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DAL DISCORSO ALLA CAMERA AL CONGRESSO DEI FASCI
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Ora è gran pianto, fra certe frazioni d ella borghesia parassitaria e politicante, q uella che ha per organi a Roma l'Epoc,1 e il Paese e quella che a MiJano parla per bocca del Secolo e quella che a Torino pu~lica la Stampa.
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Ci sono per·terra i melanconici 1imasugli di un sogno infranto: il sogno deUa coJlaboraZione. Di questa non si paclcrà più, almeno sino al prossimo concilio.
Il piano nittoide è quindi tramontato. Con questa pedata nello stomaco, la borghesia parassitaria e politicante - che ci fa tanto schifo!dovrà cambiare canzone.
Si comprendono appieno gli sdegni furibondi di Mario Missiroli, il quale è venuto - forse per breve tempo! - a Milano, allo scopo di varare J'invenzione dei suoi « medi ceti» e non s'è ancora accortoil poYerino! - che le forze più vive, pii) battagliere, più idealistiche ·dei ceti medi, sono già raccolte e solidamente inquadrate n~l fascismo. Jl Missiroli è un deluso. Pare che sia il suo particolare destino! Il Pus ,respinge Ja collaborazione ! E ha l'aria, il Missiroli, di far credere che questo rifiuto avrà conseguenze cat astrofiche sull'avvenire dèlla naziOne.
Bàgok Il P111 è un fantoccio smontato che non fa più « senso » ·a nessuno. Non ha più una dottrina, ha forze ridotte e gli uomini sono sempre quern !
l'Italia- si trarrà d'impaccio, anche ç soprattutto senza il ~oncotso del P11s~ anche e soprattutto senza l'aiuto di quella -ignobile borghesia sempre pronta a trescare cogli elementi dell'antinazione, Il Pm poteva compierei o almeno tentare, qualche cosa di « storico » nel bienniò 1919-'20: non ha potuto, o non ha voluto, o non .ha osato. Adesso è finita. ·· l'unità del Pru è l'unità della «panta» del fascis.mo.
Adesso, anche volendo, non potrebbe più. _ Le forze del fascismo sono tali" che, scagliate su tutta l a linea, potrebbero annie ntare cOmpletamente i( . Pfls,. il quale non può che ricòmincia re faticosamente il suo cammino.
Ma ai fini del fascismo- quest'unità è assai più utile che la scissione! Il trionfo dell'intransigenza pussista non sposta la situazione parlamentare e di Governo. ·
Dalle eventuali coalizioni di domani, restera nno esclusi, come ieti, i soéialisti; i Governi non potranno contare che sugli ipocriti squagliamenti dei socialisti, ma .non mai sul loro favorevole voto.· Ne risulta una valorizzazione numerica e morale della « destra nazionalè )>. N e deriva che la « destra nazioriale >> può e~sere arbitra della vita e de1la morte dei Governi e che i Governi non potranno governare contro la « destra nazionale », la. cui maggìoranza· è composta di fascisti. Ne consegue che, data la persistente negatività dei socialisti, la « d estra naZionale » .h a buon gioco per influire sempre più profondamente sulla politica estera ed interna della naziorie.
Ci dichia riamo, quindi, in modo particOlare, soddisfatti per il trionfo riportato dallo scolopico Baratonò. Già in precedenza dicemmo per quali motivi.
La .realtà h a confortato le nostre speranze. Il fascismo ha ora dinnanzi a sé un gioco di vaste possibilità; può fare grandi cosecose, non « gesti » , fatti, non « parole » - purché sappia cogliere in sintesi le necessità dell'ora· e raccogliere, per inquadrarl i sempre più solid amente, gli elementi migliçiri della nazione.
Mussolini
Da Il Popo{o d'!lillitr, N, 248, 16 ottobre 1921, VIII.
Popolarismo
Si apre oggi a Venezia il terzo congresso nazionale del Partito Popolate Italiano. :E: il secondo Partito di masse dopo quello socialista. I partiti di masse in Italia sono tre: il socialista, coi suoi ottanta.centomila tesserati, ai quali però bisogna aggiungere - non sappiamo per quanto tèmpo ancora ___:_ gli aderenti alla CÒnfederazione Generale del Lavoro. :E. t riste che la massima organizzazione delle classi lavoratdci italiane abbia ribadito il patto di alleanza o piuttosto di servitù col PJJJ. Il che nuocerà al proletariato e alla nazione.
Partito di masse può chiamarsi .il fascismo, non solo per il n umero · imponente dei suoi iscritti, che supera di gràn lung a quello di tutti gli altri p artiti politici italiani messi insie_me, 'ma anche perché attorno al fascismo stanno costellandosi varie e numerose Organizzazioni sindacali e cooperative.
Anche il Partito Popolare Italiano è un Partito di masse. Si tratta di un Partito che è stato assistito fino ad oggi dalla più singolare fortuna, . B appena· nato ed è già grande. Questo di Venezia è infatti il terzo congresso ·nazionale dalla sua fondazion e. ti un 'Partito del dopoguerra. D ~po due o poco più anni di vita; il Partito Popolare ha una parte importante, se non dominante, nel governo della nazione e non nasconde le sue aspirazioni di più vasto dominio politico e spirituale.
Il Partito Popolare è stato voluto e organizzato da un uomo, da un prete siciliano Questa specie di sigìllo o riginari() non deve ingannare
Il Vaticano, cioè il Governo spirituale e politico del mondo cattolico; è in un certo senso al di sopra e al di fuori di quel Partiio polit ico jtaliano che h a per segretàrio don Sturzo, B apparsa, in parecchie occasioni, evidente· Ja cura d_el Vaticano· di distinguersi dagli orientamenti e dall'attività .p r'at'ica del Partito Popolare. I due .organismi sòno incon· fondibili. Il Vatica no è intransigente nella questione roma na; ma questo non impedisce a don ~turzo di mandare tre Jl}irÌistri a governare nel regno d i colui che detiene, d ell '« usurpatore», Talune mani festazioni piazzaiole del Partito Popolare hanno urtato eminenti personalità del mondo cattolico. I casi di· Genova informino. Nel complesso, i ràpporti fra Parti to Popolare e Santa Sede non sono e non possono essere definiti e sono assai delicati e complessi. Chi può affermare che, i n · conclusione, l'opera del Partito Popolare sia g iovevole al c:1.ttolicismo? O non provocherà, col deviare le masse _verso il raggiungimento ·di obicttiv·i profani, un i ndebolimento del ·loro spirito in grembo al materialismo socialistoide?
Interrogat iv i legittimi. Chi può e~d~dere u n conflitto frà il popÒla re che come partitante _obbedisce a don Sturzo e il popolare che come càttolico non può riconòscerc altra autorità all'infuori di quella che emana dal Vkario di Dio? Conflitti di tal genere - limitat~ e - p arziali - si sono già verificati. Si sono già avute clamorose ribellioni in cui il «popolare » bandiva il «catto lico»; in cui l'elemento profano sopraffaceva il religioso; in cui l'organizzatore sindacale r ifiutava obbedienza al Pastore della Diocesi . Il punto debo le del Partito Popolare è appunto in q uesta sua speciale situ~zionc di fro nte al Vaticano".
I rappo rti fra popolarismo e fascismo non possono essere basa,ti su p regiud iz iali anticlericali, o, peggio, anticatto liche, che non sono nella nostra mentalità. Anche il Partito Popolare n asconde, sotto l'apparente formale uni tà, anime e facce dive rse. C'è una destra colia quale il fa. scisma può vivere in ·rapporti di buon vicinato. B la d estra dove si trova no interventisti, buoni patrioli e gente che in ffiateria di politica estera, specialmente adriat ica, si è schierata :il nostro fianco. C'è una sinistra, con Miglioli e sod , che corre al << più rosso » in concorrenza col PuI; che promette non uno, ma due paradisi; una sinistra che è stata neut ral ista prima della guerra, d isfattista durante la guerra, semibolscevica dopo. Una sinistra che se ne infischia di Fiume e d ell'Adriatico e, in g enerale, della_ politica estera della nazione, per seguire i fantasmi di un altro internaziona lismo. Quest'ala «sinistra» del Pipi ha tenuto naturalmente un contegno d i ostilità verso il fascismo, pur copiandolo nei suo i me· todi; ragione per cui i fascisti non possono che combatterlo a viso aperto. * * *
Non c'è, attorno al congresso ·d el Partito Popolare, q uel fervo re di aspettat iva che precedé e accompagnò i lavori del recente congresso del Pu1. A Venezia non ci sara nno sorprese. L'unità del Partito Popolare sarà' conservata, Il collaborazionismo approvato. A destra, poiché d alla sinistra socialista si risponde picche. L"intrans igenza socialista indebo· lisce in seno al Partito Popolare la posizione dei . collaborazionisti col P,u. Il Partito Popolare andrà quindi p iuttosto verso destra, visto che a sinistra le p orte sono chiuse. Se anche la deÌnagogia ·socialistoide del Partito Popolare è in ribasso, lo si deve - è sta~o riconosciuto da aJtrial fascismo.
Mussolini
D a Il Popolo d'Italia, N. 251, 20 ottobre 1921, VIJI.
CONCORDI, MA SINCERI !
Nell'imìninenza del congresso ·fascista, si levano sempre più alte le voci che auspicano l'unità e la concordia fra tutti i' capi e i gregari del fascismo italiano. Questo proposito di unità e di concordia non ci fa.scia indifferenti, almeno dal punto di vista sentimenta le; ma la politica, se può comprendere fra gli ele"menti del suo giuoco difficile, delicato e r_ischioso, anche l'elemento sentimentale, non j>uò esserne totalm~nte dominata, pena l'insuccesso o fa sterilità.
·Unità e concordia fin ché sia possibile, finché sia dece n~e, finché sia utile; ma se l'unità e la concordia d evono g iovare a coprire l'equivoco o la s lealtà, meglio è d efinire ed esasperare il dissenso e provocare situazioni precise, che diano ad ognuno _una· non meno precisa responsabilità. Noi non siamo pussisti e abbiamo in sommo dispregio le male arti e i compromessi meschini, coi quali è stata salvata l'unità meramente· formale del loro Partito. Né ci chiamiam'o «popolari», che si appaJesano anch·essi dominati dal precoricetto o pregiudizio. d ell'unità à. qualunque costo. Siamo fascisti e ci piace il sistema della lotta a viso aperto, del chiarimento sincero, attraverSo i quali solo è possibile raggiungere unità e concordia nei mezzi e nei fini.
Il congresso fascista non può ri solversi in una sj,ecie di Arcadia di pastori modulanti sulle pive o zampogne i' motivi patetici della concordia. Questo sarebbe dimostrare che si è fradici di « partitÌSl:JlO ». Mentre invece si agirà fascisticarilente, se si avrà il coraggio di d enunciare i motivi della discordia, per vedere come e qualmente si può sanarli. Per evitare dissensi e discussioni, che cosa ci si propone? Di non parlare del «trattato.di pacificazione». ·oi metterci sopra un bel pietrone e di non parlarne piÙ. Considerarlo come Ùn episodio «retrospettivo». Ignorarlo, in.fine. Tutto ciò è impossibile e assurdo. Per molti svariati e fondati motivi. Il trattato di Roma non può essere valutato alla stregua di un episodietto ins ign ificante della nostra storia, Fu deciso a enorme maggioranza da un Consiglio nazionale. Appeita comunicato, si ebbero clamorosi gesti di rivolta, in tre congressi che non furono regionali, ma interregionali, con scambio dei tenori di cartello. Io avrei potuto benissimo convocare a Mjlano un'adunata dei Fasci favorevoli al trattatoanche per la ragione che·i dissidenti"Pon ~i ~~apo de~nati d'invitar~ ai loro congressi - ma non l'ho fatto per non aggravare con ulteriori manifestazioni il dissenso. Ed ora si dovrebbe tenere un congresso p er ignorare e non parlare di un fatto eh~ ha Suscitato cosl vaste ripercussioni nella compagine fascista e in quella nazionale? Vogliamo prOprio trastullarci a vicenda? Che il dibattito su questo argOmento debba essere « contenuto », passi; ·ma che d ebba essere evitato, no. Coloro che v~llcro, sottoscrissero e difesero il patto, commisero un errore? Lo si dica. Lo si dimostri. Fu una colpa, cioè un tradimento, cioè una manovra di « sconci politicanti ')>, per impiegare la gentile, fraterna espressione di ·un deputato fascista? E allora i venti tre membri del Consiglio nazionale devono essere condannati e banditi. Ma se errore non vi fu, se colpa nemineno, dev'essere detto ch iaramente e ·non fare i Loyola conservando i rancori, nell'illusione di sopirli od annullarli.
Che non si parli delle famose polemiche sulla tendenzialità repubblicana, possiamo accettare1 sebbene à malincuore; ma l'altro episodio . della nostra storia è troppo vivo, recente, bruciante, attuale, perché si passi sopra la spugna misericordiosa della concordia. Solo dopo la discussione si potrà e·saurire o,. se si vuole, «archiviare. » Ja ·questione, dènunciando magari il trnttato; non prima, se non si vuole dare all'Italia uno spettacolo degradante d'insincerità. Questo peccato è mortale e non dovrebbe mai essere compiuto ·dai fascisti . Troppe volte è accaduto in questi ult imi tempi che taluni elementi fascisti giocassero a partita doppia. Tipico il caso del fascismo reggiano. E quello del fascismo carrarese e altri. Attestazioni telegrafiche di . solida rietà vibrante e, sotto sotto, denigra~ioni e peggio. Finiamola con queste mistiP,cazioni. Guardiamoci negli occhi. Facciamo il nostro esame di coscienza e, solo dopo aver compiuto queste preliminari, necessar ie operazioni, ci string eremo le mani. O, altrimenti, accadrà ·che il m.i.lsano teatro della politica italiana potrà aggiungere nel suo rep ertorio un'altra commedia: la nostra. Ma faremo il possibile per impedirlo. Il fasci smo ·non è un idillio : è una battaglia. ·
MUSSOLINI
Da Il Popolo d'/Jalia, N , 2::i3, _ 22 ottobre .19211 VJII.