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IL PiOGRAMMA FASCISTA*
Eleviamoci a più spirabili aure e parliamo del ·nost ro p rogramma, sul quale sOno d isposto a battermi senza quartiere, D evo anzitutto dichiam re che nel complesso sono ammirato pe r Io spettacolo d i discipli na e dig nità che il congresso ha dato fino ad ora. Per fissare l'attività p9l ìtica d el fas cismo è necessario esaminare pa rtiti e organizzaz io ni
* Disco1so p ronunciato a Roma, all'Aug,usteo, 1'8 noVerobre 192 1, ~urante J a Seduta pomeridiana della seconda giornata del teno cong[essO nazionale fascis ta.
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N ella sNuta pomeridiana del gi orno 7, si era verificato l'incid.ente M ussolini-Tullio Tamburini che riportiamo
"' Ora tocche rebbe la p arola a Tamburini di Fir enze, ma l'on. Musso lini si al:za e va risolutamente verso di lui e gli dice: "Che una ha Jen() coiztro di me al Fa.rrio di FirMze? Prima di parlare me ne d evs dttre conto , Ca.panni ne è /eJJimonio " , Il T amburini ha replicato quakh(' cosà, mentre attorno a lui si faceva un folto gruppo di congressisti, i quali hanno troncato l'incidente. Mussolini pr ima d ì ritorna re al suo tavolo esclama: " Ne riparleremo staJera" »
Nella seduta antimeridiana del giorno 8, Mussolini aveva parlato intomò al trattato di pacifiC"azione tra fascisti e socialisti, Ecco il riassunto del suo d iscorso ·
<i M ussolini, fatto segno ad una geneni.Ie, d elirante ovaziòne, che si r ipete e si rinnova continuamente per u na decina di minu ti, sale alla tribun a e, tf3' r .intensa attenzione di tutti i presenti , comincia col d ire che "il "pa11ato è sempre 11na grande Jwola di huegnamenti e di esperienze. I gnorar# il pM14/o 1ignifi· cherebbe ignorare in primo INogo l a noitrd Jtoda, che è poi la slo,.;a d el J,opolo, «" Se, quindi, è ridicola valere a.strdrJ"e dal pas.rato, è, a mio avviJo, altre/• tantQ ridicq/o, e quak he volta pericolmo, agganciani al pau ato e' non m11over.ri da posizioni Jtorfrhe r:he 1i<1no in qualche modo definite e liqnidaJe, Certamente iJ Jrallau,, lmche dal umpliN punto di vista cro1wi~gico, t1ppar1iene ,d pa.s.rdlo, La domanda che si pone innanzi aJ/e no.rtre coscienze ltdnquille ed irrequiete è que.rta: la dùc111sione .r11 quiutO trattalo può f ornire a noi degli tlemmti utili, può e;sere reddilizia ai fin i della noJtra azione futura? lo w mprend o i motivi .r,ntimentali che ponono deuare /'opinione di non diJcÙtere di .iò Ma °può anche apparire che noi ,; abbia paura di indagare queJ/.fJ pro_blema; rhe , ; abbia paura di rit01'1tar!' su qunto epiJodio cosl vivo d ella naJtra Jtoria; che t i abbia paura di ,nmHt i n pe-rirolo /'11n ità del fascismo italiano.
« "l,J 1111a riuttione tenuta d omenica ali' "h&tel des Princes ", vi fu ,ma diJcu.ssione mollo ordinata, laborirna e proficHa. I due fmnti di vista f urono pro· spettati al di fuori di ogni passionaliJà polemic-a, Furono e1aminaH 11trenamenle, economiche itàliane. Cominciamo dall'estrema . sinistra, dove troviamo gli · anarchici con a capo Malatesta, santo e profeta, che è un fenomeno di coerenza che si può ammirare. Occorre stabilire che al congresso anarchico di Ancona l'altro giorno è stato condannato il bolscevismo russo. Il comunismo athlale, giudicandolo da quello di Torino, è paragonabile alla corrente letteraria che aveva per esponente !a rivista Lacerba-. Noi, per la nazione, accettiamo la dittatura e lo stato d'asse- · dio; anche i comunisti chiedono la dittatura per uno scopo classista. Anche nel comunismo c'è un' ala destra cd un'ala· sinistra. Il Partito Socialista si basa sull'equivoco e ci nausea, sia·che si tratti di Turati, che fa il formicone in un partito in cui non crede più, sia che si t ratti di . Serrati. Se il Pus non avesse dietro di sé la Confederazione del Lavoro, avrebbe un'importanza limitata. I repubblicani, partito secolare
Si "disse: IIZ dii.unione del congreSJO sarà cqnfenuld Gli uni e gli a/Jri u po r- · rannq il loro Prmto di. villa. N qn si ve" ,ì ad " " fl.Ofo-, Ma i eri f11i r,qn porq sq, . presq quando vidi riportal o ;,, di.uuu ione queslo argo menlo s pi noso. Eb bene, o signori, ,e il ·rongreu o non intende addivenire dd un votq, io mm fnsiito a diS(Jltere que1to problema. Ma u il congreuo i ntende add i venire ad un volo, allo ra io dichiaro che impegnerò lo_tJa su /ulla la linea.
« "O si vq fa q non si 1101a, Ma se si 1101a, bitogna contttrà, biro gna rhe que11a grande aJiemblea del fasriim o dùtZ ;e rn/ou:, rhe nel luglio 1921 agi · rono i n q11el sento, furono prima di tuJJq in bu or,a fede, rommisero o no n rommisero 1111d cq/pa, 1111 errqre, Se quesl o il congresso non 1,110/e, a/lord si PMii avanri ne/l' ordine del · giorno, pe-rrhé l' urtq d ' id ee chi! 1i può evilare .ru qunto ·epi.rodio r1trospet1ivo,. rron .ri po1rà e no n si dovrà evilare quando si discuteranno i due problemi fo nd.:mmtali d ella no-Jtrtl e1iiunza, che 1ono il prqgramma ed il partilo. Mi pt1re, in queJIO modo, di avere rhpo1to ·al q:1e1ito di Grandi, lo sonq unitario, m a non faccio i l T u rali" , (Applausi. "Bravo!"). "Sono 11nitari9 fino a quando l'1111ilà è pouibil e. lo prego quindi il umgreuo di d ecid ere se v110/ e eJprim ere o no un vot o polilfro Jul lramtto di pacif frazione" ( Voci : "No ! N o!"), ·
.e " Quand o il cqngre.rJo avrà riJp oJ/o a quello que1ilo, sarà d el erminata anrhe l a mia linea di condotta " (L' ovnione che ba salutato Mussolini a l suo appasi re all a t ribuna, si rinnova - se cosl può d irsi - anche più forte. 6 entu· siastica, unanime) » che ha dato all'Italia Mazzini e Garib:tldi, che ha ~ato alla guerra il fiore d ei suoi martiri, sono anch'essi travagliati da una crisi. Il fascismo potrà integrare le teorie mazziniane, ma non potrà dimenticarle. Noi non abbiamo bisogno di andare a cercare i profeti in Russia . o in altri paesi, quando abbiamo dei profeti che hanno detto un verbo nazionale, che è ìl prodotto dello spirito e della civiltà italiana. N el mezzo troviamo un caos di partiti, democrazia liberale e democrazia sociale. Che cosa vogliono dire? E chi non è democratico al giorno d 'oggi? Chi pensa di strapp are al popolo tutto il mucchio· di concessì.of!i gra-· ziose - suffragio universale, rappresentanza proporzionale, ecc. - che ha avuto e di cui s' infischia? Sopra undici miJioni di _elettori, sei soli vanno a votare e spesso per ragioni alcooliche e pecuniarie. I p artiti democratici sono un 'accolta di capitani senza soldati, che soltanto nelle date fatid iche, in mesto e ben ordinato corteo, fanno della coreografia ufficiale.
Quindi, « ritorna alla ribalta l'on. Grandi. Egli dice sub~to che le pllCOle di Mussolini hanno chiarito in mçido preciso ed esaw·iente tutto quello che poteva essere fomite di passionalità e di suscettibilità. " Resta inteso che il trattato è archiviato e sepolto.... ".
« Mussolini: "~ upr:>lta /4 di.uusJion e, non il traJtato·, il quale ha gi.i daJo rffe1ti11.1menle Id p,uiffonione": (App rova zioni) l>.
Terminato il disco rso, « mentre ancora l'ovazione dura, J'on. Grandi scende d:a.11:a. tribuna e corre inc:ontro :a. Mussolini. I due uomini' si abbracciano. Anche J'avv Marsich di Venezia bacia ed abbiaccia Musso lini, mentre lo scroscio degli applausi si r innova imponente, grandioso, tra grida, tra evviva. Il canto di Giovinezza si eleva ·sonoro e superbo fra il rinnovarsi degli applausi ». (Da 1/ Popolo d' l 1.1lid, Nn. 267, 268, 269 (ultima edizione), 8, 9, 10 novembre 192 1, VIIJ).
Il Pa rtito Popolare, prima di fischiarlo, studiamolo. O~a questo è indubbiamente un partito potente, perché si appoggia a trentamila pa r· rocchie, ha un'organizzazione polit ica disciplinata che scimmiotta il fa. scisma. Potente per l e banche, i giornali e il prestigio che lo fa ri te· nere espress ione del mondo cattolico. Anch'esso· è travagliato da crisi interne. Esso raccoglie molti elementi della più fetida neutralità; esso ha molti eleffienti che hanno sabotata la guerra e .sul terreno agrario gareggia col bolscevismo vero e proprio. Abbiamo quindi due bolsce· vismi: quello rosso e quello migliolino. Contro questo pa rtito, noi. non possiamo non ingaggiare la lotta. Vi è l'a la destra di esso, che cerca riconciliarsi con la nazione", ma la riconciliazione co mincia là dove si riconosce prima di tutto Roma capitale d'Itaiia.
Il popolo italia no ha una grande storia . Basta . scendere a Ron:-ia per sentire che venti e .trenta seco li fa era il centro del mondo e ·g li italiani .riei secoli passati furono 'grandi nelle arti, nelle lettere e nei commerci. Dal lo ro popolo si espressero il genio d i D ante e di N apoleon e. L'Italia d'oggi ha vita da soli cinquant'anni. Soltanto attorno al '70 l'Italia ebbe gli uomini della .« destra», che compresero, pure errando spessò, il suo avve nire. Furono quelli uomini pieni di intel· letto e soprattutto di probità politica, che non avevano l'abitudine di Irustificare le masse. Il fascismo deve volere che dentro i confini non vi siano più veneti, romagnoli, toscani, siciliani e · sardi; ma italiani, solo italiani. E j,er questo . il fasc ismo sarà contro ogni' tentativo SC· paratistico, e quando le autonomie che oggi si reclamano ·dovess ero portarci al separatismo, noi dovremmo essere con tro. Noi siamo pe~ un decentramento amministrativo, non per la d ivisione dell' Italia .
Durante gli ultimi decenni di travaglio nazional e l'Ita lia ebbe un
DISCORSO ALLA CAMERA AL
DEI FASCI 219 uomo solo che ebbe.... Voi m 'intendete ! Parlo di Francesco Crispi. Egli solo seppe p roiettare l'Italia nel Mediterra neo con anima e pensiero impe rialistico. Ma quando parlo d i imperial.ismo non intendo riferirmi a ·quello prussiano; intendo un imperiàlismo economico di espansione commerciale Quei popo li che un giorno, privi di volontà, Si rinchiudono in casa, sono quelli c,he si avviano 'alla morte.
Io non voglio essere un Mosè sbarbato che vi dice: « Ecco le tavole della legge, giuratevi sopra! » . No. Intendo dire che il fascismo si preoccupi del problema della razza; i fascisti devono preoccupa rsi della salute deJla razza con la quale si fa la storia. Noi partiamo dal concetto di << nazione». che .è per noi un fatto, né cancellabile, né superabile. Siamo quindi in antitesi contro tutti gli internazionalismi .
Il sogno di una g rande uman~tà è fond ato sull'utopia e non sulla realtà. Niente ci autorizza aci affermare che il millenn io della fratellanza universale sia imminente.
Maig rado i sogni dell 0 intem az ionale, quando battono le grandi ore, quelli che non rinnegano Ja patria; muoiono per lei. Partendo dalla nazione, arriviamo all o Stato, che è il governo nella sua espressione tangibile. Ma Io Stato siamo noi: attraverso un processo vogliamo identificare la naz ione con lo Stato. La crisi di autorità degli Stati è universale ed è un prodotto del cataclisma guerresco. necessario però che lo Stato ritrovi la sua autorità, a ltrimenti si va al caos. Senza il fascismo, il Fante ignoto oggi non dormirebbe nel sarcofago dell'Altare della patria. Noi non ci vergognamo di essere stati ìnterven6sti, ma con ciò no n intendiamo accomunarci con certi esaltatori della guerra, che attorno ad essa fecero della cattiva letteràtura. Non esalt iamo la , guerra per la guerra, come nOn esaltiamo Ja pace per la pace. Noi esaltiàmo quella guerra che nel 1 90 fu voluta .dal popolo, da noi, contro tutti ! M ' intendete!
Il p()polo sentiva che quella guerra era il suo battesimo, che e ra la consacrazione della sua esistenza e se oggi l'Italia è a Wash ington a discutere con pach e al tre nazioni della pace d el mondo, lo deve agli interveqtiSti del 190 . Il popolo disse allora all 'Italia : «Solo osandÒ tu avrai diritto alla storia di domani!».
Il regime ! Si disse dopo le elezioni, a p roposito ~i lllla mia dichiararazione e di un avverbio che fece fortuna, che io mi ero rovinato fa carriera Mi ricordai in quei giorni che fra i partiti c' era anche queJJo Repubblicano e dissi' che ·il fasci s~o era tendenzialmente repubblicano. Così dicendo, non intendevo precipitare il paese in un moto rivoluzionario. Con quellà ·dichiarazione, io intendevo soltanto apdre un varco . verso il futuro. Chi può dire che le attuali istituzioni siano in grado di difendere sempre gl i interess i, soprattutto ideali, del pop9Io italiano? Nessuno. O ggi un ·movimento repubblicano sarebbe destinato a un insuc· cesso. Potrebbe riuscire in un primo momento, p er essere subissato da un moto successivo. Se una. repubblica può' essere in Italia, non potrebbe mai essere quella che Nitti, in combutta con altri, ha vagheggiato ! Né potrà esse~e la repubblica vagheggiata dal Partito Repubblicano Ufficiale. Sulla questione del i egime, il fascismo deve essere agnostico, ciò che significa vigilanza e controllo: Petché per il regime è l'abito che deve adattarsi alla nazione e non già la nazion~ che si deve adattare al regime.
In economia siamo dich iaratamente antisocialisti ,. Io non mi do lgo di essere stato socialista. Ho tagliato i ponti col passato. Non ho oostalgia, Non ·si tratta d i ent rare nel socialismo, ma di uscirne. In materia economica siamo liberali, perché riteniamo che l'economia. nazionale non possa essere affidata a enti collettivi e burocratici. Dopo l'esperimen to russo, ba.sta di tutto ciò. lo restituirei le ferrovie e i telegrafi alle aziende private; perché l'attuale congegno è mostruoso ·e vulnerabile in tutte le sue parti.
~o ·Stato etico non è lo Stato monopolistico, lo Stato burocratico, ma è quello che riduce le sue funzioni allo strettamente necessario. Siamo contro Io Stato economico. le dottrine socialiste sono crollate : i miti internazionali ~no caduti, la Jotta di das·sc è una favola perché l'umanità non si può dividere. Proletariato e borghesia non esistono nellastoria; sono entrambi anelli della stessa formazione.
Non crediamo in 9ueste fole. 11 prolctariatò, anche là dove ha avuto il potere, .è imprigionato dal capitalismo. Siamo ant isocialisti m a non, neéessariamente, antiprolctari.
Si dice: bisogna conquistare le masse. C'è chi dice anche: la st oria è fatta d agli eroi ; altri dice che è fatta da1Je masse. La verità è nel mezzo. Che cosa far~bbe 1a massa se non avesse il proprio interpl'ete espresso · dallo spirito del popolo e che cosa farebbe il poeta se non avesse ·il mafrriale da forg iare ? Non siam~ antiproletar i, ma no n vogliamo creare un feticismo per s ua maestà la massa. Noi vog liamo servirla, educarla, ma 9uando Sbaglia, fustigarl a. Bisogna pro metterle quello che. si sa matematicamente di poter mantenere. Noi vogliamo elevarne il livello intellettuale e morale perché vogliamo inserirla nella storia della nazione. Perché con un· proletariato riottoso, malal'ìco, pel1agroso non vi ·può essere un elevamento dell'economia nazionale. E diciamo alle masse che; quando gli interessi della nazione sono in gioco, tutti gli egoismi, cosi del proletariato come della borghesia, devono tacere. Può il fascismo trovare le sue tavole nègli statuti .dellà reggenza del Camaro? A mio avviso no. D'Annunzio è un uomo di g enio. t.. l'uomo delle ore eccezionali, non è l'uomo della pratica quotidiana. Però negli statuti d ella reggenza del Carnaro c'è uno spirito, un imponderabile che possiamo far nostro: l'orgoglio di sentirci italiani, il pcoposito di voler lavorare per la gcande22a . della patria comune. Cosl dicendo . esprimiamo un concetto territoriale,·politico, economico", e soprattutto spirituale. Ora questo spirito lo si trova, se non nelle pa[QJe, nell'.essenia di quegli statuti. Onde · noi dobbiamo guardare a quegli statuti come si guarda ad unà stella, come ci si disseta ad una fonte. Ci sono in essi delle direttive perché il nostro movimento, diventando troppo politico o sociale, non isterilisca i .valori eterni della razza.
Altri vi paclerà di politica estera, Ancora vi devo una parola sui rapporti tra l'Italia e il Vaticano. Lo Stato ·è ' sovrano in ogni campo dell 'attività nazionale. Prima di togliere la leg&e delle guarentigie occorrono cautele. La diplomazia vaticana ·è più abile di quella 'della Consulta. Bisogna imporre il rispetto · a ogni fede, perché per il fascismo il fatto religioso rientr~ nel campo d ella: coscienza individuale. Il cattolicismo può essere utilizzato per l'espansione nazion ale. Riguardo all'atteggiamento cOi popolari ci règole· remo· a second a del loro atteggiamento. Si dice che questo prog ramma è come gli altri. Ma tutti gli uomini sono uguali; i piedi sono tutti di una forma. La differenza è nei cervelli. Epperò, bisogna guardare allo spirito del programma. Che cosa .importa dar fondo all'universo, se non ci sono ~nergie necessarie per raggiungere. la mèta comune? Ritengo che attorno a noi si raggrupperanno i framm0enti degli altri partiti costituzionali. Noi assorbiremo i liberali e il liberalismo, perché col metodo della violenza abbiamo sepolti tutti j metodi precedenti. Mi permetterete che ci sia in me un sentimento di sodd isfazione nel p ~rlare davanti a questa imponente asscmlUea; forse la p iù imponente dal '70 ad oggi. Raccolgo il frutto di questi sett e anni di dure battaglie. Non d ico di non aver commesso errori: ammetto pure di essere un pes· simo temperamento. In me lottano due Mussolini, uno ch e non ama le masse, ind~vidualista, l'alt_ro assolutamente disciplinato. Può darsi che abbì a lanciato dell e parol e dure ; ma esse non erano dirette contro le milizie fasciste, ma erano dirette contro chi intendeva aggiogare il fascismo ad interessi privati, mentre il fascismo deve essere a guardia della nazione. Preferisco l'opera del chirurgo che affonda il luci.do coltello nella carne cancrenosa al metodo omeopatico che s'indugia nel da ,fare: Nella nuova organizzazione io v~glio sparire, perché voi dovete guarire dèl mio male e camminare da voi. Solo così, affrontando le responsabilità e i problemi, si vinconò le grandi battaglìe. Vi raccomando d i tener fed e al prin~ipio aniinatore del fascismo. In un canto del Paradis", Dante esalta la figura del roverella di Assisi, che, dopo , aver sposato la P9Vertà, po1d a di dì in dì l'amò più f orte. Questo, o fa. scisti, è il nostro giuramento : amare d i di in dl semp re più forte que- st1 madre adorabile che si chiama ltalia (L'ultima 'parola del discorJo di M11s;o/ini (<<Italia» ) cade in un , 1ilenzio religioJO . I volti dei con. greuisti, protesi in 1111 att1:g'giamenJo di attenzione intema, appaiono commossi. Poi, impeJ/iosd, imponentè, sale un'ovazione interminabile. M11ssolini u ende dalla tribuna. V erso di lui vengono lanciati f iori e fiori. Poi ·1a folla lo circonda, mentre le otJazioni si JIIJJeguopo con una grandio1ità impreJJionante. Migliaia e migliaia di Congres1ùti circondano Muuolini. L o baciano, lo abbrarciano. L'on. Capanni, ad un tratto, lo a-fferra e lo solleva in alto, _ Intorno la reSJa è t11m11l1t101a . Tuili vo ~ gliontJ !ll"Ìngere la mano a Mussolini. }Hoiti si precipitano veno di lui per ,errarlo fo rtemente e lungamente in ttn abbfd((io. M11;solini è lettera/mente innalzat o s11l tavolo de/là stampa, mentre nel teatro· è im tumulto di appltuui e di evviva. Poi a gran voce vieue cantato « Giovinezza» da fttlli i congressiJti, che ancora scalfano in piedi. A l/~ note gioiose dell'inno f ascista, seg11ono quelle solenni dell'inno di Mttm e/J) *.
• Nella seduta serale del 9 novembre - « apertasi tra vivissima agitazione» a causa dei sanguinosi conflitti avvenuti durante la giornata - « l'on. Mussolini dice di condividere lo stato d'animo dell'assemblea Indi prosegue:
« " Prevedevo q~ar,1u è accad,110. Gli elemmti anlina'zionali vogliono in ~,mi i modi impedire la manifestazfone di domani e ci hanno buua10· fra. le gambe tmo s.iopero generale Io sono calmo. La sit11azio~e è difficile, ma PNò divenire sJraordinariamente dilfid/e · per i nt>stri nemid. Ouorror.o i ner-vi a posto.
«"LA $ÙNazit>ne è questa: è morto un proletario e un faJCùta ; cadNto in una vi/e · imboscala comunhta, Era uno dei jaJ,iJti di Milano, venuto ,011 m olti compagni. D omaJtina c' è un , omhio di ferrovieri. Staiera però le -vie di Roma JOnt> deu,1e. li udfreme ComÌlaJt> di difeJa interna ha dùpo1Jo che gli operai ncn euant> dai propri q11arJieri. NQÌ agiremt> d omani m:rltina. Manderemo ai ferroviui il nost rt> u lt imatum: "o voi riprendne 111bilo il lavoro, d ti porterete ad 11110 JlaJO di eJ.uperazione the p11ò esurvi fatale" ·
« "Non -vogliamt> ora dare ai . f/ QJJri- avver1ari la soddiJJazione morale di avere fatto llborJire il nt>stro (()ngreuq proprio mentre stava per ,onduder.ri felicemente". ·
Indi l'on. Mussolini dà d elle disposizioni tattiche: sconsiglia !"avventurarsi tra le vie ·di Roma; ordina si stabilisca all'Augusteo un presidio per tutta la notte; invita _poi alla calma. '
«"E come q11ef pre1idente della Camera francese ,he dopo il landa di tma bomba nell'aula, allontanali i feriii, ordinò di riprendere la uduta, cosJ noi - egli dice - coiJlinuiamo i lavori. M a prima vonei che /11/li ,i alZAuimo e per dnq11e m inNli in silenzio rivolgessimo il noslrP pensiero ai nostri morti"
E qui tu!ti i cinquemila fascìsti, mentre tutte le bandiere s'inchinano, rimangono silenziosi a capo basso. Qua e là alcuni piangop o. Il momento è p ieno di emoz ione. T rascorsi i cill<]ue minuti, !'on. Mussolini o rd ina seccamente : "Avanti!" Allora i l presidente presenta al cong resso un giovane fascista, che il fig lio del fascista ucciso. Quìndi il congr~so riprende a d iscutere sul programma del partito» e vota, « a grande maggiora ma e t ra entusiastiche acclamazioni, l'ordine d el g iorno proposto da Michele Bianchi, segret:uio del Fascio milanese", ptt la costitu2ione de) Partito Fascista It aliano ». ·L'ordine del giorno è del seguente tenore:
« Il teno congresso nazionale dei Fasci Italiani di Combattimento, didUua di accetta.re quali postulati fondamentali del fascismo quelli illustrati nel suo discorso da Mussolini, integrati dai discorsi dei relatori sulle questioni poste all'ordine ciel giorno, e demanda al Consiglio nazionale di convocarsi entro l'anno corre nte con il compito di dare la forma definitiva a~ programma ed allo statuto d el Partito Na2ionale Fascista».
Nell'ultima seduta del Congresso, tenutasi la mattina del 10 novembre, « il presidente avverte che occorre passare alla nomina della nuova Commis,sione esecutiva e dà lettura di una lista di nomi pervenuta alla presideo2a, che è così composta: on. Mussolini, on. Grandi, Marsich, Bianchi, on. Fari, nacci, Torrusio, on. De Vecchi, on. Caradonna e on. Pighetti.
« Mussolini dichiara subito di non volere accettare assolutamente. Alle generali insistenze dell'assemblea, che g li improvvisa una. delle ormai frequenti maniCestazioni, egli dice "E inu#le che imi!Jiale. Ciò significa che nan mi conoscete. [.q non. aaett o ··• (Proteste e discussioni prolungate))).
Si discu te quindi sul cotteo · fascista organizzato per il pomeriggio e sulla partenza dei fascisti. Ad un certo punto, «·un giova ne fascista in camicia nera e nero di fumo in viso si è presentato al congresso. un macchini sta fascista, Flaudo, di Ancona, che ha condotto il 'treno speciale dei fascisti anconetani giu nto stamane. Mussolini gli va incontro, lo bada è lo abbraccia. Il macchinista è fatto segno ad una ovazione · entusiastica da tutto i l congresso e gli applausi durano a lungo. Mussolini:
«" Q11e11a è funùa manil!f'a p·er dimoJtrare che ri Jono i ferrovieri faJCÌJli.
Il l'unùa mdJ'life1Jazione della noma forza. Noi pouiamo far marcia-re i treni. Il resto è dem11gogi11, è Pus, è la cona al più rouo " (Applausi}».
Dopo che il congresso ha trattato la questione dei porti, « l'on. De Vecchi dice che la Commissione · ha proposto all'unan imità per la Commissione esecutiva i seguenti nomi: Mussolini, Grandi, Marsich, Dudan, Sansanelli, Bobon, Bianchi, Calza.Bini, Bastianini, Massimo Rocca e Postiglione. Mussolini : «"Dichiaro per la enn esima ed ultima. volld che non accetto. Quttndo di,o una ,osa è quella". La presidenza del congresso ricorda a Mussolini che anch'egli ha dei d overi di disciplina, ma Mussolini risponde: "lo non arcetto più. Sarò indiuiplinato, ma non auelto" ». (Da li Popolo d'Italia, N. 270, 11 novembre 192 1, VIII).