosa pretende ora JJ Giornale d'Italia? Che io foccia.{l burattino? Che io mi"pre nda le sconfessioni e mi limiti ad osservare che « odo rumore.»?
Via, dunque. Se questo è « stile », esso appartiene aì palcosce nici da operetta, ma non è, non può esser~. non sa rà mai lo « stile » della mia politica e della mia vita.
Mussolini
Da Ii Popolo d' Italia, N. 198, 19 agosto 19~1, VIJI.
Ghigno Di Gioia
L'A vanli.l canta vittoria- a voce spiegata. Il ,fascismo, l'odiatissimo . e temutissimo fascismo è in crisi. Una cris i di disciplina, che può ancora risolversi e può ·anche acutizzarsi s ino alla separazione totale d elle masse in contrasto . Bisogna ricon~scere, cÒn quel coraggio chirurg ico che appartiene al numero dei nostri attributi essenziali, che l'AvanJi! ha perfettime:nte rag ione. Bisogna, per comprendere il giubilo del fog lio socialista, rimettere sul tavolo parecchi ,elementi ·ed avvenimenti della 'più recente storia ita liana
Quando il fascismo sorse a Milano e raccolse atto rno al manipolo dei fondatori un pugnò di uominì ch e prove nivano quasi tutti d all' ala sinistra dçll'interventismo italiano, il P~rtito Socialista, che aveva già le arie" di padreterno imbcstiato e tiranno , finse di non accorgersi nem~ meno dell'esistenia. della l'luova milizia..Ma a venti giorni appena di distanza dall'assemblea costitutiva di piazza· San Sepolcro, mentre nelle . strade d i ·Milano rombava. Ùn tentativo di· sommossa proletaria, l'incendio d eJl'Avanti! e la sparatoria di v ia Mercanti_ seg narono il primo formidabile tempo di arresto alla corsa pazza del leninismo italiano.
Ciò malgrado, l'enorme malcontèrito del dopoguerra, aggravato dalJa politica· miserabile di Cagoia, contribuì ancora alle fortune del P1111 che, alle elezio ni ~el noVembre, raccoglieva votazioni impone nti in ogni parte d ' Italia. .
Ma il fascismo non e ra mo rto. Ma il fascismo viveva e, quantunque colpito anche da -una raffica poliziesca, riprese a poco a poco la sua strada parz ialmente spezzata e dopo pochi mesi - a T rieste, a Pola e in altri centri -·inferiva i primi terribi li colpi alle organizzazioni pussiste.
All'epoca d ell'ignoramus;· all'epoca del dispregio per quella quantità trascu rabile che poteva essere il fascismo, subentrò il più grottesco terrore, il più piagnucoloso dei tolstois mi.
Cinque o sei mesi fa, la divisa d ell' A vanli.l, che oggi torna a fare il g uerriero bal_danzoso, era quella d i « subire » , di porgere l'una e 'l'altra guancia, di « prenderle», di « n'on resistere al male». Varrebbe la pena di rip rodurre quanto l'A vanli! pubblicò all'indomani della tràged ia del «Diana». Era la pau ra, la paura «fisica», ch e ispirava quella lacrimogena e gesuit ica p rosa. A pochi m es i d i distanza, alla paura segue la gioia; e il pianto ipocrita di ieri si trasforma in un ghigno di soddisfazione. Non è pi.ù il socialismo che colpisce ed abbatte il fa: scìsmo. No. :B il fascismo che p er un ·fen omeno strano d ' incompren· sione pass ionale divide se stesso, demolisce se stesso, infrange quello che doveva costituire sempre la carat teri stica peculiare di un movìrriento a base politica-militare come il nostro : la disciplina. Nari c'è da stupirsi se l'A vanti!, di frnnte a questo ·spettacolo, ritrova quel fiato che aveva perduto e si ringalluzzisce un poco.
Poiché l'A vanti! sta male in casa propria. Ha bisogno di stordirsi guardando i malanni altrui, per non gemere e piangere sui propri. Quella tegola russa, capitata. fra capo e collo del socialismo di Serrati, ammazzereb be non u n uomo, ma un bue inquartato .e bardato da macello. Sono in vista scissioni, dissidi, scomuniche. Anche il Pur. è in cdsi. Di idee, di tattiche, d i uomi ni. Esso si r<:nd e conto che Se tornerà a fare il prepotente, ci sarà ancora gente in I talia capace di fracassargli. le ossa e di ricòmincia re. Inoltre, la massa del fascismo italiano è cosl gran· diosa che, anche d ividendosi, è in g rado di d are sempre fiJo da torcere ai llem.ici della n azione. Fra le ipotesi nari è da escludersi qu ella che l'At1(111Ji! debba, f ra b reve o fra q ualche tempo, rimanere amaramente deluso. ,
M a intanto io invito i fa scisti di tutta Italia, anche quelli che non hanno l'abitudine di leggere questo giornale, a meditare su q ueste parole stampate nell'A vanti/ di ieri:
« Il duce s'è sbag liato nel giudizio e nella valutazione delle forze e delle capacità disciplinari del fascismo. Nel d i lui confron to ha vinto, incontestabi lmente, J'orga nizz:1.zione socialista, Le si era tesa una trappo la ed ha $aputo trarsene fuori con tatto. e con destrezza e vi ha fasciato dentro il nemico.
« Oggi il fascismo si mOstra al pubblico italiano cd internazionale come una misera cosa; un fascio d i ogni mala erba, incapace d 0 azioni d'insieme, di disciplina, di riflessione, di vita politica Non dubi tiamo ch'esso possa ancora uccidere, incendiare, d evastare, soprafl utto se ha certa l'impunità. Siamo certi che non sa fare altro. E per l:1. ·patria" - conveniamone - è troppo poco»
I fascisti ital iani sono ancora in tempo per dimostrare che il fascismo è qualche cosa di vivo e vitale, che non si esaurisce e non p uò esaurirsi netrazione violen ta e di rappresaglia? Sono ancora in tempo per imboccare la grande strada della Jotta « politicà », il che non esclude n elle ore eccezionali il ricorso ai metodi di lotta che il fascismo ha inaugurato e attraverso a i quali ha salvato l'Italia da ll'assalto di un pugno di rrial· fattori ciarlatani che g uidavano e sfruttavano una massa di illusi e d i fa natici? ·
Questi sono gli interrogativi inquietanti che balzano dalla crisi fascista. Se i fascisti della Valle Padana Ji avessero affrontati con un vero esame di coscienza, l'Avanti.I non suonerebbe oggi le campane a festa nella speranza che il nemico sia debellato per sempre. Sperariza. Non certezza. Perché la storia del fascismo italiano non comincia e non finisc e al congresso di Bologna; ~1:ussOLINI
Da li Pope/o d'Italia, N. 199, 20 agosto 1921, VIII.
Verso Il Futuro
Allo scoppio improvviso di gioia che ha salutato l'eventuale e sperato sfasciamento del fascismo italiano, sta subentrando un silenzio grave e carico di delusioni. C'è· della gente che comincia a temere o a sospettare di aver corso o precorso troppo nei suoi desideri, chè chiamerò necrologici Il fascismo non si è ancora disperso. C'è una divis ione profonda d'ordine passiona le-politico, che potrà arrivare· - anche .alle conseguenze estreme. Ma le masse che il fascismo hi raccolto e inquadrato non si «volatilizzeranno»; esse potranno aggrupparsi sotto altro nome o bandiera o uomo, ma Oon diventeranno più preda delle ideologie sovversive, perché la giovinezza rifugge da tutto ciò -che è cc1daverico e i1 socialismo è un cadavere, io tutte Je sue specie e sottospecie di sinistra e di destra, che non è ancora d ecomposto. Può darsi che il fascismo libe[i il suo organismo dalle scorie malsane e conservi la sua unità di massa e di battaglia. Comunque è questa l'ora nella quale tutti coloro che hanno dato anima e sangue al movimento de~ vano asswnere precise responsabilità di fronte al futu ro.
1n altra parte del g iornale, uno scrittore fas(ista, non deg li ultimi venuti, affronta un péoblema fon~amentale, che si compendia in questa domanda: il fascismo d eve diventare un partito? Dopo lung hc riflessioni e un attento esame della situazione politica italiana, io sono giunto a rispandere in modo affermativo. Mi si consenta di dire perché. I . Fasci sono g ià un partito, anche se ripudiano cjuesto .nome tradizionale. L'o rganizzazione d ei fasci, che si è in questi ultimi tempi perfezionata assai dal punto d i vist.1 politico colla creazione: delle federazion i ,provinciali e regionali, è g ià un parti_to.· Respingere a priori questo nome significherebbe inchiodarsi in una pregiudiziale, il che è em inentemente contrario allo spirito animatore del fascismo. D'altra parte uno dei peculiari e originari caratteri del fascismo è scomparso totalmente.
In prìncipio si trattava veramente di un fascio; cioè di una specie di convegno spirituale o di palestra politica, per uomini venuti d a d iverse scuoJe e da diversi partiti. Oggi non più. Salvo alcuni nuclei di liberali ò di nazionalisti, gli uomini provenienti dagli alt ri p,irt iti ci sono, quasi automaticamente, ricascati; e oggi l'e norme maggioranza dei Fasci è composta da fascisti , puramente e semplicemente fascisti. t da questo o ramai concluso processo di selezione che balza il « partito ». Gli ultimi avvenimenti hanno riveJato le deficenze della nostra organizzazione cosl come è venuta ca.oticamente e impet~osamente a ·formarsi. Un dilemma è stato imposto dalle origini e dal corso della crisi fascista.= o si costituisce un partito o si fa un esercito. Solo in questo secondo caso si può riconoscere un capo o un duce. Ma chi è l'uomo che possa oggi assumersi la personale responsabilità di guidare e sorreggere un movimento così complesso, ricco _ e difficile, qual è il movimento fascista? Un. esercito? Basta gettare sulla carta questo inte~rogativo perché un tumulto -di problemi si affacci alla coscienza. A mio av:viso, il problema va risolto in questi termini: bisogna costituire un partito cosl solidamente inquadrato e disciplinato, che possa, quando sia necessario, tramutarsi in un esercito capace di agire sul terreno della violenza, sia per attaccare, sia per d ifendersi. Bisogna dare un'anima al partito, cioè un· programma. I postulati teorie~ e pratici' devono essere riveduti ed ampliati; taluni di ess i aboliti. le settimane che ci separano dall'adunanza nazionale di Roma dovrebbero essere e sa ranno ded ica te alla elaborazione delle tavole programmatiche del Partito Fascista Jtaliano. Ma l'anima non basta: il partito dovrà organizzarsi in modo tale da permettergli di trasmutare immediatamente i suoi iscritti in tanti soldati, pronti a lottare sul terreno delJa violenza contro le organizzazioni anti naz ionali che esaltano e preparano l'avvento di un regime di violenza e di dittatura. Non occorrono lunghe dissertazioni per convincersi che l'attuale organizzazione dei Fasci ha tutti i difetti dei partiti senza averne i vantaggi. P~rsistendovi, si finirebbe nell'immobilità antifascista di un apriorismo. Dal momento che il fascismo è già un fatto, è' inutile e quasi puerile di non volerlo riconoscere. nella esteriorità del titolo. I! notne del partito può essere dibattuto, quantunque una parola non debba mancare che ricordi chiara· mente le origini; ma sulla questione di massima dissensi profondi non . ci. devono essere. Questo :i.rgomento dovrà essere posto all'ordine del giorno del congresso di Roma. ·
MUSSOLINI
Da 1/ Popolo d'ltali.z, N. 201, 23 agosto 1921, VII(.