2 minute read
Il testo di Enrico Maria Martini
Il testo di Enrico Maria Martini
Esempio di trionfalismo e retorica spicciola è appunto la chiusura della memoria di Enrico Maria Martini, il comandante autonomo “Mauri”, che scrive:
Advertisement
Se per ventura o immeritato privilegio a noi superstiti fu dato di toccare la meta del nostro viaggio, se incolumi siamo riusciti ad attraversare l’insanguinato fiume del dolore, su noi grava la pesante eredità spirituale lasciataci da Coloro che giorno per giorno, col loro martirio e col loro sacrificio, ci hanno segnato i compiti di oggi e di domani. […] Noi siamo morti non per calcolo, né per interesse, ma per la patria che abbiamo raccolta nel fango e redenta col nostro sacrificio. Perché Essa viva noi abbiamo dato la vita; perché Essa continui la sua missione nel mondo a voi l’affidiamo, perché l’Italia di tutti i secoli, L’Italia nostra, viva immortale.162
Sulla memoria di Enrico Maria Martini, ex militare poi comandante di una formazione autonoma attiva nelle Langhe, non vale la pena soffermarsi: essa è molto simile alle cronache di guerra, di cui si è visto un esempio in Brigata Sinigaglia. Anche Martini parla solo degli eventi bellici o organizzativi: anche lui inserisce documenti ufficiali, disegni, carte geografiche di orientamento per il lettore. Se c’è una differenza, è solo da ricercare nello stile del testo: tanto povero e scarno, ridotto all’osso ma essenziale nel suo significato quello di Gracci, quanto retorico, gonfio e altisonante quello di Martini. Egli indugia sui caduti con le movenze dell’elogio funebre e dei necrologi:
Di colpo uno schianto. Una bomba di mortaio seppellisce il mitragliere sotto una pioggia di calcinacci e di terra. Il piccolo portamunizioni cade riverso. Ha il petto squarciato; dalle labbra gli esce un rivoletto di sangue e, come un soffio, un’ultima parola: «Mamma». […] Partigiano ignoto. Quanti partigiani ignoti, quanti caduti per la libertà senza nome e con un nome di battaglia, perché neppure con il suo nome il partigiano può morire, noi lasciamo lungo il nostro cammino!! Sapremo domani chi siete? Verrà il desolato amore di una madre a vegliare sulla vostra tomba? O il tempo che tutto cancella, che tutto copre di polvere e di oblio, cancellerà anche il vostro ricordo? Non in noi, fratelli senza nome.163
Nonostante lo stile così sentimentale possa far pensare al contrario, anche Martini, come Gracci, non lascia che dal testo emerga il suo io profondo. Questi momenti un po’ più riflessivi in realtà sono solo abbellimenti estetici, e non riflettono la sincerità delle emozioni; anche Martini descrive solo i fatti, seppur con questo velo di magniloquenza.
162 ENRICO MARIA MARTINI, Con la libertà e per la libertà, Torino, Set, 1947, pp. 224-225. 163 Ivi, p. 141.
84