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LA CONFERENZA LUZZATTO
Certe anime a facce giaJle aspettavano da Fabio Luzzatto una conferenza ben diversa. Egli doveva - negli intendimenti di codesti fossili - demolire - nel breve giro di un'o ra - tutta la dottrina socialista, il Partito Socialista, Juonare Le (ttmpan e a morto pel socialismo. Ripetere contro di noi le vecchie e le recenti accuse che circolano nei g iornali repubblicani di Romagna, Ma quando l'oratore si presentò alla ribalta e di lui scorgemmo 1a figura tormentata e pensosa di idealista, prevedemmo immediatamente l'acerba delusione dei repubblicani che si aspettavano da .Fabio Luzzatto un attacco a fondo contro il socialismo. A cinq uant'anni un uomo di profonda cultura e di incontaminata fede, qual è Fabio Luzzatto, non può e;ssere ùn anti-socialista alla guisa di certi sconciati gnomi e pagnottardi di ca~ nost ra. Si può non essere socialisti, si può - e anche noi lo facciamo - ri levare le nostre manchevolezze dottrinali, ma da questa disamina·obiettiva e serena all'attacco calun nioso e triviale molta differenza ci corre.
E del resto Fabio Luzzatto, sin dalle prime battute, dopo il com~ mosso e alquanto prolisso ringraziamento d'ouverture ai suoi correligionari, invitò tutti «affini e avversari a una grande reciproca tolleranza d'idee, a un profondo esame di coscienza, poiché la verità assoluta non è patrimonio esclusivo d i nessun partito e di nessuna scuola. La legge di. relatività è quella che domina hltti i f enomen i della v ita e della natura».
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L'oratore aggiunse che delle discordie dei partiti popolari approfittano preti conservatori e prdetti della monarchia. Citò Lugo e Ravenna. Ahi ! Ahi ! Avremmo potuto ricordargli che le sconfitte della democrazia, a Lugo e a Ravenna, dipesero unicamente dai repubblicani. ll lapidatis.simo Cappa informi. C'è un telegranuna consegnato 'alla storia dei pa.rtjti in Romagna che documenta.
Dopo questo accenno, Fabio Luzzatt~ attaccò « i segretari operai che lavorano per la pagnotta ». Noi avremmo plaudito con ambo le mani. Poiché di questi segretari di leghe e di cooperative che lavo rano solo per la pa"gnotta ne conosciamo una « fitta schiera ».
Dopo questo assai lungo preambolo, l'oratore entrò nel vivo della 9ucstione Il materialismo socialista si basa sopra a una concezione mec- canka del divenire economico delle collettività umane. la concent ra:z..ione dei cap itali borghesi ,·onduce ·alla sua socializzazione futura . FabiÒ luzzatto ammise che « v'è un movimento di concentrazione «onomica, corri• spandente alla verità. della dottrina socialista ». E citò anche degli esempi : il passaggio dallo stcozzi naggio privato alla banca, il trapasso dal mezzo di trasporto individuale al mezzo di trasporto collett ivo Ma però, aggiunse l'o ratore, accanto a questo movimento accentrante, ve n 'è uno discmtrante. Il treno, mezzo d i trasporto collettivo, non h a impedit o il sorgere dell' auto mobile e dell'areoplano, mezzi di traspo rto individuale. Paragone fallace, secondo noi, e ci stupisce che Fabio Lwzatto l'abbia portato alla tribuna. Ci sono g ià automobili che fanno u n servizio coJlettivo, ci saranno (o ci sono già) gli areoplani che tale servizio faranno in un domani più o mt:no prossimo. Ma, domandiamo noi, le società di fabbricazione d 'automobili e aeroplani tendono o no ad accent rare i loro capitali?
Qui è il prob lema, e non sulla maggiore o minore capacità di trasporto di questi veicoli.
Fabio Luzutto ha voluto insomma prospettare l'ipotesi che il socialismo vog lia s ignificare <e soffocamento del1'iniziativa individuale» Ma no, ma no, egregio Luzzatto. Il scx:ialisl"!lo soffoca tanto p oco le iniziative individuali che nel nostro Partito ognuno fa quello che meglio gli aggrada. Abbiamo spezzato il vincolo casermistico della d isciplina - pur troppo ! E domani - in regime socialista - le energie individuali avranno un magnifico campo di libera esplicazione. Oggi sì, dte la società attuale borghese soffoca le energ ie individuali e va in alto solo chi possiede il denaro, ment re il miserabile o il refrattario crepano in basso o come il nost ro povero amico Malfettani fini scono per gettarsi a capo fitto da un qu into piano. Ma sapete, eg regio Luzzatto, qual'è Ja fonnula della ~ocietà socialista o il <.< tipo » come dice Kautsky ? « Comunismo nell3. produzione cconomka, anarchismo nella produziooe spirituale ». U na società siffatta, come può soffocat e le energie individuali ?
Ma il Luu.atto fu ancor più vago, imp reciso, sconcertante quando trattò della « resistenza operaia )>. L'oratore affermò che « Ja resistenza operaia si spena sempre contro le leggi ferree del capitàlismo ». Ciò che si guadagna nel salario, lo si spende nel rincaro dei v iveri. 1: insomma la famosa legge di bronzo dei salari già lanciata da lassalle e che il ·Marx smontò . Di fatti, non si può mettere in rapporto di assoluta redprocità l'aumento di salario con l'aumento dei prezzi·dei v iveri. Il Luzzatto c'insegna che ci sono altre cause (la quantità dell"oro, la speculazione borsistica, l'incetta commerciale, i sistemi protettivi, etc.). Non solo, ma certe statistiche in Germania e in lngbilterra dimostrano che c' stata dimimaione d i salari e contemporaneamente rinaìro di viveri
Noi invece crediamo che la resistenza operaia spezzi - collo sciopero generale espropriatore - le leggi ferree della borghesia. Il Luuatto non ricordò mai neppure la parola « sciopero »! Eppure è il fenomeno più frequente e inte ressante della vita operaia.
Secondo il Luzzatto si arriverà alla socializzazione dei mezzi di produzione, attraverso la cooperazione mazziniana. Noi che siamo socialisti, non condividiamo gli entusiasmi di Luzzatto per la cooperazione, anche socialisb. Rimandiamo luzzatto all'articolo pubblicato da Maria Rygier nell'ultimo numero del Pensiero, dal titolo l pericoli della cooperazione. Non riproduciamo per non diJungarci soverchiamente.
Dopo una puntata polemica contro i Bissolah e soci (benissimo!) e una breve e superficiale e inesatta corsa attraverso la complicata questione di Romagna, l'oratore, accennando a certi opportUn ismi di politicanti, trattò <e l'affare del giuramento». Son dolori, caro Luzzatto ! Poiché i repubblicani giurano - entrando in Parlamento - fede al re e qualche volta ne accettano le decorazioni (vedi Auteri-Berretta). Abbandoniamo questi inutili personalismi.
Continuando Fabio Lu.natta inneggiò alla repubb~ica quale migliore piattaforma per lo sviluppo del movimento operaio. Per respingere questa affermazione, noi avremmo ricordato che la Repubblica francese ha massacrato dei proletari e proprio nel Parlamento di Francia. Dopo lo stran· gola_menco inaudito dello sciopero dei ferrovieri, fu questione di sopprimere la Confederazione generale del lavoro. E la Comune? E Durand? La borghesia repubblicana è come tutte le altre vendicativa, assassina quando si tratta di difendere i suoi privilegi politici ed economKi.
Il Luu:at to errò quando accusò i socialist i di voler distruggere la piccola proprietà individuale. M ai più . Nessuno pensa di togliere all'individuo le cose di cui abbisogna. nessuno ha mai pensato di collettivizzare c iò che non è collettivizzabile, nessuno pensa di strappate all'indi· viduo le scarpe. la biblioteca privata o.... le collezioni di francobolli.
E che cosa pensa il Luzzatto dello sciopero p arziale, de llo sciopero generale, del boicottaggio, del sabotaggio, dell'antimilita rismo, etc.?
No. Oggi il movimento operaio internazionale batte strade che diver~ gono-in modo assoluto da quelle idealme~te tracciate dal Mazzini. Mentre la dottrina socialista ha proseliti e studiosi in tutte le parti del mondo, b. dottrina repubblicana non trova credito e fortuna oltre gli esigui confini di due sole provincie del bel regno d'Italia.
Ma il luzz:atto ammise francamente che « v'è nel socialismo un fondo insopprimibile di verità», ripeté « di non essere venuto a gettare esca sul fuoco o a suonare le campane a morto per chicchessia », chiuse, applauditissimo, invocando « la concordia dei partiti ».
Il luzzatto fu, Come dicemmo, misurato nella forma e nelle idee.
Non fu urtante e consapevole falsificatore come certi suoi amici di fede. Noi, pur dissenziendo profondamente da lui, apprezzammo l'eq1:1animità della sua conferenza. l repubblicani volevano e aspettavano qualche còsa di diverso.... Ma un uomo come Luzzatto non si presta ai piccoli servigi settari e idioti della repubblica paesana. Per la cronaca aggiungeremo che iJ Politeama Novelli era stipato di un pubblico enorme, composto in gran parte d i repubblicani. Nessun inçidente.
LA SI DECIDA!
Prevedibile. Se io avessi parla.to dopo la conferenza Luzzatto, i repubblicani avrebbero detto che l'oratore repubblicano mi aveva schiacciato, annientato. Ho taciuto, perché francam ente la conferen za non valeva la pena del contiadditorio, e qualche repubblicano afferma che non ho osato. Ebbene - tanto per usi:ire dal campo delle supposizioni fantastiche - io invito formal mente il Partito Repubblicano a organizza re con noi un pubblico contradditorio sul tema: R epubblica e .10cialismo. Io accetto di parlare sempre e contro chiunque e anche in un'assemblea di soli rcpUbblicani.
Speriamo che a questo secondo invito si dia dai nostri avversa ri una chiara~ ed esplicita risposta.
b. m,
Il ghiaccio è rotto. Il primo passo è compiuto. Martedl sera la sezione socialista di Podi, riunita in un'assemblea imponentissima, votava all'unanimità la sua autonomia dal Partito Socialista Ufficiale. Noi siamo certi che le sezioni delle ville seguiranno l'esempio. Al convegno del 23 aprile l'intera Federazione si proclamerà autonoma votando l'ordine del siamo proposto dal Comitato fede rale. ·
Ogni esitazione è scomparsa, deve scomparire. Non si tratta ·di innalzare una nuova bandiera politica, ma si tratta di salvare la vecchia bandiera socialista dalla profanazione d i coloro che sotto le sue p ieghe si erano raccolti. Non è un nuovo verbo che vogliamo predicare, ma è _sempre ·il vecchio verbo del socialismo, formulato nei congressi internazionali, quello che guida e guiderà. la nostra propaganda, la nostra azione, le nostre battaglie. Ad Amsterdam, nel 1904, fu esclusa la partecipazione dt";i socialisti al potert" in regime borghese. Ora i socialisti italiani, che tale partecipazione teoricamente ammettono e intendono quando che sia tradurla praticamente nei fa~i, sono tagliati fuori dal Partito Socialista Internazionale. Voi avete letto gli aspri giudizi, le severe condanne pro· nùncìate contro i riformisti italiani dai deputati socialisti francesi e dal VorwaerlJ, organo quolidiano dei socialisti tedesi.::hi
Attendere che i riform isti se ne vadano spontaneamente, è ingenuo Essi banno bisogno di continuare a parlare in nome del Partito Socialista, poiché esso è ancora o è stato per loro una grande forza po litica. Ma domani col nostro distacco sventeremo l'equivoco. O con noi o con gli altri. O col Quirinale o col socialismo!
La nostra Federazione è in grado di compiere quest'opera-di sincerità · politica. Nessun collegio d'Italia, neppure quelli che vantano deputati socialisti, dispone di un fascio di forze socialiste così compatto, cosl omogeneo, così nwneroso come il nostro Abbia.mo un giornale diffuso in molte parti d"rtalia, domani avremo la Casa della Federazione e la tipografia. .Attorno a noi - nucleo centrale - si raccoglieranno a poco a poco l e sezioni e le federazioni rivoluzionarie d'Italia e quelle centinaia di compagni che disgustati e s.6duciat i si sono da tempo ritirati dal Partito. Un convegno nazionale stabilirà poi la forma definitiva del~ nostra o rganizzazione,
Noi crediamo fermame"nte che i compagni 'delle altre regioni d'Itùia ci seguiranno. Le lettere che abbiamo ricevute in questi giorni e che in altra parte del giornale pubblichiamo, sono eloquenti. Si ~ole che la prima mossa parta da noi e noi, iniziando la secessione liberatrice, non abbiamo preoccupazioni numeriche. Quando il Partito Repubblicano, all'indomani dei tradimenti che lo avevano demorali22ato e prostrato, ini~ ziò nelle Romagne e proprio in Farli il movimento di rigenerazione, esso non aveva certo le molte migliaia di proseliti che può vantar oggi. G sono dei partiti in Italia che contano meno adepti della nostra Federazione.
Ma pochi o molti, l'essenziale è di salvare il Partito, e più che il Parti to, il socialismo. Questa vecchia e generosa terra di Romagna non può smentire se stessa. Qui, dove il socialismo s'affermò cogli ardimenti e colle audacie·dell'Internazionale, qui non può trovar credito e aderooti la <( confraternita del ramo secco », che fra poco sarà gettato al fuoco nelle anticamere della reggia. Qui, dove nel terreno economico si pratica la lotta di classe, non si può sul terreno politico accettare dai socialisti la collaborazione con quella monarchia che domani manderà contro di noi, contro i nostri braccianti le baionette salvatrici della mezzadria e della proprietà privata. Non possiamo sdoppiarci.
Non si può essere intransigenti in Romagna, per essere transigentìssimi a Roma. Non si può commemorare la Comune e poi mettersi al ser· vizio di s. maestà. La nostra direttiva politica non deve alterarsi per cambiare d 'ambiente. ·
Noi vogliamo dimostrare colla nostra autonomia che il ramo non è ancora completamente secco, noi proveremo che al soffio ardente della nostra fede esso compirà il miraèolo ·del1a primavera: darà nuovi e più freschi germogli.
Da la Lolla di Classt, N, 67, D aprile 19 11, II (b, 118).
La Nostra Scomunica
La Direzione del Partito ci ha scomunicati, con un ordine del g iorno cret ino e inspi rato al più stupido settarismo. La Direzione del Partito, quando si è accorta che eravamo in procinto d'andarcene, ci ha lanciato la freccia del Parto. Ha trovato quale pretesto la nostt'a decisione a proposito delle tessere. Per rilevare veramente che trattasi di un miserabile pretesto, male mas,herato daUe frasi gro.sse dell'ordine del giorno, bisogna nota re due cose: l " Che la nostra d«isione è stata presa un mese fa e solo dopo i nostri telegrammi di p lauso a Agn ini , la Direzione h a compiuto il gran gesto di scomunica *.
2° Che la Federazione sodalista di Cesena trovasi, e tutti lo sanno, nelle stesse condizioni e nessuno ha pensato di scomunicarla.
La Direzione del Partito ci ha chiamato « incoscienti e i rrunorali ». Nientemeno! Forse perché non ci mettiamo agli ordini di s. maestà come Bissolati e coloro che l'approvano.
La D irezione ha poi autorizzato il suo segretario a far e un sopraluogo a Forlt Ebbene, noi gli diciamo chiaro e tondo, che può risparmiare le spese del viaggio.
Da La LolJR di. Clam, N. 67, U aprile 1911, li ( b, 119).
• Il tenore del tdegr.unma ìnviato ai d eputati socialisti Elia M usatti e Gregorio Agnini, i quali dopo il caso Bissolati si etaoo di$taccati dal g ruppo parl!llnentore, il seguente : « Comi1,uo fed. sir11ro int,,p,41, p,mùro 1000 10dali11i fo,liveii plaade wmro ,onU gno, ,ippror,11 flOllro dùJac,o gr11p po. S t g11irtmo t s,mpio. M USSOLINI ll'. (Da I.A Lolla di Cl,me, N. 66, 8 aprile 1911, II),
Voci Dal Di Fuori
Abbiamo ricevuto in questi giorni parecchie lettere e cartoline di amici e compagni residenti in cliverse parti d' Italia che ci sollecitano ad iniziare il movimento <li secessione e di ricostruzione del Partito Sociali.Sta Italiano. M entre ring raziamo i compagni della stima e della fiducia che nutrono verso Ja nostra Federazione e verso i suoi dirigenti, siamo in g rado di assicurarli èhe 1a nostra opera intende appunto raccogliere intorno al'nostro nucleo, che è il più' forte e il più nwneroso d'Italia, tutte quelle sezioni e individui che intendono usci re da un Part ito che h a r innegato il socialismo e si p repa ra a collaborare direttamente colla borghesia italiana.
11 comp. Giovanni Bitelli, direttore della Lolla dì Claue d i Gallarate (Milano) e segretario di quella Camera del lavoro, ci scrive in questi termini :
Carissimo Mussolini, Dopo la vot.azione dell'otdine dd giorno della Direz ione del Partito la quale approva la • relegazione di Carlo Marx nel solaio» fatta da Giolitti, io crcJo che ogni nostro ultimo ritegno per uscit e dal P.utito debba lasciarci. E a parer mio l' usci ta dovrebbe essere dc.:isa. da un'organinaUone politica forte come la tua . Saluti socialisti.
Abbiamo risposto al Bitelii, in modo da tranquìllinarlo.
Sappiamo pure ch e molti compagni e giovani e vecchi della nostra Provincia, presenteranno alle loro sezioni il p roblema della secessione o se ne andranno inevitabilmente.
Come si vede, gli avvenimenti precipitano La crisi del Partito Socialista sta finalmente per risolversi.
Da Lt Lo1111 di Cl,me. N. 67, D aprile 1911, II•.
• 0 1Me l (H9).