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Le biografie “in memoria di”
Gianni, Berto, Nonno, Otto, Bastiano marciano al mio fianco. Vittorio porta in spalla la bandiera della Brigata. Anche tutti i nostri morti marciano con noi, ci seguono, ci accompagnano, ci precedono. Questo giorno è dedicato a loro. Stasera ognuno tornerà alla propria casa e toltosi dal collo il fazzoletto rosso lo riporrà con cura tra le cose più care. Domani riguardandolo torneranno alla memoria i giorni della lotta, i compagni morti, la speranza di sempre.143
Lo scritto di Gracci è una memoria di fatti e persone, che si concentra sul concreto; mancano la parte più introspettiva, le riflessioni del protagonista sui fatti vissuti, le sensazioni provate. Questa è una costante delle prime memorie, che puntano maggiormente a dare un resoconto oggettivo e storiografico della Resistenza: le parti soggettive saranno presenti nelle memorie più tarde. Concentrandosi sui fatti, Gracci correda il suo testo, oltre che con foto e cartine, anche con un’appendice in cui sono inseriti i documenti inerenti alla gestione della Brigata “Sinigaglia” che gli sono stati utili nella costruzione del racconto: gli ordini del giorno, gli statuti e il diario di brigata.
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Le biografie “in memoria di”
Accanto a scritti che somigliano molto alle scarne cronache di guerra, corre parallelo un secondo filone di memorie, il quale si concentra sul “culto degli eroi”, sulla celebrazione retorica e agiografica dei caduti. Molti di questi testi sono appunto biografie “in memoria di”, più che autentici scritti di memorialistica. Un esempio spesso ricordato è il testo di Alberto Caracciolo sulla figura di Teresio Olivelli.144 Altrettanto conosciuto è il volume di Giuliana Gadola Beltrami, Il capitano,145 che celebra la figura del marito, Filippo Maria Beltrami, uno dei primi organizzatori della Resistenza ossolana, caduto nella battaglia di Megolo del febbraio 1944.
Se il primo tipo di memorie prende spunto dai bollettini militari che i comandi di brigata dovevano redigere e che circolavano clandestinamente tra le bande, la celebrazione dei caduti si realizza sulla falsariga degli articoli di necrologio che comparivano sulla stampa partigiana, e che Falaschi ha analizzato:
143 Ivi, p. 104. 144 ALBERTO CARACCIOLO, Teresio Olivelli, Brescia, La scuola, 1987. 145 GIULIANA GADOLA BELTRAMI, Il capitano, Milano, Gentile, 1946.
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