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« SEMINATORI DI VILTA »
11 Corriere della Sera è inquietissimo, per via .delJ'accoglienza poco amichevole che è stata fatta alla missione militare· francese in talune città d'Italia.
Per quanto non esplicitamente dichiarato, il discorso si rivolge a noi, che 1ivendichiamo senza inutili preamboli la nostra quota parte di responsabilità morale in quanto è accaduto. Se i seminatori di vento sono colo.ro che vorrebbero dare un po' di spina dorsale al la nostra polit'ica estera, noi ci vantiamo di essere fra i più tenad semi natori di vento. Ciò premesSo, vediamo se le poco magnanirrie collere del· Corriere abbiano Un qualsiasi fondamento. lo neghiamo. Se Ja missio ne militare francese fosse Yenuta in Italia col solo scopo dì onorare i morti del Tomba, e da Modane avesse filato direttamente a· Vicenza, nessuno avrebbe nemmeno lontànamente pensato ad inscenare dimostrazioni ostili. le dimostrazioni sono sorte spontaneamente, irrefrenabilmentè, e sono state « contenute » a Milano, almeno, dai nostri · energici richiami alla misura, qua~do si è rilevato il carattere politico-militare di ap oteosi francese che le nostre autorità davano al viaggio. Si può sapere dall'on. ..Gasp:uotto - voglioso di una sua milanese exi bition ministeriale, ·con una t uba folgorante e una imf'eccabile redi'1go1e - si può _sapere da S. E. l'on. Gasparotto perché i francesi sono sbarcati a Milano. e proprio nella giornata del 20 s'ettembre? Che bisog no c'era, in ultimo, di portare la missio~e a Venezia? Se non s i -fosse mostrato dalle_ nostre superiori autorità tutto un « ambiente» politico, la mÌs· sione militare fran cese avrebbe potuto attraversare . le nostre città fra il saluto deferente e cordiale delle popolazioni. Ma gli onori m ilitari, ma i bancftetti, ma i ricevimenti, ma la partecipazione di un principe della casa reale alla _èerimonia milanese, davano a tutto l'insiem e un carattere «polit ico» ·quasi di riaffermata fraternità italo- francese.
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Il popolo italiano - poiché le manifestazioni sono state di popolo, quasi a documentare ancora una volta. l'incomprensione che sepa ra i governanti dal popolo - quando ha veduto che dall'ospita lità si pas-· sava alla politica, ha voluto dire la sua pat'ola, ha voluto far sent ire i suoi fis chi, ed era nel suo pieno diritto di farlo. C'è appena bisogno di dire che j lischi non and avano ai presenti, ma agli assenti, ma aì politici; non· andav;no alla Francia che ci ama e Che amiamo, ma ali~ Francia che ci detesta, ci angustia, ci t ratta dall'alto in basso con un'altezzosità ridicola, che ci offende e ·alimenta rancori e rivolte. le relazioni di cordialità che noi vogliamo stabilire con tutti i po· poli, · e in particolare modo con quello francese, no.n possono scaturire d a una reciproca pcrsistehte mistificazione.
Era necessario «segnare» iJ dissidio, far vedere che accanto al· 1'Itali3: ufficiale, vincolata dai protocolli, c'era un'altra Jtalia, meno cor; retta, ma più sana, pìù forte, più italiana. Colle sue dimostrazioni, il popolo di Milano e di Venezia ha voluto dare espressioni al discorso contro la politica ostentatamente antitaliana seguita dalla Francia dall'armistizio in poi; ha voluto mostrare che il dirhé di un'Jtalia dirnenticona è da relegare nei musei dei luoghi comuni; ha voluto rivendicare una sua autonomia. in materia di politirn estera nei confronti anche della Francia.
Sotto questi aspetti, il valore, « come sintomo » delle dimostrazioni milanesi e veneziane, è ènorme; e :i. Parigi faranno opera saggia se ne terranno il debito conto.
La Tribuna, organo rispettabile - stavo per scrivere venerabilelontano dalla nostra mentalità di sem inatori di vento, ha già" risposto in anticipo al Corriere della S era; e i rilievi del giornale colpiscono in pieno l'articolista milanese. Al , qua le domandiamo: Voi che cosa seminate? Voi che cosa avete seminato? Dall'armistizio in poi, il Governo fa quello che voi desiderate. Segue la vostra politica. Per fare un piacere a voi, a Steed, a Trumbié, il Governo italiano ha lacerato il patto di Londra. Ha inaugurato e condotto a termine, ormai; la più criminale e rinunciataria polit ica. Fuori i risultati della vostra seminagione! Vediamo qual messe è sbocciat:l sui campi del vostro wilso• nismo. Abbiamo rinunciato .a tutta Ja D a lmazia, ina non abbiamo guadagnato l'amicizia jugoslava. E di ieri un articolo antitaliano, insolentissimo, pubblicato in un giornale di Belgrado da un ministro in carica. Abbiamo rinunciato all'Albania, ed ecco avventarsi su quelle terre, dal nord e dal sud, serbi e greci, mentre 1'1nghilterra, dopo aver <<comprato» quanto di comprabile c'era, ci pianta Ja più miserabilè delle g rane per Saseno. B ridicolo affermare che noi vorremmo far guerra a .mezzo mondo,. Queste sonO ormai polemiche che bisogna lasciare all'ignobile cadaverico P111; ma non è ·ridicolo affermate - perché è vero - che voi vi siete inch inati, strofinati, ingi nocchiati dinanzi a mezzo mondo, raccogliendo sberleffi da ogni parte, Vostra è la pol it ica « ~ocietaria », ma dopo l a disgraziata sorte toccata a Ginevra .al rapporto Gioi, la nostra posizione di apostoli italiani del societarismo è impossibile fino all'assurdo,
Sotto la maschera ·d ei più nobili ideali; dietro la dècorazione degli « imm~rtal~ » principi; ricoperta dalla più candidà lana d'agnello, eèco spuntare la g rinta feroce di tutti g li egoismi dei .popoli arrivati , che ricacciano dai campi proibiti d elle materie prime i popoli proletari: Oh giustizia ! Oh umaf!ità! Oh frateIIanza! ai com izi:, nelle assemblee, nei discorsi di Ginevra; ma quando ·si tratta di petrolio, d i carbone,· di ferro e dei territorì che tali materie prime indispensabili contengono, la g iustizia, l'umanità, la frateilanza vanno mela nconicamente a finire tra la spazzatura, come j trofei di carta dell'ultima notte d i carnevale.,,,
E allora lasciateci seminare il nostro vento, che è l'unico . mezzo p~r sp~zzare via la ·vostra viltà,
MU SSOLINI
Da li Popolc d'.Italia, N. 231, 27 settembre 1921, VIII.