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Dante Livio Bianco memorialista?

continuare a svilupparsi anche dopo che si sono avute le prime analisi storiche sulla Resistenza.

Dante Livio Bianco memorialista?

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La relazione di Battaglia presenta alcune imprecisioni. Prima di tutto, egli definisce “diario” testi che non rientrano in quella categoria, e non distingue gli scritti autobiografici dalle biografie dei caduti. L’approccio storiografico lo porta anche a confondere la memorialistica con la ricostruzione storica. Per fare un

esempio secondo Battaglia i Venti mesi di guerra partigiana nel Cuneese di Dante Livio Bianco sono uno scritto di memoria. In realtà dal testo di Bianco si

comprende facilmente che, se la base di partenza è costituita dalle esperienze vissute, la storia ricostruita è quella della Resistenza collettiva nella zona del Cuneese: non si sottolinea la partecipazione soggettiva dell’autore a quei fatti. Per capirlo, basta leggere la premessa introduttiva, in cui Bianco dice:

Anzitutto, lo scritto è stato redatto, per la massima parte, a memoria: non ho avuto né il tempo né il modo di spogliare ed esaminare colla debita cura i diari, i carteggi e gli archivi partigiani e nemmeno di interpellare con minuzia e con calma le persone che possono essere al corrente dei fatti. Questo valga a spiegare le omissioni e le inesattezze in cui posso essere incorso. […] Infine, non ho affatto inteso una storia dettagliata, completa ed esauriente del partigianato cuneese: ho voluto solo fissare e illustrare quelli che, a mio avviso, sono i punti e gli aspetti essenziali, e le linee di sviluppo fondamentali del movimento partigiano della zona.107

Questa avvertenza introduttiva permette di contestualizzare subito lo scritto. Non una memoria, e nemmeno una ricostruzione storica oggettiva vera e propria, mancando il raffronto con i documenti; si tratta di un testo che dalla memoria cerca il salto di qualità, e si propone come riflessione più approfondita a proposito un tema già sentito come scottante dal suo autore.108

107DANTE LIVIO BIANCO, Guerra partigiana, pref. di Norberto Bobbio, introd. Di Nuto Revelli, che cito dall’ed. Torino, Einaudi, 1973, p. LVII. 108 Dante Livio Bianco – avvocato antifascista aderente dal 1942 al Partito d’Azione clandestino – aveva aderito alla Resistenza subito dopo l’8 settembre, fondando insieme a Duccio Galimberti il primo gruppo partigiano Gl “Italia Libera”, attivo in Valle Gesso; è da questo primo nucleo che si sviluppano gli altri gruppi giellini del Cuneese. A partire dal ’44, Bianco riceve l’incarico di commissario della I divisione Gl, affiancando Nuto Revelli, che ne è comandante. Dal febbraio ’45 è poi comandante di tutte le formazioni gielline, nonché membro del Cln piemontese. Chiusa la parentesi resistenziale, Bianco rimane attivo come dirigente del Partito d’Azione ancora per poco poiché si dedica presto interamente all’attività forense. A partire da questo momento – fino alla 57

Venti mesi di guerra partigiana nel Cuneese109 è uno scritto che trae dal ricordo e da appunti personali coevi i dati necessari per una prima ricostruzione storica degli eventi resistenziali nella valli intorno a Cuneo. Il testo ha avuto un percorso editoriale articolato: scritto di getto nei giorni subito successivi alla Liberazione, viene pubblicato parzialmente come fascicolo dei “Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà”. L’edizione in volume esce nel 1946,110 con una prefazione di Franco Venturi; viene poi ripubblicato da Einaudi nel 1954,111 insieme ad altri scritti resistenziali coevi, come il diario diretto e alcuni carteggi. Le ultime due edizioni,112 sempre curate da Einaudi, recuperano il testo originale, senza la documentazione coeva.

Nonostante scriva a breve distanza dagli eventi, Bianco riesce a dare un testo approfondito e maturo nelle ricostruzioni e nelle riflessioni critiche: la lunga vita editoriale del volume è la dimostrazione della sua validità come testo storico.

Avendo vissuto sulla propria pelle quei fatti così emotivamente coinvolgenti, non deve essere stato facile mantenere il distacco storiografico che si era imposto. A riconoscere i meriti del lavoro di Bianco interviene già nel ‘46 un intellettuale di fama mondiale, Carlo Dionisotti, che dice:

La cronaca pesa e trabocca sul piano della storia. Sempre, s’intende, che si trovino uomini capaci poi di sostenersi, scrivendo, su quel piano. Il rapporto di Dante Livio Bianco su Venti mesi di guerra partigiana nel Cuneese […] è senz’altro a tutt’oggi lo scritto di maggior impegno e di più sicuro giudizio critico che la letteratura partigiana abbia dato. Bianco è uomo di solida cultura tutta sottintesa nell’azione: sapere della «guerra per bande», teorizzata più di cento anni fa da un altro piemontese suo omonimo, lo aiuta, ma non gli farà mai affrontare i problemi della guerra e ora giudicare le azioni di allora con preconcetti storici; né d’altra parte l’aderenza puntigliosa ai fatti giorno per giorno, di una lunga guerra di resistenza e di logoramento, di continua necessaria oscura improvvisazione, tutta personalmente vissuta con responsabilità di comando, lo distrae mai dalla coscienza dei valori ideali chiari, sonanti, che in quella guerra,

morte prematura, avvenuta nel 1953 – l’attività di Livio Bianco è finalizzata a difendere i valori resistenziali, e a mantenerne vivi gli ideali, anche se non dalla prima linea dell’impegno politico. 109 DANTE LIVIO BIANCO, Venti mesi di guerra partigiana nel Cuneese, in “Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà”, fas. 5/6, gennaio-agosto 1945, pp. 13-98. L’edizione in volume esce nel 1946. 110 DANTE LIVIO BIANCO, Venti mesi di guerra partigiana nel Cuneese, con pref. di Franco Venturi, Ed. Panfilo, Cuneo, 1946. 111 DANTE LIVIO BIANCO, Guerra partigiana, a cura di Giorgio Agosti e Franco Venturi, Einaudi, Torino, 1954. 112 DANTE LIVIO BIANCO, Guerra partigiana, con pref. di Norberto Bobbio, introd. Di Nuto Revelli, Torino, Einaudi, 1973 e 2006.

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