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Le differenze di scrittura diaristica nell’opera di Nuto Revelli

Le differenze di scrittura diaristica nell’opera di Nuto Revelli

Un caso emblematico di un autore ‒ prima soldato, poi partigiano ‒ che si è cimentato nella stesura e poi nella pubblicazione sia di un diario diretto, sia di un “diario retrospettivo”, è Nuto Revelli: la sua produzione autobiografica riassume tutti, o quasi, i casi di scrittura di sé descritti da Castelli. È lo stesso Revelli a parlarne in un’intervista rilasciata allo studioso:

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Scrivere durante e scrivere dopo la guerra. Durante, l’ufficiale teneva un diario. Ufficiali che tenevano un diario erano abbastanza numerosi […] Io posso dire perché ho tenuto un diario in Russia. Perché pensavo di segnare su quel brogliaccio le osservazioni militari […]. Pensavo di usare questo diario come osservatorio di tecnica militare, poi…è saltato tutto per aria!...Il diario è diventato un po’ il mio confidente. Quando avevo il tempo, lo stato d’animo adatto, mi rifugiavo nel mio diario. Scrivere dopo. Nel 1946 ho pubblicato il mio diario. Perché? Sentivo il bisogno di comunicare agli altri la mia verità…Il mio diario è quello di Russia. Quello partigiano è ricostruito in base ad appunti, ricordi, lettere.97

In conclusione, Revelli con Mai tardi ci dà l’esempio del diario autentico, steso sotto l’urgenza degli eventi proprio per i motivi evidenziati, per rispondere al bisogno di ricavarsi uno spazio privato, di confessione e autoanalisi. Nonostante abbia iniziato la stesura del diario solo per annotare i fatti bellici, esso si trasforma nel suo angolo personale, dedicato all’introspezione. La guerra dei poveri si classifica invece come “diario retrospettivo”, poiché rielabora appunti, scritti frammentari e ricordi, dando loro la forma definitiva della pagina di diario, cioè una scansione cronologica quasi giornaliera. Vediamone, a titolo di esempio, alcune note:

24 novembre A San Bernardo, con Giovanni, nell’attesa di un collegamento da Centallo. All’improvviso avvertiamo rumori attorno alla cascina, dapprima appena percettibili, poi precisi. […] I Fascisti! Raggiungo di volo il ballatoio, ma due mitra mi bloccano, non sono fascisti. Arriva Leo, poi Alberto, il fratello di Livio. Non riesco ad arrabbiarmi. Nemmeno a ridere riesco. Guardo Leo, guardo Alberto. Sono impazziti? […] 25 novembre Le notti a San Bernardo si fanno agitate. Hanno bussato al portone carraio, con forza. Il cane abbaia come se lo pelassero. I contadini scappano. Arriva D.L., l’eterno agitato: in pigiama, scalzo, sconvolto. Non riesce a parlare. D.L. dormiva tranquillo in casa di Piero, a Roata Rossi. Lo sveglia un rumore di automezzi e di gente che grida. Vede i

97 F. CASTELLI, Diari della “guerra breve”. Prime ricognizioni sulla diaristica resistenziale, cit., p. 269.

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