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TRA L'ANNO VECCHIO E IL NUOVO
Quando or fa un anno un grande manifesto annunciò l'uscita del nostro giornale, le sibille forlivesi sfogliarono 'le margh erite chiedendo: Vivrà, non vivrà? Gli esperimenti del passato antico e recente sembravano confortare l'ipotes i più lugub re; il foglio socialista sarebbe morto d'inedia dopo alcune settimane di vita più o meno angustiata. Ma gli oroscopi sono stati fallaci. Dopo un anno di battaglie, questo foglio dì carta che esprime materiate le nostre idee e le nostre speranze, è più vivo di prima e con garretti più solidi e con polmoni dal ritmo più ampio e con più lucida visione si appresta a camminare sulle vie del 1911. Dopo un anno di lavoro, sentiamo che la nostra coscienza di nulla ci rimorde. Abbiamo tenuto fede al nostro programma : nessuna soluzione di continuità fra il nostro manifesto e l'opera da noi esplicata nei cinquantadue numeri del giornale! Tornare alle origini!, fu il grido col quale chia: mamma a raccolta -i .«1cialisti del Forlivese e alle origini purissime,del nostro movimento siamo tornati. Dicemmo che bisognava riagitare quel bandierone delle finalità socia liste che il riformismo vuole sepolto negli armadi capaci della democrazia bloccarda e abbiamo di conseguenza fa~ migliarizzato i nostri lettori operai coi concetti di sciopero generale e di espropriazione della borghesia. Dichiarammo che l'antimilitarismo prudente di molti sovversivi celava un equivoco che bisognava sventa re predicando l'anti-patriottismo e abbiamo battuto in breccia l'idea di patria, e abbiamo smascherato il pregiudizio patriottardo. •
Affermammo che l'anticlericalismo tradizionale doveva essere completato co ll' ant i-religiosismo e le nostre idee trovavano piena confermà in un congresso della nostra Federazione che vietava ai socialisti di compiere pratiche religiose e di tollerarle nei figli. Rivendicammo sin dal primo momento l'autonomia completa della nost ra azione _politica antitetica a quella di altri partiti e ci siamo scissi violentemente dal Partito Repubblicano.e abbiamo combattuto il bloc-çardismo invadente e: la Massoneria - laica frateria! - artificiale incubatrice dei blocchi. Sor8enuno con programma di critica e questa critica noi l'abbiamo ~reitata, senza veli, senza eufemismi, senza limitazioni, su noi stessi, sui nostri uomini rappresentativi, sui nostri congressi regionali. e nazionali.
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Non abbiamo avuto ritegni o riguardi: abbiamo sdegnato anch e il caffè o trama nella Loggia e il nostro spJenduJo 110/amento cbc non conosce anuazte e quelle a ntiche va eliminando, ci permette d.i usare libeca.mente la nagaica fustigatrice. I nostri nemici sono naturalmente cresciuti di numem, se non d'audacia o di potenza, e gli odi personali che non trovano sfogo negli articoli, s'appiattano in fondo al litro degli sbevazza.tori gialli che mandano per sottoscrizione le loro residuali scolature. E accanto a coloro che ci detestano, d sono quelli che ci tollerano, ma la canea villana e impotente non turba il pulsare del nostro cuore. Chi sta sulla piattaforma della vita politica senza inimicarsi con qualcuno, è un vigliacco o un idiota! Chi sta sulla piattaforma della vita politica dev'essere p ronto a tutte le battaglie, a tutte le amarezze, a tutte le lapidazioni : devequando occorra - bere il calice amaro sino alla fe<cia; bere, ma senza smorfie, senza pauta, senza rimpianti, colla calma imperturbata di uno stoico greco.
Abbiamo dunque fatto un giornale perfetto? No. Noi conosciamo prima deg li altri le manchevolezze dcli'opera riostra. A chi voccebbe un giornale più 61osofirn, più dottrinale osserviamo che La LoJta di Cl asse è uno dei pochi giornali che abbiano preoccupazioni d'indole culturale. E ancora bisogna ricordare che il pubblico a1 quale ci dirigiamo non è composto di univen:itari, ma di contadini e braccianti mediocremente analfabeti. A chi vorrebbe un giornale' di volgarizzazione t ipo S eme o Sempre aarmli per gli umili e pei pratici, diciamo che la Romagna, dopo quar ant'anni di propaganda socialista, ha superato la fase dell'evangelismo, · della semplificazione rudimentale e può affaontare - anche per le esperienze avvenute nel campo economico - più complessi problemi. A coloro che s'aduggiano per le polemiche personalistiche - inevitabili!rispondiamo che le idee à sono in quanto ci sono gli uomini che le creano. _ e le sostCAgono. Sopprimete l'umanità e alloca non avrete più idee, né battaElie attorno alle idee, né personalismi attorno agli uomini banditori d'idee. A i buoni cittadini cht lamentano l'assenza della cronaca locale, ricordiamo che nei settimanali la cronaca cittadina un supcrfluÙ, specie n elle piccole città, dove il fatto prima di essere fis sato sui giornali corre su tutte Je bocche. Abbiamo prevenuto i nost ri !=ritici, poiché in realtà critiche non ci vennero mai comunicate. Tutt.ivia noi daremmo r agione, Joto corde, a chi ci rimproverasse il nostro quasi assenteismo dalla vita municipale. B vero. Ci siamo scarsamente interessati delle vicende amministrative e politiche della repubblica forlivese. Ma quando s_i rievochi
DALL'XI, CONGRESSO NAZIONALE DEL P, S, I,, ECC, 301 la storia dèll'anno·che sta per morire - storia ricca d'agitazioni economiche, che hanno ·diretto altrove la nostra attività - quando si pensi che la redazione di questo giornale si riassume ne ll'unica persona che scrive queste righe, si troverà che l'assenteismo più sopra lamentato merita.... la condanna, ma col beneficio della legge Ronchetti o legge del perdono. Non abbiamo fatto un giornale perfetto, né·del resto la perfezione è cosa raggiungibile, ma abbiamo cercato di avvicinarci al modello ideale: e di tener fede· sopratutto aJlc nostre promesse.
Che l'opera nostra non sia stata inutile, lo prova il cerchio di simpatia convergente verso La Lolla di Classe Il g iornale ha g ià varcato i confini angusti del collegio politico: da Rimini a Faenza., ·da Galeata a Fusigna.no non v'è paese che non abbia abbonati e lettori del nostro giornale. La tiratura ordinaria che supera - checché si dica in contrario - quella d i hltti gli altri periodici della Provincia , è in continuo aumento. Ma v'è un altro termometro che segna i gradi della simpatia che un g iornale suscita tra i suoi lettori: la sottoscrizione. Ora la noslra sottoscrizione ha raggiunto una cifra superba!
Queste sono le prove tangibili : quelle che fochiodano col documento g li avversa ri cattivi o malignanti. M a altre prove ci sono, d'o rdine più delicato, che solo noi possiamo avvertire, noi che viviamo a cOntatto diretto col nostro pubblico. Noi sentiamo bene che 1A Lotta di ClaJse è ormai entrata nelle abitudini dei socialisti della città, dei paesi, delle campagne; noi sappiamo che al sabato m attina i socialisti attendono I.A Lotta di CJa;se come si attende un amico che vi parlerà. buone e veritiere parole; noi sappiamo che al sabato sera nei circoli si legge, si commenta ciò che sul giornale sta scritto; noi sentiamo che i socialisti considerano ormai questo gioriiale come la loro anima collettiva, vìgilante e pugnace.
Questo consentimento, largo, sincero e costante ·dei ·compagni è la nostra fona. Dietro questo giornale non c'è una massa grigia, amorfa, incolore, indefinibile, inclassificabile, ma c'è un Partito. Ci sono quaranta sezioni socialiste, dodici gruppi giovanili, uno femminile. Ci sono 1800 socialisti. I!: 1a. loro modestissim2. quota che paga il giornale. Non ci sono fra noi i benef4ttori. Ognuno fa il suo dovere. E se cosl non fosse, noi ci sentiremmo umiliati. Perché il giornalismo non è per noi un mestiere, ma una missione. Non siamo giornalisti per lo stipend io. In questo caso non ci sarebbero mancati posti migliori. Il giornale non è per noi uno straccio di carta che bisogna riempite settimanalmente con quello che capita. No. Il giornale è per noi il Partito. 8 una bandiera. un'anima. Que~ti convincimenti reggono da un decennio l'opera nostra e ci gui• d~ranno nel 1911. La nostra promessa è tutta qui.· La manterremo, ma, se per impreveduti motivi, non fosse possibile, oh alloca noi, che non pensiamo di essere o di diventare i canonici inamovibili e pensionabili deUe organizzazioni politiche, saremmo i primi a gridare agli amici: Ventilate gli ambienti! Cambiate gli uomini!
Da La lotla di Cl,we, N. 52, 31 dicembre 1910, l (a, 482)
E VERO!
« Nella stampa dei paesi più civili poi in grande onore la polemica politica, intessuta di invettive le cui atrocità, in certi momenti gravi, non hanno limiti. Basta leggere i giornali francesi, tedes<hi, inglesi e americani, per convincersene.
« Noi italiani, è vero, siamo solitamente meno a&gressivi, ma per Ja semplice ragione che manca in noi la paSJion, politic·a I nostri politicanti, infatti, non posseggono il fMoco 1auo, ma si contentano d i quel briciolo di futberia rmu:hiaw:llica, che può consentire loro di fare un po' di strada.
« Sono incapaci di amare e di odiare veramente, e sanno, a tempo opportuno, ridere di tutto, prendendo argutamente in giro aòche se m ssi, e la commedia che stanno recitando i..
Cosl la Fronda di Milano. Sono poche righe, ma c'è condemata tutta la psicologia di qucsla mirabile Italia di sovversivi invigliacchiti. Manca proprio la pauione politica. Il quielo vivere , ecco la formula della carnevalesca democrazia. italiana. Quanti r improveri velati e no, a noi socialisti di Romagna che portiamo un po' di passione poiitfra nelle nostre lotte. Gli altri - i benpe nsanti - no. Per essi la politica è un esercizio... onanistico. Ma l'assenza della passion e politica che voi, o amici della Fronda, lamentate, e noi pure con voi lamentiamo, è la conseguenza della ,nostra storia che non ha avuto rivoluzioni Senza una tradizione rivoluzionaria, n iente passione politica.
Da L4 Lolla di Ciane, N . 52, 31 dicembre 1916, J (b, 1U).
HORS LIGNE!
N o, La tragedia di Londra non può misurarsi _ col sistema metrico decimale della morale corrente. Erano forse dei c riminali gli uomini rimasti carbonizzati nella casa di Sydney Street? N o. Essi non si possono confondere nella stessa gabbia d'Assise insieme col bruto che in un momento di delirio alcoolico pianta un coltello nel ventre al compagno di bettola Erano ladri ? Nemmeno.
Volete forse metterli in un fascio col borsaiolo del tram?
Essi non rubavano per ,godere, per scialare, p er imbestialire. Andavano luridamente vestiti, dormivano in una soffitta nel più miserabile quartiere della metropoli.
Anarchici dunque? Sl, anarchici. Ma nel seilso classico della parola. Odiatori del lavoro, p oiche il lavoro fisico - e si abbia il coraggio di proclamarlo una volta per sempre! - abbrutisce e non nobilita l'uomo, odiatori della proprietà che sjg ìlla Je differenze fra ind ividuo e individuo, odiatori della vita, ma sopratutto odiatori, negatori, distruttori della società. L'apocalisse sociale! Ricordate Sando( Pet06 nel suo Sogno di un pazzo ? :6 Un pauo che fora - col succhiello d i un odio immortalele viscere della vecchia terra. Giunto al centro, r iempie il buco colla dinamite e accende.... Il nostro pianeta e j suoi abitanti van dispersi in frantumi attraverso gli spazi siderali ., Quest'anarchismo palingenetico spiega Ja tragedia di Londra. E solo dei russi poteva.no esserne protagonisti. Solo in Russia d sono ancora dei cristiani e degli anarchici. D a noi sono scomparsi gli uni e g li alt ri L'anarchismo adattato alle masse perde tutta la sua grandiosa eroicità poiché la massa - s ia folla o esercito - è vile. Solo questi sublim i violenti che vivono e muoiono al di là del bene e del male possono chiamarsi anarchici.
La battaglia di Londra, !;avvenimento nuovo nel grigio delle cronache foglesi, questo dramma shakespeariano è gravido di m oniti eloquentissimi.
.2 bene che la ço11çhe superiore della società, composta di uomini e donne che hanno raggiunto il qt1id medit1m della felicità materiale, av-
DALL'Xt CONGRESSO NAZIONALE DEL P. S. J,, ECC. 30:; verta di tempo in tempo che nel sottosuolo si preparano esplosion i vulcaniche. B una salutare scossa nervosa, è un richiamo gridato colla voce della dinamite.
Questi volontari della distruzione - cosl lontani da noi nella vita e · nella morte - sono gli ultimi violenti del mondo antico o i primi del nuovo?
B. MUSSOLINI
Da P.igine Libere (1, 173), N. 1, l gennaio 1911, V.