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I.6 - La seconda ondata
La conclusione vera della sua memoria, il suo lascito e le sue riflessioni personali, sono in realtà poste a prefazione dello scritto, poiché è lì che Valiani dice:
Ora sembra che il vento dello spirito si sia acquietato e che si sia ritornati a vegetare nella palude dei normali egoismi. Se non fosse per l’energia atomica, parrebbe di vivere in uno qualsiasi dei secoli detti di decadenza. Ma gli uomini hanno sempre dissodato le paludi. Perciò, finiranno col riconoscere di nuovo quel che già avevano intuito nei momenti supremi, e cioè che la nostra, sotto certi aspetti atroce, guerra ideologica non fu del tutto una follia.187
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La memoria di Valiani merita il suo spazio poiché racconta la Resistenza da un punto di vista diverso. Dalla sua posizione sopraelevata, che lo ha isolato dalla vera azione partigiana, Valiani ha avuto la possibilità di vedere quali erano i rapporti del movimento italiano con le resistenze europee e con gli Alleati, e come ha effettivamente funzionato la Resistenza a livello gestionale: chi invece viveva immerso nella guerriglia vera, o aveva compiti legati solo ad ambiti precisi, non poteva avere questa prospettiva così ampia. Inoltre, sui giudizi di Valiani non pesa l’appartenenza ideologica, che ad ogni modo esiste ed è affermata con forza sin dalle prime pagine: egli è un giellista della vecchia scuola, ma sa guardare anche le altre realtà politiche in modo critico. Lo scritto di Valiani è utile proprio perché mostra, oltre che i livelli decisionali della Resistenza, la posizione ideologica di un giellista poi assorbito dal Partito d’Azione: dopo le testimonianze della Chiesa, dei comunisti, del mondo militare, questo testo completa il quadro. Inoltre, egli sa alternare sapientemente il racconto dei fatti con le sue riflessioni personali: ne scaturisce una lettura interessante dal punto di vista dell’approfondimento storiografico – per capire il lato organizzativo della guerra partigiana – ma anche dal lato umano, per esperire un percorso di vita e di lotta antifascista.
I.6 - La seconda ondata
Con lo scritto di Leo Valiani si chiude la prima ondata di memorie partigiane: una vera e propria valanga di titoli nel 1945, che resta numericamente costante nel 1946. A partire già dal 1947 si nota una diminuzione delle
187 Ivi, p. 18.
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