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IL « FANTE IGNOTO» E (ADORNA

ADAGIO, SIGNORI !

(Per telefono al« Popolo d'Italia»)

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ROMA, 7, .notle

Avremmo dunque · dopo l'apoteosi d el fante ·1a g1ori6.cazione di Luigi (adorna? Si dovrebbe rispondere in senso affermativo, tenuto conto d i quanto si. legge in questi giorni nella stampa italiana.

Tutte le batterie dei fogli democratici e liberali sono in linea. Ha cominci~to un flebile « 75 » genovese sulle colonne del Corriere Mer· canti/e; il tiro poi è stato rinforzato dal cannone democratico « 149 » del « Select hOtel » o Meuaggero; ora siamo già al « 305 » di via Solferino.

Ci sembra quindi giunto il momento, dato che noi non abbiamo feticismi e che possiamo permetterci il lusso della più spregiudi.cata libertà di g iudizio, anche perché s iamo stati èadornisti fino al 1917, di dire il nostro parere e di iniziare, mantenCndoci semprè nella similitudine artiglieristica, il tiro di controbatteria.

Cominciamo con l'affermare che bene ha fatto il minìstro della guerra on. Gasparotto a resistere, come ha res istito finora, alle suggestioni ed ·agli incitamenti di tutta la · stampa che chi ameremo· « ca· damista».

Parlando di Cadorna, noi non intendiamo di fare il processo alla sua famos a teoria dell' << attacco frontale » perché ci professiamo candidamente incompetenti in materia strategica. Ma per quella esperienza che ci proviene dal ·fatto di avere mangiatò qualche mese di trincea tra quota 144 e. quota 16 del Ca rso, ci limiteremo a constatare che ben undid attacch~ frontali non avevano spostato il· nostro fronte che di appena otto o dieci chilometri in linea d ' aria e per questo risultato e su questo esiguo spazio da T o lmino al ·mare sono caduti duecento. mila uomini delle mìglio~i fante rie d ' Italia.

N on insist iamo su ciò perché l'a rgomento è troppo scottante e do-

Ioroso. . Ma tfattando il tema (adorna, due cose non bisogna dimenticare e non devono dimentica re gli italiaru : il trattamento ignobile fatto ai volontari e la pagim. di Caporetto.

Allo scoppiare delle ostilità, la nazi.one dava ben duecentomila volontari di tutte le cl.issi, dal professore di università come Venezian, all'umile bracciante dei circoli repubblicani di Romagna. Tornarono come volontari ·per la gueira italian~ da tutte le parti ·del mondo. Questì elementi1 che dovevano essere ,valorizzati, esaltati, furono invece o ignorati o, come si dice in termine militare, sfottuti nella maniera più in1egna sia dai soldati, ch e non potevano capire la bellezza d el gesto, sia da molti ufficiali di carriera neutralisti, i quali assegnavano ai volontari le corvées più rischiose e le ricognizioni più difficili, fino a condannarli quasi certamente a morire. 11 trattamento fatto a i volontari di guerra nei p~Ìmi mesi è stato semplicemente vergog noso. Molti volontari rimpiangevano a·tacrime di sang ue di non aver disertato. Solo nell'àgosto 19 16, quando il fior fiore dei volontari italiani era caduto ne!Je trincee, Luig i Cadorna si accorse di q uesto problema e con · una circolare, che . chi scrive ricorda esattamente, raccomandava ai CO· mandanti di reparto di usare deferenza e rispetto ai volontari. Ma ormai era troppo tardi.

Jnfinitamen te più grave è la pagina di .Caporetto.

Quel tristf' ottobre del 1917 la nazione corse un rischio mortale. Fu sull'orlo d ell'abisso nel quale poteva precipitare, perdendo, come aveva perduto due ricche provincie, fino 1a sua unità e la sua indipendenza politica.

A chi risale la responsabilità del rovescio? Assistiamo ai soliti palleggialnenti.

Il generale Capello accusa espl icitamente Badog lio; Badoglio si rivale su Capello; molte accus~ si fanno al generale Cavaciocchi , comandante di co rpo d'armata fra Tolmino e Caporctto. Ma in questi' frang enti la responsabilità suprema ricade s1:,1I capo supremo ; ed è g iusto, profondamente g iusto che cosl sia.

Tutti g li italiani ricordano che la rotta fu comunicata al mondo da un radiotelegramma che infornava parecchie pa rti dell'esercito italiano.

E purtroppo l'opin ione pubblica mondiale, che non ha mai amato l'Italia, preferisce - giud.icando l'esercito italiano -'- i nsistere su Caporetto e ignorare Vittorio Veneto, e soprattutto la resistenza d ~l g iugno sul Piave, che1 a nostro avviso, segnò le sorti della gue rra europea.

Ora d9mandiamo: se si sentì il biso.gno di tog liere il comando supremo a lu ig i Cadorna dopo Caporctto, ed in ciò si riconosceva in lui il maggiore responsabile del rovescio, come si potrebbe oggi, come

DAL DISCORSO 'ALLA CAMERA AL CONGRESSO DEI FASCI 215 si vorrebbe da ·taluni, elevarlo alla cari.ca delle cariché, come quella di generalissimo dell'esercito? tempo di reagire contro questa fa ci le abitud ine all'oblio, che caratterizza qualche ceto della popolazione italiana. La storia è storia. Esaltiamo le pagine glorio~e. ma non dimentichiamo quelle tristi, perché anche in e~se c'è un grave inseg namento eh~ le nuove generazioni devono : accogliere.

MUSSOLINI

Da Il Popolo d'llalia, N. 267, 8 novembre 1921, VIII (r).

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