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Lo stile retorico
nulla vietava di copiarsi uno con l’altro l’organizzazione strutturale del racconto, oppure, in questo caso, il racconto stesso. Per descrivere i combattimenti a cui non ha partecipato, Canessa si appoggia appunto al resoconto riferitogli dai partigiani tornati dalla battaglia: coglie inoltre l’occasione per far risaltare su tutte la figura eroica del giovane comandante, poi caduto in un altro scontro. Dagli stralci appena visti emerge fortemente lo stile retorico e agiografico, ricco di enfasi, di esclamazioni, di perifrasi altisonanti – la «Morte Madre degli Eroi» – a cui Canessa non sa sfuggire. Egli usa tecniche stilistiche che aumentano il sentimentalismo dei temi toccati, e per questo sceglie sostantivi e aggettivi altisonanti.
Lo stile retorico
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La pesantezza retorica dello stile, di cui abbiamo parlato a proposito del testo di Longo e di Canessa, è un dato che si riscontra in quasi tutte le memorie della prima ondata: solo gli intellettuali più avvertiti riescono a evitarla. Alcuni studiosi del settore hanno riflettuto su questo elemento. Il già citato Alessandro Portelli è uno di questi:
Poi, che cosa e come si scrive? Queste scritture coeve sono opera di persone che hanno imparato a scrivere a scuola; e la scuola, specie per quelle generazioni, trasmette non tanto le pratiche sociali e le prospettive culturali del presente, quanto una versione normativa della cultura del passato.152
Portelli cerca i motivi di questo stile nel tipo di cultura diffusa dalla scuola pubblica: gli autori di memorie nella maggior parte dei casi si sono fermati – in quanto a formazione scolastica – agli anni della scuola dell’obbligo. La scuola fascista aveva imposto un tipo d’istruzione fondata sul recupero degli stilemi trionfalistici del passato risorgimentale, se non addirittura dell’epoca imperiale romana, traducendo anche le espressioni latine in italiano (l’appellativo di duce, dal dux latino, ne è un esempio). I testi su cui gli italiani formavano la loro cultura scolastica risalivano agli anni del Risorgimento: Pellico, Abba, Mazzini, De Amicis erano gli autori più letti nelle scuole. I romanzi d’appendice godevano di una certa diffusione, ma anch’essi contribuivano a diffondere un linguaggio
152 M.AVAGLIANO (a c. di), Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945, cit., pp. IX-X. 78