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(Al FASCISTI MILANESI]*
MuJJolini dice che questa o rganizzazione militarmente disciplinat à dei fascisti deve servire di ammonimento agli 'increduli ed agli avversari del fascismo, ai tiranni di fuori ed ai vigliacchi di dentro ( I fascisti acclamano).
Al11s10lini lancia il grido: .
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A chi l'Halia di domani ? (« A noi!», riJponde un urlo d alla strada) .
A chi il governo d'Italia? («A noi!»).
V iva dunque il fascis~o, conclude Mussolini .
* Riassunto delle parole pronunciate a Milano, dal balcone d~II~ sede d el Fa.scio d{ Combattimento, sita in via Monti!' di Pietà 24, il pomeriggio del 4 novembre 1921, davanti a.d un corteo di fascisti reduce dalla cerimonia commemorativa del teno anniversario dell a vi ttoria. (Da Il Popolo d'l 1alia, N. 265, 5 novembre 192 1, V III).
Popolo
Chi h a vissµto queste giornate, chi h a assistito allo spettacolo di moltitudini enormi che si raccoglievano -dalle grandi città ai dispersi villaggi - attorno ad un simbolo, non può non es sersi intimamente convinto che l'atmosfera de!Ia nazione italiana è radicalmente cambiata .
La folla che ieri a Milano ha ved uto sfi lare le potenti compagnie dei fascist i -:-- meravig liosa gioventù ! - riconosceva, per visibili segni, che al fascismo spetta in gran parte il merito d i questa superba rinasc ita della coscienza nazionale. ·
A tre anni di distanza, il popolo italiano h a celebrato la vittoria. Le manifestazioni di questi giorni hanno documentato l'isolamento morale e materiale d elle forze antinazionali. Sono isolate e non hanno quel vasto seguito di cui i trej)idi borghesi h anno semp~e favoleggiato. la latitanza d ei socialisti e dei comunisti ha dato maggiore rilievo alla celebrazione. Invano costoro, specialmente i cosiddetti comunisti, ciarlatani criminali, che dopo l'esperimento russo hanno la faccia tosta di parlare anco ra di comunismo in Italia; i nvano questi mestieranti hanno. lanciato appelli al proletariato. Le forze dell'antinazione sono state Ietteialmente somme rse da tutto un popolo che h a celebrato il rito . de lla patria vittoriosa. · le cerimonie d i questi gio rni rappresentano u n .momento impor· tantissimò nella storia- d ella naziòne. Sono l'ind ice di una psicologia cambiati. Hanno rivelata l'anima vera, profonda ·e pura del popolo . italiano. 11 _ Governo sa ora che, volendo, può schiantare le forze dell' antinaz ione. Se non lo fa, ci penseremo . noi che accettiamo il liberalismo n ell'economia ma lo r espingiamo nella politica. L'esercito fas cista - e· che si tratti di un esercito possono testimoniarlo i m ila-nesi tutti - è ancora pronto a sferrare l'attacco su ,tutta la linea.
· Signori ~el Governo: voi sapet_e ora che il popolo italiano no n è rappresentato da quel mucchio d'imbroglioni che costituiscono Jo stato maggiore del sovversivismo. 1:: ~empo ·di agire. La nazione vuol vivere. Voi avete portato uno d ei seicentomila inorti d ella guerra nel cuore di Roma, sull'Altare d ella p atria, e avete fatto ~nissimo Vi appro· vianio altamente. Ma quel morto vi ammonisce che i piccoli tempi sono passati e che a grandi cose bisogna apparecchiare gli animi, con tenacia, con p robità, con spirito di sacrificio. Il Morto ignoto vi d ice, o signori del Governo, che la vittoria e la passione della g uerra italiana non devono essere più, mai più vilipese ·o contaminate. Dalle èelebraiioni di q uesti giorni, deve cominciare il Cluo".o pèriodo della vostra storia; o altrimenti, se 1a vita ·nazionale,. fa vita di tutti,· dal più alto al più umile, dovesse continuare in un ritmo di ~eschinità, meglio sarèbbe- non turbare jl sonno· senza risveglio dei morti che presidiano p ei secoli i confini della patria. ·
Mussolini
Da Ii Popolo d'llalia, N. 265, 5 novembre 1921, Vlll.
A Roma
11 teczci congressO nazionale fascista comincerà domani i suoi lavori a ROma. Diciamo intenzionalmente « lavori», perché vorremmo che fosse abolita ogni decorazione parola ia e si limitasse _ il numero dei discorsi à quelli essenziali. Poiché i delegati saranno alcune migliaia e poiché dal punto di vista del «principio» ognuno ha diritto di parlare, se ne deduce immed iatame nte la. necessità che i fiumi dell'eloquenza siano contenuti da potenti dighe; onde non accada che anche il congresso fascista si risolva in un mare di chiacchiere più o meno. inutili. Chi ha qualche cosa .da dire, lo faccia in stile laconico, non dico telegrafico, perché si sa che, quando un uomo comincia con un'immagine postelegrafonica, finisce certamente coll'asfissiare il pubblico, Chi non ha niente d'interessante da dire, farà benissimo a stare ad ascoltare. Sarebbe assai opportuno ·che - eccezion fatta pér le questioni d'in.dole fondamentale - il congresso si fraziOna sse in « sezioni di competenza )>, le cui conclusioni sarebbero poi portate e approvate in seduta plenaria. Cosl si pratica nei congressi dei partiti che non perdono tutto il tempo a dar fondo all'universo.
Ma . perch.é si tiene un congresso fascista? Questo è un atto squisitamente di partito. Se il fascismo è soltanto un esercito, un congresso è assurdo, p erché gli eserciti non fanno congress i : . obbediscono. Tutto ciò sia ·d etto passando. Noi; per quello che personalmente ci riguarda, andiamo a Roma st raordinariamente tranquiUi e colla· f erma, irr.emovibile, granitica convinzione che quella battuta da noi è la sola strada che può salvare la nazione e il fascismo. Ascolt eremo impassibilmente, com'è nella nostra abitudine di veterani oramai di cento battaglie politiche - e non soltanto politiche - le critiche della cosiddetta opposizione. Le accetteremo Jà dove, per avventura, fossero giuste; caso contrario le respingeremo e non accetteremo nemmeho dolci richiami unitari o altre forme di suggestione. La nostra coscienza è la nostra guida e il nostro giudice. Il . nostro imperativo categorico è in noi.. Del resto molte opposizioni, più che · altro d'ordine sent imentale, sono ·andate gra~ualmente attenuandòsi e potranno anche, se le cose procederanno con criteri di assoluta lealtà, scomparire del tutto. Infine, e mi sia concessa la prima persona, io non ho bisogno di difendere me stesso.
Sono, al riguardo, di una stra~o ttenza ch e esaspera molti signori. E nemmeno difendo la mia ·posizione personale nel fascismo, perché non ho bisogno. AOzi: d al momento ch e si .vuole << spersonalizz.are >> completa mente il fascismo, nella fiducia . di fame una cosa più grande, io accetto con pieno favore l'esperimento. Le ~espon5abil ità, nelle ore critiche, pesano~ e· _val meglio forse -ripartirle su più vasto numero di spalle. '
Quello che intendo difendere a Roma è lo spirito del fascismo, che sorse come guardia della nazione e non come guardia d'interessi particolari, e che dopo aver d emolito, deve accingersi a p azientemente ricostruire, senza isterism i, con tenacia romana. Sono certo che l'enorme maggioranza dei fascisti vuole c~mminare su questa st rada. Ma ·se così non fosse, me n e dorrebbe per il paese e per il fa scismo; non per me, che ricomincerei a <e far parte per me stesso».
Intanto ai deleiati fascisti di t utta Ita lia ch e si radunano a Roma, giunga jJ saluto di questo g iotriale, .che, senza timbri di ufficialità, è stato sino ad oggi la voce ascoltata e: temuta del fascismo italiano. MUSSOl;INI
Da Il Popolo d' Italia, N 266, 6 novembre _1921, VIII.