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I.5 - La prima ondata
Ministero viene soppresso. La mancanza di direttive dall’alto riguardo alla gestione delle fonti storiche e l’esaurimento della debole volontà statale di creare un archivio di documenti sistematico e unificato a disposizione degli studiosi hanno fatto sì che l’argomento Resistenza cadesse quasi subito nel disinteresse generale, almeno per quel che riguarda i piani alti della cultura. Rimangono a difendere questo patrimonio di memoria e documenti gli ex partigiani e i neonati Istituti per la Storia della Resistenza.
I.5 - La prima ondata
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In mancanza di orientamenti e studi dall’alto, la parola passa ai protagonisti. Essi raccontano la loro esperienza personale, producendo quella che Battaglia definisce la memorialistica “della prima ondata”:
Scompare cioè quasi immediatamente un impegno ufficiale e governativo che inserisca la storia della Resistenza nel normale circuito degli istituti statali. Ed anche, ma non soltanto, per questo difetto d’iniziativa, per la pratica inaccessibilità degli archivi della Resistenza, la sua materia è considerata di carattere eccezionale, troppo incandescente per essere colata nelle forme rigide della cultura storica nazionale […]. Al di fuori d’ogni iniziativa ufficiale, con un ben scarso e minimo intervento di studiosi «specializzati», la letteratura sulla Resistenza imbocca nei suoi primi anni di vita tumultuosamente la strada della memorialistica, ma d’una memorialistica anch’essa d’un tipo del tutto particolare, affidata più che alla voce e all’esperienza degli scrittori professionali, alle espressioni spontanee, più o meno varie, più o meno attendibili, dei protagonisti della lotta, dei partigiani stessi.118
E proprio di un’ondata si tratta, anche numericamente: ogni regione che ha dato un forte contributo alla lotta resistenziale ha il suo elenco eterogeneo di testi che si collocano a metà strada tra cronaca, memoria, diario di brigata, bollettino militare, mescolandosi alle ricostruzioni più storiche e oggettive. È proprio la mancanza di delimitazioni di campo, di interventi dal mondo delle auctoritates culturali, a causare questa prima confusione tra ricostruzione soggettiva e resoconto storico. La situazione si complica ancor più perché gli stessi autori presentano la propria testimonianza come una ricostruzione oggettiva, anzi l’unica
spaziano da fonti relative alla gestione del Cln (I CLN dell’Alta Italia – Formazione e funzionamento, in “Documenti”, n. 1, Ministero dell’Italia occupata) ai bollettini delle azioni partigiane e agli atti del Cvl (Atti del Comando generale del Corpo Volontari della Libertà, in “Documenti”, n. 9, Presidenza del Consiglio). 118 R.BATTAGLIA, La storiografia della Resistenza, cit., pp. 81-82.
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