4 minute read
6,8X51: IL RITORNO DELLE MUNIZIONI “FULL POWER”
Forza Armata una futura superiorità in questo settore.
Pur nel tentativo di fornire una visione complessiva della superiorità tecnologica, lo studio mise specialmente in evidenza come la larga diffusione di moderni giubbetti antiproiettile tra i potenziali nemici richiedesse armi di maggior calibro e potenza di quelle in dotazione.
Advertisement
Un altro filone di sviluppo inevitabile fu giudicata la necessità di impiegare dispositivi di supporto (enablers), principalmente elettronici, in grado di consentire di sfruttare appieno le potenzialità delle armi, sia in termini balistici sia per il coordinamento del fuoco.
L’adozione da parte dell’Esercito degli Stati Uniti di una nuova munizione per le proprie armi leggere (fucile e mitragliatrice) incuriosisce e pone degli interrogativi sia sui motivi di questo cambiamento sia sul percorso logico che lo ha determinato.
Come è noto, nell’aprile di quest’anno lo US Army ha aggiudicato il primo contratto per la fornitura di una nuova arma lunga individuale e di una nuova mitragliatrice leggera, camerate per una “common cartridge” calibro 6,8x51 mm, in grado di esprimere un’energia alla bocca ben più che doppia rispetto a quella dell’attuale standard NATO 5,56x45.
Richiamando alla memoria le caratteristiche delle armi e delle munizioni impiegate durante l’ultimo conflitto mondiale, non si può evitare di pen- sare che il faticoso periodo di messa a punto e adozione di una munizione intermedia iniziato negli anni ’40 del secolo scorso abbia raggiunto il suo “punto culmine” e si sia finalmente concluso, per lasciare spazio a un revival delle cartucce a “piena potenza”, ovvero a una reinterpretazione del passato in chiave moderna.
LA RICERCA DELLA SUPERIORITÀ TECNOLOGICA NELLE ARMI LEGGERE
Già nel 2012, l’evidenza di carenze nella capacità di fuoco a livello della squadra di fanteria spinse il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito statunitense ad avviare uno studio per definire una strategia di sviluppo delle armi leggere che garantisse alla sua
All’atto pratico, nelle successive decisioni di approvvigionamento, venne ritenuto di procedere all’acquisizione di una “unità di controllo del fuoco” (al momento denominata XM157 e fornita dalla Vortex Optics), costituita da un’ottica convenzionale integrata da un modulo elettronico in grado di fungere contemporaneamente da congegno di puntamento con funzioni “smart”, da telemetro e illuminatore laser, nonché da apparato di condivisione delle informazioni rilevate (Fig. 1), per incrementare la probabilità di colpire del singolo tiratore e consentire l’impiego coordinato delle armi. Le elevate potenzialità dell’ottica XM157 determinarono una sorta di rovesciamento di ruoli, dove la parte tecnologicamente meno sviluppata (quella balistica) fissava il limite superiore delle capacità del sistema in termini di gittata e precisione e comportava la necessità di esasperare le caratteristiche della cartuccia oltre gli standard fino a quel momento adottati.
LA MUNIZIONE 6,8X51
Per quanto le caratteristiche esatte della nuova munizione non siano state divulgate dalla Forza Armata americana, la commercializzazione da parte dell’azienda Sig Sauer, vincitrice del concorso Next Generation Squad Weapon, di una sua versione civile consente di fare dei confronti con le munizioni più diffuse in ambito militare, anche per comprendere il trend di sviluppo che, verosimilmente, interesserà nel futuro altri partner dell’Alleanza Atlantica.
L’aspetto più eclatante della nuova cartuccia è la pressione di esercizio, registrata allo Sporting Arms and Ammunition Manufacturers’ Institute (SAAMI) a 80.000 psi, valore esuberante quello normalmente inteso come massimo nelle armi da fuoco, pari a 65.000 psi. Per gestire simili livelli pressori, la cartuccia è stata disegnata con il fondello in acciaio (Fig. 2), in grado di evi- tare rotture ed espulsioni dell’innesco e, parallelamente, la canna delle armi è stata irrobustita, principalmente nella zona della camera di cartuccia e nel profilo immediatamente successivo.
La ragione di tale aumento pressorio la presenza di tali dispositivi aumenta necessariamente l’ingombro delle armi (Fig. 4), costringendo il progettista a ridurre la lunghezza delle canne per rientrare nei limiti dimensionali richiesti. Tuttavia, per consentire al proiettile di raggiungere la velocità desiderata in canne corte, è necessario incrementare la pressione di esercizio e strutturare i bossoli e le canne per sopportarla. In concreto, le prestazioni al momento note della cartuccia 6,8x51, erogabili dal fucile XM5 con canna da 13 pollici (33 cm), sono le seguenti: peso del proiettile 135 grani (8,75 g), velocità alla bocca di almeno 914 m/s (pari a 3000 ft/s), corrispondenti a 372 kgm di energia cinetica. Quest’ultimo valore colloca la munizione ai livelli delle classiche full power del secondo conflitto mondiale (30.06 Springfield, 7,92 Mauser, ecc.), che però erano usate in canne molto più lunghe. Insomma, tutto considerato, la nuova munizione statunitense ha prestazioni quasi paragonabili a una cartuccia magnum, nonostante sia camerata in armi automatiche. È utile osservare, inoltre, che, per la sua struttura, il bossolo potrebbe, di per sé, gestire pressioni eccedenti le 100.000 psi, conferendo alla munizione la possibilità di essere ulteriormente sviluppata e potenziata.
Prestazioni
è da ricercarsi nella volontà del committente di dotare permanentemente le armi di soppressori di suono (“silenziatori”) (Fig. 3), per ridurre la segnatura luminosa e acustica all’atto dello sparo:
L’elevata energia e le moderne caratteristiche aerodinamiche del proiettile rendono la munizione idonea a ingaggi discriminati a lunga distanza, oltre il limite della 7,62x51, dalla quale la nuo- va cartuccia deriva e della quale si può considerare un estremo sviluppo. Con l’ausilio dell’unità di controllo del fuoco, è lecito supporre che tiri efficaci a mille metri diventino in futuro alla portata di unità normalmente addestrate e siano in grado di arrecare danni anche a bersagli protetti. Infatti, i proiettili di prossimo impiego nella 6,8x51, sviluppati autonomamente dagli organi tecnici dell’Esercito statunitense e al momento considerati materiale classificato, sono stati esplicitamente concepiti con migliori caratteristiche di penetrazione rispetto a quelli attualmente impiegati.
Conclusioni
La volontà di incrementare la letalità delle armi leggere non è stata, con evidenza, frenata dalle difficoltà di natura logistica e addestrativa che l’introduzione di armi e di munizioni nuove e di più elevata potenza comporta: necessità di sostituire le scorte di munizioni, di aumentare la frequenza degli interventi tecnici sulle armi, di adeguare i poligoni di tiro alle maggiori gittate previste, di procedere a un adeguato addestramento del personale.
Dopo più di mezzo secolo di sviluppo delle munizioni intermedie, con la convinzione che le cartucce della classe del 7,62 NATO fossero eccessive per l’uso di fanteria, l’Esercito statunitense ha cambiato radicalmente rotta, mettendo a punto un sistema d’arma tra i più potenti mai realizzati nella specifica categoria.
Al di là delle considerazioni tecnico-operative, l’ingente investimento finanziario previsto dal programma Next Generation Squad Weapon, necessario per l’acquisizione e il mantenimento in servizio di tutti gli elementi del sistema, rischia di creare un divario tra gli Stati Uniti e i Paesi loro alleati che non sarà facile colmare in tempi brevi.