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DOPO L'AMNISTIA
Ci siamo rivolti al compagno on. Michele Terzaghi di Firenze, per sapere se la recente amnistia ci avesse liberato dalla noia di partecipare a un dibattimento. La nostra spera nza è rimasta delusa. Non cc ne importa niente. Anzi! Noi troviamO Che il periodico can-can dei sovversivi italiani, i quali ad ogni fausto evento esclamano: amn istia! amnist ia !, è ìndegno. Esso è sintomo di lazzaronismo. Ma che amnistie d'Eg itto! Bisogna saper soffrire e aspetta.re Ja grande, la fut ura amnistia che non verrà largita da un «sovrano», ma sarà effettuata dal proletariato.
Cosl ci ha scritto il Teczaghi:
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Caro Mussolini, tu e il gerente eravate imputati di vilipendio all'Esercito, istigazione_ a delinquere, eccitamento all'odi o. Per ,!lii ultimi due reati c'è l'amnistia, ~r il primo no, quindi il processo andrà all'udienza in ogni modo. Ci sarà il beneficio dell'indulto posto che concorrano le condizioni dell'art. 4 del recente docreto 27 marzo 19ll etc.
Quanto al gerenle egli ha g ià varcato le frontiere patrie e se ne infischia. Quanto .a me, sarò lietiss imo se i giudici mi rifileranno quei sacramentali dieci mesi di reclusione che il direttore dell'Era nuo1:a, setti· manale socialista di Empcli, sta scontando aJle Murate di Firenze.
Da La Lolla di Clam, N. 67, 15 aprile 1911, Il.